3. L’ANNUNCIAZIONE DELL’ARGANGELO GABRIELE E LA VISITA DI MARIA AD ELISABETTA

 

3.1 Lo sposalizio di Maria e Giuseppe e la casa di Nazareth.

Nelle visioni della Valtorta si assiste - dopo la cerimonia in cui Maria era stata promessa in sposa a Giuseppe – a quella successiva dello sposalizio vero e proprio, a Gerusalemme.
La cerimonia avviene qui perché lei era una delle vergini del Tempio e perché – rimasta orfana, come già detto – la sua nuova famiglia era virtualmente costituita da Elisabetta, cugina di Anna, la mamma di Maria, e dal di lei marito, il sacerdote Zaccaria.
Maria – leggiadra da non dire – indossa monili appartenuti a sua mamma Anna e alla nonna paterna, monili che la cugina  Elisabetta aveva portato da Nazareth a Gerusalemme alla morte della madre tenendoli in serbo per Maria insieme al corredo.
Il Pontefice consacra la promessa di matrimonio, dopodichè, in una sala separata, viene regolarmente stipulato il contratto di nozze nel quale viene detto che Maria porta  in dote alla sposo la sua casa e annessi beni e il suo personale corredo e ogni altro bene ereditato dal padre.
Gli sposi escono, e si avviano verso un carro da viaggio trainato da un cavallo.
Maria ed Elisabetta salgono all’interno mentre Giuseppe e Zaccaria si mettono alla guida partendo al trotto.
Le mura del Tempio e la città si allontanano, essi entrano in aperta campagna e Maria – scostando ogni tanto la tenda del carro – sotto il suo velo piange piano piano, mentre guarda il Tempio e la città sempre più lontani, pensando certamente alle amicizie e agli affetti lasciati.
Arrivano a Nazareth, tutti e quattro, e vengono accolti da una folla festante di amici e parenti accorsa per l’avvenimento.
Il carro si dirige al passo verso la casa di Maria, che lei non vede dalla più tenera infanzia e di cui aveva infatti parlato al Gran Sacerdote del Tempio come di un ricordo lontano.
Giuseppe le spiega che la casa non è più grande e bella come quella di una volta. Il padre Gioacchino era morto infatti dopo una lunga e costosa malattia che – dice Giuseppe - lo aveva obbligato a vendere i terreni, mentre la casa stessa era stata in parte demolita per far posto al passaggio di una strada costruita da Roma.
La parte di casa rimasta – successivamente ristrutturata, con il recupero di un locale interrato scavato contro la collina per farne un deposito di attrezzi e abbellita da un orto vasto - è quella che ora attende Maria.
É anche la casa (nel cui locale interrato Giuseppe ricaverà poi il suo laboratorio di falegname)  dove crescerà Gesù dopo il futuro rientro della Sacra Famiglia dall’Egitto, e dove il piccolo apprenderà da Giuseppe le prime lezioni di falegnameria.
Giuseppe dice a Maria che lui lavorerà, facendo il falegname, e lei risponde che lo farà anche lei, lavorando di cucito.
Giuseppe si oppone, chiedendole di non volerlo mortificare e le propone invece di accudire la casa, tessendo e cucendo le cose di casa.
Accolti da altri parenti che li attendevano sulla soglia - Maria di Alfeo e suo marito Alfeo (fratello di Giuseppe), genitori dei futuri apostoli Giacomo e Giuda d’Alfeo - i due sposi entrano in casa mentre Giuseppe, tenendo per mano Maria, le mostra tutti quei particolari che lei doveva aver ormai dimenticato, incluso l’orto con il frutteto.
Maria è stanca per il lungo viaggio e i parenti se ne vanno lasciandola sola.
Mi è sembrato di capire che – sulla base delle usanze di quell’epoca – fosse previsto un certo periodo di separazione, prima che gli sposi potessero legittimamente cominciare a convivere sotto lo stesso tetto e consumare le nozze.
É dunque questa la casa della successiva Annunciazione da parte dell’Angelo.

 

3.2 L’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele.

A quest’ultimo riguardo, l’evangelista Luca racconta1 che un Angelo del Signore  era apparso nel Tempio di Gerusalemme al sacerdote Zaccaria, il marito di Elisabetta, per annunciare una prossima maternità di sua moglie: vale a dire la futura nascita di Giovanni Battista.
L’Angelo, anzi l’Arcangelo Gabriele, appare sei mesi dopo a Maria ed anche a Lei annuncia la prossima nascita di un figlio, spiegando - alla meravigliata fanciulla che dichiara di ‘non conoscere uomo’ - che nulla è impossibile a Dio e che – a comprova – la sua anziana parente Elisabetta, considerata sterile, aveva anch’ella concepito un figlio sei mesi prima, sia pur per vie naturali.
Ovviamente – e direi, fortunatamente, per la realizzazione del progetto divino sulla ‘Redenzione’ dell’Umanità – Maria accetta di sottomettersi alla volontà di Dio.
Maria2 stava filando del lino, in una stanzetta con una porta ed una tenda che danno sull’orto, mentre pace e silenzio aleggiano nella casetta.
Maria fila e canta dolcemente un inno sacro, finché il suo canto si trasforma in preghiera per chiedere a Jahvé di mandare presto il suo Messia.
Tutta Israele lo attendeva con ansia in quel periodo, poiché il Profeta Daniele, circa cinque secoli prima, aveva fatto una famosa profezia detta ‘delle settanta settimane’ (di anni) che si sarebbero dovuti attendere per la Venuta del Messia e quei tempi stavano ora per compiersi.3
La tenda ha un palpito come mossa da un vento, una luce vivida si diffonde all’improvviso nella stanza e nella luce si materializza un Angelo dall’aspetto d’uomo, ma un uomo dal corpo ‘glorificato’, come fosse fatto di una materia diversa e splendente.
L’Angelo si prostra, quindi le sorride e le parla: ‘Ave, Maria, Piena di Grazia’.
Maria – sorpresa da quella luce - ha un attimo di soprassalto quando vede l’Angelo inginocchiato davanti a lei con atteggiamento di devozione. Si alza di scatto addossandosi ad una parete. Lei intuisce trattarsi di una apparizione, ma di Satana o da parte di Dio?
L’Angelo la invita a non aver paura perché il Signore è con Lei, le si presenta e le parla ancora:

 

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...
« Non temere, Maria! » ripete l'Arcangelo.
« Io sono Gabriele, l'Angelo di Dio. Il mio Signore mi ha mandato a te. 
Non temere, perché tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ora tu concepirai nel seno e partorirai un Figlio e gli porrai nome "Gesù". Questi sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (e tale sarà in vero) e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo Regno non avrà mai fine. Comprendi, o santa Vergine amata dal Signore, Figlia benedetta di Lui, chiamata ad esser Madre del suo Figlio, quale Figlio tu genererai?
« Come può avvenire questo se io non conosco uomo?  Forse che il Signore Iddio più non accoglie l'offerta della sua serva e non mi vuole vergine per amor di Lui?».
« Non per opera di uomo sarai Madre, o Maria. Tu sei l'eterna Vergine, la Santa di Dio. Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà. Perciò Santo si chiamerà Colui che nascerà da te, e Figlio di Dio. Tutto può il Signore Iddio nostro. Elisabetta, la sterile, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio che sarà il Profeta del tuo Figlio, colui che ne prepara le vie. Il Signore ha levato a questa il suo obbrobrio, e la sua memoria resterà nelle genti congiunta al nome tuo, come il nome della sua creatura a quello del tuo Santo, e fino alla fine dei secoli le genti vi chiameranno beate per la Grazia del Signore venuta a voi ed a te specialmente; venuta alle genti per mezzo tuo.
Elisabetta è nel suo sesto mese ed il suo peso la solleva al gaudio, e più la solleverà quando conoscerà la tua gioia.
Nulla è impossibile a Dio, Maria, piena di Grazia
Che devo dire al mio Signore? Non ti turbi pensiero di sorta. Egli tutelerà gli interessi tuoi se a Lui ti affidi. Il mondo, il Cielo, l'Eterno attendono la tua parola! ».
Maria, incrociando a sua volta le mani sul petto e curvandosi in un profondo inchino, dice: « Ecco l'ancella di Dio. Si faccia di me secondo la sua parola ».
L'Angelo sfavilla nella gioia.  Adora, poiché certo egli vede lo Spirito di Dio abbassarsi sulla Vergine curva nell'adesione, e poi scompare senza smuover tenda, ma lasciandola ben tirata sul Mistero santo.

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3.3 La visita di Maria ad Elisabetta, ad Ebron, per la nascita di Giovanni Battista.

L’anziana Elisabetta aveva amorevolmente aiutato e seguito Maria come una seconda mamma quando lei, orfanella, viveva al Tempio.
Immaginando ora che Elisabetta potesse avere bisogno di aiuto, la giovane Maria - accompagnata per sicurezza da qualcuno che avrebbe fatto lo stesso percorso - si mette in viaggio senza indugio a dorso d’asino da Nazareth a Ebron.
Nell’Opera valtortiana si aprono a questo punto alcuni capitoli che narrano dell’arrivo di Maria e della sua permanenza per tre mesi ad Ebron dove era appunto la residenza di Zaccaria.
Benestante sacerdote del Tempio di Gerusalemme, era stato reso muto  fino alla nascita del Battista dall’Angelo al quale si era rifiutato di credere quando questi - nel Tempio - gli aveva comunicato che sua moglie anziana avrebbe avuto un figlio.
Quello dell’arrivo di Maria presso la casa di Elisabetta è un episodio colorito sul quale non ci possiamo però soffermare.4
Dopo la morte dei genitori di Maria, Elisabetta e Zaccaria erano stati sempre vicini alla piccola, lo erano rimasti anche dopo che era cresciuta ed andata in sposa, e poi lo sarebbero stati anche dopo, cioè fino a dopo la persecuzione di Erode seguita alla strage degli innocenti.
 Anzi la persecuzione toccò anche loro in quanto - successivamente individuati da Erode il Grande come ‘parenti’ dell’odiato e temuto Messia, che nel frattempo era fuggito da Betlemme – il tiranno voleva loro estorcere la rivelazione del luogo del rifugio della Sacra Famiglia, luogo che essi peraltro non conoscevano a causa della improvvisa e segreta fuga notturna da Betlemme di Giuseppe e Maria con Gesù.
Ora, è proprio nel momento dell’arrivo ad Ebron che  - mentre Maria, la quale aveva in grembo il Figlio di Dio,  abbraccia stringendo a sé Elisabetta - avviene la santificazione di Giovanni Battista a sua volta in grembo ad Elisabetta.5
Maria e Gesù erano stati concepiti privi di Macchia, mentre a Giovanni Battista, il Precursore di Gesù, la Macchia d’origine fu cancellata in questa occasione grazie a quel reciproco abbraccio nel quale un seno di Madre ospitava un Dio.
Ciò perché Giovanni Battista sarebbe stato il degno Precursore e banditore della venuta del Messia, e anzi sarebbe divenuto il primo martire di quella che – con la nascita e predicazione di Gesù - era già di fatto l’era cristiana.
Illuminate dallo Spirito che scende su di loro, le due donne profetizzano.
Elisabetta ‘intuisce’ per illuminazione dello Spirito Santo la divinità del figlio che Maria portava in grembo, cioè che Maria era la ‘Madre’ del Signore, termine quest’ultimo che per gli ebrei stava a significare Dio.
Ecco cosa le sente dire, in visione Maria Valtorta.6
«Benedetta tu fra tutte le donne! Benedetto il Frutto del tuo seno! Come ho meritato che venga a me, tua serva, la Madre del mio Signore? Ecco, al suono della tua voce il bambino m’è balzato in seno come per giubilo e quando t’ho abbracciata lo Spirito del Signore mi ha detto altissima verità al cuore. Te beata, perché hai creduto che a Dio fosse possibile anche ciò che non appare possibile ad umana mente! Te benedetta, che per la tua fede farai compiere le cose a te predette dal Signore e predette ai Profeti per questo tempo! Te benedetta, per aver portato la Santità al figlio mio che, lo sento, balza, come capretto festante, di giubilo nel mio seno, perché si sente liberato dal peso della colpa, chiamato ad essere colui che precede, santificato prima della Redenzione dal Santo che cresce in te!»
Maria, lacrime agli occhi per le parole di Elisabetta e per la riconoscenza a Dio di averle dato quel dono che per lei sarà però anche Passione, pronuncia a sua volta - anch’ella in piena ispirazione, mossa dallo Spirito Santo – le famose parole: « L’anima mia magnifica il suo Signore…» continuando quel famoso Magnificat7 che sarebbe passato alla storia nei duemila anni successivi.
Solo il  razionalismo di certi teologi ‘modernisti’  - non comprendendo né ammettendo il senso della ispirazione divina e diffidenti rispetto allo ‘spirito di profezia’ - può giudicare il Magnificat una normale sia pur bella e solenne preghiera, inventata successivamente a fini apologetici, preghiera che gli evangelisti avrebbero ‘messo in bocca’ a Maria.
Zaccaria, non illuminato dallo Spirito perché ‘punito’ per non aver voluto credere all’Angelo, assiste anch’egli all’abbraccio delle due donne senza però comprendere il senso reale di quello che esse si stavano dicendo.8

3.4 Giuseppe e Maria: un matrimonio che sembra cominciare male.

Giovanni Battista nasce dopo tre mesi e, qualche giorno dopo la nascita, viene ‘presentato’ al Signore nel Tempio di Gerusalemme.
Anche Giuseppe è atteso in arrivo da Nazareth per partecipare alla solenne cerimonia ma inspiegabilmente tarda ad arrivare.
Dopo la cerimonia, Maria, Zaccaria ed Elisabetta con in braccio il neonato Giovanni, decidono di recarsi allo stallaggio, una sorta di ‘autoparcheggio’ per cavalcature, per vedere se Giuseppe fosse per caso lì. Non lo trovano e Maria appare molto pensierosa, anzi preoccupata come se inseguisse con la mente cupi pensieri.
Faceva bene a preoccuparsi, Maria, perché era incinta di tre mesi ma Giuseppe - che non aveva saputo niente dell’Annunciazione da parte dell’Angelo - era ignaro di quella gravidanza della quale ora cominciavano ad intravvedersi le ‘rotondità’ nonostante lei cercasse di nasconderle sotto il manto.
Decidono allora tutti di recarsi a casa di amici, immaginando che Giuseppe, non vedendoli, li avrebbe cercati e trovati lì.
Finalmente – dopo molte ore di attesa– si ode un forte picchiare alla porta: è Giuseppe!
Saluti, complimenti di Giuseppe ad Elisabetta per il suo bel bambino, scuse per il forte ritardo dovuto a ragioni di lavoro e soprattutto alla perdita di un ferro dello zoccolo del suo ciuco. Il ritardo nel suo arrivo impone però ora una partenza per Nazareth in giornata anche viaggiando al buio per guadagnare tempo ed evitare la calura del viaggio di giorno.
Intanto Maria prega….
Finalmente Giuseppe e Maria si accingono a partire, ognuno su un ciuchino, ma - mentre Giuseppe aiuta Maria a salire sul suo - un lembo della veste si scosta, Giuseppe vede, osserva Maria e - pensieroso - non dice niente
Qui comincia la sua ‘Passione’...9
Gli si deve essere gelato il cuore, poverino, ma doveva anche aver avuto un self-control eccezionale se non ha poi aperto bocca, a questo riguardo, nel corso del viaggio di ritorno da Gerusalemme a Nazareth, durato alcuni giorni.
Arrivati a destino, Giuseppe lascia Maria a casa sua e – freddamente – la saluta, e se ne va.
E Maria rimane sola con i suoi pensieri e il suo tormento. E lui pure.
Lei, infatti, si era affidata completamente a Dio e - serbando il segreto - nulla gli aveva detto, tre mesi prima, dell’apparizione dell’Arcangelo e della sua maternità divina.
Anche dopo il ritorno a Nazareth lei lascia a Dio il compito della ‘difesa’ del suo onore.
La Madonna – in un dettato alla mistica a commento di questa visione10 – le illustra bene il tormento di quell’uomo che – ancorchè votato alla castità in quanto nazareo - si sentiva comunque tradito da quella che era ‘legalmente’ la sua donna, la quale - per di più - gli aveva  confessato fin dal loro primo incontro di aver offerto la propria verginità quale olocausto al Signore.
Penso che Giuseppe, oltre allo scorno personale, dovesse aver provato umiliazione e vergogna nei confronti degli altri che lo avrebbero saputo.
La ‘gente’ avrebbe malignato pensando che i due non avevano rispettato la ‘castità’ prima che fosse trascorso il periodo in cui avrebbero potuto dormire sotto lo stesso tetto, oppure – fatto ancora peggiore se Giuseppe avesse proclamato la sua ‘innocenza’  - la gente avrebbe pensato sogghignando che il ‘colpevole’ fosse stato… qualche altro.
E poi, i parenti…?
Chissà che anche un sant’uomo come lui – nella disperazione e in uno scatto di orgoglio di fronte a tutta quella umiliazione - non avesse davvero trovato da ridire qualcosa persino nei confronti di quel suo ‘Dio’, per il quale egli si era votato alla castità, ma che ora lo ripagava con quella moneta…


1 Lc 1

2 M.V.: Opera citata, Vol. I, Cap. 16
   G.L.: “ I Vangeli di Matteo…’, Vol. I, Cap.. 2 – vedi anche sito internet

3 Dn 9, 20-27

4 M.V.: Opera citata, Vol. I, Capp. 21 e 22 – C.E.V.

5 Lc 1, 39-41

6 Lc 1,42-44

7 Lc 1, 46-55

8 M.V.: :‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 21 – C.E.V.

9 G.Landolina: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 5.3 – vedi anche sito internet dell’autore.

10 M.V.: opera citata, Vol. I, Cap. 25