9. L’ULTIMA  CENA:
              (2)
              ‘PADRE E’  GIUNTA L’ORA, GLORIFICA TUO
              FIGLIO,  AFFINCHE’ IL FIGLIO GLORIFICHI TE…’
           
          9.1 Sono con voi ancora per poco…
          Giovanni  aveva terminato il brano precedente del suo vangelo riferendosi a Giuda così: ‘Egli, dunque, preso il boccone, uscì  subito. Ed era notte’.
            Niente  è casuale, anche di quello che sembrerebbe privo di importanza, nelle parole di  Giovanni. A prima vista, quel ‘Ed era  notte…’, parrebbe una semplice annotazione temporale, per meglio collocare  quegli avvenimenti in un ben preciso arco giornaliero: la tarda serata! 
            Ed è certamente così. Ma quel ‘era notte’ in Giovanni sta anche a  significare una cosa ancora più profonda. 
            Giuda ingolla il boccone grasso e  succulento, si ricorda che deve ‘sbrigarsi’ ed esce subito, perché - da  quell’istante in cui egli decide che è ora di farla finita - comincia ‘la notte’ del Principe delle Tenebre’,  quella durante la quale – in un crescendo sempre più drammatico – gli  avvenimenti sarebbero precipitati e l’Uomo-Dio, avvertendo sempre di più dentro  di sé l’abbandono del Padre, si sarebbe avvicinato alla Passione vivendola  sempre più da Uomo, perché anche come Uomo la soffrisse interamente.
            Ho già spiegato più in particolare nel  primo volume come in Gesù coesistessero entrambe le nature, di Uomo e di Dio.
            La   Redenzione avrebbe  potuto essere guadagnata grazie alla ‘sofferenza’ di un Dio, perché per indurre Dio  Padre a perdonare la quantità immane di peccati passati, presenti e futuri  dell’Umanità, riaprendo all’uomo decaduto le porte del Paradiso spirituale, non  poteva certo bastare – sul piano della ‘qualità’ della sofferenza - quella di  un ‘uomo’.
            Se  però il Dio che era in Gesù, cioè il Verbo, purissimo Spirito, non poteva  patire per le sofferenze fisiche del  Cristo, poteva invece ‘soffrire’ per quelle morali e soprattutto quelle spirituali che derivavano dalla contemplazione – nei momenti cruciali –  dei peccati dell’Umanità. E  quest’ultima era ben una sofferenza da Dio.
            Quando  noi parliamo della ‘sofferenza’ di Dio, ci esprimiamo con una terminologia famigliare  al nostro modo di ragionare ed ai nostri sentimenti,  ma in realtà noi non possiamo riuscire a concepire cosa significhi ‘sofferenza’  per Dio, come neanche – al di là del fatto che Egli sia Essenza Spirituale –  riusciamo a comprendere che cosa sia realmente Dio.
            Non  ho la pretesa di dire delle cose ‘teologicamente corrette’: questa che state  leggendo è – per parte mia – un’opera  letteraria che ha il solo scopo di farvi ‘capire’ sul piano del ‘cuore’,  non della ‘teologia’.
            Dunque,  perché per l’Uomo-Dio la sofferenza fosse completa, cioè perché fosse completa  anche per l’Uomo, bisognava che quella  sensazione di unione con Dio Padre - che l’Uomo-Dio avvertiva in sè - si  stemperasse, si ‘allontanasse’ dall’Uomo, ma non nel senso che se ne allontanasse  realmente, bensì che l’Uomo avvertisse dolorosamente la sensazione psicologica di un suo allontanamento, anzi provasse il senso dell’abbandono.
            Per  Gesù Uomo-Dio era sempre stata fondamentale l’unione spirituale con il Padre. 
            Lo  vediamo, nel Vangelo di Giovanni, anche in quel suo continuo bisogno – Egli che  pur era Dio-Verbo – di ritirarsi spesso in preghiera col Padre, perché la  preghiera è ‘unione’ ed è l’unione con il Padre quella che dà forza.
            Perdendo, apparentemente, il ‘contatto’ con  Dio, l’Uomo-Dio si sarebbe sentito solo, privo di quella forza soprannaturale,  e – come Uomo – avrebbe quindi sofferto moralmente e spiritualmente sino in  fondo.
            E’  questo il senso delle parole che Gesù avrebbe successivamente esclamato sulla  croce, in quella che sarebbe stata una invocazione struggente e disperata: ‘Padre, Padre, perché mi hai abbandonato…?!’.
            Solo  chi si sente realmente abbandonato, umanamente, avrebbe potuto prorompere in  una invocazione del genere che certo deve aver fatto 'stringere il cuore' al  Padre.
          Dunque  comincia la ‘notte’ di Gesù. Una  notte che durerà fino all’alba del terzo giorno e che sarà caratterizzata da due miracoli che ne contrassegnano  l’inizio e la fine: quello dell’Eucarestia e l’altro della Risurrezione. 
            Due  miracoli che a tanti, forse ai più, avrebbero in seguito fatto dire: ‘Impossibile!’
            Ecco come – commentandovi il Vangelo di  Giovanni1, colorandovelo  appena un po’ e parafrasandolo per  rendervene maggiormente l’idea – Gesù deve aver parlato. 
   ‘Ora è  stato glorificato il Figlio dell’Uomo,  e Dio è stato glorificato in lui: e se Dio è stato in lui glorificato, anche  Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto’. 
            Glorificare?  Cosa vorrà dire?
  É  proprio pensando al primo ‘lampo’ abbagliante’ del miracolo eucaristico che Gesù deve aver detto così.
            Bisogna  abituarsi a capire il linguaggio ‘teologico’ di Giovanni e delle stesse parole  di Gesù. 
            Con  l’Eucarestia che il Verbo lascia in dono all’Umanità prima di andarsene dal  mondo materiale per ritirarsi in quello dello spirito è stato compiuto un  miracolo che più straordinario non potrebbe essere, non solo quale miracolo in  se stesso, ma anche quale ‘dono’.
            Se da un   lato ogni vero miracolo – che si può compiere solo grazie a Dio-Padre – da  un lato ‘glorifica’, cioè rende ‘gloria’  a chi lo fa, e in questo caso a Gesù, dall’altro lato più è grande il miracolo  tanto più rende gloria a Dio Padre che lo ha precedentemente accordato, come ad  esempio il miracolo delle resurrezione di Lazzaro.
            Gesù,  compiendo quindi con l’istituzione dell’Eucarestia un miracolo strepitoso, ha ‘glorificato’ Dio Padre il quale lo  ‘compenserà’ ulteriormente glorificando presto a sua volta Gesù con un secondo miracolo travolgente, quello della auto-risurrezione.
            Capito  ora cosa vuol dire Gesù con quel ‘E se  Dio è stato in lui glorificato, anche  Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto’?
            Non  so se gli apostoli, in quel momento, comprendessero esattamente ciò a cui  alludeva Gesù. 
            Penso  di no, visto che alle prime notizie della risurrezione avrebbero stentato a  credervi e lo avrebbero fatto solo in seguito quando avrebbero visto apparire Gesù  – attraversando invisibile i muri e materializzandosi di fronte a loro – in carne ed ossa.
            Dopo  l’uscita di Giuda, l’atmosfera si è fatta più intima.
            Il  Traditore era uscito e Gesù -  senza  quella sua presenza malefica – si rilassa e, pensando che ormai l’ora è  imminente, lascia libero sfogo alla vena dei suoi sentimenti in quello che è uno struggente discorso d’addio, come le  ultime raccomandazioni ai propri figli di un ‘Padre’ che lascia la vita.
            Basta  leggere con calma per capirlo, anzi basta quella parola: ‘Figliolini..’.
  ‘Sono con voi ancora per poco…’.
            Egli allude, tenendosi sulle generali, al fatto che egli rimarrà ‘vivo’  in mezzo a loro solo per poco, e cioè fino alle 15 del giorno dopo: Venerdì  santo. 
            Dopo, dove andrà Lui - prima nella  discesa agli Inferi e poi nella salita al Padre, dopo aver schiuso le porte del  Paradiso a quelli che attendevano nel Limbo – essi non potrano ovviamente  seguirlo, finchè sono in vita.
            E’ la dura legge della materia e dello  spirito.
            Pietro  - sempre impulsivo ed entusiasta, come quella volta che nel Lago di Genezareth  vide Gesù camminare sull’acqua e si gettò anche lui fuori dalla barca per  raggiungerlo, salvo sprofondare dopo  qualche metro quando si lasciò assalire dai dubbi – anche ora, d’impulso, vorrebbe seguirlo nell’altra vita dicendosi pronto a dare per lui la propria,  senza pensare – perché non conosceva il futuro – ai dubbi che gli sarebbero venuti appena di lì a qualche ora e che lo  avrebbero fatto sprofondare nella  triplice negazione di quel ‘Io non lo conosco’.
            Ma  ci pensa Gesù a riportarlo con i piedi per terra, quando gli predice: ‘Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità ti  dico: non canterà il gallo, che già mi avrai rinnegato tre volte’.
            Solo  molti anni dopo, Pietro, avrebbe  dato la sua vita per Gesù, perché – prima – doveva compiere la sua missione.
            Quello  era il momento di Satana, quello nel quale Dio si stava ritirando dalla Terra,  dove il Principe del Mondo per un giorno avrebbe avuto mano completamente  libera per l’assassinio dell’Uomo-Dio.
            Gli  apostoli – resi ebbri dal precedente trionfo di quell’ingresso domenicale in  Gerusalemme ma riportati alla realtà dai successivi discorsi di Gesù che quello  stesso giovedì della Cena aveva annunciato ai Gentili la sua imminente morte –  avrebbero visto crollare il mondo intorno a se stessi, dopo la cattura di Gesù  in quella stessa notte al Getsemani.
            Dio  si sarebbe ‘allontanato’, la sua forza – come non era più in Gesù-Uomo – non  sarebbe stata più neanche in loro, ed essi sarebbero stati sballottati come una  barca nella tempesta, e dispersi ai quattro venti.
            Ma  il ricordare a posteriori le parole di Gesù avrebbe nuovamente dato loro la  forza di raccogliersi e di reagire.
            Essi  tuttavia, ora, sono ‘turbati’, come  dice Giovanni, termine questo che significa che, alle parole che ha detto loro  poc’anzi Gesù, si sono messi tutti a piangere.
  ‘Non si turbi il vostro cuore…, nella casa di mio Padre  ci sono molte dimore…, Io vado a preparare il posto per voi e, quando vi  avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me…’.
            Il che è un po’ come  dire: ‘Lassù, nella Casa del Padre mio vi  sono molti tipi di ‘sistemazione spirituale’ ma non preoccupatevi perché nel  frattempo ve ne preparerò una e quando  sarà giunta la vostra ora, verrò di  nuovo a prendervi…’.
            A questo punto Gesù aggiunge che gli  apostoli conoscono ormai la ‘via’ per giungere nel posto dove Egli va.
            E San  Tommaso, che allora non era ancora santo anche perchè oltre che incredulo doveva esser distratto e non doveva aver ascoltato bene  quel che più di una volta Gesù aveva detto, gli chiede di fargliela conoscere, questa via…
            Ecco perché Gesù doveva esser triste! 
            Non solo per la prospettiva della  Passione, ma anche per queste domande, dopo tre anni in cui Egli si era  prodigato per fargli entrare in testa le sue Verità. 
            Ma, pazientemente, Gesù rispiega  nuovamente: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre se non per me. Se aveste conosciuto me,  conoscereste anche il Padre mio; ma fin da ora voi lo conoscete e lo avete  veduto’.
  Filippo gli chiede: ‘Signore, facci conoscere il Padre, allora,  così siamo a posto!’.
            Anche Filippo doveva essere un po’  distratto quando Gesù – al Tempio - si sgolava a spiegare ai Giudei che Lui e il Padre erano una cosa sola, che  Lui faceva sempre la volontà del Padre e che il Padre esaudiva sempre quello  che gli chiedeva Lui. 
            E anche ora Gesù ripete il concetto,  ribadendo poi agli apostoli – come aveva già detto una volta ai Giudei – che,  se a loro questa sembrava una cosa impossibile da credere, lo credessero se non altro per i miracoli che Egli aveva compiuto.
  ‘Credete  – continua infatti Gesù – che è il Padre che dimora in me quello  che compie le opere, ed Io e Lui siamo talmente uniti che chi crederà in me –  qualunque opera chieda al Padre in nome mio   - la potrà fare’.
  Per  ottenere, dovete amarmi, per amarmi dovete osservare i miei comandamenti, cioè  metterli in pratica. E allora se in voi ci sarà l’amore Io pregherò il Padre  mio ed Egli vi manderà un altro Consolatore, cioè lo Spirito Santo. Il ‘mondo’  non capirà di che si tratta, perché chi vive delle regole del ‘mondo’ non può  capire e accoglierlo. Ma se voi praticherete l’amore, lo avrete.
  Io  me ne vado ma non vi lascerò orfani: tornerò  da voi. Fra un po’ di tempo, poco, il ‘mondo’ non mi vedrà più ma voi mi vedrete, perché voi vivrete  im me e io vivrò in voi, chi ama me sarà amato dal Padre mio e io pure l’amerò e mi manifesterò a lui. Ma ricordatevi  bene che per amarmi è necessario praticarli, i miei comandamenti’.
          Giuda detto il Taddeo, che ormai sappiamo bene essere  fratello di Giacomo d’Alfeo e cugino di Gesù,  gli chiede come mai il Signore si  manifesterà a loro e non al  ‘mondo’.
            E Gesù gli risponde: «Perché voi mi amate e osservate la mia  parola e il Padre lo sa ed io e Lui verremo e dimoreremo in chi ci ama».
            Questo – detto in altra maniera – è un  po’quel concetto che già avevo spiegato e che a prima vista sembrava strano: Il  Signore – attraverso lo Spirito Santo che illumina le menti ed i cuori – si fa conoscere a quegli uomini nel cui  cuore Egli vede la volontà di sforzarsi di  essere sostanzialmente ‘buoni’, e si  nega invece a quelli che lo disprezzano, vale a dire a quelli che – con la  mentalità del mondo – rigettano la  sua parola.
           
           9.2 Sta arrivando l’ora del Principe del  Mondo…
          Gesù continua:‘Io, queste cose, ve le ho un po’ anticipate, perché ora sono qui ancora con voi, ma quando verrà lo Spirito Santo mandato dal Padre, Lui  vi farà capire ogni cosa e vi farà comprendere meglio quel che Io vi ho detto. Ora Io me ne vado, vi lascio la Pace, vi do la mia Pace, non la pace intesa come un  augurio o un saluto così come si intende nel mondo, ma una Pace soprannaturale  che pervaderà i vostri cuori, la vostra essenza interiore, aiutandovi ad affontare  le prossime battaglie del mondo. Non piangete e non spaventatevi. Avete sentito  quel che vi ho detto, no? Vado ma, fra  poco, torno. Se mi amaste veramente dovreste essere contenti che io  finalmente torni dal Padre mio. Perché il Padre è più grande di Me.
              Vado  e torno, ed io ve lo dico prima che ciò  avvenga perché – quando avverrà – voi comprendiate finalmente chi sono io e crediate a tutto quel che  vi avevo detto.
              Il  tempo stringe, e non potrò parlare più molto con voi  perché sta arrivando l’ora del  Principe del Mondo.
              A  dire il vero egli non potrebbe far nulla contro di me che sono Dio, ma lo potrà  questa volta affinchè il mondo si renda  conto fino a qual punto Io ho amato il Padre, facendo la Sua  volontà di incarnazione e di redenzione, per amore vostro. 
              E’ ora di alzarsi e andare, ma  ricordatevi ancora che Io sono come la vite e che il Padre mio è come un  agricoltore.
              I  tralci che non portano ‘frutto’ spirituale vengono amputati e bruciati, e  quelli che lo portano vengono potati perché emettano nuovi getti e portino più  frutto ancora. Continuate a vivere in me così da permettermi di vivere in voi,  perché se vivrete in me porterete molti frutti spirituali mentre in caso  contrario vi perderete. Se vivrete in me potrete – spiritualmente parlando -  chiedere al Padre mio quel che vorrete ed Egli vi esaudirà perché – come vi ho già spiegato -  Egli avrà ricevuto da voi ‘gloria’ avendo voi  portato molto ‘frutto’ essendo vissuti in me.
              Io  vi ribadisco che è questo il comandamento che vi lascio: amarvi fra di voi non come voi stessi ma come Io vi ho amato,  cioè fino a sacrificare la mia vita per voi. Voi siete miei amici se farete quel che io vi comando. Vi dico ‘amici’ e non ‘servi’ perché in amicizia vi ho  fatto partecipi dei miei segreti di amore e di sapienza. Ricordatevi sempre che  non siete stati voi a scegliere me ma Io che, ‘ab-aeterno’, vi ho sempre ‘conosciuti’,  vi ho eletto e dato una missione affinchè portiate molto frutto cosicchè –  qualunque cosa vorrete chiedere al Padre – Egli ve la concederà.
              Però…,  però sappiate, anzi ricordatevi – quando  vi renderete conto che il ‘mondo’ vi odierà – che prima di voi ha odiato me.  Se voi vi comportaste infatti secondo i valori e le regole del ‘mondo’, il  mondo non vi contrasterebbe perché vi riconoscerebbe come ‘figli del mondo’ ma  poiché invece voi non siete del mondo perché io – scegliendovi – vi ho fatto  uscire dal mondo, ebbene allora il mondo vi odierà, perché vi riconoscerà  ‘estranei’. D’altra parte ricordatevi anche quell’altra cosa che vi avevo detto al momento della ‘lavanda’: e cioè  che il servo non è da più del padrone. Se quindi hanno perseguitato me che sono  Padrone, non vedo perché non dovranno perseguitare voi, mentre se vi è stato  chi ha apprezzato e praticato la mia parola vi sarà anche chi farà altrettanto  con la vostra.
              Sappiate  che tutto quel che vi faranno per causa mia, lo faranno perché non hanno conosciuto  o voluto conoscere chi è che mi ha mandato.
              Ora, se  Io non fossi sceso sulla Terra e non avessi parlato, essi – a causa della loro  ignoranza – non avrebbero colpa. Ma io sono venuto, ho parlato, ho operato  miracoli che nessun altro mai fece, e allora essi hanno colpa perché – avendo  visto tutto ciò – hanno disprezzato me e  il Padre mio così chè si è adempiuto quanto i Profeti avevano predetto: ‘Mi  odiarono senza ragione’.
              Quando  verrà però il Consolatore, lo Spirito di  Verità che viene dal Padre e che Io vi manderò, Egli mi renderà testimonianza,  anche attraverso di voi.
              Vi  dico queste cose affinchè non siate colti di sorpresa dagli avvenimenti. Vi  cacceranno infatti persino dalle sinagoghe e anzi ci saranno momenti in cui chi  vi ucciderà penserà persino di fare un  servizio a Dio. 
              E  ciò avverrà sempre perché non hanno conosciuto né voluto conoscere il Padre e  Me.
              Ve  lo dico perché – quando avverrà – voi vi  ricordiate bene che io ve lo avevo detto.
              Tutte  queste cose non ve le ho dette prima perché, tanto, io ero ancora con voi. Ma  ora che me ne vado da Colui che mi ha mandato… ve le dico. 
              Beh…?  Adesso non me lo domandate più ‘Dove vai’?
              Siete  muti e tristi? Eppure – credetemi - è un  bene che Io me ne vada perché, se Io non me ne andassi, non potrebbe venire  a prendere il mio posto – dentro di voi - il Consolatore che io stesso vi manderò.
              Quando  Egli verrà, finalmente Egli saprà convincere il ‘mondo’ degli errori compiuti  nei miei confronti, sia in merito al Peccato commesso su di Me, perché io ero Dio, sia in merito alla mia santità per  il mio rispetto della giustizia,  cioè della Legge, sia infine in merito al giudizio che io ho emesso verso il  mondo: e ciò perché la mia venuta redentiva sancirà la sconfitta di Satana e dei suoi accoliti: infatti io sarò pietra d’inciampo per i reprobi e farò  una discriminazione fra buoni e cattivi,  perché  giustizia sia fatta.
              Ah..!  Sapeste quante cose avrei ancora da dirvi mentre il tempo stringe sempre di  più, ma per ora non potreste comprendere,  perché ci vorrà l’illuminazione dello Spirito di Verità per guidarvi alla Verità tutta intera, sì alla Verità  tutta perché quel che Egli vi dirà non ve lo dirà di proprio ma dirà quel che  Egli ascolta, e vi farà conoscere il  futuro, e profetizzerete. 
              Egli  renderà gloria a Me, prenderà del Mio e ve lo farà conoscere  come io prendo dal Padre.
              Vi  ho già detto che fra poco non mi vedrete più ma dopo un altro poco mi vedrete’.
          Gesù in quel momento non parlava apertamente della sua morte e risurrezione, e quindi gli apostoli non capiscono il senso delle  sue parole, cioè di quel vederlo, non vederlo e rivederlo ancora.
            Allora, Egli, rimanendo sempre sul filo  della metafora, spiega: 
  ‘Come  la donna prima del parto soffre le doglie, ma dopo il parto queste cessano e  lei è felice perché ha dato alla luce un figlio, così voi fra poco piangerete e  il mondo riderà di me, ma poco dopo il vostro cuore scoppierà di gioia e  dimenticherete tutto il passato. E dopo questo dolore e questa prova  superata, il Padre vi concederà qualunque cosa voi gli chiediate in  nome di Me che mi sono sacrificato. 
  Io,  nell’annunciarvi queste cose, mi sono espresso usando delle metafore, ma per il  futuro vi parlerò apertamente del Padre. E  quel giorno, quando – superata la  prova -  al Padre chiederete in nome  mio, non ci sarà più neanche bisogno che io preghi il Padre che vi esaudisca perché  a quel punto il Padre stesso vi amerà, avendo voi amato me che sono venuto da  Lui.
  Uscito dal Padre sono venuto al ‘  mondo’, sulla Terra, e ora lascio il mondo e ritorno al Padre.
          Chiaro, ora, tutto il discorso riportato nel Vangelo di  Giovanni?
            E lo è anche per i discepoli, che gli  dicono: ‘Ora sì che parli chiaro e non usi nessuna allegoria. Ora ci rendiamo conto che tu sai proprio  tutto e parli anche senza bisogno che uno ti debba interrogare. E’ chiaro, ora, che vieni proprio da Dio!’.
          Avete sentito? ‘Ora sì che parli chiaro…ora è chiaro che vieni proprio da  Dio…?’
          Dite un po’, cosa gli avreste risposto,  voi, al posto di Gesù?
            Ma Gesù non si arrabbia e  malinconicamente dice: ‘Ora credete? Ecco sta per venire l’ora,  anzi ci siamo già, in cui voi che  ‘credete’  vi disperderete ai quattro  venti e mi lascerete solo. Ma solo non sarò, perché il Padre è con Me.’
            E poi conclude: ‘Lo ripeto ancora una volta: vi ho detto tutte queste cose perché conoscendole in anticipo non siate  presi alla sprovvista e vi mettiate il cuore in pace, la mia Pace. Incontrerete tanti ostacoli, ma rasserenatevi: io ho vinto il mondo!’
          La Cena è  finita. La Valtorta  l’ha vista ed ascoltata in visione e ora scrive:
          ‘Gesù si alza, apre le  braccia in croce  e dice con volto luminoso  la sublime preghiera al Padre. Giovanni la riporta integralmente’:2 
          «Padre, è giunta  l’ora, glorifica tuo figlio, affinchè il Figlio tuo glorifichi te, come tu  gli hai dato potere su tutti gli uomini, affinchè egli doni la vita eterna a  coloro che gli hai dato. 
            La vita eterna è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e  colui che hai mandato, Gesù Cristo.
            Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera  che mi hai dato da fare; ora, Padre, glorifica me nel tuo cospetto, con quella  gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
            Ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato,  scelti di mezzo al mondo: erano tuoi e  li hai donati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno  conosciuto che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che  desti a me le ho date a loro; essi le  hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te, e hanno  creduto che tu mi hai mandato.
            Io prego per loro; non  prego per il mondo, ma per quelli che mi hai donato, perché sono tuoi.
            Ogni cosa mia è tua e ogni cosa tua è mia. In essi io sono  stato glorificato.
            Ormai io non sono più nel mondo, ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te.
            Padre santo, custodiscili  nel nome tuo che mi hai dato, affinchè siano una cosa sola come noi.
            Finchè ero con essi, li conservavo nel tuo nome che tu m’hai  dato, li ho custoditi e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della  perdizione, affinchè si adempisse la Scrittura.
            Ma ora io vengo a te, e questo dico mentre sono ancora nel  mondo, affinchè abbiano la pienezza della mia gioia in se stessi.
            Io ho comunicato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come neanch’io  sono del mondo.
            Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal maligno.
            Essi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo.
            Santificali per la verità. La tua parola è verità. Come tu  hai mandato nel mondo me, anch’io ho  mandato nel mondo essi. E per loro io santifico me stesso, affinchè essi  pure siano santificati per la verità.
            Né soltanto per questi prego, ma prego anche per quelli che crederanno in me per la loro  parola; affinchè siano tutti una cosa sola come tu sei in me, o Padre, ed  io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinchè il mondo creda che  tu mi hai mandato.
            La gloria che tu mi desti io l’ho data loro, affinchè siano  una sola cosa, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me, affinchè  siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai  amati, come hai amato me.
            Padre, io voglio che là dove sono io, siano con me pure quelli che tu m’hai dato, affinchè  contemplino la gloria che tu mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della  creazione del mondo.
            Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho  conosciuto e questi hanno riconosciuto che tu mi hai mandato. Ed ho fatto  conoscere a loro il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinchè l’amore col  quale hai amato me sia in essi ed io in loro».
          Gli  apostoli – commenta ancora la nostra mistica – ‘lacrimano più o meno palesemente e rumorosamente.  Per ultimo cantano un inno…’.
            Gesù  li benedice, li invita a prendere i mantelli e si avviano tutti verso il  Getsemani: tutti, tranne Giuda.