‘NELLA SECONDA VENUTA IL CRISTO SARA’ SIMILE AL LAMPO…’ 1

(Forse risolta una bimillenaria controversia sull’interpretazione dell’Apocalisse)

 

Una frase sibillina del Vangelo di Matteo…

Le apparizioni di Gesù risorto sono state molto numerose.
I Vangeli raccontano infatti di una presenza pressoché continua di Gesù fra gli apostoli e i discepoli per una quarantina di giorni, fino all’Ascensione.
Matteo2 – riferendosi a una di queste apparizioni di Gesù successive alla Resurrezione e prima dell’Ascensione – narra ad un certo punto che gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono davanti a lui, benché alcuni avessero dubitato’.
Curiosa quest’ultima espressione. Cosa significa che ‘alcuni’ avevano dubitato? Che ad alcuni apostoli fosse venuto qualche dubbio di fede?
Ecco qui un piccolo particolare – un’inezia, se volete – ma che lascia aperto un interrogativo che nei vangeli non trova risposta.
La risposta la troviamo invece – come in tanti altri casi - nell’Opera della grande scrittrice mistica moderna Maria Valtorta dalle cui visioni comprendiamo innanzitutto che il monte era quello che era già stato teatro della Trasfigurazione, il Tabor in Galilea, che era a metà strada fra Nazaret e il lago di Tiberiade.
Gesù – dopo la Resurrezione e le sue apparizioni nel Cenacolo - aveva infatti ad un certo punto dato disposizione agli apostoli di dare appuntamento a tutti gli altri discepoli sulle pendici di quel monte per impartire le ultime catechesi prima dell’Ascensione.
Nel frattempo però – come già detto sopra - Egli era apparso a molte altre persone che gli erano state particolarmente vicine nel corso dei suoi tre anni di vita pubblica, per confermarle nella fede o premiarle.
Non deve stupire che i quattro Vangeli non ne parlino perché lo stesso San Giovanni (Gv 21,25) dice infatti nel suo Vangelo: ‘Ci sono poi altre cose che ha fatto Gesù, le quali, se fossero scritte ad una ad una, credo che il mondo non potrebbe contenere i libri che dovrebbero scriversi’.
Dunque varie centinaia di discepoli si erano dirette verso il Tabor ma – cammin facendo – erano venuti a sapere da testimoni che Gesù era apparso in altre località molto lontane.
Molti di essi - che nulla sapevano del dono dell’ubiquità dell’Uomo-Dio - contravvenendo al precetto dell’ubbidienza nonostante l’invito degli apostoli a mantenersi fedeli alla consegna – dubitarono, come si dice nel Vangelo di Matteo, non di Gesù ma del fatto che essi lo avrebbero realmente potuto vedere sul Tabor visto che era stato ‘avvistato’ in località tanto distanti.
Essi, nel timore di non poterlo incontrare lì, si precipitarono dunque chi verso una località chi verso l’altra dove era stata segnalata dai testimoni la presenza di Gesù.
Gesù invece – come promesso agli apostoli - si manifesta puntuale sulle pendici del monte e, vedendo che ci sono poco meno di cinquecento persone, chiede agli apostoli dove sono finiti tutti gli altri. E’ a Pietro che tocca dunque di spiegargli – afflitto - della disubbidienza di quelli che mancano.
Gesù dirà allora che la loro mancanza rimarrà ‘punita’ dalla perdita del privilegio di stare con Lui e di ascoltare i suoi ultimi insegnamenti di perfezione.

Le tre venute di Gesù nell’Apocalisse sono troppe?

E’ in questa circostanza, tuttavia, che il Gesù valtortiano3  - che abbiamo visto come anche nei dettati dei ‘Quaderni’ dell’Opera della mistica parli a più riprese, negli anni quaranta del secolo appena trascorso, di una sua prossima venuta - fornisce anche agli studiosi di questa materia un chiarimento che potremmo forse considerare definitivo su come debba essere intesa la famosa questione della ‘venuta intermedia’, di cui si parla molto chiaramente nell’Apocalisse, venuta intermedia fermamente attesa dai Padri della Chiesa dei primi secoli e anzi sperata allora imminente ma mai verificatasi e quindi dibattuta fra i teologi per due millenni.
Dall’interpretazione letterale del testo dell’Apocalisse possono cronologicamente dedursi tre ‘venute’ di Gesù.
La prima è quella della Incarnazione di duemila anni fa.
La seconda (Ap 19, 11-21) è quella del Gesù Vincente, il Cavaliere che – dopo una grande tribolazione che travolge l’Umanità, provocata dall’Anticristo - giunge sul suo bianco cavallo alla testa dell’Esercito celeste, sconfigge l’Anticristo (con le sue emanazioni terrene: la ‘Bestia’ e il ‘Falso profeta’) dando finalmente inizio alla piena attuazione del Regno di Dio in terra, cioè il Regno del millennio di pace durante il quale Satana verrà ‘incatenato’ all’inferno dagli Angeli, affinché in questo periodo rimanga inoffensivo (Ap 20, 1-6).
La terza è quella di Gesù Giudice (Ap 20, 7-15) che - dopo l’ultima guerra di Gog e Magog provocata da Satana che era stato nel frattempo liberato alla fine del precedente millennio di pace – sconfigge definitivamente Satana relegandolo per sempre all’inferno, decreta la fine della storia dell’Umanità e dà luogo al Giudizio universale con la resurrezione dei corpi.
Ho già detto sopra che i primi Padri della Chiesa ritenevano la ‘seconda venuta’ già come imminente allora, anche perché l’epoca delle prime persecuzioni anticristiane da parte degli imperatori romani faceva pensare loro di trovarsi nel pieno della ‘grande tribolazione’, che nell’Apocalisse coincide con la manifestazione dell’Anticristo – personaggio che essi identificavano nell’Imperatore persecutore di turno – che tuttavia sarebbe stato ‘sconfitto’ dal ritorno di Gesù.
Ho in altre occasioni e libri spiegato che Sant’Agostino, vedendo che - intorno all’anno 400 d.C. - di tale seconda ‘imminente’ venuta intermedia non se ne vedeva ancora l’ombra, aveva concluso - dopo avervi però anch’egli creduto - che ci si dovesse essere evidentemente sbagliati nella sua interpretazione.
Agostino pensò che provando a leggere il brano di Ap 19 in maniera allegorica anziché letterale si sarebbe anche potuto ritenere che quella che appariva nel testo letterale come una venuta ‘intermedia’ - collocata fra la prima della Incarnazione e l’ultima del Giudizio universale - potesse in realtà essere ‘interpretata’ come la ‘venuta’ del Gesù-redivivo della Resurrezione e quindi una ‘venuta’ già avvenuta.
Agostino - nel IV° secolo dopo Cristo, dopo la fine delle persecuzioni e  l’avvenuta adozione del cristianesimo come religione ufficiale da parte dell’Imperatore Costantino – dovette pensare di stare vivendo finalmente l’inizio del millennio di pace predetto nell’Apocalisse prima della fine del mondo.
E’ da tale interpretazione allegorica, pertanto, che nacque e poi si consolidò in molti la tanto deprecata credenza ‘millenarista’, cioè quella della fine del mondo alla fine del primo millennio dopo Cristo.
Il mondo nel frattempo è però tutt’altro che finito e i secoli successivi di quel primo millennio di Agostino furono tutt’altro che secoli di pace, come pure non lo furono quelli del secondo millennio il cui ventesimo secolo ha visto anzi nel mondo innumerevoli persecuzioni in massa di ebrei e di cristiani e circa cento milioni di morti a causa delle continue guerre che lo hanno devastato.
Tuttavia - anche se il santo di Tagaste non era a dire il vero un esperto di scienza apocalittica ed escatologica - sulla base del principio di autorità (e di ‘autorità’ Sant’Agostino ne aveva moltissima tanto da influenzare al riguardo parecchi secoli dopo persino S. Tomaso d’Aquino che – non essendo un esperto della materia specifica - avallò senza alcun problema la sua interpretazione allegorica) la Teologia finì nei secoli successivi per cancellare la nozione della ‘venuta intermedia’ sostenuta dai primi Padri della Chiesa vicini alle predicazione degli apostoli e si è orientata in linea di massima fino ad oggi (con l’eccezione illustre di San Bernardo di Chiaravalle, vero genio e dottore della Chiesa, che continuava invece a predicare nel XII° secolo una venuta intermedia del Verbo ma nel segreto dei cuori4) a considerare due sole ‘venute’ di Gesù, quella dell’Incarnazione di duemila anni fa, che poteva anche considerarsi un tutt’uno con la Resurrezione, e quella del Giudizio universale.

Il Gesù valtortiano chiarisce finalmente come debba intendersi la sua ‘seconda venuta’

Come già detto, il Gesù valtortiano, specie quello che parla nei ‘Quaderni’ dell’Opera, affronta innumerevoli volte il tema della sua futura ‘venuta’ – ma lo fa nel classico linguaggio profetico. E’ un linguaggio ‘velato’ che può lasciare interdetti coloro che non sono molto addentro ad un attento studio della complessa e ponderosa Opera della mistica e non ne conoscono bene la terminologia. Sembra infatti non di rado che le due venute si confondano l’una nell’altra per cui talvolta non si capisce a prima vista bene se Egli parli della cosiddetta venuta intermedia o di quella finale.
Ciò dipende anche dal fatto che (come Egli stesso aveva una volta spiegato alla sua mistica) quando Egli parla di ‘seconda venuta’ - cioè di quella che i Padri della Chiesa intendevano come ‘intermedia’, connessa alla grande tribolazione ed alla sconfitta dell’Anticristo – Egli parla anche spesso contemporaneamente, in forma velata, della sua venuta finale perché una è figura dell’altra e perché la venuta finale rappresenta il punto centrale, il vero coronamento della sua missione in terra di Uomo-Dio, con la sconfitta definitiva di Satana e l’apertura del Regno dei Cieli a tutti i redenti di qualsiasi razza e nazionalità con i loro corpi glorificati.
Ciò premesso ai fini di una migliore comprensione della questione e ritornando al discorso che Gesù fa sul Tabor ai discepoli rimasti, Egli commenta la disobbedienza di quelli che si sono allontanati e - da quanto Egli dice - emerge in poche righe una spiegazione sul tema della sua ‘seconda venuta’ che credo possa costituire  un punto importante di chiarificazione, anche per gli ‘specialisti’ della materia.
Spiegazione che potrebbe a mio avviso mettere finalmente d’accordo sia quei teologi che – anche all’interno della Chiesa - negano la ‘seconda venuta intermedia’ affermando che la seconda venuta è solo quella finale di Gesù Giudice, sia coloro che come abbiamo visto con il Dottore della Chiesa San Bernardo di Chiaravalle  la sostengono, addirittura prospettandola oggi come imminente, come annunciano in tutto il mondo molti carismatici moderni.
Il Gesù valtortiano dice infatti ad un certo punto ai suoi discepoli:

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…Dunque, per tornare al principio, avete fatto bene a cercare di trattenere quelli che, simili a bambini sedotti da un rumore di musiche o da un luccichio strano, corrono svagati lontano dalle cose sicure. Ma vedete? Essi hanno il loro castigo perché perdono la mia parola. Però anche voi avete avuto il vostro torto.
Vi siete ricordati che ho detto di non correre qua e là ad ogni voce che mi dicesse in un luogo.
Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra.5
Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia Risurrezione. Essa culminerà nella apparizione di Cristo Giudice a tutti i risorti.
Ma prima, quante volte apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini.
In verità vi dico: Io sto per tornare al Padre mio. Ma la Terra non perderà la mia Presenza.
Io sarò, vigile e amico, Maestro e Medico là dove corpi od anime, peccatori o santi avranno bisogno di Me o saranno eletti da Me a trasmettere le mie parole ad altri.
Perché - anche questa è verità - perché l'Umanità avrà bisogno di un continuo atto di amore da parte mia, essendo tanto dura a piegarsi, facile a raffreddarsi, pronta a dimenticare, desiderosa di seguire la discesa invece della salita, che se Io non la trattenessi con i mezzi soprannaturali non gioverebbero la legge, il Vangelo, gli aiuti divini che la mia Chiesa amministrerà, a conservare l'Umanità nella conoscenza della Verità e nella volontà di raggiungere il Cielo. E parlo dell'Umanità di Me credente... Sempre poca rispetto alla grande massa degli abitanti della Terra.
Io verrò

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Da quanto precede noi possiamo dedurre che si tratta solo di intendersi sul significato da dare alle parole.
Da questo brano si evince infatti che quella che viene da taluni chiamata  ‘seconda venuta’ o ‘venuta imminente’ non è ‘tecnicamente’ una ulteriore ‘venuta intermedia’ che si aggiunge alla prima dell’Incarnazione e che precede l’ultima del Giudizio universale.
Le vere ‘venute’ continuano ad essere due ma la prima va dalla Incarnazione fino alla morte in Croce, la seconda inizia con la Resurrezione e dura fino al Giudizio finale.
Gesù-Verbo è Dio, e Dio vive fuori della dimensione umana del tempo.
Potremmo dunque immaginarci la seconda venuta come una retta immaginaria che parte dalla Resurrezione e culmina con la fine del mondo ma il cui tratto centrale è costituito non da una ‘venuta’ in senso proprio, ma da una ‘Parusia’, cioè da una sorta di ‘venuta’ che in realtà è una Manifestazione gloriosa e straordinaria del Verbo.
 A confermare che secondo l’Opera valtortiana tale ‘venuta’ o ‘Manifestazione gloriosa’ ci sarà, eccovi ora un ‘Dettato’ tratto da un ciclo di lezioni che fanno parte dell’Opera  della mistica - a commento di alcuni brani dell’Apocalisse di San Giovanni.
Questo in particolare è un commento6 al Prologo dell’Apocalisse (1, 1-8) – quello in cui Giovanni porta alle sette Chiese dell’Asia il saluto da parte di Dio ed in particolare da parte di Gesù Cristo.
Giovanni descrive in visione la futura venuta gloriosa del Verbo-Gesù sulle nubi del cielo, quando tutti gli uomini – anche quelli che lo hanno trafitto – lo contempleranno battendosi il petto in segno di pentimento.
Il brano termina con le parole :« Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era, che viene, l’Onnipotente».
Ad una prima lettura si potrebbe pensare che questo di Gesù ‘che viene’ sia un riferimento alla venuta del Giudizio universale, ma nel ‘Dettato’ si commenta invece così questo versetto:

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v. 8°: Colui che ha da venire…

In che modo? Non certo riprendendo carne. Se certo è il suo ritorno, altrettanto certo è che non assumerà più mai un'altra carne, avendone una perfetta dalla prima volta che se ne vestì, eterna, glorificata da Dio suo Padre.
Nè verrà per una seconda Redenzione. Non vi sarà una seconda redenzione, la prima essendo stata sufficiente e perfetta. Gli uomini hanno da allora tutti gli elementi e gli aiuti soprannaturali per permanere nel popolo dei ricreati figli di Dio e per passare dalla ricreazione alla super-creazione, sol che lo vogliano fare. Perché se, come è stato detto, e detto con sapienza, 'l'uomo è una capacità che Dio empie di Se', e se, anche, 'la grazia è un seme che Dio pone nell'anima', o anche 'un raggio che scende ad illuminare e fecondare', è logico che, se l'uomo seconda la volontà e le ispirazioni divine, la sua capacità di contenere Dio cresce e si dilata più tutto l'uomo cresce in età e in capacità di intendere e volere.
Intendere le spirituali parole di Dio, ossia i movimenti che Dio suscita in ogni uomo per condurlo a sempre maggior giustizia, e volontà di raggiungere il fine per cui fu creato. E ugualmente il seme della Grazia, se l'uomo ne seconda la crescita con la fedeltà ad essa e con la pratica della Legge e delle virtù, da piccolo seme si fa gran pianta, dante frutti di vita eterna, e il raggio, più l'anima cresce in grazia e si eleva sulla via della perfezione, aumenta la sua potenza di luce, come avviene per chiunque da una valle salga verso le vette di un monte.
Questa capacità che si dilata per contenere sempre di più Dio, questa pianta che cresce sovrana nel giardino dell'anima, questo raggio che da Sole eterno che da raggio si fa oceano di luci più l'uomo si eleva verso il Padre delle Luci, porta l'uomo, ri-creato per mezzo della Grazia ottenuta per i meriti di Cristo, alla sua supercreazione, ossia alla identificazione con Gesù, assumendo una umanità nuova, a suo esempio e forma, umanità nuova che trasforma l'uomo, creatura razionale, in creatura divinizzata che pensa, parla, agisce in modo quanto più può simile a quello che ebbe il suo Maestro eterno nel tempo mortale, e che comandò ai suoi fedeli di avere. 'Il discepolo, per esser perfetto, sia come il suo Maestro' (Luca c. VI v.40).
Per aver avuto da 20 secoli tutto quanto è necessario perché l'uomo possa possedere il Regno eterno e raggiungere il fine per cui fu creato, non vi sarà una seconda redenzione da parte dell'Uomo-Dio.
L'uomo, che per debolezza perda la Grazia, ha i mezzi per riacquistarla e redimersi. Come da sé cade, così da sé può redimersi, usando i doni perpetui che Cristo ha istituiti per tutti gli uomini che vogliano attingervi.
E non verrà per una seconda Evangelizzazione, il Verbo del Padre.
Non verrà personalmente. Eppure evangelizzerà.
Susciterà nuovi evangelizzatori che evangelizzeranno in suo Nome.
Evangelizzeranno in una forma nuova, consona ai tempi, forma nuova che sostanzialmente non cambierà il Vangelo eterno, né la grande Rivelazione, ma li amplierà, completerà e renderà comprensibili e accessibili anche a coloro che, a causa del loro ateismo o della loro incredulità sui Novissimi e su molte altre verità rivelate, adducono la ragione che 'non possono credere cose che non comprendono, né amare esseri di cui si conosce troppo poco, e quel poco è tale da spaurire e sconfortare in luogo di attirare e incoraggiare'.
Nuovi evangelizzatori. In verità ci sono già, anche se il mondo in parte li ignora e in parte li osteggia.
Ma saranno sempre più numerosi, e il mondo dopo averli ignorati, o scherniti, o osteggiati, quando il terrore prenderà gli stolti che ora deridono i nuovi evangelizzatori, si volgerà a loro perché siano forza, speranza, luce nelle tenebre, nell'orrore, nella tempesta della persecuzione degli anticristi in atto.
Perché se è vero che prima della fine dei tempi sorgeranno sempre più dei falsi profeti servi dell'Anticristo, altrettanto è vero che il Cristo Signore opporrà ad essi sempre più numerosi suoi servi, suscitando novelli apostoli là dove meno lo si crede.
E dato che l'infinita Misericordia, per pietà dei miseri uomini travolti dalla bufera di sangue, di fuoco, di persecuzione, di morte, farà risplendere sul mare di sangue e d'orrore la pura Stella di Maria, Maria, che sarà la precorritrice del Cristo nella sua ultima venuta, questi nuovi evangelizzatori evangelizzeranno Maria, in verità troppo lasciata in ombra dagli Evangelisti e dagli Apostoli e Discepoli tutti, mentre una più vasta conoscenza di Lei avrebbe ammaestrato tanti, impedendo tante cadute. Perchè Ella è Corredentrice e Maestra.
Maestra di vita pura, umile, fedele, prudente, pietosa, pia, nella casa e tra le genti del suo tempo. Maestra sempre, nei secoli, degna d'esser tanto più conosciuta più il mondo scende verso il fango e la tenebra, per esser tanto più imitata onde riportare il mondo verso ciò che non è tenebra e fango.
I tempi che avanzano saranno tempi di guerra non solo materiale, ma soprattutto di guerra fra materialità e spirito.
L'Anticristo cercherà di trascinare le creature razionali verso il pantano di una vita bestiale.
Il Cristo cercherà di impedire questo rinnegamento, non solo della religione ma persino della ragione, aprendo orizzonti nuovi e vie illuminate di luci spirituali, suscitando, in chiunque apertamente non lo respinga, un risveglio potente dello spirito, risveglio aiutato da questi nuovi evangelizzatori non soltanto del Cristo ma della Madre di Dio.
Alzeranno lo stendardo di Maria. Porteranno a Maria. E Maria, che già una volta fu causa e fonte, indiretta ma sempre potente, della redenzione dell'uomo, lo sarà ancora, perchè Ella è la santa Avversaria del perfido Avversario, e il suo calcagno è destinato a schiacciare in perpetuo l'infernal dragone, come la Sapienza, che ha fatto in Lei sede, è destinata a vincere le eresie che corrompono anime e intelletti.
In quel tempo che è inevitabile che venga, in cui le tenebre lotteranno con la luce, la bestialità con lo spirito, la satanicità con i superstiti figli di Dio, Babilonia con la Gerusalemme celeste, e le lussurie di Babilonia, le triplici lussurie, strariperanno come acque fetide e incontenibili, infiltrandosi per ogni dove, sin nella Casa di Dio, come già fu e come è detto che dovrà di nuovo essere, in quel tempo di separazione aperta tra i figli  di Dio e di Satana, in cui i figli di Dio avranno raggiunto una potenza di spirito sin ora mai raggiunta, e quelli di Satana una potenza di male talmente vasta che nessuna mente può immaginarla quale sarà realmente, verrà la Nuova evangelizzazione, la piena nuova evangelizzazione, che per ora ha i primi avversati risvegli.
Ed essa opererà grandi miracoli di conversione e di perfezione. E grandi conati d'odio satanico, contro il Cristo e la Donna.
Ma ambedue non potranno essere raggiunti dai loro nemici. Non sarebbe né conveniente né utile che lo fossero.
Non si può recare offesa suprema a Dio colpendo i Due a Lui più cari: il Figlio e la Madre, che già, nel loro tempo, tutte le più odiose e dolorose offese subirono, ma che ora, già glorificati da secoli, non potrebbero, senza immediato orrendo castigo divino sugli offensori, venire offesi.
Per questo, con mezzi nuovi, sarà al giusto modo operante l'estrema evangelizzazione, e coloro che sono ansiosi di Luce e di Vita le avranno, piene, perfette, date con un mezzo noto solo ai due Donatori, da Gesù e Maria.
Soltanto chi avrà eletto per sé tenebra e fango, eresia e odio a Dio e a Maria, ossia i già morti prima d'essere morti, gli spiriti putridi, gli spiriti venduti a Satana e ai suoi servi, ossia i precursori dell'Anticristo ed esso stesso, avranno tenebre e fango e tormento e odio eterno, come è giusto che sia, quando Colui che deve venire verrà.

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Ecco dunque la cosiddetta venuta intermedia per la sconfitta dell’Anticristo, ecco – più che una venuta ‘materiale’ di Gesù-Uomo-Dio - una manifestazione universale e gloriosa del Verbo-Gesù – nella potenza dello Spirito Santo - attraverso una straordinaria Pentecoste.
Da questa prenderà definitivo avvio nel corso del terzo millennio una ‘Nuova  Evangelizzazione’ - con metodi e forme nuove - rivolta prima alla riconversione di quei cristiani tiepidi, cristiani di nome ma non di fatto che hanno dimenticato la Dottrina e la sua pratica, poi alla conversione dei non credenti, infine all’inizio - dopo la sconfitta dell’Anticristo e  l’incatenamento di Satana - della attuazione piena del Regno di Dio in terra, nel cuore degli uomini come diceva San Bernardo di Chiaravalle, Regno che era iniziato ed aveva cominciato a svilupparsi progressivamente dopo le tre del pomeriggio di quel Venerdì Santo, con il Sacrificio completo ed il compimento della Redenzione.
                         

Nota della Redazione:
L’autore sarà ospite delle Edizioni Segno Sabato 23 ottobre 2004 alle ore 15 nella Sala Conferenze quando, da ex agnostico e ‘miscredente’, darà una testimonianza sull’inizio del proprio cammino di ‘conversione’. Egli sarà anche disponibile ad eventuali chiarimenti sui contenuti dei numerosi volumi – editi da Segno - da lui scritti a commento dell’Opera di Maria Valtorta.

1 Rielaborazione e sintesi tratta dal IV° volume dell’autore de ‘I Vangeli di  Matteo, Marco, Luca e  del
  ‘piccolo’ Giovanni’- Ed. Segno, settembre 2004

2 Matteo, 28,16-17 – La Sacra Bibbia – Edizioni Paoline, 1968

3 Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 634 – Centro Ed. Valtortiano

4 Breviario – Liturgia delle ore, primo volume, Tempo di avvento (mercoledì della prima settimana) Editrice   
  Poliglotta Vaticana

5 Vedi: Mt 24, 23-27 
  Vedi: Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ Vol. IX, Cap. 596.46  - Centro Ed. Valtortiano

6 M.V.: ‘I Quaderni dal 1945 al 1950’ – Dettato, pag. 578/581 – Centro Ed. Valtortiano