L’epoca dell’Anticristo nell’Opera mistica di Maria Valtorta

VERSO L’ANTICRISTO PROSSIMO VENTURO 1

Prepariamoci tutti spiritualmente, allora, e - come aveva detto Gesù nei Vangeli (Mt 24, 32-33) - stiamo attenti ai segni dei tempi, perché… ‘uomo avvisato… mezzo salvato!’
                       
di Guido Landolina2

Ho già avuto occasione di parlare in due articoli3 del terzo segreto di Fatima che il noto giornalista e scrittore cattolico Antonio Socci ha ‘ribattezzato’  come ‘Il quarto segreto di Fatima’ con un libro-inchiesta di fine 2006 che ha fatto scalpore.
La Madonna, apparsa a tre pastorelli il 13 maggio 1917, aveva in sostanza invitato l’Umanità – ma in primo luogo la Cristianità - ad una conversione dei cuori ed in particolare aveva chiesto alle gerarchie ecclesiastiche cattoliche un solenne Atto di Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la comunione riparatrice da parte dei cattolici nel primo sabato del mese per cinque mesi consecutivi.
In difetto di ciò la Russia (dove di lì a qualche mese sarebbe infatti scoppiata la rivoluzione bolscevica) avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori ideologici (materialismo, ateismo, etc.) mentre  l’Umanità sarebbe andata incontro a guerre orrende ed altre gravissime conseguenze.
Inutile ripetere quanto già ampiamente scritto in quei due articoli in relazione a questo Atto di Consacrazione che (nonostante il famoso miracolo del sole nel corso dell’ultima apparizione avesse messo una sorta di sigillo di autenticità sulle apparizioni e rivelazioni) non venne adempiuto dalla Chiesa per vari decenni e quando - ma con grave ritardo -  lo fu, molti esperti dicono che esso venne eseguito in maniera impropria e secondo formule di ‘compromesso’ politico ed umano che ne avrebbero sminuito il valore.
Le successive indiscrezioni sulla esatta natura del segreto di Fatima hanno peraltro lasciato temere, anche per dichiarazioni sfuggite negli anni ad alti personaggi della gerarchia ecclesiastica, un quadro futuro di tipo ‘apocalittico’ o quantomeno di ‘apostasia’ da parte dei cristiani e della stessa gerarchia della Chiesa cattolica, apostasia che implica il rischio di una dannazione eterna e che - spiritualmente parlando - è ben peggiore di disastri ambientali o guerre con distruzioni di massa.
E’ bene tenere presente che, contrariamente a quanto comunemente viene interpretato, la centralità drammatica della rivelazione dell’Apocalisse non è tanto e solo rappresentata dalla fine del mondo, come certe immagini simboliche e catastrofiche potrebbero far pensare, quanto - prima ancora - dal regno e dalla successiva sconfitta dell’Anticristo ad opera di Gesù Cristo dopo che l’Umanità in genere – ma si dovrebbe forse dire più propriamente la ‘Cristianità’ – si sarebbe per la maggior parte allontanata dalla dottrina, dalla fede e da Dio.4
La Cristianità sarebbe stata infatti sopraffatta dall’Apostasia, cioé dalla perdita della fede, mentre lo ‘spirito’ dell’Anticristo, emanazione di Satana, avrebbe finito per possedere un uomo che in qualche modo, più o meno indirettamente, avrebbe influito sui destini del mondo.
Uomo politico o uomo di Chiesa, come ‘Giuda’?
L’Anticristo dell’Apocalisse – dopo una ‘grande tribolazione’ - sarebbe stato però sconfitto ad opera di una Manifestazione gloriosa del Verbo-Gesù il quale sarebbe venuto – non ancora per la fine del mondo come molti credono di poter interpretare ma per una sorta di Giudizio ‘intermedio’ (come intermedio fu anche quello del Diluvio universale) dell’Umanità pervertita - per realizzare pienamente il Regno di Dio in terra nel cuore degli uomini ed aprire all’Umanità convertita una lunghissima Era di pace.5
Saranno allora - quelli della grande tribolazione - i tempi di avveramento della terza (o quarta) parte della Rivelazione della Madonna di Fatima nel 1917 con la visione di quel Papa ucciso insieme a cardinali, vescovi, religiosi e laici in una città distrutta?
Se però la Madonna di Fatima - per conto di Dio - aveva chiesto  la Consacrazione, la riparazione e la conversione, tutto si può dire tranne che, nel secolo trascorso, ciò sia avvenuto. Anzi la situazione possiamo tranquillamente considerarla come spiritualmente molto peggiorata. 6
Ho scritto recentemente un libro7 che non indulge a dietrologie od ipotesi romanzate ma si muove fra profezia e storia, fra antichità, modernità e politica, fra spiritualità e Apostasia, la quale ultima sembra aver oggi coinvolto anche eminenti personaggi delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche che arrivano a negare la stessa Resurrezione di Gesù Cristo.
La Chiesa è da qualche tempo impegnata a livello mondiale con i suoi uomini migliori per la difesa di valori quali il diritto alla vita nel senso più lato, la tutela della famiglia e l’integrità dell’istituto matrimoniale, per citarne solo alcuni.
Sul piano interno della gerarchie ecclesiastiche, però, se molti scandali sessuali eclatanti concernenti comportamenti di sacerdoti, vescovi e cardinali - riportati dalla stampa nazionale ed  internazionale con dovizia di particolari - stanno a dimostrare  un certo crollo morale oltre che di vocazioni, la situazione appare addirittura disastrosa per quanto attiene alla  fede nella Dottrina e nei Dogmi bimillenari.
Vi sono infatti al riguardo posizioni che denotano in troppi uomini di Chiesa odierni non una caduta della loro fede, ma una vera e propria disfatta.
Il Sito internet on-line di ‘Storia libera’8 riportava ad esempio alcuni mesi addietro un interessante articolo - che appariva firmato dal già citato Antonio Socci - il cui contenuto, per un credente che non abbia famigliarità con certi teologi, è per molti aspetti disarmante.
Solo per sommi capi - quanto alla fede, o meglio, alla mancanza di fede in molti moderni teologi di grido – vi si segnalava come un personaggio quale il teologo Eugen Drewermann ebbe a dichiarare al settimanale francese L’Express (che gli dedicò la copertina) che i Vangeli non vanno presi alla lettera e che il loro carattere è simbolico, come del resto la Resurrezione di Gesù.
Dice ancora Socci che Rosino Gibellini - nel suo volume ‘La teologia del XX secolo’ (Queriniana) – ebbe a precisare a questo riguardo: ‘Drewermann vuole sottolineare soprattutto il valore simbolico della resurrezione. E’ la sua idea. Ma è vero che la maggior parte dei teologi cattolici oggi afferma la ‘realtà della resurrezione, non la ‘storicità’.
Questo linguaggio - ‘iniziatico’ ed oscuro per molti che non siano ‘addetti ai lavori‘  - andrebbe ‘tradotto’ spiegando in buona sostanza che si vorrebbe far capire che la resurrezione fisica di Gesù Cristo che raccontano i Vangeli non sarebbe mai avvenuta, ma sarebbe ‘reale’ solo in quanto mera ‘credenza’ dei primi cristiani se non addirittura - come hanno insinuato altri critici - frutto del tentativo della primitiva comunità cristiana di trasformare l’uomo-Gesù in un Gesù-Uomo-Dio.
La tendenza a negare la storicità dei Vangeli è molto diffusa.
Riguardo ai suddetti ‘giri di parole’ teologici, come un voler dire senza dire espressamente, Drewermann in una precedente intervista a Der Spiegel aveva anch’egli dichiarato: «Quello che dico, lo dice la maggior parte dei teologi che trattano la medesima questione. Solo che non lo fanno se non servendosi di proposizioni subordinate limitative che dovrebbero garantire da una eventuale persecuzione dall’alto».
Secondo Gibellini e Drewermann, dunque, la ‘maggior parte’ dei teologi cattolici non crederebbe più nella Resurrezione dei Vangeli ma non lo dice troppo chiaramente per evitare ‘guai’.
Anzi, Gesù avrebbe annunciato in anticipo la propria futura Resurrezione9 (come quando citò i tre giorni di Giona come simbolo della propria resurrezione dopo tre giorni nella tomba) perché al riguardo Egli si sarebbe illuso, credendovi, tanto che il citato Drewermann – sempre secondo quanto scritto da Socci - ebbe a dichiarare ad un'agenzia cattolica (la vecchia Informations catholiques): «Bisogna innanzitutto comprendere che la resurrezione non si applica in particolare alla persona di Cristo. Gesù stesso è cresciuto in questa credenza che ha almeno duemila anni più del cristianesimo».
Socci osserva ancora che persino il vescovo Karl Lehmann, a suo tempo Presidente della Conferenza Episcopale tedesca e uno dei vice-presidenti del Sinodo sull’Europa, ebbe a dichiarare in una intervista all’Agenzia Kna: «Quanto alla 'fattualità storica' della resurrezione di Gesù Cristo, la cosa è complessa. Comunque è un evento reale. La resurrezione di Gesù Cristo da parte di Dio Padre è, strettamente intesa, un avvenimento nella sfera di Dio, che nel suo nucleo non appartiene alla nostra storia. Ma essa si ripercuote in quanto evento nello spazio e nel tempo».
La resurrezione sarebbe dunque un evento ‘reale’ nella ‘sfera di Dio’ ma che non appartiene alla realtà della Storia, vale a dire che non sarebbe mai avvenuta sulla faccia della terra.
Linguaggio da iniziati, più che da ‘Pastori’, che però starebbe ancora a ribadire che la resurrezione fisica di Gesù fu una ‘realtà della sola fede così come vollero credere i primi cristiani, ma non un fatto oggettivo, storicamente accaduto.
La mentalità scientista di molti teologi modernisti – per cui nulla può avvenire se non nel rispetto delle leggi fisiche naturali - non ammette la deroga alle stesse e quindi non ammette il miracolo, giudicato pertanto ‘impossibile’ persino a Dio.
Ovviamente - anche se la maggior parte dei ‘teologi’ la penserebbe così - questa non è la posizione ufficiale della Chiesa che – attraverso le parole del Card. Ruini – ebbe allora a dichiarare in una intervista sul ‘Messaggero’, fortunatamente con un linguaggio semplice e chiaro: «E' anzitutto una questione di fatto: Gesù è o no risorto? Le testimonianze sono molte, ed alcune sono arrivate a noi in forma diretta e personale da parte dei protagonisti, come ad esempio, e incontestabilmente, quella dell'apostolo Paolo nelle sue lettere. Su questo piano dei dati di fatto nulla di altrettanto attendibile, o anche solo di paragonabile, può essere addotto per negare la resurrezione di Gesù».
Ma Gibellini – dice Socci – insiste, e con lui i teologi: «Con il progresso degli studi biblici questi resoconti non si possono più accogliere come racconti cronachistici: presuppongono la fede».
Karl Rahner  - altro illustre teologo - ebbe a scrivere: «Possiamo ammettere tranquillamente che i resoconti, che ci si presentano a prima vista come dettagli storici (historische) degli eventi della resurrezione e rispettivamente degli eventi delle apparizioni, non si lasciano totalmente armonizzare: quindi vanno interpretati piuttosto come rivestimenti plastici e drammatizzanti (di tipo secondario) dell'esperienza originaria "Gesù vive", e non come descrizione di questa stessa nella sua autentica essenza originaria», insomma non vanno interpretati «come esperienza quasi grossolanamente sensibile».
La Resurrezione secondo Rahner sarebbe dunque un ‘rivestimento plastico’. Chiaro anche lui, come Gibellini e Lehmann!
Ma cosa possono aver dunque appreso, negli studi di teologia, tanti giovani sacerdoti e futuri teologi istruiti nei decenni scorsi  nelle università vaticane?
Dice sempre Socci: ‘Quando fu sottoposta ai 1007 studenti della Gregoriana - la più prestigiosa università pontificia - la domanda «Quale teologo antico o moderno ha avuto o ha maggiore influenza?», quasi la metà (501) rispose: Karl Rahner! (a san Tommaso andarono 203 voti, a sant'Agostino ancora meno).
L’Apostasia, cioè l’abbandono della Fede, dopo duemila anni di Cristianesimo è dunque giunta davvero persino ai vertici della Chiesa?
Sorge a questo punto spontanea una domanda. Se una parte così importante di teologi della Chiesa Docente non crede nel miracolo e nel dogma della Resurrezione  come potrebbe allora coerentemente - in cuor proprio - credere ad altri ‘miracoli’ non meno ‘strepitosi’ come l’Incarnazione del Verbo, la verginità della Madonna, la sua Immacolata Concezione, la sua Assunzione al Cielo in corpo e anima, il Peccato originale, la stessa conseguente Redenzione dell’Umanità da parte di Gesù Cristo per un Peccato originale che però in realtà molti di essi considerano come mai commesso (perché secondo molti di loro tale racconto di Genesi sarebbe solo un mito), e infine l’Ascensione al Cielo di Gesù col proprio corpo?
 Se il miracolo della Resurrezione di Gesù è tanto ‘antiscientifico’ e impensabile da non poter essere mai ‘storicamente’ avvenuto, come potrebbero essere avvenuti tutti gli altri suddetti, che non sono meno ‘antiscientifici’, e oltre a questi - ancora - come potrebbe mai avvenire la futura resurrezione dei morti coi loro corpi ‘glorificati’ nel Giudizio Universale di cui parla il nostro ‘Credo’?
San Paolo aveva detto10 lucidamente che se non vi fosse quest’ultima, nemmeno la Resurrezione di Cristo sarebbe  avvenuta e - senza questa - vana sarebbe stata la predicazione e la stessa fede.
A proposito della perdita della fede e della ‘venuta’ del Signore, San Paolo aveva detto che due segni l’avrebbero preceduta: l’Apostasia e, quindi, la manifestazione dell’uomo dell’iniquità, l’empio, cioè l’Anticristo.
L’apostasia mi sembra a questo punto oggi evidente, non solo nei cristiani ‘scristianizzati’ (che ormai nella maggioranza non conoscono neppure più i rudimenti essenziali della Dottrina cristiana e che non sono nemmeno più praticanti) ma anche - quel che è forse peggio - in troppi ‘pastori’ e ‘teologi docenti’  che in nome di una religione ‘adulta’ vorrebbero smentire duemila anni di Tradizione e di dogmi.
Quanto alla manifestazione dell’Anticristo vi è dunque solo da attendere. Ma quanto?
Gli Anticristi della Storia sono stati tanti, ma essi si possono considerare solo come dei ‘Precursori’ dell’Anticristo di cui parla l’Apocalisse il quale è invece l’Anticristo finale, l’Anticristo per eccellenza. Questo non è però solo e genericamente un mero principio spirituale (il cosiddetto ‘spirito dell’Anticristo’) ma ha – come chiaramente dice l’Apocalisse - un ‘numero d’uomo’ espresso simbolicamente nel ‘666’.11
E’ seguendo il corso di questi pensieri che mi ha colpito un ‘dettato’12 ricevuto dalla  grande mistica moderna Maria Valtorta in una delle ‘Lezioni’ che il Gesù delle sue visioni le aveva impartito in un ciclo di spiegazioni sull’Apocalisse.
Egli esordiva dicendo che specie dagli inizi del Novecento si dovrebbe pensare che i sette sigilli dell’Apocalisse siano stati aperti.
Le forze del Male stanno imperando e nulla manca dei segni per cui ci dovrebbe parere prossimo il momento della sua Ira e della sua Giustizia.
Nell’orrore  generale - continua Gesù - molti pensano che peggio di così non possa essere e invocano a gran voce la fine che li liberi. Però bisognerà aspettare ancora un poco prima che Egli venga. Prima della sua apparizione nella Gloria occorre infatti che l’Umanità venga purificata.
Gesù parlava nel 1943, in piena seconda  guerra mondiale, spiegando che allora vi erano solo i ‘Precursori’ dell’Anticristo finale, ma che quest’ultimo non si era ancora manifestato.
L’Anticristo – aveva ancora detto Gesù in quel dettato - sarebbe stato una persona molto in alto e aveva aggiunto: ‘Lucifero, per superbia, divenne il Maledetto e l’Oscuro. L’Anticristo, per superbia di un‘ora, diverrà il maledetto e l’oscuro dopo essere stato un astro del mio esercito’.
La sua abiura – continuava Gesù - avrebbe scrollato i cieli e fatto tremare le colonne della Chiesa dopo avere ottenuto l’aiuto completo di Satana, sinchè Dio non avrebbe detto il suo ‘Basta’ e lo avrebbe incenerito col fulgore del suo aspetto. Sarebbe stato quello il momento dei ‘sette tuoni’13, la cui esatta natura non sarebbe stato tuttavia ancora concesso agli uomini di conoscere.
A questo punto, attenzione!, Gesù aggiungeva testualmente (i grassetti sono miei):

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Troppo deboli siete, poveri figli miei, per conoscere il nome d’onore dei ‘sette tuoni’ apocalittici. Il mio Angelo ha detto a Giovanni: “Sigilla quello che hanno detto i sette tuoni e non lo scrivere”. Io dico che ciò che è sigillato non è ancora ora che sia aperto e se Giovanni non lo ha scritto Io non lo dirò.
Del resto non tocca a voi gustare quell’orrore e perciò…
Non vi resta che pregare per coloro che lo dovranno subire, perché la forza non naufraghi in essi e non passino a far parte della turba di coloro che sotto la sferza del flagello non conosceranno penitenza e bestemmieranno Iddio in luogo di chiamarlo in loro aiuto.
Molti di questi sono già sulla terra e il loro seme sette volte sette più demoniaco di essi.

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Non è facile, nemmeno per me che approfondisco e medito l’Opera di Maria Valtorta da molti anni, comprendere certe profezie velate del ‘suo’ Gesù ma – prescindendo dalla identità della  persona dell’Anticristo che tuttavia viene qui presentato come un ‘astro’ dell’Esercito di Cristo (e qui lascio a voi pensare cosa ciò possa significare) – mi sembra che ci si possa almeno deduttivamente avvicinare ad indovinare non la data ma almeno il periodo approssimativo della manifestazione piena dell’Anticristo-uomo, che è appunto quello in cui si scateneranno i ‘sette tuoni’.
Fate pure una pausa nella lettura, rileggete il brano suddetto e riflettete.
Non ci riuscite? Sembra anche a voi di essere in mezzo alla ‘nebbia’, come mi aveva risposto un mio caro amico che non riusciva a indovinare la soluzione,  al quale avevo allora suggerito di chiedere aiuto al suo Angelo Custode o di accendere i fari antinebbia?
Neanche io c’ero riuscito alla prima lettura, ma è sufficiente rileggere e fare un semplice calcolo aritmetico.  Proviamo allora insieme a vedere se due più due fanno quattro.
Come avevo già detto, Gesù parlava qui alla mistica nel 1943. E parlava di quel che sarebbe stato un futuro non lontano, quello dei sette terribili ‘tuoni’ legati alla ‘grande tribolazione’14 dalla quale  l’Umanità sarebbe stata colpita. Poi però aggiungeva - rivolto alla mistica e agli astanti (come ad esempio i sacerdoti direttori spirituali, che nel 1943 e negli anni successivi assistevano giornalmente la mistica: anima-vittima e paralizzata a letto, le somministravano l’Eucarestia e leggevano riservatamente - battendoli poi a macchina - i suoi dettati e le trascrizioni delle sue visioni ) - che Egli non avrebbe spiegato loro in cosa sarebbero consistiti i sette tuoni, tanto più che non sarebbe toccato a loro il subirli. Non restava loro che pregare per quelli che invece avrebbero dovuto subirli, molti dei quali erano già sulla terra, e il cui ‘seme’ sarebbe stato ‘sette volte sette’ più demoniaco dei loro padri.
Io ho fatto dunque le seguenti considerazioni.
Quelli che ascoltavano e a cui si rivolgeva Gesù - nel 1943 - potevano avere mediamente una quarantina di anni, quindi – calcolando una vita media di una settantina di anni – essi avrebbero avuto mediamente solo trenta anni da vivere e sarebbero pertanto morti abbondantemente prima dei giorni nostri: non avrebbero perciò vissuto la tragedia dei ‘sette tuoni’ del periodo della ‘grande tribolazione’, né la manifestazione piena dell’Anticristo.
Gesù dice però anche che - di quelli che avrebbero subito quei ‘flagelli’ (e cioè sempre la Grande tribolazione di cui parlano l’Apocalisse e l’Evangelista Matteo) – molti ( e ciò nel 1943, anno in cui Egli stava in quel momento parlando alla mistica) ‘erano già  sulla terra’.
Partendo dalla ipotesi che questi ‘molti’ fossero uomini nati negli anni 40/41/42/43, e ammettendo ipoteticamente anche per essi una vita media di una settantina d’anni (o forse anche qualche anno in più, considerati i grandi progressi della medicina negli ultimi sessanta anni e le migliori condizioni di vita) ecco che per i ‘tuoni’, per la grande tribolazione e quindi per la piena manifestazione dell’Anticristo ci ritroviamo intorno al 2010/2013, o comunque - se non un poco prima - almeno pochi anni dopo.
Il ‘seme’ dei nati nei primi anni quaranta, sono i loro figli, quelli che Gesù dice che sarebbero stati sette volte sette ‘più demoniaci’ dei loro padri, e sono dunque molti di coloro che costituiscono la maggior parte della società odierna, uomini e donne cosiddetti di media età se non anche più giovani (questi ultimi, a loro volta: ‘semi’ dei … ‘semi’).
L’aritmetica tuttavia - l’ho detto – non è mai stata il mio forte, e poi il ‘periodo’ suddetto dipenderebbe da quale ‘durata della vita media’ si voglia prendere in considerazione, come pure se si voglia  partire a calcolare dai nati dal 1940 al 1943 o magari da qualche anno prima considerando inoltre che una vita ‘media’ potrebbe oggi, nel 2007, essere di qualche anno superiore a quella dei primi anni ’40.
Rimane il fatto che i tempi, lustro più lustro meno, potrebbero essere questi.
Prepariamoci tutti spiritualmente, allora, e - come aveva detto Gesù nei Vangeli (Mt 24, 32-33) - stiamo attenti ai segni dei tempi, perché… ‘uomo avvisato… mezzo salvato!’


1 I temi dell’Apocalisse e dell’Anticristo – presentati in un’ottica spirituale e di politica mondiale contemporanea – sono affrontati a fondo nell’opera dell’autore edita nel luglio 2007 dalle Edizioni Segno: ‘VIAGGIO NELL’APOCALISSE VERSO L’ANTICRISTO PROSSIMO VENTURO’ (Profezia, messianismo e storia, fra passato e futuro) - Pagg. 272, euro 15.

2 È possibile scaricare liberamente le 16 opere dell’autore - tutte edite dalle Edizioni Segno - dal suo sito internet ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’, digitando https://www.ilcatecumeno.net

3 Vedi, dell’autore, gli articoli su ‘Il quarto segreto di Fatima e… le rivelazioni della mistica  Maria Valtorta’, nelle edizioni del febbraio e marzo 2007 de ‘Il Segno del soprannaturale’. Leggibili e scaricabili anche dal suo sito internet di cui alla nota 2 precedente, cliccando nella Sezione Opere/Pensieri a voce alta-Articoli stampa/ voci n° 43 e 44.

4 Ap 19, 11-21

5 Ap   20, 1-6

6 Antonio Socci: in ‘Il quarto segreto di Fatima’ – Rizzoli, 2005, p. 70, annota che l’allora Cardinale J. Ratzinger – poco prima di essere eletto Papa – nella Via Crucis del Venerdì santo 2005 - descrisse l’immagine della attuale Chiesa con le seguenti parole: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano».(Via Crucis, Libreria Editrice Vaticana,2005,  p. 65)

7 Vedi nota 1 e capp. 12 e 13 della citata opera.

8 http://Storialibera.it, del 02.03.07. Riporta un articolo dello scrittore e giornalista Antonio Socci tratto dal n° 20 della nota Rivista ‘Il Sabato’ del 16 maggio 1992, pagg. 50/53

9 Mt 12, 38-42

10 1 Corinti 15, 12-19  
    1 Tessalonicesi 4, 13-18

11 Ap 13, 11-18

12 M.V.: ‘Quaderni del 1943’ – Dettato 20.8.43 – pagg. 145/149 – Centro Ed. Valtortiano. Vedi anche dell’Autore: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Vol. II, Cap. 13.11 – nella Edizione riveduta e corretta del suo sito internet www.ilcatecumeno.net nonché il testo editoriale (non ancora nel sito) de ‘Viaggio nell’Apocalisse verso l’Anticristo prossimo venturo’, Cap. 13 - Ed. Segno, 2007

13 Per  le 7 coppe (o piaghe o flagelli) dell’Apocalisse versate da sette Angeli sulla Umanità perversa. Vedi Ap 15 e 16, 1

14 In merito alla ‘Grande Tribolazione’ vedi Mt 24, 20-22 e Ap 7, 14

15 Nota dell’Autore: Se un teologo ‘moderno’ non crede nella Resurrezione di Gesù, a maggior ragione non potrà credere alle rivelazioni mistiche. Cosa potrebbe allora dire di una piccola sconosciuta Valtorta che aveva scritto nel silenzio e nell’anonimato più assoluto oltre quindici opere di altissimo livello letterario e teologico, e soprattutto aveva descritto minuziosamente le visioni con relativi dialoghi dei tre anni di vita pubblica di Gesù e degli apostoli?
I suoi due direttori spirituali - che inutilmente attendevano l’approvazione per la pubblicazione dell’Opera da parte dei loro superiori del Sant’Uffizio - provarono ad aggirare l’ostacolo cercando di arrivare direttamente al Santo Padre, Pio XII. Ci riuscirono grazie ai buoni uffizi di Mons. Francesco Norese, archivista della Segreteria di Stato, che procurò anche un’udienza concessa il 26 febbraio 1948 a P. Romualdo M. Migliorini e P. Corrado M. Berti, accompagnati dal loro Priore, il P. Andrea M. Cecchin. Nell’Opera ‘Pro e contro Maria Valtorta’ (di Emilio Pisani, pagg.11 e 12, Centro Editoriale Valtortiano, 2002) in merito a tale udienza si legge fra l’altro: «Il Papa mostra di aver preso conoscenza dell’Opera e dà un consiglio lapidario: ‘Pubblicatela così come è’. Gli viene sottoposto il testo di una Prefazione, dove si parla esplicitamente di fenomeno soprannaturale, ma egli lo disapprova e aggiunge: ‘Chi legge quest’Opera capirà”».
I direttori spirituali la fecero allora pubblicare anche senza la dovuta autorizzazione, ma - nel 1959 - la reazione del Sant’Uffizio fu inesorabile: la messa all’Indice, senza motivazioni specifiche se non un anonimo articolo di commento pubblicato sull’Osservatore romano dal titolo: UNA VITA DI GESU’ MALAMENTE ROMANZATA.
Gabriele Roschini, mariologo famoso, Professore alla Pontificia Facoltà Teologica ‘Marianum’, dopo aver letto nel 1972 l’Opera, pubblicò un volume dal titolo ‘La Madonna negli scritti di Maria Valtorta’, nella cui Presentazione egli stesso ebbe a scrivere (Opera sopra citata, ‘Pro e contro Maria Valtorta’, pagg. 98-101) (i grassetti sono i miei) : «E’ da mezzo secolo che mi occupo di Mariologia: studiando, insegnando, predicando e scrivendo. Ho dovuto leggere perciò innumerevoli scritti mariani, d’ogni genere: una vera ‘Biblioteca mariana’. Mi sento però in dovere di confessare candidamente che la Mariologia quale risulta dagli scritti, editi ed inediti, di Maria Valtorta, è stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi, del Capolavoro di Dio, un’idea così chiara, così viva, così completa, così luminosa e così affascinante: semplice e insieme sublime’. Tra la Madonna presentata da me e dai miei colleghi (i Mariologi) e la Madonna presentata da Maria Valtorta, a me sembra di trovare la stessa differenza che corre fra una Madonna di cartapesta e una Madonna viva, tra una Madonna più o meno approssimativa e una Madonna completa in ogni sua parte, sotto tutti i suoi aspetti… É bene, inoltre, che si sappia che io non sono stato un facile ammiratore della Valtorta. Anch’io infatti sono stato, un tempo, tra coloro che, senza una adeguata conoscenza dei suoi scritti, hanno avuto un sorrisino di diffidenza nei riguardi dei medesimi. Ma dopo averli letti e ponderati, ho dovuto – come tanti altri – concludere: ‘Chi vuol conoscere la Madonna (Una Madonna in perfetta sintonia col Magistero ecclesiastico, particolarmente col Concilio Vaticano II, con la Sacra Scrittura e la Tradizione ecclesiastica) legga la Mariologia della Valtorta!’. A chi poi volesse vedere, in questa mia asserzione, uno dei soliti iperbolici «slogan » pubblicitari, non ho da dare che una sola risposta: «Legga, e poi giudichi!...».
Gabriele Maria Allegra, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, missionario in Cina e biblista, ha tradotto l’intera Bibbia in lingua cinese ed ha fondato lo Studio Biblico di Pechino, poi trasferito a Hong Kong. Morto nel 1976 ad Hong Kong, dove dopo appena otto anni venne aperto il processo per la sua beatificazione, ebbe a scrivere  (Opera sopra citata, ‘Pro e contro Maria Valtorta’, pagg. 63-66) in una lettera al sinologo P. Fortunato Margotti, suo confratello, che gli aveva fatto conoscere l’Opera di Maria Valtorta (i grassetti sono i miei): “… Non credo che un genio possa completare così la narrazione evangelica: digitus Dei est hic! Altro che Formgeschichtemethode! Io sento in questo libro il Vangelo, o meglio il profumo inebriante del Vangelo”.