CAP. 16

APPROFONDIAMO LA CREAZIONE DI ADAMO
(2)

L'ANIMA-ANIMALE, 'FORMA' DEL CORPO UMANO, E L'ANIMA-SPIRITUALE CHE NE E' L'ESSENZA

 

16.1 L'alito di vita

Segretario: Abbiamo dunque appreso con nostro grande stupore che anche i più eminenti biologi asseriscono - specie dopo averlo osservato in questi ultimi decenni al microscopio elettronico - che tutta la materia vivente, animale e vegetale, é veramente formata di sostanze colloidali composte da una particolare qualità di  'argilla' e da acqua. Troverebbe quindi davvero una spiegazione la prima parte del versetto di Gn 2,7: '... allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo...'.
Potremmo dunque passare ora a discutere la seconda parte di questo versetto dove si dice che 'il Signore soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita'.
Questa immagine antropomorfa di un Dio che soffia l'alito di vita nelle narici dell'uomoé stata oggetto di ironie non meno di quanto lo sia stata la prima parte del versetto concernente l'uomo fatto con 'polvere del suolo'.

F.Crombette: È dunque assolutamente certo che è materialmente possibile passare direttamente dall'argilla all'uomo per gli stadi: colloide, protoplasma, e cellula. 
Ma chi farà che questa argilla divenga colloidale, se non il Creatore dell'argilla e dell'acqua? 
Chi farà che i colloidi divengano dei protoplasmi, questi delle cellule, che queste cellule si moltiplichino, si differenzino, si raggruppino, si organizzino, si limitino a certe dimensioni e disposizioni? 
Chi, se non la 'forma'?  Verrà questa da un essere anteriore modificato, come si sostiene? 
Ma chi ha fatto la 'forma' anteriore, e chi l'ha modificata? 
Non è altrettanto semplice, anzi più semplice, concepire questa forma creata apposta per la specie? 
Giacché il substrato di tutti gli esseri terrestri è sempre quello: la massa protoplasmatica, pronta a tutti gli usi; e quanto alla forma che deve metterla in movimento, siccome è una forma immateriale, è più agevole concepirla come tanti pensieri diversi per quante sono le specie, che come un pensiero unico variabile. 
Come, del resto, se non c'e stato che un pensiero unico che sarebbe andato modificandosi con le specie successive, comprendere che le specie più antiche si siano mantenute quando il pensiero creatore si modificava
Non ci sarebbero necessariamente voluti tanti pensieri diversi quante specie coesistenti? 
Allora, perché non venire direttamente alla concezione di forme create particolarmente per ciascuna specie, ben più razionale di una pretesa evoluzione irrealizzabile!
Certo, gli studiosi sono pervenuti a moltiplicare le cellule, ancorché siano incapaci di mettervi il principio di vita che vi si trova; ma, nella natura, le cellule non si moltiplicano alla cieca e come a caso. 
Chi le guida se non la forma che è loro associata, come ha detto Mosè? 
E Delage1 ha scritto: "Non sono le cellule che fanno gli organismi, ma piuttosto gli organismi che fanno le loro cellule".

Cuénot:2 La grande obiezione al monismo3 è che l'insieme della vita è così particolare che è separato dal non vivente da un fossato invalicabile, non sono i materiali che differiscono, ma il modo in cui sono organizzati e come diretti...
La vita è trascendente alla materia inerte.  E se essa ne deriva in quanto substrato materiale, non ne può provenire in quanto vita; è in se stessa un principio diverso dalla materia (...)
L'Uomo, nella Natura, è un dominio nuovo, un'invenzione che è sorta, o, se non temete un linguaggio metafisico, la realizzazione di un'Idea trascendente.4

F. Crombette: Così la Rivelazione, da una parte, i fatti e la ragione dall'altra, ci mostrano che l'uomo è una creazione speciale e non un prodotto evolutivo, e che Dio, per realizzarlo, ha preso dell'argilla resa colloidale; dopodiché ha fatto agire su questo mezzo materiale una forma-forza immateriale che Egli ha strettamente unite per formare l'uomo, unione, di conseguenza, di spirito e di materia, di anima e di corpo.
Nel testo della Volgata, Dio forma un corpo di uomo dal fango della terra, poi vi soffia sul volto un soffio di vita, il che mostra che vi sono stati due elementi distinti (ancorchè mal distinti) per formare un vivente. 
Significa che la materia non ha una realtà propria?  E che il soffio di Dio non ha anch'esso la sua realtà propria? 
Che questi elementi siano successivamente uniti nell'uomo, la nostra traduzione del testo mosaico lo dice formalmente. 
Questa traduzione si trova anche d'accordo con la decisione del Concilio di Vienna, del 1312, la quale afferma che l'anima razionale o intellettiva è la forma del corpo umano per se stessa e essenzialmente, e con la decisione di Pio IX che ha dichiarato "che agli studiosi cristiani restava la massima libertà di adottare il sistema filosofico preferito (quanto alla natura dell'uomo) a patto che l'unità sostanziale della natura umana che è composta di due sostanze parziali, il corpo e l'anima ragionevole, (fosse preservata)".

 

16.2 Ma se l'anima é la forma del corpo umano come potrà mai sopravvivere alla morte del suo stesso corpo?

Segretario: Cosa sarà allora mai stato quell'alito di vita che Dio avrebbe insufflato nelle 'narici' dell'uomo? Un mero principio vitale, come quello dato anche agli animali, o un qualcosa di superiore capace di sopravvivere alla morte del corpo per possedere la vera vita, quella immortale?
F. Crombette dice in sostanza che le cellule del corpo umano, che non si moltiplicano alla cieca ma appaiono guidate da una evidente finalità, sono dotate anche di un principio vitale.
Egli osserva però che cellule siffatte, che danno origine ai vari organi interni e quindi al corpo intero, non possono essere guidate che da una 'forma immateriale' che é loro associata.
Questa forma immateriale sarebbe stata utilizzata da Dio per creare l'uomo.
Crombette conclude infine - rifacendosi all'autorità della Chiesa e citando il Concilio di Vienna - che la 'forma' del corpo umano è l'anima razionale.
Anche ammettendo che le cose stiano in questi termini - e quando si parla di qualcosa di invisibile e di 'impalpabile' come l'anima un certo margine di dubbio è sempre lecito - non siamo ancora riusciti a capire cosa sia esattamente l'anima razionale, dove essa risieda e cosa provi infine che l'anima - senza il corpo - possa continuare ad esistere nell'Aldilà...

Fernand Crombette: Ciò che prova che l'anima può perfettamente esistere senza il corpo è che la morte è, secondo la definizione stessa del catechismo, la separazione dell'anima dal corpo, ed infatti i corpi dei santi sono in cielo solo con l'anima, non essendo, il loro corpo, risuscitato.
La Chiesa farebbe forse pregare per le anime del purgatorio se non fossero reali
Come avrebbe potuto dire Gesù: "Padre, rimetto la mia anima nelle tue mani", se la Sua anima non si fosse allora separata dal Suo corpo? 
E avrebbero gli Evangelisti unanimemente scritto: "Gesù rese lo spirito" (greco Pneuma)? 
E Gesù avrebbe forse detto: "È lo spirito che dà la vita; la carne non conta nulla"
Secondo Mosé è la forma quella che ha animato l'argilla colloidale per darle la morfologia dell'uomo.
E se l'anima è la forma, è dunque questo l'elemento-forza di cui parla Claude Bernard...

Claude Bernard5: Vi è come un disegno vitale che traccia il piano di ciascun essere e di ciascun organo, di modo che - se considerato isolatamente - ciascun fenomeno è tributario delle forze generali della natura ma presi nella loro successione e nel loro insieme, essi sembrano rivelare un legame speciale, sembrano diretti da qualche condizione invisibile nell'ordine che li concatena. 
Così le azioni chimiche sintetiche dell'organizzazione e della nutrizione si manifestano come se fossero dominate da una forza impulsiva che domina la materia, che fa della chimica appropriata a un fine, e mette in atto i reattivi ciechi dei laboratori alla maniera del chimico stesso (...)

Ciò che è essenzialmente del dominio della Vita, che non appartiene nè alla fisica, nè alla chimica, nè a nient'altro, è l'idea direttrice di questa evoluzione vitale... 
In ogni germe vivente vi è un'idea creatrice che si sviluppa e si manifesta con l'organizzazione
Per tutta la sua durata, l'essere vivente resta sotto l'influenza di questa stessa forza vitale creatrice e la morte arriva quando questa non può più realizzarsi... 
É sempre questa stessa idea vitale che conserva l'essere ricostituendone le parti viventi disorganizzate dall'esercizio o distrutte dagli accidenti o dalle malattie6... 

F. Crombette: Ecco ciò che dice colui di cui si è potuto dire che "è stato il più illustre rappresentante della scienza sperimentale alla fine del 19° secolo"!
E come sostenere ancora che l'anima non è localizzabile? 
Se si intende con ciò un punto d'applicazione determinato dell'essere, come lo sarebbe il nodo vitale, per esempio, allora evidentemente no, l'anima non è localizzabile.
Ma siccome l'anima è la forma ed è questa forma che ordina gli elementi materiali e i limiti alle dimensioni dell'uomo, ne consegue dunque che la forma ha essa stessa queste dimensioni spaziali.  
Non è perché l'anima è spirito che dev'essere illimitata come lo è Dio...
 Ci teniamo a far osservare che è in una sola forma, unita sostanzialmente all'argilla colloidale, che si trovano riunite la forza che organizza il corpo animale dell'uomo, il suo influsso vitale con tutto ciò che esso comporta di attitudini, il suo soffio.
E questo processo fa ugualmente comprendere quello della morte, giacché, se ci è voluto un ultimo atto per mettere la macchina in strada, si capisce che se un qualunque ostacolo intralcia il funzionamento della macchina (accidente, usura), questa si arresta. 
Ora, la conservazione della vita suppone il funzionamento della macchina, dove tutto è legato. 
Quando la forma, che è vita, non ha assolutamente più la possibilità di esercitare la sua attività, lascia il corpo.
Ma l'edificio materiale che aveva realizzato la forma non scompare immediatamente, giacché la materia ha, anch'essa, la sua realtà, e là dove la si è messa, rimane.  Tuttavia, non essendovi più trattenuta, l'abitazione si degrada.  Le cellule che la costituiscono sono normalmente "sempre attorniate da uno strato di elettricità positiva portata dagli ioni; questa carica risulta dal gioco della vita; la morte si traduce con la sua scomparsa.  Ora, questa carica costituisce un vero carapace protettivo che isola la cellula dall'esterno; la cellula morta, non essendo più protetta, si dissolve7". 
Il protoplasma flocula; la materia perde la sua proprietà colloidale e tende a ridiventare terra ordinaria: "Tu sei polvere e polvere ritornerai".

Luce: 8
Dio, che è puro Spirito, ha creato l'uomo infondendogli dentro un'anima, di natura spirituale, che è, che potete considerare come la vostra 'Psiche', quella dell'Io conscio e dell'Inconscio, la quale - dopo la morte del corpo - è destinata, se l'uomo si è ben comportato nella vita rispettando i principi della propria coscienza, a salire al Cielo per unirsi a Dio-Padre: Spirito Creatore dell'Universo.
Ma poichè l'uomo creato, ed i suoi discendenti, non si sono comportati bene, hanno dimenticato la loro origine spirituale e hanno smesso di ascoltare la voce della loro coscienza, ecco che Dio-Padre ha detto a suo Figlio, anch'Egli puro Spirito:

'Grazie all'Amore che unisce Te e Me, grazie all'Amore che è Energia Intelligente e che traduce la Potenza del Pensiero del Padre in 'Azione' - cioè in fatti concreti, così come è successo nella Creazione dell'Universo - grazie all'Amore che ci unisce, per l'Amore che ci unisce, per l'Amore che ci unisce alle anime degli uomini che non si comportano bene, abbandona l'Alto dei Cieli, scendi sulla Terra, incarna il tuo Spirito nel corpo di un uomo ed insegna a tutti gli uomini la nostra Dottrina affinchè essi, riscoprendo di essere tutti figli spirituali di uno stesso Dio, che è loro Padre, seguano la Dottrina che li aiuta a riscoprire la voce della loro coscienza e possano così più facilmente salvarsi, dopo la morte, ritornando fra le braccia del Padre che li ha creati, del Padre che è Amore e con il quale vivranno - da spiriti che amano e che quindi sono felici - per tutta l' Eternità...'

Dio voleva che l'uomo procreasse non ciò che muore, cioè la 'carne' priva di Grazia come lo fu dopo il Peccato originale, ma l'anima - dono di Dio - in 'grazia', che sopravvive 'viva' alla morte della Carne.
Era questa la 'riproduzione' voluta da Dio, non quella concupiscente di una carne con spirito morto.
Dio decise che solo 'incarnandosi', cioè assumendo la natura di 'uomo', facendo cioè questo grande sacrificio prima ancora del sacrificio finale, avrebbe potuto portare la Parola facendo capire - attraverso la Dottrina - la Verità, e quindi insegnando la Strada che porta alla Vita eterna.
Perchè, aprendo le porte chiuse sull'ottusità del pensiero, avrebbe consentito la liberazione dell'anima che - in virtù della Grazia, recuperata per il Sacrificio - avrebbe potuto tornare a Dio.

Segretario: Mi sembra che il quadro - dopo questa precisazione della 'Luce' - si delinei finalmente meglio nei suoi contorni. Quello che Dio ha infuso di diverso nell'uomo appena creato non sono stati solo il 'principio vitale' e la 'forma' che dà forma al corpo e che lo organizza, elementi questi che vengono dati anche all'animale comune.
Peraltro - nella linea della discendenza, una volta creati i primi esemplari maschio e femmina delle varie specie - questo 'principio vitale' e questa 'forma', sia per l'uomo che per gli animali, vengono trasmessi dai genitori nell'atto di procreare un figlio.
Ciò che dunque Dio dona in modo molto speciale solo all'uomo è l'anima-spirituale, cioè lo 'spirito', una quintessenza dell'anima-animale che ne diventerà la parte più qualificante, una sorta di anima dell'anima  che non viene trasmessa dai genitori con il concepimento ma infusa direttamente da Dio nell'embrione umano.
Quella dell'uomo, diversamente dall'anima-animale dell'animale, è soprattutto un'anima-spirituale che non muore e che non si dissolve con il corpo perché é destinata alla vita eterna.
Ecco dunque - in Genesi - il vero senso dell'alito di Vita..., ecco il senso della sopravvivenza dello spirito dopo la morte del corpo!
In definitiva mi sembra di capire che si sia risposto a quei miei quesiti su cosa sia l'anima, dove essa possa essere localizzabile e come essa possa sopravvivere dopo la morte, separatamente dal corpo.
Se ho ben compreso F. Crombette dice che, se l'anima é una 'forza' che organizza il corpo umano, essa non sarebbe 'localizzabile' in un luogo specifico, ma siccome essa é anche una forma che ordina gli elementi materiali ed i limiti della dimensione dell'uomo, ne consegue che l'anima avrebbe la stessa dimensione spaziale dell'uomo.
Si potrebbe tradurre questo concetto con una immagine: l'anima pervade ogni poro del corpo umano così come un ambiente o un oggetto possono essere impregnati di un profumo.
La morte - come aveva osservato Claude Bernard - interverrebbe in definitiva quando un qualunque ostacolo al corpo impedisca la finalità dell'anima.
Io credo allora di poterne dedurre, forse in maniera ancora più chiara, che - nell'uomo - l'anima-spirituale, o meglio lo spirito, lasci definitivamente il corpo  quando esso spirito - non a livello di io-conscio ma di io-inconscio - comprende che 'quel' corpo (per accidente o malattia) non gli consente più di perseguire le sue finalità: allora il corpo dell'uomo muore anche se la sua anima gli sopravvive!
Nell'animale succederebbe invece l'inverso: quando il corpo muore perché non è più in grado di svolgere le sue funzioni vitali, la sua anima-animale - cioé la 'forma' e il 'principio vitale' che lo avevano tenuto in vita - si dissolve automaticamente nel nulla.


1 - Zoologie concrète; T. II, 1, (cité par Vialleton, pag. 83), p. 7.

2 - Les deux conceptions moniste et dualiste de la vie; Scientia, sept. 1928.

3 Monismo: In filosofia, dottrina che concepisce la realtà ultima come costituita da un'unica sostanza. Il monismo si oppone al dualismo quanto al pluralismo.

4 - La place de l'homme dans la nature; Revue scientifique, nov-dic. 1942.

5 - Citato dall'abate Thomas.  Les temps primitifs, etc.; Bloud et Barral, Paris, p. 97.

6 - Claude Bernard, "Introduction à la médecine experimentale", Levé, Paris.

7 - Chauchard - La mort - Presses univ. de France, Paris, 1947, p. 29.

8 - G.Landolina: 'Alla ricerca del Paradiso perduto' - Cap. 37 - Ed. Segno - vedi anche www.ilcatecumeno.net