(S. Giovanni: ‘Libro dell’Apocalisse’- Edizioni Paoline 1968)
(P. Martino Penasa: ‘Il Libro della Speranza’ – pagg. 129-144)
(G. Landolina: ‘Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Vol. I – Cap. 15 – Ed. Segno)

 

 

Anche oggi è una splendida giornata: cielo terso di un azzurro carico mentre le foglie degli alberi, con i riflessi ramati del sole, cadono volteggiando e si posano a terra come farfalle.
Stamattina mi sento la vena ‘poetica’, nonostante la svegliataccia mattutina che dovrebbe invece avermi tolto la voglia di vivere.
É successo che dalle 4 del mattino io mi trovo qui per cercare di decifrare i simboli dell'Apocalisse di San Giovanni.
Gesù – dicevamo - invita Giovanni a scrivere le lettere, rispettivamente agli Angeli delle Chiese di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea.
Siccome abbiamo detto che le Chiese locali rappresenterebbero simbolicamente i vari periodi storici che si sono succeduti caratterizzando la Chiesa universale, entrare nei dettagli di ogni ‘Chiesa’ significherebbe qui analizzare quasi 2000 anni di avvenimenti: un po’ troppo per le mie capacità anche perché c’è Padre Martino Penasa che l'ha già fatto.
Vi propongo allora di tirare dritto oltre le prime cinque chiese.
Mi limiterò semmai a qualche breve cenno, rinviando l'analisi delle prime cinque chiese ad un altro libro ancora, chissà…, non si sa mai.
Le ‘lettere’ sono dunque delle ‘constatazioni’ sulla situazione spirituale di una determinata ‘Chiesa’ ed esprimono apprezzamenti ma anche ‘ammonimenti’ del Signore sulle conseguenze alle quali le ‘Chiese’ andranno incontro se non si ravvedranno.
In sostanza Dio le avvisa che stanno andando su una strada sbagliata, glielo fa capire, le invita a correggersi e, alla fine, tira le somme ed emette la … sentenza, cioè rompe il sigillo del libro e la legge.
Dettatura delle lettere, rottura dei sigilli, apparizione di segni e angeli che suonano le trombe e altre visioni sono tutte scene che avvengono in uno scenario grandioso.
L’Apocalisse ve la potete immaginare come una gigantesca coreografia celeste dove sullo sfondo vi è il Trono di Dio e la corte celeste e poi, qui è là si alzano e si abbassano sipari per far vedere singole scene relative a determinati avvenimenti. La solennità è senza pari e le scene animate che vi si svolgono, ancorché simboliche, sono imponenti e lasciano sbigottiti.
Infatti si capisce subito che quella che vi si recita non è una ‘commedia’ teatrale ma un dramma, un vero e proprio dramma dell'Umanità.
Non mi ricordo in quale occasione, ma una volta scrissi che la storia della razza umana e del combattimento fra Angeli spirituali del Bene e Angeli del Male ha un qualcosa di ‘stellare’: da guerre galattiche, e potrebbe formare oggetto di un film ‘kolossal' della fantascienza, con effetti speciali…
Già…, gli Angeli…: quelli del Bene e quelli del Male, lo scontro ‘galattico’…, fantascienza…,  strano che nessuno ci abbia mai pensato. Bisogna che me ne brevetti l’idea.

Luce:
Dio – purissimo Spirito - crea l’universo, e con l’universo crea anche gli angeli, puri spiriti. Ma Dio – che pur aveva generato il Verbo, grazie all’Amore – vuole che altri ‘figli’ diventino partecipi della bellezza della natura creata e della stessa immagine di Dio, e allora pensa un ‘progetto’ – che in realtà egli aveva già pensato ab-aeterno, prima ancora di creare gli angeli – in base al quale egli avrebbe infuso uno ‘spirito’, creato da lui, in una carne umana.
La ‘carne’ umana sarebbe stata capace – grazie ai sensi – di godere e apprezzare le meraviglie e le bellezze del creato, lo ‘spirito’ quelle di Dio.
Quello creativo fu un progetto di amore, questo è chiaro.
Ma un Angelo, quello creato più intelligente e bello, non volle ammettere un tale ‘antagonista’, non volle ammettere una tale figliolanza e ancor meno quando Dio - chiamatolo a sé per illustrargli il Progetto e fargli sapere che se egli si fosse ribellato e avesse cercato di boicottarlo portando l’Umanità al peccato si sarebbe resa necessaria l’incarnazione dello stesso figlio di Dio per redimerla da tutti gli errori - questo fu troppo.
E poiché Lucifero - per la sua grande potenza e intelligenza da un lato, e per la grande bontà mostrata dal Padre dall’altro che egli confuse per debolezza - si ritenne di potere ed intelligenza eguale al Padre, se non superiore, ecco che di fatto peccò anche nell'Amore, per Superbia, e - con tutti gli angeli che la pensavano come lui - fu precipitato nell'inferno.
Ma Dio cambiò allora il progetto? No perché i Progetti di Dio sono perfetti ed egli tutto sa in anticipo - anche di Lucifero, anche del Peccato originale – e contro la Colpa ‘inventò’ – ab aeterno, prima ancora di averne parlato a Lucifero – Maria Santissima, la Perfetta, la Bellissima, la Purissima meritevole di dargli un Figlio di Carne e capace di corredimere con Lui nella Croce liberando l’uomo dal Peccato originale, risanando la ferita, e dandogli la possibilità – anche se con un po’ di sforzo, cioè con un po’ di buona volontà – di percorrere fra le tribolazioni della terra la via della purificazione che porta l’uomo-carnale a diventare uomo-spirituale in terra per diventare poi – dopo la morte del corpo – puro spirito in cielo, meritatamente.

Rimango sorpreso a meditarci sopra, e mi dico che questa sembrerebbe veramente una bella ‘fiaba’, anzi un ‘mito’, se non fosse vero.
E così i ‘registi’ - oltre che l'idea del ‘kolossal'– ora mi copieranno anche la trama…
Dicevo dunque prima che, dopo la lettura delle lettere, vengono lette le sentenze del Giudice Supremo.
Una porta aperta si staglia infatti nel Cielo mentre la Voce del Signore dice a Giovanni: ‘Sali qua e ti farò vedere le cose che devono accadere in seguito’.
E Giovanni viene rapito in estasi e vede un Trono meraviglioso in Cielo, sul quale sta assiso Dio. Non vi dico lo scenario di contorno…
Attorno al trono vi sono ventiquattro seggi sui quali siedono ventiquattro maestosi vegliardi con vesti bianche e corone d’oro in testa.
Dal trono partono – cercate di immaginare con l'occhio della mente – lampi e voci e tuoni, mentre sette ‘lampade’, che sono i sette Spiriti di Dio, stanno davanti a Dio e lo adorano.
Mi vien da pensare che siano ‘sette Arcangeli’, visto che commentando il ‘Libro di  Tobia’ nel mio precedente volume vi avevo raccontato che l'Arcangelo Raffaele aveva rivelato di essere ‘uno dei sette Spiriti che stanno davanti a Dio’.
Intorno al trono vi sono anche quattro Esseri viventi pieni d’occhi davanti e dietro, che non si sa bene se simboleggino i quattro evangelisti o quattro Angeli con compiti speciali o chissà cos’altro ancora.
Tutti si prostrano continuamente per rendere gloria e adorare Dio ringraziandolo per aver fatto la Creazione.
A questo punto Dio Padre, che è sul Trono, mostra nella mano destra un Libro sigillato con sette sigilli.
Un Angelo si fa avanti chiedendo chi è che può essere degno di rompere i sigilli e aprire un libro del genere.
Silenzio. Nessuno osa.
Giovanni – di fronte a questa impossibilità manifesta, non trovandosi nessuno disposto a farsi avanti per aprire libro e sigilli – si mette a piangere, ma uno dei vegliardi lo consola e gli dice che il Libro verrà aperto dal Leone della tribù di Giuda, il rampollo di Davide, Gesù Cristo.
Giovanni vede infatti un ‘Agnello come scannato’, con sette corna e sette occhi, che sono i sette Spiriti di Dio mandati in missione per tutta la terra.
Egli, Gesù Cristo, si fa dunque avanti e prende il Libro dalle mani del Padre mentre il coro dei presenti inneggia a Lui dicendogli che Egli è ben degno di prendere il libro ed aprirne i sigilli perché ha voluto sacrificarsi per riscattare con il suo Sangue tutta l'Umanità.
A questo punto si ode un coro possente di miriadi e miriadi di angeli tutti intorno che inneggiano anch’essi mentre si sentono esultare persino tutte le creature della Creazione.
Si aprono dunque i primi quattro sigilli, uno dopo l'altro, ed è a questo punto – cioè ad ogni apertura di sigillo – che appare in cielo un cavaliere, uno per ogni sigillo, che esprime con il colore dei cavalli (bianco, rosso, nero, verdastro) e con le azioni che compie, la sentenza che viene comminata al popolo della Chiesa universale per quella specifica fase della sua storia: sono i famosi quattro cavalieri dell'Apocalisse.
Poi si apre il quinto sigillo, quello della Chiesa di Sardi, ma questa è una storia più lunga e allora adesso correggo queste bozze, e la storia di Sardi ve la racconto…domani.

 

 

Sono le cinque del mattino, fuori è buio pesto e i magnifici ‘cinque’ stanno facendo un concerto di ‘abbai’ che è roba da mandarli a cantare alla Scala…
Ma non sono loro che mi hanno svegliato. Ora vi racconto.
Ieri sera non ne potevo più dal sonno perché – è proprio strano – sono già alcuni giorni che mi sveglio di colpo alle quattro del mattino come se avessi dormito troppo e dovessi rimettermi al lavoro con questo libro perché ‘i tempi stringono’. E allora, non sapendo che fare, mi alzo, mi metto al computer e scrivo.
Poi, però, dopo qualche giorno la mancanza di sonno si accumula, e finisce che alla sera alle dieci sembro uno ‘zombi’, e vado a letto ripromettendomi che, meditazione o meno, libro o non libro, il giorno dopo dormo fino alle otto.
Ci credereste? Mi sveglio invece di colpo sempre alle 4. Stamattina, bontà sua, alle 4 e 15.
Infatti – doveva essere un ‘incubo’ - stavo sognando i sigilli, le trombe, i segni e le lettere dell'Apocalisse: e l'incubo era il dover cercare di indovinare in quale busta metterli!
Ad un certo punto mi sembra quasi di sentire un suono di campanello lontano, come della porta di ingresso al piano di sotto. Nel sonno, o in un barlume di coscienza, faccio un'alzata di spalle, mi dico che devo aver sentito male e mi dico anche che se invece è mia figlia che dalla casa attigua mi porta la nipotina per condurla al nido, questa volta può aspettare.
E continuo a dormire.
Poi sento una voce: come se fosse quella di mia moglie accanto che mi dice: ‘C’è qualcuno che ha suonato…!’.
Mi sveglio allora di colpo, accendo la lucetta, guardo mia moglie che però sta dormendo di gusto.
Si sveglia anche lei, mi chiede imbambolata cosa c’è.
Le domando se è lei che mi ha appena detto: ‘C’è qualcuno che ha suonato!’.
Lei mi guarda stranita, sembra che cada dalle nuvole, in tutti i sensi.
Insomma, per farla breve, mi sento imbarazzato e idiota, farfuglio che mi sono spiegato male, e – come se la ‘colpa’ di essersi svegliata fosse stata la sua – le dico con fare perentorio: ‘Sono le quattro, dormi!’. E poi, pentito, soggiungo con tono più dolce: ‘Poi alle sette ti porto il caffè’. E tanto è bastato, perché proprio mettermi a lavorare…
Apro ora, finalmente, la ‘mia’ Apocalisse: la Chiesa di Sardi, o meglio la lettera di Gesù che Giovanni viene invitato a scrivere all'angelo di quella chiesa locale (angelo che è figura del Capo di quella Chiesa), affinché questi lo dica poi anche ai suoi fedeli:

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E all’Angelo della Chiesa di Sardi scrivi: ‘Questo dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere, e so che tu passi per vivo, ma in realtà sei morto. Sii vigilante e consolida le rimanenti cose che sono sul punto di morire; perché non ho trovato le opere tue perfette davanti al mio Dio. Ricordati, dunque, di ciò che hai ricevuto e udito, osservalo e pèntiti. Se tu non veglierai, Io verrò come un ladro e tu non saprai a che ora verrò sopra di te.
Tu hai tuttavia in Sardi alcune persone che non hanno contaminato la loro stola e cammineranno in bianche vesti, perché ne sono degne.
Colui che vincerà sarà vestito così di bianco, ed io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò come mio vero seguace davanti al Padre mio e dinanzi ai suoi Angeli. Chi ha orecchi intenda ciò che lo Spirito dice alle Chiese’.

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Sentite, qui non bisogna essere esperti di Apocalisse per capire che si tratta di un vero e proprio rimprovero.
‘Conosco le tue opere…’, come per dire: ‘Guarda che so bene quello che hai combinato, ed è tutt’altro che ‘perfetto’ davanti al giudizio di Dio…’, ricordati di ciò che hai ricevuto e udito, e cioè gli insegnamenti evangelici che ti sei voluto dimenticare e che ti sei guardato bene dall’osservare… e guarda allora di osservarli bene e soprattutto di pentirti, perché se non ti rimetterai in carreggiata, la mia punizione ti raggiungerà quando meno te l'aspetti!’
Tuttavia, in Sardi, e cioè nell’epoca storica che corrisponde alla quinta Chiesa di Sardi, vi sono – dice Gesù - ‘alcune persone che non hanno contaminato la loro stola e queste cammineranno con me in bianche vesti’.
Rimango pensoso. Pensando alla stola. Mi sembra che sia un capo di vestiario dei sacerdoti.
Guardo sul Dizionario del Cristianesimo di Padre Enrico Zoffoli e leggo:

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‘Stola (dal greco… lunga sopravveste che copriva dal collo in giù, usata dalle matrone; mentre quella degli uomini si chiamava talare).
Serviva ai sacerdoti di Iside e ai suonatori di flauto nella festa di Minerva.
Indumento liturgico consistente in una lunga striscia di vario colore, che il diacono usa diversamente dal presbitero e dal vescovo.
É l’insegna del potere conferito all’Ordine e simbolo del giogo di Cristo.
Sembra che risalga all’inizio del VII secolo.

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Rifletto e mi dico che la ‘stola’ risalirà forse al settimo secolo - come dice Padre Zoffoli - ma qui Gesù, che sa tutto del futuro, ne parlava già a Giovanni nel primo secolo.
L’aspetto inquietante è però anche un altro, perché Gesù non dice che ‘alcune persone hanno contaminato la loro stola’ ma che ‘alcune persone non l’hanno contaminata…’.
Chiaro, il ‘concetto’?
Mi pare che ce ne sia già abbastanza per andare di corsa a vedere cosa dice la ‘sentenza’ di questo quinto sigillo:

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Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di quelli che erano stati sgozzati a causa del Vangelo di Dio e per la testimonianza che gli avevano dato. Essi gridarono a gran voce dicendo: ‘Fino a quando, o Maestro santo e verace, tarderai a far giustizia e a chiedere conto del nostro sangue a coloro che abitano la terra?
Allora fu data a ciascuno di essi una veste bianca e fu detto loro di pazientare ancora un po’ di tempo, fino a tanto che fosse completo il numero dei loro compagni e dei loro fratelli che devono essere messi a morte come loro.

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Mi sembra di capire che il filo conduttore del ragionamento sia questo: nell’Umanità ci sono uomini buoni che seguono meglio che possono i comandamenti scritti da Dio nel nostro cuore o i princìpi di vita che Gesù ci ha insegnato col Vangelo, e ci sono i ‘cattivi’ che invece seguono i loro più bassi istinti ed i consigli satanici.
Ovviamente i secondi – umanamente - vincono e gli altri – umanamente – sono degli eterni perdenti.
Eterni? Eterni solo finché dura la vita, perché poi le parti si invertono e i vincenti di questo mondo diventano nell'altro dei perdenti per l'eternità.
E i perdenti di questo mondo – sapendo che Gesù Cristo aveva promesso giustizia dicendo che sarebbe anche tornato presto - lo invocano ad alta voce chiedendogli, a lui che era santo e verace, quando mai sarebbe finalmente venuto per fare giustizia una volta per tutte.
Ma il Signore risponde loro di pazientare ancora un poco, come dire solo qualche centinaio d’anni ancora (si sa che per il Signore mille anni sono come un giorno…) perché Egli sta ancora segnando i suoi eletti.
Egli lascerà dunque che i cattivi imperversino ancora un poco.
Padre Penasa ritiene (pag. 130) che la realtà raffigurata dalla Chiesa di Sardi sia quella della Chiesa cattolica universale dal 1200 al 1500, caratterizzata da Avignone, dagli antipapi, dal protestantesimo.
Il ‘Pastore’ dorme profondi sonni, non veglia, non vigila. E il ‘lupo’ fa strage nel suo gregge. Egli ha vesti sudice. I fedeli, rimasti indifesi, sono caduti vittima del lupo. Gran parte di essi sono – spiritualmente – dei cadaveri ambulanti. Vi fu l'esilio di Avignone, lo scisma d’occidente, lo sfascio prodotto dal protestantesimo e i martiri delle guerre di religione. I re di Francia aspiravano ad avere un predominio assoluto anche in campo religioso, come il mezzo più efficace per raggiungere quello politico.
 Dice infatti Padre Penasa a pag. 139:

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‘Dietro l’esempio della Francia tutti si fecero prepotenti, iniziando quel processo di laicizzazione progressiva, che ai nostri giorni sta raggiungendo il massimo nel settore politico, fino a sfociare addirittura nell'ateismo, negli ambienti marxisti. Ma siccome il Papa stesso era anche autorità politica, il tentativo di decapitazione si estese anche al Papato stesso, per lo scandalo gravissimo dato alla cristianità con la creazione dell'Antipapa di Avignone, alla morte di Gregorio XI, tornato a Roma, al quale fu eletto come successore legittimo Urbano VI. Il gioco dei Papi e Antipapi, fino ad averne tre contemporaneamente, si protrasse per una quarantina d’anni… Il danno religioso per tutta l'Europa cristiana fu incalcolabile!… di lì l'insorgere delle teorie conciliariste, di lì il gallicanesimo sempre ricorrente in Francia, di lì…’

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Insomma di lì – questo lo aggiungo io - ne sono derivati un sacco di guai che non vi sto qui a dire.
Ma Padre Penasa è tenace e prosegue…:  ‘Aggiungasi la superbia nel voler emergere, per via del potere egemonico e del sapere usato per brillare davanti agli uomini, attraverso le varie manifestazioni della cultura: arte, scienza, filosofia, letteratura, ecc.
In questo campo dominò per secoli dapprima l'umanesimo, e poi il rinascimento, che è la maturazione del precedente. Se è vero, da una parte, che essi rappresentano un progresso sotto l'aspetto della perfezione artistica, è anche vero, dall'altra, che essi ubbidiscono ad una duplice spinta: dall'alto in basso e dal davanti all'indietro. Dall'alto in basso nel senso che si abbandonavano le altezze della fede e della metafisica medievale, per concentrare l'attenzione e l'interesse sull'uomo e sulla natura fisica. Un moto all'indietro, nel senso che si riesumavano, assieme alla perfezione artistica dell'antichità classica greco-romana, anche i loro gusti pagani e le loro passioni disordinate e perverse. Così il cristianesimo veniva svuotato dei suoi veri contenuti spirituali ed eterni per conservarne solo un'apparenza superficiale.
Ciò arrivò al colmo sul finire del ‘400, a cavallo del ‘500, quando il Papato cadde nelle mani di Rodrigo Borgia, Alessandro VI: allora gli scandali dilagarono senza ritegno. Ma anche per lui, la trappola usata da Satana è la DONNA! Su quello sfondo corrotto lavorava indefessamente Satana, per farlo base della falsa riforma di Lutero: il protestantesimo…!
Contro Alessandro VI ben poteva Gesù gridare le accorate parole di rimprovero dell'ammonizione rivolta al Pastore di Sardi, intendendo come disastro di morte la caduta nel Protestantesimo di gran parte della cristianità; e come triste spettacolo di vesti sudice, che provocano il cancellamento dal libro della vita, la nuova dottrina sulla giustificazione e sulla totale non necessità dell'osservanza della Legge di Dio per la salvezza eterna…

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Rimango pensoso a riflettere su Alessandro VI, cioè sul Borgia, e sulle parole della lettera di ammonizione: ‘Conosco le opere tue, e so che tu passi per vivo ma in realtà sei morto… Tu hai tuttavia in Sardi alcune persone che non hanno contaminato la loro stola e cammineranno con me in bianche vesti…’.
Alcune persone? E in effetti poi Padre Penasa indica il rovescio della medaglia, con i nomi di alcuni grandi personaggi e santi come Santa Giovanna d’Arco, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Sant’Ignazio di Loyola e (ndr: interpretazione ‘simil-agostiniana’ sulla Parusia a parte!) San Tomaso d’Aquino, nonché tutti i vari ordini monacali, cappuccini, domenicani, etc.

Bene, mi sembra che sulla quinta Chiesa di Sardi - per noi che invece saremmo interessati al passato recente, anzi soprattutto al presente e al futuro - ne abbiamo saputo abbastanza.

Passiamo ora, alla prossima sesta chiesa di Filadelfia: sesta ammonizione e sesta sentenza, dove si comincia a sentire odor di… bruciato, in tutti i sensi.