20.  LA DOTTRINA DEL DOLORE E DELL'AMORE.
AMANDO NON SI COMMETTE IL MALE CHE FA SOFFRIRE, SOFFRENDO SI ESPIA IL MALE CHE PER MANCANZA DI AMORE È STATO FATTO: È QUESTO L' EQUILIBRIO PERFETTO DELLA DOTTRINA DI GESÙ 

«Della Misericordia del Signore - spiega Azaria1 - è piena la Terra», e se gli uomini sapessero apprezzarla e farla propria non ci sarebbero più odii, prevaricazioni e conflitti ma regnerebbero sovrane la pace e l'armonia.
La Misericordia di Dio tuttavia non opera, perché gli uomini la respingono, anche se Gesù sta alla porta del nostro cuore e bussa, rimanendo tale porta sorda e chiusa.
Ecco allora il dolore come conseguenza, dolore che neppure l'uomo sa mettere a frutto riconoscendolo come la conseguenza dei suoi peccati e senza neanche immaginare che Dio - proprio per la Sua Misericordia - utilizzerà questo dolore, per l'uomo che dimostra una certa buona volontà, lasciandogli espiare - con il dolore che l'uomo stesso si procura - i peccati in questa vita anziché nel Purgatorio, dove la sofferenza sarebbe più lunga ed acuta.
La sofferenza invece, se viene accettata ed offerta, ha un grande valore purificatorio perché ci rende simili a Gesù Cristo, sia pur in scala ridotta. Essa ci rende infatti in qualche modo 'salvatori', oltre che salvati, e come tali ci rende compartecipi della missione di Cristo.
Il Verbo divino - continua Azaria nella sua spiegazione - incarnandosi in Gesù si separò in una misteriosa misura dalla unità piena con il Padre e lo Spirito Santo e questo fu il suo primo Dolore al quale seguì quello dell'annichilimento in un corpo umano, in una vita umana, con le conseguenti incomprensioni ed odii e infine con il suo Olocausto.
Gli strumenti (ai quali Azaria si rivolge attraverso queste parole dette alla mistica) non devono quindi rammaricarsi delle 'prove' considerandole 'ingiuste ed immeritate', ma devono imparare - seguendo l'esempio del loro Maestro - a saper 'morire' per contribuire a dare la Vita agli altri 'fratelli' peccatori.

 

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Ora si può riflettere su quanto insegnato da Azaria in merito alla sofferenza derivante dai propri peccati, in quanto penitenza espiatoria , ed alla sua così difficile accettazione ed 'offerta'.
Ricordo che - in un 'dettato' di Gesù alla mistica - Egli le aveva detto di voler tornare su una delle sue note dominanti, che sono poi due: necessità dell'amore e necessità della penitenza.2
L'amore, prima della Colpa d'origine, era destinato - diceva Gesù - ad essere il nostro 'respiro', il 'sangue' del nostro spirito.
La Colpa sconvolse il perfetto equilibrio di carne e spirito dell'uomo originario.
E dalla Colpa nacque il dolore, raffinato poi dalla ferocia degli uomini.
Se l'uomo vuole dunque riconciliarsi con Dio - continuava Gesù - egli deve lavorare nella sua mente che produce il male...
E così - come l'amore impedisce di commettere il male - il dolore lo ripara.

'...Sappiate sopportare il dolore - diceva Gesù3 - chè se non siete tanto figli miei da non saper volere il dolore per espiare l'altrui peccare, come Io seppi e volli, siate almeno figli al punto da non maledirmi per il dolore che voi avete generato e di cui mi fate accusa...' .

Pertanto possiamo concludere dicendo che bisogna saper amare e saper soffrire.
Amando non si commette il male che fa soffrire, soffrendo si espia il male che per mancanza di amore è stato fatto: è questo l'equilibrio perfetto della dottrina di Gesù.
Amore e dolore. Amore e dolore. Amore e dolore. Questo è il ritornello splendido che deve risuonare come musica al nostro orecchio spirituale. Amore e dolore. Amore per amare, dolore per riparare. Amore e dolore sono la chiave dell'equilibrio.
Con l'amore l'Umanità sarebbe perennemente in pace, ma non lo è per la sua mancanza.
Con il dolore l'Umanità espia la mancanza di amore e si guadagna però la pace nell'unica vita che conta: quella soprannaturale.
La Dottrina dell'Amore e del Dolore, così semplicemente spiegata, assume una grandiosità metafisica, cosmica: Dio è Amore, l'Umanità 'odia', odiando provoca dolore, il dolore è però anche 'espiazione' e purificazione, e compensa la mancanza d'amore.
Sull'Altare di questo Dio grandioso, universale, metafisico, e soprattutto... giusto, i conti 'devono' tornare.
Quel che è stato tolto all'Amore deve tornare, o sotto forma di 'amore' o sotto forma di 'dolore'.
Ma questo dolore non è un concetto astratto, filosofico, perchè è in realtà il dolore dell'uomo. Ed è qui che l'uomo assume - mi dico riflettendo - una sua dimensione 'eroica'.
Obbligato dalle circostanze della vita a passare sui carboni ardenti del dolore -  che è un fatto morale e spirituale, oltre che fisico e dove comunque anche quello fisico si ripercuote sulla 'Psiche', cioè sull'anima a causa dell'unità psico-somatica - l'uomo che soffre 'purifica' la sua anima (che senza purificazione non potrebbe entrare nel regno dei Cieli, che è Amore allo stato puro), ma quando è lui stesso che 'accetta' o 'sceglie' la 'prova' o addirittura chiede il dolore, questo diventa un vero e proprio atto di 'eroismo' che merita la Gloria.
Tutti i conti tornano, dunque, se tutto si esamina alla luce dello 'spirito': anche la Dottrina dell'Amore e del Dolore.


1 M.V.: 'Libro di Azaria' - Cap. 11 - 5 maggio 1946 - Centro Editoriale Valtortiano

2 G.L. 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 117 - Ed. Segno, 1997 - vedi anche sito internet autore

3 M.V.: 'I Quaderni del 1943' - 23 settembre 1943 - pag. 393 - Centro Editoriale Valtortiano