45. IL VERO CRISTIANO: COME RINNOVARSI NELLO SPIRITO
PER DIVENTARE ‘UOMO NUOVO’ 

 

Azaria introduce questa lezione facendo notare quanto l’uomo si preoccupi e si affanni oltre misura per la propria salute e per la propria ricchezza.1
L’uomo ne è come ossessionato e questo stato d’animo finisce per privarlo persino di quel poco di felicità materiale che una buona salute o una buona situazione economica gli potrebbero tranquillamente assicurare.
Questo vivere ansiosamente dipende dal fatto che l’uomo ha impostato la propria vita in un’ottica ‘materialista’, togliendo spazio alla spiritualità.
Se egli ragionasse invece da uomo ‘spirituale’ sarebbe più sereno, rendendosi conto che questa è una vita di passaggio mentre il vero traguardo da raggiungere è quello del Cielo.
Sarebbe dunque bene, continua l’Angelo, preoccuparsi non tanto della salute e delle ricchezze materiali quanto di mettere da parte un vero tesoro spirituale che è quello da salvare e portare in Cielo.
Quanto alle anime-vittima, per esse non avrebbe senso chiedere al Padre che Egli allontani da loro le sofferenze che esse stesse gli hanno offerto e che Dio ha accettate.
Senso invece lo avrebbe se – elevando il proprio spirito a ben altri livelli – le anime-vittima in cerca della perfezione pregassero il Signore di essere liberate dalle avversità spirituali (tentazioni e turbamenti) e dalle problematiche materiali (timori per il futuro economico e desideri della ‘carne’) al fine di poter lavorare con una più piena libertà e serenità di spirito al Servizio del Signore.
Sarebbe quest’ultima – così l’Angelo Azaria conclude questo concetto – la preghiera perfetta dell’uomo che invece, nel 98% dei casi, chiede a Dio aiuto solo per delle preoccupazioni materiali.
San Paolo in una sua epistola2 enumera le varie condizioni per poter essere dei veri cristiani.
Azaria attira l’attenzione su alcune di queste e sottolinea come anzitutto sia necessario modificare il proprio modo di pensare in maniera da considerare ogni cosa da un punto di vista non materiale ma soprannaturale.
L’uomo in genere, anche quello cattolico, non si sforza affatto di comportarsi secondo la vera morale cristiana ma informa il suo vivere ad un compromesso fra cristianesimo e impulsi della ‘carne’, fra cristianesimo e messaggi che gli vengono dal ‘mondo’, infine fra cristianesimo e suggestioni che gli vengono da Satana.
Se – come aveva detto Gesù nei Vangeli3 -‘nessuno può servire due padroni contemporaneamente, come potrebbe l’uomo seguirne addirittura tre come i precedenti e infine persino Dio?
L’uomo – continua Azaria – diventa purtroppo schiavo dei tre padroni suddetti sin dalla fanciullezza ed ‘assorbe’ quanto da essi proviene senza neanche rendersene conto ma semplicemente adeguandosi ai messaggi esterni che giungono a lui, persino dalla sua stessa famiglia – la quale ne è stata anch’essa a suo tempo condizionata - che costituisce il suo punto iniziale di riferimento.
Quando però l’uomo - divenuto maturo - è finalmente in condizione di comprendere che cosa è bene e che cosa è male, allora egli deve sapersi rinnovare nello spirito.
L’uomo ‘rinnovato’ deve – per cominciare – imparare a dire sempre la verità.
Dire sempre la Verità, come ha fatto Gesù anche di fronte ad un pericolo di morte.
Infatti dove c’è Verità c’è anche Gesù che è Verità mentre dove c’è Menzogna c’è Satana, padre della menzogna.
Ecco perché è importante essere sinceri, sempre, anche quando l’esserlo ci potrebbe portare danno.
Bisogna imparare a dire la verità anche nelle piccole cose per non finire poi a dire bugie anche nelle grandi.
Guardarsi poi inoltre – se si vuole essere veramente cristiani – dal peccare a causa della propria ira.
In una società tutt’altro che perfetta - che vive di ingiustizie, violenze, inganni e nefandezze – può risultare ben difficile il non adirarsi. Tuttavia bisogna imparare ad essere equilibrati anche in questo.
Di fronte alle provocazione ed alle ingiustizie è praticamente impossibile non provare sdegno nei confronti di chi ci ha offeso, ma il cristiano che voglia essere veramente tale – forte della sua maggiore spiritualità – deve imparare non solo a non reagire ricambiando quanto ha ricevuto ma a perdonare, anche se il suo ‘io’ ne soffrirà.
Al riguardo, mai coricarsi di sera avendo ancora l’ira dentro di sé senza avere perdonato.
Sarebbero in tal caso inutili le preghiere serali perché dove c’è ira c’è odio.
Nello spirito, dove c’è odio, non entra Dio ma Satana il quale – nel corso della notte che è la fase più propizia – avrebbe buon gioco a trasmetterci cose brutte e suggestioni sataniche che in tali ore notturne sarebbero molto più forti non avendo infatti dentro di noi Dio, avendo noi aperto le porte a Satana a causa del rancore che abbiamo continuato a serbare nei confronti di chi ci ha offeso o danneggiato.
Bisogna dunque perdonare sempre, ogni giorno, e questa – conclude Azaria il concetto sul perdono - è una verità che non viene mai meditata abbastanza ma che è di grande importanza.
Bisogna inoltre – prosegue l’Angelo – guardarsi bene dal rubare, ma ci meraviglierebbe sapere in quanti modi diversi, che noi non sospettiamo, si può ‘rubare’.
Oltre che cose materiali anche cose morali e doni spirituali posseduti da terzi.
Il 10° Comandamento dice ‘non desiderare la roba d’altri’, ma è un furto ben peggiore rubare degli affetti umani come la moglie altrui, oppure sedurre la figlia altrui o strapparla al suo dovere di figlia.
E’ anche furto rubare un impiego facendolo mancare ad un altro, per non parlare poi del ‘rubare’ un dono spirituale particolare che Dio ha dato ad altri rivestendosene come se quello fosse un merito proprio. Oppure denigrando chi ha avuto quel dono facendo dubitare gli altri dell’origine divina dello stesso e facendo così anche dubitare il ‘derubato’ circa la sua capacità di intendere e circa lo stato della sua anima. Questo sarebbe un furto aggravato da menzogna e premeditazione. In queso caso non basta una Confessione del peccato per ottenere perdono da Dio ma bisogna restituire il ‘mal tolto’ dando cioè atto della verità e rendendo così giustizia a colui che ne era stato menomato.
L’Angelo Azaria conclude questi suoi insegnamenti di perfezione – avendo preso spunto dai ‘consigli cristiani’ contenuti nella già citata epistola di San Paolo – incoraggiando la mistica, alla quale egli ricorda di essere anima-vittima, a continuare a salire il Calvario che lei sale già da anni per un sentiero che diventa sempre più arduo quanto più lei si avvicina alla vetta.
Le potrà però essere di conforto – la consola Azaria – la certezza che Dio stenderà la mano su di lei a protezione, infondendole coraggio, e non permettendo comunque che i suoi ‘torturatori’ o avversari superino il limite che la Prudenza di Dio avrà posto a sua difesa sapendo che quello non deve essere oltrepassato.
Dio, infatti, permette le prove ma solo quelle che servono – una volta superate – a dare maggior merito e gloria nell’altra vita, quella eterna, e non consente che altre persone provochino la sua caduta e la morte del suo spirito, lo spirito in particolare di quelle persone che si sono date al Signore con generosità per la Gloria di Dio.

 

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Ve l’ho già detto nella parte iniziale della Prefazione – e ve lo ribadisco qui perché sia assolutamente ben chiaro – che io sintetizzo gli insegnamenti delle lezioni che Azaria impartisce alla mistica, lezioni destinate ai cristiani in genere ma in particolare agli strumenti ed ai loro direttori spirituali.
Nel fare ciò devo necessariamente operare una cernita perché altrimenti la mia non sarebbe più una sintesi ma una ripetizione pedissequa del ‘Libro di Azaria’ che tuttavia – nel suo stile spirituale, letterario e poetico, con quel suo linguaggio del tutto aulico che trasuda Sapienza angelica – è assolutamente irripetibile. Tanto varrebbe allora – ed in realtà ciò è quanto io vi raccomando, sperando che queste mie spiegazioni vi spingano a farlo, se non altro per curiosità – leggersi direttamente il Libro di Azaria nella versione originale.
Se questi suoi insegnamenti, da me tradotti in parole povere, vi sembrassero magari esteticamente e razionalmente discreti - oltre che preziosi nei contenuti - sappiate che la versione che io riesco a darvi con parole mie è molto inferiore alla realtà dell’originale.
Per fare una sintesi devo peraltro fare una ‘selezione’, mettendo a fuoco alcuni concetti che a me personalmente sembrano più interessanti, tralasciandone però degli altri che ad un altro lettore potrebbero sembrarlo anche di più.
Gli Angeli sono nella Luce di Dio, parlano per conto di Dio, e ben possiamo dire che la loro parola emana direttamente da Dio ed è quindi ‘pienezza’ della Parola, per cui della stessa ‘parola’ vi potrebbero essere tante altre interpretazioni o ‘letture’ tutte egualmente valide.
E questa è una seconda ragione per invitarvi a leggere il testo originale del Libro che io cito del resto in nota ad ogni mio capitolo.
Tuttavia quelli dell’Angelo Cusatode di Maria Valtorta sono insegnamenti che – pur spiegandosi da se stessi - vanno meditati, ed è quello che io faccio con i miei commenti quasi ad ogni capitolo. Lo faccio non per aggiungere le mie riflessioni alle sue ma per me stesso, quasi in un soliloquio, ed anche per voi, per attirare la vostra attenzione su altri aspetti ai quali non avete magari pensato.
Del resto Azaria non pretende di dirci tutto, egli ci fornisce degli spunti molto importanti e noi non potremmo renderlo più felice che facendogli vedere che ci meditiamo sopra di nostro e quindi apprezziamo quanto egli ci insegna non per ‘sua’ gloria ma – usando una frase che ricorre spesso nel suo modo di esprimersi – a  ‘nostra gloria’ futura.
Il primo elemento di riflessione è dato dalla sua osservazione iniziale per cui noi uomini dovremmo imparare a non ragionare da esseri materialisti quanto invece da persone spirituali, modificando il nostro modo pensare per ragionare in termini soprannaturali.
Detto in altra maniera è più o meno lo stesso concetto - ‘rifondare il proprio spirito rinascendo uomini ‘nuovi’ - espresso nei Vangeli da Gesù durante una visita notturna resagli dal fariseo Nicodemo il quale voleva sapere da Lui come sarebbe stato possibile entrare nel Regno dei Cieli, concetto di cui abbiamo però già diffusamente parlato in un capitolo precedente4.
Una seconda riflessione scaturisce da quel curioso ragionamento espresso da Azaria concernente l’importanza di non abbandonarsi all’ira e anche di perdonare sempre, specie prima di andare a dormire, riflessione che io ho in questi termini prima parafrasato ed espresso:

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Al riguardo, mai coricarsi di sera avendo ancora l’ira dentro di sé senza avere perdonato.
Sarebbero in tal caso inutili le preghiere serali perché dove c’è ira c’è odio.
Nello spirito, dove c’è odio, non entra Dio ma Satana il quale – nel corso della notte che è la fase più propizia – avrebbe buon gioco a trasmetterci cose brutte e suggestioni sataniche che in tali ore notturne sarebbero molto più forti non avendo infatti dentro di noi Dio, avendo noi aperto le porte a Satana a causa del rancore che abbiamo continuato a serbare nei confronti di chi ci ha offeso o danneggiato.

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La domanda che ci possiamo noi porre è cosa c’entrino il sonno e la notte, con le suggestioni di Satana.  .
 Dopo averci pensato e congetturato sopra, mi sono dato questa risposta di tipo psicanalitico che vi propongo ma che non vorrei facesse inorridire gli ‘psicanalisti’, specie se atei.
Non è forse detto che il Demonio è l’Angelo delle Tenebre? Bene, lo è non solo in senso spirituale ma anche materiale.
Sia le buone suggestioni dell’Angelo Custode che le suggestioni e tentazioni del Nemico, ci si prospettano alla mente come se fossero delle ‘nostre’ idee che ci ‘girano’ dentro e che noi siamo liberi di seguire o meno.
Dormendo, la nostra mente riposa, anche se spesso sogna, e nel riposo si ricarica.
Nel sonno, attraverso i sogni, possono venire ‘alla luce’ – magari in maniera simbolica - anche le normali pulsioni inconsce di quelli che psicanaliticamente vengono chiamati i ‘nostri vissuti interiori’: traumi, paure, aspettative, ricordi, ecc. ecc.
Durante il sonno, però, viene meno nella mente il controllo esercitato dall’io, quindi la sua capacità ‘critica’ su quanto in qualche modo gli venisse telepaticamente suggerito.
Non per niente una volta era di moda, per studiare, addormentarsi con un registratore acceso che ripeteva la lezione e non per niente la pubblicità televisiva detta ‘subliminale’ (vietata per legge) consiste in fotogrammi di centesimi di secondo che il nostro occhio – e quindi il nostro ‘io’ - non fa in tempo a percepire coscientemente ma che il subconscio registra.
La capacità critica è quella che noi abbiamo in stato di veglia e che ci consente di distinguere il bene dal male.
Possiamo dunque – per capirci meglio con un esempio - paragonare il sonno ad una forma di ipnosi, in cui la nostra mente ‘addormentata’ è come una lavagna pulita sulla quale il primo che passa può ‘scrivere’ quello che vuole, come appunto avviene nel caso delle suggestioni ipnotiche o post-ipnotiche che vengono impartite da un ipnotizzatore ad un soggetto in stato di ipnosi.
Molti di voi – banalizzando ora il discorso per divagare - le avranno anche viste in Tv, del tipo: ‘Tu sei un cane. Quando ti sveglierai ti dimenticherai di quello che ti ho detto io, ma ad uno schiocco delle mie dita tu, senza sapere perché, abbaierai’. E l’altro, al risveglio dall’ipnosi, si guarda intorno trasognato come per chiedersi dove è, come quando talvolta anche noi ci svegliamo da un sonno profondo, e poi - senza pensarci - tira fuori due o tre abbai che farebbero invidia ai cinque pastori tedeschi che scorazzano nel giardino di casa mia. E il pubblico ride.
Dio o il nostro Angelo – questa è una mia idea - scrivono nella nostra mente che riposa delle parole buone, atte ad aiutarci per quando saremo in stato di veglia, e ci parla, anche attraverso buoni sogni: ne parlano anche i Vangeli, ripetutamente, e lo stesso Antico Testamento.
Satana – non dimentichiamo che ha i poteri di un potentissimo angelo, anche se decaduto - ci invia invece sogni o pulsioni pessime che al nostro risveglio spesso non ricordiamo come del resto altre sue suggestioni, ma che vengono però ‘memorizzate’ a livello inconscio e che – a risveglio avvenuto  e senza ricordarci chi ce le abbia date - potranno tornarci alla mente come nostre idee che noi saremo liberi di accettare o meno oppure come nostri impulsi che noi potremo seguire.
L’Angelo custode ci protegge, è vero, ma cosa può fare se noi – con la nostra condotta – siamo i primi a respingere il suo aiuto o a renderlo più difficoltoso?
Ora, nel momento in cui il cui il nostro stile di vita e la nostra anima sono spiritualmente non uniti a Dio, come ad esempio nel caso della presenza in noi di odio, ma anche di altri peccati specie se grossi, ecco che il vuoto della nostra anima, lasciato dallo Spirito di Dio che è stato da noi allontanato, può essere riempito in misura più o meno importante, a seconda dei casi, dallo ‘spirito’ di Satana il quale cerca di influenzarci nel peggio a nostra insaputa.
Non si tratta evidentemente di ‘possessione’, ovvio, ma di un ‘fumus’ che comunque ‘annerisce’ la nostra anima quasi a volerne in qualche modo contrassegnare un parziale ‘possesso’, anche se temporaneo, da parte di Satana o degli angeli di tenebre che da lui dipendono.
Una volta mi aveva colpito e mezzo ‘traumatizzato’ una frase malinconicamente uscita di bocca al Gesù valtortiano che parlava alla mistica in un punto della sua Opera e che suonava più o meno così: «Gli uomini non in grazia visti dall’Alto con l’occhio di Dio possono arrivare a sembrargli dei piccoli ‘satana’».
Quanti di noi si possono considerare ‘in grazia’? E se lo diveniamo, per quanto tempo riusciamo a starci?
Quale è il Sacrificio che infliggiamo a Gesù quando – confessatici superficialmente senza un adeguato esame di coscienza – lo ‘obblighiamo’ attraverso l’Eucarestia ad entrare dentro di noi?
Una terza considerazione nasce da quella frase in cui Azaria dice alla mistica di continuare – come anima-vittima – a salire il sentiero del suo personale Calvario, sapendo che più  lei si avvicinerà alla vetta più il sentiero si farà stretto e difficile.
Potrebbe sembrarci invece logico il contrario per cui più ci si avvicina a Dio e più la strada diventa facile, ma il percorso spirituale nell’arena del cristiano vero è una forma di ascesi, cioè una corsa ad ostacoli, una specie di gara di ‘salto in alto’ e Dio – ad ogni prova superata – manda un suo Angelo ad alzarci l’asticella, cioè a renderci più difficile la prova, ma lo fa non per farci cadere ma per trasformarci in campioni, buoni cioè per il Regno dei Cieli, con tanta maggior gloria quanto più avremo saputo saltare alto.


1 M.V.: ‘Libro di Azaria’ – Cap. 36 – 13 ottobre 1946 – Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri (FR)

2 Efesini, Capp. 4 e 5

3 Mt 6, 24

4 Gv 3, 1-21 e Cap. 37 della presente opera