(Il Vangelo secondo San Luca – La Sacra Bibbia – Cap. 13, 22-35 – Ed. Paoline, 1968)
(M.V.:’L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Capp. 350 e 420 – Centro Ed. Valtortiano)
(G.L. ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 59 – Edizioni Segno)

14. Ecco, io caccio i demoni…

Siamo ormai giunti al terzo anno della vita pubblica di Gesù, ed infatti abbiamo visto dai suoi discorsi come egli di volta in volta aumenti la profondità e la completezza della sua catechesi.
Manca ancora un anno al termine della ‘sua’ predicazione evangelica e – rifletto – mancano ancora due ‘volumetti’ al completamento della  ‘mia’.

Ma già ora – dando uno sguardo retrospettivo – siamo in condizione, specie dopo il discorso del Pane del Cielo, di farci un’idea abbastanza precisa della Dottrina di Gesù.
Ci siam fatti anche un’idea più precisa – che miglioreremo nel prosieguo di questo nostro ‘commento’ - sia della personalità di Gesù sia di quella degli altri apostoli che sono via via apparsi sulla scena, a cominciare da Pietro che oggi non troverebbe alcuna difficoltà – vivo e spontaneo com’è – ad essere scritturato come ‘caratterista’ in un bel film evangelico.
Ma il Pietro che conosciamo noi è ancora ben diverso dal Pietro finale la cui ‘baldanza’ verrà piegata – nelle tristissime ore della cattura e crocifissione di Gesù – dal rimorso e dal dispiacere di averlo lui, proprio lui, rinnegato ripetendo per tre volte – di fronte a chi gli domandava, insistendo, se egli non fosse per caso un suo seguace – che no, quell’uomo, lui non lo conosceva.

Dopo il discorso a Cafarnao sul Pane del Cielo – con l’affermazione solenne della sua divinità - Gesù lascia la Galilea, và in Giudea di là dal Giordano ( Mt 19, 1-2) e – lo si capisce sempre dal testo coordinato degli altri vangeli – si avvia ancora una volta verso Gerusalemme.

Lc 13, 22-35:

Gesù se ne andava di città in città e di villaggio in villaggio insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli domandò: ‘Signore, saranno pochi quelli che si salvano?’.
Egli rispose: ‘Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico: molti cercheranno di entrare e non potranno. Quando il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta, voi, costretti a stare fuori, incomincerete a bussare alla porta dicendo: ‘Signore, aprici!’. Ma egli vi risponderà: ‘Non so donde siete!’
Allora comincerete a dire: ‘Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze’.
Ma egli vi replicherà: ‘Non so di dove siete! Allontanatevi da me, voi tutti che avete commesso l’iniquità!’.
Là vi sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti del Regno di Dio, e voi cacciati fuori.
E verranno da oriente e da occidente, da settentrione e dal mezzogiorno, per mettersi a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, ci sono ultimi che saranno primi e primi che saranno ultimi’.
In quel medesimo giorno si presentarono alcuni Farisei e gli dissero: ‘Parti, allontanati di qui, perché Erode ti vuole uccidere’.
Rispose loro: ‘Andate a dire a quella volpe: ‘Ecco, io caccio i demoni e opero guarigioni oggi e domani, e il terzo giorno avrò terminato. Ma oggi e domani e doman l’altro bisogna che io sia in cammino, perché non è conveniente che un profeta perisca fuori di Gerusalemme’.
‘Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte hai voluto radunare i tuoi figli, come la gallina i suoi pulcini sotto le ali …, e voi non avete voluto!
Ecco, la vostra casa resterà deserta. Vi assicuro che non mi vedrete più fino a quando verrà il giorno in cui direte: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore!’.

 Rimango a riflettere profondamente su quest’ultima frase. Siamo qui in piena rivelazione profetica ed escatologica: ci sarebbe da scrivere un libro solo su questa materia (ed in effetti l’ho fatto: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto, ovvero la Rivelazione del Dio nascosto’ – Vol. II) perché è il tema dell’Apocalisse di S. Giovanni, che parla appunto dei tempi futuri quando vi sarà la conversione di Israele ed il ritorno di Gesù nella gloria.
Per ora basti però sapere che, quanto più si avvicinava l’apice della missione di Gesù e la sua predicazione si diffondeva, tanto più aumentavano anche i nemici.
 Sia che l’atteso Messia fosse stato un personaggio ‘religioso’ oppure ‘politico’, Gesù era osteggiato dai sacerdoti del Tempio che temevano di perdere l’ascendente religioso sulle masse, ma anche dai ‘politici’ che temevano di perdere il potere ‘civile’.
Erano due tipi di interessi che in realtà  - pur nel tradizionale conflitto di poteri: religioso e civile – finivano per saldarsi.

Ma c’è un’altra frase che mi colpisce nel brano evangelico: ‘Ecco, io caccio i demoni…’.
Questa attività esorcistica di Gesù la ritroviamo – e ne avevamo infatti già parlato anche al Cap. 8 - con molta frequenza nei vangeli.
Ora, invece, sembra quasi che una parte degli ‘uomini di chiesa’ non vi creda più o trovi ‘sconveniente’ il parlarne, come se il farlo riproponesse un retaggio di superstizioni e di pratiche medievali di caccia alle streghe, mentre sarebbe molto meglio mandare gli indemoniati da uno psichiatra perché gli curi la testa.
Certo, ci saranno certamente molti casi di malattie mentali, ma chi è solo un pochino esperto di ‘demonologia’ (e gli psichiatri o gli psicanalisti di solito non lo sono) sa benissimo che il demonio – che tende quasi sempre a ‘mimetizzarsi’ – si nasconde più agevolmente laddove ci sono malattie, anche mentali o neurologiche che danno sintomatologie simili alle possessioni, come avevamo già visto almeno per taluni casi delle cosiddette personalità multiple.

Non era immaginabile che Gesù – a meno che non lo si voglia considerare un normale essere umano mettendo in dubbio la sua Divinità con relativa Sapienza e Onniscienza - non sapesse ad esempio distinguere fra un ‘epilettico’ - cioè fra un soggetto che, pur essendo ben sano di mente, ha però dei disturbi neurologici di qualche genere identificabili oggi anche attraverso un elettroencefalogramma – da un vero e proprio posseduto.


14.1 La ‘scala gerarchica’ dei dèmoni: per scacciarne certuni è necessaria molta preghiera e ‘digiuno’

Mi viene in mente – a proposito di ‘epilettici’ e di credere o non credere all’esistenza e al potere dei demoni - quel racconto che nel Vangelo di Matteo  (La Sacra Bibbia, Edizioni Paoline,1968) è titolato proprio ‘L’epilettico guarito’:

Mt 17, 14-21:

L’epilettico guarito.-
Quando furono giunti presso la folla, si presentò un uomo che gli si prostrò dinanzi, e disse: ‘Signore, abbi pietà di mio figlio che è lunatico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso nell’acqua. L’ho presentato ai tuoi discepoli, ma non l’hanno potuto guarire’.
Gesù rispose: ‘O generazione incredula e perversa, fino a quando starò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatemelo qua’.
Poi Gesù minacciò il demonio, il quale uscì dal fanciullo che,  in quel medesimo istante, fu risanato.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù in disparte e gli domandarono: ‘Perché noi non l’abbiamo potuto scacciare?’
Gesù rispose: ‘Per la vostra poca fede. In verità infatti vi dico: se avrete fede quanto un granello di senapa, direte a questo monte: ‘Spostati di qua a là’, esso si sposterà; e niente vi sarà impossibile. Ma questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e con il digiuno’.

Qui Gesù – a dimostrare che conosceva bene la ‘materia’ demonologica – tiene una piccola lezione sul fatto che non tutti i demoni hanno uguale ‘potenza’, il che significa, se solo riflettete un attimo, che per i demoni c’è una vera e propria ‘scala di potere’, come per gli angeli di Dio,  perché anche i demoni sono angeli – sia pur ribelli – e anche loro avrebbero una organizzazione gerarchica basata sulle ‘qualità’ e sul ‘potere’ che ad essi è rimasto anche dopo la cacciata dal Cielo avvenuta dopo la ribellione di Lucifero.
Per scacciare certe ‘razze’ di demoni – lo dice chiaramente Gesù - ci vuole  da parte dell’esorcista molto potere, che nel caso specifico può venire solo da Dio. Ecco perché Gesù dice che ci vuole molta preghiera: e cioè unione con Dio, e digiuno (materiale e spirituale): cioè distacco dai sensi e ascesi, che significa ‘spiritualizzazione’ e ancora una volta unione con Dio.
Evidentemente gli apostoli erano ancora molto ‘umani’, e certe ‘razze’ di demoni non riuscivano a scacciarle: ci riusciranno molto meglio dopo la Pentecoste!

Vi meraviglia  questo discorso della ‘scala gerarchica dei demoni’?.
E se vi dicessi allora che oltre al Corpo mistico di Cristo vi sarebbe una sorta di ‘corpo mistico’ satanico? E se a dirvelo fosse nientemeno che Mons. Emmanuel Milingo, arcivescovo africano che vive ora a Roma, famoso guaritore, esorcista e scrittore, che di demoni se ne intende proprio?
Ne avevo parlato in un capitolo (dedicato al ‘combattimento spirituale’ ne ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’) capitolo dove toccavo il tema dello demonologia, del quale vi trascrivo alcune pagine.


          
59. La sostanza dell'essere 'cristiano'... il combattimento spirituale.

Sono arrivato a leggere l' ultima 'Lezione' che l'Angelo Custode Azaria impartisce alla Valtorta. Sono, queste del Libro di Azaria, delle lezioni  a mio avviso straordinarie dal punto 
di vista intellettuale, teologico e, ovviamente, anche spirituale.
In quest'ultima lezione Azaria conclude gli insegnamenti spiegando che il Regno del Cielo non è un dono 'gratuito' ma che i cristiani devono essere dei 'lottatori' e cita al riguardo S.Paolo che disse:
'...il cristiano è una spirituale vita di atleta nella grande arena della terra, durante il giuoco più o meno lungo della vita umana, per conquistare il premio che spetta ai vincitori...'.
Ma i corridori  negli stadi - continua Azaria - si sottopongono ad ogni sorta di astinenza per un premio incerto, perché uno solo di essi vince, mentre 'coloro che lottano per il premio  eterno sono certi di ottenerlo, tutti, perchè Dio è buono e dà premio anche a chi non è il primo atleta, ma con tutte le sue forze e con tenace volontà fa quanto è capace di fare, nè cessa dopo un tempo il premio del Signore, ma dura per l'Eternità'.                   
Azaria continua ancora sottolineando che bisogna 'lottare perciò veramente contro gli avversari, silenziosamente, nel segreto dell'io, là dove lo spirito ha contro la carne, il demonio e il mondo, ha contro la concupiscenza triplice, le seduzioni, le tentazioni, le violenze, le reazioni alle violenze, tutto. E' una lotta continua e tenace, un corpo a corpo coi diversi nemici sempre risorgenti in voi e intorno a voi...'

Medito a lungo su queste parole e mi torna alla memoria uno 'speaker' della emittente radiofonica 'Radio Maria' , sulla quale talvolta mi sintonizzo non perché sia un bigotto e mi piaccia ascoltare i 'rosari' ma perché vi sono degli interventi veramente interessanti, 'speaker' - dicevo- che parlava appunto del 'combattimento spirituale' e citava come riferimento l'immagine iconografica di San Giorgio (che è anche 'patrono' della 'Cavalleria') il quale viene raffigurato come un 'cavaliere', rivestito di corazza, che combatte contro un 'drago'. Il 'relatore' radiofonico ne spiegò il simbolismo per cui - se ho ben capito - il 'cavaliere' rappresenta il nostro 'spirito' e il 'drago' rappresenta i sette 'vizi' dell'Io che, combattuti e tagliati nella testa, rispuntano continuamente pronti per un nuovo combattimento.
Mi piace questa spiegazione. Rende anche l'idea dell'improba battaglia che cerco da un po' di tempo - dico: cerco - di fare dentro me stesso trovandomi ogni giorno di fronte ad una (una?) testa  da...tagliare. Tra l'altro l'immagine di San Giorgio me la 'vedo' tutti i giorni - quasi mi volesse ammonire  o 'invitare' - campeggiante sulla cappa del 'camino' nel salone al piano terra mentre un'altra - cesellata in rilievo su di un quadro in ceramica, rilievo bianco su fondo azzurro - fa bella mostra di sé su una parete del mio studio. Mi piace questa 'idea' del cristiano, mi piace anche perché - del 'cristiano' - non mi dà quell'immagine piagnucolosa da 'baciapile' che - ve lo confesso - avevo sempre avuta, ma quella 'virile' di un 'combattente' che deve fare le battaglie più dure, quelle contro se stesso.
Sono qui che scrivo, sono nel mio studio, in 'torretta'. Alzo lo sguardo. Dalle grandi finestre ad arco che decorano due pareti vedo a destra le cime degli alberi e, di fronte, un panorama di dolci colline verdi che si perdono in lontananza. Mi cade l'occhio sul 'San Giorgio', cerco per un momento - assorto - di immedesimarmi in lui ma poi mi scuoto e  dico: "ma che mi prende? mi lascio mica suggestionare da un 'quadro'?..."

Luce:
Hai finalmente capito quale è la 'sostanza' dell'essere 'cristiano': quella di combattere ogni giorno nello stadio del proprio 'Io' contro se stesso, quella di combattere come San Giorgio il 'drago' dalle sette teste per salvare il proprio spirito.
Sii eroe, sii atleta e guadagnerai il Cielo!

***

 Ero in dormiveglia. Dopo una vacanza di qualche giorno sulle Dolomiti stavamo - con mia moglie - rientrando sulla via di Trento. Splendide queste vallate e queste montagne... .
Mi ero fatto dare il cambio alla guida e, accomodatomi sul sedile con un piccolo cuscinetto (di quelli gonfiabili, 'anti-artrosi') sotto il collo, avevo reclinato lo schienale e mi ero comodamente adagiato cercando di recuperare un po' di forze facendo - nonostante le continue curve - un esercizio di 'training autogeno'... finito indecorosamente in un 'pisolino'.
Ero in dormiveglia, o forse dormivo e sognavo. Pensavo al mio libro. Come spiegare agli altri, che non vogliono sentir parlare né dell'Angelo Custode Azaria nè di San Paolo, in che cosa consiste il combattimento spirituale al proprio interno e le difficoltà che si incontrano? Quale è la difficoltà principale del mio libro? Parlare agli altri, a quelli come me, di cose spirituali parlando un linguaggio profano. Il fatto è che io non riesco ad esprimermi bene né in maniera spirituale né... profana. Io stesso - dicevo - mi sento pieno di contraddizioni che non so spiegarmi. Cerco di darmi una disciplina, delle regole, ma quando meno me l'aspetto salta fuori un altro 'Me' che dice la sua e butta tutto all'aria. E' un 'Me' impertinente, a volte sarcastico, a volte 'impudico' (mi capite?), a volte trasgressivo, come se volesse veramente dar 'scandalo' e dare agli altri di me una immagine diversa da quella che - a furia si sentir 'lezioni' - mi sforzo da qualche tempo di assumere, anzi da quella che mi sforzo di diventare. Sono trasgressioni - mi dico - che non pensavo neanche prima che - quasi per gioco, o forse per sfida - iniziassi il 'combattimento atletico'  contro quel gigante che è il mio 'Io'. Davide e Golia, mi dico. Davide, con una fionda, ha vinto. Ma io?
So - perchè l'ho letto da qualche parte nell'opera della Valtorta - che dentro di noi si nascondono un 'dio' e una 'bestia'. Ma come spiegarlo agli altri?
Nel sonno, o forse in dormiveglia perché sento vagamente che l'auto affronta dei 'tornanti', mi sembra che il mio 'subconscio' mi dica :  «La tua anima è come un ‘autista’... a due teste».
Mi sveglio di colpo, ancora insonnolito agguanto un 'block notes' che tengo sempre a disposizione per quando mi vengono delle ispirazioni per il mio libro e, prima che questo barlume di pensiero mi sfugga, scrivo: «La tua anima è come un ‘autista’... a due teste».
Rimango un poco lì, ancora intontito, mentre mia moglie mi guarda  meravigliata per il mio risveglio da... 'sprinter'.

Luce:
Il vostro 'io', il vostro essere, la vostra anima è formata...anzi, è come se fosse un pilota d'auto con due 'teste'...
Ogni testa ha una sua particolare psicologia, una sua particolare personalità. La testa di 'sinistra' è quella che ha preso sin dalla nascita il sopravvento, perché l'altra è più debole di volontà. La prima è proterva, bellicosa, dominante, aggressiva, dedita alla 'sopravvivenza'. E' un guidatore spericolato: frena, accelera bruscamente, sorpassa senza preavviso, sorpassa in curva, supera i limiti di velocità, non rispetta gli 'stop'. Mette continuamente a repentaglio la propria 'vita' e... quella degli altri.
E la seconda testa 'subisce' tutto questo. 'Vede'  che la prima sbaglia, ma 'non osa', non riesce a farsi ascoltare perché la sua voce è flebile e la sua volontà - non esercitata fin dalla nascita, perché nata 'gracile' - non riesce a farsi 'sentire'.
I 'due' rischiano, dunque, la vita insieme.
Poi però succede 'qualcosa'. Di solito un 'incidente' a sé o ad altri 'automobilisti'. E allora la prima 'testa' comincia a riflettere. Non è stupida. Incosciente sì ma non stupida. Capisce che, come gli altri perdono la vita, anche lei la può perdere, perché di vita ce n'è una sola. E allora capisce che è bene cambiare comportamento, capisce che con il suo carattere non è più tanto adatta a guidare senza rischiare, e decide di passare i 'comandi', lasciare i comandi alla sua testa 'a destra' che avrà la volontà più debole ma è molto più saggia e prudente.
E la testa di destra assume la guida ed il controllo dell'auto. E guida anche bene. Ma la sua è una guida 'troppo' regolare, prudente. Rispetta i semafori, le precedenze, gli stop, accelera dolcemente, frena...soprattutto frena quando si deve dare la precedenza agli altri. Insomma, la sua guida è una sofferenza, un vero inferno!
La testa di sinistra non ne può più, vorrebbe strapparle il volante ma quella di destra ormai ci ha preso gusto, si è 'irrobustita' ed impratichita nella guida, anche la sua volontà è molto più forte, e non molla, non molla quel maledetto volante! Ma ecco che... zac! Il volante lo agguanta... una sterzata paurosa... ma l'altra lo tiene e mantiene la macchina in carreggiata.
La testa di sinistra è furente e impotente, vorrebbe picchiare la testa di destra ma le 'sue' mani ormai le controlla la testa di destra.
E così il viaggio continua...
Ad un certo punto la testa di sinistra si accorge che quella di destra è stanca, un po' insonnolita dalla lunga guida, e allora ...zac! prende il comando e pigia sull'acceleratore. Ah, che bello...! La macchina schizza via veloce... Che velocità! Semafori, stop, strisce pedonali..., tutti 'bruciati' !
Ma la testa di destra si sveglia, dà una sberla - con la mano che controlla - alla testa di sinistra e riprende il volante.
La testa di sinistra è umiliata, 'sente' che l'altra testa ormai è più forte, si sente impotente. Ora è lei che vorrebbe urlare, ci prova ma non riesce più a farsi sentire, e subisce. Ogni tanto scalcia, ogni tanto cerca di afferrare il volante e l' auto sbanda..., sbanda ma poi continua la sua strada perché la testa di destra ha il sangue 'freddo', si è fatta esperta e non si lascia sorprendere più tanto facilmente.
Ecco, lo spirito ha vinto, la testa di destra ha vinto, o quasi. Perché, in realtà, deve sempre stare in guardia, la strada è lunga e non sa se finirà all'improvviso o quando...
Al volante c'erano un santo ed una belva. Ha vinto il santo, ma la belva è sempre in agguato.
Questa è la battaglia del tuo 'Io'.

Rimani sempre in guardia. In te hai un 'dio' e un 'dèmone'. Tieni il dèmone in catene, anzi in gabbia, e non ti avvicinare mai ... a portata di zampa.

Rimango pensieroso a pensare a questa frase finale: "In te hai un 'dèmone' e un 'dio'..." e mi viene in mente  - con un brivido - quel film: L'esorcista,  con tutta quella terrificante storia di possessioni demoniache. Avevo infatti conosciuto quasi casualmente un 'esorcista'. E' una cosa - ve lo assicuro - che fa un po' impressione perché ti mette a contatto con una persona che si confronta sovente con il 'mistero'. La guardi negli occhi, li 'vedi' più scuri e più profondi del solito, ti domandi cosa hanno visto, quali segreti contengono, ti chiedi se non c' è li dietro la personalità di una persona squilibrata che crede di affrontare un nemico che vive solo nella sua fantasia, nella sua immaginazione. Ti rendi conto invece che è 'normale', che non affiora neanche un barlume di pazzia o manìa latente, e cominci a credere che quello che ti spiega sia quasi vero. Lui, lo capisci, te lo spiega non per esibizionismo, non per megalomania - poiché anche questo cercavo di intuire - ma perché  nella sua fede e nella sua volontà di fare apostolato crede di doverti far capire che esiste un mondo dello spirito e che il Male, questo sconosciuto, non è una Entità astratta, un concetto filosofico, ma una realtà 'personale' e spirituale, una realtà angelica contro la quale bisogna combattere perché essa tutti i giorni subdolamente combatte contro di noi per distruggerci gradualmente senza che ce ne rendiamo neanche conto: la posta in gioco, anche se non ce ne accorgiamo, è la nostra vita spirituale e chi non combatte rischia di morire.
Dicevo dunque che l'esorcista per farci comprendere meglio (ne stavamo discutendo in un salotto insieme ad altre persone) ci aveva consigliato di guardare a tempo perso la videocassetta, appunto, del film 'L'esorcista', anni settanta, precisando che, anche se per esigenze cinematografiche e di 'incasso' erano stati scelti (si trattava infatti di una sequenza di tre films) i casi più terrificanti - ma non per questo meno veri - di 'ossessione' (la quale, come ci venne spiegato, è ancora più grave della 'possessione' ), cionondimeno - a parte certi effetti speciali esagerati - erano casi analoghi a quelli che si verificano talvolta nella realtà. Io mi ero sempre tenuto alla larga dai film dell'horror che consideravo, probabilmente per la mia 'vigliaccheria', un genere da mentalità un tantino 'depravata'. Ma quella volta - spinto dalla curiosità e soprattutto per mettere alla prova la 'competenza' ed avere nello stesso tempo il privilegio di poter approfittare della esperienza di un 'esorcista' vero e non di un attore da film - mi sono precipitato, prima che l' ospite se ne andasse, a noleggiare in un Video-shop la cassetta dell'orrore che poi tutti insieme ci siamo subito messi a guardare. Beh, per una notte, lo confesso ho dormito male. Per andare a dormire al piano di sopra ho acceso tutte le luci delle scale guardandomi ogni tanto  alle spalle. E quella notte  mi sembrava che i miei  cinque cani-lupo, fedeli guardiani della proprietà, ululassero in modo veramente 'strano' finché alle tre del mattino - rigirandomi inquieto nel letto -  non mi ricordai che due femmine erano in calore ed erano rinchiuse nel loro canile mentre  gli altri tre maschi  non potevano far altro - poverini - che... 'ululare', raspando per terra davanti alle gabbie nella speranza di poter entrare.
 I film dell'horror, come dicevo, non mi piacevano, ma in questa materia - su di un piano puramente teorico - non ero un 'pivello'. In tanti anni di letture, talune fatte anche in maniera molto approfondita, avevo studiato i fenomeni della parapsicologia, cercando di capire le sue connessioni con i cosiddetti poteri mentali di un individuo, oppure avevo studiato - specie quando approfondivo la 'filosofia' della dottrina spiritica di Allan Kardec - certe fenomenologie di tipo medianico che poi mettevo a confronto con alcune psicopatologie e con le cosiddette 'personalità multiple' che alcuni psicanalisti avevano individuato essere presenti - scoprendolo anche nel corso di sedute ipnotiche - nel 'subconscio' di taluni soggetti, anche con riferimento a 'entità' che si qualificavano come vissute in epoche precedenti, così da far pensare ad ipotetiche 'reincarnazioni' se non - come taluni invece dicono - a 'possessioni'. Avevo poi letto i libri scritti da alcuni noti sacerdoti esorcisti che fanno ricorso a quelle che vengono chiamate eufemisticamente (credo che si cerchi di non usare troppo il termine di 'esorcismo', perché la sola parola mette paura) 'preghiere di liberazione'. Confesso che affrontare il problema del Demonio era un fatto che mi ripugnava. Mi sembrava veramente una idea da 'medioevo', un'offesa alla razionalità, alla 'scienza' che vuole che tutto sia chiaro e trasparente. Ma la presenza reale di certe manifestazioni, la loro presenza inoppugnabile che non poteva essere negata di fronte all'evidenza, mi hanno indotto a considerare con grande attenzione il pensiero (vedi, ad esempio, il libro : 'La Catechesi di Satana' di Padre Pellegrino Ernetti) in tema di 'demonologia' (perché è così che si chiama questa particolare 'scienza') di famosi Padri apostolici (come S. Clemente 1°: vescovo di Roma, S. Ignazio: vescovo di Antiochia, S. Policarpo: vescovo di Smirne  (vissuti a cavallo del primo e secondo secolo dopo Cristo) ma anche quello dei primi Padri Apologisti, come Giustino martire, Ireneo, Tertulliano ( anch' essi del primo e secondo secolo dopo Cristo) nonchè dei famosi dottori della Chiesa Sant' Agostino e San Tomaso d' Aquino. Sbaglierebbe chi, come feci io all'inizio, volesse considerare come 'inattendibile' il pensiero di questi uomini, considerandolo come 'ovvio' vista la loro 'estrazione' religiosa. Infatti chi volesse leggere direttamente  i loro  scritti  si  renderebbe  conto di trovarsi di fronte non tanto a 'santi' quanto a 'uomini' di grande ingegno e vivacità intellettuale, tutt'altro che sciocchi e creduloni, e non potrebbe che restare ammirato di fronte alla perspicacia del loro pensiero che si basa certamente su considerazioni 'teologiche', che in quanto tali potrebbero anche non essere condivise da chi non crede, ma che hanno grande rilevanza intellettuale e speculativa.
E dopo aver conosciuto il pensiero dei 'padri' mi è sembrato opportuno conoscere anche quello dei 'figli', e cioè di quegli scrittori contemporanei che hanno affrontato 'operativamente' i temi della demonologia parlando delle loro 'esperienze' esorcistiche in scritti pratici   e divulgativi, come - ad esempio - quelli di Padre Gabriele Amorth, di Padre Pellegrino Ernetti e dell' arcivescovo africano Emmanuel Milingo.
Quest'ultimo, famoso guaritore ed esorcista, è autore di una notevole produzione letteraria. Ho trovato interessante il suo recente libro: 'Guaritore d' anime, la mia storia, la mia fede'  (Edizioni Mondadori, 1997) dove egli racconta la sua vita (fatta anche di gravi incomprensioni  incontrate all'interno della stessa Chiesa, incomprensioni che peraltro storicamente non mancarono anche  ad altri personaggi  come  ad esempio Padre Pio) nel corso della quale fu 'processato' e poi 'riabilitato', come egli stesso racconta nel suo libro, da Papa Giovanni Paolo II che non gli proibì - egli precisa - di continuare a fare preghiere per la guarigione e la liberazione degli indemoniati.
Mi hanno colpito, fra l'altro, alcune pagine del suo libro che preferisco citare qui di seguito integralmente (pagg. 183/187):

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Sono ortodosso
Io mi sento perfettamente e oggettivamente dentro l'insegnamento ecclesiastico. Respingo le accuse e le insinuazioni di essere un fanatico, un visionario, un disinformato. Non mi soffermo neppure a discutere con coloro che, nell'esplicito tentativo di screditarmi, dicono che sono uno stregone, che la mia cultura religiosa è piena di retaggi di tradizioni animiste africane.
Una persona non dovrebbe mai essere costretta a parlare di se stessa. E' sempre antipatico farlo. Ma in certe occasioni si è costretti. Ebbene per quanto riguarda le mie credenze e le mie informazioni teologiche su Satana, sulla sua attività e su come si deve combatterlo io mi sento calato dentro l' ortodossia cattolica come un blocco di cemento. Ho studiato e meditato il tema in tutti i suoi particolari. Conosco a memoria tutti i passi della Scrittura che lo riguardano e tutti gli interventi del Magistero ecclesiastico. Credo che pochi cristiani possano dire di conoscere questo argomento come lo conosco io.
Il Nuovo Testamento parla 63 volte di demoni e 37 volte di Satana. Matteo (capitolo 4, versetto 3) lo chiama 'il tentatore'; Giovanni (Prima lettera, capitolo 4, versetto 6), 'spirito della menzogna'; San Paolo (Prima lettera ai Corinzi, Capitolo 10, versetto 10) , 'lo sterminatore'; San Pietro (Prima lettera, Capitolo 5, versetto 8) paragona il diavolo ad un 'leone affamato che gira per il mondo cercando qualcuno da divorare'.
I Vangeli danno grande rilievo ai contrasti fra Gesù e i demoni. Essi temono Gesù. Al suo passaggio gridano che è il 'santo di Dio' venuto a rovinare il regno dei demoni. Gesù caccia gli spiriti cattivi dagli ossessi. Per cacciarli si serve soltanto della parola, mentre raccomanda ai discepoli la fede, la preghiera, il digiuno.

Il 'corpo mistico' satanico
Proprio perché il regno di Dio si affermi sul regno di Satana, Gesù dà ai predicatori del Vangelo il potere di cacciare i demoni (Matteo 10,1; Marco 3,15; Luca 9,1); svela come essi agiscono contro gli uomini impedendo che la predicazione del regno penetri nei cuori; esorta a temere l'azione diabolica; prega perché Satana non trionfi sulla fede di Pietro e promette che i demoni non prevarranno mai contro la sua Chiesa.
Dagli Atti degli Apostoli risulta che la Chiesa primitiva esercitava attivamente il potere promessole da Cristo contro i demoni. Molto significativi sono i testi riportati ai capitoli 10,30; 5,16; 8,7; 16,16-18; 19,12-16. Anche negli Atti, come nei Vangeli, si parla di preghiera per cacciare i demoni, quindi di esorcismo. Nella Prima lettera di San Giovanni, l'umanità viene divisa in due settori: i figli di Dio e i figli del diavolo. 'Chi pecca è del diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo'.
Uno dei dogmi fondamentali e più belli della Fede cristiana è costituito dal 'Corpo mistico di Cristo'. Gesù è il Capo, noi siamo le membra. Attraverso Gesù, tutta la Chiesa nei suoi vari stati, trionfante (i santi del Paradiso), purgante (le anime in attesa della Gloria), militante (i viventi in questo mondo), forma una sola realtà, strettamente connessa, legata, comunicante. San Paolo scrisse: 'Nella comunione dei santi nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso... Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme e se un membro è onorato tutte le membra gioiscono con lui'. Il catechismo insegna che 'poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri'.
Pochi però sanno che esiste anche un 'Corpo mistico satanico'. I Padri greci e latini hanno scritto moltissimo su questo tema. Sant' Ambrogio: 'Le membra del diavolo sono empie, così come sono sante le membra di Cristo'. Sant' Ilario: 'Infatti come Cristo è capo di tutti i santi, così il diavolo è capo di tutti i malvagi'.
'Se il diavolo', scrisse Sant'Agostino, 'di sua iniziativa potesse fare quello che vuole, non resterebbe un solo vivente sulla terra'. E San Bonaventura: 'E' tanta la crudeltà del demonio che ci inghiottirebbe ad ogni momento se la divina protezione non ci custodisse'.

Verità di fede
Il problema dell'esistenza di Satana e della sua attività malefica tra gli uomini è fondamentale per il cristiano. Per questo la Chiesa propone l'esistenza del demonio e della sua opera distruttrice come 'verità di fede', che il cristiano deve assolutamente accettare se vuole essere partecipe attivo del 'popolo di Dio'. Sacra Scrittura e Tradizione della Chiesa, che sono le due fonti della Rivelazione, sono concordi nell'affermare l'esistenza di Satana.
La prima vera dichiarazione dogmatica in proposito viene fatta nel 1215 durante il Concilio Ecumenico Lateranense IV. Conferma quanto la Chiesa ha sempre insegnato su Satana e ne precisa l'origine di creatura creata. 'Si dichiara', afferma quel Concilio, 'che il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio buoni e sono diventati cattivi per propria colpa e che l' uomo ha peccato per colpa del demonio'.
La Chiesa non ha mai tralasciato di insegnare questa verità. Solo in tempi moderni, alcuni teologi hanno cominciato a metterla in dubbio. Soprattutto negli anni dell'immediato dopoguerra.
Nel 1948, un celebre autore francese, Henri Marrou, scrisse sulla rivista 'Etudes Carmélitains': 'E' raro trovare oggi dei cristiani che credono veramente nel diavolo. Se non a patto di dare subito una interpretazione simbolica alle loro credenze'.

Dubbi deleteri

Constatazione tremenda. Rispecchiava la mentalità che, a poco a poco, si era andata formando fra i cristiani. Molti cattolici, soprattutto intellettuali, contagiati dallo spirito revisionista che serpeggiava nelle università e negli ambienti protestanti, avevano smarrito il senso profondo della tradizione cattolica e il peso specifico delle verità dogmatiche. Ritenevano che molti insegnamenti, tramandati per secoli dalla Chiesa nella sua unità, fossero da scartare o almeno da 'aggiornare'. In particolare proprio quelli che riguardavano Satana e le forze del male. Se un teologo sosteneva la dottrina tradizionale, veniva chiamato ignorante, disinformato, vecchio, superato. E tutti i teologi tradizionali avevano paura di esprimere le loro opinioni. Si diffuse così una confusione serpeggiante. Ormai più nessuno credeva a Satana. Tanto che lo stesso Concilio Vaticano II, agli inizi degli anni Sessanta, non ritenne opportuno affrontare apertamente il tema. Impegnato a perseguire lo scopo fondamentale che si era proposto, quello di glorificare Cristo e di proclamarlo il Centro della Fede, non si fermò su temi specifici, tra i quali quello del Male e del Demonio.
Tuttavia non poteva ignorarli.
Il Concilio confermò l'insegnamento tradizionale. Dall'insieme dei documenti conciliari si ricava che 'nessuna realtà tocca l'esistenza dell'uomo in maniera così profonda come quella del Male'.
Il Concilio ha affermato che l'opera salvifica di Cristo è diretta sostanzialmente contro il Demonio e che quindi il Maligno è un protagonista di primo ordine della storia.

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Tutto questo mi sembra interessante, come pure lo è la vita dell'arcivescovo esorcista Emmanuel Milingo.
Certo che per combattere contro Satana ci vuole un bel 'fegato'...

 Luce:
Anche l'esorcista è un 'combattente spirituale', il 'combattente' per eccellenza, come per eccellenza 'esorcista' fu il Cristo venuto da Liberatore per liberare il mondo dal Demonio. Ed è per questo che la vera missione che ha dato ai cristiani che, come Lui Liberatore, vogliano essere combattenti, è quella di esorcizzare, cioè combattere il nemico innanzitutto con la santità della propria vita e quindi con la preghiera, perché è sempre il Padre che - grazie al Sangue del Cristo - abbatte l'Altro e lo scaraventa nel più profondo dell'Inferno.
Non ti spaventare. Così come - tu hai letto- ogni corpo ha tante membra, tutte egualmente utili, e quelle che sembrano meno importanti non sono da meno delle altre, così nel mio Corpo Mistico ho tante membra che - come in un esercito ben organizzato - svolgono ognuna la propria funzione che è indispensabile al corpo ... d'armata nel suo complesso.
Vi sono quelli che 'ricevono' e 'trasmettono', come i radiotelegrafisti che ricevono e portano messaggi. Vi sono quelli che 'discernono' , cioè ne decrittano il contenuto, vi sono quelli che decidono la strategia da adottare, vi sono infine quelli che 'eseguono'. E, come in un esercito, vi sono quelli in seconda linea, e gli addetti alla 'logistica', e guai se le loro preghiere mancassero a sostenere quelli in prima linea, come ad esempio i missionari e coloro in genere che fanno apostolato. Vi sono poi - fra quelli di prima linea - le 'truppe d'assalto', quelle che voi chiamate 'corpi speciali', uomini particolarmente decisi, particolarmente addestrati, particolarmente 'coraggiosi' (ma quello - credimi - coraggio non è) che con sprezzo del pericolo attaccano il 'caposaldo' avversario per distruggerlo e consentire a quelli che sono  dietro di venire avanti, di avanzare.
Ecco, l'esorcista è un combattente speciale, uno che deve attaccare i caposaldi nemici (quelli da dove 'nidi' di mitragliatrici fanno strage fra i poveri normali soldati che avanzano) ed eliminarli, riducendo i danni. E anche gli esorcisti, pur superaddestrati, periscono - come hai visto nel film - per imprudenza o perché lo strapotere avversario li annienta.
Ma la loro fine è Gloria, perché hanno accettato la loro sorte e sono periti non per 'coraggio' ma per amore, ché è questo invece il vero coraggio, perché solo per amore del prossimo e per l'onore e la Gloria di Dio si può accettare un 'combattimento spirituale' di questo tipo. Perché, ricorda, ricorda, ricorda, tutto devi sempre analizzare alla luce dello spirito, e così come ti sembra irreale una materia fatta di atomi, ma è fatta di atomi questa realtà che tocchi!, così la Vera Realtà è fatta di Bene e di Male, dove il Male non è un principio astratto che si oppone al Bene ( un principio cioè che - come taluni vorrebbero - si oppone su di un piano di parità al Bene) ma è il 'Male' della Preghiera del Pater Noster, cioè il Maligno, che - per invidia e per odio - vuole distruggere i figli di Dio.

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Tutta chiara ora la questione del Male che lotta contro il Bene?

Ma ora –  già che ci siamo e poiché l’argomento è ‘intrigante’ - andiamoci a vedere ‘in diretta televisiva’ dalla Valtorta la ‘lezione’ che Gesù, proprio a riguardo dell’episodio del ‘lunatico’ guarito raccontato da Matteo, aveva impartito agli apostoli sul potere di vincere i demoni e sul nesso che talvolta può esservi fra certe malattie e possessioni:

 

350. Lezione ai discepoli sul potere di vincere i demoni.

4 dicembre 1945.
Sono ora nella casa di Nazaret, nuovamente.  Anzi, per essere più precisi, sono sparsi sul balzo degli ulivi in attesa di separarsi per il riposo.  E hanno acceso un piccolo falò per rischiarare la notte, perché è già sera e la luna si alza tardi.  Ma la sera è tiepida «fin troppo», sentenziano i pescatori prevedendo prossime piogge, ed è bello stare lì, tutti uniti, le donne nell'orto fiorito intorno a Maria, gli uomini quassù; e sullo scrimolo del balzo, di modo da essere ugualmente di questi e di quelle, Gesù, che risponde a questo o a quello, mentre le discepole ascoltano attente.  Deve essere stato raccontato del lunatico guarito ai piedi del monte e ancora ne durano i commenti.
«Ci sei voluto proprio Tu!» esclama il cugino Simone.
«Oh! ma neppure vedendo che anche i loro esorcisti non potevano nulla, pure confessando di avere usato le formule più forti, li ha persuasi quei gheppi!» dice crollando il capo il traghettatore Salomon.
«E neppure dicendo agli scribi le loro conclusioni, li persuaderanno».
«Già!  Mi pareva che parlassero bene, non è vero?» domanda uno che non conosco.
«Molto bene.  Hanno escluso ogni sortilegio demoniaco nel potere di Gesù, dicendo che essi si sono sentiti invasi da pace profonda quando il Maestro fece il miracolo, mentre, dicevano, quando esce, da uno, potere malvagio essi lo sentono come una sofferenza» risponde Erma.
«Però, eh? che spirito forte!  Non se ne voleva andare!  Ma come mai, poi, non lo teneva sempre?  Era uno spirito scacciato, sperduto, oppure è tanto santo il fanciullo che di suo lo cacciava?» chiede un altro discepolo del quale non so il nome.
Gesù risponde di spontanea volontà: «Ho più volte spiegato che ogni malattia, essendo un tormento e un disordine, può celare Satana, e Satana può celarsi in una malattia, usarla, crearla per tormentare e fare bestemmiare Dio.  Il fanciullo era un malato, non un posseduto.  Un'anima pura.  Per questo tanto con gioia l'ho liberata dall'astutissimo demonio che voleva dominarla tanto da renderla impura».
«E perché, allora, se era una semplice malattia, noi non ci siamo riusciti?» chiede Giuda di Keriot.
«Già! Gli esorcisti si capisce che non potessero nulla se non era un indemoniato!  Ma noi ... » osserva Tommaso.
E Giuda di Keriot, al quale non va giù lo scacco di aver provato molte volte sul fanciullo, ottenendo soltanto di farlo cadere in smanie se non in convulsioni, dice: «Ma noi, anzi, sembrava gli si facesse peggio.  Ti ricordi, Filippo?  Tu che mi aiutavi hai sentito e visto i lazzi che egli mi faceva.  Mi ha persino detto: "Va' via!  Fra me e te il più demonio sei tu".  Il che ha fatto ridere alle mie spalle gli scribi».
«E te ne sei dispiaciuto?» chiede Gesù come con noncuranza.
«Certo!  Non è bello essere beffati.  E non è utile quando si è tuoi apostoli.  Ci si perde di autorità».
«Quando si ha Dio con sé, si è autorevoli anche se tutto il mondo beffa, Giuda di Simone».
«Va bene.  Ma però Tu aumenta, almeno in noi apostoli, il potere.  Perché certe disfatte non ci succedano più».
«Che Io aumenti il potere non è giusto e non servirebbe.  Voi lo dovete fare di vostro, per riuscire.  E’ per vostra insufficienza che non siete riusciti, e anche per avere sminuito quanto vi avevo dato con elementi non santi, che avete voluto aggiungere sperando maggiori trionfi».
«Lo dici per me, Signore?» chiede l'Iscariota.
«Tu saprai se lo meriti.  Io parlo a tutti».
Bartolomeo chiede: «Ma allora cosa è necessario avere per vincere questi demoni?».
«La preghiera e il digiuno.  Non necessita altra cosa.  Orate e digiunate.  E non solo nella carne.  Perciò bene è che il vostro orgoglio sia rimasto digiuno di soddisfazione.  L'orgoglio sazio rende apatica la mente e l'anima, e diviene tiepida, inerte l'orazione, così come il corpo troppo sazio è sonnolento e pesante. E ora andiamo pure noi al giusto riposo.  Domani all'alba tutti, meno Mannaen e i discepoli pastori, siano sulla via di Cana.  Andate.  La pace sia con voi ».
Ma poi trattiene Isacco e Mannaen e dà particolari istruzioni per il domani, giorno di partenza per le discepole e Maria, che insieme a Simone d'Alfeo e Alfeo di Sara iniziano il pellegrinaggio pasquale.
«Passerete da Esdrelon perché Marziam veda il vecchio.  Darete ai contadini la borsa che vi ho fatto dare da Giuda di Keriot. E per il viaggio soccorrerete con l'altra, che lo vi ho dato poco fa, quanti poveri incontrate.  Giunti a Gerusalemme, andate a Betania e dite di attendermi per la neomenia di nisam.  Potrò tardare ben poco da quel giorno.  Vi affido la persona a Me più cara e le discepole.  Ma sto tranquillo che esse saranno sicure. Andate.  Ci rivedremo a Betania e staremo a lungo insieme».
Li benedice e, mentre essi si allontanano nella notte, Egli balza giù, nell'orto, ed entra in casa dove già sono le discepole e la Madre, che con Marziam stanno stringendo i cordoni delle sacche da viaggio e disponendo ogni cosa per l'assenza la cui durata non è nota.


14.2 Gesù esorcizza… Belzebù in persona, che gli promette di vendicarsi. La vocazione della donna all’amore

E ora,  per terminare questo vostro corso accelerato di ‘esorcismo’, vi farò vedere – dopo che avete sentito parlare di un indemoniato ‘normale’ – come si può presentare un esorcismo su un indemoniato ‘completo’, cioè un individuo che – avendo magari ceduto a tutti i sette vizi capitali, come nel caso specifico - è posseduto non da demoni ‘minori’ ma da Belzebù-Satana in persona.
Questo esorcismo – nella visione della Valtorta -  è importante perché si tratta appunto nientemeno che di Satana, il quale per vendicarsi e prendersi la rivincita su Gesù che l’aveva costretto ad abbandonare il suo ‘posseduto’, gli promette che si rifarà entrando addirittura in uno dei suoi discepoli  (e cioè Giuda che, segretamente, gli aveva ormai già aperto le porte del cuore) e dicendo ancora che – nelle generazioni future – avrebbe continuato a ‘possedere’ centinaia di migliaia di esseri umani perché – nell’impossibilità di vincere Dio – lo avrebbe fatto soffrire possedendo e facendo così soffrire gli uomini figli suoi.
Mi dico che il modo migliore di far soffrire gli uomini in massa (migliore appunto perché ‘garantisce’ il massimo risultato con il minimo sforzo) è quello di cercare di ‘possedere’ i vertici che governano il destino dei popoli, e in genere quelle classi dirigenziali in senso lato che hanno maggiori responsabilità sociali, intellettuali ed educative verso il popolo e la cui corruzione porta a cascata il massimo degli effetti perversi indotti.
La possessione tipo: quella dell’indemoniato classico bestemmiatore che si comporta in maniera scomposta e orripilante è la più appariscente ma anche la più relativamente ‘innocua’: perché è individuabile e si può combattere con l’esorcismo.
Ma come fa uno ad esorcizzare certi governanti che – nella storia anche recente – hanno provocato a livello mondiale immani tragedie e genocidi in massa ed eran tanto sottilmente posseduti che la gente li ha seguiti e li segue ancora scambiandoli per ‘santi’?

E ora ‘ciak!’…, con la Valtorta.

 

420.  Guarigione di un indemoniato completo. La vocazione della donna all'amore.

29 settembre 1944.
Ancora Gesù e i suoi sono per le campagne.  Qui la falciatura dei grani è già compiuta e i campi mostrano le stoppie arse. Gesù costeggia un sentiero ombroso e parla con degli uomini che si sono uniti al gruppo degli apostoli.
«Sì» dice uno. «Niente lo guarisce.  Più che folle è. E, sai, è il terrore di tutti, specie delle donne, perché le rincorre con lazzi osceni.  E guai se le prendesse!».
«Non si sa mai dove è» dice un altro. «Sui monti, nei boschi, nei solchi dei prati... sbuca improvviso come una serpe... Le donne ne hanno gran paura.  Una, giovinetta, che tornava dal fiume, vedendosi avvinghiata dal forsennato, ne è morta in pochi giorni per gran febbre».
«L'altro giorno mio cognato era andato nel luogo ove si è preparato per sé e i suoi il sepolcro, perché gli è morto il padre della moglie, per preparare tutto alla sepoltura.  Ma è dovuto fuggire perché dentro vi era l'ossesso, nudo e urlante come sempre, e che lo minacciava a colpi di pietra... L'ha inseguito fin quasi al paese e poi è tornato al sepolcro, e il morto lo dovette far seppellire nel mio sepolcro».
«E quella volta che si è ricordato che Tobia e Daniele lo hanno a forza preso e legato e ricondotto a casa?  Li ha aspettati mezzo sepolto fra le canne e il fango del fiume, e, quando loro montarono in barca per la pesca o il traghetto, non so bene, con la sua forza di demone ha alzato la navicella e l'ha capovolta.  Furon vivi per miracolo, ma quanto vi era nella barca si perse, e la stessa ne uscì con la chiglia rotta e i remi fracassati».
«Ma non lo faceste vedere ai sacerdoti?».
«Sì.  Legato come un carico di merce fu portato fino a Gerusalemme... Un viaggio! un viaggio!... Ti dico, io c'ero, che non ho più bisogno di scendere all'inferno per sapere che avviene là e che si dice.  Ma non giovò nulla ... ».
«Come prima?».
«Peggio!».
«Eppure... il sacerdote! ... ».
«Ma che vuoi!... Bisognerebbe che ... ».
«Che?  Continua ... ».
Silenzio.
«Parla, dunque.  Non temere.  Non ti accuserò».
«Ecco... dicevo... ma non voglio peccare... dicevo... che... ... il sacerdote potrebbe riuscire se... se ... ».
«Se fosse santo, vuoi dire, e non osi dirlo.  Io ti dico: evita di giudicare.  Ma è vero quanto dici. E’ dolorosamente vero! ... » dice Pietro.
Gesù tace e sospira.  Un breve silenzio impacciato.
Poi uno osa di nuovo. «Se lo incontriamo, Tu lo guarisci? Liberi queste contrade?».
«Tu speri che Io lo possa?  Perché?».
«Perché Tu sei santo».
«Santo è Dio».
«E Tu che ne sei Figlio».
«Come lo puoi sapere?».
«Eh! la voce corre, e poi siamo del fiume e sappiamo che hai fatto, or è tre lune.  Chi ferma una piena se non è Figlio di Dio?».
«E Mosè? e Giosuè?».
«Operavano in nome di Dio e per la sua gloria.  E potevano perché erano santi.  Tu sei da più di loro».
«Lo farai, Maestro?».
«Lo farò, se lo incontreremo».
Proseguono.  Il caldo che aumenta li porta a lasciare la via ed a cercare ristoro in un intrico d'alberi che sono lungo il fiume, che non è più turbato come quando era in piena.  Ma, sebbene ancor ricco d'acque, le ha quiete e azzurre, tutte scintillanti sotto al sole.
Il sentiero si allarga e mostra nel fondo un biancore di case. Deve essere un paese che si avvicina.  Ai margini di esso vi sono delle costruzioni piccole, bianchissime e senza altre aperture che una in una parete.  Parte sono aperte.  Le più, chiuse ermeticamente.  Intorno non c'è nessuno.  Sono sparse su un terreno brullo e incolto, pare abbandonato.  Solo erbacce e pietroni.
«Va' via! Va' via!  Indietro o ti uccido!».
«Ecco l'ossesso che ci ha visti!  Io me ne vado».
 «Io pure».
«Ed io vi seguo».
«Non temete.  Rimanete e vedete».
Gesù è così sicuro che i... coraggiosi ubbidiscono, ponendosi però dietro a Gesù.  Anche i discepoli restano indietro.  Gesù va avanti solo e solenne, come nulla vedesse e udisse.
«Va' via!». 
L'urlo della voce è lacerante.  Ha del ringhio e dell'ululato.  Pare impossibile possa uscire da gola umana.
«Va' via!  Indietro!  Ti uccido!  Perché mi perseguiti?  Non ti voglio vedere!». 
L'ossesso balza, completamente nudo, bruno, con barba e capelli lunghi e scomposti.  Le ciocche nere e ispide, piene di foglie secche e polvere, gli ricadono sugli occhi torvi, iniettati di sangue, roteanti nelle orbite, fin sulla bocca aperta nell'urlo e in folli risate che paiono un incubo, sulla bocca che spuma e sanguina, perché il forsennato se la percuote con una selce aguzza e dice: «Perché non ti posso uccidere?  Chi mi lega la forza? Tu?  Tu?».
Gesù lo guarda e procede.
Il pazzo si rotola al suolo, si morde, spuma più ancora, si colpisce con la sua selce, riscatta in piedi, punta l'indice verso Gesù che fissa stravolto e dice: «Udite!  Udite!  Costui che viene è ... ».
«Taci, demonio dell'uomo!  Te lo comando».
«No!  No!  No!  Non taccio, no, non taccio.  Che vi è fra noi e Te? Perché non ci dài bene?  Non ti è bastato averci confinati nel regno d'inferno?  Non ti basta venire, esser venuto per strapparci l'uomo?  Perché ci respingi là in fondo?  Lasciaci abitare nelle nostre prede!  Tu, grande e potente, passa e conquista, se puoi.  Ma lascia che noi si goda e si nuoccia.  Per questo siamo.  Oh! mal... No!  Non lo posso dire!  Non te lo far dire!  Non te lo far dire! Non posso maledire Te!  Ti odio!  Ti perseguito!  Ti aspetto per torturarti!  Odio Te e Colui da cui procedi e odio Quello che è il vostro Spirito.  L'Amore lo odio, io che Odio sono!  Ti voglio maledire!  Ti voglio uccidere!  Ma non posso.  Non posso!  Non posso ancora!  Ma ti aspetto, o Cristo, ti aspetto.  Morto ti vedrò! O ora di gioia!  No!  Non gioia!  Morto Tu?  No. Non morto.  Ed io vinto!  Vinto!  Sempre vinto!... Ah!!! ... ».
Il parossismo è al colmo.
Gesù prosegue verso l'ossesso, tenendolo sotto il raggio dei suoi occhi magnetici. E’ tutto solo, ora, Gesù.  Apostoli e popolani sono rimasti indietro.  Questi, dietro agli apostoli.  E gli apostoli scosti un trenta metri almeno da Gesù.
Degli abitanti del paese, che pare molto popolato e, mi pare anche, ricco, sono usciti, attratti dalle grida, e guardano la scena, pronti anche loro a fuggire come l'altro gruppo.  Così la scena è in questo modo: al centro l'ossesso e Gesù, a pochi metri ormai l'uno dall'altro; dietro Gesù, a sinistra, apostoli e popolani; a destra, dietro l'ossesso, i cittadini.
Gesù, dopo il comando di tacere, non ha più parlato.  Fissa solo l'ossesso.  Ma ora Gesù si arresta e alza le braccia, le tende verso l'indemoniato, sta per parlare.  Gli urli divengono veramente infernali.  L'ossesso si contorce, fa salti a destra, a manca, in alto.  Pare voglia o fuggire o avventarsi, ma non può.  E’ inchiodato li e, tolto il suo divincolìo, non gli è concesso altro moto. Quando Gesù tende le braccia, a mani tese come chi giura, il folle urla più forte e, dopo aver tanto imprecato e riso e bestemmiato, si pone a piangere e a supplicare. «Nell'inferno, no!  No, nell'inferno!  Non mi ci mandare!  E orrida la mia vita anche qui, in questa carcere d'uomo, ché io voglio scorrere il mondo e sbranarti i tuoi creati.  Ma là, là, là!... No!  No!  No!  Lasciami fuori! ... ».
«Esci da costui.  Te lo comando».
«No!».
«Esci».
«No!».
«Esci!».
«No».
«Nel nome del Dio vero, esci!».
«Oh!  Perché mi vinci?  Ma non esco, no.  Tu sei il Cristo, Figlio di Dio, ma io sono ... ».
«Chi sei?».
«Io sono Belzebù.  Belzebù sono, il Padrone del mondo, e non mi piego.  Ti sfido, o Cristo!».
L'ossesso si immobilizza di colpo, rigido, quasi ieratico, e fissa Gesù con occhi fosforescenti, muovendo appena le labbra su parole non intelligibili e facendo, con le mani portate verso le spalle, i gomiti flessi, dei lievi movimenti.
Gesù pure si è fermato.  A braccia, ora, conserte sul petto, lo fissa.  Anche Gesù muove appena le labbra.  Ma non odo parola.
I presenti sono in attesa e in contrasto fra loro: «Non ci riesce!», «Sì, ora il Cristo riesce», «No.  Vince l'altro», «E’ ben forte», «Sì», «No».
Gesù disserra le braccia.  Il suo volto è un bagliore di imperio, la sua voce un tuono.
«Esci.  Per l'ultima volta.  Esci, o Satana! Io son che comando!».
«Aaaaah!» (è un urlo lunghissimo di strazio infinito.  Non l'ha così chi viene lentamente trapassato da una spada). 
E poi l'urlo si concreta in parole: «Esco, sì.  Mi hai vinto.  Ma mi vendicherò.  Tu scacci me, ma un demone l'hai al fianco e in quello entrerò per possederlo, investendolo di ogni mio potere.  E non ci sarà comando tuo che lo strapperà a me.  In ogni tempo, in ogni luogo io mi genero figli.. Io, l'autore del Male.  E come Dio da Se stesso si è generato, io, ecco, da me stesso mi genero.  Mi concepisco nel cuore dell'uomo, e costui mi partorisce, partorisce un nuovo Satana che è se stesso, ed io giubilo, giubilo d'aver tanta prole!  Tu e gli uomini sempre troverete queste mie creature che sono altrettanti me.  Vado, o Cristo, a prendere possesso del mio nuovo regno, come Tu vuoi, e ti lascio questo straccio di uomo malmenato da me.  Per lui che ti lascio, elemosina di Satana a Te, Dio, mi prendo mille e diecimila ora, e li troverai quando sarai Tu un lurido sbrendolo di carne data in ludibrio ai cani, e ne prenderò, nei secoli e nei secoli, diecimila e centomila, per farne il mio strumento e il tuo tormento.  Credi di vincere alzando il tuo Segno?  I miei lo abbatteranno e io vincerò... Ah! no che non ti vinco!  Ma ti torturo in Te e nei tuoi! ... ».
Si ode un fragore come di un fulmine.  Ma non c'è guizzo di luce né brontolio di tuono.  Solo uno schianto secco e lacerante, e mentre l'ossesso cade come morto al suolo e vi resta, un grosso tronco presso i discepoli cade a terra, come se a circa un metro dal suolo fosse stato segato da una sega fulminea nell'operare.  Il gruppo apostolico fa appena in tempo a scansarsi.  I popolani, poi, fuggono del tutto.
Ma Gesù, che si è curvato sul prostrato e lo ha preso per mano, si volge, stando così curvo e con la mano del liberato nella sua, e dice: «Venite.  Non temete!».  Timorosa la gente si accosta. «E guarito.  Portate una veste».  Uno parte di corsa.
L'uomo si rinviene piano piano.  Apre gli occhi e incontra lo sguardo di Gesù.  Si pone a sedere.  Con la mano libera si asciuga sudore, sangue e bava, si getta indietro i capelli, si osserva.  Si vede nudo davanti a tanta gente e si vergogna.  Si rannicchia su se stesso e chiede: «Che è stato?  Chi sei?  Perché sono qui?  Nudo?».
«Nulla, amico.  Ora ti porteranno vesti e tornerai a casa tua».
«Da dove vengo?  E Tu da dove vieni?».  Parla con voce stanca e bianca di malato.
«Io vengo dal mar di Galilea».
«E come mi conosci?  Perché mi soccorri?  Come ti chiami?».
Giungono degli uomini con una veste che porgono al miracolato.  E giunge una povera vecchia piangente, che si stringe il guarito al cuore.
«Figlio mio!».
«Mamma!  Perché mi hai lasciato per tanto tempo?».
La vecchia piange più forte e lo bacia e carezza.  Forse direbbe altre parole, ma Gesù la domina coi suoi occhi e gliene ispira altre, più pietose: «Sei stato tanto malato, figlio mio!  Loda Dio che ti ha guarito e il suo Messia che ha operato nel nome di Dio».
«Questo?  Come si chiama?».
«Gesù di Galilea.  Ma il suo nome è Bontà.  Baciagli le mani, figlio, digli che ti perdoni per quanto hai fatto o detto... certo hai parlato nella tua ... ».
«Sì, ha parlato nella sua febbre» dice Gesù per fermare le parole imprudenti.
«Ma non era lui che parlava ed Io non ho severità con lui.  Sia buono, ora.  Sia continente».  Gesù calca sulla parola.  L'uomo abbassa il capo, confuso.
Ma ciò che, Gesù risparmia non lo risparmiano i ricchi cittadini, che ormai si sono accostati.  Fra essi ci sono gli ineffabili farisei.
«Ti è andata bene!  Buono per te che hai incontrato costui, padrone dei demoni».
« Indemoniato io?».  L'uomo è terrorizzato.
La vecchia scatta: «Maledetti!  Senza pietà e rispetto!  Vipere esose e crudeli!  E tu anche, inutile ministro della sinagoga.  Padrone dei demoni il Santo?».
« E chi vuoi che possa su essi, se non il loro re e padre?».
«Oh! sacrileghi!  Bestemmiatori!  Siate m ... ».
«Silenzio, donna.  Sii felice col figlio tuo.  Non imprecare.  Io non ne ho pena o affronto.  Andate in pace tutti.  Ai buoni la mia benedizione.  Andiamo, amici».
«Posso seguirti?». E’ il guarito che parla.
«No.  Resta.  Sii testimonianza di Me e gioia di tua madre. Va'».
E, fra grida di applauso e mormorii di scherno, Gesù traversa parte della cittadina e poi rientra nelle ombre degli alberi lungo il fiume. Gli apostoli gli si serrano intorno.
Pietro chiede: «Perché, Maestro, lo spirito immondo fece tanta resistenza?».
«Perché era uno spirito completo».
«Che vuole dire questa parola?».
«Uditemi.  Vi è chi si dà a Satana aprendo una porta ad un vizio capitale.  Vi è chi si dà due volte, chi tre, chi sette.  Quando uno apre lo spirito ai sette vizi, allora entra in lui uno spirito completoEntra Satana, il principe nero».
«Quell'uomo, giovane ancora, come poteva esser preso da Satana?».
«Oh! amici!  Sapete per quale sentiero viene Satana?  Tre sono le vie generalmente battute, ed una non manca mai.  Tre: il senso, il denaro, la superbia della mente.  Il senso è quello che non manca mai.  Staffetta delle altre concupiscenze, passa seminando il suo veleno e tutto fiorisce di fiorita satanica.  Per questo Io vi dico: "Siate padroni della vostra carne".  Sia questa padronanza l'inizio d'ogni altra, così come questa schiavitù è inizio d'ogni altra.  Lo schiavo della lussuria diviene ladro e barattiere, crudele, omicida, pur di servire la sua padrona.  La stessa sete di potere ha parentela con la carne.  Non vi pare?  Così è. Meditate e vedrete se erro.  Per la carne Satana entrò nell'uomo e, felice se lo può fare, per la carne vi rientra.  Lui, uno e settemplice, col proliferare delle sue legioni di demoni minori».
«Maria di Magdala Tu dicesti che aveva sette demoni, Tu lo dicesti, e certo erano demoni di lussuria.  Eppure la liberasti con molta facilità».
«Sì, Giuda. E’ vero».
«E allora?».
«E allora, tu dici, la mia teoria cade.  No, amico.  La donna voleva, ormai, esser libera dal suo possesso.  Voleva.  La volontà è tutto».
«Perché, Maestro, noi vediamo che molte donne sono prese dal demonio e, lo si può dire, da questo demonio?».
«Vedi, Matteo.  La donna non è uguale all'uomo nella sua formazione e nelle reazioni alla colpa d'origine.  L'uomo ha altre mète al suo desiderio, più o meno buono.  La donna ha una mèta: l'amore.  L'uomo ha un'altra formazione.  La donna ha questa, sensibile, ancor più perfetta perché destinata al generare.  Tu sai che ogni perfezione genera aumento di sensibilità.  Un udito perfetto ode ciò che sfugge ad altro orecchio meno perfetto e ne gode.  E così l'occhio, e così il palato e l'olfatto.  La donna doveva esser la dolcezza di Dio sulla terra, doveva essere l'amore, l'incarnazione di questo fuoco che muove Colui che è, la manifestazione, la testimonianza di questo amore.  Dio l'aveva perciò dotata di uno spirito sovreminentemente sensibile perché, madre un giorno, sapesse e potesse, ai suoi nati, aprire gli occhi del cuore all'amore verso Dio e i loro simili, così come l'uomo avrebbe aperto gli occhi della mente ai suoi nati all'intelligere e all'operare.  Rifletti il comando di Dio a Se stesso: "Facciamo ad Adamo una compagna".  Dio-Bontà non poteva che voler fare una buona compagna ad Adamo.  Chi è buono ama.  La compagna di Adamo doveva perciò essere capace di amare per finire di rendere beato il giorno di Adamo nel Giardino felice.  Doveva esser tanto capace di amare da essere seconda, collaboratrice e surrogatrìce di Dio nell'amare l'uomo, sua creatura, di modo che, anche nelle ore che la Divinità non si palesava al suo creato con la sua voce d'amore, l'uomo non si sentisse infelice per mancanza d'amore.  Satana sapeva di questa perfezione.  Tante cose sa Satana. E’ lui che parla sulle labbra dei pitoni, dicendo menzogne commiste a verità.  E queste verità, che esso odia perché egli è Menzogna, le dice solo - tenete a mente, o voi tutti e voi futuri - per sedurvi con la chimera che non sia la Tenebra che parla ma la Luce.  Satana, astuto, tortuoso e crudele, si è insinuato in questa perfezione e lì ha morso, e lì ha lasciato il suo veleno.  La perfezione della donna nell'amare è divenuta così strumento a Satana per dominare donna e uomo e propagare il male ... ».
«Ma le nostre madri, allora?».
«Giovanni, temi di loro?  Non tutte le donne sono strumento a Satana.  Perfette nel sentimento, sono sempre eccessive nell'azione: angeli se vogliono esser di Dio, demoni se vogliono esser di Satana.  Le donne sante, e la tua madre fra queste, vogliono esser di Dio, e angeli sono».
«Non ti sembra ingiusta la punizione alla donna, Maestro?  Anche l'uomo peccò».
«E il premio, allora? E’ detto che per la Donna tornerà nel mondo il Bene e sarà vinto Satana».
«Non giudicate mai le opere di Dio.  Questo per prima cosa.  Ma pensate che, come per la donna entrò il Male, per la Donna è giusto entri il Bene nel mondo.  Vi è da annullare una pagina scritta da Satana.  E lo farà il pianto di una Donna.  E, poi che Satana urlerà in eterno le sue voci, ecco che una voce di Donna canterà per coprire quelle voci».
«Quando?».
«In verità vi dico che la sua voce è già scesa dai Cieli, dove in eterno cantava il suo alleluia».
«Sarà più grande di Giuditta?». «Più grande di ogni donna».
«Che farà?  Che farà mai?».
«Capovolgerà Eva col suo triplice peccato.  Ubbidienza assoluta.  Purezza assoluta.  Umiltà assoluta.  Su questo si drizzerà, regina e vittoriosa ... ».
«Ma non è tua Madre, Gesù, Colei che è la più grande per averti generato?».
«Grande è colui che fa la volontà di Dio.  E Maria per questo è grande.  Ogni altro merito viene da Dio.  Ma questo è tutto suo, e ne sia benedetta».
E tutto finisce.

Dice Gesù:
«Hai visto un "possesso" di Satana.  Molte risposte sono nelle mie parole.  Non tanto per te, ma per altri.  Gioveranno?  No. A coloro che più ne hanno bisogno non gioveranno. Riposa con la mia pace».