12. DIO E' 'UNO' MA PARLA CON TRE DIVERSE... PERSONALITA'

 

La vita di una personache accetta e si consacra a divenire 'vittima' – dice Azaria1  - non è facile. Essere vittima di espiazione comporta infatti una serie di conseguenze sul piano fisico, morale e spirituale.
Il Signore consente malattie, attacchi morali e spirituali, ma mai oltre il limite della sopportazione umana dell'anima che con Lui collabora alla 'Redenzione' giornaliera dell'Umanità che continua sempre a peccare.
Al Demonio viene lasciata una certa libertà di tentazione ed azione perché - essendo l'anima volontariamente vittima - egli si sente 'autorizzato' a metterla alla prova per farla 'cadere', senza pensare che quella prova - superata - andrà a maggior gloria della vittima e dello stesso Signore.2
In effetti bisogna considerare che - dal punto di vista di Dio - l'unica cosa che conta veramente è la vita eterna dello spirito, dopo la morte del corpo, e che - quanto più in terra ci si è santificati anche con la sofferenza accettata ed offerta - tanto maggiore sarà il grado di felicità eterna in Cielo.
Ovviamente la mistica, sotto la sferza del dolore fisico e delle avversità morali e spirituali, dimenticava questa logica divina e si abbandonava allo sconforto.
Da qui l'intervento del suo Angelo Custode per aiutarla a superare meglio questa prova.
Azaria le tiene dunque una 'lezione' su alcuni punti interessanti ma innanzitutto sulla SS. Trinità.
Il Profeta aveva detto: «Mi invocherà ed Io lo esaudirò. Lo libererò e lo glorificherò. Lo accontenterò di lunga vita».
Cosa significa? Chi è che parla attraverso la bocca del Profeta? Forse neanche il Profeta stesso se ne rendeva conto, ma qui è Azaria che lo spiega.
Dio - spiega Azaria - è Uno e Trino, grande mistero impossibile da penetrare per la mente umana se non quando saremo in Paradiso. Ma un esenpio si può sempre fare. Ognuna delle tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo è Dio, ma ognuna ha la sua 'personalità' e gli 'attributi' che Le sono peculiari.
Sono attributi posseduti da ciascuna delle altre due Persone ma in misura particolare da ognuna di esse, per cui la somma dei distinti specifici attributi finisce per ritrovarsi in ogni caso nell'unità del Dio unico.
Quando poi Dio parla, e non bisogna dimenticare che è un Dio trinitario anche se a parlare in quel momento è solo una delle tre Persone, bisogna cercare di capire quale di esse in quel momento si stia esprimendo.
A volte è la Trinità nella sua interezza ed è appunto la frase del Profeta: «Mi invocherà ed Io lo esaudirò. Lo libererò e lo glorificherò. Lo accontenterò di lunga vita».
Qui vediamo il Padre che dice, sempre all'anima dell'uomo: «Mi invocherà ed Io lo esaudirò».
Il Padre, infatti, alludendo ai 'figli', cioé agli spiriti umani da Lui creati ed amati, fa sapere che come Padre perfettissimo non potrà assolutamente restare sordo alle 'invocazioni' di quelli che - peccatori pentiti - lo chiameranno con amore.
Poi segue il Figlio, il Verbo, che dice, sempre all'anima dell'uomo: «Lo libererò e lo glorificherò».
Grazie infatti al suo Incarnarsi in Gesù Cristo, alla sua accettazione del Sacrificio di Croce, ai suoi insegnamenti per conseguire la vita eterna, Egli otterrà dal Padre il riscatto dell'Umanità e la sua riammissione nel Paradiso, precluso dopo il Peccato originale. Ma otterrà per i figli adottivi di Dio anche la 'gloria' che Egli avrà come Risorto, quando le anime dei Giusti - nel momento del Giudizio universale - si rivestiranno dei loro corpi... glorificati, similmente al Corpo glorificato di Gesù e di Maria SS. che lo hanno preceduto in Paradiso.
Infine termina lo Spirito Santo che dice: « Lo accontenterò di lunga vita». In ciò vi è la promessa della Vita eterna, promessa che ci dà la speranza per superare le difficoltà della vita ma soprattutto del cammino cristiano.
Ecco, la nostra mistica, particolarmente vessata ed offesa nella salute ma mantenuta miracolosamente in vita pur nelle malattie, non dovrà dimenticare questo insegnamento destinato a darle forza.
Lei - continua Azaria - è una 'voce' del Signore, come del resto - al massimo grado - lo fu San Paolo, maestro delle 'voci'.
Portato al terzo cielo, come egli stesso ebbe a confidare in una sua epistola, egli conobbe quei segreti divini che gli permisero di impartire successivamente quegli insegnamenti che molti ormai conoscono.
San Paolo sapeva tutto sui 'doni' (che, se si preferisce, possiamo anche chiamare 'carismi') che Dio talvolta elargisce ai suoi 'strumenti', e mette in guardia contro il peccato della superbia causata dalla grandezza del dono e dalla disubbidienza alla volontà di Dio, disubbidienza tanto più grave in quanto esercitata da chi ha avuto un grande dono.
Dio esige perfezione da chi possiede e viene glorificato da doni, e chi spreca questi 'talenti' è molto responsabile. Ma ciò non deve far pensare ad un Dio ingiusto o inflessibile perché la perfezione che Dio chiede al suo strumento è quella delle sue proprie forze.
Egli chiede cioè allo strumento così beneficato quel grado di perfezione che egli -onestamente, con le sue forze - è in grado di offrire, sapendo che basta chiedere un aiuto a Dio nei momenti di difficoltà per ottenere un aumento di 'forza'.
 
Questi insegnamenti di Azaria mi inducono a tre riflessioni. Nello studio durato tanti anni delle Opere di Maria Valtorta, nelle mie meditazioni, mi è capitato sovente di scoprire - nelle parole del Signore che le parlava mentre lei trascriveva in tempo reale - sia la personalità di Gesù, sia quella del Padre che dello Spirito Santo.
Cominciava ad esempio Gesù e si capiva dal contesto che era Lui, poi continuando si avvertiva come un cambiamento di tono e di taglio, come se il Padre - faccio un esempio - gli avesse tolto il 'microfono' di mano e continuasse il discorso o la tematica con un suo particolare ragionamento: il taglio del discorso in tale circostanza diveniva a seconda dei casi o molto più 'severo' o anche più 'paterno', quando non 'terribile'. Infine poteva inserirsi lo Spirito Santo che mi sembrava avesse una caratteristica di eloquio meno 'caratterizzata' (e cioè nè 'Padre' né 'Figlio') ma di estrema limpidezza di concetti e razionalità asettica.
La personalità dello Spirito Santo è ad esempio particolarmente apprezzabile nell'Opera Valtoriana 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani', suo commento e chiarimento di straordinaria lucidità e limpidezza alla famosa epistola dell'Apostolo.
Ci vuole analisi e concentrazione per accorgersi della differenza di personalità, ma alla fine si impara a cogliere ed anche apprezzare le tre sfumature quasi fossimo diventati degli amici 'intimi'.
L'altra riflessione riguarda il concetto che il Signore ci lascia sovente nella prova perché essa, come abbiamo appreso, è 'merito', ma anche che il Signore ci sovviene non togliendocela ma aumentando la nostra capacità di sopportarla.
E come? Con un aumento della nostra capacità di amare Dio che ci dà la forza di superare la prova.
Naturalmente, poiché l'aiuto nella prova è una Grazia che ci viene concessa, bisogna avere almeno la 'buona creanza' di chiederla, anzi invocarla con fede dal Signore.
A proposito di 'aumento di forza', avete mai notato come certe madri con tanti figli piccoli che le sfiniscono, magari anche a causa di malattie, riescono nonostante tutto a superare sacrifici e momenti di difficoltà con una sopportazione ... certosina che un estraneo mai avrebbe? E' appunto la forza dell'amore materno, che è molto meno dell'Amore di Dio ma che dà comunque una grande forza.
Infine, terza riflessione, il fatto che Dio chiede a noi la perfezione consentita da tutte le nostre forze.
Questo è un elemento di sollievo e consolazione. Infatti le 'forze' di una persona possono essere psicologicamente  o costituzionalmente maggiori o minori di quelle di un'altra, ma a Dio è sufficiente che quella che ha forze 'minori' ci metta con buona volontà tutto il suo personale impegno. Anche se le sue 'forze' limitate non le consentiranno di raggiungere l'obbiettivo ottimale di un'altra persona che per propria natura è capace di 'forze' maggiori, vale qui il principio che - quando si corre nell'Arena spirituale del Signore - arrivare primi è sempre importante ma in realtà (al contrario di quanto avviene nelle arene sportive umane) non vince solo il primo ma hanno il premio della Vita eterna in Paradiso anche tutti quelli che hanno accettato di correre con impegno, anche se per le loro scarse forze dovessero arrivare... ultimi. E questo è proprio Amore di Dio.


1 M.V.: 'Libro di Azaria' - Cap. 3 - 10 marzo 1946 - C.E.V.

2 Emblematico, al riguardo, il racconto de 'Il libro di Giobbe' nella Sacra Bibbia