15. LA FAMA DI GESU’ SI DIFFONDE…
MA AUMENTANO ANCHE I SUOI NEMICI   

 

15.1 La situazione politica a Gerusalemme.

     In questo momento del nostro racconto ci troviamo – secondo la cronologia e l’ordine degli avvenimenti valtortiani – qualche tempo dopo la seconda Pasqua, quasi verso la metà dei tre anni di predicazione pubblica di Gesù.
Egli ha già percorso in lungo e in largo tutta la Palestina.
I suoi miracoli, la sua predicazione sapiente, la sua evidente ispirazione divina che voi avrete già potuto sia pur parzialmente apprezzare dai pochi brani fino a qui citati e anche dall’ultimo sul Padre Nostro, attirano sempre più folle al suo seguito e questo – come già detto - comincia ad innervosire le Autorità religiose e politiche di Israele.
Il paese, ancorché politicamente e militarmente dominato dai romani, dal punto di vista civile e amministrativo era invece retto dagli ebrei. Si trattava di un governo dove potere civile e religioso si intrecciavano.
Al potere – sul piano religioso - c’era insomma la casta dei sacerdoti, mentre sul piano civile vi erano le caste degli erodiani, dei farisei e dei sadducei, membri questi ultimi delle classi più elevate.
Il Sinedrio, composto da 71 membri, era il loro organo deliberante, una sorta di Tribunale/Parlamento.
Il Messia – nell’immaginario collettivo - era concepito dai più come un ‘politico’, come un Re, come un condottiero militare che avrebbe liberato Israele.
E’ dunque evidente che gli erodiani e comunque la classe politica al potere che all’inizio aveva guardato con sufficienza ed ironia quell’improbabile condottiero che parlava d’amore, cominciavano ad essere preoccupati vedendo che il consenso intorno a Gesù aumentava.
Essi temevano che Gesù – sull’onda dell’entusiasmo popolare - volesse segretamente farsi re.
Non li scandalizzava forse tanto l’idea in sé quanto piuttosto il fatto che potesse diventare ‘re di Israele’ un tipo come lui, un estatico, un visionario, forse anche un folle che si credeva il Messia e che per di più diceva  di essere venuto in terra per liberarli dal dominio di Satana.
Vi potrebbe sembrare una assurdità, ma nel Vangelo di Giovanni (Gv 6, 14-15) vi è comunque un breve cenno - oggetto di approfondimento in un altro mio libro1 – ad un tentativo compiuto da alcuni personaggi anche di spicco, tentativo al quale Gesù si era però sottratto, per convincerlo ad accettare l’incoronazione a Re.
Vi era infatti chi riteneva che uno capace di fare miracoli come i suoi - come ad esempio quello della  moltiplicazione dei pani, distribuiti a varie migliaia di persone - sarebbe stato ben capace di liberare Israele dai romani…
I sacerdoti del Tempio, ai quali del sacerdozio non era rimasta che la veste, si sentivano anch’essi in pericolo.
La spiritualità che Gesù mostrava alle folle veniva da essi vissuta intimamente con un complesso di colpa.
Essi sapevano che erano giuste quelle sue accuse di non rispettare che le forme esteriori della Legge e provavano un senso interiore di vergogna ma anche di rabbia per essere stati così additati al popolo.
Anziché ravvedersi, essi reagivano aggressivamente, cercando di soffocare così la voce della loro coscienza.
Anche essi credevano poi in un messia-condottiero, ma se lo immaginavano di lignaggio altolocato.
Non riuscivano a pensare che Dio potesse mai ‘incarnarsi’ in un ‘uomo’ né tantomeno che lo facesse in un uomo di umili origini, un falegname figlio di falegname2, un uomo che – per giunta - si diceva esser nato da una vergine rimasta vergine anche dopo essere stata messa incinta e rimasta vergine persino dopo il parto, come i suoi discepoli andavano dicendo.

 

15.2 Il Gesù valtortiano di duemila anni fa profetizza velatamente la futura riunificazione e conversione di Israele al Cristianesimo e la propria successiva ‘Manifestazione’ dopo il secondo millennio.

Gesù ritiene a questo punto di mandare i suoi apostoli nuovamente in  missione, preparandoli con delle ‘istruzioni’ che sarebbero state anche valide per i vescovi e sacerdoti delle generazioni future.
Non posso tralasciare a questo riguardo di citare quanto raccontato in due brani che ho estrapolato da Mt 10, 1-42:3

Mt 10, 1-3:
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro potere sopra gli spiriti immondi per cacciarli e guarire ogni malattia ed ogni infermità. Questi sono i nomi dei dodici apostoli: primo, Simone, detto Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo, il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda Iscariote, colui che poi lo tradì.

Mt 10, 16-23:
Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate adunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi però dagli uomini, perché vi trascineranno davanti ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe, e sarete condotti davanti a governatori e a re per cagion mia, per dare testimonianza ad essi ed ai Gentili.
Ma quando vi consegneranno nelle loro mani, non vi date pensiero del come o di che dovrete dire; perché vi si comunicherà in quel momento ciò che dovrete dire. Non sarete infatti voi che parlerete, ma lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi. Il fratello denuncerà il fratello perché lo si condanni a morte, e il padre il figlio, e i figli si solleveranno contro i genitori e li faranno morire. E voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato fino alla fine, questi sarà salvo.
Quando vi perseguiteranno in una città fuggite in un’altra, poiché vi dico in verità: non finirete le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.

 

Vi commento questi brani perché mi consente di chiarire meglio il  discorso fondamentale sulla ‘grande tribolazione’4 e sulla ‘venuta intermedia’ di Gesù per la realizzazione del Regno di Dio in terra al quale abbiamo accennato nel capitolo precedente parlando di quel ‘Venga il tuo Regno’ della preghiera del Padre Nostro.
Matteo – come al solito – è magistrale nel suo racconto evangelico, ma ancor più lo è Maria Valtorta nel descrivere interamente quanto ella vede.
Nella Opera valtortiana, Gesù concede dunque agli apostoli il potere di far miracolo, affinché essi vengano più facilmente creduti e cercati dalla gente.
Essi dovranno guarire gli infermi, mondare i lebbrosi, resuscitare i morti nel corpo e nello spirito facendo tuttavia una vita di fervente preghiera e penitenza, umiltà profonda,  con un sincero desiderio di far brillare la potenza di Dio, tutti presupposti necessari alla potenza di miracolo, e potranno infine anche cacciare i demoni.
Tutto per conquistare anime al Signore.
Capiterà anche che essi vengano cacciati ed in tal caso dovranno  andarsene scuotendo la polvere dai loro calzari affinché la superbia e la durezza di quei luoghi non si attacchi neppure alle loro suole…
Poi il Gesù valtortiano - con riferimento alle future persecuzioni alla Chiesa nel corso della storia - ad un certo punto continua testualmente così il suo discorso: 5

…In verità vi dico che non finirete, voi e chi vi succederà, di percorrere le vie e le città di Israele prima che venga il Figlio dell'uomo. Perché Israele, per un suo tremendo peccato, sarà disperso come pula investita da un turbine e sparso per tutta la terra, e secoli e millenni, uno dopo un altro uno, e oltre, si succederanno prima che sia di nuovo raccolto sull’ara di Areuna Gebuseo.
Tutte le volte che lo tenterà prima dell’ora segnata, sarà nuovamente preso dal turbine  e disperso, perché Israele dovrà piangere il suo peccato per tanti secoli quante sono le stille che pioveranno dalle vene dell'Agnello di Dio immolato per i peccati del mondo. E la Chiesa mia dovrà pure, essa che sarà stata colpita da Israele in Me e nei miei apostoli e discepoli, aprire braccia di madre e cercare di raccogliere Israele sotto il suo manto come una chioccia fa coi pulcini sviati.
Quando Israele sarà tutto sotto il manto della Chiesa di Cristo, allora Io verrò.
Ma queste saranno le cose future. Parliamo delle immediate…

 

L’Opera di Maria Valtorta è un forziere di gemme  incredibilmente fulgide che illuminano la comprensione anche dei passi più oscuri dei quattro Vangeli ‘ufficiali’.
Ogni tanto se ne trova qualcuna come coperta da un velo che, per essere pienamente apprezzata ed intesa, deve essere ‘spolverata’ un pochettino.
Nel brano che avete sopra letto, Gesù - profetizzando agli apostoli le persecuzioni e tribolazioni che la sua Chiesa avrebbe subito nei secoli futuri - parla ancora una volta della sua ‘venuta intermedia’, presentata qui non come una venuta alla fine del mondo ma nel corso della storia, ed accenna anche al futuro del popolo di Israele che - dopo la dispersione nel mondo avvenuta nel 70 d.C. per decreto di Roma dopo la sua ribellione - si riunirà nuovamente dopo due millenni in Palestina salvo poi successivamente convertirsi al Cristianesimo.
Analizziamocelo bene, questo brano.
Siamo di fronte ad una profezia velata di non facile comprensione ma che possiamo cercare di intendere.
Il popolo di Israele – pur innocente in quanto ‘popolo’ - a causa del tremendo delitto commesso dai suoi capi politici e religiosi di allora, avrebbe subito in futuro le conseguenze delle colpe dei ‘padri’, così come tutti gli uomini,  discendenti carnali di Adamo ed Eva – pur innocenti della Colpa di origine – hanno subito e subiranno nello spirito e nella ‘carne’ le conseguenze della antica Colpa commessa dai progenitori.6
Il popolo di Israele, con Gerusalemme distrutta, non solo vagherà errabondo in Israele ma verrà disperso in tutto il mondo ed a nulla serviranno vari suoi tentativi nel corso della storia di ricostituire la propria unità nazionale.
Israele – prima di riuscirci - dovrà infatti attendere secoli e ‘millenni, uno dopo un altro uno, e oltre’.
‘Uno dopo un altro uno’ significa ‘due  millenni’ e ‘oltre’ significa trascorso il secondo millennio dopo Cristo: l’epoca che abbiamo cominciato noi a vivere ora con l’inizio del terzo millennio.
Quando il popolo di Israele - dopo essersi ricostituito nuovamente in nazione, dopo inenarrabili sofferenze, avrà compreso che la Causa prima delle stesse era stata il non aver a suo tempo riconosciuto in Gesù il Messia preferendogli un ‘Re terreno’ dominatore del mondo - invocherà il Nome di Gesù riconoscendolo Figlio di Dio, solo allora assisteremo al ‘ritorno’ di Cristo, cioè alla sua cosiddetta ‘seconda venuta’ nel corso della storia, quella di cui parla anche Matteo nel Cap. 24 del suo Vangelo, per la realizzazione piena, finalmente, del Regno di Dio in terra, nel cuore degli uomini.
Gesù tornerà infatti dopo che l’ultima pecorella (Israele), che era stata anche la prima dispersa, sarà rientrata al sicuro nell’ovile.7

15.3 Un’altra apparente contraddizione evangelica: una delegazione di discepoli di Giovanni Battista viene a trovare Gesù per domandargli: ‘Sei proprio tu il Messia?’

Avevamo in precedenza detto che i giudei avevano le idee molto poco chiare circa quella che avrebbe dovuto essere la figura del Messia, ma Giovanni Battista - che era il Precursore, purificato nel seno della madre Elisabetta dalle conseguenze del Peccato originale - era fortemente illuminato dallo Spirito Santo e le idee le aveva dunque ben chiare.
Fin da quel famoso episodio del battesimo al guado del Giordano, aveva infatti pubblicamente testimoniato la natura messianica di Gesù.
Tuttavia, dopo le ‘istruzioni’ che - secondo i precedenti brani del Vangelo di Matteo - Gesù aveva impartito agli apostoli nel mandarli in missione - Matteo narra ancora che Giovanni Battista invia a Gesù una delegazione di propri discepoli per chiedergli: ‘Sei tu che devi venire, o dobbiamo aspettarne un altro?’.8
Come mai, dunque, questo brano di Matteo dice che quello stesso Giovanni di quella testimonianza a favore della messianicità di Gesù di un anno e mezzo prima al Giordano manda ora a chiedere a Gesù se era lui il Messia che doveva venire o se dovevano rassegnarsi ad aspettarne un altro?
Non è questa un’altra palese contraddizione nei vangeli?
Loisy riteneva che il racconto dell’episodio del battesimo di Gesù al Giordano da parte di Giovanni, con quella manifestazione di Dio che tuonava dal Cielo che quello era il suo ‘Figlio diletto’, fosse stata una trovata dei discepoli di Gesù sia al fine di accreditare una figliolanza divina del loro Maestro sia per affermare una maggior importanza di Gesù rispetto alla ‘setta’ del Battista che a quei tempi era molto diffusa.
Abbiamo già analizzato e rintuzzato questa insinuazione.9
Loisy reputava una invenzione anche la storia narrata dai vangeli sulla incarcerazione del Battista dopo il Battesimo al Giordano, ma apprendiamo dall’opera della mistica che - poco tempo prima dell’episodio raccontato ora da Matteo sui discepoli di Giovanni - quest’ultimo era stato incarcerato per una seconda volta.
Questo episodio raccontato da Matteo in merito alla ‘delegazione’ di discepoli di Giovanni Battista il quale manda a chiedere a Gesù se era lui veramente il Messia, non potrebbe ora fornire lo spunto ai Loisy ed ai Renan per dire che avevano ragione loro e che gli evangelisti si sono contraddetti dandosi la zappa sui piedi, facendosi così cogliere in fragranza di reato, insomma con le mani nel sacco?
Tante nostre domande e tante apparenti incongruenze evangeliche sono però solo il frutto della nostra ignoranza su come si sono svolte in realtà le vicende.
 Nella visione valtortiana riferita a questo episodio raccontato da Matteo si scopre infatti il vero motivo di quella richiesta di Giovanni Battista.
I discepoli di Giovanni – che pur potevano visitarlo in carcere – erano rimasti frastornati da questo arresto e temevano per la sua vita.
Il Battista aveva infatti a lungo tuonato contro Erode, accusandolo di vivere in concubinaggio con Erodiade, la moglie di suo fratello Filippo.
I discepoli si interrogavano sul proprio futuro e Giovanni li invitava - dopo che egli fosse stato eventualmente giustiziato – a porsi al seguito del Messia che egli aveva già loro indicato al Giordano.
Ma alcuni discepoli non volevano credere a questa affermazione di ‘messianicità’. Essi erano convinti – come molti altri in Israele - che il ‘Messia’ fosse invece proprio Giovanni, con quella santità che emanava dai suoi discorsi e dalla sua vita ascetica.
E allora Giovanni Battista decide di inviare da Gesù, a fargli quella domanda diretta e brutale, proprio i due discepoli più scettici, certo che questi sarebbero tornati indietro convinti e avrebbero potuto così a loro volta convincere gli altri.
I due - guidati da Mannaen (fratello di latte di Erode, di cui è fatto cenno negli Atti degli Apostoli), anch’egli apertamente discepolo di Giovanni - giungono dove era Gesù.
Mannaen conosceva già bene Gesù e anzi, con la sua posizione alla Corte di Erode cercava di proteggerlo quando era necessario. Egli presenta a Gesù i discepoli spiegandogli che se anche gli fossero sembrati animati da una certa diffidenza nei suoi confronti ciò era solo per troppo amore verso il loro Maestro che temevano potesse venire soppiantato da Gesù, visto o temuto come suo antagonista.
I due erano però dei ‘giusti’ e pregano allora Gesù di non considerarli ostili ma di comprendere come per essi fosse difficile accettare un altro ‘santo’ diverso dal loro Maestro.
Non so cosa avreste fatto voi al posto di Gesù, ma so quel che gli ha visto fare Maria Valtorta.
Niente discorsi ma un ampio gesto circolare del braccio per indicare i vari miracolati che gli stavano ancora intorno, ben visibili e reali, con quelle poche parole citate da Matteo: ciechi che hanno recuperato la vista, sordi che sentono, zoppi che camminano, lebbrosi guariti, senza dimenticare  infine i morti resuscitati.
 In molti era infatti ancora vivo il ricordo della resurrezione del figlio della vedova di Naim e della figlia del sinagogo Giairo, fatti raccontati dai vangeli, che tanto scalpore avevano suscitato.


1 G.L.: “Il Vangelo del ‘grande’ e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. I, Cap. 15 – Ed. Segno, 2000 - vedi anche sito internet dell’autore già citato

2 Vedi al riguardo Mt 13, 53-58

3 Episodio questo da non confondere con quello per certi aspetti simile di cui parla Luca in 6, 12-19

4 Mt 24, 1-51

5 M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ –  Vol. IV, Cap. 265 – Centro Edit. Valtortiano

6 Con riferimento alla dispersione misteriosa toccata nella Storia al popolo di Israele dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., vedere dell’autore l’opera ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’, Cap. 92: ‘Il peccato e la condanna di Israele’ - Ed. Segno, 1997 - vedi anche Sez. Opere del sito internet dell’autore: www.ilcatecumeno.net

7 Per una trattazione più ampia del tema tanto discusso e controverso della ‘seconda venuta’ del Signore alla ‘fine dei tempi’ nell’epoca dell’Anticristo - dopo la ‘Grande Tribolazione’ di cui parla l’Apocalisse, ma nel corso della Storia e non alla fine del mondo - gli interessati potranno approfondirla nel già citato Cap. 10 dell’Opera dell’autore: ‘I Vangeli di Matteo…’ , con la spiegazione delle famose profezie di Zaccaria al riguardo. 
Nelle Opere dell’autore la ‘venuta’ del Signore nel corso della Storia  di cui si parla frequentemente nelle rivelazioni della mistica Valtorta – ben lontana dalle ‘visioni’ dei cosiddetti ‘millenaristi’ con le quali non ha nulla a che vedere - viene trattata in altri volumi. Essa  viene interpretata – in senso spirituale - come una sorta di manifestazione ‘pentecostale’ del Verbo-Gesù che in qualche modo misterioso si rende ‘percepibile’ all’Umanità e con la sua potenza distrugge l’Anticristo, inaugurando l’Era della piena realizzazione del Regno di Dio in terra, il Regno invocato nella preghiera del Padre Nostro, un Regno non ‘terreno’ ma spirituale, nel cuore degli uomini che finalmente dopo tanto dolore si convertono.
Il tema viene trattato dall’autore con particolare profondità nel suo Vol. IV de “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” nei Capp. 5, 6, 9, 10, 11, 12 ed inoltre nel Cap. 18.
Vedi sito internet autore: ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’ digitando: www.ilcatecumeno.net

8 Mt 11, 1-27

9 G.L.: “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. II, Cap. 1 – Ed. Segno