13. SATANA È! SATANA CHE DICE:
‘NON RISORGERÀ. NESSUN PROFETA L’HA DETTO’ 

 

13.1 Ma non vedete che non credete alla sua Resurrezione? Lo credete? No.
 
Alla fine del capitolo precedente avevo accennato alla strazio di Maria ed al fatto che i discepoli di Gesù ne avevano iniziato l’imbalsamazione, nel pomeriggio del venerdi con l’idea di completarla il giorno successivo a quello del loro ‘sabato’, vale a dire la nostra domenica.
Nessuno dei discepoli credeva veramente possibile la resurrezione di quel cadavere, oltretutto martoriato e ridotto in condizioni veramente pietose.
Maria sapeva invece bene che Gesù era Figlio di Dio e aveva creduto dunque fermamente alle parole del Figlio quando Questi aveva annunciato più volte – oltre che la propria morte - anche la sua successiva Resurrezione, al terzo giorno.
Ma in quel momento – mentre il suo corpo veniva deposto sulla pietra tombale del sepolcro di Giuseppe d’Arimatea - Lei non capiva più nulla, accecata dal dolore.
Vedeva solo suo Figlio torturato e ben morto, definitivamente cadavere.
Suo figlio era lì, morto, morto, morto!
Gesù era stato deposto dalla croce, avvolto in un telo e poi posato su dei mantelli che servivano da improvvisata portantina.
Giovanni, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea – seguiti dal corteo di donne - lo avevano trasportato giù, ai piedi del Golgota, in un campo di proprietà di Giuseppe dove questi si era fatto costruire la propria tomba, ancora inutilizzata, scavata dentro la roccia calcarea.
Gesù era morto alle tre del pomeriggio ma per Giuseppe c’era voluto del tempo per tornare al Pretorio, e – con la sua autorità di membro del Sinedrio – farsi ricevere da Pilato ed ottenere l’autorizzazione al rilascio del cadavere, tornare indietro sul Calvario, staccare il Corpo dalla Croce e portarselo via per inumarlo  nella propria tomba.
Si stava già quindi avvicinando il tramonto del ‘Venerdi’, tramonto con il quale sarebbe iniziato il sabato ebraico quando ogni attività sarebbe stata assolutamente vietata dalla Legge, senza che ci si potesse neanche allontanare più di qualche centinaio di metri dal luogo in cui ci si trovava quando si veniva sorpresi dal tramonto.
Dovevano quindi far presto, preparare sommariamente il corpo di Gesù con degli unguenti di imbalsamazione, una sorta di prima preparazione, che avrebbero terminata il giorno successivo al sabato quando avrebbero potuto riprendere quel compito pietoso.
Se lo volevano imbalsamare era perché evidentemente i tre uomini non credevano alla sua Risurrezione.
Una sua Risurrezione – anche se ci avessero creduto - doveva sembrare in effetti impossibile con un cadavere così ridotto e con il cuore spaccato dal colpo di lancia che i soldati - come prescrivevano le norme legali - avevano inferto mentre Gesù era ancora sulla Croce, per essere sicuri che fosse effettivamente morto prima che i discepoli se lo portassero via.
La nostra mistica vede e descrive nella sua Opera la morte, la deposizione dalla Croce, il trasporto di Gesù fin nella tomba, nonché la disperazione di Maria.
Qui mi limito a dire solo l’essenziale.
Il sepolcro è composto da due stanze, una sorta di anticamera con un tavolo di pietra che serve per la composizione del corpo, ed una stanza successiva, la vera e propria camera sepolcrale nelle cui pareti vi sono tutta una serie di loculi vuoti in attesa – suppongo – degli altri ‘ospiti’ futuri.
Gesù viene deposto sul tavolo dell’anticamera e viene sommariamente pulito, Maria gli sta accanto, piange, gli parla, lo chiama, se lo abbraccia serrandoselo al petto…:  

 

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Nicodemo e Giuseppe si avvicinano, appoggiando ad una specie di sedile, che è all'altra parte della pietra, vasi e bende, e la sindone monda e un catino con acqua, mi pare, e batuffoli di filacce, mi pare.
Maria vede e chiede, forte: «Che fate voi? Che volete? Prepararlo? A che?
Lasciatelo in grembo alla sua Mamma. Se riesco a scaldarlo, prima risorge. Se riesco a consolare il Padre e a consolare Lui dell'odio deicida, il Padre perdona prima, e Lui prima torna».
La Dolorosa è quasi delirante.
«No, non ve lo do! L'ho dato una volta, una volta l'ho dato al mondo, e il mondo non lo ha voluto. L'ha ucciso per non volerlo. Ora non lo do più! Che dite? Che lo amate? Già! Ma perché allora non l'avete difeso? Avete atteso, a dirlo che lo amavate, quando non era più che uno che non poteva più udirvi. Che povero amore il vostro! Ma se eravate così paurosi del mondo, al punto di non osare di difendere un innocente, almeno lo dovevate rendere a me, alla Madre, perché difendesse il suo Nato. Lei sapeva chi era e che meritava. Voi!... Voi lo avete avuto a Maestro, ma non avete nulla imparato. Non è vero forse? Mento forse?
Ma non vedete che non credete alla sua Risurrezione? Ci credete? No.
Perché state là, preparando bende e aromi?
Perché lo giudicate un povero morto, oggi gelido, domani corrotto, e lo volete imbalsamare per questo.
Lasciate le vostre manteche. Venite ad adorare il Salvatore col cuore puro dei pastori betlemmiti. Guardate: nel suo sonno non è che uno stanco che riposa. Quanto ha faticato nella vita! Sempre più ha faticato! E in queste ultime ore, poi!... Ora riposa. Per me, per la Mamma sua non è che un grande Bambino stanco che dorme. Ben misero il letto e la stanza! Ma anche il suo primo giaciglio non fu più bello, né più allegra la sua prima dimora.
I pastori adorarono il Salvatore nel suo sonno di Infante. Voi adorate il Salvatore nel suo sonno di Trionfatore di Satana.
E poi, come i pastori, andate a dire al mondo: "Gloria a Dio! Il Peccato è morto! Satana è vinto! Pace sia in Terra e in Cielo fra Dio e l'uomo!". Preparate le vie al suo ritorno.
Io vi mando. Io che la Maternità fa Sacerdotessa del rito. Andate. Ho detto che non voglio. Io l'ho lavato col mio pianto. E basta. Il resto non occorre. E non vi pensate di porlo su di Lui.
Più facile sarà per Lui il risorgere se libero da quelle funebri, inutili bende.
Perché mi guardi così, Giuseppe? E tu perché, Nicodemo? Ma l'orrore di questa giornata ebeti vi ha fatto? Smemorati?
Non ricordate?
'A questa generazione malvagia e adultera, che cerca un segno, non sarà dato che il segno di Giona... Così il Figlio dell'uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della Terra".
Non ricordate? 
‘Il Figlio dell'uomo sta per essere dato in mano agli uomini che l'uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà".
Non ricordate?
"Distruggete questo Tempio del Dio vero ed in tre giorni Io lo risusciterò".
Il Tempio era il suo Corpo, o uomini. Scuoti il capo? Mi compiangi? Folle mi credi? Ma come? Ha risuscitato i morti e non potrà risuscitare Se stesso? Giovanni?».
«Madre!».
«SI, chiamami "madre". Non posso vivere pensando che non sarò chiamata così! Giovanni, tu eri presente quando risuscitò la figlioletta di Giairo e il giovinetto di Naim. Erano ben morti, quelli, vero? Non era solo un pesante sopore? Rispondi».
«Morti erano. La bambina da due ore, il giovinetto da un giorno e mezzo».
«E sorsero al suo comando?».
«E sorsero al suo comando».
«Avete udito? Voi due, avete udito? Ma perché scuotete il capo? Ah! forse volete dire che la vita torna più presto in chi è innocente e giovinetto. Ma il mio Bambino è l'Innocente! Ed è il sempre Giovane. E’ Dio, mio Figlio! ... ».
La Madre guarda con occhi di strazio e di follia i due preparatori che, accasciati ma inesorabili, dispongono i rotoli delle bende inzuppate ormai negli aromi.
Maria fa due passi. Ha rideposto il Figlio sulla pietra con la delicatezza di chi depone un neonato nella cuna. Fa due passi, si curva ai piedi del letto funebre, dove in ginocchio piange la Maddalena, e l'afferra per una spalla, la scuote, la chiama: «Maria. Rispondi. Costoro pensano che Gesù non possa risorgere perché uomo e morto di ferite. Ma tuo fratello non è più vecchio di Lui?».
«Non era tutto una piaga?».
«Sì».
«Non era già putrido prima di scendere nel sepolcro?».
«Sì».
«E non risorse dopo quattro giorni di asfissia e di putrefazione?».
«Sì».
«E allora?».
Un silenzio grave e lungo.
Poi un urlo inumano.
Maria vacilla portandosi una mano sul cuore. La sostengono. Ma Lei li respinge. Pare respinga i pietosi.
In realtà respinge ciò che Lei sola vede. E urla: «Indietro! Indietro, crudele! Non questa vendetta! Taci! Non ti voglio udire! Taci! Ah! mi morde il cuore!».
«Chi, Madre?».
«O Giovanni! Satana è! Satana che dice: 'Non risorgerà. Nessun profeta l'ha detto".
O Dio altissimo! Aiutatemi tutti, o voi, spiriti buoni, o voi, uomini pietosi! La mia ragione vacilla! Non ricordo più nulla. Che dicono i profeti? Che dice il salmo? Oh! chi mi ripete i passi che parlano del mio Gesù?».
E’ la Maddalena che con la sua voce d'organo dice il salmo davidico sulla Passione del Messia.
La Madre piange più forte, sorretta da Giovanni, e il pianto cade sul Figlio morto che ne è tutto bagnato. Maria vede, e lo asciuga, e dice a voce bassa: «Tanto pianto! E quando avevi tanta sete neppure una stilla te ne ho potuto dare. E ora... tutto ti bagno! Sembri un arbusto sotto una pesante rugiada. Qui, che la Mamma ti asciuga, Figlio! Tanto amaro hai gustato! Sul tuo labbro ferito non cada anche l'amaro e il sale del materno pianto! ... ».
Poi chiama forte: «Maria. Davide non dice... Sai Isaia? Di' Ie sue parole ... ».
La Maddalena dice il brano sulla Passione e termina con un singhiozzo: «... consegnò la sua vita alla morte e fu annoverato tra i malfattori, Egli che tolse i peccati del mondo e pregò per i peccatori».
«Oh! Taci! Morte no! Non consegnato alla morte!
No! No! Oh! che il vostro non credere, alleandosi alla tentazione di Satana, mi mette il dubbio nel cuore!
E dovrei non crederti, o Figlio? Non credere alla tua santa parola?!
Oh! dilla all'anima mia! Parla. Dalle sponde lontane, dove sei andato a liberare gli attendenti la tua venuta, getta la tua voce d'anima alla mia anima protesa, alla mia che è qui, tutta aperta a ricevere la tua voce. Dillo a tua Madre che torni! Di': 'Al terzo giorno risorgerò".
Te ne supplico, Figlio e Dio!
Aiutami a proteggere la mia fede. Satana la attorciglia nelle spire per strozzarla. Satana ha levato la sua bocca di serpe dalla carne dell'uomo perché Tu gli hai strappato questa preda, e ora ha confitto l'uncino dei suoi denti velenosi nella carne del mio cuore e me ne paralizza i palpiti, e la forza, e il calore.
Dio! Dio! Dio! Non permettere che io diffidi! Non lasciare che il dubbio mi agghiacci!
Non dare libertà a Satana di portarmi a disperare!
Figlio! Figlio! Mettimi la mano sul cuore. Caccerà Satana. Mettimela sul capo. Vi riporterà la luce. Santifica con una carezza le mie labbra, perché si fortifichino a dire: "Credo" anche contro tutto un mondo che non crede.
Oh! che dolore è non credere! Padre! Molto bisogna perdonare a chi non crede. Perché, quando non si crede più... quando non si crede più... ogni orrore diviene facile. Io te lo dico... io che provo questa tortura. Padre, pietà dei senza fede! Da' loro, Padre santo, da' loro, per questa Ostia consumata e per me, ostia che si consuma ancora, da' la tua Fede ai senza fede!».
Un lungo silenzio.
Nicodemo e Giuseppe fanno un cenno a Giovanni e alla Maddalena.
«Vieni, Madre». E’ la Maddalena che parla, cercando di allontanare Maria dal Figlio e di dividere le dita di Gesù intrecciate fra quelle di Maria, che le bacia piangendo.
La Mamma si raddrizza.
E’ solenne. Stende un'ultima volta le povere dita esangui, conduce la mano inerte a fianco del Corpo. Poi abbassa le braccia verso terra e, ben dritta, colla testa lievemente riversa, prega e offre.
Non si ode parola. Ma si capisce che prega da tutto l'aspetto.
E’ veramente la Sacerdotessa all'altare, la Sacerdotessa nell'attimo dell'offerta. «Offerimus praeclarae majestati tuae de tuis donis, ac datis, hostiam puram, hostiam sanctam, hostiam immaculatam ... ».
Poi si volge: «Fate pure. Ma Egli risorgerà. Inutilmente voi diffidate della mia ragione e siete ciechi alla verità che Egli vi disse. Inutilmente tenta Satana di insidiare la mia fede.
A redimere il mondo manca anche la tortura data al mio cuore da Satana vinto. La subisco e la offro per i futuri.
Addio, Figlio! Addio, mia Creatura!
Addio,bambino mio!
Addio…Addio… Addio… Santo… Buono… Amatissimo e amabile... Bellezza ... Gioia… Fonte di salute… Addio… sui tuoi occhi… sulle tue labbra… sui tuoi capelli d’oro… sulle tue membra gelide… sul tuo Cuore trafitto…  oh! sul tuo Cuore trafitto… il mio bacio… il mio bacio… il mio bacio… Addio… Addio… Signore! Pietà di me! ».

(19 febbraio 1944)
I due preparatori hanno finito la preparazione delle bende.
Vengono alla tavola e denudano Gesù anche del suo velo. Passano una spugna, mi pare, o un batuffolo di lino sulle membra in una molto frettolosa preparazione delle membra goccianti da mille parti.
Poi spalmano tutto il Corpo di unguenti. Lo seppelliscono addirittura sotto una crosta di manteca.
Prima lo hanno sollevato, nettando anche la tavola di pietra su cui posano la sindone, che pende per oltre la metà dal capo del letto. Lo riadagiano sul petto e spalmano tutto il dorso, le cosce, le gambe. Tutta la parte posteriore.
Poi delicatamente lo girano, osservando che non venga asportata la manteca degli aromi, e lo ungono anche dalla parte anteriore. Prima il tronco, poi le membra. Prima i piedi, per ultime le mani, che uniscono sul basso ventre.
La mistura degli aromi deve essere appiccicosa come gomma, perché vedo che le mani restano a posto, mentre prima scivolavano sempre per il loro peso di membra morte. I piedi no. Conservano la loro posizione: uno più dritto, l'altro più steso.
Per ultimo, il capo. Dopo averlo spalmato accuratamente, di modo che le fattezze scompaiono sotto lo strato di unguento, lo legano con la fascia mentoniera per mantenere chiusa la bocca.
Maria geme più forte.
Poi alzano il lato pendente della sindone e la ripiegano sopra a Gesù.
Egli scompare sotto la grossa tela della sindone. Non è più che una forma coperta da un telo.
Giuseppe osserva che tutto sia bene a posto e appoggia ancora sul viso un sudario di lino e altri panni, simili a corte e larghe strisce rettangolari, che passano da destra a sinistra, al disopra del Corpo, e tengono a posto la sindone, bene aderente al Corpo.
Non è la caratteristica fasciatura che si vede nelle mummie e neppure nella risurrezione di Lazzaro. E’ un embrione di fasciatura.
Gesù ormai è annullato. Anche la forma si confonde sotto i lini. Sembra un lungo mucchio di tela, più stretto ai vertici e più largo al centro, appoggiato sul grigio della pietra.
Maria piange più forte.

(4 ottobre 1944)
Dice Gesù: «E la tortura continuò con assalti periodici sino all'alba della Domenica. Io ho avuto, nella Passione, una sola tentazione.
Ma la Madre, la Donna, espiò per la donna, colpevole di ogni male, più e più volte. E Satana sulla Vincitrice infierì con centuplicata ferocia.
Maria l'aveva vinto. Su Maria la più atroce tentazione. Tentazione alla carne della Madre. Tentazione al cuore della Madre. Tentazione allo spirito della Madre.
Il mondo crede che la Redenzione ebbe fine col mio ultimo anelito. No. La compì la Madre, aggiungendo la sua triplice tortura per redimere la triplice concupiscenza, lottando per tre giorni contro Satana che la voleva portare a negare la mia Parola e non credere nella mia Risurrezione. Maria fu l'unica che continuò a credere.
Grande e beata è anche per questa fede.
Hai conosciuto anche questo. Tormento che fa riscontro al tormento del mio Getsemani.
Il mondo non capirà questa pagina. Ma "coloro che sono nel mondo senza essere del mondo" la comprenderanno e aumentato amore avranno per la Madre Dolorosa. Per questo l'ho data.
Va' in pace con la nostra benedizione».

 

13.2 ‘Il mondo non capirà questa pagina…’. Ed io allora vi spiego meglio la Tentazione finale di Maria.
Vi invito a riflettere su quelle parole di Gesù a Maria Valtorta quando dice che nella sua Passione del Getsemani Egli subì – come uomo - una sola Tentazione, mentre la Madre, la Donna, espiò più e più volte per la donna, ‘colpevole di ogni male’, perché Satana infierì su di Lei sapendo che sarebbe stata la  Vincitrice.
Non sorridete, voi uomini, al pensare alla donna come ‘colpevole di ogni male’ e non arrabbiatevi voi donne.
Gesù non si riferisce infatti alla donna di oggi, ma alla prima di allora, Eva, perché fu a causa della sua disobbedienza che il Male, ogni male, è entrato nel mondo.
Satana ‘sapeva’ – come dice Gesù - che Maria sarebbe stata la Vincitrice perché il Dio della Genesi aveva predetto a lui ‘Serpente’, scacciandolo dal Paradiso terrestre, che un’altra Donna con il suo Calcagno gli avrebbe un giorno schiacciato il capo.
Per questo egli infierì. Per vendetta… e nella speranza, sempre ultima a morire, che anche la seconda Donna potesse ‘cadere’ come la prima.
Vorrete però forse conoscere quale sia stata la Tentazione di Satana che subì Gesù? E’ quella per cui Gesù finì per sudare sangue.
Una tentazione allucinante, di cui parlo in un capitolo di venti pagine di un altro libro2 ma che - per spiegarvela bene - dovrei qui ritrascrivere per intero. Andrei fuori tema.
Avete invece qui ben compreso in cosa consistette l’estrema Tentazione di Satana a Maria: insinuarle il dubbio sulla Resurrezione di Gesù!
Gesù, nel ‘dettato’ di cui sopra, spiega quale fu la ‘Tentazione’ di Maria ma non ne illustra le sottili implicazioni, lasciandole forse al nostro intuito.
Ci proverò io.
A prima vista non sembrerebbe neppure che il perdere la fede nella Risurrezione di Gesù fosse poi stata una grande ‘Tentazione’…
Se ci pensate però bene, vi accorgerete che Satana è stato invece di una astuzia… luciferina.
Egli non si era limitato a dirle nella mente che Gesù non sarebbe risorto, poiché la ‘parola’ di Satana valeva meno della Fede di Maria, ma molto più sottilmente aveva chiamato a testimonianza l’autorità degli stessi Profeti che avevano parlato di Gesù, facendole notare che essi non avevano mai parlato di alcuna Risurrezione.
La finezza della Tentazione, se ben riflettete e guardate alla capacità psicologica di Satana, non consistette però solo nel chiamare a testimoni i profeti del fatto che Gesù non sarebbe risorto, bensì nell’indurre implicitamente Maria a pensare che – essendosi Gesù ingannato sulla propria risurrezione – Egli si era anche sbagliato sulla propria Divinità.
La Resurrezione, anzi la ‘auto-resurrezione’, avrebbe infatti dovuto essere la prova ‘inoppugnabile’ della propria divinità che Gesù aveva promesso a quegli scribi e farisei che in segno di sfida gli chiedevano appunto un ‘segno’ della stessa.
Gesù aveva loro risposto che avrebbe dato il ‘segno’ di Giona,.
Essi – che pur conoscevano il racconto del profeta Giona, ‘restituito’ alla vita dopo essere stato per tre giorni nel ventre del pesce che lo aveva inghiottito – non avevano però compreso il significato di quell’episodio applicato a Gesù.3
Gesù lo aveva poi chiaramente spiegato agli apostoli, anche se quelli rifiutavano di credere ai suoi annunci di morte parendo ad essi una cosa impossibile, ed interpretando le parole di Gesù come espressioni di una persona psicologicamente un poco ‘depressa’, schiacciata dalle fatiche dell’apostolato.
La tentazione nella quale Satana avrebbe voluto indurre Maria, dunque?
«Se però Gesù non fosse risorto, che senso avrebbe avuto tutta quella sua vita di tribolazioni? Che senso quella tragedia finale sulla croce? Che ‘pagliacciata’ era mai stata quella storia della Redenzione? Ingannata da quell’Angelo dell’Annunciazione! Anzi, ingannata da Dio! Una vita di triboli, sacrifici e sofferenze del tutto vana. Il figlio ucciso. Il figlio! Che Dio era mai quello che aveva permesso tutto questo? Che Dio era mai quello che li aveva così ingannati

Ecco cosa voleva Satana.
Voleva la disperazione di Maria, facendo leva sul suo amore di Madre sofferente ed ingannata, per indurla a dubitare di Dio, a diffidarne.
Non solo, però, perché Satana nel Male è un Grande.
Satana – tocco d’artista, se gli fosse andata bene – voleva che Lei, la Tutta Bella, la Figlia Diletta nella quale Dio si era compiaciuto ancor prima della Creazione, maledicesse il suo Dio.
Contento, finalmente?
Nemmeno questo bastava a Satana.
Non gli bastava umiliare Dio, egli voleva anche la dannazione dell’Umanità intera.
Gesù e Maria, come ‘uomini’, dovevano infatti redimere in due, Gesù per le colpe di Adamo, Maria per quelle di Eva.
Gesù e Maria, due Cuori uniti.
Sarebbe mai stata possibile la Redenzione dell'Umanità se uno di questi due, avesse mai – nella disperazione dell’inganno satanico – maledetto Dio?
Neanche Adamo ed Eva - pur disobbedendo e peccando, cacciati dal Paradiso terrestre, con il loro Abele poi ucciso da Caino - lo avevano fatto!
La Redenzione, il salvataggio dell’Umanità, sarebbe fallita?
Io, che scrivo da ‘uomo della strada’ e sono solo un ‘catecumeno’, cioè un ‘apprendista’, non saprei come rispondervi. Bisognerebbe chiederlo ad un teologo.
Dico solo che Dio avrebbe potuto riaprire all’Umanità le porte dei Cieli con un semplice atto del suo volere.
Bastava un atto 'esterno' della Volontà di Dio, ovviamente, a ‘salvare’ l’uomo, ma Dio-Verbo aveva voluto fare di più  e – incarnandosi personalmente in una Donna e nascendo come Uomo - aveva voluto anche la collaborazione della Donna e dell’Uomo.
Alla Redenzione dell’Uomo-Dio – così come pensata da Dio – erano necessari il dolore, l’ubbidienza e la fede fino in fondo anche da parte della Donna.
Maria però, che è la Tutta Pura, intuisce – pur nell’accecamento del dolore e nella disperazione della morte del suo Figlio - che a farle 'girare' nella mente quel pensiero tremendo di dubbio sulla resurrezione non poteva essere che Satana.
Lei respinge l’idea e nel suo Amore si aggrappa invece a Dio, rifiutando di dubitare della sua Bontà, e supererà la Prova delle prove, vincendo – senza saperlo - la sua battaglia finale per la Redenzione.


1 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 610.11/610.16 – Centro Ed. Valtortiano
   G.L.: ‘La Donna più bella del mondo’, Cap. 9 – Ed. Segno, 2004 – vedi anche suo sito internet

2 G.L.: ‘I Vangeli di Matteo, Marco, Luca …’ – Vol. IV, Cap. 14 – Ed. Segno, 2004 - vedi anche sito internet dell'autore.

3 G.L.: ‘I Vangeli di Matteo…’ – Vol. III, Cap. 12 – Ed. Segno, 2003