(La Sacra Bibbia – Il Profeta Sofonia – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘I Quaderni del 1943’ – Dettato del 29.10.43 – Centro Ed. Valtortiano)

12. Avverrà nella antivigilia del tempo ultimo quello che poi io annunciai parlando, adombrato sotto la descrizione della rovina del Tempio, di Gerusalemme, della distruzione del mondo, e ciò che profetò il Prediletto nella sua Apocalisse…

12.1 Nell’Apocalisse pare che i periodi si confondano, ma non è così. Sarebbe meglio dire: si riflettono nei tempi futuri con aspetti sempre più grandiosi.

Sono sicuro che dopo la lettura del brano valtortiano del capitolo precedente non sarete rimasti meno perplessi che dopo aver letto il brano del Vangelo di Matteo.
In effetti Matteo – da ‘buon cronista’ – deve aver fatto del suo meglio per appuntare magari in tempo reale sulle sue tavolette di cera o sulle pergamene alcuni dei concetti espressi da Gesù, ma se quelli ‘originali’ di Gesù erano discorsi ‘velati’ e non facilmente interpretabili, figuriamoci come siano ancor più difficilmente interpretabili, con rispetto parlando, quelli di Matteo appuntati in fretta sul momento o trascritti successivamente basandosi sulla memoria.
Provate per esempio a rileggervi il brano del Gesù valtortiano che avete letto poc’anzi, e poi - anche subito dopo – provate a farne mnemonicamente una ‘trascrizione’.
Sarebbe un pasticcio, a meno che - come Matteo - non abbiate ad alleato lo… Spirito Santo.
Nel brano di Matteo è chiaro comunque il riferimento alla fine di Gerusalemme.
E’ anche chiaro il riferimento ad un periodo di guerre che fanno pensare alla fine del mondo, ma Gesù dice che non sarà ancora la fine, perché la vita nel mondo continua.
E la vita continua perché il Vangelo dovrà essere predicato e diffuso in tutto il mondo, ed Israele dovrà convertirsi al Cristianesimo, e solo dopo di allora - dove il ‘solo dopo di allora’ è da intendere non come ‘subito dopo’ ma semplicemente come ‘dopo’ quella conversione - ci potrà essere la fine del mondo.
Ma se la conversione di Israele rappresenta uno spartiacque, dopo quanto tempo – continuo inquieto a domandarmi - ci sarà la fine del mondo?
Nel brano del Vangelo di Matteo sembra proprio che i periodi si accavallino l’uno sull’altro.
La distruzione di Gerusalemme si confonde con quella della grande tribolazione che precede il ritorno di Gesù nella venuta intermedia.
La venuta intermedia si confonde a sua volta con quella della fine del mondo.
Sembra che siano come scatole cinesi, dove apertane una se ne trova dentro un’altra simile, e così via.
Anzi, proprio a proposito di ciò, ricordo che una volta il Gesù valtortiano - non quello che predicava nell’Opera della mistica 2000 anni fa ma quello ‘moderno’ degli anni ’40 che le parlava nei ‘Quaderni’ – riferendosi a quelle che sembrano  ‘sovrapposizioni’ temporali nell’Apocalisse le aveva spiegato:1

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27.8.43
Dice Gesù:
Anche nell’Apocalisse pare che i periodi si confondano, ma non è così.
Sarebbe meglio dire: si riflettono nei tempi futuri con aspetti sempre più grandiosi.
Ora siamo al periodo che Io chiamo: dei precursori dell’Anticristo. Poi verrà il periodo dell’Anticristo che è il precursore di Satana.
Questo sarà aiutato dalle manifestazioni di Satana: le due bestie nominate nell’Apocalisse.
Sarà un periodo peggiore dell’attuale. Il Male cresce sempre di più.
Vinto l’Anticristo, verrà il periodo di pace per dare tempo agli uomini,  percossi dallo stupore delle sette piaghe e della caduta di Babilonia, di raccogliersi sotto il segno mio.
L’epoca anticristiana assurgerà alla massima potenza nella sua terza manifestazione, ossia quando vi sarà l’ultima venuta di Satana.
Avete capito? Credere occorre, e non cavillare. Veramente tu avevi capito, appunto perché non cavilli.
I dettati non si contraddicono fra loro. Occorre saperli leggere con fede e semplicità di cuore.
Come uno a cui prema di far intendere una cosa, Io vado sempre dritto alla cosa che più importa e che qui è il mio Regno.
Perché nel Regno è la giustificazione del mio essermi incarnato e morto.
Perché nel Regno è la prova della mia infinita potenza, bontà, sapienza.
Perché nel Regno è la prova della vita eterna, della risurrezione della carne, del mio potere di Giudice.
Perciò quando ho parlato per spiegare l’Apocalisse ho, ai singoli punti spiegati, messo quasi sempre a corona il mio Giudizio, il mio trionfo, il mio Regno, la sconfitta di Satana in se stesso, nella sua creatura, nei precursori.
Leggete bene e vedrete bene che non vi è contraddizione. Quello che ho detto ho detto.

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Ad una lettura non meditata, però - non solo nell’Apocalisse, non solo nel brano del Vangelo di Matteo - ma anche nelle spiegazioni che lo stesso Gesù valtortiano aveva dato ai discepoli sul Monte Uliveto in merito alla rovina di Gerusalemme e al futuro del mondo sembra che i periodi si confondano.
Saremmo tentati di dare ragione a quanti in questo famoso e discusso brano di Matteo, tanto studiato da generazioni di teologi, non riescono a vedere altro che la distruzione di Gerusalemme e la distruzione della terra in occasione della sua venuta per il Giudizio universale e non certo la distruzione, detta anche ‘grande tribolazione’, con la sconfitta dell’Anticristo susseguente alla ‘venuta intermedia’.
Neanche Sofonia, uno dei cosiddetti profeti minori, scherzava quanto a distruzioni, quando diceva:

Sofonia 1, 1-18:
Parola del Signore, rivolta a Sofonia, figlio di Cusi, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda.

«Porterò via tutto dalla faccia della terra, dice il Signore. Toglierò uomini e bestie, non lascerò né gli uccelli del cielo, né i pesci del mare, farò cadere gli empi e sterminerò gli uomini dalla faccia della terra, dice il Signore.
Stenderò la mia mano sopra Giuda e sopra tutti gli abitanti di Gerusalemme, e sterminerò da questo luogo gli avanzi di Baal, i nomi dei suoi ministri e i suoi sacerdoti.
Distruggerò quelli che sui tetti adorano le stelle del cielo, coloro che adorano e giurano per il Signore, ma poi giurano anche per Milcom; quelli che si allontanano dal Signore, che non lo cercano, né si danno  pensiero di lui.
Tacete dinanzi al Signore Dio, perché il suo giorno è vicino: egli ha preparato un sacrificio, ha santificato i suoi invitati.
Nel giorno del sacrificio del Signore io verrò a castigare i prìncipi e i figli del re, e tutti quelli che indossano abiti stranieri; in quel giorno verrò a punire tutti quelli che salgono al soglio e riempiono di rapine e di frode il palazzo del loro signore.
In quel giorno, dice il Signore, si leveranno grida dalla Porta dei Pesci, urla dalla Città Nuova, e un grande fracasso dalle colline.
Gridate, o abitanti del Mortaio, tutta la razza di Canaan è annientata, sono spazzati via tutti i pesatori di argento.

«In quel tempo io scruterò Gerusalemme con le lanterne, e castigherò gli uomini che riposano sulla loro feccia e che vanno dicendo in cuor loro : ‘Il Signore non fa né bene né male’. Le loro ricchezze saranno saccheggiate, le loro case distrutte; si costruirono dei palazzi ma non li abiteranno; piantarono delle vigne, ma non ne berranno il vino».
Sta per venire il gran giorno del Signore, è vicino e viene in un lampo.
La voce del giorno del Signore è straziante e persino il prode alza grida di spavento.
«Quello sarà un giorno d’ira, giorno di tribolazione e d’angoscia, giorno di calamità e di miseria, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nebbie e di bufere; giorno di tromba e di allarme  contro le città forti e le alte torri.
Io metterò gli uomini nelle angosce ed essi cammineranno come ciechi, perché han peccato contro il Signore; il loro sangue sarà sparso come polvere,  le loro salme buttate via quali immondizie. Né l’argento né l’oro che possiedono potranno liberarli.
Nel giorno dell’ira del Signore tutta la terra sarà divorata dal fuoco del suo zelo, perché egli distruggerà e sterminerà all’improvviso tutti gli abitanti della terra».

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Ma perché ho voluto farvi leggere Sofonia?
Sempre per quel ‘combinato disposto’ di cui abbiamo parlato.
Infatti, in un altro suo dettato alla mistica nei ‘Quaderni del 1943’, Gesù le spiega che - quando fa dire a Sofonia ‘Io porterò via tutto dalla faccia della terra…’ - Egli gli aveva fatto profetare quanto sarebbe avvenuto nella antivigilia del tempo ultimo, quello cioè che Egli avrebbe poi annunciato -  adombrato sotto la descrizione della rovina del Tempio e di Gerusalemme, della distruzione del mondo e nella stessa Apocalisse di San Giovanni – nel brano del Vangelo di Matteo.
Ma vediamo più compiutamente cosa dice Gesù:2

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29.10.43
Dice Gesù:
Quando faccio dire a Sofonia che Io porterò via ogni cosa dalla terra, gli faccio profetare ciò che avverrà nella antivigilia del tempo ultimo, quello che poi Io annunciai parlando, adombrato sotto la descrizione della rovina del Tempio e di Gerusalemme, della distruzione del mondo, e ciò che profetò il Prediletto nel suo Apocalisse.
Le voci si susseguono. Anzi posso dire che, come in un edificio sacro elevato a testimoniare la gloria del Signore, le voci salgono da pinnacolo a pinnacolo, da profeta a profeta antecedente a Cristo, sino al culmine maggiore su cui parla il Verbo durante il suo vivere d’uomo, e poi scendono da pinnacolo a pinnacolo, nei secoli, per bocca dei profeti susseguenti al Cristo.
E’ come un concerto che canta le lodi, le volontà, le glorie del Signore, e durerà sino al momento in cui le trombe angeliche aduneranno i morti dei sepolcri e i morti dello spirito, i viventi della terra e i viventi del Cielo, perché si prostrino davanti alla visibile gloria del Signore e odano la parola della Parola di Dio, quella parola che infiniti hanno respinta o trascurata, disubbidita, schernita, disprezzata, quella Parola che venne: Luce nel mondo, e che il mondo non volle accogliere preferendo le tenebre.
Io sono il vertice dell’edificio di Dio. Parola più alta e vera della mia non può esserci. Ma il mio ‘spirito’ è nella bocca delle ‘parole’ minori, poiché ogni cosa che parla di ciò che è di Dio, è parola ispirata da Dio.
La carestia e le mortalità delle epidemie saranno uno dei segni precursori della mia seconda venuta. Punizioni create per punirvi e richiamarvi a Dio opereranno, con la loro dolorosa potenza, una delle selezioni fra i figli di Dio e di Satana.
La fame data dalle rapine e dalle guerre maledette, volute senza giustificazione di indipendenze nazionali ma per sola ferocia di potere e superbia di demoni in veste d’uomini, data dall’arresto, per volere di Dio, delle leggi cosmiche, per cui il gelo sarà aspro e protratto, per cui il calore sarà bruciante e non mitigato da piogge, per cui le stagioni saranno invertite a avrete siccità nelle stagioni delle piogge e piogge nel tempo della maturazione delle messi, per cui ingannati da subiti tepori o da insolite frescure, fioriranno fuori tempo le piante  e si ricopriranno, dopo aver già generato, gli alberi di nuovi inutili fiori che spossano senza frutto la pianta – poiché ogni disordine è nocivo e conduce a morte, ricordatevelo, o uomini – la fame tormenterà crudelmente questa razza proterva e nemica di Dio.
Gli animali, privi di fieni e di biade, di grani e di semi, periranno per fame e, per la fame dell’uomo, saranno distrutti senza dar loro tempo di procreare.
Uccelli del cielo e pesci delle acque, mandre e greggi, saranno assaliti da ogni parte per dare ai vostri ventri il cibo che la terra non partorirà più per voi che scarsamente.
Le mortalità create da guerre e da pestilenze, da terremoti e nubifragi, precipiteranno nell’al di là buoni e malvagi.
I primi per punizione vostra che, privati dei migliori, sempre più peggiorerete, i secondi per punizione loro che avranno, anzi l’ora prevista, l’inferno per loro dimora.
La vittima preparata dal Signore per purificare l’altare della Terra profanato dai peccati d’idolatria, di lussuria, di odio, di superbia, sarete voi, uomini che perirete a mille e a diecimila sotto la falce aguzza dei fulmini divini. Come erba falciata su un prato d’aprile, cadrete gli uni sugli altri: i fiori santi mescolati a quelli velenosi, i morbidi steli mescolati ai pungenti rovi.
La mano dei miei angeli sceglierà e separerà i benedetti dai maledetti, portando i primi al Cielo e lasciando i secondi ai tridenti dei demoni per la pastura dell’Inferno.
Esser re o mendicanti, sapienti o ignoranti, giovani o vecchi, guerrieri o sacerdoti, non costituirà differenza  e baluardo contro la morte.
Il castigo vi sarà e tremendo.
L’occhio di Dio sceglierà i destinati levando le ‘luci’ perché non abbiano più a soffrire della caligine creata dagli uomini congiunti a Satana, levando le ‘tenebre’ generatrici di tenebre perché possedute dal padre delle tenebre: Satana.
L’occhio di Dio, che penetra nei palazzi, nelle chiese, nelle coscienze – e non c’è sbarrame e non c’è ipocrisia che gli impedisca di vedere – scruterà nel seno della Chiesa: Gerusalemme di ora, scruterà nel seno delle anime e scriverà il singolo decreto per gli ignavi, gli indifferenti, i tiepidi, i ribelli, i traditori, gli omicidi dello spirito, i deicidi.
No, non pensate che Dio non vi farà né male né bene per le vostre opere.
Io ve lo giuro, lo giuro a Me stesso, lo giuro per la mia Giustizia, Io giuro con triplice giuramento, Io vi farò del bene per il bene che farete e del male per il male da voi compiuto.
Se a voi le immondezze della carne e della vostra vita da bruti vi fanno crosta agli occhi dell’anima per impedirle di vedere Dio, a Dio nulla fa velo.
Appesantirò la mia mano su coloro che di essere nel fango si beano e che nel fango vogliono restare nonostante ogni invito e ogni mezzo che do loro per uscirne.
Diverranno fango nel fango, poiché del fango del peccato fanno il cibo preferito dalla loro fame impura.
Il giorno si avvicina, figli che avete rinnegato il Padre. Il tempo della terra è lungo e breve nello stesso tempo.
Non era ieri forse che godevate di un onesto benessere dato dalla pace e dalle opere pacifiche che danno pane e lavoro? Non era ieri forse, o voi che vivete in quest’ora tremenda, che godevate la gioia della famiglia non smembrata e distrutta, la gioia dei figli intorno al desco del padre, del talamo: lo sposo presso alla sposa, del padre curvo sui capi dei bimbi come maestro e amico? Ed ora? Dove è tutto ciò? Rapido come uccello che vola in lidi lontani, quel tempo è passato. Era ieri… ora vi volgete e vedete che un numero di giorni, che l’orrore moltiplica con la sua sanguigna intensità, ve ne separa. Vi rifugiate nel ricordo, ma cumuli di macerie e distese di tombe vi distruggono la dolcezza del ricordo con la realtà del presente.
Oh! Uomini,  che insultate Dio con voci di bocca e di cuore credendovi lecito farlo, udite, uomini, la voce di Dio, straziata e straziante, che già tuona sul mondo poiché non le giova parlarvi per bocca dei suoi servi ed amici, e che vi annuncia l’ira sua, e che vi chiama ancora perché di punirvi ne soffre.
Prima che la cecità degli spiriti vostri sia totale, venite al medico e alla Luce. Prima che il sangue sia tanto d’essere lago di morte, venite alla sorgente della Vita. Radunate le vostre misere capacità di amore e volgetele a Dio.
L’Amore vi perdonerà per quelle briciole d’amore, avanzo delle rapine della carne e di Satana, che voi offrirete a Lui.
A Dio vanno date le primizie e la totalità dei beni. Ma posto che questo non avete saputo fare, o figli che mi siete costati la vita, date al Signore grande, pietoso, potente, quello che ancora vi resta.
Nella vostra povertà di spirito, povertà non evangelica ma umana, strappatevi dal cuore l’ ultimo picciolo, negate alla carne quel resto e datelo a Me.
So che a un mio diletto costa meno il sacrificio della vita, poiché l’ amore lo inebria, di quanto a voi non costi il sacrificio di un bacio.
E per il vostro sforzo, sproporzionato all’offerta, vi darò premio sproporzionato al dono. Ve lo darò purché veniate.
Chi ben lavorò nell’ultima ora sarà ammesso al Regno come colui che resse l’aratro, fino a cadere su esso, dalla sua aurora alla sua anticipata sera.
D’avere dimora diversa in Cielo non vi rammaricherete; là non sono le meschinità delle invidie umane.
Ma conquistate questo Cielo che ho creato per voi e che vi ho aperto con la mia morte di Croce. Venite al Signore prima che il Signore venga su voi con la sua maestà di Giudice.
Riguardo a voi, miei diletti, restate nella via che avete scelta.
Turbini e tempeste non potranno farvi perdere la meta che sono Io, il cui cuore è aperto per ricevervi col bacio di amore più vivo. Lasciate che cadano regni e popoli, e ciò che ora si crede potente divenga cenere e maceria, e ciò che ora si crede lecito dettare volontà e dottrine divenga polvere stritolata dalla Volontà e dalla Legge di Dio.
Nel mio breve regno sul mondo sarò Io che regnerò, Io e i resti del mio popolo, ossia i fedeli veri, quelli che non hanno rinnegato Cristo e ricoperto il segno di Cristo con la tiara di Satana. Cadranno allora le bugiarde deità dello strapotere, le dottrine oscene rinneganti Iddio, Signore onnipotente.
La mia Chiesa, prima che l’ora del mondo cessi, avrà il suo fulgido trionfo.
Nulla è diverso nella vita del Corpo Mistico di quanto fu nella vita del Cristo.
Vi sarà l’osanna  alla vigilia della Passione, l’osanna quando i popoli, presi dal fascino della Divinità, piegheranno il ginocchio davanti al Signore.
Poi verrà la Passione della mia Chiesa militante, e infine la gloria della Risurrezione eterna in Cielo.
O beatitudine di quel giorno in cui saranno finite per sempre le insidie, le vendette, le lotte di questa terra, di Satana, della carne!
La mia Chiesa sarà allora composta di veri cristiani. Allora, nel penultimo giorno. Pochi come all’inizio, ma santi come all’inizio.
Finirà in santità come in santità cominciò. Fuori resteranno i mentitori, i traditori, gli idolatri. Quelli che all’ultima giornata imiteranno Giuda e venderanno la loro anima a Satana nuocendo al Corpo mistico di Cristo.
In essi la Bestia avrà i suoi luogotenenti per la sua ultima guerra.
E guai a chi in Gerusalemme, negli ultimi tempi, si renderà colpevole di tale peccato. Guai a coloro che in essa sfrutteranno la loro veste per utile umano. Guai a coloro che lasceranno perire i fratelli e trascureranno di fare della Parola che ho loro affidata pane per le anime affamate di Dio. Guai.
Fra chi rinnegherà apertamente Dio e chi lo rinnegherà con le opere, Io non farò differenza.
E in verità vi dico, con dolore di Fondatore eccelso, che all’ultima ora tre quarti della mia Chiesa mi rinnegheranno, e li dovrò recidere dal tronco come rami morti e corrotti da lebbra immonda.
Ma voi che rimarrete in Me, udite la promessa del Cristo.
Attendetemi con fedeltà e amore ed Io verrò con tutti i miei doni. Col dono dei doni: Me stesso. Verrò a redimere e a curare. Verrò a illuminare le tenebre, a vincere e fugarle.
Verrò a insegnare agli uomini ad amare e adorare il Dio eterno, il Signore altissimo, il Cristo santo, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.
Verrò a portarvi  non la pace di questo mondo, eterno distruttore della Pace, ma la Pace del Regno che non muore.
Esultate o miei servi fedeli. Questo vi dice la bocca che non mente. Voi non avrete più a temere di alcun male perché porrò fine al tempo del male, anticiperò questa fine per pietà dei miei benedetti.

Esultate soprattutto, o voi, miei amati di ora.
Per voi ancor più sollecito sarà l’avvento del Cristo e il suo abbraccio di gloria.
Per voi già si aprono le porte della Città di Dio e ne esce il Salvatore vostro per venirvi incontro a darvi la Vita vera.
Ancora un poco e poi verrò. Come per Lazzaro, l’amico mio, Io vi chiamerò uno ad uno; ‘Vieni fuori!’. Fuori di questa vita della terra che è tomba per lo spirito incarcerato nella carne. Fuori. Nella vita e nella libertà del Cielo.
Chiamatemi col vostro  amore fedele. Esso sia la vampa che fonde le catene della carne e dà allo spirito la libertà di venire presto a Me.
Dite il più bel grido scritto da uomo: ‘Vieni, Signore Gesù’.
        
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12.2 A questo punto è però meglio fare una sintesi.

Alt! Ci risiamo…
Torniamo indietro di un paio di pagine e facciamo uno ‘zoom’ su alcune frasi di Gesù che ritrascriverò e sottolineerò ora qui in grassetto:

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Nel mio breve regno sul mondo sarò Io che regnerò, Io e i resti del mio popolo, ossia i fedeli veri, quelli che non hanno rinnegato Cristo e ricoperto il segno di Cristo con la tiara di Satana. Cadranno allora le bugiarde deità dello strapotere, le dottrine oscene rinneganti Iddio, Signore onnipotente.
La mia Chiesa, prima che l’ora del mondo cessi, avrà il suo fulgido trionfo.
Nulla è diverso nella vita del Corpo Mistico di quanto fu nella vita del Cristo.
Vi sarà l’osanna  alla vigilia della Passione, l’osanna quando i popoli, presi dal fascino della Divinità, piegheranno il ginocchio davanti al Signore.
Poi verrà la Passione della mia Chiesa militante, e infine la gloria della Risurrezione eterna in Cielo.

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Abbiamo spiegato bene come il Gesù valtortiano presenti come imminente – dopo la grande tribolazione e la sconfitta dell’Anticristo – la sua venuta per la piena realizzazione del Regno di Dio in terra, dove Egli in Spirito Santo regnerà.
Sappiamo anche che la misura del tempo di Dio non è necessariamente identica alla nostra, per cui ‘imminente’ può non significare ‘subito ora’, ma – in termini di tempo umano – qualche anno se non qualche decennio.
Un esempio lo avevamo dato citando la profezia escatologica di Daniele su quelle settanta settimane di anni (490 anni) che sarebbero trascorse prima della venuta del Messia.
Avevamo anche detto3 che Nostradamus aveva previsto cinquecento anni fa che all’avvicinarsi del grande numero settimo – numero che io  interpreto come un suo riferimento velato al settimo millennio della settimana universale – sarebbe iniziato un periodo di massacri fra Occidentali e Arabi che tuttavia non sarebbe stato lontano dall’inizio dei mille anni (di pace universale, 2026-3000), aggiungendo che a questo punto coloro che erano entrati nella tomba ne sarebbero usciti, segnando così l’inizio del rinnovamento spirituale.
Mi aveva colpito quel riferimento alla ‘tomba’, e doveva aver colpito anche l’autore (J.C. de Fontbrune) del testo di commento alle profezie di Nostradamus  che stavo leggendo se questi aveva cercato di darsene una spiegazione scrivendo nella sua interpretazione del testo, tradotto dal francese antico e per di più con termini allegorici, che la parola ‘tomba’ si dovesse riferire forse ad un rifugio o ad un riparo in quel periodo di guerra.
Ma per ritornare al Gesù valtortiano di poco sopra che parla del suo ‘breve Regno’, Egli non sembra proprio alludere ad un Regno di decine di migliaia di anni, come avevo detto per consolare i pronipoti dei miei pronipoti dei miei pronipoti, ma sembra intendere proprio il concetto di un ‘breve Regno’.
Insomma il concetto di un Regno ‘fugace’, come si diceva nei capitoli precedenti quando si parlava del periodo fugace della ‘fioritura’ di Israele, convertito e perdonato, e della ‘settimana universale’.
Se Gesù Cristo è venuto 2000 anni fa per instaurare dopo la Redenzione del Venerdì Santo il Regno di Dio in terra nel cuore degli uomini, sia pur progressivamente, e se ora dice che la sua venuta è imminente e che il suo Regno sarà breve, ne deduco che ‘breve’  lo sarà rispetto ai duemila anni già trascorsi.
E cosa è più breve di duemila anni se non un millennio ancora?
A confermare il concetto di ‘Regno breve’, Egli aggiunge che il suo Regno in terra sarà – per la Chiesa – come quel grido effimero di ‘Osanna’ del popolo in onore di Gesù che andava da Betania a Gerusalemme in quella ‘Domenica delle Palme’ di 2000 anni fa al quale sarebbe però seguito solo cinque giorni dopo l’urlo della folla assatanata che lo condannava a morte.
A questo punto devo ‘riabilitarmi’ rispetto alle conclusioni - alle quali ero giunto soprattutto per non scoraggiare troppo gli ottimisti ad ogni costo ed i pronipoti dei miei pronipoti – per cui la ‘settimana universale’ dei primi Padri della Chiesa fosse solo una ipotesi di lavoro degli ‘addetti ai lavori’ di quei tempi e che il millennio finale della Apocalisse andasse ottimisticamente inteso come un… ‘lunghiiissimo’ periodo di tempo.
Lo studio sulla Bibbia è estremamente complesso, e vi sono esperti che addirittura la sondano in termini matematici, e con una disciplina che si chiama ‘numerologia’, cioè lo studio del significato simbolico dei ‘numeri’ che vi sono contenuti.
Ritornando allora per una chiarezza riepilogativa sul tema della ‘settimana universale’, farei qui ora con voi il seguente ragionamento.
Se i sette millenni sono simbolicamente corrispondenti alle sette fasi della Creazione di cui parla la Genesi (e quindi, per analogia, alla Storia dell’Umanità da Adamo in poi), e se nella Genesi non si tratta di ‘giorni solari’ veri e propri ma di ‘fasi’ di tempo lunghissime, allora il settimo millennio si può a sua volta considerare come una ‘fase’ che è certamente lunga, ma nello stesso tempo anche ‘fugace’ se la rapportiamo invece alle sette fasi della settimana universale, cioè della Storia dell’Umanità.
Il ‘settimo giorno’ di cui si parla nella Creazione della Genesi è dunque – antropologicamente parlando - quello del ‘riposo’ di Dio, il giorno in cui Dio – realizzata la sua Opera – può finalmente fermarsi ad ammirarla e godersela come un fatto compiuto.
Analogamente, il settimo giorno della settimana universale potrebbe corrispondere – applicato al Cristianesimo dove ci si insegna che Gesù Cristo è venuto per perfezionare e completare l’antica Legge ebraica - al riposo di Dio alla fine della Storia dell’Umanità, dove Dio ‘contempla’ finalmente la piena realizzazione del suo Regno in terra, grazie alla purificazione della grande tribolazione, alla cosiddetta venuta intermedia del Verbo in Spirito Santo, alla sconfitta dell’Anticristo politico e religioso ed incatenamento per un millennio di Satana, all’adorazione che l’Umanità provata e pentita dedicherà nuovamente a Dio.
Dopo, vi sarà l’ottavo giorno, ma sarà quello del giorno eterno nel Regno dei Cieli.
A proposito di quest’ultimo periodo della storia dell’Umanità, ed a conferma di quanto possa essere misticamente fondato il discorso sulla ‘settimana universale’ mi viene ora in mente un altro discorso che il Gesù valtortiano aveva fatto ai suoi apostoli il Lunedì notte di questa settimana santa che stiamo commentando in queste pagine e su un chiarimento che mi era stato dato dalla mia ‘Luce’ sui duemila anni trascorsi e sul millennio futuro.
Ne avevo già parlato in libri e contesti differenti 4 ed una qualche traccia ve ne è persino nel Cap. 6.3 di questo stesso libro.
Era dunque la sera del Lunedì dopo la Domenica delle palme, e Gesù – come lo sarà anche nelle notti successive fino a quella della cattura del Giovedì santo – era raccolto con i suoi apostoli nell’Uliveto per le ultime preghiere comunitarie ed ‘istruzioni’.
E' il Lunedì notte prima della Pasqua, cioè prima del Sacrificio. Gesù evidentemente è triste perché Egli 'sa' già quello che sta per succedere.
E mentre gli apostoli commentano soddisfatti fra di loro che Gerusalemme - in questa Pasqua - è piena di gente accorsa 'al rito' più che altre volte, Gesù - come se recitasse un 'salmo' (e parafrasando  il profeta Ezechiele 39.17) - dice:

'Radunatevi, affrettatevi, accorrete da ogni parte alla mia vittima che immolo per voi, alla grande Vittima immolata sui monti d'Israele, a mangiare la sua Carne, a bere il suo Sangue'.

‘Ma  quale  vittima ? Quale? Tu  sembri  uno  che sia preso da una follìa fissa.  Non  parli  che   di  morte...  e  ci  addolori...'  gli  risponde  con veemenza l'apostolo Bartolomeo che, come gli altri apostoli, non voleva sentire parlare - in quel tripudio di folla dove tanti appena il giorno prima avevano osannato Gesù - di presagi funesti.
In realtà – lo avevo già spiegato nei capitoli precedenti di questo nostro libro attuale - Gesù cercava da qualche tempo di 'preparare' gli apostoli a quello che sarebbe successo ma questi non volevano capire o tendevano a 'rimuovere' dalla loro coscienza quello che consideravano un 'cattivo pensiero' solamente o che comunque non volevano che si avverasse.
Gesù rimprovera allora Bartolomeo perché egli, dotto ed esperto delle Scritture, avrebbe dovuto sapere quale sorte sarebbe stata riservata al Redentore e non illudersi - come gli altri apostoli - che la sua predicazione avrebbe sempre più convinto il mondo a seguirlo ed amarlo.
No! declama ispirato Gesù parafrasando ancora i profeti Ezechiele,  Osea e Daniele - solo dopo che questa Terra avrà peccato contro di Me, e ricordate che sono parole del Signore al suo profeta, solo dopo, il popolo, e non solo questo singolo, ma il grande popolo di Adamo comincerà a gemere:"Andiamo al Signore. Lui ci ha feriti ci guarirà". E dirà il mondo dei redenti:"Dopo due giorni, ossia due tempi dell'eternità, durante i quali ci avrà lasciato in balìa del Nemico che con ogni arma ci avrà percossi e uccisi come noi percotemmo il Santo e lo uccidemmo - e lo percotiamo e lo uccidiamo perché sempre vi sarà la razza dei Caini che uccideranno con la bestemmia e le male opere il Figlio di Dio, il Redentore, scagliando frecce mortali non sulla sua eterna glorificata Persona, ma sulla loro anima da Lui riscattata, uccidendola, e uccidendo perciò Lui attraverso le loro anime - solo dopo questi due tempi verrà il terzo giorno e risusciteremo al suo cospetto nel regno di Cristo sulla Terra e vivremo dinanzi a Lui nel trionfo dello spirito. Lo conosceremo, impareremo a conoscere il Signore per essere pronti a sostenere, mediante questa conoscenza vera di Dio, l'estrema battaglia che Lucifero darà all'uomo prima dello squillo dell'angelo della settima tromba che aprirà il coro beato dei santi di Dio, dal numero perfetto in eterno - né il più piccolo pargolo né il più vecchio vegliardo potrà mai più essere aggiunto al numero - il coro che canterà: 'Finito è il povero regno della Terra. Il mondo è passato con tutti i suoi abitanti davanti alla rassegna del Giudice vittorioso. E gli eletti sono ora nelle mani del Signor nostro e del suo Cristo, ed Egli è il nostro Re in eterno. Lode al Signore Iddio Onnipotente che è, che era e che sarà, perché ha assunto il suo gran potere ed è entrato nel possesso del suo regno'
Oh chi fra voi saprà ricordare le parole di questa profezia, già suonante nelle parole di Daniele, con velato suono, ed ora squillata dalla voce del Sapiente davanti al mondo attonito e a voi, più attoniti del mondo?!”

Fin qui, comunque, tutto relativamente chiaro... nell'oscurità della profezia velata, ma c'era anche  un'altra frase - con cui Gesù concludeva la sua profezia facendo riferimento al profeta Osea 5 - che mi lasciava perplesso:

' La venuta del Re  - continuerà il mondo gemente nelle sue ferite e chiuso nel sepolcro, mal vivo e mal morto, chiuso dal suo settemplice vizio e dalle sue infinite eresie, l'agonizzante spirito del mondo chiuso, coi suoi estremi conati, dentro l'organismo, morto lebbroso per tutti i suoi errori - la venuta del Re è preparata come quella dell'aurora e verrà a noi come la pioggia di primavera e di autunno. L'aurora è preceduta e preparata dalla notte. Questa è la notte. Questa di ora...'

Io riflettevo profondamente, leggendomi e rileggendomi queste parole per penetrarne l’intimo significato quando la ‘Luce’ del mio solito ‘Subconscio Creativo’, soccorrendo come spesso i limiti della mia intelligenza…:

Luce:
I due 'tempi' sono i due millenni. Il terzo rappresenta il prossimo della nuova Era.
I primi due millenni, che precedono il terzo millennio (dopo Cristo), sono la Notte alla quale segue l'Aurora (cioè il terzo millennio) che è il Tempo del Signore, prima che Satana scateni la sua ulteriore battaglia alla fine della quale ci sarà la fine del mondo con il Giudizio: Io Giudice e Re, voi popolo Mio.
Il terzo millennio sarà il tempo di Cristo sulla terra: il Regno di Dio in terra.
Riepiloghiamo i concetti:
Così come la notte è seguita dall'aurora, è l'aurora che precede il giorno dove il sole splende.
Dunque i primi due millenni dopo il Cristo, iniziatisi con il deicidio, rappresentano la notte che precede l'aurora.
L'aurora è quella del Regno di Dio, che voi invocate con il Pater, nel terzo millennio che porterà, dopo di questo e dopo ancora la battaglia finale con Lucifero, al giorno fatto con il sole splendente del Giorno del Giudizio: giorno splendente per i Figli miei, al quale seguirà la Notte, questa volta ultima ed eterna, per i figli dell'Altro.
Eccoti spiegato il senso di questa profezia.
                                                           
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Il Gesù valtortiano di quel Lunedì notte, nelle sue parole conclusive, fa un esplicito riferimento all’Umanità che – nonostante la sua Incarnazione, morte e Crocifissione – è rimasta chiusa per due millenni nel suo  sepolcro di peccato.
Ed eccomi allora forse spiegato – mi dico io – il probabile significato della parola ‘tomba’, dalla quale all’inizio del periodo di pace universale sarebbe uscita l’Umanità, parola che il commentatore di Nostradamus, J.C de Fontbrune, non sapeva tanto spiegarsi, ritenendola riferita all’uscire finalmente da un qualche tipo di ‘rifugio’ in quel periodo di guerre e massacri.
Quella ‘tomba’ di Nostradamus – a mio avviso – era (come del resto avevo giù ipotizzato nel precedente Cap. 6.3 di questo libro) un riferimento in termini  analogici ai due giorni nella tomba patiti da Gesù, e quindi ai ‘due millenni nel sepolcro del peccato in balìa di Satana’ che il Corpo Mistico dei Cristiani avrebbe sofferto ripercorrendo in se stesso il percorso mistico di Gesù Cristo.
Ci siamo?

Dopo questo intermezzo esplicativo sulla settimana universale e su come debba essere inteso il suo settimo giorno, che poi abbiamo qui sopra letto come corrispondente in definitiva ‘all’aurora del terzo giorno’ dopo l’Incarnazione del Verbo, possiamo ritornare al discorso di Gesù trascritto nel paragrafo precedente di questo stesso capitolo.
L’aurora è già il terzo giorno, giorno che sarà ‘giorno fatto’, con il sole allo zenith, al momento della fine del millennio con l’apertura a tutti i Redenti del Regno dei Cieli.
A ben rileggere, vedrete che è tremendo, umanamente parlando, è una profezia in cui possiamo riconoscere facilmente i tempi in cui stiamo vivendo e che è colpevole ‘archiviare’ rimuovendola dalla coscienza come se non avessimo fatto altro che leggere un brano letterario, stilisticamente bello ma solo ‘letterario’.
Cosa ci dice dunque, riepilogando, questo Gesù ‘moderno’ che parla alla Valtorta in quel suo dettato del 1943?
Egli dice che – con tutte quelle distruzioni e punizioni – aveva fatto  profetare a Sofonia le cose che sarebbero avvenute nella ‘antivigilia’ del  tempo ultimo, cose che ha fatto pure profetare a San Giovanni nell’Apocalisse, e che – attenzione - sono adombrate in quel brano del Vangelo di Matteo sulla distruzione del Tempio, di Gerusalemme, del mondo.
L’antivigilia si riferisce alla ‘grande tribolazione’ che precede la ‘venuta intermedia’ del Signore ed il ‘millennio di pace’, di cui parla anche Apocalisse.
In questa antivigilia vi saranno, come segni precursori, carestie, epidemie, cataclismi naturali e tante, tante guerre.
Le leggi cosmiche risulteranno alterate, le stagioni non saranno più le stesse, i raccolti andranno in rovina.
L’altare della terra sarà profanato da tutti i peccati dell’Umanità ma le vittime da immolare per la sua purificazione non saranno più animali, come una volta, ma gli uomini stessi che periranno come erba falciata, venendo però i giusti salvati da Dio per la vita eterna.
Dopo questo ‘sacrificio’ di espiazione – con l’Umanità provata dalle sofferenze ed ora veramente pentita e pronta ad accogliere Dio - il Verbo Gesù verrà finalmente a ‘regnare’ sul mondo, Lui con i ‘resti’ del suo popolo, coloro che non lo avranno rinnegato.
Sarà appunto il breve regno del ‘millennio di pace’, periodo in prospettiva ancora relativamente lungo per l’uomo ma breve se rapportato alla storia pregressa dell’Umanità e della Chiesa stessa dalla sua fondazione.
La Chiesa  cristiana del millennio di pace – dunque prima che si addivenga alla fine del mondo – conoscerà uno splendido periodo di diffusione mondiale del Cristianesimo che costituirà il suo trionfo.
Ma poiché la Chiesa, corpo spirituale del corpo mistico di Gesù Cristo, dovrà subire misticamente nella sua vita millenaria quanto vissuto dal Cristo nella sua vita terrena, anche questo trionfo – simile a quello tributato a Gesù nella Domenica delle palme – sarà l’ultimo suo grido di ‘Osanna’ prima di subire la sua Passione finale, quella di quando – liberato Satana dopo i famosi mille anni - gli uomini ricominceranno a peccare più di prima e scoppierà la guerra spirituale definitiva di Gog e Magog non più condotta dall’Anticristo ormai all’Inferno dal millennio precedente ma guidata personalmente da Satana.
Dopo questa Passione - con la definitiva sconfitta di Satana, la fine del mondo ed il Giudizio universale - ci sarà per gli spiriti degli uomini che si sono salvati, come era già successo a Gesù Cristo, la Gloria della risurrezione con i loro corpi ‘glorificati’ ed il Paradiso eterno.
Il Gesù del 1943 - rivolto, alla fine del suo dettato, ai suoi amati di ora – li invita ad ‘esultare’ perché per essi – rispetto ai suoi amati del tempo ultimo della fine del mondo – è ancora più vicino l’avvento del Cristo.
Mi sembra di capire che per coloro che non sopravviveranno alla ‘grande tribolazione’ si apriranno in anticipo le porte del Paradiso, perché la vera vita che conta non è quella terrena ma è quella eterna in Cielo.
Vi starete forse dicendo – come me - che non ci sarebbe poi tanto da ‘esultare’ a morire anticipatamente… e, umanamente parlando, non avremmo neanche tutti i torti.
Va ‘purtroppo’ considerato il fatto che Dio ragiona dando sempre la priorità al piano spirituale e in quest’ottica - se dal punto di vista umano la ‘grande tribolazione’ comporterà un grande numero di vittime a livello mondiale, ed è quindi da considerare una grande iattura - dal punto di vista spirituale, per i giusti  che periranno, una eventuale morte prematura sarà una preziosa opportunità per guadagnarsi anzitempo la Gloria dei Cieli.
Ecco perché, nella Introduzione a questo libro, io – che mi sento molto ‘umano’ - vi avevo detto che l’abbandono e la ‘santità’ mi fanno paura…!
Gesù ci vuole infatti tutti santi e felici…, ma in Cielo, e per di più… anzitempo.


1 M.V. ‘I Quaderni del 1943’ . Dettato del 27.8.43 – Centro Ed. Valtortiano, nonché dell’autore: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Vol. II, Cap. 13.8 – Ed. Segno, 2001

2 M.V. ‘I Quaderni del 1943’ – Dettato del 29.10.43 – Centro Ed. Valtortiano

3 - G.L.: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ (Apocalisse e Nuovi tempi) – Vol. II, Cap. 14: La mia Apocalisse in sette capitoli – Ed. Segno, 2001
  - J.C. de Fontbrune: ‘Nostradamus’ – Le nuove profezie fino al 2025’, pag. 227 – Mondadori Editore

4 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 95: La nuova Era’– Ed. Segno, 1997
           ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ (Apocalisse e Nuovi tempi)’ – Vol. II, Cap. 4: La mia  
           Apocalisse spiegata alla buona – Ed. Segno, 2001

5 La Sacra Bibbia: Osea, 6, 3-4