2. MARIA VIENE DATA IN SPOSA A GIUSEPPE

 

2.1 L’anima di Maria, preservata dalla Macchia del Peccato originale, si ‘ricordava’ di Dio e della propria ‘missione’.
   
Anna, la futura mamma di Maria, era della stirpe di Aronne, mostrava – nelle visioni e descrizioni di Maria Valtorta1 - una età fra i cinquanta e i cinquantacinque anni, non vecchia dunque ma comunque una età dove solitamente non si hanno più figli.
Capelli un poco grigi, bella, occhi neri profondi, sguardo dolce, un poco mesto, colorito del volto leggermente bruno, bocca ben disegnata, espressione austera, naso leggermente aquilino ma che si intonava bene al resto del viso, ben proporzionata ed alta.
Insomma una ‘bella donna’, nonostante l’età.
Ma era anche una ‘santa donna’, perché lei ed il marito erano quelli che una volta si chiamavano ‘giusti’, persone che fanno cioè della loro vita una missione di lode al Signore.
Era moglie di Gioacchino, della stirpe di Davide.
Questi era più anziano, leggermente più basso di Anna, capelli bianchi e folti, colorito chiaro del viso, barba squadrata, occhi azzurri, ciglia castane, quasi bionde.
L’essere rimasti senza prole era sempre stato il loro cruccio. Un giorno decisero di andare a Gerusalemme per la Festa dei Tabernacoli e – al Tempio - vollero fare voto al Signore che, se Egli avesse fatto loro la grazia di concedergli un figlio,  essi glielo avrebbero offerto e consacrato.
E l’anno dopo arrivò puntualmente il figlio, anzi la figlia.
I due mantennero la parola e fin da quando Maria ebbe pochi anni, cioè in tenerissima infanzia, se ne privarono e la portarono a Gerusalemme e – probabilmente attraverso i buoni uffizi di Zaccaria, sacerdote – la fecero accogliere al Tempio dove venne allevata fra le ‘vergini’.
Maria crebbe nel Tempio, che potremmo immaginare avesse come ‘propaggine’ una sorta di convento odierno, venendo istruita nella conoscenza della Sacre Scritture che dunque lei imparò a menadito.
Era seguita in particolare da una sorta di santa ‘suora’ – Anna, figlia di Fanuel – quella che Luca nel suo Vangelo indica come la profetessa che nel momento della Presentazione di Gesù al Tempio arrivò insieme a Simeone, mettendosi poi entrambi a profetare sul futuro messianico del piccolo infante.
Per ritornare però a Maria, Gioacchino ed Anna morirono quando lei era ancora in giovanissima età.
Lei rimase dunque al Tempio fino ai quindici anni circa, seguita dalle cure e dalle visite soventi di Zaccaria e di sua moglie Elisabetta, cugina di Maria SS. per parte materna.
Elisabetta e Zaccaria – anch’essi in tarda età – daranno alla luce Giovanni Battista.
Egli riceverà la ‘missione’ di ‘Precursore’, il Banditore del futuro Messia, preannunciandone la imminente venuta ed invitando i cuori alla conversione ed alla penitenza.
Dio aveva quindi scelto due famiglie di ‘giusti’, per di più parenti, legandoli insieme nello stesso progetto di Redenzione.
Maria SS. – per le ragioni già spiegate – era stata preservata dalla Macchia d’origine e aveva dunque la pienezza dei doni dello Spirito Santo.
I testi di teologia insegnano che bisogna distinguere fra peccato originante e peccato originale.
Il primo fu quello personale commesso dai due Progenitori, primi responsabili di tutti i mali della famiglia umana, il secondo consiste nelle sue conseguenze, cioè nella privazione della giustizia originale (e conseguente perdita dei doni di integrità) trasmesse per ‘generazione’ a tutti i membri della famiglia umana.
La ‘macchia’ del ‘Peccato originale’ – con le sue conseguenze che derivano dalla perdita dei doni di integrità - si trasmette quindi dai genitori ai figli attraverso la procreazione carnale.
L’anima – nell’istante creativo e prima dell’infusione nell’embrione – è tuttavia creata da Dio ‘pura’ per tutti gli uomini.
Cerco ora di rendervi l’idea meglio che posso con un esempio, per farvi capire un concetto difficile.2
L’uomo – come dice San Paolo in una delle sue lettere - è un ‘animale’ composto da spirito, anima e corpo.
L’anima è una sorta di ‘principio vitale intelligente’ che caratterizza – sia pur con differenze sostanziali diverse – gli animali in genere.
L’anima-animale dell’animale muore con il corpo.
Lo spirito, o anima-spirituale, è invece quello infuso da Dio nell’embrione umano al momento del concepimento ed è eterno, nel senso che – dal momento in cui viene creato – diviene immortale.
Con il concepimento, l’embrione ‘eredita’ dai propri genitori un’anima 'animale' in un certo senso 'marchiata' dal Peccato originale commesso dai primi Progenitori, o meglio un'anima che porta i segni delle conseguenze di quel Peccato.
L’embrione del nascituro – carnalmente concepito dai due genitori – rimane infatti come ‘contagiato’ e quando l’anima-spirituale, pur creata pura in origine, viene infusa da Dio nell’embrione, contrae anch’essa la ‘malattia’ dell'anima animale.
L’anima-spirituale di Maria – creata dunque immacolata, come tutte le anime - venne invece preservata tale anche dopo l’incarnazione nell’embrione.
Maria - immacolata - aveva dunque Dio in sé nella sua pienezza e, anche da bambina, guidata dallo Spirito, poteva esprimere pensieri sublimi, inimmaginabili per una bimba di quell’età, tanto da sembrare geniale o…ispirata.
E veniamo ora a Giuseppe.
Egli era un ‘nazareo’, non solo un nazareno: vale a dire nativo di Nazareth, ma proprio un ‘nazareo’, cioè – per spiegarmi meglio – un ‘laico’ che aveva fatto una scelta di vita in qualche modo ‘religiosa’ e che aveva fatto per conto suo – già prima di conoscere Maria – un voto di castità.3
Il Signore che tutto vede e prevede e - quindi tutto sa - aveva a buon motivo deciso di affidare a lui la giovane Maria.
Giuseppe da parte sua, da buon nazareo e israelita praticante, partiva da Nazareth ogni anno per una visitina al Tempio, specie nell’epoca della Pasqua, finché un giorno – ad uno come lui che si era votato alla castità – gli capita l’imprevisto più imprevedibile.
Giuseppe - come lo descrive in visione la Valtorta  - era un bell’uomo sui trent’anni, mentre Maria come già detto ne mostrava una quindicina, età questa che per le donne di Israele era a quei tempi già una età ‘da marito’.
Egli aveva capelli corti,  piuttosto ricci, di un castano morato come la barba e i baffi che ombreggiavano un bel mento e salivano verso le gote brune rosse, non olivastre come in certi bruni.
Aveva occhi scuri, buoni e profondi, molto seri, quasi un poco tristi, ma quando egli sorrideva diventavano lieti e giovanili.
Un giorno - al Tempio, appunto - il Sommo Sacerdote convoca Maria.
Maria giovinetta - crescendo piena di Grazia anche se non ancora cosciente del destino che le era riservato – concepiva la sua offerta di verginità come un ‘sacrificio’, anzi un’offerta, che lei faceva volentieri al suo Dio.
Quale non è dunque per lei lo ‘shock’ nel sentirsi dire dal Sommo Sacerdote, alla presenza di Zaccaria, che lei ormai non era più una fanciulla, anzi era una donna,  anche di stirpe regale (perché discendeva da Davide e Aronne), e che – in base alla legge di Israele – come ogni donna avrebbe dovuto farsi sposa per portare il suo maschio al Signore.
Maria arrossisce, e il Sacerdote – forse fraintendendo – la invita a non temere perché egli aveva ben presente la Legge che prescriveva che a ogni uomo fosse data una donna della sua stirpe, per cui lei non avrebbe ‘disperso’ la sua ‘regalità’ corrompendo il suo ‘sangue’.
Il Sommo Sacerdote chiede a Maria – nei cui occhi brillano e sgorgano lacrime che scendono sulla bocca tremante – se lei conosce qualcuno, intendendo dire ‘qualcuno’ che fosse evidentemente già di suo gradimento.
Risponde per lei Zaccaria, ricordando al Gran Sacerdote che la giovinetta era entrata al Tempio nella puerizia e che la stirpe di Davide era stata troppo percossa e dispersa per permettere di riunirne ora i diversi rami.
Il Sacerdote decide allora di affidare a Dio la scelta dello sposo.
Anna di Fanuel, la famosa Anna profetessa che – come prima accennato - avrebbe profetato un annetto dopo insieme a Simeone al momento della Presentazione di Gesù Bambino al Tempio, si intenerisce vedendo le lacrime di Maria e ricorda al Sacerdote che la piccola era stata offerta al Tempio ed era cresciuta promettendosi al Signore per la sua gloria e per la grandezza di Israele (che per inciso si sarebbe realizzata quando Dio finalmente avesse mandato il suo Messia che tutto Israele attendeva), e quindi ella si sentiva legata ad un voto.
Il Sommo sacerdote guarda allora la giovane con maggiore attenzione, si sovviene di quando era entrata al Tempio una dozzina d’anni prima e – meravigliato – le chiede come poteva, così piccina allora, essersi già consacrata e votata a Dio.
E Maria – con lo Spirito Santo che soffiava dolcemente in Lei - così risponde:4

« Se guardo indietro io mi ritrovo vergine... Non mi ricordo dell'ora in cui nacqui, né come cominciai ad amare la madre mia e a dire al padre: "0 padre, io son la tua figlia "... Ma ricordo, né so quando ebbe inizio, d'aver dato a Dio il mio cuore.  Forse lo fu col primo bacio che seppi dare, con la prima parola che seppi pronunciare, col primo passo che seppi fare... Sì, ecco. lo credo che il primo ricordo d'amore io lo trovo col mio primo passo sicuro... La mia casa... la mia casa aveva un giardino pieno di fiori... aveva un frutteto e dei campi... e una sorgente era là, in fondo, sottomonte, e sgorgava da una roccia incavata che faceva grotta... era piena di erbe lunghe e sottili, che piovevano come cascatelle verdi da ogni dove e pareva piangessero, perché le fogliettine leggere, le fronde che parevano un ricamo, avevano tutte una gocciolina d'acqua che cadendo suonava come un campanellino piccino piccino.  E anche la sorgente cantava. E vi erano uccelli sugli ulivi e i meli che erano sulla costa sopra la sorgente, e colombe bianche venivano a lavarsi nello specchio limpido della fontana... Non mi ricordavo più tutto questo, perché avevo messo tutto il mio cuore in Dio e, fuorché il padre e la madre, amati in vita e in morte, ogni altra cosa della terra si era dileguata dal mio cuore... Ma tu mi vi fai pensare, Sacerdote... Devo cercare quando mi detti a Dio... e le cose dei primi anni tornano... lo amavo quella grotta, perché più dolce del canto dell'acqua e degli uccelli vi udivo una Voce che mi diceva: " Vieni, mia diletta ". Io amavo quelle erbe diamantate di gocce sonore, perché in esse vedevo il segno del mio Signore e mi perdevo a dirmi: " Vedi come è grande il tuo Dio, anima mia?  Colui che ha fatto i cedri del Libano per l'aquilone, ha fatto queste fogliette che piegano sotto il peso di un moscerino per la gioia del tuo occhio e per riparo al tuo piccolo piede ". Io amavo quel silenzio di cose pure: il vento lieve, l'acqua d'argento, la mondezza delle colombe... amavo quella pace che vegliava sulla grotticella, piovendo dai meli e dagli ulivi, ora tutti in fiore, ed ora tutti preziosi di frutti... E non so... mi pareva che la Voce dicesse, a me, proprio a me: " Vieni, tu, uliva speciosa; vieni, tu, dolce pomo; vieni, tu, fonte sigillata; vieni, tu, colomba mia "... Dolce l'amore del padre e della madre... dolce la loro voce che mi chiamava... ma questa! questa!  Oh! nel terrestre Paradiso penso che così l'udisse colei che fu colpevole, né so come poté preferire un sibilo a questa Voce d'amore, come poté appetire ad altra conoscenza che non fosse Iddio... Con le labbra che ancora sapevan di materno latte, ma col cuore ebbro del celeste miele, io ho detto allora: "Ecco, io vengo. Tua. Né altro signore avrà la mia carne fuor di Te, Signore, come altro amore non ha il mio spirito "... E nel dirlo mi pareva di ridire cose già dette e compire un rito già compiuto, né estraneo m'era lo Sposo prescelto, perché io ne conoscevo già l'ardore, e la mia vista si era formata alla sua luce e la mia capacità d'amare s'era compiuta fra le sue braccia.  Quando?... Non so.  Oltre la vita, direi, perché sento di averlo sempre avuto, e che Egli mi ha sempre avuta, e che io sono poiché Egli mi ha voluta per la gioia del suo Spirito e del mio... Ora ubbidisco, Sacerdote.  Ma dimmi tu come io devo agire... Non ho padre e madre.  Sii tu la mia guida ».

E il Sommo Sacerdote:
« Dio ti darà lo sposo, e santo sarà poiché a Dio ti affidi. Tu gli dirai il tuo voto».
E Maria:
« E accetterà? ».
E il Sacerdote:
« Lo spero.  Prega, o figlia, che egli possa capire il tuo cuore. Vai, ora.  Dio ti accompagni sempre ».

E Dio l’accompagnò, perché il successivo incontro con Giuseppe fu ‘segnato’ da un evento poco comune.

 

2.2 Giuseppe, un ‘nazareo’ che si era votato alla castita’, affronta la sua ‘prova del fuoco’…

La Valtorta – in una successiva visione del 4 settembre 19445 - vedeva una bellissima sala del Tempio ed in essa vari sacerdoti, fra i quali Zaccaria, e molti uomini di ogni età dai venti ai cinquant’anni: povera Maria!
Sono tutti vestiti a festa e un poco in ansia. In un angolo c’è il Giuseppe che vi ho già descritto fisicamente prima, in un abito marrone chiaro, molto semplice ma molto ordinato.
Si capisce che è una cerimonia importante: la scelta di uno sposo.
Da una porta entra un levita con fra le braccia un fascio di rami tutti secchi, sui quali ve ne è però uno fiorito. Il fascio viene delicatamente posato su un tavolo per non rovinare quell’unico rametto di fiori delicati.
Brusìo, colli allungati per vedere e capire quel che si sente dire dai sacerdoti. Anche Giuseppe guarda e - quando il suo vicino gli spiega qualcosa - Giuseppe fa un cenno con la testa come per dire:‘impossibile!’
Squillo di tromba, silenzio assoluto, entra il Sommo Sacerdote, discorso:

«Uomini della stirpe di Davide, qui convenuti per mio bando, udite. Il Signore ha parlato, sia lode a Lui!  Dalla sua Gloria un raggio è sceso e, come sole di primavera, ha dato vita ad un ramo secco, e questo ha fiorito miracolosamente mentre nessun ramo della terra è in fiore oggi, ultimo giorno dell'Encenie, mentre ancor non è sciolta la neve caduta sulle alture di Giuda ed è l'unico candore che sia fra Sion e Betania. 
Dio ha parlato facendosi padre e tutore della Vergine di Davide, che non ha altro che Lui a sua tutela. Santa fanciulla, gloria del Tempio e della stirpe, ha meritato la parola di Dio per conoscere il nome dello sposo gradito all'Eterno. 
Ben giusto deve essere costui per esser l'eletto del Signore a tutela della Vergine a Lui cara! Per questo il nostro dolore di perderla si placa, e cessa ogni preoccupazione sul suo destino di sposa. E all'indicato da Dio affidiamo con ogni sicurezza la Vergine, sulla quale è la benedizione di Dio e la nostra. 
Il nome dello sposo è Giuseppe di Giacobbe betlemita, della tribù di Davide, legnaiolo a Nazareth di Galilea. 
Giuseppe, vieni avanti.  Il Sommo Sacerdote te lo ordina ».

Concludendo, si è trattato di qualcosa di analogo, concettualmente, a quello che – presso alcune tribù primitive di certi paesi – è  chiamato come ‘il Giudizio di Dio’, prova che consiste nel riuscire a passare indenni in mezzo a delle fiamme o su dei carboni ardenti.
Nel caso di Giuseppe, la ‘Prova’ è stata meno…scottante, anzi direi proprio ‘poetica’, con quel ramoscello portato da lui e fiorito miracolosamente fuori stagione a significare il gradimento di Dio su Giuseppe.
Come finì però quel primo incontro fra Giuseppe e Maria?
I due vennero introdotti in una stanza e lasciati discretamente soli a parlarsi a tu per tu. 6
Giuseppe  – da ‘nazareo’ votato alla castità - era rimasto annichilito per essere stato scelto, ma in Israele non si poteva disobbedire al Gran Sacerdote come non avrebbe potuto disobbedirgli Maria quando le era stato detto che doveva sposarsi.
Giuseppe, un poco imbarazzato, saluta Maria, le dice di essere stato amico di suo padre. Fu egli stesso a fare ad Anna la culla per Maria. Lui – che ora è già vecchio - quando lei era nata cominciava a fare i suoi primi lavori da falegname.
Maria sentendo alludere alla propria culla, sorride e prende coraggio.
Giuseppe continua dicendo che il ramo fiorito di mandorlo lo aveva colto nel giardino della casa di Maria, ma non sperava certo che sarebbe stato lui il prescelto, essendo appunto ‘nazareo’.
Nel sentire queste ultime parole Maria si rinfranca del tutto, sorride radiosa e gli confida che anche lei aveva fatto voto di castità a Dio offrendo la sua verginità in sacrificio d’amore per l’avvento del Messia.
Giuseppe la guarda con intensità e poi le dice che avrebbero allora unito i loro due sacrifici amando così tanto Iddio che certamente il Messia sarebbe arrivato presto.
Essi decidono dunque di giurare insieme di fronte a Dio di amarsi fra di loro come si amano gli Angeli.


1 M.Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. I, Cap. 2.1, pag. 12 – Centro Editoriale Valtortiano , 2001
Vedi anche, dell’autore, ‘La Donna più bella del mondo’ – Cap. 3 – Ed. Segno 2004 reperibile anche sul sito internet  già citato dell’autore

2 In merito ad una più approfondita trattazione del tema di anima-animale e spirito nonché delle conseguenze del Peccato originale non solo sulla Psiche ma anche sulla salute fisica degli esseri umani, vedi dell’autore “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni”, Vol. III, Cap. 5, paragrafi 6 e 7. Vedi anche sito internet dell’autore: Sezione Opere

3 G.L. ‘I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e ‘Giovanni’ – Vol. I, Ed. Segno 2001, Cap. 5.1 – Vedi anche sito internet autore

4 M.V.: L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. I, Cap. 11.4 - Centro Editoriale Valtortiano
Si segnala al lettore che nelle citazioni dei testi valtortiani gli eventuali ‘grassetti’ sono dell’autore.

5 M.V: Opera citata, Vol. I, Cap. 12.4, pag. 77

6  G.L.: ‘La Donna più bella del mondo’, Cap. 3 – Ed. Segno
    Vedi anche sito internet dell’autore, già citato.