(Il Vangelo secondo San Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 6,2-15 – Edizioni Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 273 – Centro Editoriale Valtortiano)

11. La (prima) moltiplicazione dei pani

 

E finalmente Gesù passa sull’altra riva del Mare di Galilea, dove vi era anche quella cittadina, vera e propria reginetta residenziale, che era Tiberiade, piena di belle ville romaneggianti, come il suo nome.

Gv 6, 2-15:

Lo seguiva gran folla, perché vedevano i prodigi operati da lui sugli infermi.
Gesù salì sul monte e ivi si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la solennità dei Giudei.
Alzati gli occhi, Gesù vide che una gran turba veniva a lui e disse a Filippo: ‘Dove compreremo dei pani per sfamare questa gente?’.
Diceva così per metterlo alla prova, poiché egli sapeva bene cosa stava per fare.
Gli rispose Filippo: ‘Duecento denari di pane non basterebbero neanche a darne un pezzetto per uno’.
Disse a Gesù uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: ‘C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente?’.
Gesù disse: ‘Fateli sedere’.
C’era lì molta erba. Quegli uomini si sedettero, in numero di circa cinquemila.
Allora Gesù prese i pani e, rese le grazie, li distribuì alla gente seduta; così pure fece dei pesci, finché ne vollero.
Saziati che furono, disse ai suoi discepoli: ‘Raccogliete gli avanzi, affinché niente si perda’.
Li raccolsero, e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Quegli uomini, visto il prodigio fatto da Gesù, dicevano: ‘Questo è davvero il profeta che ha da venire al mondo’. Ma Gesù, accortosi che venivano a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna.


11.1 Cercando di far lavorare il buonsenso…

Questo della moltiplicazione dei pani è proprio un episodio che ha dell’incredibile…

Non capisco però perché io, ad esempio, debba trovare un miracolo più o meno ‘incredibile’ rispetto ad un altro. Ma un miracolo è un miracolo. Forse dipenderà dal fatto che i miracoli ‘normali’, come un cieco che riacquista la vista od una persona paralizzata che riprende l’uso delle sue funzioni motorie, sono avvenuti tante volte anche nei secoli successivi e avvengono anche ora.
Ma, un pane che si moltiplica…, quello non può essere autosuggestione, quello no, come non può essere autosuggestione quell’altro tipo di miracolo eucaristico dell’Ostia che si trasforma in carne o come il secolare miracolo di San Gennaro, a Napoli, dove ad una certa data il sangue rappreso si scioglie regolarmente, tutti gli anni.
Di fronte a miracoli del genere, come a quello dell’Eucarestia, cioè di Gesù presente nell’Eucarestia, concetto al quale la ragione si ribella parendogli proprio impossibile, più impossibile della moltiplicazione dei pani, io mi arrendo, mi guardo intorno, guardo la natura, la guardo bene, guardo il cielo, penso alle stelle, ai miliardi di galassie in fuga, mi rileggo la storia (scientifica) del Big-Bang, e poi finalmente mi metto il cuore in pace perché ad un Dio così proprio niente deve essere impossibile.
Dunque Gesù è vicino al Lago, cioè al Mar di Galilea, e predica.
Preferisce farlo ritirandosi sulla collina, più fresca ed ombreggiata.
Predica e si fa tardi, la folla è tanta: cinquemila uomini.
I paesi più vicini saran lontani qualche chilometro, e certo i fornai non avranno pane per tutti. E i supermarket non esistevano ancora.
E anche le trattorie, e gli alloggi dovevano essere rari, perché non vi era ancora il turismo che intendiamo noi.
Insomma, per tutta quella gente – e vi erano anche donne e bambini - la fine della giornata, senza mangiare e senza ricovero per la notte, ma di più per il mangiare, si prospettava dura.
Gesù ha compassione. In fin dei conti erano tutti lì – incuranti dei disagi – per sentire la sua Parola...
E allora li fa sedere, perché ci vuole ordine e la gente deve stare tranquilla come ad un pic-nic, si fa portare i cinque pani d’orzo e i due pesci, comincia a tagliare pani e pesci e…continua di questo passo, finché tutti sono serviti. Raccoglieranno dodici canestri di avanzi, giusto perché il pane non si spreca mai, specie poi se è quello …eucaristico.
Immaginate la faccia degli apostoli e di tutta quella gente. Sfido che Giovanni poi dice che – dopo quel miracolo – la gente si era convinta che quello doveva proprio essere il Messia annunciato dai Profeti, e che qualche altro personaggio voleva pure farlo Re: fatto – quest’ultimo del ‘Re’ - che non deve stupire perché era in linea con la comune opinione ebraica che il Messia avrebbe dovuto essere, come avevan detto i Profeti, un Re dei Re, intendendo gli ebrei un Re…di spada, mentre invece Gesù voleva essere Re…di cuori.

Tornando al miracolo, è impossibile – se vogliamo pensarle tutte - che i vangeli mentano…
Mi dico anche che è impossibile – me lo sento dentro, oltre che arrivarci per ‘ragionamento’ – che tutti i miracoli dei vangeli siano un colossale falso storico, tanto per raccogliere proseliti.
La storicità dei vangeli è stata dimostrata ormai da ‘scienziati della religione’, eruditissimi, anche nemici del cristianesimo, che hanno speso vite intere a fare ricerche su documenti, papiri, scavi, ad analizzare i testi in controluce, a spostare le virgole, etc.
Io – che sono invece solo un ‘catecumeno’, come magari anche voi che state leggendo - mi baso invece su alcuni semplici ragionamenti da ‘uomo della strada’, cercando di far lavorare il buonsenso.
Intanto vi eran stati migliaia di testimoni ai fatti che riguardano Gesù, e la sua fama si era sparsa sin da allora, varcando i confini.
Non poteva, non poteva diffondersì così, e non così rapidamente, una dottrina che si riferiva a fatti (francamente stupefacenti e tali da far dubitare anche la persona meglio ‘disposta’) che non fossero stati ‘sostenuti’ da solidi titoli di veridicità che, per coloro che si eran fatti cristiani negli anni immediatamente successivi alla crocifissione di Gesù, si dovevano basare su ‘testimonianze’ inconfutabuli.
Apostoli e discepoli non avrebbero avuto la forza morale e psicologica per portare avanti una dottrina di sacrificio e apparentemente ‘assurda’ come quella cristiana, e di predicarla instancabilmente per una vita, se essi stessi non fossero stati convinti non solo dei miracoli, ma della stessa risurrezione di Gesù – convinti per averla toccata per mano e non per sentito dire – senza la quale, come avrebbe detto poi San Paolo, tutta la fede dei cristiani sarebbe stata vana.
E’ inoltre assolutamente incredibile – più incredibile del miracolo della moltiplicazione dei pani – che quella gente avesse accettato una sorte di martirio se non fosse stata ciecamente sicura della divinità di Gesù, confermata dai fatti, non ultimo, anzi primo di tutti, la auto-risurrezione con tutta quella predicazione successiva e tutte quelle apparizioni, non da ‘fantasma’ ma ‘in carne ed ossa’ e per di più con il corpo ‘glorificato’, in quella quarantina di giorni prima della ascensione al cielo, fatto quest’ultimo non raccontato da due testimoni di comodo e creduto da tutti gli altri, ma visto con i propri occhi da tanti discepoli e fedeli.
A quei tempi non vi erano i mass-media con i loro archivi da poter consultare, anche se non mancavano Biblioteche pubbliche, anche famose.
Certamente si riusciva però a conservare il racconto dei fatti che accadevano, e prova ne è che tanti fatti sono arrivati in qualche modo fino a noi, anche se talvolta mutilati e ridotti, non perché fossero stati riferiti lacunosamente ma perché il tempo, le guerre, le distruzioni, l’impossibilità di conservare troppo a lungo il materiale letterario li avevano ridotti all’essenziale.
Non abbiamo dubbi sul ‘De bello gallico’ di Giulio Cesare e sul fatto che quella guerra ci sia veramente stata, e così pure sulla autenticità di tanti altri scritti ed episodi che riguardano la vita di personaggi famosi, come ad esempio Pericle, Socrate o Platone, e le loro opere, anche filosofiche e letterarie.
Perché non credere allora – mi dico – a uno che, miracoli e tutto il resto a parte, ha diffuso una dottrina assolutamente rivoluzionaria, anzi stravolgente per la mentalità ed il tipo di cultura pagana di quell’epoca, insomma una dottrina da Dio, perché solo una dottrina da Dio poteva essere così profonda, saggia e difficile da seguire?

Ecco, che elucubrazioni mi son saltate fuori, alla buona, dal miracolo del pane, elucubrazioni che – per  un catecumeno come me – mi sembrano già anch’esse un ‘miracolo’!
Visto? Senza tanti studi, mi son già liquidato con due ragionamenti tutto il problema della storicità dei vangeli: si vede che sarò un ‘semplice’!
E se non vi bastasse, perché magari voi non siete né semplici né catecumeni e vorreste invece qualche ragione in più per credere, guardatevi intorno – ma bene – guardate la Natura, e ripensate al  Big-Bang, al macro e al microcosmo’, ai quanti e ai quarks, e vi accorgerete che credere a Gesù è ancora la cosa più facile.

E allora, se il miracolo della moltiplicazione dei pani – visto che un dubbio piccolo piccolo in fondo al cuore ci è magari rimasto – ce lo andassimo a vedere, leggendo il racconto-visione  di quella che il suo Gesù chiamava ‘piccolo Giovanni’, la Valtorta?


11.2 ‘Io, lo confesso, non credevo…Gesù ha voluto scherzare…’ (è il solito San Tommaso…!)

 

273. La prima moltiplicazione dei pani.

7 settembre 1945.
Il luogo è sempre quello.  Soltanto il sole non viene più da oriente, filtrando fra la boscaglia che costeggia il Giordano in questo luogo selvaggio presso lo sbocco delle acque del lago nel letto del fiume, ma viene, ugualmente obliquo, da ponente, mentre cala in una gloria di rosso, sciabolando il cielo coi suoi ultimi raggi.  E, sotto questo fogliame denso, già la luce è molto temperata, tendente alle tinte pacate della sera.  Gli uccelli, inebbriati dal sole avuto per tutto il giorno, dal cibo abbondante carpito alle limitrofe campagne, si danno ad un baccanale di trilli e canti, sulle vette delle piante.  La sera cala con le pompe finali del giorno.
Gli apostoli lo fanno notare a Gesù, che sempre ammaestra a seconda degli argomenti a Lui esposti. « Maestro, la sera si avvicina.  Il luogo è deserto, lontano da case e paesi, ombroso e umido.  Fra poco qui non sarà più possibile vederci, né camminare.  La luna alza tardi.  Licenzia il popolo affinché vada a Tarichea o ai villaggi del Giordano a comprarsi cibo e cercare alloggio ».
« Non occorre che se ne vadano.  Date loro da mangiare.  Possono dormire qui come dormirono attendendomi ».
« Non ci sono rimasti che cinque pani e due pesci, Maestro, lo sai ».
« Portatemeli ».
« Andrea, va' a cercare il bambino. E’ lui di guardia alla borsa.  Poco fa era col figlio dello scriba e due altri, intento a farsi coroncine di fiori giocando ai re ».
Andrea va sollecito.  E anche Giovanni e Filippo si danno a cercare Marziam fra la folla che sempre si sposta.  Lo trovano quasi contemporaneamente, con la sua borsa dei viveri a tracolla, un grande tralcio di vitalba girato intorno alla testa e una cintura di vitalba dalla quale pende a far da spada un nocchio: l'elsa è il nocchio vero e proprio, la lama il gambo a canna dello stesso.  Con lui sono altri sette, ugualmente bardati, e fanno corteggio al figlio dello scriba, un esilissimo fanciullo dall'occhio molto serio di chi ha tanto sofferto, che più inflorato degli altri fa da re.
« Vieni, Marziam.  Il Maestro ti vuole! ».
Marziam lascia in asso gli amici e va lesto senza neppure levarsi le sue... insegne floreali.  Ma lo seguono anche gli altri e presto Gesù è circondato da una coroncina di fanciulli inghirlandati di fiori.  Egli li carezza, mentre Filippo leva dalla borsa un fagotto con del pane, nel centro del quale sono avvolti due grossi pesci: due chili di pesce, poco più.  Insuffícienti anche ai diciassette, anzi diciotto con Mannaen, della comitiva di Gesù. Portano questi cibi al Maestro.
« Va bene.  Ora portatemi dei cesti.  Diciassette, quanti voi siete.  Marziam darà il cibo ai bambini... ». Gesù guarda fisso lo scriba, che gli è sempre stato vicino, e chiede: « Vuoi dare anche te il cibo agli affamati? ».
« Mi piacerebbe.  Ma ne sono privo io pure ».
« Dài del mio.  Te lo concedo ».
« Ma... intendi sfamare un cinquemila uomini, oltre le donne e i bambini, con quei due pesci e quei cinque pani? ».
« Senza dubbio.  Non essere incredulo.  Chi crede vedrà compiersi il miracolo».
« Oh! allora voglio proprio distribuire il cibo anche io! ».
« Fàtti dare allora una cesta tu pure ».
Tornano gli apostoli con ceste e cestelli larghi e bassi, oppure fondi e stretti.  E torna lo scriba con un paniere piuttosto piccolo.  Si capisce che la sua fede o la sua incredulità gli hanno fatto scegliere quello come il massimo.
« Va bene.  Mettete tutto qui davanti.  E fate sedere le turbe con ordine, a linee regolari per quanto si può ».
E, mentre ciò avviene, Gesù alza il pane con sopra i pesci, li offre, prega e benedice.  Lo scriba non lo abbandona un istante con l'occhio.  Poi Gesù spezza i cinque pani in diciotto parti e spezza i due pesci in diciotto parti, e mette il pezzo di pesce - un pezzettino ben meschino - in ogni cesta, e fa a bocconi i diciotto pezzi di pane: ogni pezzo in molti bocconi.  Molti relativamente: una ventina, non di più.  Ogni pezzo spezzettato, in un cesto, col pesce.
« E ora prendete e date a sazietà.  Andate.  'Vai, Marziam, a darlo ai tuoi compagni ».
« Uh! come è peso! » dice Marziam alzando il suo cesto e andando subito dai suoi piccoli amici, camminando come chi porta un peso.
Gli apostoli, i discepoli, Mannaen, lo scriba, lo guardano andare, incerti... Poi prendono i cesti e, scuotendo il capo, dicono l'un coll'altro: « Il bambino scherza!  Non pesano più di prima ». E lo scriba guarda anche dentro e vi mette la mano a frugare nel fondo, perché ormai non c'è più molta luce, lì nel folto dove Gesù è, mentre più là, nella radura, vi è ancora una buona luce.
Ma però, nonostante la constatazione, vanno verso la gente e iniziano a distribuire.  E dànno, dànno, dànno.  E ogni tanto si volgono stupiti, sempre più lontani, verso Gesù che a braccia conserte, addossato ad un albero, sorride finemente del loro stupore.
La distribuzione è lunga e abbondante... e l'unico che non mostra stupore è Marziam, che ride felice di empire di pane e pesce il grembo di tanti bambini poverelli.  E anche il primo a tornare da Gesù dicendo: « Ho dato tanto, tanto, tanto!... perché io so cosa è la fame... » e alza il visetto non più macilento, che nel ricordo però impallidisce sbarrando gli occhi... Ma Gesù lo carezza e il sorriso torna luminoso su quel volto fanciullo che, fidente, si appoggia contro Gesù, suo Maestro e Protettore.
Pian piano tornano gli apostoli e i discepoli, ammutoliti dallo stupore.  Ultimo lo scriba che non dice nulla.  Ma fa un atto che è più di un discorso.  Si inginocchia e bacia l'orlo della veste di Gesù.
« Prendete la vostra parte e datemene un poco.  Mangiamo il cibo di Dio ».
Mangiano infatti pane e pesce, ognuno secondo il bisogno...
Intanto la gente satolla si scambia le sue impressioni.  Anche chi è intorno a Gesù osa parlare osservando Marziam che, finendo il suo pesce, scherza con altri fanciulli.
« Maestro » chiede lo scriba « perché il bambino ha sentito subito il peso e noi no?  Io ho anche frugato dentro.  Erano sempre quei pochi bocconi di pane e quell'unico di pesce.  Ho cominciato a sentire il peso andando verso la folla.  Ma, se avesse pesato per quanto ne ho dato, ci sarebbe voluto una coppia di muli a portarlo, non già il cesto ma un carro, pieno, stivato di cibo.  In principio andavo parco... poi mi sono messo a dare, dare, e per non essere ingiusto sono ripassato dai primi dando di nuovo, perché ai primi avevo dato poco.  Eppure è bastato ».
« Io pure ho sentito farsi pesante il cesto mentre mi avviavo, ed ho dato subito molto perché ho capito che avevi fatto miracolo » dice Giovanni.
« lo invece mi sono fermato e mi sono seduto per rovesciare in grembo il peso e vedere... E ho visto pani e pani.  Allora sono andato » dice Mannaen.
« Io li ho anche contati, perché non volevo fare brutte figure. Erano cinquanta piccoli pani.  Ho detto: "Li darò a cinquanta persone e poi tornerò indietro".  E ho contato.  Ma arrivato a cinquanta il peso era uguale ancora.  Ho guardato dentro.  Erano ancora tanti.  Sono andato avanti e ne ho dati a centinaia.  Ma non diminuivano mai » dice Bartolomeo.
« Io, lo confesso, non credevo e ho preso in mano i bocconi di pane e quel briciolo di pesce, e li guardavo dicendo: "E a chi servono?  Gesù ha voluto scherzare!..." e li guardavo, li guardavo stando nascosto dietro un albero, sperando e disperando di vederli crescere.  Ma rimanevano sempre gli stessi.  Stavo per tornare indietro quando è passato Matteo dicendo: "Hai visto come sono belli?".  "Cosa?" ho detto.  "Ma i pani e i pesci!......     "Sei matto? Io vedo sempre pezzi di pane". "Va' a     distribuirli con fede e vedrai".  Ho gettato dentro nel cestone quei pochi bocconi e sono andato a riluttanza... E poi...Perdonami, Gesù, perché sono un peccatore! » dice Tommaso.
« No. Sei uno spirito del mondo.  Ragioni da mondo ».
« Anche io, Signore, allora.  Tanto che pensavo dare una moneta insieme al pane pensando: "Mangeranno altrove" » dice l'Iscariota.
« Speravo aiutarti a fare una figura migliore.  Che sono io, dunque?  Come Tommaso o più ancora? ».
« Molto più di Tommaso tu sei "mondo"».
« Ma pure ho pensato di fare elemosina per essere Cielo!  Erano denari miei privati... ».
« Elemosina a te stesso, al tuo orgoglio.  Ed elemosina a Dio.  Quest'ultimo non ne ha bisogno, e l'elemosina al tuo orgoglio è colpa, non merito ».
Giuda china il capo e tace.
« Io invece pensavo che quel boccone di pesce, che quei bocconi di pane li avrei dovuti sbriciolare per farli bastare.  Ma non dubitavo che sarebbero stati sufficienti, né per numero né per nutrimento.  Una goccia d'acqua data da Te può esser più nutriente di un banchetto » dice Simone Zelote.
« E voi che pensavate? » chiede Pietro ai cugini di Gesù. « Noi ricordavamo Cana... e non dubitavamo » dice serio Giuda.
« E tu, Giacomo, fratello mio, questo solo pensavi? ».
« No. Pensavo fosse un sacramento, come Tu hai detto a me... E’ così o sbaglio? ».
Gesù sorride: « E’ e non è. Alla verità della potenza del nutrimento in una goccia d'acqua, detta da Simone, va unito il tuo pensiero per una figura lontana.  Ma ancora non è un sacramento ».
Lo scriba conserva una crosta fra le dita.
« Che ne fai? ».
« Un... ricordo ».
« La tengo anche io. La metterò al collo di Marziam in una piccola borsa » dice Pietro.
« Io la porterò alla madre nostra » dice Giovanni.
« E noi?  Abbiamo mangiato tutto... » dicono mortificati gli altri.
« Alzatevi.  Girate di nuovo coi cesti, raccogliete gli avanzi, separate fra la gente i più poveri e portatemeli qui insieme ai cesti, e poi andate tutti, voi discepoli miei, alle barche, e prendete il largo andando alla pianura di Genezaret. Io congederò la gente dopo aver beneficato i più poveri e poi vi raggiungerò ».
Gli apostoli ubbidiscono... e tornano con dodici panieri colmi di avanzi e seguiti da una trentina di mendicanti o persone molto misere.
« Va bene.  Andate pure ».
Gli apostoli e quelli di Giovanni salutano Mannaen e se ne vanno con un poco di riluttanza a lasciare Gesù.  Ma ubbidiscono.  Mannaen attende a lasciare Gesù quando la folla, alle ultime luci del giorno, o si avvia ai villaggi o si cerca un posto per dormire fra gli alti e asciutti falaschi.  Poi si accomiata.  Prima di lui se ne è andato lo scriba, uno dei primi, anzi, perché, insieme al figlioletto, si è avviato in coda agli apostoli.
Partiti tutti, oppure caduti nel sonno, Gesù si alza, benedice i dormenti e a passo lento si porta verso il lago, verso la penisoletta di Tarichea, sopraelevata di qualche metro sul lago come fosse un frastaglio di colle spinto nel lago.  E, raggiunto che ne ha le basi, senza entrare in città, ma costeggiandola, sale il monticello e si mette su uno scrimolo, in preghiera davanti all'azzurro e al candore della notte serena e lunare.

Dice Gesù: « Qui metterete la visione del 4 marzo 1944: Gesù che cammina sulle acque ».