23. LE TRE RAGIONI PER CUI DIO POSE GIUSEPPE AL FIANCO DI MARIA.
NON TUTTI GLI UOMINI VENGONO 'REDENTI' NELLA STESSA MISURA.
NON BASTA ANDARE A MESSA ED ASCOLTARE LA 'PAROLA', MA
BISOGNA POI METTERLA IN PRATICA CON OPERE BUONE

 

La nostra mistica è in attesa della ormai visita domenicale1 di Azaria per una delle sue lezioni.
Nell'attesa lei contempla l'immagine sorridente della Vergine Immacolata che le appare in una veste bianca, cinta alla vita da un cordone bianco, senza manto né velo, con dei bellissimi capelli d'oro a vista.
La mistica osserva che la veste bianca - simile a quella che la Madonna indossava quando la vedeva in altre visioni nella casa di Nazareth - pare di lino ma in realtà è fatta di un tessuto ultraterreno, perché quello che le appare è il corpo della Vergine nella sua natura glorificata, come quello del Gesù Risorto.
La mistica piange e la Madonna è venuta per darle conforto, non tanto forse per le sofferenze fisiche quanto per quelle morali che le sono provocate da chi la ostacola nella sua missione, in particolare personaggi delle gerarchie ecclesiastiche.
Maria Valtorta è rimasta oltretutto priva della guida umana del suo direttore spirituale, trasferito altrove e sostituito da un altro sacerdote, un sant'uomo, che tuttavia ai suoi occhi non copriva il ruolo del primo.
É qui che la Madonna le rivela quella che per noi è una 'curiosità'. Ella la invita a sorridere perché quel Dio Onnipotente - capace di 'suscitare figli di Abramo dalle pietre'2 - non la lascerà senza conforto e aiuto di guida sacerdotale 'suscitandola' al momento giusto così come Dio - al momento giusto - le ha concesso il 'maestro angelico', Azaria.
Ma a proposito di conforti umani e di nostre 'curiosità', la Madonna le aveva ancor prima confidato nel suo parlare un'altra verità.
Così come la mistica non poteva restare sola, così - anche a Lei - l'Eterno aveva dato uno sposo, Giuseppe, dalla Madonna definito  'inutile per il generare ma necessario per tutelare'.
Lei avrebbe ben potuto portare a termine la sua Maternità Divina anche senza Giuseppe, ma il Signore le impose uno sposo, rivelandogliene le tre ragioni nel momento in cui lo Spirito Santo si infuse in Lei per renderla Madre.
In primo luogo sarebbe stato scandalo, umanamente parlando, se una donna non sposata avesse generato un figlio.
In secondo, un fatto così straordinario come quello della maternità in una vergine sarebbe inoltre stato un segnale che avrebbe messo in allerta ed in azione il vigilantissimo Satana (che attendeva la comparsa del Messia ma non sapeva in quale forma e momento).
In terzo luogo il fanciullo avrebbe avuto bisogno, dal punto di vista umano, di un padre che lo proteggesse.
Mentre la Madonna risplende sempre di una luce gloriosa e dolce, ecco però che appare Azaria la cui luce rimane attenuata da quella della sua Regina.
Egli, inginocchiato, a capo chino e braccia conserte di fronte a Maria SS. come di fronte ad un altare, comincia a parlare alla mistica.
Non tutti gli uomini - le dice - sono stati o vengono 'redenti' nella stessa misura perché non tutti e non tutti nella stessa misura rispondono con generosità alla generosità del Signore nei loro confronti.
Questo perché la loro volontà, dipendente dal loro libero arbitrio, è più o meno difettosa.
«Noi spiriti - continua Azaria - che vediamo gli uomini dall'alto dei Cieli e che li seguiamo con la luce divina a nostra guida, vediamo i meravigliosi prodigi provocati da questa gara di generosità fra l'anima che si dona a Colui che le si è donato e Dio che ancor più si dona per ricompensare il generoso che a Lui si dona...».
Ciò che conta - aggiunge Azaria - è dunque la generosità perché questa è carità.
L'uomo non ha alcun merito nel suo cammino di ascesa verso una sia pur relativa perfezione se non quello di metterci almeno la 'buona volontà', tutto il Resto essendo donato da Dio.
Con la buona volontà deve però esservi anche l'umiltà, perché la superbia tutto distrugge.
L'orgoglio e l'egoismo sono due insidie sempre in agguato per uno strumento. Esse tendono a distruggere l'umiltà e, pur 'tagliate', rispuntano sempre per cui l'uomo deve continuamente reciderle se vuole riuscire a mettere in pratica gli insegnamenti di Dio.
Non basta 'sentirsi a posto' perché si va a Messa la domenica e vi si ascolta la Parola, perché - la Parola - non serve l'ascoltarla solamente ma deve essere interiorizzata e assimilata dal proprio 'io'. Deve poi essere messa in pratica e trasformata in opere buone.
L'Angelo - a proposito di carità - si rivolge quindi idealmente ai sacerdoti, in particolare a quelli che avrebbero il dovere di tutelare gli strumenti di Dio ma non ne hanno il coraggio per rispetto umano, temendo un giudizio negativo del 'mondo'.
Essi vengono così meno al compito di guide che il Padre ha loro affidato.
Anche se gli strumenti - suscitati dal Padre per imperscrutabili motivi di bontà - una volta tornati in Cielo cinti dalla loro corona di spine pregheranno per i loro tormentatori, non è affatto detto che il Padre perdoni coloro che sono stati ingiusti caricando gli strumenti di pesi non approvati da Dio.
Spegnere le 'voci', come taluni sacerdoti fanno, è un po’ come spegnere le stelle del cielo e provocare una maggiore oscurità spirituale.
Guai a quei sacerdoti che 'piegano' lo strumento stigmatizzandolo 'a dito' e facendogli pensare di essere uno 'strumento di Satana', privandolo così - con lo sguardo rivolto a terra - della vista di Dio.
Coloro che avviliscono gli strumenti saranno dunque chiamati a risponderne davanti a Dio.
Azaria conclude - prima di scomparire nella sua luce - invitando la mistica a salutare la Benedetta con il suo stesso canto 'che è quello degli umili grandi', il canto del Magnificat che viene intonato dall'Arcangelo in maniera tanto celestiale da arrestarle le lacrime mentre lei lo ascolta rapita...

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Mi sono spesso chiesto se gli angeli, o meglio i nostri stessi Angeli custodi, ci vivano continuamente a fianco qui sulla terra, accompagnandoci passo-passo come una sorta di 'ombra' invisibile, oppure stiano in Cielo con un 'occhio' rivolto alla Magnificenza e Beatitudine di Dio e l'altro 'occhio' rivolto a noi sulla terra, pronti ad intervenire in nostro soccorso con la rapidità del pensiero.
Parlare di 'occhi' di un Angelo è evidentemente un linguaggio antropomorfico, perché altrimenti - e lo dico con rispetto affettuoso nei confronti del mio Angelo custode - guardare con un occhio il Signore e con l'altro noi rischierebbe di farlo diventare... strabico.
Ma l'immagine degli 'occhi' rende l'idea. Gli Angeli custodi sono come quelle mamme prudenti che - pur dovendo sbrigare le faccende di casa - lasciano il loro pargolo libero di muoversi ma - con la coda dell'occhio - non lo perdono per un solo istante di vista pronte ad intervenire se vedessero che egli si avvicina a qualche pericolo.
La conferma indiretta di ciò mi sembra venga dallo stesso Azaria quando - come citato in quella sua frase più sopra - Egli dice: «...Noi, spiriti, che vediamo gli uomini dall'Alto del Cieli e che li seguiamo con la luce divina a nostra guida...».
Cerchiamo quindi di attivare il nostro rapporto e colloquio con il nostro Angelo custode, parlandogli continuamente.
Piacerebbe, a voi, assistere un qualcuno per tutta una vita, notte e giorno, senza che questo qualcuno vi rivolga mai la parola, neppure per ringraziarvi?
Non potete neanche immaginare quanto ad un Angelo custode faccia piacere una richiesta di aiuto.
Egli percepisce in tal modo la sensazione di essere considerato, di essere apprezzato, e la nostra esplicita richiesta di aiuto - ma soprattutto il nostro colloquio continuo, amichevole e fiducioso con l'Angelo - ci farà meritare dal Signore un aiuto ancora maggiore che non quando ci si ricordi egoisticamente di Lui solo nel momento del bisogno.


1 M.V. 'Libro di Azaria' - Cap. 14 - 26 maggio 1946 - Centro Ed. Valtortiano

2 Mt 3, 4-12  / Lc 3, 1-9