42. ANCHE IL CORPO AVRA’ LA SUA PARTE DI GLORIA IN CIELO 

 

La mistica Valtorta (non dimentichiamo mai che lei è un’anima vittima volontaria, votata alla sofferenza di ‘corredenzione’) soffre continuamente non solo nel morale ma anche nel corpo.
L’Angelo Azaria le ricorda allora un concetto espresso da San Paolo in una delle sue epistole: ‘Io vi esorto a non perdervi d’animo per le tribolazioni che io soffro per voi e che sono la vostra gloria’.1
Azaria dice dunque alla mistica che il suo spirito dovrebbe rivolgersi alle membra ed agli organi sofferenti del suo corpo, che tanto soffrono e tanto fanno soffrire il suo spirito, invitandole a non tremare perché sia il soffrire che esse – membra malate – danno alla mistica sia il loro stesso ‘soffrire’, insomma questo soffrire condiviso, sarà motivo un giorno della futura gloria sia dello spirito che delle membra e corpo stesso.
Gli uomini – continua Azaria – sono fatti di corpo e anima e, finché essi vivono sulla Terra, le reazioni della carne sono predominanti.
Ma proprio quelle ‘carni’ – macerate per lo spirito eroico di chi vuol fare un cammino di perfezione soffrendo tribolazioni fisiche – avranno anch’esse la loro parte di gloria nell’Eternità del Paradiso dove non solo lo spirito ma anche il corpo dei giusti entrerà con il suo aspetto glorificato dopo la Resurrezione dei morti ed il Giudizio universale.
Come fare, però - per l’essere umano che è fatto di spirito ma anche di carne - ad ottenere un aiuto soprannaturale?
E’ sempre San Paolo, dice Azaria, che lo insegna: chiedere cioè al Padre di Gesù Cristo, che è anche Signore, che conceda all’uomo lo Spirito Santo per fare sì che Cristo abiti negli uomini in virtù della loro fede affinché questi – ripieni della Carità che non è altro che Amore – siano conseguentemente ripieni di tutta la pienezza di Dio.
Cosa vorrà mai dire essere ‘ripieni di tutta la pienezza di Dio’?
Ce lo spiega ancora Azaria.
Prima dell’Incarnazione del Verbo e della Redenzione da parte di Gesù, cioè in quello che si può definire come ‘tempo antico’, gli ebrei avevano solamente Dio-Padre, il quale ‘abitava’ nel Tempio di Gerusalemme.
Lo Spirito Santo solo occasionalmente ‘informava’ di Sé qualche creatura umana.
Nel ‘tempo nuovo’, nel tempo cioè caratterizzato da Gesù Cristo, i cristiani hanno la possibilità – proprio in quanto seguaci di Gesù che osservano i suoi insegnamenti di perfezione - non solo di avere la Prima e la Terza Persona (cioè Padre e Spirito Santo) ma anche la Seconda: Gesù.
Avendo Gesù, essi hanno la pienezza, perché in Gesù essi hanno Dio Uno e Trino.
Questa completezza di Dio i Cristiani ce l’hanno per la Grazia concessa dal Signore ed in virtù dei sette Sacramenti.
In particolare i cristiani hanno la grazia dell’Eucarestia, vero e proprio Sacramento d’Amore nel quale - insieme a Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Verbo incarnato vi sono anche il Padre e lo Spirito Santo in quanto le tre Persone sono sempre unite: tre ‘Dèi’ che sono un solo Dio.
Questa presenza trinitaria interiore, nell’uomo che ha fede, opera dal di dentro ed è capace di trasformare una qualunque nullità in qualcosa di grande perché – ad operare la trasformazione – non è l’uomo ma il Dio Trinitario che abita ed opera in lui con l’infinità dei suoi mezzi.

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Questa lezione di Azaria ci porta ad una riflessione.
L’Eucarestia viene spesso accolta meccanicamente, per ‘abitudine’, senza la piena consapevolezza e avvertenza di accogliere un Dio di fronte al quale ci dovremmo non inginocchiare ma prostrare adorando.
Non è mancanza di fede ma è certo una forma di tepidezza, anzi una freddezza di fede.
La freddezza della nostra fede comporta però altrettanta ‘freddezza’ da parte di Dio il quale non si lascia ‘assimilare’ - nella sua interezza di Corpo, Sangue, Anima e Divinità – da chi in sostanza non lo sa apprezzare e dunque meritare.
Quando però nel ricevere l’Eucarestia l’uomo si dona ed accoglie con autentica fede ed amore il Signore, anche il Signore si dona a lui, lo permea di Sé e – gradualmente – lo trasforma facendolo crescere nel cammino spirituale al cui termine c’è appunto la Gloria non solo dello spirito e, come si diceva all’inizio della Lezione di Azaria, anche del corpo.


1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 33 – 29 settembre 1946 – Centro Editoriale Valtortiano