(Il Vangelo secondo Luca – Lc 2, 21-40 – La Sacra Bibbia – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 32 – Centro Editoriale Valtortiano

7. Il segno di contraddizione

 
Lc 2, 21-40:

Trascorsi gli otto giorni per la circoncisione del bambino, gli fu messo nome Gesù, com’era stato chiamato dall’Angelo prima che fosse concepito nel seno materno. Poi, compiuto il tempo della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrirlo al Signore, secondo quanto è scritto nella legge del Signore: «Ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore », e per offrire in sacrificio due tortore o due piccoli colombi, com’era prescritto nella legge del Signore.
Or, ecco, c’era in Gerusalemme un israelita chiamato Simeone. Quest’uomo, giusto e pio, aspettava la redenzione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui.
Anzi dallo Spirito Santo gli era stato rivelato che non sarebbe morto prima di aver veduto il Messia del Signore.
Andò dunque al Tempio, mosso dallo Spirito; e mentre i genitori portavano il bambino Gesù per fare a suo riguardo quanto ordinava la legge, egli lo prese tra le braccia e benedì Dio dicendo: « Ora, o Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno mirato la tua Salvezza, che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli, Luce che illumina le genti, e Gloria del tuo popolo, Israele! »
Il padre suo e la madre erano meravigliati di quanto si diceva di lui.
E Simeone li benedisse, poi disse a Maria, sua madre: « Ecco, egli è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; e a te pure una spada trapasserà l’anima. Così si sveleranno i pensieri di molti cuori ».

Vi era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, molto avanzata in età, che era vissuta con suo marito sette anni dopo la sua verginità.
Rimasta vedova e giunta all’età di ottantaquattro anni, non lasciava mai il Tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta ella pure nella medesima ora, lodava Dio e parlava del Bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme.
Quando ebbero compiuto tutto quello che riguardava la legge del Signore, ritornarono in Galilea, nella loro città di Nazareth.
Intanto il fanciullo cresceva, si sviluppava, riempiendosi di saggezza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

7.1 Il Nuovo Patto, la Nuova Alleanza

Cosa dire dunque di questo episodio evangelico?
Se la circoncisione dei bambini doveva compiersi otto giorni dopo la nascita, la cerimonia legale della purificazione di Maria ( purificazione da quello che avrebbe dovuto essere il travaglio del parto con annessi e connessi cruenti)  con l’offerta di Gesù al Tempio doveva compiersi dopo quaranta giorni.
Maria, in realtà, non avrebbe avuto bisogno di alcuna ‘purificazione’, ma Luca sottolinea più volte l’attenzione di Maria e Giuseppe per il rispetto della Legge del Signore: essi - quali ‘genitori’ del Figlio di Dio -  non se ne ritenevano esonerati, e anzi si preoccupavano di ‘non dare scandalo’ con atteggiamenti pubblici che fossero men che ortodossi.
L’offerta delle due tortore o dei colombi era un sacrificio da poveri.
Essi, da Betlemme, si recano al Tempio per la cerimonia della Purificazione e dell’Offerta: dopo la nascita di Gesù essi si erano infatti trattenuti, cosa del resto logica avendo un bambino neonato che non avrebbe certo potuto sopportare i disagi di un viaggio di ritorno a Nazaret, per di più in piena stagione di rigori invernali.
In effetti essi se ne andranno da Betlemme solo alcuni mesi dopo, in fuga, dopo l’episodio dei magi, avendo saputo in anticipo dall’Angelo della imminente persecuzione di Erode il Grande.
Da qualche parte, nella Valtorta, avevo letto che Zaccaria avrebbe addirittura voluto che futuro Messia crescesse in un ambiente ‘socialmente e politicamente’ adatto e che quindi la famiglia si trasferisse stabilmente a vivere lì, vicino a Gerusalemme.
Giuseppe e Maria avrebbero ovviamente preferito rientrare a Nazareth, dove li attendeva la loro bella casetta, dove avevano i parenti e dove d’altra parte Giuseppe aveva la sua clientela stabile ed il suo laboratorio di falegnameria.
Ma – si comprende sempre da alcuni particolari dell’opera valtortiana – Giuseppe si era portato dietro in quel viaggio alcuni ferri del mestiere e aveva messo sù anche lì una piccola attività di falegnameria, tanto per raggranellare un poco di soldi e tirare avanti temporaneamente, ora che con il bambino da mantenere le spese famigliari dovevano anche essere aumentate.
Ma al Tempio incontrano Simeone, che profetizza.
Anche Anna era ‘profetessa’ .
Nella Valtorta – oltre che nell’episodio di Giuseppe che si presenta al Tempio per quella sorta di ‘Giudizio di Dio’ di cui abbiamo parlato – si parla di lei anche in una precedente visione in cui i vecchi Gioacchino e Anna, sua moglie, portano la piccola Maria al Tempio e la affidano a lei personalmente.
Essi - come già detto - avevano infatti offerto questa bimba a Dio, accettando quindi di privarsene, sia pur con grande dolore, e portandola a Gerusalemme presso il Tempio, dove ‘celebrava’ il loro parente Zaccaria, e dove la piccola era stata accolta per essere allevata fra le vergini.
Le vergini del Tempio erano sempre meno - per rilassamento di fede, come allora si lamentavano i sacerdoti - e nessuna, in quel momento, era della stirpe regale della casa di Davide le cui madri era state quindi invitate a consacrare le figlie al Tempio, proprio nella prospettiva della venuta del Messia, i cui tempi profetici stavano per compiersi o dovevano già essersi compiuti.
L’offerta della piccola Maria era dunque stata graditissima.
In linea di principio, mi pare di aver capito, che quelle del Tempio dovevano essere vergini e consacrate a Dio ma, se dovevano dare alla luce il Messia, evidentemente erano anche destinate a sposarsi, prima o poi.
E questo fa meglio comprendere la cerimonia dello sposalizio alla quale aveva partecipato Giuseppe dove il sacerdote si era meravigliato quando – di fronte alle lacrime di Maria – era venuto a sapere, proprio da Anna di Fanuel – di quel voto di verginità…perpetua che la piccola aveva fatto fin dalla tenera età.
Ritornando ad Anna di Fanuel e a Simeone, abbiamo visto – particolarmente in occasione dell’incontro fra Maria ed Elisabetta e poi anche nell’episodio di Zaccaria quando gli viene liberata la favella - che quando lo Spirito entra nel cuore di un suo ‘strumento’, questi ‘profetizza’, cioè parla di impulso e dice le cose che il Signore giudica opportuno che in quel momento vengano dette.
A volte lo ‘strumento’ viene illuminato interiormente sul significato di quello che dice, a volte non lo comprende neanche lui, e a volte cerca di interpretarlo a posteriori, umanamente, magari sbagliando.
In questo caso di Anna e Simeone lo Spirito Santo interviene e – con dolce ‘violenza’ e senza preoccuparsi della faccia che avrebbero fatto gli altri estranei presenti alla cerimonia nel sentir quelle parole – ‘obbliga’ i due strumenti – a futura memoria - a declamare quelle cose, come fossero appunto ‘voci dal sen fuggite’.
Maria – priva di macchia d’origine - viveva totalmente immersa nella grazia soprannaturale di Dio e aveva doni particolari. Fra questi aveva quello di saper interpretare correttamente le Scritture, che lei da allieva istruita del Tempio conosceva a menadito, e di ‘presentire’ quale destino le sarebbe stato riservato anche se il Signore – per proteggerla nella sua fragilità umana – gliene velava il senso più crudo.
Il ‘sì’ di Maria all’Arcangelo, non era stato solo un ‘sì’ al Messia, ma anche a tutto quello che di doloroso lei sapeva che al Messia, cioè all’Uomo dei dolori profetizzato da Isaia, sarebbe stato riservato.
Sarebbe stato riservato al Messia, certo, ma conseguentemente anche a lei che ne sarebbe stata Madre.
Dopo la gioia della nascita, in quell’atmosfera soprannaturale di quella stalla, dopo l’offerta al Tempio, a Dio Padre, di quel suo Figlio che sarebbe stato vittima sacrificale volontaria per la redenzione dell’Umanità, ora Simeone conferma a Maria i suoi timori che lei certo aveva cercato di ‘rimuovere’, predicendole che una ‘spada’ le avrebbe trapassato l’anima, cioè che lei avrebbe dovuto subire un dolore atroce.
Non è sempre facile comprendere la pedagogia dello Spirito Santo.
Era proprio necessario dirle una cosa del genere? Non era sufficiente che i tempi della missione pubblica di Gesù maturassero e le cose si realizzassero al momento dovuto? Perché cominciare a farla soffrire con tanto anticipo portandosi dietro  - negli anni della fanciullezza di Gesù, e poi della sua giovinezza, e poi della maturità di uomo - quel pensiero atroce di quella spada che le avrebbe trafitto il cuore?
Forse lo Spirito Santo voleva che lei si abituasse in qualche modo a convivere con quell’idea, per farla soffrire di meno al momento del ‘dunque’, giungendovi un poco più preparata?
O forse voleva che Lei, come Madre, subisse questa anticipata passione perché Lei era destinata fin dalla nascita di Gesù a diventare ‘corredentrice’ col Figlio suo, per bere poi l’ultimo calice di umiliazioni e di dolore sotto il Calvario?
Non vi sarà forse poi stato molto chiaro quell’altro riferimento di Simeone per cui quel bimbo sarebbe stato causa di caduta e risurrezione per molti nonché segno di contraddizione, e che si sarebbero svelati i pensieri di molti cuori.
La spiegazione è che Dio è Verità, e di fronte alla Verità che è Dio, cioè di fronte alla dottrina d’amore che il Cristo avrebbe predicato, gli uomini sarebbero stati costretti a prendere posizione, a scegliere.
L’uomo che decide di seguire i buoni istinti, magari dopo aver precedentemente seguito i cattivi, risorge a nuova vita e si salva,  quello che invece continua ad assecondare gli istinti peggiori, viene come gradatamente  ‘posseduto’ dallo spirito del male: in un certo modo come se si ‘insatanassasse’. E di fronte alla parola di Dio egli si ribella, la avverte estranea, e – quando dovesse giungere ad avvertirla come nemica - la combatte, spesso senza neanche saperne bene il perché, se non il fatto che qualcosa dentro di sé lo spinge a farlo.
Di fronte alla dottrina di Gesù, che è ‘amore’, l’uomo che la rifiuta è un qualche modo costretto a schierarsi contro, svelando i suoi reali sentimenti, prendendo posizione dalla parte opposta della barricata.
Ed è sulla base di questa posizione che poi Dio ne trarrà le conseguenze.
Quest’uomo magari poi ‘razionalizza’ in qualche modo questa sua avversione, attribuendone la causa scatenante a qualche altro fatto oggettivo. Ma la sostanza è quella.
Certi fatti eclatanti della storia – ve ne propongo una interpretazione diversa dalle solite - si prestano anche a questo tipo di lettura.
Se solo pensate che Dio sia Dio e che il Male non sia un astratto principio filosofico, ma l’espressione della volontà di Satana.
Se pensate che questi possa quindi essere una realtà angelica negativa, è chiaro che quest’angelo decaduto influenzi ed ispiri al male tutti gli uomini ottenendo poi il massimo dei risultati in quelli che – per una propria inclinazione naturale o anche per le circostanze – preferiscono propendere al male più che al bene, diventandone addirittura succubi nei casi più gravi.
Ma - per ritornare al tema iniziale – l’uomo che invece cerca di non assecondare, anche se con sforzo, gli istinti cattivi, ma che tende invece – direi, istintivamente - a seguire i buoni, ‘sente’ che quella ‘Parola’ è vera, che quella è Verità, e allora – con la buona volontà – si sforza di seguirla, anche se in maniera imperfetta.
‘Gloria agli uomini di buona volontà’ avevano infatti gridato gli angeli dando l’annuncio a pastori della nascita del Messia.
Ecco spiegato dunque il significato della contraddizione, della caduta e della risurrezione di cui parla Simeone.
Il Verbo si era incarnato in un Uomo per redimere i peccati dell’Umanità da Adamo ad allora e – dopo aver liberato e aperto le porte del Paradiso a tutti i giusti che erano rimasti in attesa nel Limbo – per salvare anche tutti gli uomini successivi.
Ma quali uomini? Proprio tutti?
Tutti quelli che lo avessero voluto! Con un poco di buona volontà, appunto!
L’uomo del Nuovo Testamento, della Nuova Alleanza, sarebbe stato messo di fronte ad un Patto consensuale : Dio Padre lo avrebbe salvato attraverso il Verbo suo Figlio, ridandogli l’accesso al Paradiso ma l’uomo da parte sua il Paradiso avrebbe dovuto guadagnarselo, cooperando e facendo una scelta.

Di fronte a Gesù che ci chiama – profetizza dunque Simeone - gli uomini saranno obbligati a scegliere, andando incontro o ad una caduta definitiva o ad una risurrezione ad una nuova vita, a seconda di come essi avranno liberamente voluto.
Gesù non è venuto per condannare ma per salvare i peccatori e quindi il problema non è quello di stabilire se siamo peccatori per sapere se ci possiamo salvare o meno: perché infatti siamo tutti peccatori.
Di fronte al Cristianesimo gli uomini saranno costretti a ‘schierarsi’, cioè a svelare i loro ‘pensieri’, sempre come dice Simeone.
Il problema è sapere dunque se - di fronte alla Parola di Gesù che ci chiama - noi intendiamo collocarci nell’ottica dello spirito di Voltaire, per capirci.
Ma questo non per dire che Voltaire non può essersi salvato (perché la misericordia di Dio è infinita e lui – se mai avesse avuto qualcosa di cui pentirsi -  avrebbe potuto sempre pentirsi in tempo dei guasti prodotti dal suo pensiero (diventato, insieme a quello di Rousseau, il ‘vangelo’ laico del Sette-Ottocento e dell’era moderna) ma per indicare lo spirito irridente, ironico e sarcastico con il quale ci si può collocare di fronte a Dio i cui insegnamenti vengono invece respinti.
E’ un fatto che – da quando il Cristianesimo esiste ed ancor più negli ultimi secoli –  lo stesso mondo cristiano si è diviso in due.
Da un trecento anni – cioè dalla nascita dell’illuminismo, del razionalismo, del positivismo, etc. in poi – assistiamo ad un tiro al bersaglio  della cosiddetta ‘società laica’ contro la Chiesa, chiesa cristiana in genere e cattolica in particolare.
E ciò non trova una spiegazione convincente solo nelle indubbie colpe storiche dei suoi ‘uomini di chiesa’ (colpe che sono innegabili se Papa Giovanni Paolo II  ha voluto fare in occasione del recente anno giubilare quelle richieste purificatorie di perdono anche presso lo stesso Muro del Pianto degli Ebrei, a Gerusalemme) ma anche nello ‘spirito di avversione’ e di ‘contraddizione’ che il messaggio cristiano provoca in quelli che non sono di ‘buona volontà’ e che poi – razionalizzando a posteriori questa loro ‘avversione’ - la attribuiscono anche a colpe oggettive della chiesa degli uomini senza però immaginare che la radice spirituale della loro avversione risiede nell’intimo del loro animo.
Mi rendo conto che questa mia è una tesi che può far discutere, nel senso che nessuno di noi, a maggior ragione se non ammette l’esistenza del demonio, può accettare di sentirsi dire che si è di fatto ‘assatanassato’, anche se questa è purtroppo la realtà dell’uomo peccatore.

Solo se ammettiamo di essere tutti peccatori, e se ammettiamo che il Peccato è una realtà di volontà individuale ma legata a Satana, solo se ammettiamo che la nostra anima sia la nostra Psiche, cioè il nostro complesso psichico, possiamo capire come – lasciando che il nostro Pensiero venga assorbito dal modo di pensare ‘satanico’, cioè non ispirato al concetto di ‘amore’ – sia realmente possibile finire per identificarci psicologicamente in un ‘modo di pensare’ negativo che a quel punto vedrà come il fumo negli occhi tutto l’altro modo di pensare ‘positivo’.
Il combattimento all’arma bianca degli ultimi due secoli contro il cristianesimo cattolico, se sul piano umano è un combattimento che può razionalmente prendere lo spunto da una ideologia o sistema di vita che filosoficamente o politicamente lo contrasti e in qualche modo persino  ‘legittimi’ questa ostilità, nella realtà sottostante è una lotta spirituale del Male contro il Bene.
Lotta non certo limitata al Cristianesimo ma estesa a livello mondiale anche nelle società che si rifanno a pensieri religiosi differenti, ovunque vi sono principi del Bene che contrastano, come elemento di contraddizione, contro quelli del Male.

 

7.2 Due insegnamenti per tutti…

Ma, ora, leggiamoci la Presentazione di Gesù al Tempio, così come la vede la Valtorta.

 

32. Presentazione di Gesù al Tempio. La virtù di Simeone e la profezia di Anna.

1 febbraio 1944.
Vedo partire da una casetta modestissima una coppia di persone.  Da una scaletta esterna scende una giovanissima madre con un bambino fra le braccia, avvolto in un panno bianco.
Riconosco questa Mamma nostra.  E' sempre Lei, pallida e bionda, snella e tanto gentile in ogni suo atto.  E' vestita di bianco, col manto in cui si avvolge di un pallido azzurro.  Sul capo un velo bianco.  Porta con tanta cura il suo Bambino.
Ai piedi della scaletta l'attende Giuseppe presso ad un ciuchino bigio.  Giuseppe è vestito tutto di color marrone chiaro, sia nella tunica che nel mantello.  Guarda Maria e le sorride.  Quando Maria giunge presso il ciuchino, Giuseppe si passa la briglia dell'asinello sul braccio sinistro e prende per un momento il Bambino, che dorme tranquillo, per permettere a Maria di accomodarsi meglio sulla sella del ciuchino.  Poi le rende Gesù e si incamminano.
Giuseppe cammina al fianco di Maria, tenendo sempre per la briglia il somarello e facendo attenzione che questo vada dritto e senza inciampi.  Maria tiene in grembo Gesù e, come per tema che il freddo gli possa nuocere, gli stende addosso un lembo del suo mantello.  Parlano pochissimo i due sposi, ma si sorridono sovente.
La strada, che non è un modello stradale, si snoda fra una campagna che la stagione fa nuda.  Qualche altro viaggiatore si scontra coi due o li raggiunge, ma sono rari.
Poi ecco delle case che si mostrano e delle mura che serrano una città.  I due sposi entrano in essa da una porta e comincia il percorso sul selciato (molto sconnesso) cittadino.  Il cammino diviene molto più difficile, sia perché vi è del traffico che fa fermare tutti i momenti il ciuchino, sia perché lo stesso sulle pietre e sulle buche che sostituiscono le pietre mancanti ha continue scosse, che disturbano Maria e il Bambino.
La strada non è piana.  Sale, sebbene lievemente.  E' stretta fra case alte dalle porticine strette e basse e dalle rade finestre sulla via.  In alto il cielo si affaccia con tante fettine di azzurro fra case e case, anzi fra terrazze e terrazze.  In basso sulla via vi è gente e vocio, e si incrociano altre persone a piedi, o su somarelli, o conducenti somarelli carichi, e altre dietro ad una ingombrante carovana di cammelli.  Ad un certo punto passa con molto rumore di zoccoli e di armi una pattuglia di legionari romani, che scompaiono oltre un arco posto a cavalcione di una via molto stretta e sassosa.
Giuseppe piega a sinistra e prende una via più larga e più bella.  Vedo la cinta merlata, che già conosco, in fondo ad essa.
Maria smonta dal ciuchino presso la porta dove è una specie di posteggio per altri somarelli.  Dico « posteggio » perché è una specie di capannone, meglio, di tettoia, dove è paglia sparsa e dei paletti con degli anelli per legare i quadrupedi.
Giuseppe dà alcune monete ad un ometto accorso e con esse acquista un poco di fieno, e attinge un secchio d'acqua da un pozzo rudimentale che è in un angolo, e li dà al ciuchino.  Poi raggiunge Maria ed ambedue entrano nel recinto del Tempio.
Si dirigono prima verso un porticato, dove vi sono quelli che Gesù poi fustigò egregiamente: i venditori di tortore e agnelli e i cambiavalute.  Giuseppe acquista due colombini bianchi.  Non cambia il denaro.  Si capisce che ha già quello che gli occorre.
Giuseppe e Maria si dirigono ad una porta laterale che ha otto gradini, come mi pare abbiano tutte le porte, quasi che il cubo del Tempio sia sopraelevato dal resto del suolo.  Questa porta ha un grande atrio, come i portoni delle nostre case di città, per darle un'idea, ma più vasto, e ornato.  In esso vi sono a destra e a sinistra due specie di altari, ossia due costruzioni rettangolari, di cui sul principio non capisco bene lo scopo. Sembrano delle basse conche, perché l'interno è più basso dell'orlo esterno, che si sopraeleva di qualche centimetro.
Non so se chiamato da Giuseppe o se venuto di suo, accorre un sacerdote.  Maria offre i due poveri colombi ed io, che capisco la loro sorte, volgo altrove lo sguardo.  Osservo gli ornati del pesantissimo portale, del soffitto, dell'atrio.  Mi pare però di vedere, con la coda dell'occhio, che il sacerdote asperga Maria con dell'acqua.  Deve essere acqua, perché non vedo macchie sul suo abito.  Poi Maria, che insieme ai colombini aveva dato un mucchietto di monete al sacerdote (mi ero dimenticata di dirlo) entra con Giuseppe nel Tempio vero e proprio, accompagnata dal sacerdote.
Io guardo da tutte le parti.  E' un luogo ornatissimo.  Sculture a teste d'angeli e palme e ornati corrono sulle colonne, le pareti e il soffitto.  La luce penetra da curiose finestre lunghe, strette, naturalmente senza vetri, e tagliate diagonalmente alla parete.  Suppongo che sia per impedire agli acquazzoni di entrare.
Maria si inoltra sino ad un certo punto.  Poi si arresta.  A qualche metro da Lei vi sono degli altri gradini e su questi sta un'altra specie di altare, oltre il quale vi è un'altra costruzione.
Mi accorgo che credevo essere nel Tempio e invece ero in ciò che contorna il Tempio vero e proprio, ossia il Santo, oltre il quale pare che nessuno, fuorché i sacerdoti, possano entrare. Quello che io credevo Tempio non è perciò che un chiuso vestibolo, che da tre parti cinge il Tempio, dove è chiuso il Tabernacolo.  Non so se mi sono spiegata per bene.  Ma non sono architetto o ingegnere.
Maria offre il Bambino - che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni - al sacerdote.  Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di altare che sta su quei gradini.  Il rito è compiuto.  Il Bambino viene restituito alla Mamma e il sacerdote se ne va.
Vi è della gente che guarda curiosa.  Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante, che si appoggia ad un bastone.  Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli ottant'anni.  Egli si accosta a Maria e le chiede di dargli per un attimo il Piccino.  Maria lo accontenta sorridendo.
Simeone, che io ho sempre creduto appartenesse alla casta sacerdotale e invece è un semplice fedele, almeno a giudicare dalla veste, lo prende, lo bacia.  Gesù gli sorride con la smorfletta incerta dei poppanti.  Sembra che lo osservi curioso, perché il vecchietto piange e ride insieme, e le lacrime fanno tutto un ricamo di luccichii insinuandosi fra le rughe e imperlando la barba lunga e bianca, verso la quale Gesù tende le manine.  E' Gesù, ma è sempre un bambinello, e ciò che gli si muove davanti attira la sua attenzione e gli dà velleità di afferrare quella cosa per capire meglio cosa è. Maria e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del Piccino.
Sento le parole del santo vecchio e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte, alle parole del vecchio, presa da ilarità.  Fra questi vi sono dei barbuti e tronfi sinedristi, che scuotono il capo, guardando Simeone con compatimento ironico.  Lo devono pensare andato fuor di cervello per l'età.
Il sorriso di Maria si spegne in un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore.  Per quanto Ella sappia, questa parola le trafigge lo spirito.  Si avvicina di più a Giuseppe, Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve, come anima assetata, le parole di Anna, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire e le promette che l'Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l'ora del dolore. « Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il tuo pianto.  Non è mai mancato l'aiuto del Signore alle grandi donne d'Israele, e tu sei ben più di Giuditta e di Giaele.  Il nostro Dio ti darà cuore di oro purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione, la Madre.  E tu, Bambino, ricordati di me nell'ora della tua missione ».

E qui mi cessa la visione.

2 febbraio 1944.
Dice Gesù:
« Due insegnamenti per tutti sgorgano dalla descrizione che hai data.
Il primo: non al sacerdote immerso nei riti, ma con lo spirito assente, sibbene ad un semplice fedele si svela la verità.
Il sacerdote, sempre a contatto con la Divinità, volto alla cura di quanto ha attinenza con Dio, dedicato a tutto quanto è più alto della carne, avrebbe dovuto intuire subito chi era il Bambino che veniva offerto al Tempio quella mattina.  Ma, perché potesse intuire, occorreva che avesse uno spirito vivo.  Non unicamente una veste ricoprente uno spirito, se non morto, molto assonnato.
Lo Spirito di Dio può, se vuole, tuonare e scuotere come folgore e terremoto anche lo spirito più ottuso.  Lo può.  Ma generalmente, poiché è Spirito di ordine come è ordine Dio in ogni sua Persona e modo di agire, Esso si effonde e parla non dico dove è merito sufficiente a ricevere la sua effusione - allora ben poche volte si effonderebbe, e tu pure non ne conosceresti le luci - ma là dove vede la " buona volontà " di meritare la sua effusione.
Come si esplica questa buona volontà?  Con una vita fatta, per quanto vi è possibile, tutta di Dio.  Nella fede, nell'ubbidienza, nella purezza, nella carità, nella generosità, nella preghiera.  Non nelle pratiche, nella preghiera.  Vi è differenza minore fra la notte e il giorno che non fra le pratiche e la preghiera.  Questa è comunione di spirito con Dio, dalla quale uscite rinvigoriti e decisi a sempre più essere di Dio.  L'altra è una abitudine qualunque, fatta per scopi diversi ma sempre egoisti, la quale vi lascia quelli che siete, anzi vi aggrava di una colpa di menzogna e di accidia.
Simeone aveva questa buona volontà.  La vita non gli aveva risparmiato affanni e prove.  Ma egli non aveva perduto la sua buona volontà.  Gli anni e le vicende non avevano intaccato e scosso la sua fede nel Signore, nelle sue promesse, e non avevano stancato la sua buona volontà d'esser sempre più degno di Dio.  E Dio, prima che gli occhi del servo fedele si chiudessero alla luce del sole, in attesa di riaprirsi al Sole di Dio rutilante dai Cieli aperti al mio salire dopo il Martirio, gli mandò il raggio dello Spirito che lo guidasse al Tempio, per vedere la Luce venuta al mondo.
" Mosso da Spirito Santo " dice il Vangelo.  Oh! se gli uomini sapessero quale Amico perfetto è lo Spirito Santo, quale Guida, quale Maestro!  Se lo amassero e lo invocassero, questo Amore della Ss.Trinità, questa Luce della Luce, questo Fuoco del Fuoco, questa Intelligenza, questa Sapienza!  Quanto più saprebbero di ciò che è necessario sapere!
Vedi, Maria; vedete, figli.  Simeone ha atteso tutta una lunga vita di " vedere la Luce ", di sapere compiuta la promessa di Dio.  Ma non ha mai dubitato.  Non si è mai detto: " E' inutile che io perseveri nello sperare e nel pregare ". Ha perseverato.  E ha ottenuto di " vedere " ciò che non videro il sacerdote e i sinedristi pieni di superbia e di opacità: il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore in quelle carni infantili che gli davano tepore e sorrisi.  Ha avuto il sorriso di Dio, primo premio della sua vita onesta e pia, attraverso le mie labbra di Bambino.
Seconda lezione: le parole di Anna.  Anche ella, profetessa, vede in Me, neonato, il Messia.  E questo, data la sua capacità di profezia, è naturale.  Ma ascolta, ascoltate ciò che, spinta da fede e da carità, dice a mia Madre.  E fatevene luce al vostro spirito, che trema in questo tempo di tenebre e in questa festa della Luce.  " A Chi ha dato un Salvatore non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il tuo, il vostro pianto ".
Pensate che Dio ha dato Se stesso per annullare l'opera di Satana negli spiriti.  E non potrà vincere ora i satana che vi torturano?  Non potrà asciugare il vostro pianto, sgominando questi satana e mandando da capo la pace del suo Cristo?  Perché non glielo chiedete, con fede?  Fede vera, prepotente, una fede davanti alla quale il rigore di Dio, sdegnato da tante vostre colpe, cada con un sorriso e venga il perdono che è aiuto, e venga la sua benedizione ad essere arcobaleno su questa terra che si sommerge in un diluvio di sangue voluto da voi stessi?
Pensate:     il Padre, dopo aver punito gli uomini col diluvio, disse a Se stesso e al suo patriarca: " lo non maledirò più la terra a causa degli uomini, perché i sensi e i pensieri del cuore umano sono inclinati al male fin dall'adolescenza; quindi non colpirò più ogni vivente come ho fatto ". Ed è stato fedele alla sua parola.  Non ha più mandato il diluvio.  Ma voi quante volte vi siete detti, e avete detto a Dio: " Se ci salviamo questa volta, se ci salvi, non faremo mai più guerre, mai più ", e poi ne avete sempre fatte di più tremende?  Quante volte, o falsi e senza rispetto per il Signore e per la parola vostra?  Eppure Dio vi aiuterebbe ancora una volta, se la gran massa dei fedeli lo chiamasse con fede e amore prepotente.
Mettete - o voi tutti che, troppo pochi per controbilanciare i molti che mantengono vivo il rigore di Dio, rimanete però a Lui devoti nonostante l'ora tremenda che incombe e cresce di attimo in attimo - mettete il vostro affanno ai piedi di Dio.  Egli saprà mandarvi il suo angelo come ha mandato il Salvatore al mondo.  Non temete.  State uniti alla Croce.  Essa ha vinto sempre le insidie del demonio, che viene con la ferocia degli uomini e le tristezze della vita a cercare di piegare alla disperazione, ossia alla separazione da Dio, i cuori che non può prendere in altra maniera ».