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          7. INIZIO  DEL PRIMO ANNODI ATTIVITA'  PUBBLICA DI GESU':
 Il BATTESIMO  DI GESU’ AL GUADO DEL GIORDANO
   7.1 La morte di Giuseppe e l’addio di  Gesù a Maria per l’inizio della predicazione sull’avvento del Regno di Dio. Nell’Opera  Valtortiana – come del resto nei Vangeli - c’è a questo punto un lungo misterioso  ‘black out’ di diciotto anni nelle visioni che riguardano la vita della Sacra  Famiglia, tranne due episodi riportati  dalla Valtorta - a conclusione della vita nascosta di Gesù - che precedono infatti  l’inizio della vita ‘pubblica’ con la predicazione dell’Avvento del Regno di  Dio.Il primo è la morte di Giuseppe.1
 Gesù  sta lavorando nel laboratorio e pialla delle tavole. E’ vestito di nocciola  scuro, tunica corta da lavoro, maniche rimboccate, un grembiule da lavoro sul  davanti.  Entra sua Mamma da una porta e  corre verso di lui. Lo chiama affannosamente. Pare che lo supplichi..., quasi a  voler chiedere un miracolo. Gesù la abbraccia come a confortarla e la segue.
 Entrano  nella stanza attigua, inondata dal sole, ma dove in una specie di letto basso o  giaciglio è steso Giuseppe: morente!
 Maria  piange piano. Giuseppe stende una mano verso Gesù, Gesù gliela tiene e, curvo  su di lui, gli recita un lungo Salmo…, bellissimo, per i morenti, salmo che  termina con un ringraziamento di Gesù a Giuseppe:
 «Grazie, padre mio,  per Me e per la Madre. Tu mi sei stato padre giusto, e te ha posto l’Eterno a  custodia del suo Cristo e della sua Arca. Tu fosti la fiaccola accesa per Lui,  e per il Frutto del seno santo hai avuto viscere di carità. Và in pace, padre. La  Vedova non sarà senza aiuto. Il Signore ha predisposto perché sola non sia. Vai  sereno al tuo riposo. Io te lo dico».
 Gesù  poi continua, dicendo al padre morente di precederlo per dire ai Patriarchi (N.d.r.: che attendevano nel Limbo) che  ‘la Salvezza è nel mondo e il Regno dei Cieli presto sarà loro aperto’. 2Giuseppe  raccoglie - ma sempre più in lontananza - queste sue parole finché, mentre Gesù  seduto sul giaciglio accanto a lui lo attira a sé, egli muore fra le sue  braccia.
 Gesù  ha ormai trenta anni, Giuseppe non c’è più, è arrivato il momento dell’inizio  della sua Missione.
 Vi  è qui il secondo dei due episodi ai  quali avevo sopra accennato.
 La  nostra mistica rivede Gesù durante l’addio a sua Mamma prima della partenza da  Nazareth. Una scena struggente.
 Anche  qui lei piange in silenzio, per questo secondo distacco.
 Gesù  la abbraccia e la conduce fuori, dove si siedono su una panchina appoggiata al  muro della casa.
 Vede  e scrive fra l’altro la Valtorta:3
   ^^^^… L'orto è silenzioso e ormai oscuro. Vi è solo un bel  chiaro di luna e la luce che esce dal tinello. La notte è serena. Gesù parla a  Maria. Non intendo in principio le parole appena mormorate, alle quali Maria  assente col capo. Poi odo: «E fàtti  venire le parenti. Non rimanere sola. Sarò più tranquillo, Madre, e tu sai se  ho bisogno d'esser tranquillo per compiere la mia missione. Il mio amore non ti  mancherà. Io verrò sovente e ti farò avvertire quando sarò in Galilea e non  potrò venire a casa. Tu verrai da Me, allora. Mamma, quest'ora doveva venire.  Si è iniziata qui, quando l'Angelo  ti apparve; ora scocca e noi dobbiamo viverla, non è vero, Mamma? Dopo verrà la  pace della prova superata e la gioia. Prima bisogna valicare questo deserto  come gli antichi Padri per entrare nella Terra Promessa. Ma il Signore Iddio ci  aiuterà come aiutò loro. E ci darà il suo aiuto come manna spirituale per  nutrire il nostro spirito nello sforzo della prova. Diciamo insieme il Padre nostro...  ».
   Madre  e Figlio tornano quindi in casa, si siedono al tavolo, Gesù intinge un pezzo di pane nel vino e lo porge alla Madre, che non lo vorrebbe, ma Lui insiste e  poi beve il vino rimanente.Gesù  si alza, si avvolge in un mantello, prende la bisaccia a tracolla, benedice  Maria e si avvia nella strada silenziosa del paese di Nazareth appena  illuminata dal chiarore della luna.
   7.2 I rapporti fra Gesù e Giovanni  Battista: la critica razionalista, positivista e modernista per demolire la  divinità di Gesù. Due brani di vangelo ci presentano la  figura di Giovanni che predica e quella di Gesù che viene a farsi ‘battezzare’.4Renan5, nella sua ‘Vita  di Gesù’, pur non avendo informazioni migliori delle nostre né tanto meno  l’aiuto delle visioni di Maria Valtorta, racconta che Gesù, pur avendo  all’inizio un suo piccolo cerchio di uditori, non aveva ancora ‘autorità’ e  cosiderava Giovanni un maestro. Ma, spinto dal desiderio di conoscerlo e poiché  i loro rispettivi insegnamenti avevano parecchi punti di contatto, aveva  lasciato la Galilea per recarsi da lui in Giudea con la sua piccola scuola al  seguito e farsi tutti battezzare.
 Nella sua Opera, Renan immagina (ma racconta come fosse stato  presente di persona) che Giovanni Battista fece liete accoglienze a questo  drappello di discepoli galilei né si offese constatando che restavano distinti  dai suoi. Da queste buone relazioni gli  evangelisti presero poi le mosse – conclude Renan con una perfida stoccata – per ideare tutto un sistema consistente nel dare come  prima base alla missione divina di Gesù  proprio la testimonianza di  Giovanni.
 Come dire insomma -  ed è di questo che ci vuol convincere Renan - che Gesù non era in realtà Dio, ma che i suoi astuti discepoli pensarono di ‘mettere  in bocca’ questa affermazione a Giovanni la cui autorità morale e spirituale  era a quei tempi indiscussa.
 In effetti uno come Renan che avesse voluto cominciare a ‘demolire’ quel che secondo  lui era il ‘mito’ della divinità di Gesù, non  poteva non iniziare mettendo in dubbio la realtà storica di questo episodio,  anche perché fu proprio ad esso che i vangeli fanno risalire la manifestazione del Padre  la cui voce (mentre lo Spirito Santo sotto le  apparenze di una colomba appariva a Giovanni sopra Gesù) rimbombava dal Cielo  dicendo: ‘Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto’.
 Ma Loisy (‘Le origini del Cristianesimo’)  non è da meno. Anch’egli, ammiratore ed emulo di Renan, ritiene invenzione la  presentazione di Gesù al Giordano come Messia da parte di Giovanni Battista,  invenzione che sarebbe stata secondo lui concepita dall’apologetica cristiana per attenuare o dissimulare la dipendenza  originaria del Cristianesimmo dalla setta di Giovanni Battista.
 Le loro argomentazioni sono ovviamente  pure illazioni di due personaggi che  hanno perso la fede o non l’hanno magari mai avuta.
 Ciò non di meno – poiché esse sono  inserite nei loro scritti in un contesto di apparente logica – queste hanno  fatto breccia, insieme a tante altre, in molte persone che non avevano la  preparazione per controbattere o che – come molti teologi - si sentivano  inclini a pensarla come loro.
 Il meccanismo del ‘credere’ umano è  complesso.
 Molti di coloro che rimprovano a chi ha  fede la colpa di aver appunto ‘fede’, non si rendono conto che essi sono spesso  i primi a credere in una ‘fede’, solo che questa è di tipo diverso.
 Noi uomini ‘crediamo’ a chi propugna  idee ideologiche o filosofiche  con le  quali, magari confusamente, ci identifichiamo perché le sentiamo coerenti ai  nostri interessi o al nostro modo di pensare. Si tratta infatti di una  questione di ‘feeling’.
 La razionalità sovente non c’entra, e il  più delle volte non siamo nemmeno in condizione di sottoporre a verifica  razionale le teorie di questi  ‘profeti’.
 Talvolta invece ‘crediamo’ perché,  affascinati dall’intelligenza di chi ci parla, pensiamo che tutto quel che  costui dice, poiché sembra ‘intelligente’, debba anche esser ‘vero’.
 Ma intelligenza e verità non sempre  coincidono.
 Satana è intelligentissimo, ma è anche  il Principe della Menzogna.
 Su di un piano umano – e qui basta  scorrere solo gli ultimi duecento anni di storia – quante sono quelle persone  ‘intelligentissime’ le cui affascinanti teorie ed ideologie sono state seguite  da centinaia di milioni di uomini?
 Teorie ed ideologie che nel solo  ventesimo secolo hanno però prodotto guerre e distruzioni a non finire: oltre  cento milioni di morti, e - cosa ancora più grave - il disfacimento morale dell’intera società moderna.
 Disfacimento al quale hanno dato robusti  contributi anche personaggi come l’ateo Sigmund  Freud, elogiato ‘padre’ della Psicanalisi e della teoria della libido che uomini e donne dovrebbero  secondo lui assolutamente soddisfare per non cadere nelle ‘nevrosi’!
 Colpa dunque di tutti costoro?
 No, colpa del Nemico che in quest’ultima fase della nostra storia sembra essersi  scatenato come mai prima.
 Allora, alle affermazioni ideologiche e ‘non scientifiche’ dei tre personaggi  Renan, Loisy e Bultmann - supportate dalla autorevolezza della loro erudizione  e, appunto, della loro ‘intelligenza’ e ‘scienza’, ma il più delle volte  buttate lì nei loro libri sarcasticamente e presuntuosamente come se le loro,  sì, fossero ‘verità rivelate’ - ci  sforzeremo di contrapporre in tutta modestia i nostri ragionamenti di semplice  buon senso chiedendo in qualche caso aiuto alle visioni - anch’esse ‘non scientifiche’ - di Maria  Valtorta quale regalo finale al lettore che si sarà sforzato di seguirci fino a  quel punto.
   7.3  La figura del Battista ed i suoi rapporti con Gesù. Il Battista  conosceva Gesù prima dell’incontro al Giordano? Ma ritorniamo a Giovanni Battista. E’  stato detto tanto per cominciare che egli era un esseno.Non è scritto da nessuna parte, ed  esseno non lo era nemmeno Gesù, come altri hanno sostenuto vedendo dei punti in  comune con la dottrina predicata da questa setta.
 E non perché essere un esseno sia un  disonore, ma semplicemente perché nessuno dei due lo era.
 Degli esseni parlano Giuseppe Flavio, Filone e Plinio.
 La loro era una setta di asceti, che  risale al II secolo a.C..
 Vivevano in comunità di tipo monastico,  prima dalle parti di Gerusalemme, poi in villaggi della Giudea meridionale e  lungo il Mar Morto, infine nei deserti.
 Essi accentuavano il puritanesimo dei  farisei, professavano la povertà e la castità. Vestiti di bianco, osservavano  il silenzio, conducevano vita sobria, attendevano al lavoro nei campi,  credevano nel futuro Messia e nella sopravvivenza dell’anima, disprezzavano la  sapienza profana, aborrivano i sacrifici cruenti.
 Tutte cose che potremmo condividere  anche noi, solo che loro erano un pochino troppo ‘fondamentalisti’, cioè portavano all’eccesso quelle che – in  misura equilibrata – avrebbero potuto essere delle virtù.
 All’epoca di Gesù sembra che ce ne  fossero circa 4000 e che molti fossero divenuti successivamente cristiani.
 Di Gesù essi avevano apprezzato  l’equilibrio e la sapienza di predicazione e avevano finito per considerarlo  anche il vero Messia.
 Giovanni Battista non fu dunque esseno,  ma solo pre-cristiano, soprattutto  un profeta che  proclamava la purezza del  cuore ed invitava alla purificazione ed alla penitenza poiché era ormai vicina  la venuta del Messia.
 Da alcuni passi dell’opera valtoriana si  intuisce che, dopo la strage degli innocenti, il Re Erode fece compiere  indagini più approfondite sul Messia e scoprì la casa dove la Sacra Famiglia – lasciata la stalla della notte fortunosa della nascita di Gesù -  era vissuta i primi tempi a Betlemme.
 Gli emissari del re individuarono anche i legami di parentela con la famiglia  di Zaccaria ed il sacerdote ebbe i suoi guai.
 Giovanni Battista coltivò la sua  ‘vocazione’ andandosene a vivere asceticamente nel deserto finchè, giunto  all’età adulta, cominciò a predicare soggiogando le folle con la potenza della  sua oratoria ed il magnetismo intenso che sprigionava dalle sue parole oltre  che dal suo volto spirituale ma anche dai suoi occhi in certo qual modo  ‘spiritati’, perché pieni del fuoco della sua passione per Dio.
 E’ dunque questo il Giovanni che -  vedendo Gesù al Giordano e cogliendo il segno dello Spirito sotto forma di colomba sul suo capo – lo addita alle turbe mentre  la Voce del Padre dal cielo tuona ‘Questo  è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto’…
 Ricordo che qualche anno fa – ero in  vacanza in Sardegna - mi ero ritrovato a discuterne con un sacerdote e con  un’altra persona.
 Il sacerdote, umanamente parlando, era  una brava persona, solo un pochino tanto razionalista, come del resto lo ero  una volta anch’io.
 Era un ‘postero’ di Renan, Loisy e di Bultmann, un loro ‘nipotino’, insomma.
 Ogni volta che i Vangeli parlavano di miracoli  non li chiamava miracoli ma 'segni' da intendere però nel senso di ‘simboli’,  come a dire che non erano stati miracoli per davvero ma nelle intenzioni degli  evangelisti volevano solo simboleggiare un determinato concetto.
 E commentando questo brano del Giordano  - che è fondamentale perché è la prima ‘testimonianza’ pubblica della divinità di Gesù, oltre che la prima  manifestazione ‘pubblica’ del Padre – egli ebbe a dire che questa era appunto  un ‘simbolo’ come d’altro canto le parole che l’evangelista aveva messo in bocca al Battista.
 Ecco, quando gli pareva che secondo lui  il Gesù dei vangeli dicesse qualcosa che sembrava contrastare la ‘razionalità’,  allora lui aveva l’abitudine di dire che quelle erano parole che gli  evangelisti gli ‘avevano fatto dire’ per un loro scopo didattico.
 Solo che - a forza di attribuire alla ‘immaginazione’ degli evangelisti le  parole che essi ‘mettevano in bocca’ a Gesù per ragioni ‘didattiche’  - finiva che del Gesù dei vangeli non rimaneva più niente, a parte la morte in  croce, forse.
 E finiva anche che la gente perdeva la  fede. E glielo dissi.
 Ci si può domandare come mai sia stato  possibile che, in questo stesso episodio raccontato però nel vangelo  dell’apostolo Giovanni (Gv 1, 19-34), il Battista esclamasse che egli non aveva mai conosciuto Gesù.
 Non erano forse cugini?
 I nostri tre teologi razionalisti avranno certo pensato da parte loro a  questo proposito che i due – Gesù e il Battista - si dovessero essere messi  d’accordo in anticipo facendo finta di non conoscersi: insomma, una specie di  gioco delle ‘tre tavolette’!
 La  strada di Giovanni e quella di Gesù si erano divaricate sin dalla nascita. D’altra parte Gesù non era più tornato a Betlemme o  ad Ebron, prima di quel battesimo al Giordano.
 Lo stesso Spirito Santo, che dopo il  battesimo avrebbe portato Gesù nel deserto, lo aveva pure condotto – prima  ancora dell’inizio della sua missione – a quel guado del Giordano, affinchè  l’uomo-Gesù si incontrasse con colui che, da fuori del Tempo, Dio-Padre aveva  eletto come  Precursore del Messia,  liberandolo a questo scopo persino dalla Macchia d’origine fin dal grembo di  Elisabetta.
 Giovanni – umanamente parlando - non conosceva dunque Gesù ma   al Giordano riconosce spiritualmente in quell’uomo il ‘Messia’ solo perché illuminato interiormente dallo Spirito Santo che glie lo fa capire apparendo  sopra il capo di Gesù sotto forma di colomba, affinchè tutti vedessero e  Giovanni glie ne potesse dare testimonianza.
 L’episodio è ‘storico’, cioè realmente  accaduto e non una invenzione ‘simbolica’.
 Di ‘simbolico’ semmai c’è solo il fatto  che il battesimo fatto da Giovanni era figura del futuro battesimo che sarebbe stato introdotto da Gesù.
 Se Giovanni aveva battezzato sino a quel  momento in acqua, ben altro sarebbe  stato il successivo Battesimo in Spirito Santo, battesimo che lava e salva perché rende ‘cristiani’ e dà la Grazia,  anche se è poi la fedeltà alla Grazia che ci mantiene cristiani.
 Ciò chiarito, dagli stessi vangeli si  capisce poi che  il Battista aveva fra i  suoi discepoli i futuri apostoli: Giovanni, suo fratello Giacomo e Andrea  (fratello minore di Pietro) che – avendo il Battista indicato in Gesù il Messia  – si diedero a seguirlo.
 I discepoli del Battista - e qui  entriamo nel campo della ‘umanità’ propria anche delle persone migliori - erano  ‘gelosi’ della fama sempre maggiore di quel Messia-Gesù che, oltre a saper  predicare con eccezionale sapienza, faceva  miracoli di ogni genere che lo accreditavano oltre ogni dubbio come ‘uomo  di Dio’.
 Essi – e come loro tanti sacerdoti,  scribi e farisei di Gerusalemme - credevano invece che il Messia fosse  Giovanni. Fu solo dopo l’arresto definitivo del Battista - e cioè il secondo arresto che lo portò poi alla  morte - che i suoi seguaci si sarebbero convinti, come andava da tempo ripetendo  il loro stesso maestro, che il vero Messia era proprio Gesù. E molti divennero allora  suoi discepoli, confluendo poi nel Cristianesimo.
 L’episodio del battesimo al Giordano non fu dunque – contrariamente a quanto  asseriscono senza alcun fondamento Renan e Loisy - una invenzione successiva dei cristiani per legittimare fraudolentemente con l’autorità del Battista la  Messianicità di Gesù o un cercare di  accreditare una superiorità della nascente setta cristiana sulla già  relativamente affermata setta battista, ma  fu il punto di avvio di una predicazione travolgente dove il ‘testimone’ doveva  passare dalle mani del Precursore a quello del Redentore.
 Nel primo anno di vita pubblica Gesù  sarà il Maestro, il Sapiente.
 Nel secondo anno Egli si mostrerà il Salvatore, l’Amico, il Misericordioso.
 Nel terzo, Egli sarà il Redentore, il Giusto e il Forte verso quegli uomini che ricambiano il  suo amore con odio.
 7.4  L’incontro fra Gesù e Giovanni nella visione di Maria Valtorta. Per ritornare però a quell’incontro del  Giordano, la Valtorta6 vede una pianura  deserta priva di vegetazione, un fiume che scorre lentamente da nord a sud, con  poca profondità, mentre lungo le sponde umide cresce della vegetazione. E’ la  valle del Giordano, intesa quale letto del fiume, ma non si tratta di una vera  valle perché nei dintorni non vi sono colline né monti.Lungo la riva destra del Giordano si  vede molta gente dai cui indumenti si comprende l’appartenza a classi sociali diverse.
 In mezzo ad essi, su di un masso, vi è  il Battista che predica.
 Un’oratoria vibrante e dura.
 Egli predica il prossimo avvento del  Messia ed invita a predisporre i cuori alla sua venuta con il pentimento e la  purificazione, di cui l’acqua del Giordano, versata sulle teste, è simbolo.
 Lungo una stradina erbosa che  fiancheggia il fiume, si vede arrivare Gesù. Arriva alle spalle di Giovanni  senza far rumore, come uno qualunque di quelli che venivano lì a farsi  ‘battezzare’. E’ vestito da popolano come tanti e appare come uno della folla,  anche se i tratti tradiscono bellezza e signorilità.
 Giovanni è come se sentisse il suo  sguardo sulle spalle, si volta, lo fissa. Scende subito dal masso e va verso  Gesù come guidato da una ‘luce’ interiore. Si guardano negli occhi. Gesù, dagli  occhi azzurri e dolci. Giovanni dall’occhio severo, nero, lampeggiante. Alti  entrambi ma molto diversi.
 Gesù biondo, volto chiaro, capelli  lunghi ordinati, un abito semplice ma maestoso. Giovanni, irsuto, nero di  lunghi capelli e di barba rada, occhi febbrili, guancie scavate dal digiuno,  pelle abbronzata cotta dal sole e dalle intemperie.
 Si guardano intensamente e, più o meno,  si scambiano le parole del Vangelo di Matteo.7
 Scrive la Valtorta:
 «…Sembrano un selvaggio e un angelo visti vicini.Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio  penetrante, esclama: «Ecco l'Agnello  di Dio. Come è che a me viene il mio Signore? ».
 Gesù  risponde placido: «Per compiere il rito  di penitenza».
 « Mai, mio Signore.  Io sono che devo venire a Te per essere  santificato, e Tu vieni a me? ».
 E  Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni s'era curvato davanti a  Gesù, risponde: « Lascia che si faccia  come voglio, perché si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un  più alto mistero e sia annunciato agli uomíní che la Vittima è nel mondo ».
 Giovanni  lo guarda con occhio che una lacrima fa dolce e lo precede verso la riva, dove  Gesù si leva il manto e la tunica, rimanendo con una specie di corti  calzoncini, per poi scendere nell'acqua dove è già Giovanni, che lo battezza  versandogli sul capo l'acqua del fiume, presa con una specie di tazza, che il  Battista tiene sospesa alla cintola e che mi pare una conchiglia o una mezza  zucca essiccata e svuotata.
 Gesù  è proprio l'Agnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del  tratto, nella mitezza dello sguardo.
 Mentre  Gesù risale la riva e, dopo essersi vestito, si raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle turbe,  testimoniando d'averlo conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva  indicato quale indicazione infallibile del Redentore.
 E’ infatti questo il momento, mentre Gesù risale la  riva, in cui il Padre dal Cielo tuona: «Questo  è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto».Giovanni non aveva bisogno di alcun segno visibile o  materiamente percepibile all’udito perchè a lui parlavano le voci del Cielo, ma  il ‘segno’ era necessario per gli altri, affinché attraverso un segno  ‘materiale’ quelli potessero veramente capire che Gesù era il Messia, Figlio di  Dio.
 
 
              1 M.V.: ‘L’Evangelo…’ – Vol. I, Cap. 42 – C.E.V. 
              2 Nota dell’autore: secondo l’Opera valtortiana, dopo il  Peccato originale e la cacciata dal Paradiso terrestre, il Regno dei cieli era  stato precluso all’Umanità peccatrice . I malvagi andavano all’inferno mentre i  giusti di tutti i popoli sostavano nel Limbo, da dove sarebbero stati liberati  insieme ai patriarchi di Israele, per accedere finalmente al Paradiso grazie  alla Redenzione operata da Gesù sulla Croce. 
              3 M.V.: ‘L’Evangelo…’ – Vol. I, Cap. 44.3 – C.E.V. 
              5 Nel Settecento, Ottocento e poi anche nel Novecento si  è sviluppata una critica teologica tutta rivolta allo smantellamento dei vangeli. Una critica nata in ambiente  protestante dai primi illuministi e  deisti inglesi, seguiti poi da francesi e tedeschi.Clima che trovava in uomini come Rousseau e Voltaire, che  del movimento illuminista erano autorevoli esponenti, i padri spirituali che  proponevano la liberazione dell’Umanità dall’oscurantismo del Cristianesimo.
 Un Voltaire che – come osserva Vittorio Messori nel suo ‘Pensare  la storia’ – nel 1773 prevedeva solennemente ‘Nella cultura nuova, non ci sarà futuro per la superstizione  cristiana. Io vi dico che fra vent’anni il Galileo sarà spacciato’.
 Che Voltaire non si riferisse a Galileo Galilei ma a Gesù Cristo mi sembra intuitivo…
 ‘Ed i  vent’anni – continua Messori – caddero nel 1793, anno del Grande Terrore proprio in nome della  Ragione annunciata come benefica salvatrice al posto della fede, sanguinaria ed  oscurantista’.
 Gli illuministi propugnavano  l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità in cui le religioni, in primo luogo  quella cattolica, secondo loro lo avevano tenuto.
 La religione cattolica veniva  presentata come medievale, ostile al progresso, schierata per di più a difesa  dell’immobilismo politico.
 In questo clima culturale  nascevano correnti di pensiero che – in chiave politica - avrebbero portato  prima alla rivoluzione francese, quindi alla caduta delle varie monarchie  europee, all’abbattimento dello Stato vaticano in Italia, al marxismo ateo, al  socialismo, al nazional-socialismo e fascismo e infine al materialismo  capitalista.
 Era un clima in cui diventava  ideologicamente importante demolire la Chiesa, vista come influente fonte di  potere politico in Europa, cominciando a distruggerne la sua cultura che aveva  fino ad allora informato la vita della società.
 Bisognava dunque mettere prima  di tutto in discussione i princìpi alla base di tale cultura, cioè il Vangelo e la Bibbia.
 Demolito innanzitutto il  Vangelo sarebbe crollata anche la Chiesa cattolica romana, considerata pietra  angolare dell’intero cristianesimo, e  con essa il suo ‘potere’ politico.
 E’ proprio in questo periodo  storico che si è venuta consolidando la teologia di cui sopra che – impregnata  di razionalismo – si concentrò nello  studio dei vangeli allo scopo di eliminare sistematicamente tutto quanto in  essi sembrasse non rispondere ai criteri di una ‘sana’ Ragione.
 L’aldilà – sono le parole d’ordine di questo attacco  concentrico da parte di una certa teologia, di una certa filosofia e di una  certa politica  - è una chimera,  perché esiste solo l’aldiqua che possiamo toccare con mano e controllare  ‘scientificamente’. Il ‘Dio’ degli ebrei, dei musulmani e dei cristianisarebbe una  invenzione dei rispettivi ‘preti’. I vangeli con i loro miracoli, resurrezioni ed  ascensioni sarebbero un insieme di racconti mitici che vanno depurati delle  leggende, come ad esempio quelle del peccato originale, della immacolata  concezione e della verginità di Maria, degli esorcismi e via dicendo. I vangeli  si ridurrebbero ad un insieme di norme e regole morali, sia pur di alto  profilo, dove però l’ispirazione di Dio  non c’entra proprio niente, come non  c’entra nei profeti, poveri illusi convinti che sia Dio a dare origine a  quelle che sarebbero solo le fantasie della loro mente malata…
 Fra i tanti esponenti di  questa corrente di pensiero, diventata predominante e che ha avuto enorme  influenza prima sulla cultura europea e poi su quella dell’intero mondo  occidentale, si sono distinti - nel campo degli studi ‘teologici’ e di critica  cosiddetta ‘storico-scientifica’ - alcuni nomi ‘significativi’, quelli di  Ernest Renan, Alfred Loisy e Rudolf Bultmann, in quanto la loro influenza è stata forte e si fa sentire  ancora oggi, anche fra i cattolici.
 I tre erano campioni del  Positivismo e Modernismo.
 Enest Renan (1823-1892),  francese, ex seminarista, fu  storico, filosofo e scrittore. Esponente del positivismo scrisse la Vita di Gesù che ebbe enorme risonanza.  L’influsso del suo pensiero e della sua personalità nella cultura e nella  letteratura francese, e non solo, fu vasto e profondo. Alfred Loisy (1857-1940), francese, sacerdote, fu l’iniziatore del modernismo. Le sue pubblicazioni di  esegesi biblica furono condannate dal Santo Uffizio e nel 1908 fu scomunicato. Negò il concetto di ispirazione e quello del soprannaturale in genere, e applicò  alla Sacra Scrittura le teorie più spinte del razionalismo tedesco, fino a  presentare la Chiesa come un travisamento  cosciente del Regno di Dio. Rudolf Bultmann (1884-1976), tedesco, teologo protestante, diede  grande contributo scientifico allo sviluppo della scuola della  ‘Formgeschichte’, ma il suo nome è legato soprattutto alla ‘demitizzazione’, concetto che presume ricondurre a livello naturale e a dimensioni umane fatti e persone  del testo biblico a cui l’ignoranza ed il fanatismo religioso avrebbero  attribuito caratteri soprannaturali in un contesto ‘mitico’.Per maggiorti ragguagli vedere  le varie Introduzioni ai miei  quattro volumi di commenti evangelici “I Vangeli di Matteo, Marco Luca e del  ‘piccolo Giovanni’ ”, Ed. Segno, reperibili anche sul mio sito internet  digitando www.ilcatecumeno.net
 
              6 M.V.: ‘L’Evangelo…’ – Vol. I, Cap. 45 – Centro  Editoriale Valtortiano |