CAP. 21

QUARTO GIORNO
(4)

SOLE, LUNA E... 'SERPENTI'

 

21.1 Gli antichi - e Mosé con loro - sapevano esprimersi in maniera poetica anche quando parlavano di aridi fatti scientifici.

Segretario: Prima avevo detto che potevamo considerare chiusa la discussione sul quarto giorno in quanto i versetti dal 16 al 19 ribadivano in definitiva le cose sul sole e sulla luna che erano già state spiegate.
Poi, però - ripensando al fatto che in questi versetti si parla anche di stelle - delle quali non abbiamo detto una parola - mi sono reso conto che su questi quattro ultimi versetti neppure F. Crombette aveva ancora detto una parola...

1,16-19 Dio fece due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la Terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era una cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Oltretutto non capisco che nesso vi sia qui fra le stelle e l'azione creativa del quarto giorno posto che mi pare che le stelle, in Genesi, erano state presentate come create nel primo giorno insieme al cielo, cioè al firmamento.
Questa delle stelle del quarto giorno mi sembrerebbe dunque una ulteriore contraddizione nella Genesi.

Fernand Crombette: i versetti, 16, 17, 18 e 19 del primo capitolo della Genesi completano la documentazione astronomica; in ebraico si scrivono:

i

Questo testo,1 coordinato, diviene: "Lavorando convenientemente a questo scopo, Ehèlohidjm fece in modo che in tempo opportuno i due grossi dischi che si elevano in alto arrivassero all'infiammazione.  Egli fece brillare, perchè fosse nella pienezza della sua gloria, prima il grosso disco che va in testa come conduttore e maestro del corso regolare dei giorni che produce; fece poi brillare, perché fosse nella pienezza della sua gloria, il grosso disco che viene in secondo luogo come conduttore e maestro della marcia regolare delle congiunzioni della sera con il levare (del giorno); Egli vi aggiunse gli altri astri che si vedono marciare serpeggiando; ciò fu fatto molto convenientemente.

Ehèlohidjm, avendo portato all'infiammazione la faccia del sole e della luna deficienti che si muovevano circolarmente, disposti sospesi mancanti di luce, ed avendoli dotati di luminosità attivando il moto interno di cui erano dotati affinché si vedesse la faccia della terra, e avendoli posti quali potenti conduttori, l'uno del corso dei giorni che produce, e l'altra delle congiunzioni della sera con lo spuntare del giorno, ed avendo fatto apparire i brillanti che sono simili a dei serpenti, lanciati dal primo per formare il suo ornamento e che seguono la loro curva intorno a lui, sospesi nelle tenebre, Ehèlohidjm osservò saggiamente che queste cose erano pure.  Ciò che, prima che la Parola fosse caduta, era nascosto all'inizio, fu, dopo che la parola fu caduta, visto alla fine.  La generazione così prodotta fu la quarta" [come i lati che circondano il dado (cubo)]".

Segretario: Non so se lo avrete notato, ma o è F. Crombette che nel 'decrittare' ci mette la sua vena poetica, oppure Mosè, o meglio quegli uomini antichi, aveva proprio un suo modo tutto poetico di parlare.
Per me è questo modo di esprimersi il vero 'genere letterario'.
E' proprio un modo che rivela una struttura psicologica e linguistica completamente diversa dalla nostra attuale.
Quelli dicevano cose 'scientifiche' parlando con modalità espressive ed immagini bellissime:

...Egli fece brillare, perchè fosse nella pienezza della sua gloria, prima il grosso disco che va in testa come conduttore e maestro del corso regolare dei giorni che produce...
 ...Egli vi aggiunse gli altri astri che si vedono marciare serpeggiando ...
...ed avendo fatto apparire i brillanti che sono simili a dei serpenti, lanciati dal primo per formare il suo ornamento e che seguono la loro curva intorno a lui...

Il nostro linguaggio moderno è freddo e arido, parte dalla testa ma non dal cuore.
Termini 'scientifici' quali quelli che ci siamo inventati - come sinusoidi, traslazioni, orbite, eclittiche... - per loro non esistevano.
Provate a tradurre in italiano corrente quei concetti tradotti dal copto e poi fate il confronto.
Eppure già quattromila anni fa quegli uomini erano 'scientifici' perché - a parte l'esempio del segreto sulla costruzioni delle piramidi - essi sapevano studiare, prevedere e descrivere il moto degli astri con grande precisione astronomica, geometrica e matematica.
Noi ci crediamo oggi i padroni della scienza, mentre - per giunta solo da due secoli - lo siamo soprattutto della tecnologia che però scambiamo spesso per scienza.
E' infatti la tecnologia quella che ha consentito i progressi enormi della scienza odierna.
Comincio davvero a credere a quanto dice Crombette sulla superiore intelligenza e civiltà dei popoli antichi - ancorché non tecnologica - e a non trovare più tanto sorprendente quanto spiegato dalla 'Luce' e anche dalla 'Voce' sulla evoluzione discendente dell'uomo.
E' la tecnologia quella che ci fa apparire intelligentissimi rispetto ad una volta, come sono le medicine quelle che ci fanno credere che la vita si sia allungata e che siamo in marcia verso il 'superuomo'.

 

21.2 Quegli astri che 'serpeggiano' nel cielo...

Devo comunque ammettere che - al di là di aver colto il senso poetico del linguaggio mosaico così come decrittato da Crombette - non me ne è ben chiaro il senso...

F. Crombette: secondo quanto abbiamo detto precedentemente, c'è da prendere in considerazione, del testo suddetto, ciò che concerne "gli altri astri che si vedono scorrere serpeggiando, lanciati dal sole per formare il suo ornamento e che seguono la loro curva attorno a lui, sospesi nelle tenebre".

La Volgata, come d'altronde il rabbinato francese, si è ingannata vedendo in questi astri le stelle.  
Le stelle, che fanno parte dell'anello galattico, erano state create fin dall'origine ed erano brillanti poiché erano loro che fornivano la luminosità ridotta che rischiarava il mondo prima della quarta generazione.  Dio non doveva quindi più nè formarle, nè renderle luminose. 
Qui si tratta dei pianeti, questi astri che si vedono marciare a mo' di serpente attraverso le stelle appunto perché hanno dei movimenti propri differenti dal movimento generale apparente delle stelle della galassia, e il loro movimento di rotazione attorno al sole, combinandosi con la marcia di questo astro, fa sì che sembrino avanzare serpeggiando nel cielo, così come mostra lo schizzo dell'abate Moreux2 che riproduciamo.

i

Abate Moreux: I Caldèi predicevano esattamente, sembra, il cammino di questi astri ed i loro meandri capricciosi.  "Marte, alla sua massima potenza, diviene splendido e resta così per molte settimane, poi, per altrettante settimane, diviene retrogrado per riprendere il suo corso abituale e percorre così 2 o 3 volte la stessa strada.  L'ampiezza della retrogradazione così percorsa tre volte (due in un senso e una nell'altro) fu di 20 Kasbu (20 gradi)"... 
Queste righe sono state scritte da un astronomo vissuto ben prima della caduta di Ninive ...ma ciò che è straordinario, è che questo racconto dà la traduzione molto esatta dei fatti... 

F. Crombette: Ciò che sapeva questo astronomo caldèo, Mosè, istruito in tutta la scienza degli Egiziani, come, se non più, dei Caldèi, lo sapeva certo anche lui.  Abbiamo appena visto, d'altronde, che è proprio questo che ha scritto; ma i suoi interpreti non l'hanno compreso; e noi abbiamo qui un esempio patente e tipico degli errori scientifici che sono stati attribuiti al grande legislatore e che egli non ha commesso.
É evidentemente per errore che l'ebraico chiama la stella i Kooukhôb, come chiama anche il pianeta, giacché Kooukhôb si traduce col copto: Soou-Ke-Hob = Astrum-Varius-Serpens = Astro mobile come un serpente.  Al contrario, il nome, ugualmente ebraico di i Gezérôh, conviene benissimo alla stella poiché vuol dire: Kê-Çour-O-Hi = Ejici-Scintillæ-Res-Super = La cosa superiore che lancia delle faville, dette anche scintille, il che è proprio della stella.  Tanto che gli ebrei, per mancanza di etimologia, non sapevano più il significato esatto delle parole che impiegavano.  L'analisi onomastica col copto ci permette anche qui di rettificare le traduzioni che sono state date al testo della Bibbia, e di mostrare che Mosè è perfettamente d'accordo con la scienza.

Lo scrivano sacro ci dice così che i pianeti sono stati emessi dal sole, il che è certo, come abbiamo matematicamente mostrato nel tomo 1 di 'Galileo aveva torto o ragione?', allorchè si insegna ancora la teoria fantasiosa di Laplace che fa uscire i pianeti da una nebulosa primitiva il cui residuo sarebbe il sole.  Noi abbiamo fatto anche vedere che questa uscita dei pianeti dal sole non è stata fortuita, ma che ha richiesto delle manovre dirette dell'Autore di tutte le cose, come dice Mosè.

Notiamo ancora che la maggior parte dei pianeti sono molto meno densi della terra e che essi suppongono un sole di densità decrescente, il che è evidentemente il caso di un sole che, da oscuro e in parte solido, è divenuto incandescente e infine gassoso. 
Quest'ultimo dettaglio suppone che è nel periodo del cambiamento di stato del sole che i pianeti sono successivamente usciti nell'ordine decrescente della loro densità, e questo ancora giustifica l'ordine descrittivo seguito da Mosè.

Noi abbiamo tradotto i Hachschèke con "sospeso nelle tenebre"; a dire il vero, questa espressione può sembrare anormale poichè il sole è diventato luminoso. 
Ma avremmo potuto anche tradurre così: Ha-Asch-Chaki = In-Focus-Obscuritas = Tra-Fuoco-Oscurità: "All'interno del Fuoco oscuro", e questa versione diviene singolarmente espressiva di una situazione astronomica rimasta insospettata fino al presente. 
Questo fuoco oscuro, al di qua del quale girano i pianeti, è apparentemente l'astro nero, il compagno oscuro del sole, come ne hanno le stelle, che delimita così il sistema solare e spiega le perturbazioni.  Se dunque diciamo che Mosè ne sapeva molto più di tutti i nostri astronomi, abbiamo forse torto?

 Segretario: Bene, ora penso che sappiamo veramente tutto. Se Bastian Contrario voleva far bella figura con i suoi amici parlando della creazione del sole e della luna ora potrà aggiungerci il 'gioiello' finale, e cioè la creazione dei pianeti.
Tale azione non è stata tuttavia una creazione in senso proprio, poiché i pianeti erano stati 'creati', cioè espulsi dal sole, fin dal primo giorno.
Dio, avendo portato ad 'infiammazione' il sole, '...ed avendo fatto apparire i brillanti che sono simili a dei serpenti...' ha reso visibili  - di notte - i pianeti.
Essi, come si è visto nello schizzo dell'abate Moreux, si spostano nel cielo dando l'effetto ottico del movimento sinuoso dei 'serpenti' e sono 'brillanti' perché risplendono di luce riflessa.

Sole, luna e pianeti non vengono dunque 'creati' al quarto giorno ma é  come se lo fossero perché - prima oscuri - diventano visibili solo in questa quarta azione creativa grazie al sole che viene portato 'ad infiammazione'.
Quale altra sorpresa ci riserverà il quinto giorno, ora che siamo arrivati quasi alla fine di questa nostra sessione giornaliera?


1 Nota: Per l'esatto controllo e studio della scomposizione in genere delle antiche parole ebraiche in copto e traduzione in latino/italiano, e comunque per una più completa comprensione di quanto andiamo ora trattando, vedi l'opera di F. Crombette 'La rivelazione della Rivelazione', Vol. I, n° 42.351, dal sito: http://digilander.libero.it/crombette

2 - La science mystérieuse des Pharaons; Doin, Paris, 1938, p. 83, 84 et 85.