CAP. 24

UNA ULTERIORE RIFLESSIONE FINALE SUL VALORE E SULLA ATTENDIBILITA' DELL'OPERA DI FERNAND CROMBETTE.

 

24.1  Dio e la Scienza.

Segretario: Mi sembra sia giunto a questo punto il momento di concludere questa nostra sessione giornaliera sulla 'Genesi' passata al vaglio della Fede e della Scienza.
Ci potremo così predisporre intellettualmente e spiritualmente alla sessione di domani che - non ho difficoltà ad immaginarlo - sarà di estremo e quanto mai controverso interesse in quanto riguarderà la creazione dell'uomo, o comunque il tema della sua origine.
É un argomento che - come vedremo - coinvolge importanti implicazioni spirituali, filosofiche, e persino politiche e sociali, a seconda che prevalga la tesi che l'uomo sia stato creato da Dio o quella per cui esso discenderebbe invece da una scimmia.
Sono moltissimi ed aumentano anche ogni giorno di più gli scienziati che smettono di credere nella evoluzione.
Ciò proprio perché - essi dicono - le scoperte continue della tecnologia, dell'astronomia, della fisica, della biologia nonché della genetica ci pongono di fronte ad un Disegno intelligente di tale enorme complessità, saggezza ed evidenza da far ritenere ragionevolmente - oltre che matematicamente e statisticamente - impossibile che tutto ciò sia dovuto al cieco Caso.
Emerge la 'mano' di una Mente superiore che deve aver programmato il tutto con una precisione e una perfezione che superano qualsiasi nostra umana immaginazione.
Se una parte degli scienziati che rifiuta la teoria dell'evoluzione é 'credente', un'altra parte non lo é e - pur rifiutando l'evoluzionismo negandogli la sua pretesa di 'scientificità' - ciò non di meno non ritiene che il testo di Genesi debba intendersi come una Verità rivelata da Dio ma abbia piuttosto il carattere di un racconto mitico..
Da questa nostra Conferenza - fra scienza e fede - sta forse emergendo la convinzione che non solo è possibile credere in Dio ma é anche possibile credere in un testo apparentemente  controverso come apparirebbe quello della Genesi biblica, ove esso venga analizzato alla luce della Fede, cioè della Sapienza.
Bisogna però rassegnarsi al fatto che la cultura corrente - dove l'Evoluzionismo continua ad essere insegnato nelle scuole come una verità scientifica - continuerà a rimanere 'evoluzionista' forse per qualche decennio almeno.
Le vecchie idee sono dure a morire e le ideologie - perché é ben di questo che si tratta - non si arrendono neanche di fronte all'evidenza.
L'ideologia - come si legge nei dizionari - è in senso generale un sistema di idee e di valori che costituiscono la base di un movimento di pensiero, essa fornisce una interpretazione della realtà e - nella società contemporanea - si può associare il suo ruolo a quello dei miti. Ideologia e mito tentano infatti di rendere coerente un insieme di fenomeni apparentemente privi di senso, come appunto fa l'ideologia scientifica quando si rapporta al mistero della Creazione.
Parlando di 'evoluzionismo' è bene sapere che si parla di una teoria che, prima ancora di essere antropologica, è dunque 'filosofica'.
Si tratta di una nuova religione, con i suoi dogmi ed i suoi sacerdoti, e questi - avendo dovuto scontrarsi con la verità ormai non più eludibile del crollo del darwinismo classico - hanno ora ripiegato sul neo-darwinismo, proponendo una differente versione della vecchia 'dottrina' nella speranza di superare così gli inconvenienti emersi dal progredire della ricerca scientifica.
Non passa giorno senza che organi di stampa riportino prese di posizione degli evoluzionisti contro coloro che sostengono esserci, nella realtà che ci circonda, un Disegno intelligente di un Creatore.
Stupisce osservare talvolta l'aggressività e animosità di queste posizioni, come se il difendere l'evoluzionismo e smentire la Creazione da parte di Dio sia una questione di vita o di... morte.
É tuttavia questa l'opinione ancor oggi maggiormente accreditata presso i mass media ed è ancora questa la convinzione di coloro che presiedono le più prestigiose cattedre universitarie e dettano le linee di insegnamento ai giovani.

 

24.2  I razionalisti sappiano vedere...

Negli Stati Uniti - sotto la spinta e le proteste degli ambienti cattolici e protestanti - la scientificità della 'dottrina' evoluzionista, e quindi la legittimità del suo insegnamento nelle scuole, è stata da qualche anno rimessa in discussione già in alcuni stati federali.
Sono state apportate modifiche ai piani scolastici ed è stato deciso che se viene impartita la conoscenza della 'dottrina' evoluzionista ne sia per contro chiarita ai giovani la 'non scientificità' oppure che tale dottrina venga esposta contestualmente alla dottrina della Creazione da parte di Dio.
Abbiamo già avuto occasione di ricordare, fatto molto 'significativo', che in Europa i vari Governi dell'Unione europea non solo non hanno voluto inserire nel progetto di Costituzione comune un palese riconoscimento del Cristianesimo come base fondante della nostra identità sociale, ma neppure un chiaro riferimento alle comuni radici cristiane, che pur sono indubitabili.
Solo da qualche tempo - sull'onda lunga che viene dagli Stati Uniti - si sta assistendo ad un analogo sia pur ancor timido risveglio delle coscienze con cenni di resipiscenza da parte di qualche governo.
Se l'Evidenza di un Disegno intelligente dovrebbe però rendere accorti i 'Razionalisti', che in quanto tali dovrebbero essere teoricamente adusi al 'ragionamento', sono invece proprio costoro che non vogliono ammettere l'evidenza di questo Disegno. E ciò - inutile che lo si neghi - proprio perché il Progetto presuppone un Progettista, cioé Dio.
Ed è così che essi si oppongono al Progettista sfornando i loro libri 'scientifici', che poi diventano testi scolastici...

Voce:1
É piatto di lenticchie la sostituzione delle opere sapienziali, soprannaturali, e soprattutto della Grande Rivelazione che va accettata e creduta senza mezze misure.
É piatto di lenticchie il sostituire ciò con libri scientifici, che sono, per perfetti che siano, sempre libri scritti da un uomo.
Potranno perciò parere più chiari, e certo più comprensibili per chi sa solo leggere la lettera, restare alla superficie di una cosa, per chi non può penetrare oltre per pesantezza propria. Ma non trasformano l'uomo. Non lo portano in alto.
I libri ispirati, invece, quei libri di cui l'Autore è Dio, per chi li sa leggere, sono mezzo di trasformazione e unione in Dio e con Dio, e di elevazione.
Tutto quanto viene da Dio é mezzo di elevazione, di trasformazione e di più intima unione con Dio. Gli stessi miracoli, di specie diversa, miracoli di guarigioni di corpi e di spiriti, specie questi, sono mezzo di trasformazione e unione con Dio. Quanti, increduli o peccatori, poterono essere fatti credenti e redenti per il prodigio di un miracolo!
Il miracolo non va negato per ossequio al razionalismo.
Non il miracolo della Creazione, non quello di una guarigione d'anima o di carne.
La materia fu tratta dal nulla e ordinata al suo singolo fine da Dio.
Un'anima morta o malata di malattia spirituale inguaribile, fu guarita da Dio, con questo o quel mezzo, ma sempre da Dio. Un corpo condannato a morire può da Dio essere guarito.
Sempre da Dio, anche se Egli si serve di un'apparizione o di un giusto per convertire e guarire uno spirito, o della particolare fiducia in un santo per guarire una carne.

I razionalisti sappiano vedere.
Grande cosa la ragione. Grande cosa essere creatura razionale. Ma più grande cosa è lo spirito. E più grande è essere creatura spirituale, ossia che sa di avere lo spirito, e quello mette in primo luogo come re del suo io e come cosa eletta più di tutte le altre. Perché se la ragione aiuta l'uomo ad essere uomo e non bruto, lo spirito, quando sia re nell'io, fa dell'uomo il figlio adottivo di Dio, gli dà somiglianza con Lui, gli permette di partecipare alla sua Divinità e ai suoi eterni beni.
Predomini quindi lo spirito sulla ragione e sulla carne o umanità.
E non regni il razionalismo che nega, o vuole spiegare ciò che va creduto per fede e che, nell'essere spiegato, anzi nel tentativo di venire spiegato, viene leso; e lesa se non morta, viene la fede.

I razionalisti sappiano vedere.
Depongano le lenti opache del razionalismo. Esse non li serviranno. Anzi esse faranno vedere le verità alterate, proprio come una lente, non adatta all'occhio indebolito, serve a far vedere peggio ancora.
Chi pende verso il razionalismo è già un indebolito nella vista spirituale. Quando poi lo elegge, mette lenti inadatte al suo indebolito vedere, e vede malamente del tutto.
Sappiano vedere, vedere bene, e il Bene. Vedere Dio nel suo continuo perfetto operare col mantenere la Creazione che ebbe vita per il suo Volere, col rendere la salute e la vita dove già è certa la morte.
Come potranno, coloro che vogliono spiegare la creazione e la vita come autogenesi e poligenesi, negare che l'Onnipotente possa meno di ciò che poté creare al principio, e non era neppure materia, ma solo caos, e poi erano solo cose limitate e imperfette?
É logico, puramente logico e ragionevole, che si possa ammettere il miracolo del caos che da sé si ordina, e genera da sé la cellula, e la cellula si evolve in specie, e questa specie in altre sempre più perfette e numerose, mentre si definisce che Dio non poté fare da Sé tutta la creazione?
É logico e ragionevole sostenere l'evoluzione della specie, anzi di una data specie sino alla forma animale più perfetta perché dotata di parola e ragione, anche solo di queste, quando si vede, da millenni, che ogni creatura animale non ha acquistato ragione e parola pur convivendo con l'uomo?
Ogni animale, da millenni, è quale fu fatto.
Ci sarà stato impiccolimento strutturale, ci saranno stati incroci per cui, dalle razze prime create, vennero altre razze ibride. Ma passare per epoche e di millenni mai si vide che il toro cessasse d'esser tale, e tale il leone, e tale il cane, che pur convive con l'uomo da secoli e secoli.
E neppure mai si vide che le scimmie, col passare dei millenni e coi contatti con l'uomo, di cui possono, sì, imitare i gesti ma non possono imparare la favella, divenissero uomini, almeno animali uomini.
Sono le stesse creature inferiori che smentiscono, con l'evidenza dei fatti, le elucubrazioni dei cultori della scienza solo razionale. Quali erano, sono. Testimoniano dell'Onnipotenza di Dio con la varietà delle specie.
Ma non si sono evolute.
Quali erano sono rimaste, coi loro istinti, le loro leggi naturali, la loro speciale missione, che non è inutile, mai, anche se in apparenza può parerlo. Dio non fa opere inutili e totalmente nocive. Il veleno stesso del serpente é utile e ha la sua ragione d'essere.

I razionalisti sappiano vedere.
Si levino le lenti del razionalismo scientifico, e vedano alla luce di Dio, col mezzo della Parola divina che parlò per bocca dei patriarchi e profeti del Tempo antico, e dei santi, mistici o contemplatori del Tempo nuovo, ai quali sempre un Unico Spirito rivelò o ricordò cose nascoste e cose passate, alteratesi nella verità, passando di bocca in bocca.
Vedano soprattutto col mezzo della Parola incarnata e Luce del mondo: Gesù, il Maestro dei maestri, il quale non ha cambiato una sillaba della Rivelazione contenuta nel Libro, ma, Egli, che essendo Onniscienza e Verità tutto sapeva nella interezza della Verità, l'ha anzi confermata e riportata, nel senso talora svisato ad arte dai rabbi d'Israele, alla primiera forma che è l'unica vera.
Voler aggiungere a quanto la Sapienza ha rivelato, la Tradizione ha tramandato, la Parola ha confermato e spiegato, è aggiungere orpello all'oro.
Non sono i gettoni della scienza quelli che aprono le porte del Regno dei Cieli. Ma sono le auree monete della Fede nelle verità rivelate, le auree monete della Speranza nelle promesse eterne, quelle che danno agli spiriti dei giusti il loro posto nella Città eterna di Dio.
Mai sarà abbastanza detto che la scienza è paglia che empie ma non nutre, é fumo che offusca ma non illumina, che, ove sopraffaccia fede e sapienza, è veleno spirituale che uccide, è zizzania che dà frutto di falsi profeti di un verbo nuovo e di nuove teorie che non sono verbo divino né divina dottrina.

 

24.3  Ma quanto a noi?...

Segretario: In questa solenne ammonizione della Voce colgo una frase sulla quale vi invito a riflettere:

...Vedano soprattutto col mezzo della Parola incarnata e Luce del mondo: Gesù, il Maestro dei maestri, il quale non ha cambiato una sillaba della Rivelazione contenuta nel Libro, ma, Egli, che essendo Onniscienza e Verità tutto sapeva nella interezza della Verità, l'ha anzi confermata e riportata, nel senso talora svisato ad arte dai rabbi d'Israele, alla primiera forma che è l'unica vera.
Voler aggiungere a quanto la Sapienza ha rivelato, la Tradizione ha tramandato, la Parola ha confermato e spiegato, è aggiungere orpello all'oro.

Noi tutti - contrari o favorevoli alla Creazione divina, e con noi, tra i favorevoli, anche F. Crombette - ci stiamo sforzando per 'interpretare' la Rivelazione divina, mentre dovremmo semplicemente abbandonarci e credere alla sua sostanza senza preoccuparci di spiegare razionalmente troppo e tutto.
Per quanti sforzi facciamo, per quanto ci possiamo anche avvicinare con l'immaginazione e la scienza a quanto é realmente successo, probabilmente la nostra immaginazione non avrà fatto altro che sfiorare la Realtà.
Accettiamo - ad esempio - il principio che Dio, come dice la Voce,  abbia fatto uscire dal suo Pensiero già 'formati' animali e uomini, maschio e femmina, per di più aggregando divinamente le molecole 'minerali' come i vari tasselli di un mosaico per dare sostanza alla 'forma' di un corpo che Egli aveva nella Mente.
Bene, domanda: ma 'come' è avventa poi questa misteriosa aggregazione di molecole? E la 'forma'? Come hanno potuto esse assumere quella determinata forma, la forma di un cuore, quella di un fegato, di un cervello, di due occhi, insomma la 'forma' di tutti gli organi dell'uomo, forma dell'uomo compresa?
Sappiamo che vi sono delle leggi dette 'fondamentali' che regolano l'esistenza ed il 'funzionamento' dell'Universo, o per lo meno ne conosciamo più di una decina, ma - altra domanda - come queste 'leggi' hanno preso vita e si sono imposte al punto di 'regolare' la vita ed il mantenimento della Creazione materiale?

Cari congressisti ed amici che avete avuto la pazienza di seguirci fin qui - e so che non è stato facile ma sono sicuro che se siete arrivati fin qui direte che ne é valsa la pena - questo discorso finale che mi accingo ora a farvi vi parrà anch'esso un poco 'complesso' ma è un discorso che va fatto e vi chiedo ancora un piccolo sforzo di attenzione prima della chiusura della giornata.
Quale conclusione potremmo trarre da quanto ascoltato nella sessione di ieri e di oggi?
Ho già messo ripetutamente in evidenza come il metodo utilizzato da F. Crombette per la decrittazione di Genesi dall'ebraico antico utilizzando il copto sia una cosa del tutto sorprendente.
Peraltro, l'ampiezza della sua opera scientifica complessiva, ma pure il suo significato, fanno in un certo senso paura perché troppi elementi, anche 'scientifici', vengono rimessi in gioco.2
Ho ripetutamente sottolineato come - al di là della scoperta delle radici copte all'interno delle antiche parole ebraiche, fatto che é incontestabile - vi possa essere forse stato anche qualche errore nel modo in cui F.Crombette ha provveduto a caricarle di un significato piuttosto che di un altro, dando magari a queste parole un 'coordinamento logico' che era quello che 'lui' avrebbe anche semplicemente creduto di poter individuare, in perfetta buona fede.
Ho persino accennato - attenzione - alla possibilità teorica che potessero essere intervenuti, nelle sue rielaborazioni razionali delle 'radici' copte, quei 'vissuti interiori inconsci' di cui ho già parlato riferendomi ai mistici3 e che possono talvolta emergere nelle rivelazioni 'profetiche', essendo egli indubbiamente un uomo - perché così emerge da altri suoi scritti - di profonda preghiera e spirito mistico.
Possibile dunque - mi domando, anche se con estrema prudenza - che le decrittazioni di Crombette ed i suoi 'testi coordinati', pur al di fuori della normale esegesi e traduzione classica della Genesi dall'ebraico, non contengano al fondo come una sorta di 'intuizione mistica' di una verità non molto diversa da quella che può aver realmente presieduto alla origine dell'Universo e formazione della Terra?
Molti pensano che Dio non intervenga nella Storia, ma possiamo noi affermare che Egli non abbia illuminato molti uomini e pensatori per fare progredire passo per passo l'Umanità? Cosa sarebbe mai l'uomo se nella storia avesse assecondato le Sue ispirazioni anziché le proprie? Fino a che punto l'uomo può attribuire tutti i suoi meriti solo a se stesso? Cosa ne sappiamo noi delle vie misteriose che Dio utilizza per ispirare gli uomini?
Quando avevo parlato dello spirito di profezia e dei fenomeni mistici4 avevo raccontato l'episodio della 'Voce' di Giacobbe e delle 'mani' di Esaù, e vi avevo anche detto di come S. Giovanni della Croce spiegasse quella misteriosa interazione tra lo Spirito Santo e la concatenazione dei pensieri che il 'profeta' va formulando dentro di sé quando è profondamente concentrato su un problema.
L'ipotesi di intuizioni geniali nelle decrittazioni di Crombette (intuizioni che al di là del significato letterale delle singole radici copte contenute nelle parole ebraiche gli potrebbero aver consentito di cogliere i nessi fra le varie 'radici' traducendoli in un discorso complessivo 'coordinato')  ci deve fare riflettere.
Ancor più ci deve però far riflettere l'ipotesi - dico ipotesi - di una qualche percezione di una 'Verità' di tipo mistico, che sia sottostante al racconto semplice che Genesi fa della Creazione sulla quale il testo tradizionale ci fornisce particolari fondamentali ma che sono in un certo senso di 'superficie', quanto al 'come' e al 'quando'.
Un racconto - come era stato spiegato dalla Luce5 - fatto innanzitutto per 'confermare' quei popoli antichi nella Fede in un unico Dio creatore e nell'essenza spirituale dell'uomo destinato ad una vita immortale, affinché il deposito della Fede potesse essere accettato e trasmesso alle generazioni successive in vista della successiva Incarnazione del Verbo per l'Opera di Redenzione dell'Umanità.
Se Crombette fosse giunto in ipotesi ad una qualche percezione della Realtà attraverso il suo 'metodo' di decrittazione grazie ad una sua innata genialità se non addirittura grazie a doni mistici, questo fatto dovrebbe mettere tuttavia in guardia i suoi 'continuatori' e convincerli, ove già essi non lo fossero, a 'lavorare' con grande prudenza, anche se fossero essi stessi dotati di 'genialità' per non dire di doni mistici, merce quest'ultima che però é abbastanza rara.
Consideriamo tuttavia per un momento l'ipotesi che Crombette - pur conservandone lo spirito, anzi rafforzandolo - 'reinterpreti' la Genesi con una 'tecnica' che noi non condividiamo.
In effetti, sul piano religioso e per il comune cristiano, si tratta di un testo considerato 'intangibile' anche se in realtà sappiamo bene che la stessa Chiesa sottopone da secoli i testi sacri a continue revisioni ed interpretazioni sulla base dell'avanzamento dei suoi studi e di nuove scoperte e che molti teologi ed esperti di lingue orientali ne 'discutono' liberamente le traduzioni formali e sostanziali che via via vengono fatte.
Tralasciamo dunque l'aspetto esegetico - dato anche il fatto che quella di Crombette non è una esegesi in senso proprio - e prendiamo allora qui in considerazione solo le sue spiegazioni scientifiche profane sul come possano essere andate le cose nei vari giorni della Creazione.
Cosa rimane del lavoro di Crombette? Non poco.
Rimane l'anello acqueo di Kant con la interessante spiegazione su come si siano formate le 'acque dell'alto e quelle del basso'. Rimane la 'tecnica' che sarebbe stata seguita da Dio per la formazione - per graduale restringimento tangenziale e laterale della scorza terrestre - del continente unico Pangea e la spiegazione della orogenesi.
Rimane la scoperta della centralità geografica di Gerusalemme nel continente unico, e quindi una ulteriore conferma del Cristocentrismo
Rimane la spiegazione - di straordinaria semplicità - sulla formazione delle sedimentazioni stratigrafiche terrestri grazie alle ripetute cadute dell'anello acqueo.
Rimane la 'demolizione' della teoria attualista della stratigrafia, e la conseguente messa in discussione della datazione delle ere geologiche e quindi di quelle zoologiche.
Rimane un diverso approccio più... ravvicinato all'età di comparizione dell'uomo sulla faccia della Terra, che rende verosimili le datazioni della Genesi che fanno risalire a soli seimila anni fa l'apparizione dell'uomo.
Rimane la spiegazione e modalità della successiva frammentazione dell'originario continente unico negli attuali cinque continenti.
Rimane la scoperta - grazie al fatto che Crombette credeva fermamente nella inerranza della Bibbia e quindi al Diluvio universale - che il raccordo originario fra i vari continenti andava fatto a quota -2000, tenendo così conto dell'aumentato livello delle acque a seguito del Diluvio, perfezionando così l'intuizione originaria di Alfred Wegener sulla deriva dei continenti.
Rimane la scoperta che la 'deriva' dei continenti non è durata milioni di anni - come supponevano Wegener e tutti gli attualisti - ma è stata la conseguenza di una catastrofe tellurica improvvisa di inimmaginabile potenza avvenuta contemporaneamente al Diluvio universale.
Rimane ancora la spiegazione del perché in Genesi il sole e la luna 'appaiano' - per avvenuta infiammazione - solo al quarto giorno.
Rimane infine la scoperta della 'origine dalla terra' - e cioè mediante l'aggregazione di 'molecole minerali' - delle varie specie vegetali ed animali che precorrono l'apparizione dell'uomo, anch'esso formato da Dio a partire 'dalla terra', come del resto dice anche la Genesi.
Crombette mette in sostanza sotto la sua lente di ingrandimento i postulati della scienza ufficiale moderna - dalla astronomia, alla geofisica, alla geologia, botanica e paleontologia - chiarendo fino a qual punto essi siano errati perché viziati da un pregiudizio ateo e anticristiano che ha accecato la scienza.
Egli ricostruisce dunque la storia della Creazione - sia cosmogonica che terrestre - secondo una sua personale visione scientifica sulle Origini.
Il fatto però che ci colpisce e ci lascia in un certo senso stupefatti è che egli arriva a questa ricostruzione altamente verosimile, partendo proprio da quella 'tecnica' di decrittazione che vorremmo contestargli ma che gli indica 'in nuce' la strada scientifica da seguire.

Non so se vi sia mai capitato di leggere i libri divulgativi che illustrano le teorie cosmologiche cosiddette scientifiche, libri scritti direttamente da illustri Premi Nobel o scienziati di fama mondiale, ovviamente non credenti.6
Questi vagano astrattamente tra spazio e tempo, universi in espansione o in contrazione, ipotetici Big-bang, che si sarebbero creati da soli e dal nulla, tra formule matematiche che capiscono solo loro e tutte da dimostrare, ed ipotesi riferite a quindici miliardi di anni fa che nessuno potrà mai dimostrare né verificare ma che essi descrivono come se essi stessi fossero i Demiurghi che allora erano presenti alla Creazione.
Sono peraltro teorie che dopo cinquant'anni sono già in fase di superamento.
Le teorie di Crombette vanno invece al concreto e richiedono un solo postulato: che si ammetta di dar credito ad un Dio Creatore di inimmaginabile Intelligenza e Potenza.
Mentre però le prime teorie, sia pur con differenti gradazioni, hanno come risultato quello di distruggere la Fede in un Dio personale quale é quello venerato dalle tre religioni monoteiste, le teorie di Crombette hanno un interesse ed  un fascino di credibilità che invece rafforza la 'fede' nella Genesi e la fiducia in un Dio che ci dimostra la grandezza del suo amore per l'uomo, come aveva detto in quel suo intervento precedente Francesca, la 'pedagoga'.
Resta comunque anche il fatto che - anche se il suo metodo può soddisfare uno spirito 'laico' libero da condizionamenti religiosi e potrà alla fine indurre anche molti studiosi a continuare il suo cammino scientifico sulla base delle sue straordinarie intuizioni - nel campo più strettamente religioso il suo 'metodo' potrà più difficilmente trovare il convinto consenso di un teologo dalla mentalità tradizionale, legato al tipo di traduzione ed interpretazione dall'ebraico classico delle Sacre Scritture sulle quali da secoli il teologo é abituato a lavorare.
Su di un piano 'laico' le intuizioni scientifiche alle quali Crombette perviene - peraltro anche dimostrandole affinché altri possano perfezionarle - possono infatti affascinare molti spiriti e servire a promuovere una nuova visione della scienza, consentendone ulteriori progressi in una direzione che nel contempo avvalori la scientificità di una Genesi più correttamente interpretata e che riveli così - anche per chi non 'crede' - la sua intima caratterizzazione di Rivelazione divina.
Su di un piano 'religioso' invece, o piuttosto sul piano della esegesi biblica, la risposta potrebbe essere diversa e sarebbe allora necessaria da parte dei teologi che hanno voce in capitolo una grande apertura mentale.
Essi potrebbero trovarsi infatti in una situazione per certi versi analoga a quella di quegli studiosi che - come abbiamo detto parlando della stratigrafia, sedimentologia ed attualismo - potrebbero vedersi rimesse in discussione quelle che ritenevano ormai certezze consolidate.
Questi teologi - chiamati a pronunciarsi e pur non potendo mettere in discussione la sostanza spirituale della 'traduzione' di Crombette e la sua coerenza con i principi della Fede - potrebbero dunque avere, rispetto al 'metodo' di Crombette,- il 'pregiudizio' che questa 'traduzione dal copto' (traduzione che a dire il vero si potrebbe aggiungere agli altri metodi seguiti dalla critica moderna che utilizza oggi molte discipline diverse per la ricerca del significato reale del testo originario: orientalistica, lingue, onomastica, storia, geografia, archeologia, ricerca dei generi letterari...) possa concorrere a mettere ulteriormente in discussione l'autorità della traduzione e della esegesi tradizionale...

Rodolphe Hertsens:7 Resta da qualificare e valutare in maniera rigorosa il lavoro effettuato da F. Crombette, e ciò sia quanto alla proprietà dei termini quanto, ovviamente, al fondo dei problemi.
Il termine usato da Crombette: 'traduction par le copte', vale a dire 'traduzione dal copto', ha nuociuto  a Crombette.
Si é prestato infatti a creare confusione mettendo sullo stesso piano il suo lavoro e le versioni di traduzione abituali.
Una 'traduzione' consiste nella conversione in una seconda lingua del senso che un determinato testo possedeva in una prima.
Ora  Crombette non traduce dall'ebraico: non avrebbe infatti avuto alcun bisogno del copto per farlo!
Egli non traduce però nemmeno dal copto, perché la serie dei monosillabi che egli ricostruisce non costituisce affatto ... una frase copta.
Egli non utilizza dunque la lingua copta ma le parole copte.  
Egli collega in seguito le parole copte in un 'testo coordinato' che ne rappresenta una sorta di 'commentario'.
Esiste un termine appropriato per definire questo genere di esercizio letterario, quello della 'parafrasi' che il 'Grand Larousse' definisce: 'Sviluppo esplicativo di un testo, traduzione amplificata di un testo'...
In particolare si chiamano 'parafrasi' delle Scritture i «targums», che ricostruiscono in aramaico la Bibbia incorporandovi dei liberi commenti.
Il lavoro di Crombette (quanto alla Genesi) ricorda queste 'traduzioni-commentari': vi è infatti senza dubbio una traduzione, poiché si perviene ad un testo in francese; ma egli vi aggiunge un commento tratto dal senso copto dei fonemi ebraici. Questo commento è libero perché non obbedisce alle regole di una grammatica.
Essendo pertanto anche un libero commentario della Bibbia, la parafrasi di Crombette non può pretendere - di per se stessa - di avere alcuna autorità.
Per questo stesso fatto essa sfugge alle condizioni che sono state poste dal Magistero per le traduzioni ufficiali della Bibbia destinate alla preghiera, alla liturgia o alla catechesi.
D'altra parte, essendo un commentario, esso non pretende nemmeno di imporre il senso di una frase ebraica: non gli si può opporre il fatto che il senso letterale evidente, ricevuto attraverso e dalla Chiesa, è differente.
In Crombette il senso primo era d'altronde mantenuto ma largamente superato e chiarito.
E alla obiezione che questa sfumatura terminologica (e cioé la 'lettura' per 'parafrasi') potrebbe portare a squalificare l'opera di Crombette, la risposta è che al contrario essa gli restituisce tutto il suo vero peso  perché il suo valore si misura dall'interesse della sua lettura e dalla sagacità del suo autore...

Segretario: Fin qui Rodolphe Hertsens, ma quanto a noi...

Bastian Contrario: Ma quanto a noi... vedo che Monsieur Hertsens - con rispetto parlando - sembra aver qui dimenticato quell'aureo prezioso consiglio che il Sig. Piero Angela aveva inizialmente attribuito questa mattina a quel baronetto inglese di Sua Maestà: cioé 'parlar semplice e chiaro'. Fra senso copto, sagacità, parafrasi, commentari, targums e fonemi non ci capisco più niente. Allora mi arrendo ma - avendo grande fiducia in Hertsens - mi fido del senso di quello che egli dice...
Vuol dire che me lo farò spiegare da lui dopo, in separata sede.

Segretario: Posso solo dirle, più o meno, che la 'fonologia'  è la branca della linguistica che studia i sistemi di suoni delle varie lingue considerati nei loro rapporti reciproci piuttosto che nella loro oggettiva realtà acustica..., ma - poiché non ho la possibilità di disporre qui del Grand Larousse di Hertsens - rinunzio a spiegare quello che è praticamente quasi inspiegabile per una persona normale, e cioé cosa è esattamente un fonema, se non che, detto alla buona, è un suono di quello che gli specialisti chiamano 'apparato fonatorio umano' e che io molto prosaicamente dico che è il suono delle nostre parole.
Ma quanto a noi... - stavo dicendo prima che Bastian Contrario mi interrompesse - noi non sappiamo quanto delle decrittazioni ed interpretazioni scientifiche di F. Crombette possa essere del tutto esatto.
É però indubitabile che - dall'insieme dei discorsi di ieri e di oggi - è emerso un quadro della Creazione estremamente  sottile, perspicace e acuto talché - come ha prima precisato Hertsens - il valore dell'Opera di Crombette si misura 'dall'interesse della sua lettura e dalla sagacità del suo autore'.
Possiamo dunque dare alla 'decrittazione/parafrasi' di Crombette - che complessivamente affronta il sottofondo sconosciuto della 'Genesi' - almeno un credito umano come lo daremmo ad un'opera innovativa dell'ingegno che meriti grande rispetto per l'originalità e lo studio che la caratterizza.
'Azaria' e la 'Voce' non sono entrati nel merito delle varie spiegazioni scientifiche - rispettando l'impegno di non interferire direttamente nelle libere valutazioni degli uomini - ciò non di meno hanno seminato qui e là degli indizi che ci hanno consentito di ricostruire un quadro creativo che in ogni suo tratto, in ogni sua pennellata, mostra il 'dito' di Dio.
Nella sessione di domani - sempre con F. Crombette - vedremo quindi la conclusione della Creazione, con Adamo ed Eva, e l'inizio della Storia...
Inizio della Storia o della Preistoria? Vedremo...


1 - M. Valtorta: I Quaderni del 1944/1945 - Pagg. 610/612 - Centro Ed. Valtortiano

2 - R.Hertsens: Reponses aux objections contre la 'Revelation de la Revelation' et Fernand Crombette - Science & Foi - N° 20 del 1991, nota 5, pag. 20/21

3 - Vedi Cap. 15.2

4 - Vedi Cap. 15.3

5 - Vedi Cap.16.1

6 - Fra i tanti scienziati autori di libri dedicati alla creazione vedi Stephen Hawking (dal Big-Bang ai buchi neri), Steven Weinberg (I primi tre minuti), Paul Davies (Gli ultimi tre minuti)...

7 - R. Hertsens: Reponses aux objections contre la 'Revelation de la Revelation' et Fernand Crombette - Science & Foi - N° 20 del 1991, pag. 21   (Trattasi di una traduzione libera dell'autore di parte del testo originale)