17. SULLA VIA DI EMMAUS…

 

17.1 Gli apostoli continuavano a non credere al racconto delle donne sulla Resurrezione…

Ritornando alla Resurrezione, Gesù - nella sua prima apparizione mattutina alla Madonna - le aveva detto che avrebbe voluto manifestarsi alla Maddalena per salire poi al Padre con la sua nuova veste gloriosa di Dio-Uomo e quindi nuovamente ridiscendere per riconfermare nella fede i discepoli più deboli, riconfermarli cioè nella fede in Lui – Dio Risorto - con delle ulteriori apparizioni.
Vi avevo anche detto che non mi sembrava che Pietro e Giovanni – come solitamente si suol dire quando si commenta questo brano - vedendo il Sepolcro vuoto avessero creduto alla Resurrezione.
La mia opinione è piuttosto che essi, ritenendo di primo acchìto incredibile l’idea di un trafugamento del corpo di Gesù, avessero invece creduto piuttosto a quanto aveva loro detto Maria Maddalena in merito al furto del corpo quando, giungendo trafelata al Cenacolo, lei - come dice l’Evangelista Giovanni - aveva loro gridato: «…Hanno portato via dal Sepolcro il Signore,, e non sappiamo dove l’abbiano messo…!»
Scrive infatti Marco nel suo Vangelo:1

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Essendo risorto al mattino del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni.
Ella andò ad annunziarlo a quelli che erano stati con lui, i quali erano in lutto e in pianto.
Ma essi, sentendo dire che era vivo ed era stato veduto da lei, non credettero.

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Nella domenica della Resurrezione gli apostoli – che dalla cattura di Gesù nella notte del Giovedì santo si erano dati alla latitanza temendo di essere arrestati anch’essi – riacquistano il sangue freddo e si rendono conto della gravità del loro abbandono.
Ancora timorosi, essi affluiscono alla chetichella al Cenacolo, loro punto di ritrovo, per cercare conforto e commentare quanto accaduto in quei tre giorni.
Lì apprendono dalle donne la notizia della Resurrezione, anche se come scritto dall’Evangelista Marco essi non credono loro.  
E’ tuttavia proprio nel pomeriggio di questa domenica che i Vangeli collocano una molto particolare apparizione: quella ai due discepoli sulla strada di Emmaus.
Infatti Marco continua il suo racconto, riportato poco sopra, aggiungendo:2

In seguito apparve, sotto altro aspetto, a due di costoro che erano in cammino per andare nella campagna. Ed essi tornarono indietro a dirlo agli altri, ma non credettero neppure a loro.

Nel dire ‘In seguito…’ Marco si riferisce appunto ad un episodio capitato in quella stessa giornata della domenica di Resurrezione, episodio che ci viene invece dettagliatamente raccontato da Luca così:

Lc 24, 13-35:
In quel medesimo giorno, due discepoli se ne andavano verso un villaggio, detto Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme, e discorrevano fra di loro di tutti questi avvenimenti.
Mentre parlavano e discutevano insieme, Gesù si avvicinò e si unì ad essi.
Ma i loro occhi erano impediti di riconoscerlo.
Egli domandò loro: «Di che cosa state parlando fra di voi cammin facendo?»
Si soffermarono allora rattristati, e uno di loro, chiamato Cleofa, gli rispose: «Sei tu l’unico pellegrino in Gerusalemme, a non conoscere gli avvenimenti che vi sono accaduti in questi giorni?».
Domandò loro: «Quali?».
«Il fatto di Gesù di Nazaret, gli risposero, uomo che fu un profeta, potente nelle opere e nelle parole, davanti a Dio e a tutto il popolo, e come i Gran Sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno consegnato, per essere condannato  a morte, e l’hanno crocifisso.
Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele, invece siamo già al terzo giorno dacché sono avvenuti questi fatti.
Alcune donne, che sono fra noi, ci hanno sconvolto, perché essendo andate di buon mattino al sepolcro, non hanno trovato il suo corpo, e sono tornate a dire di avere avuto una visione di Angeli i quali annunziarono che egli è vivo. Alcuni dei nostri si sono recati al sepolcro ed hanno constatato che le cose stavano bensì come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno veduto».
Allora Gesù disse loro: «O insensati e tardi di cuore a credere tutto quello che i Profeti hanno predetto! Non era necessario forse che il Cristo patisse tutto questo ed entrasse così nella sua gloria?».
Poi, cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, spiegò loro quanto lo riguardava in tutte le scritture.
E quando furono vicini al villaggio, al quale erano diretti, egli fece finta di andare più avanti. Ma essi lo costrinsero a rimanere dicendo: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire».
Egli entrò per restare con loro.
Or, mentre si trovava a tavola con essi, prese il pane, lo benedisse e, spezzandolo, lo porse ai due.
I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero; ma egli disparve ai loro sguardi.
Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci sentivamo forse ardere il cuore in petto, mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?».
E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone».
Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.

Lc 24, 36-43:
Mentre parlavano di queste cose, Gesù apparve in mezzo a loro e disse: «La pace sia con voi!».
Essi, sbigottiti e pieni di timore, credevano di vedere uno spirito. Ma Egli disse loro:«Perché siete così turbati e i dubbi affiorano nei vostri cuori? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io. Palpatemi e osservate: uno spirito, infatti, non ha carne ed ossa come vedete che ho io».
Dopo aver detto queste cose, mostrò le sue mani e i suoi piedi. Ma poiché, nella loro gioia, esitavano ancora a credere ed erano pieni di meraviglia, domandò loro: «Avete qui qualcosa da mangiare?».
Essi gli presentarono del pesce arrostito. Egli ne prese e ne mangiò alla loro presenza».

Riepilogando dal mattino della Resurrezione…
Gesù appare prima di tutto alla Madre, ma in segreto, quindi alla Maddalena, infine gli Angeli appaiono alle discepole, mentre Gesù Risorto sale al Cielo con la sua nuova veste 'umana' gloriosa di Dio-Uomo.
Solo alla sera di quella domenica, quella di cui parla appunto questo brano di Vangelo, Egli appare al gruppo apostolico del quale non fa più parte Giuda che si era nel frattempo impiccato, e dove non è presente  Tommaso che era ancora ‘alla macchia’.
La domenica successiva Gesù apparirà nuovamente agli apostoli ma questa volta alla presenza di Tommaso che nei giorni precedenti - nel sentire dagli altri compagni il racconto della apparizione di Gesù, risorto e ben vivo - aveva dichiarato di non poterci credere se non lo avesse visto di persona e toccato con le proprie mani.
Di tutte queste prime apparizioni, quella che mi ha più colpito è però quella ai due di Emmaus nella domenica di Resurrezione.
Non solo perché è un episodio che Luca racconta molto bene, ma perché la Valtorta lo racconta e descrive in maniera superlativa3 e affascinante e - ancora - perché dal racconto di Luca emergerebbe una di quelle discordanze evangeliche che a volte io cerco nei vangeli ‘con il lanternino’ nella speranza di trovarne poi una spiegazione nell’Opera valtortiana.
Solo Marco e Luca parlano dell’apparizione di Emmaus.
Alla fine del suo racconto precedente, Marco aveva aggiunto che Gesù - dopo l’apparizione alla Maddalena - era apparso per via, sotto altra forma, a due dei discepoli che andavano ‘in campagna’ e che questi tornarono indietro per annunciare agli altri (e cioè agli apostoli) la sua resurrezione.
Marco precisa tuttavia che gli apostoli - che già non avevano creduto alla Maddalena e alle discepole -  non credettero neppure a loro.
Gli apostoli consideravano evidentemente delle allucinazioni non solo quelle delle donne ma anche quelle dei due uomini.

 

17.2 I due discepoli di Emmaus: ‘Non ci sentivamo forse ardere il cuore in petto mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?

Se in Marco vi è solo un accenno di sfuggita ai due di Emmaus, Luca è invece molto più preciso e completo nel suo racconto, forte evidentemente di ben altri approfondimenti e testimonianze che egli seppe raccogliere, magari dagli stessi protagonisti, come del resto egli doveva aver raccolto dalla Madonna anche le testimonianze sull’infanzia di Gesù.
Luca dice che uno dei due è un certo Cleofa che, insieme ad un compagno, camminava sulla strada che da Gerusalemme portava ad Emmaus, distante più o meno un quindici/venti chilometri.
Due buoni camminatori – visto che le gambe a quell’epoca erano il mezzo di locomozione più usato ed allenato – avrebbero potuto percorrere a buon passo quella distanza in poche ore.
I due erano evidentemente venuti a Gerusalemme per partecipare alla Pasqua ed erano discepoli di Gesù.
Il dramma della cattura nella notte del Giovedì santo - della quale avevano probabilmente avuto conoscenza solo al mattino del Venerdì al momento del processo fra grandi tumulti di folla - li aveva colti di sorpresa. Solo pochi giorni prima c’era stata la Domenica delle Palme, con l’omaggio, gli osanna ed il trionfo tributati a Gesù dai suoi sostenitori e dallo stesso popolo.
Non riuscivano a comprendere – i due - di come le cose si fossero capovolte così all’improvviso, e soprattutto non riuscivano a capacitarsi di come il Messia, il Figlio di Dio, avesse potuto farsi prendere, malmenare, flagellare, crocifiggere ed uccidere.
Essi sono addolorati, il dubbio di essersi sbagliati sulla natura divina di Gesù li attanaglia, ed è mentre così discorrono che un viandante li raggiunge e si accompagna a loro.
Il Viandante è Gesù, ma Luca dice che gli occhi dei due ‘non potevano riconoscerlo’.
Anche alla Maddalena ricorderete che era successo qualcosa di analogo.
I tre – cioè Cleofa, il suo ignoto compagno ed il Viandante Gesù, in incognito – proseguono intanto il loro cammino verso Emmaus.
Gesù fa finta di essere all’oscuro di quanto essi stanno commentando e domanda loro ragione di quelle loro facce afflitte.
Quelli, immaginando che lui dovesse essere un forestiero che non aveva vissuto gli avvenimenti di quegli ultimi  recenti tragici giorni a Gerusalemme, gli raccontano di questo Gesù Nazareno, ‘profeta potente’ in opere e parole, ma odiato, fatto condannare e crocifisso dai sacerdoti e dai Capi giudei.
Quel mattino – dicono loro – alcune donne erano però andate al sepolcro ed erano tornate dicendo di averlo trovato vuoto e di aver visto lì degli angeli che avevano detto loro che Gesù era vivo.
Alcuni altri – e qui i due alludono evidentemente a Pietro e Giovanni che dopo il racconto della Maddalena sul sepolcro trovato deserto erano corsi a controllare – avevano dato conferma che il sepolcro era effettivamente vuoto.
Comincia allora qui – durante il cammino – una lunga catechesi del Viandante che – benché ‘forestiero’ – mostra ai due di conoscere alla perfezione le Scritture ed in particolare le cose predette dai Profeti sul Messia, per cui, cominciando da Mosè e dagli altri profeti, l’uomo spiega ai due che quel Gesù  - che essi, in un momento di scoraggiamento, avevano ‘declassato’ al rango di semplice ‘profeta’- era in realtà non solo l’atteso Messia, ma addirittura il Figlio di Dio.
Il gruppo è intanto arrivato alle prime case del villaggio. I due si accingono ad entrarvi e Gesù mostra di voler continuare.
Ma quelli lo fermano: ‘Ormai si è fatta sera, resta con noi’, gli dicono.
Erano molto ospitali gli ebrei, ed i due erano anche molto meravigliati e rapiti dalle spiegazioni sapienti che quel viandante aveva loro dato.
Lo invitano a cena per trattenerlo ancora di più e bere alla fonte della sua sapienza.
Ormai essi sono stati riconfermati nella loro fede ma Gesù li accontenta ed accetta l’invito. Vuole fare loro un ultimo dono che servirà anche agli altri increduli.
Si siedono a tavola, all’Ospite viene dato l’onore di spezzare il pane per tutti. Il Viandante si alza maestoso, benedice il pane, lo spezza con solennità come aveva fatto con quello Eucaristico dell’Ultima Cena. Lo porge ai due e - mentre quelli lo guardano trasognati come se quel gesto ricordasse loro qualcosa di famigliare - a loro si aprono gli occhi, vedono Gesù trasfigurarsi per poi scomparire, con un sorriso, nel nulla, lasciandoli soli con quel prezioso pane in mano.
Immaginate lo stupore, la meraviglia, la gioia immensa nell’essersi accorti che quello sconosciuto che gli aveva spiegato tutto, che aveva camminato a lungo al loro fianco, che si era addirittura seduto al desco con loro, era niente di meno che il Messia, il Messia risorto…, anzi…il Figlio di Dio!
Come a confermarsi l’un l’altro di non aver avuto le traveggole – essi , ripensando al cammino percorso insieme al Viandante, dicono allora quelle parole restate famose, citate nel Vangelo di Luca: «Non ci sentivamo forse ardere il cuore in petto mentre ci parlava per via e ci spiegava le Scritture?».
Perché mai il cuore avrebbe dovuto ‘ardere’ loro in petto? E’ l’azione dello Spirito Santo che se ci comportiamo da giusti ‘abita’ in noi e ‘muove’ i nostri sentimenti, le nostre emozioni, quando vuole illuminarci e farci comprendere che in quello che leggiamo, che vediamo o che sentiamo c’è Dio.
Andare a dormire? Neanche parlarne. Correre subito a Gerusalemme, al Cenacolo, avvisare gli altri che il Messia – come avevano detto quel mattino le donne alle quali nessuno aveva creduto - era invece davvero risorto, e che persino loro, che erano gli ultimi dei discepoli, lo avevano visto e toccato.

 

17.3 Altre due discordanze evangeliche…

E’ ormai l’imbrunire ma essi si rimettono subito in cammino da Emmaus verso Gerusalemme, ripercorrendo - con lena e forze moltiplicate dall’emozione e dall’entusiasmo - il percorso inverso.
Giungono al Cenacolo a notte inoltrata, e vi trovano gli apostoli ancora riuniti a commentare gli straordinari avvenimenti di quella strana giornata.
Narra infatti Luca:

“…E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: « il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane”.

Luca - un istante di attenzione! - dice che i due di Emmaus avevano trovato gli ‘undici’ apostoli riuniti con i loro compagni.
I conti però non tornano e Renan e Loisy - i due feroci critici positivisti e modernisti di cui abbiamo parlato nel primo volume - troverebbero certamente da ridire.
Gli ‘undici’, in quel momento, dovevano essere in realtà solo dieci, perché – come si evince dal contesto degli altri evangeli e come da me ricordato in precedenza - Giuda era assente in quanto suicida e Tommaso, dopo la fuga al momento della cattura di Gesù sul Getsemani, non si era ancora fatto vivo.
Luca ha composto il suo vangelo qualche anno dopo i fatti e non deve aver badato ad un piccolo particolare di questo genere, dicendo così undici anziché dieci apostoli.
Ritornando però ai viandanti di Emmaus, chi sono in realtà questi due discepoli?
Di uno – poiché ce lo dice lo stesso Luca - sappiamo che si chiamava Cleofa, dell’altro nulla.
E’ sempre la Valtorta però a farci comprendere indirettamente l’arcano, se scorriamo le pagine dei dieci volumi del suo Evangelo.
Il paese di Emmaus aveva un vecchio sinagogo di nome Cleofa.
Questi, verso la fine del primo anno di vita pubblica di Gesù, era andato a trovarlo con un gruppo di paesani per ascoltarne la predicazione in una fattoria di campagna dell’Acqua speciosa, quella fattoria di Lazzaro di cui abbiamo parlato nel primo volume dove Gesù si era rifugiato con gli apostoli per sottrarsi per un po’ di tempo alle insidie dei soliti scribi e farisei.
Il sinagogo, rimasto estasiato dai discorsi di Gesù - che in quei giorni spiegava il significato profondo di ognuno dei dieci comandamenti - lo invita a venirlo a trovare nella sua Emmaus.
Poco tempo dopo Gesù si trova a passare nelle vicinanze di quella cittadina ed a sorpresa entra nella stessa casa dove sono entrati ora Gesù con i due di Emmaus.
Il vecchio Cleofa lo accoglie con gioia e organizza una festa, invitando i notabili del paese a cena perché vorrebbe che Gesù, con la sua parola, li facesse convinti che lui è veramente l’atteso Messia.
Egli presenta a Gesù la sua famiglia: la moglie, un figlio di nome anch’egli Cleofa, la moglie di questo figlio, i nipotini, mentre un altro figlio, di nome Erma – come si rammarica il padre - è purtroppo in quel momento assente essendo andato a Gerusalemme con Simone, suocero del figlio Cleofa.
Da Gerusalemme fanno in tempo però ad arrivare di lì a poco Erma con il suocero di Cleofa, Simone, e tutti i famigliari diventeranno discepoli di Gesù.
Qui mi preme però sottolineare i nomi di Cleofa-figlio e di Simone perché – nel racconto della visione che la Valtorta ha dell’episodio dei due di Emmaus – si capisce che i due di Emmaus sono proprio Cleofa-figlio e il suo suocero Simone.
Ma perché ho voluto attirare  la vostra attenzione su un aspetto apparentemente banale come il sapere chi sono esattamente i due?
E’ per cercare di risolvere con voi un dubbio che da anni mi tormenta.
Vi ho mostrato, se avete per caso letto anche i miei libri precedenti ed in particolare i miei sette volumi di commento ai Vangeli, quante siano le apparenti discordanze nei racconti evangelici.
Lo scrittore cattolico Vittorio Messori – non mi ricordo se ve l’ho già detto - le ha una volta definite ‘croce e delizia’ dei critici: croce per i benpensanti che non sanno come spiegarsele e si trovano in difficoltà, delizia per i maldicenti che ne approfittano per sostenere l’inattendibilità di quanto viene riferito nei Vangeli, considerati - da soggetti come Loisy, Renan e Bultmann - alla stregua di racconti mitici.
Io ho cercato dunque di cogliere per quanto possibile queste discordanze per spiegare come – alla luce delle visioni di Maria Valtorta – esse finiscano invece per acquistare un senso compiuto.
E’ vero che i Vangeli sono – nella loro sostanza spirituale -  ‘Parola di Dio’, ma è pur vero che gli evangelisti non erano letterati, pozzi di scienza. Essi non disponevano di ‘registratori’, cercavano di annotare a memoria i concetti che sentivano per poi trascriverli in un secondo tempo, e solo quando le circostanze lo permettevano potevano consentirsi il lusso di incidere qualche veloce concetto su qualche pergamena o qualche tavoletta di cera che si portavano dietro, concetto comunque sempre sommario perché era impossibile stare dietro alla trascinante oratoria di Gesù.
Qualche confusione era dunque possibile.
Il mio dubbio, nel caso specifico di Emmaus, era questo.
Luca – alla fine del brano di Gesù sui due di Emmaus - narra che, quando i due giungono al Cenacolo, gli apostoli vi erano ancora riuniti per discutere gli avvenimenti della giornata.
Se ne deduce dunque che fino a quel momento, e cioè fino a tarda sera di quella domenica, Gesù non era ancora apparso a nessuno degli apostoli.
Luca – terminato infatti il racconto dei due di Emmaus – continua il suo Vangelo dicendo che Gesù apparirà agli apostoli poco dopo in quella notte stessa.
Ma Luca, quando stava narrando poco prima dei due di Emmaus, aveva scritto testualmente:

“…E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli Undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: « il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane”.

Dell’errore di Luca sul numero degli apostoli presenti, e cioè dieci e non undici,  abbiamo già detto, ma ora converrete anche voi che, dal testo, parrebbe proprio che gli apostoli avessero detto ai due che il Signore era già apparso a Simone e che solo dopo i due di Emmaus avevano anch’essi raccontato agli apostoli la ‘loro’ apparizione.
Ora, venendo al dubbio che da anni mi torturava, mi chiedevo: Di quale Simone si tratta? Possibile che se Gesù era apparso a Simone di Giona, cioè Pietro, la Valtorta – che pure ha parlato di tante altre apparizioni non menzionate nei Vangeli – non ne abbia fatto cenno?
E se fosse invece apparso a Simone lo Zelote? Ma neppure a questo la Valtorta fa cenno.
 E allora?
I Vangeli stessi, che parlano delle apparizioni alle donne in quella giornata, non fanno alcun accenno ad una apparizione a Simone lo Zelote.
Nè essi parlano di una apparizione a Simon Pietro, la cui parola di Capo degli apostoli sarebbe bastata a dissipare qualsiasi dubbio sulla resurrezione di Gesù.
Quando poi la Valtorta descrive la visione della apparizione di Gesù agli apostoli nel Cenacolo (e cioè dopo che i due di Emmaus avevano raccontato la loro esperienza e se ne erano già andati via) si capisce - da come essi si rivolgono a Gesù - che sia ‘Simone di Giona’ che ‘Simone lo Zelote’ vedono Gesù risorto per la prima volta in quel momento.
Gli apostoli erano addolorati, mortificati ed avviliti, Gesù era apparso alla Maddalena, gli Angeli alle discepole, insomma a tutti meno che a loro, ed essi si rimproveravano e si commiseravano a turno, ognuno dando testimonianza agli altri della propria viltà e fuga al momento della cattura, si nascondevano il volto fra le mani per la vergogna del ricordo e mentre stavano così, in un lampo abbagliante, Gesù si materializza in mezzo a loro, bello come un Dio, con il suo corpo glorificato.
Inizia allora un bellissimo e dolce colloquio dove Gesù spiega loro - come un padre spiegherebbe ad un figlio molto amato le ragioni di una giusta punizione - perché Egli li ha tenuti ‘ultimi’ nelle sue apparizioni.
Pietro si trascina in ginocchio ai suoi piedi, singhiozza, gli chiede: ‘Perdono! Perdono!’.
Gesù lo consola con dolcezza.
Non c’è dubbio: Pietro vede Gesù in quel momento per la prima volta.
Ma allora come la mettiamo con quei due versetti di Luca su quella apparizione a Simone che chissà quanti teologi ed esegeti avranno per secoli interpretato come una qualche apparizione ‘segreta’ di Gesù a Pietro?
Io trovo una sola spiegazione: si tratta di una delle solite discordanze!
Insomma di un errore di traduzione dei testi originari, oppure di un errore degli amanuensi dei secoli successivi, oppure di una cosa capita o ricordata male da Luca.

 

 

Abbiamo dunque compreso che in questo ‘giallo’ vi è un ‘assassino’, ma non sappiamo ancora chi è finché… non lo scopriamo dalla visione della Valtorta: il ‘Simone’ di cui scrive Luca quando accenna ai discorsi nel Cenacolo va infatti individuato nel Simone di Emmaus,  cioè il secondo dei ‘due di Emmaus’.
Simone era il suocero di Cleofa-figlio ed era lui che insieme al genero stava ritornando da Gerusalemme ad Emmaus e che poi ritorna sempre con Cleofa al Cenacolo per portare l’annuncio della Resurrezione agli apostoli.
Se io fossi l’evangelista Luca oppure se Egli dal Cielo mi desse l’autorizzazione per ‘correggere’ il seguente testo del suo vangelo:

‘E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono gli undici riuniti con i loro compagni, i quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». Essi pure raccontarono quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’

Io - pensando che a parlare per primo agli apostoli fosse stato Cleofa - quel testo lo riscriverei più o meno così:

E subito si alzarono e tornarono a Gerusalemme e trovarono i dieci riuniti con i loro compagni, ai quali dissero: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso anche a Simone». Essi raccontarono pure quanto era accaduto loro per via e come lo avevano riconosciuto quando egli spezzò il pane.’


1 Mc 16, 9-13
Mc 16, 12-13

2 Mc 16, 12-13

3 M.V.: ‘L’Evangelo…’ - Vol. X, Cap. 625 - C.E.V.
  G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” - Vol. IV, Cap. 17 - Ed. Segno - vedi anche Sez. Opere del sito autore: https://www.ilcatecumeno.net