14. LA RESURREZIONE
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14.1 Un boato potente, armonico e solenne riempie il Creato…, Gesù appare in piedi imponente, splendidissimo nella sua veste di immateriale materia, soprannaturalmente bello e maestoso, con una gravità che lo muta e lo eleva, pur lasciandolo Lui.

Mi ero ripromesso di raccontarvi la storia della vita di Gesù.
Ora Gesù è morto e questa nostra storia – che poi non è stata tanto ‘breve’ ma niente comunque rispetto alle cinquemila pagine di Maria Valtorta - potrebbe essere anche finita.
Gesù tuttavia non era solo un uomo, era un Uomo-Dio.
La vera essenza dell’uomo non è il corpo caduco, ma l’anima spirituale immortale, e l’anima di Gesù era quindi tutt’altro che morta, anzi – ormai nella Gloria unita al Verbo per aver compiuto la sua Missione con il suo Sacrificio – era più ‘viva’ che mai, tanto viva che fra poco avrebbe di nuovo animato il proprio corpo permettendone la Resurrezione.
La nostra storia dunque continua, perché adesso arriva il meglio, senza il quale – come aveva detto San Paolo – la nostra Fede sarebbe vana: la Resurrezione!
Ecco come Giovanni racconta nel suo Vangelo gli avvenimenti del primo giorno (feriale) della settimana ebraica.

Gv 11, 1-2:
Il primo giorno della settimana, Maria Maddalena andò al sepolcro, di mattino presto, mentre era ancora buio, e vide che dal sepolcro era stata tolta la pietra.
Allora di corsa si reca da Simon Pietro e da quell’altro discepolo prediletto di Gesù e dice loro: «Hanno portato via dal sepolcro il Signore e non sappiamo dove l’abbiano messo».

Dunque in quel giorno, quando è ancor buio e cioè prima ancora dell’alba,  la Maddalena si mette in cammino per recarsi al Sepolcro e – dice Giovanni - lo trova vuoto.
Due più due fa quattro, ora come a quei tempi, e la Maddalena deduce che – se il Sepolcro è vuoto – il corpo non può che esser stato trafugato dai nemici per farne sfregio e sottrarlo alla venerazione dei seguaci di Gesù.
Torna indietro correndo e con il cuore in gola, arriva alla casa ospitale del Cenacolo  e grida a Pietro e Giovanni che erano lì.: ‘Hanno portato via dal sepolcro il Signore e non sappiamo dove l’abbiano messo…!’ .
Ve la immaginate la meraviglia e poi la faccia costernata dei due? Il corpo di Gesù rubato? Possibile?
Andiamo allora a vedere cosa ha visto Maria Valtorta:1

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617.La Risurrezione.

Rivedo la letificante e potente risurrezione di Cristo.
Nell'ortaglia è tutto silenzio e brillio di rugiade.  Sopra di essa un cielo che si fa di uno zaffiro sempre più chiaro, dopo avere lasciato il suo blu-nero trapunto di stelle che per tutta la notte aveva vegliato sul mondo. L'alba respinge da oriente ad occidente queste zone ancora oscure, come fa l'onda durante un'alta marea che sempre più avanza, coprendo il lido scuro e sostituendo il bigio nero dell'umida rena e della scogliera coll'azzurro dell'acqua marina.
Qualche stellina non vuole ancora morire e occhieggia sempre più debole sotto l'onda di luce bianco verdina dell'alba, di un latteo sfumato di bigio, come le fronde degli ulivi assonnati che fanno corona a quel poggio poco lontano. E poi naufraga sommersa dall'onda dell'alba, come una terra che l'acqua sormonta. 
E ce ne è una di meno... E poi ancora una di meno... e un'altra, e un'altra.  Il cielo perde i suoi greggi di stelle e solo là, sull'estremo occidente, tre, poi due, poi una, restano a riguardare quel prodigio quotidiano che è l'aurora che sorge.
Ed ecco che, quando un filo di rosa mette una linea sulla seta turchese del cielo orientale, un sospiro di vento passa sulle fronde e sulle erbe, e dice: «Destatevi.  Il giorno è risorto».  Ma non sveglia che le fronde e le erbe, che rabbrividiscono sotto i loro diamanti di rugiada ed hanno un fruscio tenue, arpeggiato di gocce che cadono. 
Gli uccelli ancora non si destano fra i rami folti di un altissimo cipresso che pare domini come un signore nel suo regno, né nell'aggrovigliato intreccio di una siepe di allori che fa riparo al vento di tramontano.
Le guardie, annoiate, infreddolite, assonnate, in varie pose vegliano il Sepolcro, la cui porta di pietra è stata rinforzata, al suo orlo, da un grosso strato di calcina, come fosse un contrafforte, sul bianco opaco della quale spiccano i larghi rosoni di cera rossa, impressi con altri, direttamente nella calcina fresca, del sigillo del Tempio.
Le guardie devono avere acceso un fuochetto nella notte, perché vi è della cenere e dei tizzi mal bruciati al suolo, e devono avere giuocato e mangiato, perché sono ancora sparsi resti di cibo e dei piccoli ossi puliti, certo usati per qualche giuoco, uso il nostro domino o il nostro fanciullesco giuoco delle biglie, giocati su una primitiva scacchiera tracciata sul sentiero.  Poi si sono stancate ed hanno lasciato tutto in asso, cercando pose più o meno comode per dormire o per vegliare.
Nel cielo, che ora ha, all'oriente, una plaga tutta rosata che sempre più si estende nel cielo sereno, dove peraltro ancora non è raggio di sole, si affaccia, venendo da profondità sconosciute, una meteora splendentissima, che scende, palla di fuoco di insostenibile splendore, seguita da una scia rutilante, che forse non è altro che il ricordo del suo fulgore nella nostra retina. Scende velocissima verso la Terra, spargendo una luce così intensa, fantasmagorica, paurosa nella sua bellezza, che la luce rosata dell'aurora se ne annulla, superata da questa incandescenza bianca.
Le guardie alzano il capo stupite, anche perché, con la luce, viene un boato potente, armonico, solenne, che riempie di sé tutto il Creato.  Viene da profondità paradisiache.  E’ l'alleluia, il gloria angelico, che segue lo Spirito del Cristo che torna nella sua Carne gloriosa.
   La meteora si abbatte contro l'inutile serrame del Sepolcro, lo divelle, lo atterra, fulmina di terrore e di fragore le guardie messe a carcerieri del Padrone dell'Universo, dando, col suo tornare sulla Terra, un nuovo terremoto, come lo aveva dato quando dalla Terra era fuggito questo Spirito del Signore.  
Entra nel buio Sepolcro, che si fa tutto chiaro della sua luce indescrivibile, e mentre questa permane sospesa nell'aria immobile, lo Spirito si riinfonde nel Corpo immoto sotto le funebri bende.
Tutto questo non in un minuto, ma in frazione di minuto, tanto l'apparire, lo scendere, il penetrare e scomparire della Luce di Dio è stato rapido...
Il «Voglio» del divino Spirito alla sua fredda Carne non ha suono.  Esso è detto dall'Essenza alla Materia immobile.  Ma nessuna parola viene percepita da orecchio umano. 
La Carne riceve il comando e ubbidisce ad esso con un fondo respiro... Null'altro per qualche minuto.
Sotto il sudario e la sindone la Carne gloriosa si ricompone in bellezza eterna, si desta dal sonno di morte, ritorna dal «niente» in cui era, vive dopo essere stata morta. 
Certo il cuore si desta e dà il primo battito, spinge nelle vene il gelato sangue superstite e subito ne crea la totale misura nelle arterie svuotate, nei polmoni immobili, nel cervello oscurato, e riporta calore, sanità, forza, pensiero.
Un altro attimo, ed ecco un moto repentino sotto la sindone pesante.  Così repentino che, dall'attimo in cui Egli certo muove le mani incrociate al momento in cui appare in piedi imponente, splendidissimo nella sua veste di immateriale materia, soprannaturalmente bello e maestoso, con una gravità che lo muta e lo eleva pur lasciandolo Lui, l'occhio fa appena in tempo ad afferrarne i trapassi.  Ed ora lo ammira: così diverso da quanto la mente ricorda, ravviato, senza ferite né sangue, ma solo sfolgorante della luce che scaturisce a fiotti dalle cinque piaghe e si emana da ogni poro della sua epidermide.
Quando muove il primo passo - e nel moto i raggi scaturenti dalle Mani e dai Piedi lo aureolano di lame di luce: dal Capo innimbato di un serto, che è fatto dalle innumeri piccole ferite della corona che non dànno più sangue ma solo fulgore, all'orlo dell'abito quando, aprendo le braccia che ha incrociate sul petto, scopre la zona di luminosità vivissima che trapela dalla veste accendendola di un sole all'altezza del Cuore - allora realmente è la «Luce» che ha preso corpo.
Non la povera luce della Terra, non la povera luce degli astri, non la povera luce del sole.  Ma la Luce di Dio: tutto il fulgore paradisiaco che si aduna in un solo Essere e gli dona i suoi azzurri inconcepibili per pupille, i suoi fuochi d'oro per capelli, i suoi candori angelici per veste e colorito, e tutto quello che è, di non descrivibile con parola umana, il sopraeminente ardore della Ss. Trinità, che annulla con la sua potenza ardente ogni fuoco del Paradiso, assorbendolo in Sé per generarlo nuovamente ad ogni attimo del Tempo eterno, Cuore del Cielo che attira e diffonde il suo sangue, le non numerabili stille del suo sangue incorporeo: i beati, gli angeli, tutto quanto è il Paradiso: l'amore di Dio, l'amore a Dio, tutto questo è la Luce che è, che forma il Cristo Risorto.
Quando si sposta, venendo verso l'uscita, e l'occhio può vedere oltre il suo fulgore, ecco che due luminosità bellissime, ma simili a stelle rispetto al sole, mi appaiono l'una di qua, l'altra di là della soglia, prostrate nell'adorazione al loro Dio, che passa avvolto nella sua luce, beatificante nel suo sorriso, ed esce, abbandonando la funebre grotta e tornando a calpestare la terra, che si desta di gioia e splende tutta nelle sue rugiade, nei colori delle erbe e dei roseti, nelle infinite corolle dei meli, che si aprono per un prodigio al primo sole che le bacia e al Sole eterno che sotto esse procede.
Le guardie sono là, tramortite... Le forze corrotte dell'uomo non vedono Dio, mentre le forze pure dell'universo - i fiori, le erbe, gli uccelli - ammirano e venerano il Potente che passa in un nimbo di luce sua propria e in un nimbo di luce solare.
Il suo sorriso, lo sguardo che si posa sui fiori, sulle ramaglie, che si alza al cielo sereno, tutto aumenta in bellezza.  E più soffíci e sfumati di un setoso rosare sono i milioni di petali che fanno una spuma fiorita sul capo del Vincitore.  E più vividi sono i diamanti delle rugiade. E più azzurro è il cielo che specchia i suoi Occhi fulgenti, e festoso il sole che pennella di letizia una nuvoletta portata da un vento leggero, che viene a baciare il suo Re con fragranze rapite ai giardini e con carezze di petali setosi.
Gesù alza la Mano e benedice e poi, mentre più forte cantano gli uccelli e profuma il vento, mi scompare alla vista, lasciandomi in una letizia che cancella anche il più lieve ricordo di tristezze e sofferenze e titubanze sul domani ...

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E – con la fine della visione della Valtorta – Gesù scompare purtroppo anche alla nostra vista.
Peccato! Ci sembrava proprio di essere lì…
Non l’avreste mai immaginata una Resurrezione così, proprio una Resurrezione ‘da Dio’!

 

14.2 Vide e credette…?

In questo brano del Vangelo di Giovanni vengono nominati solo Pietro e lui perché tutti gli altri apostoli erano ancora in fuga dalla notte del Giovedì, chi da una parte e chi dall’altra.
Solo dopo la morte di Gesù, frastornati e confusi, avevano pensato di riunirsi alla chetichella presso la casa di Lazzaro, a Betania.
Gesù aveva previsto quel che sarebbe successo e aveva già dato incarico a Lazzaro – al quale aveva parlato pochi giorni prima di quanto sarebbe successo – di raccoglierli e proteggerli come una chioccia, in attesa del suo Ritorno.
Pietro invece - dopo quella terribile terza negazione durante la quale aveva incrociato lo sguardo triste e Misericordioso di Gesù come se Questi gli avesse voluto dire: ‘Non te ne serbo rancore, perché ti amo e so che sei un ‘uomo’ – era tornato piangente al Cenacolo, dove Maria attendeva, per confessarle la sua colpa e implorare il suo perdono.
E lì i due apostoli - inebetiti dal dolore, incapaci di pensare, timorosi che ora i giudei si ricordassero anche di loro e li venissero a prelevare – attendevano con la mente vuota da pensieri che non fossero di dolore.
A quelle parole di Maria Maddalena, superato il primo istante di sorpresa e smarrimento, si precipitano fuori dalla porta e corrono.
Corrono, ma Giovanni, più giovane, arriva primo, anche se poi aspetta con deferenza l’arrivo di Pietro. Entrano. La tomba è proprio vuota.
Scrive infatti Giovanni:

Gv 20, 1-18:
Uscì dunque Pietro con l’altro discepolo e andarono al sepolcro.
Correvano tutte e due insieme, ma l’altro discepolo corse più svelto di Pietro e arrivò primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Arrivò anche Simon Pietro, che lo seguiva, entrò nella tomba e vide le bende per terra e il sudario, che era sul capo di Gesù, non  per terra con le bende, ma ripiegato in un angolo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto prima al sepolcro, vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.
Poi i discepoli ritornarono a casa.

Maria invece stava fuori, in lacrime, vicino al sepolcro.
Piangendo s’affacciò al sepolcro e vide due angeli vestiti di bianco, seduti l’uno al capo e l’altro ai piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Essi le domandarono: «Donna, perché piangi?».
Rispose loro:«Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l’abbiano messo».
Detto questo si voltò e vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era lui.
Gesù le domandò: «Donna, perché piangi? E chi cerchi?».
Ella, credendo che fosse l’ortolano, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai messo e io lo prenderò!».
Gesù le disse: «Maria!».
Ella, voltandosi, esclamò in ebraico: «Rabboni!», che significa: Maestro!
Gesù le disse, non trattenermi, perché non sono ancora asceso al Padre. Ma va’ dai miei discepoli e dì loro: ‘Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro’».
Maria Maddalena corse ad annunziare ai discepoli che aveva visto il Signore e le aveva detto tali cose.

Giovanni parlando nel suo Vangelo di sé, anche senza nominarsi, dice: ‘Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto prima al sepolcro, vide e credette’.
Questa frase viene comunemente interpretata come se il fatto di aver visto la tomba vuota li avesse convinti della avvenuta Resurrezione di Gesù.
Si tratta  tuttavia solo di una ipotesi. Giovanni aggiunge subito dopo ‘Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti’.
A cosa credette, allora, se egli stesso dice che essi ‘infatti’ non avevano ancora compreso la Scrittura secondo la quale Gesù avrebbe dovuto resuscitare dai morti?
A mio avviso il testo – che è pur sempre una ‘traduzione’ e quindi potenzialmente imperfetto – va interpretato nel senso che Giovanni e Pietro non credettero alla Resurrezione ma credettero solo a quanto Maddalena, arrivata di corsa, aveva in precedenza gridato loro, e cioé: ‘Hanno rubato il corpo del Signore!’.
Infatti essi non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale Egli doveva risuscitare dai morti.
E questa loro mancanza del credere durò anche tutta la giornata (e cioè prima che Gesù apparisse loro la sera nel Cenacolo), nonostante il fatto che le altre donne di ritorno dal Sepolcro avessero affermato di aver visto Gesù e gli angeli. E la mancanza nel credere degli apostoli è confermata da quanto scritto al riguardo dagli altri evangelisti.
Bello, questo racconto della Risurrezione.
Pietro e Giovanni se ne tornano dunque alla casa del Cenacolo, probabilmente non sapendo che pesci pigliare e soprattutto come fare a dirlo ora a Maria, perché qualcuno avrebbe pur dovuto avere il coraggio di dirglielo…
Maria Maddalena, che li aveva seguiti quando loro erano corsi al sepolcro ma vi era arrivata in ritardo ed affannata,  si ferma lì in quella specie di giardino e – a conferma che neanche lei pensa alla Resurrezione - piange desolata fuori dal sepolcro. Poi lei si fa coraggio, si affaccia nuovamente alla soglia, guarda nella penombra, vede un chiarore…, guarda meglio e vede… due angeli luminosi, uno da un lato e il secondo dall’altro lato della pietra tombale.
Giovanni e Pietro non avevano guardato bene? No, è più facile che gli angeli – per volontà del Signore e poi capiremo il perché – non si fossero loro manifestati.
Quelli le chiedono perché pianga tanto. Lei risponde che le hanno rapito il Signore.
Detto questo lei – che sente magari come uno sguardo su di sé – alza la testa e vede una figura. E’ Gesù, ma lei – forse con la vista appannata dalle lacrime - lo scambia per l’ortolano, cioè il ‘conduttore’ di quel fondo agricolo.
L’uomo le chiede perché piange e chi cerca, e lei – singhiozzando – risponde all’ortolano (che lei evidentemente ha ritenuto complice dei rapitori) che per carità glielo restituisse, o gli dicesse dov’era, perché lei sarebbe andata a prenderselo, il corpo del suo Signore.
Al che Gesù (per cui non erano le lacrime che avevano impedito a lei di riconoscerlo ma era Lui che non si era fatto riconoscere per farle una bella sorpresa, come avrebbe poi fatto anche con quegli altri due discepoli ai quali quel giorno Egli si sarebbe affiancato sulla strada che conduceva ad Emmaus)  sfavilla di gioia e di luce, si trasfigura come sul Tabor e le fa ‘Maria!’. E lei, spalancando finalmente gli occhi: ‘Rabboni!’.
Che scena! Da far venire i brividi anche a noi.
Maria vorrebbe gettarglisi ai piedi, abbracciarglieli in quel gesto per lei tanto abituale. Ma lui è il Risorto, l’Uomo-Dio Risorto, il Purissimo che deve ancora salire al Cielo per presentarsi al Padre con il suo Corpo Glorificato di Uomo-Dio.
Lei non è pura,  Lei non può ancora toccarlo prima che Egli salga al Padre.
Gesù la ferma allora con un gesto: ‘Non mi trattenere! Devo ancora ascendere al Padre. Vallo a dire ai discepoli!’.
E scompare, come per l’effetto di una dissolvenza cinematografica.
Maria si ritrova da sola a guardare piante e fiori del giardino, anzi piante e frutti dell’orto, temendo di aver quasi sognato.
Non c’è più nessuno, neanche gli angeli, silenzio assoluto, tranne il sole che nel frattempo è già sorto in un cielo rosa azzurro ed il canto felice degli uccelli perché – se ve ne foste dimenticati – è Pasqua: Pasqua di Resurrezione!
E allora giù, nuovamente di corsa al Cenacolo a dire alla Madonna e a quei due increduli, Pietro e Giovanni, che Gesù era risorto.
Bello. Veramente bello, se vi aiutate un po’ con la fantasia.
Guai se non ci fosse la fantasia. Tutto il mondo lo vedremmo grigio.


1 M.V.: “L’Evangelo…’ – Vol. X, Cap. 617 – C.E.V.