CAP. 17

I RICORDI DELL'ANIMA-SPIRITUALE E LA TEORIA DELLA REINCARNAZIONE

 

17.1 Anche i 'pagani' hanno un'anima spirituale, solo che é in 'letargo' e bisogna 'svegliarla', portandola a conoscere la Verità per ottenere la Vita...

Segretario: Comprendo che il concetto prima emerso di 'anima-spirituale' - che nell'uomo viene aggiunta ad un'altra 'anima' che sarebbe quella 'animale' connaturata all'essere umano inteso come essere 'animale' - possa creare una certa sorpresa, ed allora vorrei parlare ancora di anima ma in chiave aneddòtica.
Affrontando all'inizio ne 'Una questione preliminare' il problema dell'interpretazione dell'antico testo ebraico della Genesi, avevo detto che io avrei analizzato le conclusioni di F. Crombette, comparandole tuttavia dove possibile - ed in un certo senso quindi controllandole - con le visioni e rivelazioni ricevute dalla grande scrittrice mistica Maria Valtorta.
Ora dall’Opera della mistica1 si evince che il secondo anno di vita pubblica di Gesù era cominciato con un viaggio da Gerusalemme alla Samaria, dove Egli si era incontrato con una bella samaritana e con quei suoi compaesani di Sichar che erano convinti di ‘esser lebbrosi agli occhi di Dio, perduti al Cielo per sempre per non esser della religione giusta...'.
I samaritani erano ‘scismatici’ ma essi - pur non volendo tornare indietro né riappacificarsi con i giudei con i quali erano ai ferri corti - vivevano psicologicamente male questa loro situazione di ‘reprobi’ e ‘separati’.
E Gesù risponde loro con un ragionamento che stupirà magari anche certi cristiani non ben informati.
Egli spiega infatti che tutte le anime degli uomini, di qualsivoglia razza, sono di Dio e, ‘perduta al Cielo’, lo sarà solo l’anima di chi ha peccato rispetto alla legge dei dieci comandi che Dio ha inciso nel cuore di ogni uomo...
I giusti delle altre religioni ‘non giuste’ – aggiunge ancora  Gesù - si salveranno, come pure chi ha peccato ma si pente, perché Dio – che vuole tutti salvi - non vuole la morte spirituale del peccatore ma che egli guadagni invece la vera Vita, quella del Cielo.
Noi che meditiamo, possiamo dedurre in altre parole che non si salvano solo i ‘cristiani’ ma anche gli uomini di altre religioni ‘non vere’purché essi - peraltro convinti in buona fede di essere della religione giusta – rispettino la ‘legge naturale’ incisa da Dio nel Dna spirituale dell’anima creata per ogni uomo.
Ogni sosta in un villaggio o cittadina è occasione per Gesù di continuo ammaestramento di chi lo ascolta, anche dei pagani, come Maria Valtorta lo vedrà fare poco dopo a Cesarea.
Questa città era situata sulla costa del mare Mediterraneo, a circa una ottantina di chilometri in linea d’aria dal lago di Tiberiade, che era invece verso l’interno.
Essa disponeva di un vero e proprio porto, centro di traffici, dove approdavano navigli commerciali, navi da guerra e galere romane piene di schiavi incatenati al remo o di delinquenti comuni condannati a quella pena.
Roma aveva creato il suo impero sconfiggendo le popolazioni ‘nemiche’, e i vinti in guerra venivano spesso ridotti in schiavitù, che in quell’epoca di morale pre-cristiana era una cosa del tutto normale.
I prigionieri di guerra – a seconda delle esigenze - venivano trasformati in manodopera a buon mercato per costruire strade e ponti o per fungere appunto da ‘propellente a remi’ delle navi militari o commerciali romane, incatenati ai banchi di voga sotto la sferza dei sorveglianti che controllavano continuamente il ritmo della vogata, insomma che quel motore marino ‘umano’ non perdesse ‘colpi’.
Chi non resisteva – poiché crollava sotto le fatiche e la malattia - veniva gettato a mare in pasto ai pesci come noi oggi getteremmo nella pattumiera  i cocci di un piatto rotto.
A Cesarea i romani erano dunque presenti in forze commercialmente e militarmente e, proprio di fronte ad una di queste galere, Gesù – dal molo – si accinge a fare un discorso alzando la voce per farsi ben intendere dagli schiavi che sono incatenati ai banchi ma anche dai soldati romani di guardia che rimangono in ascolto.
Egli fa sapere ai condannati che – nonostante il loro dolore – è ora arrivato sulla terra un Dio di Misericordia che – al di là dell’orrore di questa vita terrena – schiuderà ad essi una vita eterna, felice, perché l’anima è immortale e sopravvive alla morte del corpo.
Gesù parla a dei pagani e per convincerli alla sua dottrina, che è dottrina di speranza, spiega loro come Dio abbia messo anche nei loro corpi di schiavi – galli, iberici, traci, germani o celti – un’anima uguale agli uomini del popolo di Israele ed agli stessi romani che li hanno soggiogati.
Gesù invita gli schiavi a sopportare con rassegnazione ed i romani a non infierire su di loro se essi non vorranno – al momento della loro morte – che ben altro Giudice li leghi ad una galera eterna affidando quel loro staffile macchiato di sangue ai demoni perché anch’essi siano percossi e torturati come a loro volta essi percossero e torturarono gli altri.
E’ un discorso potente quello di Gesù, in piedi sulla banchina, vicino alla galera con le occhiaie dei remi vuote, con un silenzio di tomba che viene dall’interno dove gli schiavi ascoltano le sue parole, e con un silenzio stupefatto di fuori dove un centurione romano, sull’attenti nella sua corazza luccicante, ascolta meravigliato quelle parole nuove, attorniato da uomini e donne, israeliti, pagani e romani, che si chiedono da dove venga tanta sapienza.
Ed è qui che il centurione, Publio Quintilliano, uomo retto che apprezzava la saggezza, - fra un ‘Per Giove!’ e l’altro di meraviglia per i concetti elevati espressi da Gesù  – gli indica una lettiga poco distante sulla banchina, sussurrandogli all’orecchio che là dentro vi è Claudia Procula che lo vorrebbe udire ancora e gli vorrebbe parlare.
Claudia Procula, della potente famiglia romana dei Claudi, era una bellissima donna, trentenne, moglie del Procuratore romano Pilato.
E’ un incontro importante questo di Gesù e Claudia Procula, del quale persino i vangeli ufficiali conservano una traccia anche se riferita solo al momento in cui Pilato dovrà pronunciare – durante il processo del Venerdì santo – la sua sentenza su Gesù.
E’ lei infatti quella famosa ‘moglie’ - di cui parla Matteo in Mt 27, 19 - che, due anni dopo, tentando un ‘salvataggio in extremis’ di Gesù manderà a dire a suo marito Pilato seduto in Tribunale per giudicare Gesù ‘Non t’impicciare delle cose di quel giusto, perché oggi, in sogno, ho sofferto molto a motivo di lui…’, facendogli così presagire che una sua condanna sarebbe stata nefasta..
La donna della lettiga è rimasta dunque colpita dal discorso di Gesù sull’anima, concetto nuovo per i romani, un’anima che – spiega Gesù -  negli uomini di tutti i popoli del mondo tende spontaneamente all’adorazione di Dio perché, creata da Dio, essa ricorda inconsciamente l’attimo di Cielo visto prima di essere infusa nell’embrione umano.
Claudia Procula chiede dunque a Gesù se questa cosa che egli asserisce essere in noi è davvero ‘eterna’.
‘Che cosa è l’anima?’, chiede la donna.
‘L’anima è la vera nobiltà dell’uomo’, risponde Gesù.
Se lei, Claudia Procula, è nobile perché di nobile famiglia, famiglia che però così come ha avuto una origine avrà anche una fine, l’anima – continua Gesù - lo è molto di più: essa, nell’uomo, è come il ‘sangue spirituale’ del Creatore dell’uomo.
E alla sua domanda se anche lei - che è pagana – abbia un’anima, Gesù risponde che l’anima ce l’ha anche lei, solo che è in letargo e bisogna svegliarla  portandola a conoscere la Verità per ottenere la Vita.

 

17.2 Il difficile rapporto di atei ed agnostici con la propria anima...

A proposito dell’anima che ricorda a livello inconscio quell’attimo di Cielo intravisto nel momento della sua creazione, la psicanalisi e la psicologia dell’inconscio – pur fra tante loro teorie discutibili ancora tutte da dimostrare – sostengono di aver invece provato con sufficiente sicurezza come molte esperienze prenatali o anche dei nostri primi giorni di vita vengano ‘archiviate’ e…dimenticate dall’io conscio, in fondo a quell’immenso misterioso archivio costituito dall’inconscio, sempre tuttavia pronte a balzare autonomamente fuori  senza che noi comprendiamo neppure il perché né l’origine di certi nostri comportamenti apparentemente irrazionali.
Naturalmente lo psicanalista ateo alla Freud ed il positivista-razionalista – il quale rifiuta ‘il credere’ di possedere un’anima perché preferisce ‘il credere’ di discendere da una scimmia - inarcherà le sopracciglia di fronte a questi concetti espressi da Gesù sulla memoria inconscia posseduta dall’anima di quell’attimo di Cielo, concetti che gli parranno blasfemi  anche perché al Cielo non crede.
Costui inoltre, non credendo nell’anima spirituale ed immortale, non crederà a maggior ragione nemmeno nelle religioni che la propugnano.
Nella sua opera ‘La vita di Gesù’, il teologo Ernst Renan - positivista ed evoluzionista - scriveva testualmente: ‘Quando l’uomo si distinse dall’animale, l’uomo divenne religioso…Le antiche religioni, frutto di questo sentimento di religiosità insito nell’animo dell’uomo, sono un fenomeno storico che si è evoluto nei tempi da forme più rozze ad altre sempre più evolute…non senza aberrazioni e deviazioni…. Le religioni in realtà non provengono da Dio ma sono delle grandi regole dogmatiche… Le civiltà che si sono susseguite le hanno fatte però progredire ed il cristianesimo ne costituisce in un certo senso l’apice… Le religioni sono dunque elaborazioni umane…’.

Renan fa di ogni erba un fascio e nel mazzo delle tante religioni ‘umane’ ci infila dunque anche quella cristiana, anche se da lui – anticristiano per eccellenza – quest’ultima è ritenuta, bontà sua, all’apice.
Non è tuttavia difficile – almeno in questo aspetto della ‘elaborazione umana’ di molte religioni - dargli parziale ragione.
Ed è lo stesso  Gesù di Maria Valtorta che ce ne fa capire il motivo, diverso però da quello pensato da Renan.
Quest’ultimo, che non crede all’anima, ritiene infatti che le religioni nascano da un ‘sentimento’ che scaturisce in qualche modo non dall’anima ma dall’animo umano: in sostanza una specie di deformazione mentale illogica che nascerebbe dalla psicopatologia della imperfetta natura umana.
Gesù chiarisce invece – come già detto - che non di psicopatologia si tratta ma del ricordo inconscio dell’attimo di Cielo intravisto dall’anima nel momento folgorante del suo istante creativo, prima di rimanerne smemorata dopo essersi rivestita della ‘carne’ dell’embrione umano.
Ecco dunque perché – come dice il Gesù delle visioni di Maria Valtorta - la fede è lo stato permanente e necessario dell’uomo, anche se l’uomo poi – a livello conscio – ‘traduce’ quel che avverte confusamente nel profondo di sé in quelle ‘elaborazioni umane’ che sono le ‘religioni’ di cui parla Renan.
Elaborazioni talvolta completamente sbagliate, talaltra parzialmente giuste, perché provenienti dai vissuti interiori della propria anima inconscia ma sviluppate e adattate dall’io conscio alla cultura ed ai valori di ogni singolo popolo.
Sempre a Cesarea, ambiente romaneggiante di pagani, Gesù trova poi ancora il modo di parlare ai pagani di anima, vincendo la diffidenza degli apostoli, poco inclini - in quella prima fase della loro formazione apostolica - ad evangelizzarli e, nella loro chiusa mentalità ebraica,  forse poco contenti di apprendere che anche i gentili avevano un’anima che si poteva salvare
E Gesù, a dei farisei che astiosi gli rinfacciano infatti il suo voler far proseliti fra i pagani, scaglia in volto un’invettiva inneggiando poi al suo popolo, che tutto discende da Adamo ma che si è disperso per colpa di Satana e che egli cerca ora di ricondurre al Padre chiamandolo con la voce dell’amore perché, in fondo al cuore di ogni uomo, egli vede infatti quella scintilla meravigliosa creata da Dio che è appunto l’anima.

 

17.3 I ricordi delle anime...

Il tema dell'anima viene affrontato con grandissima rilevanza in tutta l'Opera valtortiana, ma fra i tanti - vorrei qui ricordare ancora solo uno degli episodi visti in visione dalla mistica.
Il gruppo apostolico, composto in quell'occasione dagli apostoli ma anche dal seguito delle 'donne' di famiglia e discepole che i Vangeli ci mostreranno poi sulla salita del Calvario, é in viaggio dopo essersi aggregato per ragioni di sicurezza ad una carovana.
E' una fresca sera di ottobre e la carovana, composta da tanti uomini e cammelli, si ferma per la notte presso un gruppo di case, vicino ad una fonte, mentre apostoli e donne - fra le quali anche Maria, la Madre di Gesù - si ritirano al riparo in una grossa stanza fumosa messa a loro disposizione.
Del gruppo fa parte Sintica, una greca bella, giovane e colta che - prima pagana - si era poi fatta 'discepola', unendosi in quel viaggio al gruppo apostolico.
Come per Claudia Procula, anche per lei l'apprendere di avere un'anima spirituale era stata una sorpresa entusiasmante. I discorsi si intrecciano, si commentano gli insegnamenti di Gesù impartiti dialogando durante il viaggio a piedi.
Un concetto é quello delle anime che - una volta donate da Dio all'embrione umano - conservano inconsciamente un ricordo confuso dell'Aldilà e quindi ricordi vaghi sulla Verità.
Sintica - che vorrebbe saperne di più e continua a porre domande - si chiede se il fatto di 'ricordare' non abbia qualcosa a che vedere con la teoria della reincarnazione creduta da molti pagani.
Allora il Gesù valtortiano le dà una spiegazione in un bel dialogo che a dire il vero ora io non ricordo più con precisione...

Voce: 2
«...Ascolta. Non devi credere che, perché gli spiriti hanno spontanei ricordi di Verità, sia dimostrato che noi si vive più vite.
Ormai sai già abbastanza per sapere come fu creato l'uomo, come l'uomo peccò, come fu punito.
Ti è stato spiegato come nell'animale-uomo da Dio sia incorporata un'anima singola.
Questa è creata di volta in volta e non mai più usata per successive incarnazioni. Questa certezza dovrebbe annullare la mia asserzione sui ricordi delle anime. Dovrebbe per qualunque altro essere che non fosse l'uomo, dotato di un'anima fatta da Dio.
L'animale non può ricordare nulla, nascendo una volta sola.
L'uomo può ricordare, pur nascendo una volta sola.
Ricordare con la sua parte migliore: l'anima.
Da dove viene l'anima? Ogni anima d'uomo? Da Dio.
Chi è Dio? Lo Spirito intelligentissimo, potentissimo, perfetto.
Questa mirabile cosa che è l'anima, cosa da Dio creata per dare all'uomo la sua immagine e somiglianza come segno indiscutibile della sua Paternità Ss., risente delle doti proprie di Colui che la crea.
E’ dunque intelligente, spirituale, libera, immortale, come il Padre che l'ha creata.
Essa esce perfetta dal Pensiero divino e nell'attimo della sua creazione essa è uguale, per un millesimo di attimo, a quella del primo uomo: una perfezione che comprende la Verità per dono gratis dato.
Un millesimo di attimo.
Poi, formata che sia, è lesionata dalla colpa d'origine.
Per farti capire meglio dirò che è come se Dio fosse gravido dell'anima che crea e che il creato, nel nascere, venisse ferito da un segno incancellabile. Mi comprendi?».

« Sì. Finché è pensata, è perfetta. Un millesimo d'attimo, questo pensiero creante. Poi, il pensiero tradotto in fatto, il fatto è soggetto alla legge provocata dalla Colpa ».

«Bene hai risposto. L'anima si incarna perciò così nel corpo umano, portando seco, quale gemma segreta nel mistero del suo essere spirituale, il ricordo dell'Essere Creatore, ossia della Verità.
Il bimbo nasce. Può essere un buono, un ottimo come un perfido. Tutto può divenire, perché è libero di volere.
Sui suoi 'ricordi' getta le luci il ministero angelico e le tenebre l'insidiatore.
A seconda che l'uomo appetisce alle luci, e perciò anche a virtù sempre più grande, facendo l'anima signora del suo essere, ecco che si aumenta in lei la facoltà di ricordare, come se sempre più la virtù assottigliasse la parete che si frappone fra l'anima e Dio.
Ecco perché i virtuosi di ogni paese sentono la Verità, non perfettamente, perché ottusi da contrarie dottrine o da ignoranze letali, ma sufficientemente per dare pagine di formazione morale ai popoli ai quali appartengono. Hai compreso? Sei persuasa? ».

« Sì. Concludendo: la religione delle virtù praticate eroicamente predispone l'anima alla Religione vera e alla conoscenza di Dio ».
« Proprio così. E ora vai al riposo e sii benedetta. E tu pure, Mamma; e voi, sorelle e discepole. La pace di Dio sul vostro riposo ».


1 - M.V.: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - Vol. II, Cap. 144 - Centro Editoriale Valtortiano - Isola del Liri (FR)
- G.L.: "I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del 'piccolo' Giovanni" - Vol. III, Cap. 1 - Edizioni Segno 2003 - vedi anche www.ilcatecumeno.net

2 - M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IV – Cap. 290  - Centro Ed. Valtortiano
- G.L.: "I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del 'piccolo' Giovanni" - Vol. III, Cap. 16 - vedi anche www.ilcatecumeno.net