(Il Vangelo secondo Giovanni – La Sacra Bibbia – Capp. 13, 31-38, 14/17 – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 600.18-42 – Centro Ed. Valtortiano)

7. La cena continua…

 

Gv 13,31-38 e 14/17:

Quando fu uscito, Gesù disse:
«Ora è stato glorificato il Figlio dell’Uomo, e Dio è stato glorificato in lui: e se Dio è stato in lui glorificato, anche Dio lo glorificherà in sé stesso, e lo glorificherà presto. Figliolini, sono con voi ancora per poco. Mi cercherete, ma dico anche a voi come dissi ai Giudei: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri ».
Gli disse Simon Pietro: «Signore, dove vai?».
Gesù gli rispose: «Ove vado io non puoi seguirmi, per ora, ma più tardi mi seguirai».
Pietro insistè: «E perché, Signore, non posso seguirti ora? Darò per te la mia vita».
Gesù soggiunse: «Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, che già mi avrai rinnegato tre volte».
Non si turbi il vostro cuore. Voi credete in Dio, credete anche in me. Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore. Se così non fosse, ve l’avrei detto. Io vado a preparare il posto per voi. E quando vi sarò andato e vi avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me, affinchè dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado voi conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?».
Gesù gli rispose: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno può venire al Padre se non per me. Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma fin da ora voi lo conoscete e lo avete veduto».
Gli dice Filippo:«Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gesù gli dice: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: ‘Mostraci il Padre’? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che vi dico non le dico da me, ma il Padre che dimora in me, compie le opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro credetelo per le stesse opere. In verità, in verità vi dico: chi crede in me, compirà anche lui le opere che io faccio, anzi ne farà delle maggiori., perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete in nome mio, la farò, affinchè il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa in nome mio, io la farò.
Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Io pregherò il Padre mio ed egli vi darà un altro Consolatore, perché resti con voi per sempre, lo Spirito di verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché abita con voi ed è in voi.
Non vi lascerò orfani, tornerò a voi.
Ancora un poco e il mondo più non mi vedrà. Ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi pure vivrete.
In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, ecco chi mi ama; e chi ama me sarà amato dal Padre mio ed io pure l’amerò e gli manifesterò me stesso».
Gli dice Giuda, non l’Iscariote: «Signore, com’è che tu ti manifesti a noi e non al mondo?».
Gesù gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà, e verremo a lui e dimoreremo in lui.
Chi non mi ama, non osserva le mie parole. La parola che avete ascoltato non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sto ancora con voi: ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la dà il mondo.
Non si turbi il vostro cuore, né si spaventi.
Avete sentito che v’ho detto: vado ma torno a voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, affinchè quando avverrà crediate.
Non parlerò più molto con voi, perché già sta per venire il principe del mondo.
Veramente non può nulla su di me, ma affinchè il mondo riconosca che io amo il Padre, e che opero come il Padre mi ha ordinato.
Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e quello che porta frutto, lo pota, affinchè frutti di più.
Già voi siete puri, in virtù della parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può da sé portare frutti se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi, se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto; perché senza di me non potete far niente.
Se uno non rimane in me, è gettato via come il sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a bruciare.
Se rimanete in me e rimangono in voi le mie parole, chiederete quel che vorrete e vi sarà fatto.
Il Padre mio sarà glorificato in questo: che portiate molto frutto e siate miei discepoli.
Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Perseverate nell’amor mio.
Se osserverete i miei comandamenti, persevererete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
V’ho detto queste cose affinchè in voi dimori la mia gioia e la gioia vostra sia piena.
Questo è il comandamento mio: che vi amiate scambievolmente come io vi ho amato.
Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici.
Voi sarete miei amici se farete quello che vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone; vi ho chiamato amici, perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio.
Non siete voi che avete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho destinati affinchè andiate e portiate frutto, un frutto duraturo, e qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, egli ve la conceda.
Questo vi comando: di amarvi scambievolmente.
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo: ma poiché non siete del mondo perché io, scegliendovi, vi ho fatto uscire dal mondo, il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che vi ho detto: il servo non è da più del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo faranno contro di voi a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato.
Chi odia me odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa; ma ora, anche dopo averle vedute, hanno odiato me e il Padre mio.
Ma ciò è avvenuto affinchè si adempia la parola scritta nella legge: ‘Mi odiarono senza ragione’.
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò di presso al Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e voi pure mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio.
V’ho dette queste cose  affinchè non vi scandalizziate.
Vi cacceranno dalle sinagoghe, anzi, viene l’ora in cui chiunque vi uccide crederà di rendere un culto a Dio. E così vi tratteranno, perché non hanno conosciuto né il Padre, né me.
Ma vi ho detto questo affinchè, quando sarà giunta la loro ora, vi rammentiate che ve ne avevo parlato.
Non vi dissi questo da principio, perché io ero con voi.
Ora vado a  colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: ‘Dove vai’?
Ma perché vi ho detto questo la tristezza vi ha riempito il cuore. Eppure io vi dico la verità: è meglio per voi che io vada; perché se non vado, non verrà a voi il Consolatore: ma se vado, ve lo manderò.
E quando egli verrà, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio: al peccato, perché non credono in me; alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; al giudizio, perché il principe di questo mondo è condannato.
Molte cose avrei ancora da dirvi, ma per ora non ne siete capaci. Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà verso tutta la verità, perché non vi parlerà da se stesso, ma dirà quanto ascolta e vi farà conoscere l’avvenire.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo farà conoscere. Tutto ciò che ha il Padre è mio; per questo vi ho detto che prenderà del mio e ve lo farà conoscere. Ancora un poco e non mi vedrete più; e un altro poco e mi rivedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli si domandarono a vicenda: «Che significa mai quello che ci dice: ‘Ancora un poco e non mi vedrete più; e un altro poco e mi rivedrete’? e: ‘Perché io vado al Padre’?
Andavano dunque dicendo: «Che significa questo: ‘Ancora un poco’? Non comprendiamo quello che voglia dire».
Gesù, conosciuto che volevano interrogarlo, disse loro: «Vi domandate l’un l’altro perché ho detto: ‘Ancora un poco e non mi vedrete più; e un altro poco e mi rivedrete’? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e gemerete e il mondo godrà; voi sarete nell’afflizione, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna, quando dà alla luce, è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando il bambino è nato, non ricorda più l’angoscia per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi ora siete nella tristezza, ma io vi vedrò di nuovo e ne gioirà il vostro cuore, e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno voi non mi interrogherete più su nulla».
In verità, in verità vi dico: qualunque cosa chiederete al Padre, egli ve la concederà in nome mio. Fino ad ora non avete chiesto nulla in nome mio; chiedete e otterrete, affinchè la vostra gioia sia piena.
Queste cose io ve le ho dette in immagini. Viene l’ora in cui io non vi parlerò più in immagini, ma vi parlerò apertamente del Padre
In quel giorno chiederete in nome mio, e non vi dico che io pregherò il Padre per voi, perché il Padre stesso vi ama, avendo voi amato me e creduto ch’io sono uscito da Dio.
Uscito dal Padre sono venuto nel mondo, ora lascio il mondo e torno al Padre».
Gli dissero i suoi discepoli: «Ora sì che parli chiaro e non usi nessuna immagine. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno ti interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose Gesù: Ora credete? Ecco viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma non sono solo, perché è con me il Padre. Vi ho detto tali cose affinchè abbiate pace in me. Nel mondo voi avrete afflizioni; ma fatevi coraggio: io ho vinto il mondo».
Così parlò Gesù; poi, alzati gli occhi al cielo, disse:

«Padre, è giunta l’ora, glorifica tuo figlio, affinchè il Figlio tuo glorifichi te, come tu gli hai dato potere su tutti gli uomini, affinchè egli doni la vita eterna a coloro che gli hai dato.
La vita eterna è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che mi hai dato da fare; ora, Padre, glorifica me nel tuo cospetto, con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato, scelti di mezzo al mondo: erano tuoi e li hai donati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutto quello che mi hai dato viene da te, perché le parole che desti a me le ho date a loro; essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai donato, perché sono tuoi.
Ogni cosa mia è tua e ogni cosa tua è mia. In essi io sono stato glorificato.
Ormai io non sono più nel mondo, ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te.
Padre santo, custodiscili nel nome tuo che mi hai dato, affinchè siano una cosa sola come noi.
Finchè ero con essi, li conservavo nel tuo nome che tu m’hai dato, li ho custoditi e nessuno di loro è perito, tranne il figlio della perdizione, affinchè si adempisse la Scrittura.
Ma ora io vengo a te, e questo dico mentre sono ancora nel mondo, affinchè abbiano la pienezza della mia gioia in se stessi.
Io ho comunicato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come neanch’io sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal maligno.
Essi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo.
Santificali per la verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato nel mondo me, anch’io ho mandato nel mondo essi. E per loro io santifico me stesso, affinchè essi pure siano santificati per la verità.
Né soltanto per questi prego, ma prego anche per quelli che crederanno in me per la loro parola; affinchè siano tutti una cosa sola come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato.
La gloria che tu mi desti io l’ho data loro, affinchè siano una sola cosa, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me, affinchè siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me.
Padre, io voglio che là dove sono io, siano con me pure quelli che tu m’hai dato, affinchè contemplino la gloria che tu  mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto e questi hanno riconosciuto che tu mi hai mandato. Ed ho fatto conoscere a loro il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinchè l’amore col quale hai amato me sia in essi ed io in loro».

7.1 Se Dio non mi perdona per la mia fede, spero tanto che mi perdoni per la mia volontà!

Giovanni aveva terminato il brano precedente del suo vangelo, riferendosi così a Giuda: ‘Egli, dunque, preso il boccone, uscì subito. Ed era notte’.
Niente è casuale, anche di quello che sembrerebbe banale, nelle parole di Giovanni. A prima vista, quel ‘Ed era notte…’, parrebbe una semplice annotazione temporale, per meglio collocare quegli avvenimenti in un ben preciso arco giornaliero: la tarda serata!
Ed è certamente così. Ma quel ‘era notte’ in Giovanni sta anche a significare una cosa ancora più profonda.
Giuda ingolla il boccone grasso e succulento, si ricorda che deve ‘sbrigarsi’ ed esce subito, perché - da quell’istante in cui egli decide che è ora di farla finita - comincia ‘la notte’ del Principe delle Tenebre’, quella durante la quale – in un crescendo sempre più drammatico – gli avvenimenti sarebbero precipitati e l’Uomo-Dio, avvertendo sempre di più dentro di sé l’abbandono del Padre, si sarebbe avvicinato alla Passione vivendola sempre più da Uomo, perché anche come Uomo la soffrisse interamente.
Avevo già spiegato come in Gesù coesistessero entrambe le nature, di Uomo e di Dio.
La Redenzione avrebbe potuto essere guadagnata grazie alla ‘sofferenza’ di un Dio, perché per indurre Dio Padre a perdonare la quantità immane di peccati passati, presenti e futuri dell’Umanità, riaprendo all’uomo decaduto le porte del Paradiso spirituale, non poteva certo bastare – sul piano della ‘qualità’ della sofferenza - quella di un ‘uomo’.
Se però il Dio che era in Gesù, cioè il Verbo, purissimo spirito, non poteva soffrire per le sofferenze umane del Cristo, poteva invece ‘soffrire’ per quelle spirituali che derivavano dalla contemplazione – nei momenti cruciali – dei peccati dell’Umanità, e questa era ben una sofferenza da Dio.
Quando noi parliamo della ‘sofferenza’ di Dio, ci esprimiamo con una terminologia famigliare al nostro modo di ragionare ed ai nostri sentimenti, ma in realtà noi non possiamo riuscire a concepire cosa significhi ‘sofferenza’ per Dio, come neanche – al di là del fatto che Egli sia genericamente Essenza Spirituale – riusciamo a comprendere che cosa sia realmente Dio.
Attenzione, non ho la pretesa di dire delle cose ‘teologicamente corrette’: questa che state leggendo è – per parte mia – un’opera letteraria che ha il solo scopo di farvi ‘capire’ sul piano del ‘cuore’, non della ‘teologia’.
Ma credo di essere riuscito a farvi intendere, grosso modo, il ‘concetto’.
Dunque, perché per l’Uomo-Dio  la sofferenza fosse completa, cioè perché fosse completa anche per l’Uomo, bisognava che l’unione con Dio Padre che l’Uomo-Dio avvertiva in sè si stemperasse, si ‘allontanasse’ dall’Uomo, ma non nel senso che se ne allontanasse realmente, ma che l’Uomo avvertisse come l’impressione psicologica di un suo allontanamento.
Per Gesù Uomo-Dio era sempre stato fondamentale il senso continuo di unione spirituale con il Padre.
Lo vediamo, nel Vangelo di Giovanni, anche in quel suo continuo bisogno – Egli che era Dio-Verbo – di ritirarsi spesso in preghiera col Padre, perché la preghiera è ‘unione’ ed è l’unione con il Padre quella che dà forza.
Perdendo, apparentemente, il ‘contatto’ con Dio, l’Uomo-Dio si sarebbe sentito solo, privo di quella forza soprannaturale, e – come Uomo – avrebbe quindi sofferto sino in fondo.
E’ questo il senso delle parole che Gesù avrebbe esclamato ad un certo punto sulla croce, in quella che sarebbe stata una invocazione struggente e disperata: ‘Padre, Padre, perché mi hai abbandonato…?!’.
Solo chi si sente realmente abbandonato, umanamente, avrebbe potuto prorompere in una invocazione del genere che certo deve aver fatto stringere il cuore al Padre.

Dunque comincia la ‘notte’ di Gesù. Una notte che durerà tre giorni e che sarà caratterizzata da due miracoli che ne contrassegnano l’inizio e la fine: quello dell’Eucarestia e l’altro della Risurrezione.
Quei miracoli che a tanti, forse ai più, avrebbero fatto dire ‘Impossibile!’
Persino a me che mi sforzo di crederci con la forza della volontà.
Se Dio non mi perdona per la mia fede, spero tanto che mi perdoni per la mia ‘volontà’!
Quindi è proprio pensando al primo ‘lampo’ abbagliante’ del miracolo eucaristico che Gesù ora esclama, riprendendo il discorso, appena Giuda se ne è uscito: ‘Ora è stato glorificato il Figlio dell’Uomo, e Dio è stato glorificato in lui: e se Dio è stato in lui glorificato, anche Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto’.
Cosa vorrà dire? E’ un gioco di parole?
No. Bisogna abituarsi a capire il linguaggio ‘teologico’ di Giovanni e delle stesse parole di Gesù.
Significa questo: oggi – con il miracolo eucaristico che il Verbo lascia in dono all’Umanità prima di andarsene dal mondo materiale per ritirarsi in quello dello spirito, miracolo attraverso il quale pane e vino si trasformano, pur mantenendo la loro ‘apparenza’, nel Corpo e nel Sangue di Gesù Uomo-Dio – è stato compiuto un miracolo che più straordinario non potrebbe essere, non solo quale miracolo in se stesso, ma anche quale ‘dono’.
Se solo uno pensa – sforzandosi un momento di credere, se non altro per seguire il ragionamento – che lì ci sia veramente dentro Dio e che, partecipando all’Eucarestia e assimilando nel proprio metabolismo …alimentare quella ‘farina’, uno ‘incorpora’ in se stesso Dio (che, anziché distruggerci con la sua forza esplosiva di Dio, si inocula lentamente, in percentuale minimale ma completa, nel nostro complesso psicofisico come il farmaco attraverso una iniezione intramuscolare), beh…, se solo uno pensa a questo e per un momento almeno si sforza di crederci, bisogna convenire che non vi può essere miracolo più straordinario che avere Dio, nientemeno che Dio, dentro di sé.
Certo, quando facciamo la ‘comunione’ non ci sembra affatto che sia cambiato qualcosa dentro di noi: non ci sembra che avvenga niente di ‘dirompente’. E meno male, perché siamo essere umani e non potremmo, umanamente, certo sopportare l’intera forza di Dio dentro di noi finchè rivestiamo la materialità della nostra natura carnale.
Quando assumiamo una medicina, e Dio-Eucaristico è Medicina, la assumiamo in piccole dosi, che non provocano – lo avevo già accennato – effetti ‘percepibili’.
Dieci iniezioni in un colpo solo ci manderebbero all’altro mondo, e non è detto neanche in Paradiso.
Una iniezione al giorno per dieci giorni consecutivi, ci guarisce invece da un malanno e ci fa riacquistare la salute, come fa l’Eucarestia, se, quanto a tutto il resto, ci teniamo nel frattempo riguardati.
Capito l’allegoria?
Ma ogni vero miracolo – che l’uomo può compiere solo grazie a Dio – se da un lato ‘glorifica’, cioè rende ‘gloria’ all’uomo che lo fa, e in questo caso a Gesù, dall’altro lato – tanto più grande è il miracolo – rende gloria a Dio Padre che lo ha precedentemente accordato.
Quindi Gesù, compiendo con l’istituzione dell’Eucarestia un miracolo strepitoso, ha ‘glorificato’ Dio Padre il quale lo ‘compenserà’ ulteriormente glorificando a suo volta Gesù - presto - con un secondo miracolo travolgente, quello della auto-risurrezione.
Capito ora cosa vuol dire Gesù con quel ‘E se Dio è stato in lui glorificato, anche Dio lo glorificherà in se stesso, e lo glorificherà presto?
Non so se gli apostoli, in quel momento, comprendessero esattamente ciò a cui alludeva Gesù.
Penso di no, visto che alle prime notizie della risurrezione avrebbero stentato a credervi e lo avrebbero fatto solo quando Gesù se lo sarebbero visto apparire davanti – attraversando, smaterializzato, i muri e rimaterializzandosi di fronte a loro – in carne ed ossa.
Sembra anche questa una cosa impossibile, quella della materializzazione e della smaterializzazione.
Forse un giorno la scienza riuscirà a scomporre e ricomporre i nostri atomi corporei trasferendo il nostro corpo su qualche altro pianeta distante  migliaia di anni luce, come si vede fare in quella serie televisiva di film di fantascienza denominata ‘Stargate’. Li avete mai visti?
La composizione della ‘materia’ è una cosa estremamente complessa.
Siamo fatti di molecole. Le molecole sono agglomerazioni di atomi. Gli atomi lo sono di protoni, neutroni, elettroni, positroni, quarks...e di un centinaio circa di altre particelle.
I quark – per ora – sembra siano la particella di ‘materia’ più piccola, molto più piccola di un elettrone o di un protone, tanto piccola da essere al di là della realtà afferrabile, praticamente appartenente al campo della pura astrazione. 
Jean Guitton in ‘Dio e La Scienza – verso il Metarealismo’ (Bompiani Editore) scrive, a proposito dei quark: ‘Sono questi gli ultimi testimoni dell’esistenza di un ‘qualche cosa’ che assomigli ancora ad una ‘particella’. Ma che cosa c’è al di là? L’osservazione ci mostra che il comportamento dei quark è strutturato, ordinato. Ma da che? Quale è quell’impronta invisibile che agisce sotto la materia osservabile? Per rispondere dovremo abbandonare tutti i nostri punti di riferimento, quelle certezze su cui poggiano i nostri sensi e la nostra ragione. Soprattutto dovremo rinunciare alla fede illusoria in ‘qualche cosa di solido’ che formerebbe il tessuto dell’universo. Quello che incontreremo lungo la strada non è né una energia né una forza, ma qualche cosa di immateriale che la fisica chiama ‘campo’. Nella fisica classica, la materia è rappresentata da particelle, mentre le forze vengono descritte con campi. La teoria dei quanti, invece, non vede nel reale altro che delle interazioni che avvengono tramite entità dette ‘bosoni’ che fungono da mediatori. Più precisamente questi bosoni sono i veicoli delle forze e assicurano le relazioni all’interno di quelle particelle di materia che la fisica designa con il nome di ‘fermioni’, dove questi ultimi formano i campi di materia. Dovremo dunque tenere a mente che la teoria quantistica abolisce la distinzione fra campo e particella e nello stesso tempo fra ciò che è materiale e ciò che non lo è, in altre parole tra la materia e il suo aldi là. Non si potrà descrivere un campo se non in termini di trasformazione  delle strutture spazio-temporali in una data regione; di conseguenza ciò che chiamiamo realtà non è altro che una successione di discontinuità, di fluttuazioni, di contrasti e di irregolarità che costituiscono, nell’insieme, una rete di informazioni. Il vero problema tuttavia è quello di sapere quale è l’origine di tale informazione…’.

La ‘materia’ – per parlare tornando con i piedi per terra –  è formata da elettroni, particelle che gravitano intorno al nucleo dell’atomo che hanno carica elettrica negativa, e da protoni, altre particelle del nucleo (insieme ai neutroni) che hanno carica elettrica positiva.
Viviamo immersi in un mondo fatto di ‘radiazioni’ e di onde eletromagnetiche ed è come se noi stessi fossimo fatti di ‘elettricità’.
Vi meravigliate – dopo aver sentito quel che Jean Guitton scrive sulla ‘materia’ solida – che una Essenza spirituale possa attraversare smaterializzata dei corpi cosiddetti ‘solidi’, ma che abbiamo scoperto che ‘solidi’ non sono affatto, e poi - dopo averli attraversati – possa rimaterializzarsi, grazie alla propria Volontà?
In fin del conti, anche nel nostro mondo fisico quotidiano, non basta una semplice differenza di temperatura a trasformare il ghiaccio, che è solido, prima in  acqua ‘liquida’ e poi – aumentando la temperatura - in un gas incorporeo, come il vapor acqueo?
Vi convince il paragone?
Lo vedete, dunque,  che - senza che noi ci facciamo più neanche caso - la Scienza negli ultimi decenni ha scoperto che viviamo una realtà più fantascientifica dell’Eucarestia e della Risurrezione?

Andiamo avanti.


7.2 Meglio una villa di una capanna…, in Paradiso.

Dopo che è uscito Giuda, l’atmosfera si è fatta più intima, fra gli apostoli e Gesù.
Il Traditore era uscito e Gesù -  senza quella sua presenza malefica – si rilassa e, pensando che ormai l’ora è imminente, lascia libero sfogo alla vena dei suoi sentimenti in quello che è uno struggente discorso d’addio, con le ultime raccomandazioni, come di un Padre che lascia la vita, ai propri figli.
Basta leggere con calma per capirlo, anzi basta quella parola: ‘Figliolini..’.
‘Sono con voi ancora per poco…’.
Egli allude, tenendosi sulle generali, al fatto che egli rimarrà ‘vivo’ in mezzo a loro solo per poco, e cioè fino alle 15 del giorno dopo: Venerdì santo.
Dopo, dove andrà lui - prima nella discesa agli Inferi e poi nella salita al Padre, dopo aver aperto il Limbo – essi non potrano ovviamente seguirlo, finchè sono in vita.
E’ la dura legge della materia e dello spirito.
L’uomo ha un solo modo di raggiungere Gesù: praticare la legge dell’amore, che è la ‘fedina penale’ pulita, cioè la ‘condizione’ per ottenere quel famoso ‘passaporto’ spirituale di cui vi avevo parlato e che è necessario per entrare – dopo aver abbandonato il corpo - in quel Regno Intergalattico dei Cieli.
Ecco perché Gesù aggiunge che è necessario che essi pratichino un ‘comandamento nuovo’, quello di amarsi a vicenda, non solo come se stessi ma più di se stessi, come ha fatto Gesù che ha amato gli uomini fino ad incarnarsi per loro e perdere la propria vita.
Sarà questa capacità di ‘amare’ che li additerà a tutti come ‘cristiani’, destando ammirazione e desiderio di imitazione, in quelli di buona volontà.
Pietro - sempre impulsivo ed entusiasta, come quella volta che nel Lago di Genezareth vide Gesù camminare sull’acqua e si gettò anche lui fuori dalla barca per raggiungerlo, salvo sprofondare dopo qualche metro quando si lasciò assalire dai dubbi – anche ora, d’impulso, vorrebbe seguirlo nell’altra vita dando per lui la propria, senza pensare – perché non conosceva il futuro – ai dubbi che gli sarebbero venuti di lì a qualche ora e che lo avrebbero fatto sprofondare nella triplice negazione di quel ‘Io non lo conosco’.
Ma ci pensa Gesù a riportarlo con i piedi per terra, quando gli predice: ‘Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, che già mi avrai rinnegato tre volte’.
Solo molti anni dopo, Pietro avrebbe dato la sua vita, perché – prima – doveva compiere la sua missione.
Quello era il momento di Satana, quello nel quale Dio si stava ritirando dalla Terra, dove il Principe del Mondo avrebbe avuto per un giorno mano completamente libera per l’assassinio di un Dio, anzi dell’Uomo-Dio.
Gli apostoli – resi precedentemente ebbri dal trionfo di quell’ingresso domenicale in Gerusalemme ma riportati alla realtà dal successivo discorso di Gesù che, quello stesso giorno della Cena, aveva preannunciato ai Gentili la sua imminente morte – avrebbero visto crollare definitivamente  il mondo intorno a se stessi, dopo la cattura di Gesù in quella stessa notte.
Dio si sarebbe allontanato, la sua forza – come non era più in Gesù – non sarebbe stata più neanche in loro, ed essi sarebbero stati sballottati come una barca nella tempesta, e dispersi ai quattro venti.
Ma il ricordare a posteriori le parole di Gesù avrebbe nuovamente dato loro la forza di raccogliersi e di reagire.
Essi tuttavia, ora, sono ‘turbati’, come dice Giovanni. Significa cioè che, alle parole che ha detto loro poc’anzi Gesù, si sono messi tutti a piangere.
Non si turbi il vostro cuore…nella casa di mio Padre ci sono molte dimore…Io vado a preparare il posto per voi e quando vi avrò preparato il posto, verrò di nuovo a prendervi con me…’.
Il che è un po’ come dire. ‘Lassù, nella Casa del Padre mio vi sono molti tipi di  ‘sistemazione spirituale’ ma non preoccupatevi perché nel frattempo ve ne preparerò una e quando sarà giunta la vostra ora, verrò di nuovo a prendervi…’.
Anche questo è un linguaggio figurato.
Noi non sappiamo dove e cosa sia quello che chiamiamo ‘Cielo’ o anche ‘Paradiso’.
Cielo e Paradiso saranno la stessa cosa? C’è infatti anche chi dice che siano cose  diverse. E se – seguendo per un attimo questa ipotesi – il Paradiso, contrariamente a quel che comunemente si pensa, non dovesse essere la stessa cosa del Cielo, allora Purgatorio e Paradiso come si collocherebbero rispetto al Cielo? La Madonna assunta in Cielo – come si dice – e Gesù risorto starebbero in Cielo o in Paradiso? E quel che chiamiamo ‘Purgatorio’?
Il Purgatorio non è il Paradiso. Saranno comunque entrambi in Cielo o sotto il Cielo? Vi rendete conto che dell’aldilà non sappiamo niente?
Non sappiamo – con precisione - se tutti questi siano dei luoghi (che però per degli ‘spiriti’, privi di sostanza corporea, non dovrebbero avere senso) o se piuttosto non siano uno ‘stato’, cioè un ‘modo di essere’ delle anime incorporee, al di fuori dello spazio e del tempo.
Pare però di capire che le dimore di cui parla Gesù debbano essere riferite a diversi gradi di ‘gloria’, o di conoscenza, o comunque di ‘felicità’ – non chiedetemi di quale tipo, esattamente – rapportati ai meriti che avremo acquisiti in terra.
Attenzione.
La vita sulla terra, dopo il Peccato originale, è ‘espiazione’ per i peccati singoli e collettivi che tutti commettiamo.
Noi siamo di ‘espiazione’ agli altri così come gli altri lo sono per noi.
Ed espiando soffriamo e ci ‘purifichiamo’ dalle nostre colpe, almeno in parte.
Quello però che non si espia in terra - e che quindi manca alla nostra purificazione che serve a ripulire quella famosa fedina penale che avevamo ‘sporca’ – va espiato in Purgatorio, stato o luogo fate voi.
Ma, attenzione ancora un momento. Mentre il Purgatorio serve per completare la purificazione iniziata sulla terra (cioè l’equivalente del ‘bucato’ in candeggina) e per consentirci l’ingresso nella nostra dimora in Paradiso, quella dimora sarà una tenda, una casetta, una casa, una villa o una reggia a seconda del tipo di merito che avremo acquisito non in Purgatorio ma in terra.
Quindi sappiate regolarvi. Se siete dei gran peccatori è meglio - in teoria -  ‘pagare’ in terra, non solo perché poi si espia meno in Purgatorio (le cui sofferenze, dicono gli ‘esperti’, sono molto più forti di quelle sulla terra, anche se sono sofferenze d’amore, come avevo spiegato in quell’altro mio libro) ma soprattutto perché sono le azioni (buone) che compiamo in terra quelle che fanno acquisire meriti in Paradiso: la villa anzichè la capanna, insomma.
Ciò perché la ‘prova’ degli uomini, ai fini del premio finale, si svolge sulla terra.
Sono queste le regole del ‘gioco’, e ora che il gioco è cominciato noi non possiamo più cambiarle. Capito?
Delusi? Temete che vi tocchi la capanna? Niente paura perché Dio Padre è buono e anche con la capanna, ma che dico, anche con la tenda, sarà quasi lo stesso, perché non avrete più ambizioni e invidie, e neanche egoismi, e sarete consapevoli – essendo illuminati dalla luce di Dio – dei vostri meriti e demeriti e saprete che quella dimora è esattamente quella che vi siete meritata, e ne sarete comunque felici.
Ecco che, a modo mio – da catecumeno e uomo della strada – vi ho spiegato il concetto delle ‘dimore’.
Sarà anche questa una spiegazione poco ‘teologica’, ma rende l’idea, no?


7.3. Padre, Figlio e Spirito Santo

A questo punto Gesù aggiunge che gli apostoli conoscono ormai la ‘via’ per giungere nel posto dove Egli va.
E San Tommaso, che allora non era ancora santo anche perchè oltre che incredulo doveva esser distratto e non doveva aver ascoltato bene quel che più di una volta Gesù aveva detto, gli chiede di fargliela conoscere, questa via.
Ecco perché Gesù doveva esser triste!
Non per la prospettiva della Passione, ma per queste domande, dopo tre anni in cui Egli si era prodigato per fargli entrare in testa le sue Verità.
Ma, pazientemente, Gesù rispiega nuovamente: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre se non per me. Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma fin da ora voi lo conoscete e lo avete veduto’.
Filippo gli chiede: ‘Signore, facci conoscere il Padre, allora, così siamo a posto!’.
Anche Filippo doveva essere un po’ distratto quando Gesù – al Tempio - si sgolava a spiegare ai Giudei che Lui e il Padre erano una cosa sola, che Lui faceva sempre la volontà del Padre e che il Padre esaudiva sempre quello che gli chiedeva Lui.
E anche ora Gesù ripete il concetto, ribadendo poi agli apostoli – come aveva già detto una volta ai Giudei – che se a loro questa  sembrava una cosa impossibile da credere, lo credessero se non altro per i miracoli che Egli aveva compiuto.

‘Credete – continua poi Gesù – che è il Padre che dimora in me quello che compie le opere, ed Io e Lui siamo talmente uniti che chi crederà in me – qualunque opera chieda al Padre in nome mio  - la potrà fare’.
Per ottenere, dovete amarmi, per amarmi dovete osservare i miei comandamenti, cioè metterli in pratica. E allora se in voi ci sarà l’amore Io pregherò il Padre mio ed Egli vi manderà un altro  Consolatore, cioè lo Spirito Santo. Il ‘mondo’ non capirà di che si tratta, perché chi vive delle regole del ‘mondo’ non può capire e accoglierlo. Ma se voi praticherete l’amore, lo avrete.

Io me ne vado ma non vi lascerò orfani: tornerò da voi. Fra un po’ di tempo , poco, il ‘mondo’ non mi vedrà più ma voi mi vedrete – perché voi vivrete im me e io vivrò in voi, chi ama me sarà amato dal Padre mio e io pure l’amerò e mi manifesterò a lui. Ma ricordatevi bene che per amarmi è necessario praticarli, i miei comandamenti’.

Rifletto e penso a Maria Valtorta. Ecco come si manifesta, anche, il Signore. Lei lo ha amato fino a farsi ‘vittima’ ed Egli l’ha ricambiata, con gli interessi, facendosi vedere in visione e sentire con i suoi ‘dettati’.
Credo che tutti coloro che hanno avuto una vita particolarmente intensa di scambio spirituale con Gesù abbiano potuto – in un modo o nell’altro -  beneficiare del privilegio di un suo ‘farsi vedere’ o ‘sentire’
Giuda detto il Taddeo, che era fratello di Giacomo d’Alfeo, cugini entrambi di Gesù, gli chiede come mai il Signore si manifesterà a loro e non al ‘mondo’.
E Gesù gli risponde: «Perché voi mi amate e osservate la mia parola e il Padre lo sa ed io e Lui verremo e dimoreremo in chi ci ama».
Questo – detto in altra maniera – è un po’quel concetto che già vi avevo spiegato e che a prima vista sembrava strano ma poi non lo era: Il Signore – attraverso lo Spirito Santo che illumina le menti ed i cuori – si fa conoscere a quegli uomini nel cui cuore Egli vede la volontà di sforzarsi di essere sostanzialmente ‘ buoni’, e si nega invece a quelli che lo disprezzano, vale a dire a quelli che – con la mentalità del mondo – rigettano la sua parola.

‘Ora io, queste cose, ve le ho un po’ anticipate, perché ora sono qui ancora con voi, ma quando verrà lo Spirito Santo mandato dal Padre, Lui sì che vi farà capire ogni cosa e vi farà comprendere meglio quel che Io vi ho detto. Ora Io me ne vado, vi lascio la Pace, vi do la mia Pace, non la pace intesa come un augurio o un saluto così come si intende nel mondo, ma una Pace soprannaturale che pervaderà i vostri cuori, la vostra essenza interiore, aiutandovi ad affontare le prossime battaglie del mondo. Non piangete e non spaventatevi. Avete sentito quel che vi ho detto, no? Vado ma, fra poco, torno. Se mi amaste veramente dovreste essere contenti che io finalmente torni dal Padre mio. Perché il Padre è più grande di Me.
Vado e torno, ed io ve lo dico prima che ciò avvenga perché – quando avverrà – voi comprendiate finalmente chi sono io e crediate a tutto quel che vi avevo detto.
Il tempo stringe, e non potrò parlare più molto con  voi  perché sta arrivando l’ora del Principe del Mondo.
A dire il vero questi non potrebbe far nulla contro di me che sono Dio, ma lo potrà questa volta affinchè il mondo si renda conto fino a qual punto Io ho amato il Padre, facendo la sua volontà di incarnazione e di redenzione, per amore vostro.
E’ ora di alzarsi e andare, ma ricordatevi ancora che Io sono come la vite e che il Padre mio è come un agricoltore.
I tralci che non portano ‘frutto’ spirituale vengono amputati e bruciati, e quelli che lo portano vengono potati perché emettano nuovi getti e portino più frutto ancora. Continuate a vivere in me così da permettermi di vivere in voi, perché se vivrete in me porterete molti frutti spirituali mentre in caso contrario vi perderete. Se vivrete in me potrete – spiritualmente parlando - chiedere al Padre mio quel che vorrete ed Egli vi esaudirà perché – come vi ho già spiegato -  Egli avrà ricevuto da voi ‘gloria’ avendo voi portato molto ‘frutto’ essendo vissuti in me.
Io vi ribadisco che è questo il comandamento che vi lascio: amarvi fra di voi non come voi stessi ma come Io vi ho amato, cioè fino a sacrificare la mia vita per voi. Voi siete miei amici se farete quel che io vi comando. Vi dico ‘amici’ e non ‘servi’ perché in amicizia vi ho fatto partecipi dei miei segreti di amore e di sapienza. Ricordatevi sempre che non siete stati voi a scegliere me ma Io che, ab eterno, vi ho sempre ‘conosciuti’, vi ho eletto e dato una missione affinchè portiate molto frutto cosicchè – qualunque cosa vorrete chiedere al Padre – Egli ve la concederà.
Però…, però sappiate, anzi ricordatevi – quando vi renderete conto che il’mondo’ vi odierà – che prima di voi ha odiato me. Se voi vi comportaste infatti secondo i valori e le regole del ‘mondo’, il mondo non vi contrasterebbe perché vi riconoscerebbe come ‘figli del mondo’ ma poiché invece voi non siete del mondo perché io – scegliendovi – vi ho fatto uscire dal mondo, ebbene allora il mondo vi odierà, perché vi riconoscerà ‘estranei’. D’altra parte ricordatevi anche quell’altra cosa che vi avevo detto al momento della ‘lavanda’: e cioè che il servo non è da più del padrone. Se quindi hanno perseguitato me che sono Padrone, non vedo perché non dovranno perseguitare voi, mentre se vi è stato chi ha apprezzato e praticato la mia parola vi sarà anche chi farà altrettanto con la vostra.
Sappiate che tutto quel che vi faranno per causa mia, lo faranno perché non hanno conosciuto o voluto conoscere chi è che mi ha mandato.
Ora, se Io non fossi sceso sulla Terra e non avessi parlato, essi – a causa della loro ignoranza – non avrebbero colpa. Ma io sono venuto, ho parlato, ho operato miracoli che nessun altro mai fece, e allora essi hanno colpa perché – avendo visto tutto ciò – hanno disprezzato me e il Padre mio così chè si è adempiuto quanto i Profeti avevano predetto:’Mi odiarono senza ragione’.
Quando verrà però il Consolatore, lo Spirito di verità che viene dal Padre e che Io vi manderò, Egli mi renderà testimonianza, anche  attraverso di voi.
Vi dico queste cose affinchè non siate colti di sorpresa dagli avvenimenti. Vi cacceranno infatti persino dalle sinagoghe e anzi ci saranno momenti in cui chi vi ucciderà penserà persino di fare un servizio a Dio.
E ciò avverrà sempre perché non hanno conosciuto né voluto conoscere il Padre e Me.
Ve lo dico perché – quando avverrà – voi ve lo ricordiate bene che io ve lo avevo detto.
Tutte queste cose non ve le ho dette prima perché, tanto, io ero ancora con voi. Ma ora che me ne vado da Colui che mi ha mandato… ve le dico.
Beh…? Adesso non me lo domandate più ‘Dove vai’?
Siete muti e tristi? Eppure – credetemi - è un bene che Io me ne vada perché, se Io non me ne andassi, non potrebbe venire a prendere il mio posto – dentro di voi - il Consolatore che io stesso vi manderò.
Quando Egli verrà, finalmente egli saprà convincere il ‘mondo’ degli errori compiuti nei miei confronti, sia in merito al Peccato commesso su di Me, perché io ero Dio, sia in merito alla mia santità per il mio rispetto della giustizia, cioè della Legge, sia infine in merito al giudizio che io ho emesso verso il  mondo: e ciò perché la mia venuta redentiva sancirà la sconfitta di Satana e dei suoi accoliti: infatti io sarò pietra d’inciampo per i reprobi e farò una discriminazione fra buoni e cattivi,  perché giustizia sia fatta.
Ah..! Sapeste quante cose avrei ancora da dirvi mentre il tempo stringe sempre di più, ma per ora non potreste comprendere, perché ci vorrà l’illuminazione dello Spirito di Verità per guidarvi alla Verità tutta intera, sì alla Verità tutta perché quel che Egli vi dirà non ve lo dirà di proprio ma dirà quel che Egli ascolta, e vi farà conoscere il futuro, e profetizzerete. Egli renderà gloria a Me, prenderà del Mio e ve lo farà conoscere  come io prendo dal Padre: il Padre è Pensiero, il Verbo è Parola, e lo Spirito Santo vi illuminerà la Parola che è il Pensiero del Padre.
Vi ho già detto che fra poco non mi vedrete più ma dopo un altro poco mi vedrete’.

Gesù in quel momento non parlava apertamente della sua morte e risurrezione, e quindi gli apostoli non capiscono il senso delle sue parole, cioè di quel vederlo, non vederlo e rivederlo ancora.

E allora, Egli, rimanendo sempre sul filo della metafora, spiega:
‘Come la donna prima del parto soffre le doglie, ma dopo il parto queste cessano e lei è felice perché ha dato alla luce un figlio, così voi fra poco piangerete e il mondo riderà di me, ma poco dopo il vostro cuore scoppierà di gioia e dimenticherete tutto il passato. E dopo questo dolore e questa prova superata, il Padre vi concederà qualunque cosa voi gli chiediate in  nome di Me che mi sono sacrificato.
Io, nell’annunciarvi queste cose, mi sono espresso usando delle metafore, ma per il futuro vi parlerò apertamente del Padre. E quel giorno, quando – superata la prova -  al Padre chiederete in nome mio, non ci sarà più neanche bisogno che io preghi il Padre che vi esaudisca perché a quel punto il Padre stesso vi amerà, avendo voi amato me che sono venuto da Lui.
Uscito dal Padre sono venuto al ‘ mondo’, sulla Terra, e ora lascio il mondo e ritorno al Padre.

Chiaro, ora, tutto il discorso?
E lo è anche per i discepoli, che gli dicono: Ora sì che parli chiaro e non usi nessuna allegoria. Ora ci rendiamo conto che tu sai proprio tutto e parli anche senza bisogno che uno ti debba interrogare. E’ chiaro, ora, che vieni proprio da Dio!’.

Ora sì che parli chiaro…ora è chiaro che vieni proprio da Dio…?’

Dite un po’, cosa gli avreste risposto, voi, al posto di Gesù?
Ma Gesù non si arrabbia e malinconicamente dice:Ora credete? Ecco sta per venire l’ora, anzi ci siamo già, in cui voi che ‘credete’  vi disperderete ai quattro venti e mi lascerete solo. Ma solo non sarò, perché il Padre è con Me.’
E poi conclude: ‘Lo ripeto ancora una volta: vi ho detto tutte queste cose perché conoscendole in anticipo non siate presi alla sprovvista e vi mettiate il cuore in pace, la mia Pace. Incontrerete tanti ostacoli, ma rasserenatevi: io ho vinto il mondo!

Ecco come – leggendo il Vangelo di Giovanni, e colorandovelo appena un po’ per rendervene maggiormente l’idea – Gesù deve aver parlato, prima di alzare occhi e braccia al cielo e dire quella meravigliosa preghiera che Giovanni riporta integralmente alla fine del suo brano di Vangelo e che è troppo bella per rovinarla con un commento.