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5. LE SCOPERTE E LE OPERE  DI FERNAND CROMBETTE, MISTICO E SCIENZIATO 1

LA 'GENESI' DI F. CROMBETTE, QUELLA  DI MARIA VALTORTA, LA DOTTRINA DEL PECCATO ORIGINALE E QUELLADELL'EVOLUZIONISMO


(Prima parte)


di Guido Landolina2

'Mai abbastanza potrà essere ripetuto l'insegnamento della Dottrina del Peccato originale. Mai abbastanza potrà essere sottolineato il fatto che la dottrina dell'evoluzionismo, tanto apprezzata da chi dice di amarmi, ponga in discussione l'Amore di Dio ed il significato del mio Sacrificio...'.

Una 'parafrasi' parabiblica.

Ho già avuto occasione in passato di trattare su questa rivista in quattro circostanze la problematica del Peccato originale: mito o realtà?
Si tratta in effetti di una questione di fondamentale importanza per la tenuta della fede.
Ho pure già parlato di F. Crombette nei miei ultimi quattro articoli. Egli - ormai novantenne - aveva deciso di provare ad applicare alla lettura del testo ebraico della Genesi le scoperte sulla decrittazione dei geroglifici egizi e di altre lingue antiche come il copto (la lingua parlata dagli egizi) che egli aveva fatto nei suoi precedenti quarant'anni di studio.
Ho trattato molto approfonditamente questo problema in altri miei lavori3, ma in estrema sintesi mi limiterò qui a dire che Crombette si era accorto che le parole dell'antico ebraico erano scomponibili in radici copte le quali implicavano ciascuna - come del resto i geroglifici - concetti più elaborati della singola parola ebraica che li riassumeva ed esprimeva, concetti che dovevano poi essere opportunamente associati fra di loro per ricavarne il senso complessivo, come si usa fare con la tecnica dei Rebus secondo un procedimento logico/intuitivo estraneo alla nostra cultura ma che pare fosse stato caratteristico per le classi elevate - in particolare quelle sacerdotali - del popolo egizio di quell'epoca.
E' forse questo l'aspetto più straordinario che colpisce chi approfondisce lo studio della sua opera: e cioè la capacità di cogliere i significati letterali più opportuni, relativamente a quel determinato testo in esame, dei radicali copti e poi di associarli in modo tale da dare loro non un senso qualunque, ma uno che si reggesse coerentemente su base logica, linguistica e... dottrinale.
Genio? Ispirazione carismatica? Impossibile saperlo. Che cosa è d'altra parte un 'genio' se non colui che è capace di cogliere relazioni ed intuizioni che sfuggono agli altri comuni mortali?
Rodolphe Hertsens, esperto dell'opera di Crombette, quindici anni fa ebbe a spiegare: 4  «Resta da qualificare e valutare in maniera rigorosa il lavoro effettuato da F. Crombette, e ciò sia quanto alla proprietà dei termini quanto, ovviamente, al fondo dei problemi.
Il termine usato da Crombette: 'traduction par le copte', vale a dire 'traduzione dal copto', ha nuociuto a Crombette.
Si é prestato infatti a creare confusione mettendo sullo stesso piano il suo lavoro e le versioni di traduzione abituali.
Una 'traduzione' consiste nella conversione in una seconda lingua del senso che un determinato testo possedeva in una prima.
Ora  Crombette non traduce dall'ebraico: non avrebbe infatti avuto alcun bisogno del copto per farlo! Egli non traduce però nemmeno dal copto, perché la serie dei monosillabi che egli ricostruisce non costituisce affatto ... una frase copta. Egli non utilizza dunque la lingua copta ma le parole copte. Egli collega in seguito le parole copte in un 'testo coordinato' che ne rappresenta una sorta di 'commentario'.
Esiste un termine appropriato per definire questo genere di esercizio letterario, quello della 'parafrasi' che il 'Grand Larousse' definisce: 'Sviluppo esplicativo di un testo, traduzione amplificata di un testo'...
In particolare si chiamano 'parafrasi' delle Scritture i «targums», che ricostruiscono in aramaico la Bibbia incorporandovi dei liberi commenti. Il lavoro di Crombette (quanto alla Genesi) ricorda queste 'traduzioni-commentari': vi è infatti senza dubbio una traduzione, poiché si perviene ad un testo in francese; ma egli vi aggiunge un commento tratto dal senso copto dei fonemi ebraici. Questo commento è libero perché non obbedisce alle regole di una grammatica.
Essendo pertanto anche un libero commentario della Bibbia, la parafrasi di Crombette non può pretendere - di per se stessa - di avere alcuna autorità. Per questo stesso fatto essa sfugge alle condizioni che sono state poste dal Magistero per le traduzioni ufficiali della Bibbia destinate alla preghiera, alla liturgia o alla catechesi. D'altra parte, essendo un commentario, esso non pretende nemmeno di imporre il senso di una frase ebraica: non gli si può opporre il fatto che il senso letterale evidente, ricevuto attraverso e dalla Chiesa, è differente.
In Crombette il senso primo era d'altronde mantenuto ma largamente superato e chiarito.
E alla obiezione che questa sfumatura terminologica (e cioé la 'lettura' per 'parafrasi') potrebbe portare a squalificare l'opera di Crombette, la risposta è che al contrario essa gli restituisce tutto il suo vero peso perché il suo valore si misura dall'interesse della sua lettura e dalla sagacità del suo autore... ».

 

La pianta: il mezzo per provare l'ubbidienza dei figli.

Fatta questa doverosa premessa iniziale affinchè il lettore sia ben avvertito del fatto che non ci troviamo di fronte ad una nuova 'traduzione' dall'ebraico di Genesi, diversa da quella convalidata dalla Chiesa, può tuttavia soddisfare la nostra curiosità - tornando al tema del Peccato originale - leggere qui un passo di Genesi (Volgata, Cap. 3, versetti 1,2,3) - come da lui 'decrittato' secondo la tecnica suddetta: "Colui che è stato precipitato nelle dimore inferiori per essere stato ribelle (ne) era molto umiliato.  Egli pensò di far mangiare loro ciò che rovina, per trascinare altri con lui nel dolore delle fiamme che bruciano eternamente. 
Egli prese fraudolentemente la voce di Djehoouôh-Ehélohidjm, contraffece la sua parola di bestemmiatore per dire alla donna che, essendosi allontanata, era arrivata vicino all'albero e camminava intorno: "Perché Ehélohidjm ha avuto un pensiero di menzogna permettendovi di mangiare uno qualsiasi dei numerosissimi frutti ed ordinandovi, invece, che uno solo non doveva esserlo?". 
La donna rimase in grande stupore apprendendo ciò che le annunciava questa parola fra i numerosissimi alberi; si ripiegò d'un balzo: "Chi è colui che m'insegna ciò che annuncia questa parola contraria?".
 "Colui che veglia sempre intorno al giardino", rispose l'empio, a partire dai numerosissimi alberi. 
La donna diede questa risposta: "Il comando di Ehélohidjm ci permette di mangiare di un albero qualsiasi tranne di quello che Lui stesso, in un giorno che è lontano, verrà a dirci (allora) conveniente.  Il sovvertimento di questa legge sarebbe una colpa pagata con la morte"...

Sappiamo tutti - purtroppo - come andò a finire, poi, la storia...
Quale appassionato alle tematiche scientifiche legate alla Genesi, alla quale ho fino ad ora dedicato tre volumi di commento ai sei giorni della Creazione, e all'Opera di  Crombette in senso lato, non di rado confronto e 'controllo' attentamente i testi di Crombette di commento alla Genesi - oltre che, ovviamente, con la versione canonica della Chiesa - anche con passi tratti dall'Opera della grande scrittrice mistica moderna Maria Valtorta, le cui opere conosciute a livello mondiale sono tradotte in una decina di lingue.
Nei suoi scritti la mistica descrive il 'Gesù' delle sue visioni nel corso della sua vita evangelica, ne riferisce la predicazione, sente le voci di santi e della stessa ... Madonna che una volta - parlandole appunto del Peccato originale, e qui i grassetti sono i miei - le chiarisce:5
«... Il mio Gesù ha spiegato di qual colpa si macchiò la Coppia prima. Io ho annullato quella colpa rifacendo a ritroso, per ascendere, le tappe della sua discesa.
Il principio della colpa fu nella disubbidienza. "Non mangiate e non toccate di quell'albero" aveva detto Iddio. E l'uomo e la donna, i re del creato, che potevano di tutto toccare e mangiare fuor che di quello, perché Dio voleva non renderli che inferiori agli angeli, non tennero conto di quel divieto.
La pianta: il mezzo per provare l'ubbidienza dei figli.
Che è l'ubbidienza al comando di Dio? E' bene, perché Dio non comanda che il bene. Che è la disubbidienza? E' male, perché mette l'animo nelle disposizioni di ribellione su cui Satana può operare.
Eva va alla pianta da cui sarebbe venuto il suo bene con lo sfuggirla o il suo male coll'avvicinarla. Vi va trascinata dalla curiosità bambina di vedere che avesse in sé di speciale, dall'imprudenza che le fa parere inutile il comando di Dio, dato che lei è forte e pura, regina dell'Eden, in cui tutto le ubbidisce e in cui nulla potrà farle del male.
La sua presunzione la rovina. La presunzione è già lievito di superbia.
Alla pianta trova il Seduttore il quale, alla sua inesperienza, alla sua vergine tanto bella inesperienza, alla sua maltutelata da lei inesperienza, canta la canzone della menzogna.
"Tu credi che qui sia del male? No. Dio te l'ha detto, perché vi vuol tenere schiavi del suo potere. Credete d'esser re? Non siete neppur liberi come lo è la fiera. Ad essa è concesso di amarsi di amor vero. Non a voi. Ad essa è concesso d'esser creatrice come Dio. Essa genererà figli e vedrà crescere a suo piacere la famiglia. Non voi. A voi negata è questa gioia. A che pro dunque farvi uomo e donna se dovete vivere in tal maniera? Siate dèi. Non sapete quale gioia è l'esser due in una carne sola, che ne crea una terza e molte più terze? Non credete alle promesse di Dio di avere gioia di posterità vedendo i figli crearsi nuove famiglie, lasciando per esse e padre e madre. Vi ha dato una larva di vita: la vita vera è di conoscere le leggi della vita. Allora sarete simili a dèi e potrete dire a Dio: 'Siamo tuoi uguali'.
 E la seduzione è continuata, perché non vi fu volontà di spezzarla, ma anzi volontà di continuarla e di conoscere ciò che non era dell'uomo.
Ecco che l'albero proibito diviene, alla razza, realmente mortale, perché dalle sue rame pende il frutto dell'amaro sapere che viene da Satana. E la donna diviene femmina e, col lievito della conoscenza satanica in cuore, va a corrompere Adamo. Avvilita così la carne, corrotto il morale, degradato lo spirito, conobbero il dolore e la morte dello spirito privato della Grazia, e della carne privata dell'immortalità. E la ferita di Eva generò la sofferenza, che non si placherà finché non sarà estinta l'ultima coppia sulla terra.

Ogni volta che rileggo questo brano, intellettualmente e spiritualmente potente, mi dico che la Tentazione telepatica messa in atto da Satana nei confronti di Eva non avrebbe potuto essere più sottilmente ... diabolica. La parafrasi di Crombette e l'opera Valtortiana - la prima da un punto di vista di 'decrittazione linguistica del tipo sopra descritto, la seconda da un punto di vista mistico - confermano dunque quella che per un vero credente è la 'sostanza spirituale' espressa dal testo di Genesi.
Avremo tuttavia occasione di continuare ad approfondire questo argomento in una prossima puntata.


1 Numerose opere dell’illustre scienziato francese, tradotte in italiano (incluso: ‘La rivelazione della rivelazione Vol. II, 42.43 al quale l’autore di questo articolo si è ispirato)  sono consultabili e liberamente scaricabili dal nuovo sito internet di Ceshe-Italia: http://digilander.libero.it/crombette

2 Dell’autore, Segno ha già pubblicato 13 opere. L'ultima (La Genesi biblica fra scienza e fede – I sei giorni della Creazione dal Big-bang al Peccato originale - Vol. I – Primo giorno: La creazione dell’universo e del pianeta Terra), é  anche  la prima di una serie dedicata ai vari ‘giorni’ creativi volta a mettere in evidenza la credibilità scientifica e non solo spirituale della Bibbia, grazie anche ai contributi ed alle straordinarie scoperte di Fernand Crombette. L’associazione scientifica Ceshe-France ne sta già curando la traduzione in francese per i paesi francofoni. I due volumi successivi sono in attesa di pubblicazione, Dell'autore vedere il sito internet rinnovato: http:// www.ilcatecumeno.net

3 G.Landolina: "La 'Genesi biblica' fra scienza e fede" . Vol. I: Parte introduttiva, 'Una questione preliminare: il problema dell'interpretazione dell'antico testo ebraico della Genesi', inoltre Cap. 2.1 - Vol. II: Capp. 14,15,16,17,24 - Vol. III: Cap. 1, 12 - vedi https://www.ilcatecumeno.net

4 R.Hertsens: 'Reponses aux objections contre la 'Revelation de la Revelation' et Fernand Crombette - Science & Foi - N° 20 del 1991, pag. 21. Trattasi  qui di una traduzione libera dell'autore di parte del testo originale.

5 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' in dieci volumi - Vol. I, Cap. 17, Pagg. 105/106 - Centro Editoriale Valtortiano - Isola del Liri (FR) - Dettato dell'8.3.1944 di Maria SS.