CAP. 19  
          LA   MIA RECENSIONE DEL  RACCONTO DELL’ANTICRISTO DI
              VLADIMIR SERGEEVIC SOLOV’EV 
           
          19.1 Un racconto davvero profetico, se facciamo  attenzione alle date… e ai ‘fatti’  
          Ritornando però a Solov’ev, da quel poco che ho letto su di  lui - a parte la capacità intuitiva geniale che potremmo chiamare  spirito di ‘profezia’, come detto anche dal Cardinal  Biffi – mi ha colpito la sua vita, con  visioni mistiche a nove anni, il suo successivo divenire ateo, le passioni  sentimentali plurime, il suo ritorno alla fede e infine la morte nel 1900  ricevendo l’Eucarestia mentre le forze lo abbandonavano ma chiedendo che gli  venisse impedito di addormentarsi per poter continuare a pregare per gli ebrei. 
            Autore di opere letterarie molto importanti è invece diventato  celebre – come successo anche a Benson - per questo ‘raccontino’ sulla storia  dell’Anticristo prossimo venturo.
  ‘Prossimo venturo’ perché egli – scrivendo questa sua ultima  opera nel 1900, cioè alla fine del XIX  secolo, immediatamente prima della sua morte – ambientava temporalmente i  fatti dell’Anticristo non come Benson nel  corso del XX secolo (cioè nel Novecento allora appena incipiente) ma nel XXI, quello che abbiamo  cominciato a vivere noi solo da  pochi anni, dal 2001 in  poi.
            Ve ne riassumo qui i tratti principali mettendo dei miei  ‘grassetti’ su alcune parole per attirare la vostra attenzione.
            L’artificio letterario lo presenta come un racconto, che un  ‘lettore’ legge ad un gruppo di persone, desunto da un manoscritto lasciato al suddetto  ‘lettore’ da un sacerdote, senza che  quest’ultimo avesse però potuto scriverne la parte finale ma solo – prima di  morire prematuramente - narrarne una trama generica a colui che nel racconto  svolge il ruolo di ‘lettore’.
            Il manoscritto narra che vi era un uomo, un ‘laico’, dell’età di 33 anni, di grande ingegno e cultura,  conosciuto ovunque – anche se giovane - per la sua fama di pensatore, scrittore  e riformatore sociale . 
            Sentendosi così dotato, egli amava soltanto se stesso,  credeva in Dio ma preferiva se stesso a Dio. 
            Egli vedeva nelle sue doti eccezionali i segni di una  Predilezione dell’Alto al punto di considerarsi secondo, dopo Dio, e superiore persino a Gesù Cristo che – se pur  era arrivato prima di lui – era inferiore a Lui che era l’Ultimo e  perciò anche il Migliore, anzi il vero  Messia finale, essendo il Cristo solo un suo Precursore.
            Egli rifiuta la  realtà della risurrezione di Cristo e  l’idea di essere invece Lui, il vero Superuomo messianico, e non Gesù Cristo,  mette radice nel suo cuore finchè – un giorno - egli non viene posseduto completamente da Satana. 
            Un essere misterioso infatti  gli appare   e – parlandogli con occhi penetranti e voce impersonale – lo chiama  ‘figlio’, definendolo l’unico generato  ed eguale a sé, e lo invita a compiere l’opera per la quale egli era stato  da lui ‘generato’.
            Comincia a questo punto la parabola ascendente del giovane  genio che – grazie ai doni straordinari e alla ‘forza’ speciale di cui è stato successivamente  dotato - comincia a guadagnarsi consensi sempre maggiori nel campo culturale,  sociale e anche politico.
  Non è un sacerdote, e  neanche un teologo in senso stretto, ma la sua cultura religiosa è comunque  tanto vasta che gli procurerà in seguito una laurea di dottore in teologia  ‘honoris causa’ all’Università di Tubinga.
            La sua visione sociale e politica è ampia e preveggente, la sua capacità di mediazione mette  d’accordo anche i pareri più discordanti.  
            Gli editori delle sue numerose opere ne sono entusiasti, i  mass media lo esaltano al massimo. 
            I suoi libri vengono diffusi in milioni di copie. Tutto il  mondo civile del XXI secolo finisce  per conoscerlo ed acclamarlo, perché egli non annuncia verità scomode ma solo cose piacevoli, compiendosi  così la parola di Gesù Cristo che aveva detto :’Sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accoglierete, un altro  verrà nel suo proprio nome e voi l’accoglierete’.
            In Europa si sarebbe tenuta l’Assemblea costituente dell’Unione degli Stati Uniti d’Europa per  porre termine ad una serie di guerre interne ed esterne.
            Ma a causa delle rivalità interne sorge l’esigenza di un  potere centralizzato autoritario e i  massoni – che secondo il racconto avevano lavorato  segretamente per creare il nuovo organismo politico europeo - ritengono che egli sia la  persona più idonea.
            Egli viene dunque eletto con pieni poteri ‘Presidente a vita’,  con la quasi unanimità dei suffragi.
            Senza votazione egli viene anche acclamato e insignito del titolo  di ‘Imperatore romano’.
            Egli dichiara allora di voler imporre una pace universale per il bene dei popoli e ogni tentativo di  turbarla da parte di nazioni ribelli verrà  stroncato perché sulla terra c’è ora  una potenza centrale più forte di tutte le altre: gli Stati Uniti d’Europa!
            Ovunque nel mondo sorgono allora movimenti di opinione che  obbligano i loro Governi ad unirsi agli Stati Uniti d’Europa. Dove in Asia e  Africa rimangono popoli ribelli, là l’Imperatore invia poche truppe, ma scelte, fornite da varie nazioni  che ristabiliscono l’ordine. 
            In un anno egli fonda una  monarchia universale nel senso vero della parola, estirpando i focolai di guerra.
            Dopo l’ottenimento della pace, l’imperatore romano promette la prosperità. Il potere della Finanza viene concentrato nelle sue  mani e così pure colossali proprietà fondiarie. Lui è vegetariano ed è amico degli  animali per cui egli incoraggia le società loro protettrici. La sua opera più  importante è l’instaurazione della  sazietà e siccome chi è sazio potrebbe farsi delle domande oziose e pericolose,  egli dona agli uomini la possibilità di distrarsi  e divertirsi con spettacoli di ogni genere.
            L’imperatore, si è nel frattempo stabilito a Roma, quando giunge a lui  dall’Estremo Oriente un certo Apollonio,  uomo di genio, vescovo cattolico dotato di poteri miracolistici appresi in Oriente. 
            Quest’uomo comincia a collaborare con l’Imperatore,  chiamandolo Figlio di Dio e mettendo al suo servizio la sua persona e la sua  arte. L’imperatore non si separerà mai  più da lui.
            Finisce così il terzo  anno del Regno del Superuomo.
            Risolto il problema politico-sociale, l’Imperatore vuole risolvere anche quello religioso, a cominciare dai rapporti con il Cristianesimo che vive una realtà di ‘Confessioni’  separate. 
            Secondo il racconto del manoscritto, nel XXI secolo – cioè il nostro - il Cristianesimo si era ridotto ai minimi termini, solo 45 milioni di veri  cristiani su tutta la terra.
            Ciò nonostante questi cristiani superstiti erano migliorati  qualitativamente. Le diverse Confessioni cristiane: cattolica, ortodossa e  protestante,  avevano subito un medesimo  dimagrimento proporzionale di fedeli ma i loro rapporti reciproci si erano  addolciti.
            L’imperatore romano si era nel frattempo scontrato con il Papa cattolico che era  stato scacciato da Roma trovando  rifugio in Russia a Pietroburgo, alla condizione però di non svolgere alcuna propaganda. 
            Il papato aveva allora cominciato a riorganizzarsi nella  povertà, riducendo anche al minimo la fastosità di certe cerimonie. Ma anche protestanti  e ortodossi avevano provveduto a rinnovarsi.
            Queste forze nuove, pur ridotte di numero, cominciano a  sviluppare una forte capacità di attrazione ed influenza.
            I cristiani, che nei primi  due anni di regime dell’Imperatore avevano apprezzato la fine delle guerre  e ne erano rimasti entusiasti, nel terzo  anno – con la comparsa del seducente vescovo Apollonio e a causa di certe  sue stranezze ‘magiche’ - iniziano a farsi diffidenti.  Essi cominciano a leggere con maggior attenzione i testi evangelici ed  apostolici che parlavano del Principe di  questo mondo e dell’Anticristo.
            L’imperatore subodora il cambiamento di clima ed indice allora un Concilio Ecumenico radunando i rappresentanti della varie Confessioni  cristiane.
            Nel frattempo in Palestina, sempre nel XXI secolo, gli ebrei erano arrivati ad essere circa 30 milioni.
            L’imperatore trasferisce allora la residenza imperiale da  Roma a Gerusalemme dove era stato  costruito anche un Tempio universale dedicato a tutti i culti.
            I cattolici erano nel frattempo guidati dal loro Papa, di  nome Pietro II, gli ortodossi da un  vescovo a riposo, Giovanni,  considerato una sorta di santo, il loro vero capo spirituale.  I protestanti   erano rappresentati da un eruditissimo teologo tedesco, Ernst Pauli.
  Il vescovo Apollonio,  cioè l’amico-aiutante inseparabile dell’Imperatore, è stato intanto da questi  nominato Cardinale.
            L’imperatore riunisce dunque il Concilio, al quale partecipano  addirittura 3000 persone perché vi viene anche invitata una numerosa  rappresentanza di ‘base’ del Clero.
            L’imperatore romano di Gerusalemme, con motivazioni  ragionevoli ed appropriate per ciascuna Confessione, convince la maggior parte  dei membri di ognuna a lasciare la propria parte di emiciclo e a schierarsi dietro  alle sue spalle.
            Rimangono allora isolati nella loro metà i tre gruppi che  erano rimasti fedeli a Pietro II, a Giovanni ed a Pauli.
            L’Imperatore propone allora ai cattolici rimasti fedeli a Pietro  II di reintegrarlo nella sua carica di Papa romano a condizione che essi considerino  però lui - l’Imperatore – il loro unico difensore  e protettore. 
            Un numero considerevole di costoro accetta ma non Pietro II che rimane  all’opposizione attorniato da un gruppo ancora più sparuto.
            Dopo aver rivolto ulteriori promesse, anche se differenti, alle  altre due Confessioni, anche parte dei loro rappresentanti finisce per  accettare e per andare a schierarsi nell’emiciclo dell’Imperatore romano.
            Pauli e Giovanni rimangono anch’essi isolati, con pochi  fedeli, vicino a Pietro II. 
            La stragrande maggioranza dei religiosi delle tre  Confessioni sono ormai sul palco d’onore dalla parte dell’Imperatore.
            Questi si rivolge allora – con occhio triste - ai dissidenti  testardi chiedendo loro cosa potrebbe  fare di più per convincerli.
            Gli risponde dolcemente Giovanni dicendogli che quel che essi hanno di più caro è Cristo,  ma in lui – l’imperatore – essi non possono riconoscerne la mano e alla domanda  che egli ha fatto loro di sapere che cosa  potrebbe fare di più per convincerli, Giovanni risponde che lui dovrebbe solo confessare che Gesù Cristo è figlio di Dio, che si è incarnato, che è resuscitato e verrà di nuovo.
            Nell’animo dell’imperatore si scatena allora una violenta  tempesta demoniaca di sentimenti. 
            Egli sembra perdere l’equilibrio interiore, ma poi riesce ad  imporsi una calma esteriore. 
            Giovanni lo guarda a lungo ed intensamente ma poi, come colpito da una improvvisa intuizione,  si rivolge ai cristiani presenti e prorompe in un grido: ‘Figlioli, è l’Anticristo!’.
            Nel Tempio del Concilio scoppia un finimondo  ed una  folgore – propiziata dal Cardinale Apollonio che era anche mago e faceva prodigi – scaturisce  dall’alto e fulmina Giovanni.
  Anche Pietro II però  si oppone. Si  alza con solennità e grida all’Imperatore che l’unico Sovrano è Gesù Cristo, il  figlio del Dio vivente, e che ciò che lui invece è – come è stato prima detto  da Giovanni – l’hanno ormai sentito tutti. E Pietro prosegue pronunciando una  solenne scomunica nei confronti dell’imperatore. 
            Il Vescovo Apollonio armeggia nuovamente e una seconda folgore fulmina anche Pietro II. 
            Nel Tempio rimangono per terra i due cadaveri e tutti gli altri partecipanti al Concilio sono mezzo  morti di paura. Solo Pauli, il  protestante, conserva l’equilibrio interiore. Egli si siede ad un tavolo,  scrive un documento con calma, poi si alza e lo legge solennemente ad alta voce. 
            Vi si afferma che poiché  Giovanni ha convinto persino  l’Imperatore stesso di essere l’autentico Anticristo predetto dalla Sacra  Scrittura e poiché Padre Pietro lo ha  scomunicato scacciandolo per sempre dalla Chiesa, l’Assemblea conciliare –  davanti ai Due testimoni di Cristo, martiri della verità – delibera di  rompere ogni rapporto con lo scomunicato e  con l’accozzaglia che ora lo attornia e di ritirarsi nel Deserto, ad attendere l’immancabile  venuta del vero loro sovrano, Gesù  Cristo.
            I fedeli rimasti firmano quest’ultimo Atto del Concilio ecumenico, portandosi poi via su delle  barelle i cadaveri dei due Testimoni della verità. L’imperatore ne fa però poco dopo sequestrare i corpi dalla  Guardia imperiale, dichiarando che essi sono ‘due sediziosi’ uccisi dal fuoco  del Cielo, e ordina che siano esposti al pubblico nella ‘Strada dei Cristiani’  perché tutti possano constatare la loro giusta punizione.
            I cristiani rimasti fedeli vengono condannati alla dispersione con assoluto divieto  di vivere in luoghi abitati affinché non possano sedurre le persone ingenue e  semplici.
  Pauli li invita però  tutti alla calma e lascia che i due corpi vengano portati via mentre - con i  tre gruppi confessionali rimasti sotto la sua guida – egli si ritira nei pressi di Gerico, dove essi rimangono  in attesa alcuni giorni.
            Qualche tempo dopo arrivano da Gerusalemme dei pellegrini  cristiani loro amici che raccontano le  novità accadute dopo che essi nei giorni precedenti se ne erano andati da  Gerusalemme, cioè dopo la fine del Concilio.
            L’Imperatore, dopo aver riunito i membri del Concilio che  erano passati dalla sua parte, aveva chiesto loro che – per rendere duratura ed  indissolubile l’unione fra Stato e Chiesa - il Cardinale Apollonio, suo amico e ‘fratello’, fosse eletto Papa dei cattolici al  posto di Pietro II, con procedura immediata e sommaria, peraltro ‘giustificata’  dalle circostanze. Subito approvato!
            Quindi l’Imperatore convince gli ortodossi e i protestanti  ad accettare Apollonio anche come loro  guida al fine di mettere fine ai dissidi durati secoli. Apollonio avrebbe infatti  saputo abolire per sempre gli abusi papali del passato. Approvato! 
            Apollonio li assicura subito tutti di essere al contempo un vero cattolico, un vero ortodosso un vero protestante evangelico.
            L’Imperatore si congratula con lui. Segni magici di luci e  fiori strani e voci che sembrano angeliche si manifestano nel cielo mentre  dalle profondità della terra si ode un  cupo rimbombo.
            Apollonio concede allora un’indulgenza plenaria a tutti i cristiani per tutti i peccati passati, presenti e  soprattutto futuri.
            Nel corso del quarto giorno dopo il Concilio, Pauli e alcuni compagni tornano a Gerusalemme e  raggiungono il ‘Tempio della Resurrezione’  dove sul pavimento giacevano ancora da  più di tre giorni i corpi di Pietro II e di Giovanni.
            Le strade sono deserte perché la folla è altrove. I soldati  di guardia dormono in un sonno profondo. 
            Pauli e gli altri si portano allora via i corpi dei due  martiri sino a Gerico dove gli altri amici li attendevano finché – deposti i  due corpi a terra – lo spirito della  vita improvvisamente rientra in loro ed i Due testimoni della verità resuscitano.
  Giovanni prende allora  la parola e ricorda a tutti l’ultima preghiera di Cristo per i suoi discepoli: ‘che essi siano Uno come Egli stesso era Uno  con il Padre’. E in questo spirito di unità invita tutti a venerare Pietro ed a riunirsi sotto la sua autorità.  Così – in una notte oscura - avviene la  riunificazione delle varie Chiese.
            Ad un tratto si vede un  bagliore vivido e nel cielo scuro si staglia il grande segno dell’Apocalisse:  una Donna vestita di sole con  la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle.
  Pietro II alza il  pastorale  esclamando: ‘Ecca  la nostra insegna! Andiamo sulle sue orme!’
            Tutti seguono allora l’immagine della Madonna che si sposta  avanzando verso il Monte di Dio, verso il Sinai…
           
          19.2 Un finale  sorprendente…, ma non troppo  
          Il ‘lettore’ del  raccondo del manoscritto smette a questo punto di narrare i fatti e, agli  astanti che gli chiedono come mai egli non continui, lui risponde che il racconto è terminato perché il sacerdote  che lo aveva scritto – già ammalato – era poi morto. Tale sacerdote gli aveva  tuttavia accennato ai seguenti aspetti principali del seguito che  avrebbe voluto scrivere se avesse potuto.
            Dopo che i rappresentanti della Cristianità si erano  ritirati nel deserto (in Arabia), il  nuovo Antipapa cattolico Apollonio, collaboratore fraterno dell’Anticristo, era riuscito a convincere i cristiani  superficiali.
            Si erano inoltre diffuse ovunque, grazie alle arti magiche di Apollonio, pratiche quali lo spiritismo e altre pratiche di comunicazione con i demoni e loro  idolatria.
            Quando però l’Imperatore si era ormai convinto di essere  saldamente sistemato alla guida del settore religioso, ecco l’imprevisto: gli Ebrei!
            Essi – sempre secondo il racconto - in precedenza avevano già ‘lavorato’ per il successo  dell’Imperatore che anzi doveva in parte proprio  ad essi la sua affermazione politica e grande fama mondiale.
            Quando l’imperatore si era trasferito a Gerusalemme egli aveva  fatto correre segretamente la voce nei  circoli ebraici che il suo obbiettivo principale era quello di ‘stabilire il dominio di Israele su tutto  il mondo’. 
            Gli ebrei – visto che lui si era anche fatto passare come  uno della loro razza, perfetto israelita - lo avevano allora riconosciuto entusiasticamente come loro  Messia, ma poi avevano per caso scoperto che lui non era nemmeno circonciso, e in tutta la Palestina era allora  scoppiata subito una tremenda rivolta. 
            La dedizione senza limiti verso il Messia di Israele si era trasformata in un odio altrettanto senza  limiti verso di lui. Tutto l’ebraismo si sollevò. L’imperatore perse il  controllo e la calma e condannò a morte tutti gli ebrei. 
            Ne aveva già massacrati a decine di migliaia, quando un  esercito sterminato di un milione di ebrei circondò Gerusalemme, dove era  barricato l’Anticristo,  e cominciò ad  assediarlo.
            Questi si era infatti lasciato cogliere di sorpresa, avendo  a propria difesa solo la   Guardia imperiale, ma era poi riuscito – attraverso le arti  magiche dell’Antipapa Apollonio – a fare muovere contro gli ebrei un esercito  sterminato di pagani di varie razze.  La partita sarebbe stata perduta per gli ebrei ma, appena cominciano gli  scontri fra le avanguardie dei due eserciti, ecco che scoppia un terremoto di inaudita violenza.  Sotto il Mar Morto, vicino al quale erano schierate le truppe imperiali, si apre  un cratere vulcanico che - in una  fusione di lava e di fiamme - inghiotte l’Anticristo con il suo compagno Apollonio e tutto il suo ‘esercito’. 
            Gli ebrei corrono allora atterriti a Gerusalemme invocando il loro Dio, il Dio d’Israele,  ma quando giungono in vista della città santa, ecco che un grande baleno squarcia il cielo da oriente a occidente ed essi  vedono apparire in cielo il Cristo  glorioso in veste regale con le sue piaghe  ben visibili che tuttavia scende amoroso e solenne incontro a loro.
            Intanto dal deserto del Sinai, dove si erano rifugiati, giungono Pietro, Giovanni, Pauli e tutti  gli altri cristiani, mentre da altre parti arrivano folle entusiaste, cioè tutti gli  ebrei e tutti i cristiani mandati a morte dall’Anticristo e che erano stati resuscitati. Questi  ‘resuscitati’ si apprestavano a vivere con Cristo per mille anni.
            Il ‘lettore’ conclude che  era proprio con questa visione che quel Sacerdote morto anzitempo, un certo Pansofio, avrebbe voluto far  terminare il racconto che – sottolinea il  lettore – ‘aveva per soggetto non già la catastrofe dell’universo, ma  soltanto la conclusione della nostra  evoluzione storica: l’apparizione,  l’apoteosi e la rovina dell’Anticristo’.