44. L’ELOGIO DELLA PAZIENZA E
I PARASSITI… ‘NE’ CALDI NE’ FREDDI’ 

 

Dio è Misericordioso nei confronti dell’uomo che sappia esercitare la virtù della ‘pazienza’, perché in questo ‘esercizio’ costui si comporta analogamente a Dio-Padre, il quale subisce pazientemente le offese dei peccatori ma poi – come succederà all’uomo paziente – verrà ricompensato dalla gioia datagli dai suoi ‘salvati’ proprio grazie alla Sua Pazienza.
E’ con la suddetta spiegazione che Azaria introduce la sua Lezione, che poi continua.1
E’ una ricompensa, quella data da Dio ai ‘pazienti’, che verrà loro riconosciuta non solo in Cielo ma anche in terra perché chi saprà pazientare si vedrà prima o poi concedere la grazia che ha richiesto, anche se sarà una concessione procrastinata nel tempo, perché Dio – che è buono - la concede nel momento in cui è bene il concederla.
L’Angelo prosegue spiegando che essere ‘testimoni’ di Gesù Cristo non presuppone tanto il Battesimo e i Sette Sacramenti quanto invece il voler essere ‘imitatori’ di Gesù attraverso le proprie opere.
In sostanza, non è l’osservanza delle norme del culto o la partecipazione alle cerimonie religiose che ci rende ‘testimoni’, se - una volta terminate questo cose - l’uomo non continua a vivere secondo lo spirito del Cristianesimo anche nel resto del tempo.
Una siffatta mancanza della testimonianza ‘continua’ si risolverebbe in una forma di ipocrisia o comunque sarebbe una ben debole condotta cristiana.
Azaria assimila costoro a quegli ‘infanti’ che non riescono ad assimilare e metabolizzare il buon latte materno nutriente e di conseguenza crescono fragili e rachitici, soggetti a malattie e – nella loro debolezza – anche alla morte.
Quest’ultima è infatti la possibile sorte di coloro che, non facendo tesoro della ricchezza dei doni costituiti dai Sette Sacramenti2, si limitano a riceverli ma non a trasformarli poi in opere attive verso il prossimo.
Essi vivono in tal modo come parassiti che ‘succhiano’ dando però poi scandalo agli altri.
Costoro – dice Azaria - sono insomma come coloro che nell’Apocalisse vengono definiti sprezzantemente da Gesù come ‘né caldi né freddi’.3
Non basta dunque ‘succhiare’ ma anche ben assimilare gli elementi vitali del Cristianesimo che deve essere un modo di vita e non una sterile formula che si trasformerebbe in una palude dove lo sprovveduto affonderebbe per non aver saputo approfittare – a causa della propria mancanza di buona volontà – dei doni che Dio gli ha messo a disposizione.
La colpa maggiore che sarà in tal caso loro rimproverata dal Signore, al momento del Giudizio particolare, sarà quella di avere sprecato i ‘talenti’, anzi di averli disprezzati al punto di non avere voluto farne un sostegno per la loro vita ed una opportunità di perfezionamento per la loro spiritualità.
Costoro – nella misura in cui essi avranno preferito cedere alle lusinghe del Demonio, del mondo e dei propri stimoli peggiori – diventeranno spiriti ‘decaduti’, se non spiriti del tutto ‘morti’, per i quali Gesù considererà il Suo Sacrificio in Croce estremamente penoso se non del tutto inutile nel caso di loro morte spirituale.

 

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Questa lezione dell’Angelo, spinge me – che sono notoriamente un ‘impaziente’ - a fare qualche riflessione proprio sulla ‘pazienza’.
Che cosa è la pazienza?
Innanzitutto é sacrificio.
Sacrificio – ad esempio - nell’ascoltare una persona noiosa, sacrificio nell’ascoltare una persona antipatica, sacrificio nel valutare in silenzio e nell’ascolto le ragioni altrui in qualche divergenza di idee, sacrificio nel sopportare le fatiche che la vita ci impone, sacrificio nel sopportare i dolori senza eccessivamente lamentarsi, sacrificio per imporsi un atteggiamento indulgente nei confronti dei limiti e delle colpe degli altri che peraltro non siamo neanche in grado di valutare con oggettività.
In secondo luogo è combattimento spirituale, perché dobbiamo sforzarci di tenere a bada il nostro Ego che, come il fiabesco gigante dalla lampada di Aladino, si erge alto sopra di noi con i pugni ai fianchi per rivendicare le ‘sue’ ragioni.
In terzo luogo, a ben pensarci, è anche amore: amore verso il prossimo e verso Dio.
Ecco perché Dio ama i pazienti… e poi li premia.


1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ - Cap. 35 –  13 ottobre 1946 - Centro Editoriale Valtortiano

2 Battesimo, Eucaristia, Cresima, Confessione,Matrimonio, Sacerdozio, Unzione degli infermi

3 Ap 3, 15-16:   «Conosco le tue opere; so che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi almeno freddo o caldo! Ma perché sei tiepido, e né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca…  »