(Il Vangelo secondo San Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 5, 2-47, Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 225 – Centro Editoriale Valtortiano)
(G.L. : ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Capp. 4 e 51 – Edizioni Segno)

9. Alzati e cammina


Gv 5, 2-47:

Ora, in Gerusalemme, presso la porta delle pecore, vi è una piscina, in ebraico detta Betesda, la quale ha cinque portici.
Sotto questi portici giaceva una gran quantità di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il moto dell’acqua.
Un Angelo del Signore, infatti, di tempo in tempo scendeva nella piscina e agitava l’acqua.
Chi si tuffava per primo dopo il moto dell’acqua, guariva da qualunque malattia.
Si trovava là un uomo che era infermo da trentotto anni.
Gesù, vistolo giacere e sapendo che da molto tempo era in quella condizione, gli disse: ‘Vuoi essere guarito?’
‘Signore, gli rispose l’infermo, non ho nessuno che mi metta nella piscina appena l’acqua è agitata, e mentre io mi avvicino, un altro vi discende prima di me’.
Gesù gli disse: ‘Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina’.
E sull’istante l’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Or quel giorno era Sabato.
Perciò i Giudei dicevano al guarito: ‘E’ sabato, non ti è lecito portare il tuo lettuccio’.
Egli rispose loro: ‘Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina’.
Gli domandarono: ‘E chi è quell’uomo che ti ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina’?
Il guarito non sapeva chi fosse, perché Gesù si era allontanato  dalla folla che era sul posto.
Più tardi Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: ‘Ecco, sei guarito: non peccare più, affinchè non ti avvenga di peggio’.
Allora egli andò a riferire ai Giudei che era Gesù che lo aveva guarito. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose il sabato.

Gesù rispose loro: ‘Il Padre mio opera sempre ed io pure opero’.
Per questo i Giudei cercavano più che mai di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù allora disse loro: ‘In verità, in verità vi assicuro: il Figlio non può far nulla da sé, se non ciò che ha veduto fare dal Padre; perché tutte le cose che fa lui, le fa allo stesso modo anche il Figlio. Il Padre, infatti, ama il Figlio e gli manifesta tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché voi ne restiate meravigliati. Come infatti il Padre risuscita i morti e li fa vivere, così pure il Figlio fa vivere quelli che vuole. Inoltre il Padre non giudica nessuno; ma ha rimesso ogni giudizio al figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, non va in giudizio, ma passa da morte a vita.
In verità, in verità vi dico: viene l’ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l’ascolta vivrà. Perché, come il Padre ha in sé la vita,  così pure ha dato al Figlio d’aver la vita in se stesso,  e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’Uomo.
Non vi meravigliate di questo, perché viene l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la risurrezione della vita; quelli, invece, che fecero il male, per la risurrezione della condanna.
Io non posso far nulla da me stesso.
Giudico secondo quello che ascolto, e il mio giudizio è giusto, perché non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi ha mandato.
Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale.
Vi è un altro che testifica per me, e so che vale la testimonianza che mi rende.
Voi avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
Non è che io abbisogni della testimonianza di un uomo; se  vi dico questo è per il vostro bene. Egli era la lampada che arde e illumina, ma voi avete voluto per poco godere della sua luce.
Or io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni: quelle opere che il Padre mi ha dato da compiere e che io faccio, esse attestano per me che il Padre mi ha mandato.
E il Padre stesso che mi ha mandato rende testimonianza a mio favore.
Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le scritture perché credete di avere per esse la vita eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Eppure non volete venire da me per avere la vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. D’altra parte, io vi conosco e so che in voi non c’è l’amore di Dio. Io sono venuto in nome del Padre mio e non mi riceverete: se un altro verrà in proprio nome, lo riceverete. Come potete avere la fede, voi che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene solo da Dio?
Non pensate che sia io ad accusarvi davanti al Padre: vi accuserà quel Mosè stesso in cui sperate. Se infatti credeste a Mosè, credereste pure in me, poiché di me egli ha scritto.
Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?’

9.1 Un ‘Amministratore delegato’ che ha ‘pieni poteri’ e che lavora di Sabato: incredibile!

A ben analizzarlo, è potente questo discorso che Gesù deve aver fatto e che Giovanni – nell’impossibilità a quei tempi di ‘registrarlo’ su di un magnetofono come faremmo oggi –  riassume qui in qualche frase di sintesi tale comunque da dare un’idea della sostanza.
‘Alzati e cammina!’, poi, è una frase lapidaria che mi ricorda il miracolo di Lazzaro, oltre che ricordare  - alla mia coscienza renitente - di darmi un poco più da fare per migliorare, si fa per dire, la mia ‘spiritualità’.
In questa scena vediamo dunque Gesù, giunto a Gerusalemme, presso i portici del Tempio.
E’ un lungo racconto, questo del paralitico della piscina di Betesda (o Betsaida), ma Giovanni lo riporta proprio perché tale episodio, oltre ad essere gustoso, è legato appunto ad un grande discorso di Gesù.
In prossimità del Tempio vi è dunque una piscina. Avete presente Lourdes? Beh, forse non era la stessa cosa, ma i miracoli vi avvenivano lo stesso perché Dio è Dio di tutti e i miracoli li fa ovunque perché non conosce barriere di razze e religioni, figuriamoci poi nel caso del popolo ‘prediletto’!
La piscina era alimentata da una sorgente che doveva avere dei flussi ad intermittenza: fatto sta che quando l’acqua tremolava – si credeva fosse mossa dalla mano di un Angelo – il primo che si tuffava, avendo fede e se Dio era d’accordo, usciva guarito.   
Dio infatti premiava la fede…, ma non quella del  poveretto di questo episodio che – essendo paralitico – arrivava sempre …ultimo.
Finchè non incontra Gesù. Di sabato.
Gli ebrei, di sabato, dovevano astenersi – in teoria – da qualsiasi lavoro materiale e non allontanarsi nemmeno più di tanto dalla loro residenza.
Figuriamoci prendersi un lettuccio sotto braccio e andarsene in giro.
E quelli del Tempio apostrofano il poveretto. Non gli interessa il miracolo, e neanche felicitarsi con lui per la grazia ricevuta, quanto recriminare sul fatto che egli si permetteva appunto di andarsene via con il suo lettuccio: E’ sabato, non ti è lecito portare il tuo lettuccio…’.
Ve lo immaginate, il miracolato, cosa deve aver pensato e cosa avrebbe voluto rispondergli? Ma, non per niente era un miracolato, frena la sua reazione e si limita a rispondere che - a dire a lui di prender il lettuccio e camminare - è stato un altro, una persona però che evidentemente – sott’intende calcando la voce il miracolato -  per i miracoli che faceva, doveva essere ben più autorevole di loro!
Quelli si arrabbiano e (certo dovevano aver cominciato a sospettare che a fare quel miracolo dovesse esser stato il solito Gesù) gli chiedono chi fosse quell’uomo, domanda alla quale l’ex paralitico non sa rispondere perché lui non l’aveva mai visto prima e nel frattempo Gesù si è anche perso nella calca che affolla colonnati e cortili vari del Tempio, come in Piazza del Vaticano.

L’incidente sembrerebbe chiuso, ma non è così, perché – più tardi – Gesù incontra nuovamente l’uomo nel Tempio.
E quando questa volta l’ex paralitico capisce chi è veramente Gesù, cioè che è il Messia, rimane ‘shoccato’ e – senza sospettare  che quelli del Tempio ce l’avessero tanto con Gesù – gli pare giusto e rispettoso tornar da loro a riferirgli che ora finalmente sapeva chi è che l’aveva guarito: Gesù, appunto.
 E quelli, finalmente, riescono a rintracciarlo  e – dalla risposta di Gesù che appare dal racconto di Giovanni – si desume che anche a lui devono aver contestato di aver ‘lavorato’, facendo il miracolo, in giorno di Sabato. 
Gesù infatti risponde loro: Il Padre mio opera sempre ed io pure opero…’, affermando così sia di non voler rispettare il ‘sabato’ – quando c’era da guarire qualcuno che soffriva – sia di esser Figlio di Dio Padre.

Mi rileggo a fondo un’altra volta  il discorso che Gesù fa qui a scribi e farisei, perché c’è molta ‘dottrina’ sulla missione del Verbo e sul rapporto delle tre Persone all’interno della Trinità.
Siamo infatti di fronte ad una solenne affermazione della reale natura di Gesù, uomo e Dio, Figlio di Dio e della stessa sostanza del Padre, Dio-Verbo venuto sulla terra per salvare l’uomo, grazie all’uso del linguaggio umano, grazie alla parola, che in questo caso è – come Egli stesso -  Parola del Padre, perché traduce in atti concreti il Pensiero e la Volontà del Padre.
Viene delineato molto bene il rapporto trinitario: questo aspetto misterioso di Dio.
Gesù è Figlio del Padre, e tutto quello che Egli fa, come operare miracoli e farli in giorno di sabato, lo fa perché è volontà del Padre che è instancabile e opera anche il sabato: cioè non conosce sosta.
E’ l’uomo che è fragile e deve invece riposarsi e, almeno una volta alla settimana, concentrarsi un poco anche sulle cose spirituali e pensare con riconoscenza a Dio che l’ha creato e gli ha dato tutto.
Il Figlio – spiega Gesù – opera miracoli perché è Figlio del Padre e quindi ha la Sapienza del Padre e ne ha tutti i poteri perché è tutt’uno col Padre.
E il Figlio ha tutti i poteri perché il Padre lo ama e il Figlio ama il Padre.
E, anzi, il Figlio-Gesù compirà in seguito opere ben maggiori della guarigione di un paralitico.
E come il Padre può risuscitare i morti nel corpo, così lo può fare anche il Figlio. Anzi il Figlio può non solo risuscitare i morti nel corpo ma anche quelli nello spirito, miracolo ancora più difficile e più importante, perché chi rinascerà nello spirito – come era stato spiegato bene a Nicodemo che invece aveva pensato alla reincarnazione – vivrà nella vita eterna.
E Gesù sottolinea un altro aspetto del suo ruolo, che non è solo quello di Salvatore delle anime per la cui Redenzione – Egli Verbo – è disceso sulla terra, ma anche quello di Giudice, sia nel giudizio particolare – alla morte fisica di ognuno di noi – che in quello universale alla fine del mondo, quando tutte le anime, ad un comando divino, si materializzeranno riassumendo i loro corpi (come si era materializzato Gesù risorto?) per essere giudicati in anima e corpo, perché l’uomo è una realtà psicofisica e deve essere ‘giudicato’, nel bene come nel male, nella sua interezza.
Gesù si è guadagnato dal Padre il diritto-dovere di ‘giudicare’ perché l’Umanità è ‘sua’, sua perché se l’è comperata e ‘meritata’ - prima con il suo essersi incarnato, poi con il suo Sacrificio di Croce, infine con il suo esser stato ‘uomo’ - fatto che lo rende un giudice ‘competente’ perché dell’uomo conosce, per averli vissuti di persona, tutti i segreti e le debolezze di natura.
Questo ci deve rendere ragionevolmente fiduciosi del fatto che – nel porre sulla bilancia i pesi delle ‘attenuanti’  insieme a quelli della ‘giustizia’ - i primi, facendo un ‘miracolo’ ancora, Gesù li farà ‘pesare’ di più.
Per inciso,  avete mai notato che nel cristianesimo – a parte la Misericordia - non si regala niente e tutto si ottiene per …competenza e merito?
Chissà cosa avrebbero detto, i sindacalisti di oggi, allora.

A proposito di ‘giudizio particolare’, non è che il pensiero della morte sia un pensiero rallegrante ma non lo è anche perché – per una nostra visione sbagliata – noi identifichiamo il nostro ‘essere’ con il corpo e quindi pensiamo che soccombendo il corpo soccomba anche la nostra ‘individualità’…, cioè il nostro ‘io’.
Ma se pensassimo di essere invece uno ‘spirito’ – in qualche modo ‘incarnato’ in un corpo umano fin dalla formazione dell’embrione – e se pensassimo che lo spirito continui a ‘vivere’ anche dopo che il corpo ha ceduto e ha ‘mollato’ – allora vedremmo che il nostro rapporto con la Morte cambierebbe, semplicemente perché non moriamo.
Ecco perché i martiri cristiani affrontavano con coraggio la morte: perché non morivano!
Non era coraggio, era fede.

Dicevo dunque che una considerazione che ci deve aiutare ad essere più sereni di fronte alla morte – nonostante le marachelle che abbiamo fatto in vita delle quali dovremo però un po’ pentirci – è che se Gesù è Dio di Giustizia, lo é anche di Amore ed è quindi disposto – se nel frattempo ci siamo pentiti - a passar sopra ad un sacco di cose perché gli piange il cuore a non salvarci..
Ma - sulla buona volontà – non mi stancherò mai di ripeterlo, Gesù non transige: è una questione di Giustizia!

Chi ascolterà la sua Parola – dice Gesù – o meglio: chi l’ascolterà mettendola in pratica, si salverà, perché Egli è venuto proprio ad insegnarci ‘come’ salvarci: cioè spiritualizzandoci ed imparando a comportarci bene, cioè amare Dio e almeno sopportare il prossimo.
L’amore infatti – per noi uomini - non è uno ‘stato assoluto’: un modo perenne di essere, come credo lo sia per Dio, ma una ‘scala di valori’ che può salire gradualmente sempre di più. E chi avrà imparato ad ‘amare’ avrà cancellato dal suo spirito gli egoismi, lo avrà purificato e sarà degno di entrare nel Regno dei Cieli dove regna l’Amore e dove solo chi si è assimilato all’Amore può entrare e restarvi per l’eternità.

9.2 Pensiero, Parola, Energia intelligente che opera: Il Figlio compie ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole, ma si fa aiutare dall’Amore.

Tutte queste cose, dette oggi a noi cristiani, sembrerebbero scontate, anche se noi – nella pratica – facciamo come se non ci credessimo. Ma a quei tempi dovevano essere delle ‘rivelazioni’ sconvolgenti: un Dio che è Trinità! Padre, Figlio e Spirito Santo…!
Gesù continua il suo discorso, riaffermando solennemente, senza più alcuna di quelle prudenze iniziali di quando aveva cominciato a predicare a Gerusalemme, la propria   identità divina.
Egli testimonia per se stesso -  il che, secondo le leggi ebraiche che prevedono due testimoni, non sarebbe di per sé valido - ma Egli non lo fa per sé, cioè per gratificare se stesso, ma per attuare il volere e la missione di salvezza affidatagli dal Padre: Dio Creatore.
Il Padre è Spirito purissimo, è Pensiero Onnipotente e Creativo, ed il Figlio è Verbo, cioè Parola che traduce in pratica il Pensiero Volitivo del Padre grazie all’Energia ‘cosmica’ dello Spirito Santo.
Vi stupisce che lo Spirito Santo sia una ‘Energia’ cosmica?
Attenzione: non voglio intendere che sia ‘Energia’ in senso proprio ma che invece abbia una ‘energia’ cosmica, perché – di energia – ne deve aver avuta ben tanta al momento della creazione dell’Universo.

Non ne avete idea?
Provate un po’ ad immaginarvi il Big-Bang, quindici miliardi (circa) di anni fa.
La Fisica moderna è arrivata ormai da anni alla conclusione che l’Universo è esploso dal nulla: essa è riuscita ad andare a ritroso e ha addirittura ‘fotografato’ – attraverso calcoli matematico-scientifici che solo enormi elaboratori hanno consentito di fare – i primi miliardesimi di secondo dopo la ‘creazione’.
La Fisica moderna, che ha parlato per bocca degli scienziati più conosciuti, come il famoso cosmologo  Stephen W. Hawking e il ‘Premio Nobel’   Steve Weinberg, ha ammesso che l’Universo è nato dal Nulla.
Dal Nulla!

Ma vi rendete conto? Riuscite ad afferrare l’idea? Centinaia, miliardi di galassie…, dal nulla e poi… in fuga!.
Dal nulla? In fuga? Non vi ‘rendete conto’? Ah, ma allora vi faccio leggere quel che ne avevo scritto in un capitolo del mio ‘Alla Ricerca del Paradiso perduto’:


4. Dal Big Bang ad oggi. Dal macrocosmo al microcosmo.

E' una bellissima serata di inizio marzo. Nel cielo notturno occhieggiano tante stelle. Ho appena cenato e sono uscito fuori all'aperto per una boccata d'aria ... fresca. In casa scoppiettava la stufa a legna, una stufa a caminetto che mandava bagliori caldi e tepore di intimità. Ma fuori non fa freddo. E' stata una splendida giornata ed ora che è notte si sente anche all'esterno un leggero alito notturno, quasi un soffio dei primi tepori primaverili.
La natura - mi aggiro  al buio nel parco  ed i miei fedeli amici, i miei cinque pastori tedeschi, mi seguono come ombre protettrici - si sta risvegliando. Cominciano ad arrivare, con la primavera incipiente, i primi uccellini. Nella notte si sente ogni tanto, fra le frasche dei lecci, delle querce, dei pini, sul cedro del Libano che  di fronte alla casa pare stagliarsi immenso contro il cielo, qualche pigolìo che poi si acqueta.
Ed io mi fermo con lo sguardo rivolto in sù, a guardare questa enorme volta stellata. La luna risplende, le stelle palpitano silenziose e, coi loro bagliori quasi intermittenti, pare vogliano trasmettere chissà quale messaggio. Sembrano vicine, eppure ci separano  e le separano distanze abissali, inconcepibili alla mente umana.
Vedo la 'Via lattea', appare come una striscia larga e bianca che si staglia sullo sfondo blu scuro del cielo. Mi sembra una cosa 'al di fuori' del nostro sistema solare e invece l'astronomia ci insegna che il nostro sistema solare ne fa parte, anzi ci è 'immerso' dentro.
La Terra gira su se stessa, poi -  lei insieme agli altri pianeti del sistema solare - girano tutti intorno al Sole. Il Sole, con il suo 'sistema', gira a sua volta intorno ad un 'qualcosa', probabilmente un gruppo stellare che fa da centro gravitazionale, e tutto questo a sua volta gira all'interno di questa nostra enorme galassia dentro la quale - è l'astrofisica moderna che ce lo dice - vi sono centinaia  di miliardi di stelle. E questa nostra galassia, la Via Lattea, pare giri a sua volta ancora intorno a qualche cos'altro. Insomma sembra un gioco di scatole cinesi, indovina indovinello cosa c'è dopo... E ognuna di queste stelle - mi ripeto - è a distanze incommensurabili rispetto ad ogni altra stella vicina. E poi ancora, fuori dalla nostra galassia, altre galassie, anzi miliardi di galassie visibili - con i potenti radiotelescopi - come minuscoli puntini nei quali però è stato calcolato che vi sono contenuti altri miliardi e miliardi di stelle...
Se non ce lo assicurasse la Scienza, nella quale crediamo, dovremmo dire che non è possibile, che è tutto pazzesco, che siamo solo di fronte ad una  allucinante illusione ottica. Ma come avranno fatto a contarle? Che tecnologia avranno utilizzato? Forse le avranno contate miliardo più miliardo meno, ma è comunque una cosa da far stramazzare di vertigine, solo che uno provi ad 'immaginare' veramente questi numeri e a percorrere queste distanze con il pensiero.
Ma non è finito, perché poi l'astrofisica moderna ha constatato che tutte queste galassie, cioè questi miliardi di ammassi stellari contenenti a loro volta centinaia di miliardi di stelle, sono in 'fuga'. In fuga...!  Ma in fuga da cosa? In fuga per dove?
"C'è stata una 'esplosione'..." , dice la Scienza. Non una esplosione come la intendiamo comunemente noi, cioè una esplosione che abbia avuto inizio in un punto preciso dello spazio, come se ad esempio scoppiasse una 'bomba'. No, si è verificata una 'esplosione' che è esplosa contemporaneamente ovunque...
Come obbedendo ad un 'comando' misterioso, l'Energia si è scatenata dal Nulla in una esplosione immane. Fu quello che ormai tutti conoscono come il Big-Bang. Le particelle di materia, quelle dei primi istanti, cominciarono ad allontanarsi l'una dall'altra. La Scienza moderna, che per i suoi studi utilizza ormai radiotelescopi enormi, calcolatori elettronici che occupano e sono grandi come interi palazzi, che scruta e studia lo spazio anche dai satelliti, ci dice che dopo solo un centesimo di secondo dal momento 'zero' (ripeto: un centesimo di secondo!) il calore liberato da questa esplosione di energia si presume si dovesse aggirare intorno ai cento miliardi di gradi centigradi ( cioè 10 elevato alla undicesima potenza). Questa - ho letto - era una temperatura più elevata di quella presente al centro delle stelle più calde e tanto elevata che nessuno degli elementi della materia così come noi oggi la conosciamo (la materia costituita cioè di molecole, atomi, nuclei di atomi, elettroni, ecc.) avrebbe potuto mantenere la sua attuale coesione e struttura.
Questa 'materia' primordiale dunque era costituita da quelle che la fisica moderna chiama 'particelle elementari', come gli elettroni (carica elettrica negativa), i positoni (carica elettrica positiva e massa identica agli elettroni), come i neutrini (privi di massa e di carica elettrica). E poi, in questo 'brodo' primordiale vi erano tanti fotoni. Anzi l' universo all'inizio era praticamente  'pieno' di fotoni, che non sono altro che 'luce' che a sua volta non è altro che 'fotoni', particelle di massa zero che viaggiano alla velocità della luce: 299.792 chilometri al secondo. Sono fotoni, ad esempio, quelli emessi da una lampadina accesa o dal sole stesso.
E tutte queste particelle, ma ve ne sono molte altre, venivano -  in quei primi centesimi di secondo - creandosi dall'Energia pura e dopo 'lampi' di vita scomparivano e si riproducevano con processi di creazione e di annientamento istantanei, come scintille di fuoco che divampano e si spengono in un accavallarsi caotico.
All'inizio - dice dunque oggi la Scienza - era la 'luce', all'inizio era il 'Caos'...
Toh! - mi dico per inciso fra me -  ma non è quello che - un pò più semplicemente e poeticamente - diceva già qualche migliaio di anni fa la 'famosa' Bibbia, quella dei 'profeti'?
Era dunque, quello dell'inizio, un universo 'in esplosione', dove le modifiche di 'stato' - dicono i 'Premi Nobel' e gli altri scienziati - si realizzavano in tempi inimmaginabilmente piccoli, calcolati in miliardesimi di secondo! Un universo dove a temperature anch'esse inimmaginabilmente elevate corrispondevano stati della materia completamente diversi dalla materia attuale.
Il Nobel Steve Weinberg scrive. '... per evitare complessi problemi matematici inizierò pertanto il racconto, in questo capitolo, un centesimo di secondo circa dopo l'inizio, quando la temperatura è scesa a soli cento miliardi di gradi Kelvin (10 alla 11a  Kelvin)... l'universo è in questa fase più semplice e facile da descrivere di quanto non sarà mai più in seguito. E' pieno di un miscuglio indifferenziato di materia e di radiazione e ciascuna particella entra rapidissimamente in urto con altre particelle...'

'Nell'istante del Big-Bang - scrive il famoso cosmologo Stephen W. Hawking - si pensa che l'universo avesse dimensioni zero e che fosse quindi infinitamente caldo. Ma all'espandersi dell'universo la temperatura della radiazione diminuì. Un secondo dopo il Big-Bang la temperatura era scesa a circa dieci miliardi di gradi. Questa è una temperatura un migliaio di volte maggiore di quella vigente al centro del Sole, ma temperature elevate come questa si raggiungono in esplosioni di bombe H...  circa cento secondi dopo il Big-Bang la temperatura era scesa ad un miliardo di gradi, la temperatura vigente all'interno delle stelle più calde. A questa temperatura protoni e neutroni non avevano più energia sufficiente a sottrarsi all'attrazione della forza nucleare forte, e avevano cominciato a combinarsi insieme...'

S. Weinberg aggiunge da parte sua: '...la temperatura dell'universo è ora di un miliardo di gradi Kelvin (10 alla 9a K): solo 70 volte più elevata di quella esistente oggi all'interno del Sole. Dal primo fotogramma sono trascorsi tre minuti e due secondi. Gli elettroni e i positoni sono per la maggior parte scomparsi e i principali componenti dell'universo sono ora fotoni, neutrini e antineutrini. L'energia liberata nell'annichilazione elettrone-positone ha dato ai fotoni una temperatura superiore del 35 per cento a quella dei neutrini...'
Dopo circa tre minuti dall'inizio ( io mi permetterei anche di dire 'minuto più minuto meno', perché non mi sembra che faccia gran differenza pratica, tanto questi calcoli scientifici riferiti a quindici miliardi di anni fa mi sembrano pazzeschi. Anzi per me potevano dire tre giorni dopo come tre anni dopo, cosa sono rispetto a quindici miliardi di anni?) ad una temperatura di circa un miliardo di gradi, i protoni e neutroni (anch'essi particelle caotiche che oggi compongono invece il 'nucleo' della materia attuale) cominciarono ad 'aggregarsi' dando origine a 'nuclei' più complessi, come quello dell'idrogeno pesante (deuterio), composto da un protone più un neutrone, o quello dell'elio (2 protoni e 2 neutroni).
Dopo tre minuti dal Big Bang, dopo circa solo tre minuti, l'universo era composto soprattutto di 'luce', neutrini, antineutrini, elettroni, idrogeno, elio. Questo universo, a seguito dell'esplosione, si 'espandeva' a velocità incredibili, quasi vicine a quelle della luce, e nello stesso tempo si 'raffreddava' sempre più consentendo infine agli elettroni di unirsi ai nuclei di idrogeno ed elio, dando luogo agli atomi di idrogeno ed elio che, condensandosi sotto l' influsso della gravitazione, si sarebbero trasformati nelle attuali galassie e stelle e poi, raffreddandosi ulteriormente, negli attuali pianeti, nel pianeta Terra. L'universo si è trasformato cambiando di 'stato', dallo stato gassoso al solido, come  ad esempio dal vapor acqueo all'acqua e dall'acqua al ghiaccio.
Più o meno, descritto molto alla buona per capirci meglio (questo non è però un libro 'scientifico'),  ma più o meno così la Fisica moderna, l'Astrofisica, i vari premi Nobel  ci spiegano - 'volgarizzando' i concetti scientifico-matematici - quello  che è successo quindici miliardi circa di anni fa quando  è 'scoppiato' l'universo, datazione fatta calcolando 'a ritroso' nel tempo la velocità di fuga delle galassie.
Tutto è cominciato dunque da una specie di esplosione di Energia.
Ma che cos'è l'Energia?
Einstein dimostrò che l'energia di un corpo è equivalente alla sua massa (cioè alla quantità di materia di quel corpo) moltiplicata per la velocità della luce elevata al quadrato (E= mc al quadrato).
Einstein - bofonchio fra me - ci ha dunque detto a cosa è 'equivalente', ma non ci ha detto 'cosa' è - in realtà - l'Energia.
E come fanno le stelle a muoversi nello spazio con velocità anche di centinaia di chilometri al secondo? E come fanno le varie galassie (e noi facciamo parte di una di esse) ad allontanarsi l'una dall'altra a velocità vicine a quelle della 'luce', trecentomila chilometri al secondo? E dove vanno? Avrà un termine questa corsa che dura da quindici miliardi di anni?
Penso a queste cose, la mia ragione vacilla e faccio uno sforzo per distogliere lo sguardo immerso nella profondità del cielo stellato e dei miei pensieri per riportarlo sulla 'Terra', rivolgendolo alla 'materia' che almeno posso toccare con mano.
Ma, dopo un attimo di riflessione, mi rendo conto che anche qui la mente vacilla. Guardare dentro alla materia è come scoprire un altro 'universo' nell'infinitamente piccolo.
Prima vi sono le molecole, cioè degli 'aggregati' di atomi,  poi gli atomi. Questi sono a loro volta composti da un 'nucleo' - costituito da protoni e neutroni - intorno al quale gravitano degli elettroni. I protoni ed i neutroni vengono tenuti fra loro insieme dentro al nucleo da delle 'forze' formidabili, tutt'altro che ben conosciute, e l'elettrone è tenuto a sua volta 'incatenato' al nucleo dell'atomo da altri tipi di forze. L'esplosione immane di una bomba 'H' è dovuta appunto alla liberazione di energia conseguente alla disaggregazione del nucleo (provocata artificialmente dalla tecnologia dell'uomo) in una 'reazione a catena'.
E la 'nube' di elettroni che circonda il nucleo di un invisibile atomo
è circa centomila volte maggiore del nucleo stesso. Inoltre le forze 'chimiche' che aggregano i vari atomi in molecole, sono milioni di volte più deboli delle forze che tengono uniti nel nucleo i protoni ed i neutroni. E infine, ma non è certo la 'fine', si scopre che gli infinitamente piccoli neutroni e protoni sono a loro volta composti di 'quarks'. E tutte queste particelle sono regolate nei loro rapporti reciproci da leggi e forze così precise che se solo una forza di attrazione o repulsione variasse di una frazione infinitesimale ecco che protoni, neutroni, elettroni non starebbero più insieme, si disgregherebbero, e la materia, l' universo quale è quello che osserviamo, cesserebbe di esistere, non esisterebbe neanche l'uomo che è fatto di molecole, atomi, elettroni, protoni, neutroni, quarks.
Tutto ciò è molto pazzesco. Mi domando quale ne sia il senso.
Me lo domando in questa notte stellata, rialzando l'occhio dalla terra al cielo dal quale le stelle mi guardano e 'occhieggiano' come per farmi capire - fra un palpito e l'altro - che il solo senso di tutto ciò è ...Dio. Dio! Dio!
Molti scienziati - anche se un luogo comune li vorrebbe  presentare prevalentemente come 'atei' - sono arrivati a credere in 'Dio' proprio grazie allo studio più approfondito della 'natura'.
A.Einstein, invece - dico fra me e me - vedeva le religioni come una risposta antropomorfa dell'idea di Dio. Per Einstein esisteva l'Uomo. Einstein - come aveva scritto (in 'Come io vedo il mondo') - non riusciva ad immaginarsi un Dio che ricompensi e che punisca l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto eserciti la sua volontà nello stesso modo con cui la esercitiamo noi stessi. Egli disse testualmente : 'non voglio e non posso figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicoli, si nutrono di simili idee...'

'Però, Einstein!', mi dico semi-ironico...
Per questo allora - come scrivono di lui - avrà dato una buona 'autorevole' mano a far realizzare quel 'confetto', che tanto dolce non era, che si chiama 'bomba atomica'!
Si legge infatti che fu proprio grazie alla autorevolezza del suo intervento - con il quale segnalò e attirò l'attenzione dell'allora Presidente Roosvelt sulle scoperte scientifiche di Fermi e Szilard - che vennero messi a disposizione i colossali capitali necessari per quelle ricerche che dovevano poi portare alla bomba di Hiroshima...
Per uno che  non riusciva ad immaginarsi un Dio che ricompensi e che punisca l’oggetto della sua creazione e - continuo nel mio acido soliloquio -  per uno che credeva solo nell'Uomo aveva trovato un bel sistema, come suol dirsi: 'rapido e sicuro', per toglierne di colpo un bel po' - di uomini - dalla circolazione...
Un lavoretto rapido, certo, ma anche pulito: qualche miliardo di gradi, come con le bombe H, e non rimane più niente, proprio niente...

***

Bene, l’energia non l’abbiamo capito cosa sia - e neanche Einstein, se è per questo - ma di cosa è capace la Parola che traduce in azione il Pensiero del Padre, grazie all’Energia dello Spirito Santo, quello l’abbiam capito tutti, vero?
Pensiero, Parola, Energia!
No? E allora l’avete capita,almeno, la Trinità?
No? Consolatevi. Neanche Vittorio Messori
Nel suo ‘Qualche ragione per credere’, interrogandosi di fronte ad essa, la definiva infatti un misterioso ‘paradosso’.
Ma neanch’io, il che è tutto dire, nonostante la spiegazione che la ‘mia’ Luce mi aveva dato una volta mentre scrivevo‘Alla ricerca del Paradiso perduto’, così:

 

51. La Trinità

 
Oggi 25 maggio, è la festa della 'SS. Trinità'.
Dal punto di vista religioso, mi è stato spiegato, è una festa 'importante'.
'La Trinità', mi dico. Padre Figlio e Spirito Santo.
Ove si pensi che in realtà queste tre 'Persone' sono puro spirito, di più: tre spiriti in uno, la mente vacilla.
Il 'Padre' in qualche modo riesco a 'raffigurarmelo'. Per lo meno me lo immagino come un 'vecchio', solenne ed austero, con chioma folta e barba bianca, sopracciglia folte e aggrondate, fronte spaziosa,  sguardo lucido e penetrante, imponente nella sua maestà. Già! mi dico, questa immagine deve essere il retaggio del Liceo classico, la memoria di qualche dipinto che devo aver visto su quei libri di Storia dell'Arte...
Il 'Figlio', beh!, qui è più facile. I dipinti si sprecano, e poi ci sono un sacco di 'film' di vita evangelica. Gesù è quello della iconografia classica. Non me lo immagino 'crocefisso', anzi questa è una immagine che mi da fastidio, quanto invece come un uomo alto, snello, con una barba non lunga, un accenno di baffetti, i capelli lunghi di un biondo ramato, piuttosto 'bello', con uno sguardo a volte dolce, a volte magnetico e imperioso, a volte sognante e ispirato, in una tunica color avorio a maniche larghe, lunga fino ai piedi. Mi dico però che questa deve essere, forse, più o meno, la descrizione che ne ha fatto la Valtorta in qualche parte della sua opera. Qui vale però il discorso che ci sono altri mistici, ad esempio, che se lo sono visto con i capelli neri, e perché non un Gesù 'nero', visto che poi il 'subconscio' può rielaborare le idee delle visioni, 'vestendole' delle proprie 'convinzioni' inconsce? Un 'nero' che avesse una visione - mi dico - se lo vedrà 'nero'. Tanto a Gesù non credo che importi essere visto nero o bianco, biondo o bruno, Lui dà all'uomo che 'riceve' la visione l'idea di sè in senso astratto, ed è poi il cervello dell’uomo che rielabora questa idea traducendola in una immagine che è 'famigliare' al suo modo, anche inconscio' di pensare. Non avviene forse qualcosa di simile quando il cervello umano - mi pare di averlo già detto - rielabora le frequenze 'elettromagnetiche' della luce trasformandole in colori diversi a seconda del tipo di frequenza? Da qualche parte - la cosa mi aveva colpito - avevo letto che la frequenza vibratoria dei 'colori' varierebbe dai 770 trilioni (trilioni!) di vibrazioni per minuto secondo del viola, ai 580 trilioni  del verde, per arrivare ai 450 trilioni del rosso. E gli infrarossi? E gli ultravioletti? Bene, queste vibrazioni o frequenze dello spettro cromatico ( i cui colori base sono sette: viola, indico, turchino, verde, giallo, arancione e rosso) colpiscono la nostra pupilla, attraverso il nervo ottico raggiungono il cervello che le trasforma nei ben noti colori percepiti dalla nostra sensibilità. Prendo dalla libreria la Encicolopedia della Scienza e della Tecnica (Mondadori) e controllo cosa dice alla voce 'colore'.
" Colore: Vedi anche Luce, Visione nonché la voce Occhio...: il colore non è che la rappresentazione psichica di una caratteristica fisica delle radiazioni capaci di stimolare l' occhio umano... il problema della soggettività del colore, l'interrogativo se esso sia qualcosa di materiale distribuito sulla superficie dei corpi, l'incapacità di spiegare, di conseguenza, la colorazione dell'arcobaleno (riuscendo difficilissima da accettare l 'ipotesi che un colore di natura materiale sia distribuito sulla superficie delle minutissime gocce dalle quali sorge l'arcobaleno ) affiorano costantemente negli scritti di tutte le epoche su questo argomento... la sintesi di tanto lavoro si può rappresentare così: le onde elettromagnetiche emesse o diffuse da un corpo materiale ( e per loro natura evidentemente prive di luminosità e di colore ) penetrano nell'occhio dell'osservatore e vengono assorbite dalla retina, provocandovi reazioni chimiche accompagnate da fenomeni elettrici, come è dimostrato dalle registrazioni elettroretinografiche. Hanno così origine gli impulsi nervosi che si propagano lungo i nervi ottici fino a raggiungere la zona della corteccia cerebrale destinata alle sensazioni visive... Questi impulsi vengono elaborati e presentati dalla psiche mediante fantasmi dotati di una data brillanza e di dati colori, oltre che di una forma e di una posizione nello spazio. Con queste caratteristiche la psiche intende rappresentare nel loro complesso le innumerevoli informazioni che le pervengono per la via dei nervi ottici, integrandole, quando è necessario, mediante l'intervento dell'esperienza conservata nella memoria, della fantasia, del raziocinio e di informazioni pervenute anche da altre vie nervose...'
Basta così, mi dico. Questi, che sono 'scientifici', mi parlano di 'fantasmi' e mi danno delle spiegazioni che saranno, anzi sono, scientifiche, ma sono tanto complicate che mi è più facile, piuttosto, darmi una spiegazione delle 'visioni' dei mistici che certamente dovranno avvenire in una maniera meno complicata. Cos'è che aveva detto la 'Luce' ? Che era per questo che all'uomo era stata data la 'sensibilità', cioè perché la natura gli apparisse 'bella' anche quando era in insieme di onde elettromagnetiche?
Lasciamo comunque questa divagazione e torniamo allo Spirito Santo.  Ma come si fa a immaginarselo come una 'colomba' ? Perché come una colomba? Mi pare di ricordare che ne parlasse il Vangelo. Tiro fuori dal cassetto un libriccino con i quattro vangeli, dò una occhiata, Vangelo di Giovanni (1.32):

" Giovanni rese testimonianza dicendo: 'Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L' uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio'..."
  
Ecco da dove nasce allora, mi dico, la faccenda della 'colomba'. Se Dio, che è puro spirito, voleva manifestarsi ai sensi ed alla immaginazione di un uomo, posso ragionevolmente pensare che potesse manifestarsi 'in visione' come una colomba sul capo di Gesù. Non era poi necessario che la colomba ci fosse 'effettivamente'. Quella poteva essere anche una illusione ottica, una visione appunto. L'importante era che attraverso quella visione Giovanni Battista, perché è di lui che parla qui Giovanni l'evangelista, potesse 'individuare' Gesù  da un segno soprannaturale e indicarlo - come fece il giorno dopo - a quelli che sarebbero poi stati i primi due discepoli di Gesù: Andrea, fratello di Pietro, e Giovanni, lo stesso evangelista che scrive questo vangelo.
Però, immaginarmi lo Spirito Santo come una colomba per me è troppo. Non ci riesco, non riesco a 'personalizzare' il rapporto. E comunque non riesco neanche a concepire come possano essere tre distinte persone in una.

Luce:
La Trinità. Quale mistero ineffabile. Ineffabile perché 'non si può dire', ineffabile perché è un Segreto di Grazia: Tre Persone in Una, un Dio solo in Tre Persone.
Non è un gioco di parole, ma una Verità.
Invano voi uomini vi affannate a scoprire il significato dell'arcano segreto.  Mente umana non può concepire.
Non riuscite a comprendere l'immensità dell'universo. Intuite, ma non riuscite a comprendere appieno, l'intima struttura della materia  e pretendereste di capire l'immensità e l'intima struttura di Dio?
Per questo, attraverso i miei profeti, attraverso mio Figlio mandato in mezzo a voi, ho voluto spiegarvi che Io sono 'Padre', che mio Figlio è 'Figlio', e che lo Spirito Santo è 'Amore' che ci unisce.
Questo, ed è già tanto, è sufficiente a farvi capire l'essenziale della vostra e della mia natura: voi siete 'figli', Io vi sono Padre.
Ecco perché dovete riposare fiduciosi nel mio seno. Non è solo il seno di un Dio, di Dio, è soprattutto il seno di vostro Padre, quello celeste, quello vero, il Padre della vostra anima, quella che sopravvive eterna, ché il padre terreno, pur nella nobiltà del compito che ha, compito non sempre bene assolto, è uno strumento, strumento della mia volontà di avere tanti figli spirituali da amare.
Ricordati sempre, nella vita, di avere un Padre. Ricordati sempre di chiamarmi. Posso resistere al richiamo di un figlio che mi invoca? Troppe volte ti dimentichi del Padre, che ti tiene in braccio. Non farti di  Me un'immagine austera, severa, lontana, innaccessibile, terribile nella sua Maestà. Pensa, di Me, al 'Padre', ché Padre migliore non v'è.

 Certo. Padre, Figlio e Spirito Santo. Pensare al Padre come al 'padre', al Figlio come ad un suo 'figlio', e anche nostro fratello, ed alla Spirito Santo come 'amore' al massimo livello. Però per me continua a rimanere un 'mistero'. Ci deve essere dell'altro... Ricordo, ad esempio,  la Genesi (La creazione – Creazione della materia primordiale, 1, 1-2):

'In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era deserta e vuota; le tenebre ricoprivano l'abisso e sulle acque aleggiava lo Spirito di Dio...'

Mi torna poi alla mente il bellissimo 'Prologo' del Vangelo di San Giovanni ( Divinità del Verbo, 1, 1-10):

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende fra le tenebre, ma le tenebre non l'hanno ricevuta... Era la luce vera, che illumina ogni uomo, che viene al mondo. Era nel mondo; il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe.

Ecco mi sembra di cogliere un senso 'cosmico' in tutto ciò. Ripenso infatti all'astrofisica che ci spiega che al momento 'zero' vi è stata una inimmaginabile esplosione o liberazione di 'Energia' venuta dal 'nulla', e ora vediamo la creazione 'in atto' ormai da quindici miliardi di anni. Nella Genesi si dice appunto che lo 'Spirito' aleggiava sulle acque della terra in formazione, l'incarnazione del Figlio di Dio è avvenuta inoltre grazie all'opera dello Spirito Santo, che però è anche Amore, il Vangelo di Giovanni dice che 'Gesù', fin dal principio era il 'Verbo' ed era 'Dio', e che tutto fu fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste.. Quale è il nesso 'logico' che può legare le 'tre Persone' alla Creazione? Vi è un modo più 'razionale' per avvicinarsi di più a questo mistero senza doverlo 'respingere' perché al di fuori di ogni 'logica' razionale e quindi da considerare 'inattendibile' ?

Luce:
Cerchiamo di mettere a fuoco un concetto: il rapporto fra Padre, Figlio e Spirito Santo,  affinché - a titolo di esempio - tu lo possa far capire meglio agli altri.
E' sempre lo Spirito Santo l'Autore di ogni insegnamento divino, anche quando 'parla' Gesù che è la Parola del Pensiero del Padre che parla a mezzo dello Spirito Santo. Ma lo Spirito Santo - attento!- è mezzo ma non un 'mezzo', cioè uno 'strumento' del Padre, perché lo Spirito Santo è Dio, come il Padre, come il Figlio, ed è Dio in unità con Padre e Figlio, perché Dio è Uno ma Trino nelle Persone come un 'poliedro' (vedi che questa immagine si presta  a molte cose?) con tre facce triangolari uguali: le facce son tre, come le Persone della Divinità. Il poliedro, cioè Dio, è uno. Capito meglio? E a chi per cultura razionalista o per propensione 'filosofica' preferisce un altro approccio - diciamo filosofico/cosmico - , potrai dire, potrai 'spiegare' , con il concetto di certe filosofie orientali  a mo' di paragone, che la 'Trinità' possono provare ad immaginarla come Pensiero Potente del Padre, che attraverso l'Energia Intelligente dello Spirito - che è mezzo ma non strumento - si 'realizza' attraverso la 'Creazione', che è la Parola del Figlio. Il Padre dunque esprime il suo Pensiero attraverso il Figlio, che è Parola, per mezzo dello Spirito che non è però un 'mezzo', cioè uno strumento, ma è Dio. E' cioè la Persona della Divinità che ha il compito di illuminare le menti, oltre che di 'creare' la Creazione. Comunque sia, tu, uomo 'finito', non potrai mai capire con la tua mente l'Infinità di Dio - che non devi dunque 'capire' ma 'sentire', cioè amare - ma tanto ti basti, a te e agli altri, per 'avvicinarti' psicologicamente a questo mistero. Ricordati comunque, sempre, che Dio è puro Spirito e che qualsiasi raffigurazione l'uomo ne faccia non sarà mai simile alla realtà.

Mah...!, mi dico. Non so se come 'paragone' sarà tanto facile farlo capire. Meglio dire semplicemente che il Padre è il padre migliore che ci possiamo aspettare, il Figlio è figlio del Padre ed il Fratello migliore che ci possiamo aspettare, e lo Spirito è un Amore che più  'amore' di quello non ve n'è.

***

Torniamo al discorso interrotto di Gesù al Tempio e a quel che Egli stava dicendo sulla sua natura di Dio, figlio di Dio.
 Siccome i Giudei presenti continuavano a pensare dentro di sé che comunque la ‘testimonianza’ di Gesù a proprio favore - da sola - non bastava, Egli risponde loro che evidentemente essi non consideravano valida neppure quella di un personaggio come Giovanni Battista che, al battesimo del Giordano, aveva indicato in Gesù il Messia sul cui capo aveva visto scendere lo Spirito Santo sotto forma di colomba.
Vi pare impossibile che lo Spirito Santo potesse manifestarsi sotto le apparenze di una ‘colomba’?
E vi pare impossibile anche dopo aver letto del Big-Bang?

Essi però – continuava Gesù - non vogliono ascoltare Giovanni (e questo di Gesù ora non è più un ‘discorso’ perché credo che Egli cambi tono facendolo diventare una requisitoria) poiché ad essi in realtà piace ascoltare  solo quello che gli piace credere, perché così fa loro comodo…!
La folla al Tempio doveva ascoltare attenta a non perdersi una parola ed a godersi lo spettacolo di quegli scribi e farisei.
Scribi e farisei – a quell’epoca - non dovevano essere molto stimati se lo stesso Gesù una volta disse alla gente qualcosa come: ‘Fate quel che dicono gli scribi e farisei ma non quello che fanno’).
Essi – la voce di Gesù doveva risuonare rimbombante sotto i portici del Tempio - subivano ora impotenti e livorosi l’impatto di quella foga oratoria alla quale non riuscivano a porre argine perché sapevano che era verità.
Splendida scena! Come si faceva a non convertirsi, essendo vissuti a quei tempi?
Ma – continua sempre Gesù - c’è invece un’altra testimonianza di chi Egli sia in realtà, ed è la testimonianza delle ‘opere’ e cioè le cose strabilianti che egli continuamente fa e che possono essere fatte solo da chi è unito a Dio, e che anzi attestano che Egli è proprio da Dio.
Dio è puro spirito e – continua – ‘voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto…’, ma ‘la sua Parola non dimora in voi perché voi non credete a Colui che Egli ha mandato!’.
E’ inutile - recrimina insomma Gesù - studiare a memoria le scritture, se poi non si sanno interpretare. Sono le Scritture quelle che preannunziano la venuta del Messia. Se uno venisse a proprio nome per dirvi cose che a voi piacciono gli dareste credito. Ma se uno viene invece a nome di Dio per annunciarvi delle verità scomode, allora lo respingete anche se è mandato da Dio Padre in persona.
Voi, che dite di credere alle Scritture, sarete accusati nel giorno del Giudizio da quello stesso Mosè che mi preannunciò parlando appunto del Messia  nel Deuteronomio.
Ma – conclude sconsolatamente – ‘se non credete nemmeno a quello che lo stesso Mosè ha scritto di me, voi, potrete mai credere alle mie parole?’.

Bella questa requisitoria di Gesù, come ce la racconta Giovanni. Mi sarebbe proprio piaciuto esser là presente.
Ma perché – rifletto - quel che ha detto esattamente Gesù non andiamo allora a vedercelo direttamente sulla Valtorta?

 

225. Il paralitico della piscina di Betseida e la disputa sulle opere del Figlio di Dio.

21 luglio 1945.
Gesù è in Gerusalemme e precisamente nei pressi dell'Antonia.  Con Lui sono tutti gli apostoli meno l'Iscariota.  Molta folla si affretta al Tempio.  Sono in veste di festa tutti, talito gli apostoli come gli altri pellegrini, e penso perciò siano i giorni di Pentecoste.  Molti mendicanti si mescolano alla gente, lamentando le loro miserie con delle nenie pietose e dirigendosi ai posti migliori, presso le porte del Tempio o ai crocevia da cui la folla viene verso di esso.  Gesù passa beneficando questi miserabili, dei quali è cura fare l'esposizione integrale delle loro miserie oltre che la narrazione delle stesse.
Ho l'impressione che Gesù sia già stato al Tempio, perché sento che gli apostoli parlano di Gamaliele che ha fatto mostra di non vederli, nonostante che Stefano, uno dei suoi uditori, gli segnalasse il passaggio di Gesù.
Sento anche che Bartolomeo chiede ai compagni: « Che avrà voluto dire quello scriba con la frase: " Un gruppo di montoni da basso macello "? ».
« Avrà parlato di qualche suo affare » risponde Tommaso. « No. Indicava noi.  L'ho visto bene.  E poi!  La seconda frase era conferma della prima.  Ha detto sarcastico: Fra poco l'agnello sarà lui pure da tosa e poi da macello ». 
« Sì, ho sentito io pure » conferma Andrea.
« Già!  Ma a me brucia la voglia di tornare indietro e chiedere al compagno dello scriba che cosa sa di Giuda di Simone» dice Pietro.
«Ma nulla sa!  Questa volta Giuda non c'è perché veramente ammalato.  Noi lo sappiamo.  Forse ha realmente troppo sofferto del viaggio fatto.  Noi siamo più robusti.  Lui è vissuto qui, comodo.  Si stanca» risponde Giacomo di Alfeo.
« Sì, noi lo sappiamo.  Ma quello scriba ha detto: " Manca il camaleonte al gruppo ". Il camaleonte non è quello che cambia colore tutte le volte che vuole? » chiede Pietro.
« Sì, Simone.  Ma certo hanno voluto dire per i suoi abiti sempre nuovi.  Ci tiene.  E’ giovane.  Va compatito...» concilia lo Zelote.
« E’ vero anche questo.  Però!... Che frasi curiose! » conclude Pietro.
« Sembra sempre che minaccino » dice Giacomo di Zebedeo.
« E’ che noi sappiamo di essere minacciati e sentiamo minacce anche dove non ce ne sono... » osserva Giuda Taddeo.
« E vediamo colpe anche dove non esistono » termina Tommaso.
« Eh! già!  Il sospetto è brutto... Chissà come sta oggi Giuda? Intanto si gode quel paradiso, con quegli angeli... Ci starei anche io ad ammalarmi per avere tutte quelle delizie! » dice Pietro, e Bartolomeo gli risponde: « Speriamo che guarisca presto.  E’ necessario terminare il viaggio perché il caldo incalza ».
« Oh! le cure non gli mancano, e poi... ci pensa il Maestro se mai » assicura Andrea.
« Aveva molta febbre quando lo abbiamo lasciato.  Non so come gli sia venuta, così... » dice Giacomo di Zebedeo, e Matteo gli risponde: « Come viene la febbre!  Perché deve venire.  Ma non sarà nulla.  Il Maestro non è per nulla impensierito.  Se avesse visto del brutto non avrebbe lasciato il castello di Giovanna ».
Infatti Gesù non è per nulla impensierito.  Parla con Marziam e con Giovanni, andando avanti e dando elemosine.  Certo spiega al bambino molte cose, perché vedo che gli indica questo e quello. E’ diretto verso la fine delle mura del Tempio all'angolo nord-est.  Là vi è molta folla che si dirige verso un luogo molto porticato, che precede una porta che sento chiamare "del Gregge".
« Questa è la Probatica, la piscina di Betseida.  Ora guarda bene l'acqua.  Vedi come è ferma ora?  Fra poco vedrai che ha come un movimento e si alza, toccando quel segno umido.  Lo vedi?  Allora scende l'angelo del Signore, l'acqua lo sente e lo venera come può.  Egli porta l'ordine all'acqua di guarire l'uomo pronto a tuffarsi in essa.  Vedi quanta gente?  Ma troppi si distraggono e non vedono il primo movimento dell'acqua; oppure i più forti, senza carità, respingono i più deboli.  Non ci si deve mai distrarre davanti ai segni di Dio.  Occorre tenere l'anima sempre vigilante, perché non si sa mai quando Dio si mostri o mandi il suo angelo.  E non si deve mai essere egoisti, neanche per salute.  Molte volte, per stare a litigare su chi tocca prima o chi ne ha maggiore bisogno, questi infelici perdono il beneficio della venuta angelica ,.
Gesù spiega paziente a Marziam, che lo guarda coi suoi occhi ben spalancati, attenti, e intanto tiene d'occhio anche l'acqua.
« Si può vedere l'angelo?  Mi piacerebbe ».
« Levi, pastore della tua età, lo vide.  Guarda bene anche tu e sii pronto a lodarlo ».
Il bambino non si distrae più.  I suoi occhi sono sull'acqua e sopra l'acqua, alternativamente, e non sente più nulla, non vede più altro.  Gesù intanto guarda quel piccolo popolo di infermi, ciechi, storpi, paralitici, che aspettano.  Anche gli apostoli osservano attentamente.  Il sole fa giuochi di luce sull'acqua e invade da re i cinque ordini di portici che circondano le piscine.
« Ecco, ecco! », trilla Marziam. « L'acqua cresce, si muove, splende!  Che luce!  L'angelo! »... e il bambino si inginocchia.
Infatti nel moto del liquido nella vasca, che pare accrescersi per un flutto subitamente immesso che lo gonfi, elevandolo verso il bordo, l'acqua splende come uno specchio messo al sole. Un bagliore abbacinante per un attimo.
Uno zoppo è pronto a tuffarsi nell'acqua per uscirne dopo poco con la gamba, già rattratta da una grande cicatrice, perfettamente guarita.  Gli altri si lamentano e litigano col risanato, dicendo che infine lui non era impossibilitato al lavoro mentre loro sì.  E la zuffa continua.
Gesù si volge intorno e vede un paralitico sul suo lettuccio che piange piano.  Gli va vicino, si curva e lo carezza domandandogli: « Piangi? ».
«Sì.  Nessuno pensa mai a me.  Sto qui, sto qui, tutti guariscono, io mai.  Sono trentotto anni che giaccio sul dorso, ho consumato tutto, mi sono morti i miei, ora sono di peso ad un parente lontano che mi porta qui al mattino, mi riprende alla sera... Ma come gli pesa farlo!  Oh! vorrei morire! ».
« Non ti desolare.  Tanta pazienza e fede hai avuto!  Dio ti esaudirà ».
« Lo spero... ma vengono momenti di sconforto.  Tu sei buono. Ma gli altri... Chi è guarito potrebbe, in ringraziamento a Dio, stare qui a soccorrere i poveri fratelli... ».
« Dovrebbe farlo, infatti.  Ma non avere rancore.  Essi non ci pensano.  Non è malanimo il loro.  E’ la gioia di essere guariti che li rende egoisti.  Perdonali... ».
« Tu sei buono.  Tu non faresti così.  Io mi sforzo a trascinarmi con le mani fino là, quando la vasca è mossa.  Ma sono sempre preceduto da un altro, e presso l'orlo non ci posso stare; sarei calpestato.  E anche stessi là, chi mi calerebbe?  Se ti avevo visto prima lo chiedevo a Te... ».
« Vuoi proprio guarire?  Allora alzati!  Prendi il tuo letto e cammina! ».
Gesù si è rialzato per dare il comando e pare che, alzandosi, alzi anche il paralitico, perché questo sorge in piedi e poi fa uno, due, tre passi, quasi incredulo, dietro a Gesù che se ne va, e visto che cammina proprio ha un grido che fa volgere tutti.
« Ma chi sei?  In nome di Dio, dimmelo!  L'angelo del Signore, forse? ,.
« Io sono da più di un angelo.  Il mio nome è Pietà.  Va' in pace ».
Tutti si affollano.  Vogliono vedere.  Vogliono parlare.  Vogliono guarire.  Ma accorrono le guardie del Tempio, che credo sorvegliassero anche la piscina, e respingono quel vociante assembramento minacciando castighi.
Il paralitico prende la sua barellina - due stanghe su due paia di piccole ruote e un telo sdruscito inchiodato sulle stanghe - e se ne va felice, urlando a Gesù: « Ti ritroverò.  Non dimenticherò il tuo nome e il tuo volto ».
Gesù, mescolandosi alla folla, se ne va in un altro senso, verso le mura.
Ma non ha ancora superato l'ultimo portico che giungono, come spinti da una furia di vento, un gruppo di giudei delle caste peggiori, tutti accumunati nel desiderio di dire insolenze a Gesù.  Cercano, guardano, scrutano.  Ma non riescono a capire bene di che si tratta, e Gesù se ne va mentre questi, delusi, dietro indicazioni delle guardie, assalgono il povero e felice risanato e lo rimproverano:
« Perché porti via questo letto? E’ sabato.  Non ti è lecito ».
L'uomo li guarda e dice: « Io non so niente.  So che quello che mi ha guarito mi ha detto: " Prendi il tuo letto e cammina ". Questo so ».
« Sarà certo un demonio, perché ti ha ordinato di violare il sabato.  Come era?  Chi era?  Giudeo?  Galileo?  Proselite? ».
« Non lo so.  Era qui.  Mi ha visto piangere e mi è venuto vicino.  Mi ha parlato.  Mi ha guarito.  Se ne è andato con un bambino per mano.  Credo suo figlio, perché è in età di avere un figlio di quel tempo ».
« Un bambino?  Allora non è Lui!... Come ha detto di chiamarsi?  Non glielo hai chiesto?  Non mentire!
« Mi ha detto che si chiama Pietà ».
« Sei uno stolto!  Quello non è un nome! ».
L'uomo si stringe nelle spalle e se ne va.
Gli altri dicono: « Era certo Lui.  Lo hanno visto nel Tempio gli scribi Ania e Zaccheo ».
« Ma Lui non ha figli! ».
« Eppure è Lui.  Era coi discepoli ».
« Ma Giuda non c'era. E’ quello che conosciamo bene.  Gli altri... possono essere gente qualunque ».
« No. Erano loro ».
E la discussione continua mentre i portici si riaffollano di malati...

(... )
Gesù rientra nel Tempio da un altro lato, quello del lato ovest che è quello che fronteggia il più della città.  Gli apostoli lo seguono.  Gesù si guarda intorno e vede finalmente ciò che cerca, Gionata, che a sua volta lo cerca.
« Sta meglio, Maestro.  La febbre cala.  Tua Madre dice che spera potere venire entro il prossimo sabato » .
« Grazie, Gionata.  Sei stato puntuale ».
« Non molto. Mi ha trattenuto Massimino di Lazzaro. Ti sta cercando. E’andato al portico di Salomone ».
« Vado a raggiungerlo.  La pace sia con te, e porta la mia pace alla Madre e alle discepole, oltre che a Giuda ».
E Gesù va svelto verso il portico di Salomone, dove infatti trova Massimino.
« Lazzaro ha saputo che sei qui. Ti vuol vedere per dirti una grande cosa.  Verrai? ».
« Senza dubbio.  E presto.  Puoi dire che mi attenda in settimana ».
Anche Massimino se ne va dopo poche altre parole.
« Andiamo a pregare ancora, poiché siamo tornati fin qui » dice Gesù e va verso l'atrio degli Ebrei.
Ma presso il medesimo incontra il paralitico guarito, che è andato a ringraziare il Signore.  Il miracolato lo scorge fra la folla e lo saluta con gioia, e gli racconta quanto è accaduto alla piscina dopo la sua partenza.  E termina: « Mi ha poi detto uno, che si è stupito di vedermi qui sano, chi Tu sei.  Tu sei il Messia. E’ vero? ».
« Lo sono.  Ma anche tu fossi stato guarito dall'acqua, o da un altro potere, avresti sempre lo stesso dovere verso Dio.  Quello di usare la salute per buone opere.  Tu sei guarito.  Va' dunque con buone intenzioni a riprendere le attività della vita.  E non peccare mai più.  Che Dio non ti abbia a punire più ancora.  Addio.  Va' in pace ».
« Io sono vecchio... non so nulla... Ma vorrei seguirti per servirti, e per sapere.  Mi vuoi?».
« Non respingo nessuno.  Pensaci però prima di venire.  E se sei deciso vieni ».
« Dove?  Non so dove vai... ».
«Per il mondo.  Dovunque troverai dei discepoli che ti guideranno a Me.  Il Signore ti illumini per il meglio ». Gesù ora va al suo posto e prega...
Io non so se il guarito vada spontaneamente dai giudei o se questi, essendo alla posta, lo fermino per chiedergli se quello che gli ha ora parlato è colui che lo ha miracolato.  So che l'uomo parla coi giudei e poi se ne va, mentre questi vengono presso la scala da dove deve scendere Gesù per passare negli altri cortili e uscire dal Tempio.  Senza salutarlo, quando Gesù giunge gli dicono: « Dunque Tu continui a violare il sabato, nonostante tutti i rimproveri che ti vengono fatti?  E vuoi che ti si rispetti come inviato di Dio? ».
«Inviato?  Più ancora, come Figlio.  Perché Dio mi è Padre.  Se non mi volete rispettare, astenetevene.  Ma Io non cesserò di compiere la mia missione per questo.  Non c'è un attimo in cui Dio cessi di operare.  Anche ora il Padre mio opera, ed lo pure opero, perché un buon figlio fa ciò che fa il padre suo, e perché per operare sulla terra Io sono venuto ».
Della gente si avvicina per udire la disputa.  Fra essa vi sono persone che conoscono Gesù, altre che ne sono state beneficate, altre che lo vedono per la prima volta; alcuni lo amano, altri lo odiano, molti sono incerti.  Gli apostoli fanno nucleo col Maestro.  Marziam ha quasi paura e fa un visetto prossimo al pianto.
I giudei, una mescolanza di scribi, farisei e sadducei, gridano alto il loro scandalo: « Tu osi!  Oh!  Si dice Figlio di Dio!  Sacrilegio!  Dio è Colui che è, e non ha figli!  Ma chiamate Gamaliele!  Ma chiamate Sadoc!  Adunate i rabbi, che odano e confutino ».
« Non vi agitate.  Chiamateli e vi diranno, se è vero che sanno, che Dio è uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo, e che il Verbo, ossia il Figlio del Pensiero, è venuto, secondo che era profetizzato, per salvare Israele e il mondo dal Peccato. Il Verbo sono Io.  Sono il Messia predetto.  Nessun sacrilegio perciò se do al Padre il nome di Padre mio.  Voi vi inquietate perché Io faccio miracoli, perché con ciò attiro a Me le folle e le convinco.  Voi mi accusate di essere un demonio perché opero prodigi.  Ma Belzebù è per il mondo da secoli e, in verità, non gli mancano gli adoratori devoti... Perché allora egli non fa ciò che Io faccio? ».
La gente bisbiglia: « E’ vero! E’ vero!  Nessuno fa ciò che Egli fa ».
Gesù continua.
« Io ve lo dico: è perché Io so ciò che egli non sa e posso ciò che egli non può.  Se Io faccio opere di Dio è perché Io sono suo Figlio.  Da sé uno non può arrivare a fare se non ciò che ha veduto fare.  Io, Figlio, non posso fare se non ciò che ho veduto fare dal Padre essendo Uno con Lui nei secoli dei secoli, non dissimile nella natura né nel potere.  Tutte le cose che fa il Padre le faccio Io pure che sono suo Figlio.  Né Belzebù né altri possono fare ciò che Io faccio, perché Belzebù e gli altri non sanno ciò che Io so.  Il Padre ama Me, suo Figlio, e mi ama senza misura così come Io lo amo.  Perciò mi ha mostrato e mi mostra tutto quanto Egli fa, acciò Io faccia ciò che Egli fa, Io sulla terra, in questo tempo di Grazia, Egli in Cielo, da prima che il Tempo fosse per la terra.  E mi mostrerà opere sempre maggiori acciò Io le faccia e voi ne restiate meravigliati.  Il suo Pensiero è inesauribile nel pensare.  Io lo imito essendo inesauribile nel compiere ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole.
Voi ancora non sapete quanto l'Amore crei inesauribilmente.  Noi siamo l'Amore.  E non vi è limitazione per Noi, né vi è cosa che non possa essere applicata sui tre gradi dell'uomo: l'inferiore, il superiore, lo spirituale.  Infatti, così come il Padre risuscita i morti e rende loro la vita, ugualmente Io, Figlio, posso dare la vita a quelli che voglio, e anzi, per l'amore infinito che il Padre ha per il Figlio, mi è concesso non solo di rendere vita alla parte inferiore, ma bensì anche vita alla superiore liberando il pensiero dell'uomo e il suo cuore dagli errori mentali e dalle male passioni, e alla parte spirituale rendendo allo spirito la sua libertà dal peccato, perché il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, essendo il Figlio Colui che col proprio sacrificio ha comperato l'Umanità per redimerla; e ciò il Padre fa per giustizia, perché a Colui che paga con sua moneta è giusto sia dato, e perché tutti onorino il Figlio come già onorano il Padre.
Sappiate che, se separate il Padre dal Figlio o il Figlio dal Padre e non vi ricordate dell'Amore, voi non amate Dio come va amato, con verità e sapienza, ma commettete un'eresia perché date culto a uno solo mentre Essi sono una mirabile Trinità.  Perciò chi non onora il Figlio è come non onorasse il Padre, perché il Padre, Dio, non accetta che una sola parte di Sé sia adorata, ma vuole sia adorato il suo Tutto.  Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato per pensiero perfetto di amore.  Nega dunque che Dio sappia fare opere giuste.  In verità vi dico che chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non è colpito da condanna, ma passa da morte a vita, perché credere in Dio e accettare la mia parola vuol dire infondere in sé la Vita che non muore.
Sta venendo l'ora, anzi per molti è già venuta, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l'avrà sentita risuonare vivificatrice in fondo al cuore vivrà. 
« Che dici, tu, scriba?».
« Dico che i morti non odono più nulla, e che Tu sei folle ».
Il Cielo ti persuaderà che così non è, e che il tuo sapere è nullo rispetto a quello di Dio.  Voi avete talmente umanizzato le cose soprannaturali che non date più alle parole altro che un significato immediato e terreno.  Avete insegnato l'Haggadda su formole fisse, vostre, senza sforzarvi a comprendere le allegorie nella loro verità, e ora, nel vostro animo stanco di essere pressato da una umanità trionfante sullo spirito, non credete più neppure a ciò che insegnate.  E questa è la ragione per cui non potete più lottare contro le forze occulte.
La morte di cui lo parlo non è quella della carne, ma dello spirito.  Verranno coloro che odono con le orecchie la mia parola e l'accolgono nel loro cuore e la mettono in pratica.  Costoro, anche se morti nello spirito, riavranno vita, perché la mia Parola è Vita che si infonde.  Ed Io la posso dare a chi voglio, perché in Me è perfezione di Vita, perché come il Padre ha in Sé la Vita perfetta così pure il Figlio ebbe dal Padre la Vita, in Se stesso, perfetta, completa, eterna, inesauribile e trasfondibile.  E con la Vita il Padre mi ha dato il potere di giudicare, perché il Figlio del Padre è il Figlio dell'uomo, e può e deve giudicare l'uomo.  E non vi meravigliate di questa prima risurrezione, quella spirituale, che Io opero con la mia Parola.  Ne vedrete di più forti ancora, più forti per i vostri sensi pesanti, perché in verità vi dico che non vi è cosa più grande della invisibile ma reale risurrezione di uno spirito.  Presto viene l'ora in cui i sepolcri saranno penetrati dalla voce del Figlio di Dio e tutti quelli che sono in essi la udranno.  E coloro che fecero il bene ne usciranno per andare alla risurrezione della Vita eterna, e quanti fecero il male alla risurrezione della condanna eterna.
Questo Io non dico di fare e non farò da Me stesso, per mio solo volere, ma per volere del Padre unito al mio. lo parlo e giudico secondo che ascolto, e il mio giudizio è retto perché non cerco il mio volere, ma il volere di Colui che mi ha mandato.  Io non sono separato dal Padre.  Io sono in Lui ed Egli è in Me, ed Io conosco il suo pensiero e lo traduco in parola ed in azione.
Quanto Io dico per rendere testimonianza a Me stesso non può essere accettabile al vostro spirito incredulo, che non vuole vedere in Me altro che l'uomo simile a voi tutti.  Anche un altro ve ne è che testifica per Me, e che voi dite di venerare come grande profeta.  Io so che la sua testimonianza è vera.  Ma voi, voi che dite di venerarlo, non accettate la sua testimonianza perché è disforme al vostro pensiero che mi è nemico. Voi non accettate la testimonianza dell'uomo giusto, del Profeta ultimo di Israele perché, in ciò che vi piace, dite che egli non è che un uomo e può sbagliare.  Voi avete mandato ad interrogare Giovanni, sperando che dicesse di Me ciò che voi desideravate, ciò che di Me voi pensate, ciò che voi di Me volete pensare.  Ma Giovanni ha reso testimonianza di verità e voi non l'avete potuta accettare.  Poiché il Profeta dice che Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio, voi, nel segreto dei cuori, perché temete le folle, dite che il Profeta è un folle come lo è il Cristo. lo pure, però, non ricevo testimonianza dall'uomo, sia pure il più santo di Israele.  Io vi dico: egli era la lampada ardente e luminosa, ma voi avete per poco voluto godere della sua luce.  Quando questa luce si è proiettata su Me, per farvi conoscere il Cristo per ciò che Egli è, voi avete lasciato che la lampada fosse messa sotto al moggio, e prima ancora avevate drizzato fra essa e voi un muro, per non vedere nella sua luce il Cristo del Signore.
Io sono grato a Giovanni della sua testimonianza, e grato gliene è il Padre.  E Giovanni avrà gran premio per questa sua testimonianza, ardendo anche per questo in Cielo, il primo sole che vi splenderà di tutti gli uomini lassù, ardendo come arderanno tutti quelli che sono stati fedeli alla Verità e affamati di Giustizia.  Ma Io però ho una testimonianza maggiore a quella di Giovanni.  E questa testimonianza sono le mie opere. Perché le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle opere Io faccio, ed esse testificano che il Padre mi ha mandato dandomi ogni potere.  E così è il Padre stesso che mi ha mandato, Colui che rende testimonianza in mio favore.  Voi non ne avete mai sentito la Voce, né visto il Volto.  Ma Io l'ho visto e lo vedo, l'ho udita e la odo.  Voi non avete dimorante in voi la sua Parola, perché non credete a Colui che Egli ha mandato.
Voi investigate la Scrittura perché credete di ottenere, per la sua conoscenza, la Vita eterna.  E non vi accorgete, allora che sono proprio le Scritture che parlano di Me?  E come mai allora continuate a non volere venire a Me per avere la Vita?  Io ve lo dico: è perché quando qualche cosa è contraria alle vostre inveterate idee voi la respingete.  Vi manca l'umiltà.  Non potete giungere a dire: " Ho sbagliato.  Costui, o questo libro, dice giusto e io sono in errore ". Così avete fatto con Giovanni, così con le Scritture, così con il Verbo che vi parla.  Non potete più vedere e capire perché siete fasciati di superbia e rintronati dalle vostre voci.
Credete voi che Io parli così perché Io voglia essere da voi glorificato?  No, sappiatelo, Io non cerco e non accetto gloria dagli uomini.  Quello che lo cerco e voglio è la vostra salvezza eterna.  Questa è la gloria che cerco.  La mia gloria di Salvatore, che non può esserci se Io non ho dei salvati, che aumenta più salvati Io ho, che mi deve essere data dagli spiriti salvati e dal Padre, Spirito purissimo.
Ma voi non sarete salvati.  Vi ho conosciuto per quello che siete.  Voi non avete in voi amore di Dio.  Siete senza amore.  E perciò non venite all'Amore che vi parla e non entrerete nel Regno dell'Amore.  Là voi siete degli sconosciuti.  Non vi conosce il Padre, perché voi non conoscete Me che sono nel Padre.  Non mi volete conoscere. Io sono venuto in nome del Padre mio e voi non mi ricevete, mentre siete pronti a ricevere chiunque viene in nome proprio, purché dica ciò che a voi piace.  Dite di essere spiriti di fede?  No. Non lo siete.  Come potete credere, voi che mendicate la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria dei Cieli che da Dio solo procede?  La gloria che è Verità, non giuoco di interessi che si fermano sulla terra e carezzano solo l'umanità viziosa dei degradati figli di Adamo.
lo non vi accuserò al Padre.  Non ve lo pensate.  Vi è già chi vi accusa.  Quel Mosè in cui voi sperate.  Egli vi rimprovererà di non credere in lui poiché non credete in Me, perché egli di Me ha scritto e voi non mi riconoscete secondo quanto egli di Me ha lasciato scritto.  Voi non credete alle parole di Mosè che è il grande su cui giurate.  Come potete allora credere alle mie, a quelle del Figlio dell'uomo, nel quale non avete fede?  Umanamente parlando ciò è logico.  Ma qui siamo nel campo dello spirito, e sono in confronto le vostre anime.  Dio le osserva alla luce delle mie opere e confronta le azioni che fate con ciò che lo sono venuto a insegnare.  E Dio vi giudica.
Io me ne vado.  Per molto non mi troverete.  E credete pure che questo non è un trionfo.  Ma è un castigo.  Andiamo ».

E Gesù fende la folla, in parte muta, in parte bisbigliante approvazioni che la paura dei farisei trattiene a bisbiglio, e se ne va.