CAP. 8

PROVIAMO AD APPROFONDIRE - ANCHE ALLA LUCE DEL VANGELO - IL TEMA DELLA ‘SECONDA VENUTA’
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8.1 Quei discepoli sul monte che avevano dubitato di Gesù…

Cerchiamo ora di definire meglio – per quanto ce lo consenta lo scopo di questo scritto che fin dall’inizio ho detto voler essere solo una ‘introduzione’ allo studio di queste tematiche – l’argomento controverso della ‘seconda venuta intermedia’ di cui parla l’Apocalisse.
I versetti Ap 19, 11-16 (i grassetti sono i miei) recitano:

Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco.
Chi vi sta sopra è chiamato il Fedele, il Verace; Egli giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco; sul suo capo cinge molti diademi e porta scritto un nome che nessuno conosce se non lui solo;  è avvolto in un mantello di sangue e il suo nome è il Verbo di Dio.
Gli eserciti celesti lo accompagnano sopra cavalli bianchi, vestiti di bisso candido e puro.
Dalla bocca gli esce una spada acuta, per colpire le nazioni.
E’ lui che le governerà con verga di ferro; è lui che calca lo strettoio del vino della furibonda ira di Dio Onnipotente.

Viene qui descritto un Gesù che ‘combatte’, dalla cui bocca esce una spada acuta per colpire le nazioni, un Gesù che le ‘governerà’ con verga di ferro, un Gesù venuto per ‘torchiare’ l’Umanità con la furibonda ira del Dio onnipotente.
Questa immagine non mi sembra con tutta evidenza essere quella della venuta del Gesù della Incarnazione: Egli aveva infatti detto che venuto per guarire e perdonare e non per ‘giudicare’.
Non mi sembra tuttavia che essa rappresenti nemmeno la venuta della Resurrezione, quella cioè del Gesù glorioso che appare alla Maddalena vicino al Sepolcro, il Gesù delle apparizioni nel Cenacolo e ai due di Emmaus, felice -  grazie al suo Sacrificio - di aver compiuto la sua missione e aver redento l’Umanità.
Essendo peraltro stata eliminata – per le ragioni di cui abbiamo parlato riferendoci all’equivoco di Sant’Agostino – la cosiddetta ‘venuta intermedia’ posso anche ben capire come questa manifestazione di Apocalisse 19 possa essere apparsa ai teologi – per esclusione - come la venuta per il  Giudizio Universale.
Ma qui in questo brano si parla di un Gesù che viene per colpire le nazioni e governarle, mentre al Giudizio universale ci sarà ben poco da governare perché Dio decreterà la fine della Storia umana.
Inoltre  – come avevamo già fatto osservare nel capitolo precedente - l’Apocalisse dirà poco dopo che vi sarà la sconfitta delle due Bestie e che la vita continuerà con il ‘millennio’ di incatenamento di Satana.
Si tratta dunque qui di una venuta, di un combattimento e di un giudizio di tipo diverso.
Rimane però aperto il problema di come conciliare questa appartente terza venuta intermedia con le due venute che vengono invece normalmente accettate: quella della Incarnazione e/o Resurrezione e quella del Giudizio universale.
E’ noto che il Gesù risorto apparve alla Maddalena davanti al Sepolcro vuoto e poi ancora alle altre discepole, poi scomparve, quindi si materializzò e smaterializzò più volte nel Cenacolo a porte chiuse, poi ancora si materializzò a fianco dei due discepoli sulla via di Emmaus per poi svanire nel nulla allo spezzar del pane con loro a tavola, quindi sulla spiaggia del lago di Tiberiade agli apostoli che pescavano e poi apparve ancora e a lungo – redivivo1 -  nei quaranta giorni in cui Egli si trattenne con gli apostoli, la Madre e i discepoli prima dell’Ascensione.
San Giovanni precisa anzi alla fine del suo Vangelo – dopo aver parlato delle varie apparizioni di Gesù – che vi sono state molte altre cose fatte da Gesù a raccontar le quali sarebbero stati necessari molti libri.2
Lo stesso San Paolo, fate attenzione, accenna3 ad una apparizione numericamente molto importante – stranamente taciuta dai Vangeli – quando, citando varie apparizioni di Gesù, egli aggiunge: ‘apparve pure a più di cinquecento fratelli in una sola volta, dei quali i più vivono ancora, mentre alcuni sono morti…’.
A questo proposito e di apparizioni non meglio precisate vi è però un brano del Vangelo di Matteo che desta una certa curiosità.
Gesù - in occasione delle prime apparizioni - aveva fatto dire ai discepoli di andare ad attenderlo in Galilea, e Matteo scrive infatti testualmente (Mt 28,16-17):

«Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono davanti a lui, benché alcuni avessero dubitato…».

Matteo non aggiunge commenti a questa affermazione sorprendente in merito a questo misterioso dubbio di alcuni e non chiarisce neppure di quale monte si trattasse.
Quanto al fatto che alcuni dubitarono, verrebbe logico pensare, a prima vista, che gli undici discepoli, cioè gli apostoli rimasti dopo il suicidio di Giuda, avessero dubitato della sua Resurrezione.
Non può essere tuttavia questo il senso perché gli undici apostoli lo avevano ormai ben visto tutti nel Cenacolo, compreso Tommaso che - non fidandosi delle apparenze - aveva voluto persino mettere un dito nelle sue piaghe.
A ben leggere, però, qui in Matteo non è scritto che gli undici dubitarono, ma che gli undici si prostarono davanti a lui, benché alcuni (ma chi?) avessero dubitato…
Parrebbe tutto sommato un discorso ozioso, volto a cercare spiegazioni a particolari insignificanti, ma una risposta straordinaria ed illuminante la troviamo invece nell’Opera di Maria Valtorta.4

 

 

8.2 Finalmente una spiegazione convincente e direi esaustiva sulla ‘venuta intermedia’ di Gesù…  

Dall’Opera della mistica - che vedeva tutto in visione e descriveva quanto vedeva e trascriveva velocemente gli stessi  dialoghi in tempo reale e con assoluta precisione - si apprende che Gesù, nel periodo successivo alla Resurrezione, aveva dato in precedenza disposizione agli apostoli di dare appuntamento a tutti gli altri discepoli sulle pendici del monte Tabor (monte in Galilea a metà strada fra Nazareth ed il Lago di Tiberiade, località evidentemente cara a Gesù dove vi era stata in precedenza la sua Trasfigurazione con l’apparizione di Elìa e Mosé,  davanti agli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo) per impartire ai discepoli le ultime catechesi di perfezione prima dell’Ascensione.
Nel frattempo però Egli era apparso a parecchie persone per confermarle nella fede o premiarle.
Era stato terribile lo sconforto di quei semplici discepoli che Gesù aveva conosciuto ed evangelizzato nei tre anni di vita pubblica percorsi nelle varie località della Palestina.
Essi – credendolo Figlio di Dio – lo avevano poi saputo crocifisso e ben morto. Quella notizia si era infatti diffusa in Palestina come una folgore a ciel sereno. Essi erano sprofondati nello scoramento più profondo.
Allora Gesù appare loro in segreto nei giorni successivi alla Resurrezione…
Sono straordinarie e commoventi, nell’opera valtortiana, le descrizioni ed i dialoghi fra Gesù e questi suoi discepoli in queste apparizioni rimaste segrete e di cui non si fa quindi cenno nei Vangeli.
Del resto i Vangeli non fanno cenno nemmeno alla apparizione segreta di Gesù alla Madonna, che all’alba di quel terzo giorno - in lacrime - stava pregando il Padre nella sua stanzetta nella casa del Cenacolo in attesa – unica rimasta a sperare - della sua Resurrezione.
Possibile che nessuno si sia mai meravigliato di questa lacuna dei Vangeli e che Gesù fosse descritto come apparso agli ‘estranei’ e non a sua Madre, anzi a Lei prima ancora che agli altri, a Lei che era stata Corredentrice con Lui?
L’episodio di questa apparizione è descritto invece dalla Valtorta ed è una pagina insuperabile.5
Per quanto concerne però quest’altro strano episodio del monte in Galilea citato da Matteo, si apprende dall’Opera valtortiana che sulle pendici del monte Tabor non c’erano solo gli undici discepoli-apostoli, ma vi era con loro una gran moltitudine di altri discepoli, oltre ai famosi 72 già citati in vari brani di Vangelo. 
Essi non avevano ancora visto il Gesù risorto ma - dalle descrizioni che ne avevano fatto gli apostoli - la loro gioia ed immaginazione si era come incendiata. Giungevano però nel frattempo notizie di molte ‘apparizioni’ di Gesù qui e là - anche in località distanti l’una dall’altra e talvolta quasi in contemporanea - portate da testimoni che arrivavano sul Tabor.
L’impazienza e l’attesa era tanta che non già gli undici apostoli ma molti di questi discepoli - che nulla sapevano del dono dell’ubiquità dell’Uomo-Dio – dubitarono, come si dice nel Vangelo di Matteo, non di Gesù ma di quanto avevano detto gli undici apostoli sul fatto che Egli sarebbe veramente venuto al Tabor, visto che Gesù stava apparendo in quel momento in altre località anche molto lontane.
Nel timore di non poterlo incontrare lì, essi – contravvenendo al dovere di ubbidienza, nonostante l’invito degli apostoli a mantenersi fedeli alla consegna - si precipitarono dunque chi verso una località chi verso l’altra dove era stata segnalata dai testimoni una precedente presenza di Gesù.
Quando Gesù, come promesso agli apostoli, si manifesta sulle pendici del monte Tabor e - vedendo che vi sono a fatica cinquecento persone - chiede dove siano finiti tutti gli altri, è Pietro che gli spiega afflitto la disubbidienza di quelli che mancano.
Non so se le cinquecento persone di cui parla il Gesù valtortiano siano le stesse misteriose cinquecento persone di cui non parlano i Vangeli ma delle quali aveva invece parlato sopra San Paolo, ma io sospetto di sì.
Pietro precisa comunque a Gesù che fra il tredicesimo e il ventesimo giorno dalla sua morte molti fedeli erano giunti lì sul Tabor da molte città della Palestina dicendo che Gesù si era mostrato fra loro. Gli apostoli – continua Pietro - avevano pensato trattarsi di un inganno di quei falsi profeti che Gesù aveva detto che sarebbero sorti per ingannare gli eletti come egli aveva detto sul Monte Uliveto la sera prima della Passione.6
Gli apostoli avevano consigliato, a quelli che volevano partire per quelle località, di non credere a quei racconti di apparizioni, ma questi avevano voluto egualmente andare per cui ora i discepoli sul Tabor erano rimasti meno di un terzo di quelli originari, cioè circa cinquecento come aveva valutato Gesù al suo apparire e come aveva ricordato San Paolo nella sua prima lettera ai Corinti.7
Gesù dirà allora che – per quelli che si erano allontanati - quella ‘disubbedienza’ sarebbe rimasta ‘punita’ dalla perdita del privilegio di stare con lui ed ascoltare i suoi ultimi insegnamenti di perfezione.
E’ in questa circostanza, tuttavia, che Gesù  (il quale nei ‘Quaderni’ dell’Opera valtortiana parla a più riprese, negli anni quaranta del secolo appena trascorso, di una sua ‘venuta’ imminente nella nostra attuale epoca storica) fornisce anche ai teologi studiosi di questa materia un chiarimento che potremmo forse considerare soddisfacente su come la famosa ‘venuta intermedia’ dell’Apocalisse e del citato brano di Mt 24 debbano essere intesi.
Ecco dunque cosa chiarisce ora Gesù ai suoi apostoli (grassetti e corsivi sono miei) nel commentare sul Tabor il comportamento di quei discepoli che – avendo ‘dubitato’, come dice Matteo – erano corsi via:8

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«…Dunque, per tornare al principio, avete fatto bene a cercare di trattenere quelli che, simili a bambini sedotti da un rumore di musiche o da un luccichio strano, corrono svagati lontano dalle cose sicure.
Ma vedete? Essi hanno il loro castigo perché perdono la mia parola. Però anche voi avete avuto il vostro torto.
Vi siete ricordati che ho detto di non correre qua e là ad ogni voce che mi dicesse in un luogo.
Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra.9

Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia Risurrezione. Essa culminerà nella apparizione di Cristo Giudice a tutti i risorti. Ma prima, quante volte apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini.

In verità vi dico: Io sto per tornare al Padre mio. Ma la Terra non perderà la mia Presenza.

Io sarò, vigile e amico, Maestro e Medico là dove corpi od anime, peccatori o santi avranno bisogno di Me o saranno eletti da Me a trasmettere le mie parole ad altri.
Perché - anche questa è verità - perché l'Umanità avrà bisogno di un continuo atto di amore da parte mia, essendo tanto dura a piegarsi, facile a raffreddarsi, pronta a dimenticare, desiderosa di seguire la discesa invece della salita, che se Io non la trattenessi con i mezzi soprannaturali non gioverebbero la legge, il Vangelo, gli aiuti divini che la mia Chiesa amministrerà, a conservare l'Umanità nella conoscenza della Verità e nella volontà di raggiungere il Cielo. E parlo dell'Umanità di Me credente... Sempre poca rispetto alla grande massa degli abitanti della Terra.
Io verrò.
Chi mi avrà resti umile. Chi non mi avrà non sia ingordo di avermi per averne lode. Nessuno desideri lo straordinario. Sa Dio quando e dove darlo. Né è necessario avere lo straordinario per entrare nei Cieli. Esso è anzi un'arma che, male usata, può aprire l'inferno anziché il Cielo. Ed or vi dirò come.
Perché la superbia può sorgere. Perché può venire uno stato di spirito abbietto a Dio, perché simile a torpore in cui uno si accomodi per carezzare il tesoro avuto, riputandosi già in Cielo perché ha avuto quel dono. No. In quel caso, in luogo di fiamma e ala, esso diviene gelo e macigno, e l'anima precipita e muore. E anche: un dono mal usato può suscitare avidità di averne più ancora per averne più lode. Allora, in questo caso, potrebbe al Signore sostituirsi lo Spirito del Male per sedurre gli imprudenti con prodigi impuri.
State sempre lontano dalle seduzioni d'ogni specie. Fuggitele. State contenti di ciò che Dio vi concede.
Egli sa ciò che vi è utile e in quale maniera. E sempre pensate che ogni dono è una prova oltre che un dono, una prova della vostra giustizia e volontà. Io ho dato a voi tutti le stesse cose. Ma ciò che fece migliori voi rovinò Giuda. Era dunque un male il dono? No. Ma maligna era la volontà di quello spirito...
Così ora. Io sono apparso a molti. Non solo per consolare e beneficare, ma per farvi contenti.
Voi me ne avevate pregato di persuadere il popolo, che quelli del Sinedrio tentano di persuadere al loro pensiero, che Io sono risorto.
Sono apparso a fanciulli e ad adulti, nello stesso giorno, in punti così distanti fra loro che occorrerebbero molti giorni di cammino a raggiungerli.
Ma per Me non c'è più la schiavitù delle distanze. E questo apparire simultaneo ha disorientato voi pure.  
Vi siete detti: "Costoro hanno visto fantasmi".
Voi dunque avete dimenticato una parte delle mie parole, ossia che lo sarò d'ora in poi a oriente e occidente, a settentrione e mezzogiorno, dove troverò giusto essere, senza che nulla me lo vieti, e rapidamente come folgore che solca il cielo.
Sono vero Uomo. Ecco le mie membra e il mio Corpo solido, caldo, capace di moto, respiro, parola come il vostro. Ma sono vero Dio.
E, se per trentatré anni la Divinità fu, per un fine supremo, nascosta nella Umanità, ora la Divinità, sebbene congiunta all'Umanità, ha preso il sopravvento, e l'Umanità gode della libertà perfetta dei corpi glorificati. Regina con la Divinità non più soggetta a tutto quanto è limitazione all'Umanità.
Eccomi. Sono qui con voi e potrei, se volessi, essere fra un istante ai confini del mondo per attrarre a Me uno spirito che mi ricerca…».

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Da quanto precede voi potrete rilevare che – nel parlare, da Uomo-Dio, della sua presenza lì al Tabor – Gesù la inquadra e la chiama ‘seconda venuta’ quando Egli dice:

«Ma non vi siete ricordati che Io ho anche detto che, nella seconda venuta, il Cristo sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in tempo meno lungo del battere di una palpebra».

E poi continua precisando:

«Or questa seconda venuta si è iniziata nel momento della mia Risurrezione. Essa culminerà nella apparizione di Cristo Giudice a tutti i risorti. Ma prima, quante volte apparirò per convertire, per guarire, per consolare, insegnare, dare ordini».

Gesù aveva anche detto:

« Voi dunque avete dimenticato una parte delle mie parole, ossia che lo sarò d'ora in poi a oriente e occidente, a settentrione e mezzogiorno, dove troverò giusto essere, senza che nulla me lo vieti, e rapidamente come folgore che solca il cielo».

Conseguentemente – per un Dio che vive fuori dalla dimensione dello spazio-tempo – la sua cosiddetta seconda venuta è attualmente in corso, in quella sorta di ‘continuità extratemporale’ che è la sua Eternità..
Gesù con l’Ascensione è ritornato al Padre, ma – Egli precisa - la Terra non avrebbe perso la sua Presenza.
Gesù è in Cielo e nello stesso tempo in terra. Dio ha il dono dell’ubiquità.
Potremmo immaginarci questa seconda venuta – uscendo dal concetto di tempo per entrare in un concetto di spazio – come una retta immaginaria che non ha un prima e un dopo ma piuttosto, alle sue due estremità, un punto di inizio e un punto di fine.
L’inizio della retta corrisponde alla Resurrezione, il punto finale è quello del Giudizio universale.
Il punto centrale della retta è costituito dalla ‘manifestazione parusiaca’.
Nella ‘retta’ dell’Eternità fuori del tempo, senza prima né dopo - retta che inizia con la Resurrezione e termina con il Giudizio universale - prima, durante e dopo questo punto centrale, Gesù potrà apparire e scomparire, materializzarsi e smaterializzarsi, né più né meno di come aveva fatto in quei quaranta giorni dalla Resurrezione alla Ascensione,.
 Anche se la sua ‘manifestazione’ per la sconfitta dell’Anticristo avrà un carattere grandioso – fatto che ci renderà facile capire che è del Suo intervento che si tratta, perché solo ‘suoi’ potranno essere quei segni - Egli potrebbe apparire non a tutti ma solo ai suoi ‘eletti’, così come dopo la Resurrezione Egli volle apparire non ai suoi nemici: Sacerdoti del Tempio, Scribi e Farisei, ma solo ai suoi discepoli, e ad alcuni di essi, sovente i più umili, in maniera più ‘personale’ rispetto ad altri.
Gesù è dunque oggi in mezzo a noi, invisibile ai più salvo rendersi sensibile in casi particolari, riservandosi di mostrarsi o meno secondo le necessità personali e della Storia.
Tuttavia, pur confermando la sua costante presenza sulla terra, che é iniziata con la Resurrezione e che ha il suo culmine con il Giudizio universale, il Gesù valtortiano, usando il verbo ‘venire’ al futuro, il ‘nostro’ futuro, ribadisce ai discepoli:

«Io verrò»

Alla luce di tutto quanto precede – se volessimo prenderci affettuosamente la libertà di parafrasare nei confronti di Sant’Agostino alcune delle parole che Gesù aveva detto agli apostoli quando essi gli avevano spiegato i fatti del Tabor – potremmo dirgli, a conclusione di tutto questo discorso sul suo ‘equivoco’: «Hai fatto bene a pensare che la seconda venuta di Gesù fosse coincisa con la Resurrezione, ma hai avuto il ‘tuo’ torto quando hai dedotto che la ‘venuta’ descritta in Ap. 19 fosse quella della Resurrezione».
Quella che San Giovanni ‘vede’ in visione in Ap. 19 non è dunque la seconda venuta intermedia di Gesù, come molti mistici moderni impropriamente la chiamano provocando però con questa definizione la ‘reazione’ sospetta dei teologi che credono a due sole venute di cui la seconda solo alla fine del mondo.
Essa è invece – come si si può dedurre dalla spiegazione del Gesù valtortiano - una sorta di ‘Manifestazione parusiaca’ ancora da verificarsi, nella Potenza dello Spirito Santo, nell’ambito di una seconda venuta effettiva che è cominciata con la Resurrezione e che è tuttora in corso fino alla fine della Storia.
Il Gesù valtortiano aveva detto agli apostoli che Egli sarebbe tornato al Padre ma che nel contempo sarebbe rimasto con loro, fatto che – a conferma per quanti possano dubitare delle sue parole – é ribadito nelle ultime parole conclusive del Vangelo di Matteo che cita l’episodio dei discepoli sul monte di Galilea ed il cui testo integrale è il seguente10:

«Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono davanti a lui, benché alcuni avessero dubitato. E Gesù avvicinatosi disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».

Questa frase finale, non con l’autorità della Valtorta, mistica ma pur sempre essere umano fallibile, ma con quella dei Vangeli, Parola del Signore, conferma il racconto valtortiano che spiega come vada interpretata la seconda venuta, cioè come una venuta ‘al presente’.
Nel Vangelo di Matteo il Gesù risorto che appare sul monte non dice che egli se ne andrà e che in futuro ritornerà ma, usando il verbo al presente, e non al futuro Egli dice lapidario:

 

«Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo»  .

La visione di Giovanni in Apocalisse 19 è dunque l’immagine simbolica – secondo modalità future di attuazione per ora ignote ma lì espressa con caratteristiche di maestà e grandiosità – dell’intervento del Verbo-Gesù nella Storia per la sconfitta dell’Anticristo e l’instaurazione del Regno di Dio in terra.
Ecco dunque il ‘Gesù Vincente sul cavallo bianco’ alla guida degli eserciti celesti…!
Egli si manifesterà probabilmente anche visibilmente, ma non necessariamente nelle forme che molti si attendono e forse nemmeno a tutti, come fece in quei quaranta giorni dopo la Resurrezione.
Tutti vedranno il suo Segno e tutti lo capiranno, specie voi che state qui leggendo, tranne coloro che non lo vorranno capire.
Credo di poter concludere che la sua venuta/manifestazione sarà tuttavia un avvenimento innanzitutto interiore, cioè nel segreto del cuore degli uomini – come aveva intuito San Bernardo di Chiaravalle, dottore della Chiesa e genio del XII secolo - perché è nel cuore degli uomini che Egli instaurerà il suo Regno in terra, un regno nel mondo ma che non è di questo mondo.


1 Atti 1, 3-4

2 Gv 21, 24-25

3 1 Cor. 15, 5-8

4 Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 634, Par. 1/3 – Centro Editoriale Valtortiano

5 Al riguardo vedere dell’autore “Il Vangelo di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. IV, Cap. 16: ‘Ben più potente della vostra corrente elettrica, il mio spirito è entrato come spada di fuoco divino a riscaldare le fredde spoglie del mio cadavere…’. - Ed. Segno, 2004 – Leggibile e scaricabile gratuitamente anche dal sito internet dell’autore ‘ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO’ digitando https://www.ilcatecumeno.net
Inoltre di Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Capp. 618 e 620 – Centro Editoriale Valtortiano

6 Mt 24

7 1 Cor. 15, 5-8

8 M.V.:’L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X – Cap. 634.9/12 – Centro Ed. Valtortiano

9 Vedi: Mt 24, 23-27  // M.V.: ‘L’Evangelo…’, Vol. IX, Cap. 596.46  // G.L.: Cap. 11.2 del volume presente

10 Mt 28, 16-20