CAP. 4

SECONDO GIORNO
(2)

LA SEPARAZIONE DELLE ACQUE E LA FORMAZIONE DELL'ASCIUTTO.
L'ORIGINARIO OCEANO UNIVERSALE E POI L'ANELLO DI SATURNO

 

4.1 Anche la Terra - nei primordi - ha avuto il suo 'anello di Saturno'.

Segretario: Forse ci sentiamo un poco tutti 'razionalisti' ed allora vorrei interrompere il silenzio di tomba che ha fatto seguito all'intervento della 'Voce', per proporre di ascoltare da F. Crombette come egli interpreta - traducendo le parole dell'antico ebraico scomposte nei loro radicali monosillabici copti - il brano in ebraico di Genesi 1,6  che è stato nel frattempo proiettato su quella lavagna luminosa:

Fernand Crombette: Il sesto versetto…

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Emmanuel Kant: 1... Un momento, non potremmo immaginarci che la Terra abbia un tempo posseduto un anello come Saturno?... Quale magnifico spettacolo per gli esseri creati in vista di abitare la Terra come un paradiso!... 
Ma non è ancora niente rispetto alla conferma che una tale ipotesi può dare alla testimonianza della storia della Creazione, conferma che non può essere di poco peso per rapire il suffragio degli spiriti che non credono di degradare la Rivelazione, bensì di renderle omaggio, quando la fanno servire a dare una forma alle divagazioni della loro propria immaginazione. 
L'acqua del firmamento, di cui parla il racconto di Mosè, ha imbarazzato non poco i commentatori.  
Non si potrebbe far servire l'esistenza dell'anello della Terra per eliminare questa difficoltà?  Questo anello era senza dubbio formato da vapori acquei; cosa impediva, dopo averlo impiegato ad ornamento dei primi tempi della creazione, di romperlo in un determinato momento, per castigare con un diluvio il mondo che si era reso indegno di un sì bello spettacolo?
Che una cometa, con la sua attrazione, abbia portato turbamento alla regolarità dei movimenti delle sue parti, o che il raffreddamento dello spazio abbia condensato le sue particelle vaporose e le abbia, per il più spaventoso dei cataclismi, precipitate sulla terra, si vedono facilmente le conseguenze della rottura dell'anello
Il mondo intero si trovò sotto l'acqua, e, nei vapori strani e sottili di questa pioggia soprannaturale, assimilò quel lento veleno che accorciò da allora la vita di tutte le creature. 
Nello stesso tempo, la figura di quell'anello luminoso e pallido era sparita dall'orizzonte, e il mondo nuovo, che non poteva richiamare il ricordo della sua apparizione senza risentire lo spavento del terribile strumento della vendetta celeste, vide forse con minor terrore nella prima pioggia quell'arco colorato che, per la sua forma, sembrava riprodurre il primo, e che, tuttavia, secondo la promessa del cielo riconciliato, doveva essere un segno di perdono e un monumento di certezza di conservazione per la terra rinnovata. 
La somiglianza di forma di questo segno commemorativo con l'avvenimento che esso richiama, potrebbe raccomandare una simile ipotesi per quelli che sono invincibilmente portati a legare in un sistema le meraviglie della Rivelazione e le leggi ordinarie della natura…

Segretario: Kant ha supposto un anello acqueo intorno a Saturno. Sembrerebbe incredibile ma questo fatto dell'acqua è stato confermato nei mesi scorsi da una sonda spaziale americana che avvicinatasi a Saturno ha analizzato con i suoi sensori gli anelli in questione scoprendo che - se non proprio esattamente di acqua - quelli più esterni sono costituiti da una gigantesca massa di fiocchi di neve mantenuti in orbita dalla loro velocità di rotazione intorno al pianeta.
Anziché acqua è dunque neve ma è come dire che 'se non è zuppa è pan bagnato'. Se è valido per Saturno ancor oggi, perché non sarebbe potuto esserlo per la Terra in origine come aveva pensato Kant?

Fernand Crombette: Il sesto versetto ...

1,6 Dio disse: “ Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque ”.

concerne una nuova operazione; è scritto in lettere ebraiche:

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4.2 L'originario oceano universale terrestre (Pantalassa) perse la metà delle sue acque e della sua profondità. Il noto esperimento del fisico belga Plateau.

Segretario : Mi permetto di interrompere solo per ricordare brevemente ai ‘nuovi’ congressisti di oggi che è stata già ampiamente illustrata ieri2 la tecnica di Crombette sulla decifrazione dei monosillabi copti di cui erano composte le radici delle parole dell’antico ebraico, come pure la loro interpretazione e concatenazione logica alla maniera dei rebus, che era il modo di intendere l’egizio antico. Qui le antiche parole ebraiche sono scomposte nelle loro radici monosillabiche copte e quindi in latino e in italiano.
Ora, Crombette ci vuole fare capire che queste parole e monosillabi, lette da destra verso sinistra, devono essere tradotte e trasformate in un discorso che abbia il giusto senso, così come viene fatto con i vari simboli di un rebus che assumono un significato logico solo se collegati in maniera coerente.
In sostanza il copto era una lingua monosillabica come lo erano le prime lingue, che non differivano sensibilmente dal copto. In tale lingua, ciascuna sillaba rappresentava una o più delle nostre parole. I termini di relazione come congiunzioni, preposizioni o altro, sono inutilizzati. Poiché inoltre queste sillabe sono radici, esse rappresentano tanto un sostantivo quanto un aggettivo, un verbo all’infinito, al passato, al presente, senza cambiamento di forma.
Quindi l’abilità degli antichi, tutt'altro che ignoranti ma anzi molto intelligenti sia pur con un tipo di civiltà diversa dalla nostra attuale e non tecnologica, consisteva nella capacità intuitiva che consentiva loro di interpretare correttamente l’esatto senso delle parole dal contesto generale, come si fa appunto con la tecnica dei rebus che ieri avevamo spiegato ampiamente.
Chiederemo ora direttamente a F. Crombette di trasformarci egli stesso ‘in chiaro’ il testo ‘coordinato’ di quelle parole tradotte dal testo monosillabico copto.

Fernand Crombette: In chiaro: "Oltre le parole proferite anteriormente, Ehèlohidjm concepì di nuovo di emettere una parola per far girare in alto un velo anulare come una fascia vischiosa: sollevando le acque profonde come un impasto e innalzandole finchè il movimento le avesse allargate e liberate proiettandole; esse proteggeranno così dal calore eccessivo e daranno un arcobaleno variopinto, il che separerà una parte delle acque dall'altra parte delle acque quando esse avranno cessato la loro azione".

Mosè qui ci parla un linguaggio ben diverso da quello che gli hanno fatto dire; non si tratta più di un firmamento chiamato cielo separante le acque del basso dalle acque dell'alto, e queste acque dell'alto non sono nè le nubi che viaggiano nell'atmosfera, nè delle acque ipotetiche che si estenderebbero al di là delle stelle, come si è creduto; il legislatore ebraico entra qui in precisazioni tecniche notevoli che noi ora esporremo. Tutti conoscono l'esperimento del fisico belga Plateau.3 Questo studioso mise una piccola sfera pastosa in sospensione in un vaso pieno d'acqua addizionata ad alcool; attraversò questa sfera con un ago verticale al quale impresse un movimento di rotazione; girando, l'ago trascina la sfera che si appiattisce ai poli; il che, nel pensiero di Plateau, dimostrava che doveva essere lo stesso per la terra.  Ma se si attivava la rotazione dell'ago, si formava un rigonfiamento all'equatore e, a partire da una certa velocità, questo si staccava dalla sfera sotto forma di un anello rotante.
Plateau ha fatto, senza saperlo, ciò che Dio aveva fatto per la terra, benchè senza l'aiuto di un meccanismo. 
La terra era allora interamente avviluppata dalle "acque profonde" della pantalassa
Dio fece girare rapidamente la terra e le acque si accumularono in rigonfiamento all'equatore, "sollevandosi come della pasta", dice Mosè. 
Le acque "si elevarono salendo finchè il movimento le ebbe allargate e liberate proiettandole". 
La meccanica ci dice che esse si staccarono dalla terra dopo che questa ebbe superato la sua velocità critica, cioè quando la forza centrifuga dovuta alla rotazione fu superiore alla forza centripeta dovuta alla gravitazione, il che richiese una rotazione del nostro globo 17 volte più rapida dell'attuale. 
Quando Dio ebbe constatato che la metà delle acque era passata nell'anello (giacché il copto p/s = Pesch ha dato p/se = Pèsche, che si traduce dimidium, metà), riportò progressivamente la terra alla sua velocità di rotazione normale e le acque restanti si ripartirono sul globo.
L’oceano universale aveva così perso metà della sua profondità.
Quanto all'anello, il suo "allargamento", facilitato anche dall'aumento della temperatura conseguente all'aumento momentaneo della velocità, lo fece passare allo stato di vapore.  E ciò che gli impedì di ricadere sulla terra non è, come si è tradotto, un firmamento, o un'espansione solida, è, dice Mosè più esattamente informato, perché questo anello "girava" in alto. Così è degli anelli di Saturno che, senza il loro movimento di rotazione, ricadrebbero sul pianeta. 
Mosè si prende cura di dirci che questo anello era come un velo simile a una scia viscosa, ossia, all'apparenza, una Via Lattea in miniatura.
Il profeta ci dà alcune ragioni d'essere dell'anello acqueo formato da Dio attorno alla terra; esso doveva più tardi, quando il sole sarebbe divenuto brillante e l'uomo avrebbe occupato la terra, formare una cortina protettrice dal calore eccessivo dell'astro del giorno e, nello stesso tempo, in seguito alla rifrazione dei raggi solari attraverso la nuvola, ornare in permanenza la volta celeste del più brillante degli arcobaleni.
Perché le acque si siano formate in anello sfuggendo alla terra, bisogna che, durante la sua rotazione, il suo asse di rotazione sia stato verticale, altrimenti le acque non si sarebbero distribuite simmetricamente.  É dunque probabile che in quel momento l'asse della terra non fosse inclinato sull'eclittica, quantunque questa condizione non sia rigorosamente indispensabile.  Darwin vorrebbe che l'inclinazione attuale di 23° dell'asse terrestre sia stata originale, ma Wolf4 risponde molto assennatamente: "Se l'obliquità dell'equatore era già di 23° all'epoca in cui si è formata la luna, perché l'orbita di quest'ultima è inclinata di soli 5° sull'eclittica?" 
Ora, se era così quando il sole cominciò a brillare sulla terra, la temperatura doveva esservi regolarmente ripartita, cioè le variazioni stagionali non esistevano; la temperatura era evidentemente più elevata all'equatore che ai poli, ma era costante; era, secondo i luoghi, un'estate o una primavera perpetue.  Non diciamo un inverno, benché avesse fatto relativamente freddo ai poli, ed ecco perché.
Al versetto 26 del capitolo XXX di Isaia è scritto, secondo la Volgata: "E la luce della luna sarà come la luce del sole, e la luce del sole sarà settuplicata, uguale alla luce dei sette giorni". 
Si tratta qui del rinnovamento del mondo.  Secondo la nostra abitudine risaliamo all'ebraico; è scritto:

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In testo coordinato: Allora, di nuovo, il chiaro (fare giorno) di quella che viene a dissipare l'oscurità sarà l'emulo del chiaro della faccia del sole quando esce dalla sua dimora; allora la luminosità della faccia del sole risplendente nel suo pieno riceverà un aumento talmente considerevole che la luce restante (attuale) sarà moltiplicata sette volte e sarà di nuovo fatta uguale a quella eccellente di prima emessa nelle generazioni.

Risulta, da questo testo, che quando il sole e la luna furono messi in piena luminosità, alla quarta generazione (Ndr: = quarto 'giorno' della creazione) la loro luce era sette volte maggiore che oggi. 
Significa che anche il calore emanato dal sole era sette volte di più
Assolutamente no; una fiamma oscura può essere molto calda mentre una fiamma di temperatura moderata può essere molto illuminante se vi si bruciano, per esempio, dei sali metallici: il manicotto a gas Auer ne è la prova.  Anche l'acetilene dà una fiamma molto illuminante. 
Basterebbe dunque un rimescolamento del sole, ottenuto con un aumento moderato della sua velocità di rotazione, per far arrivare alla sua superficie dei corpi aventi un grande potere rischiarante. 
Ne risulterebbe evidentemente un certo aumento del calore, ma sopportabile. 
Ora, Dio aveva detto ai nostri progenitori: "Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra".  Se dunque Adamo ed Eva non avessero peccato, tutta la terra sarebbe stata abitabile in condizioni ideali
Per essere così, bastava che la temperatura media nella regione circumpolare fosse all'incirca come quella dell'Algeria (circa 20°) poiché gli uomini non dovevano essere vestiti. 
Ciò suppone un aumento di circa 30° in rapporto alla media attuale (-10°).  É logico che la zona mediana avrebbe visto ugualmente la sua temperatura aumentata e che il calore vi sarebbe stato rapidamente intollerabile. 
Ed ecco la ragione della separazione delle acque dell'alto e di quelle del basso: Dio ne fece una cortina contro l'eccesso del calore solare; è quanto ci ha detto Mosè. 
Siccome questa cortina aveva la sezione di un anello, aveva il suo massimo di spessore, e quindi di effetto protettore, sopra l'equatore, là dov'era più necessario, e il suo spessore diminuiva a misura che ci si avvicinava alle zone sub-polari che non avevano bisogno di schermo.
Una cosa potrebbe tuttavia sembrare strana in questa organizzazione, peraltro molto razionale: perchè Dio credette giusto fare, nella seconda generazione, uno schermo contro il calore di un sole che doveva brillare in tutta la sua luminosità solo alla quarta
Ancora Mosè ci dà la risposta nelle stesse parole (Gen I, 6): i = Ouidjhihadj, i = Mabeddidjl, che ci hanno già rivelato il segreto dello schermo protettore, giacchè esse si possono anche tradurre in italiano:

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in chiaro: "(Le acque superiori di cui abbiamo già descritto l'innalzamento) andranno bene per triturare la terra e fare la gleba che riempirà gli scavi".

Ecco cosa getta una luce inattesa sulle operazioni divine che riguardano la terza generazione: il ritiro del mare e l'apparizione dell'asciutto

 

4.3 Quest'affare della Terra che gira e rigira su se stessa e delle acque che vanno su e giù pare quasi una cosa impossibile...

Segretario: Non vorrei - a scanso di equivoci - essere infilato in quella categoria di 'razionalisti' di cui la 'Voce' ha prima parlato.
Io credo fermamente che Dio abbia creato l'Universo con tutte le sue leggi di rotazione, rivoluzione, orbite ellittiche, forze elettromagnetiche, forze nucleari deboli e forze nucleari forti, velocità della luce, ecc. ecc., vale a dire atti creativi che denotano una enorme potenza, una assoluta precisone matematica ed un disegno intelligente.
Tuttavia nella mia mentalità, che nonostante tutto é sempre un poco razionalista, fatico a pensare che un Dio, anzi Dio, abbia potuto far girare la Terra 17 volte più velocemente su se stessa salvo poi ricondurla alla sua velocità 'normale' dopo aver messo in  orbita l'anello acqueo.
Ciò nonostante questa 'procedura' mi ricorda quanto aveva spiegato ieri Fernand Crombette5 con le sue decrittazioni copte concernenti la fuoriuscita della Terra dal sole.
Anche in quel caso Dio avrebbe impresso un aumento alla velocità di rotazione del sole intorno al proprio asse, portandolo alla sua velocità critica.
La velocità critica è quella velocità di rotazione in cui la forza centrifuga, nata dalla rotazione dell'astro su se stesso, fa equilibrio alla forza centripeta emanante dalla sua massa.
Superata la velocità critica, una parte di materia della superficie solare - non essendo più trattenuta dalla forza centripeta poiché l'aumento della velocità di rotazione ha aumentato la forza centrifuga - era suscettibile di staccarsi e partire per la tangente dando origine ai pianeti del sistema solare ed alla stessa Terra.
Dai calcoli di Crombette emergeva che il sole aveva dovuto aumentare la propria velocità di 220 volte rispetto a quella di oggi.
Ebbene nonostante le decrittazioni e quei calcoli precisi di Crombette, nonostante la loro ragionevolezza scientifica, a ripensarci - oggi che vedo sole, terra e luna così 'calmi e normali' - mi sembra di essere anch'io un 'attualista' come Charles Lyell, e tutto ciò mi sembra incredibile, anzi impossibile!

Voce:6
Non può!! Cosa non può Dio? Pensate che dal nulla ha fatto l'Universo, pensate che da millenni lancia i pianeti negli spazi e ne regola il percorso, pensate che contiene le acque sui lidi e senza barriere d'argini, pensate che dal fango ha fatto quell'organismo che voi siete, pensate che in esso organismo un seme e poche gocce di sangue che si mescolano creano un nuovo uomo, il quale nel formarsi è in rapporto con fasi astrali lontane migliaia di chilometri, ma che pure non sono assenti nella opera di formazione di ciascun essere, così come regolano, coi loro eteri e i loro sorgere e tramontare sui vostri cieli, il germinare delle biade e il fiorire degli alberi; pensate che nel suo potere sapiente ha creato i fiori dotati di organi atti a fecondare altri fiori ai quali fanno da pronubi i venti e gli insetti. Pensate che non vi è nulla che non sia stato creato da Dio, così perfettamente creato, dal sole al protozoo, che voi a tale perfezione non potete nulla aggiungere. Pensate che la sua sapienza ha ordinato, dal sole al protozoo, tutte le leggi per vivere, e convincervi che nulla è impossibile a Dio, il quale può disporre a suo agio di tutte le forze del cosmo, aumentarle, arrestarle, renderle più veloci, sol che il suo Pensiero lo pensi.
Quante volte nel corso dei millenni gli abitanti della Terra non sono rimasti stupiti per fenomeni stellari di inconcepibile grandezza: meteore dalle luci strane, sole nella notte, comete e stelle che nascono come fiori in un giardino, nel giardino di Dio, e che vengono lanciati negli spazi come giuoco di bimbo a stupirvi? I vostri scienziati danno ponderose spiegazioni di disgregazione e di nucleazione di cellule o di corpi stellari per rendere umane le incomprensibili germinazioni dei cieli. No. Tacete. Dite una sola parola: Dio. Ecco il formatore di quelle lucenti, rotanti, ardenti vite! Dio è quello che, a monito per voi dimentichi, vi dice che Egli è attraverso le aurore boreali, attraverso le guizzanti meteore, che fanno di zaffiro, di smeraldo, di rubino o di topazio l'etere da loro solcato, attraverso le comete dalla fiammante coda simile a manto di celeste regina trasvolante per i firmamenti, attraverso l'aprirsi di un altro occhio stellare sulla volta del cielo, attraverso il rotare del sole percepibile a Fatima per persuadervi al volere di Dio.
Le altre vostre induzioni sono fumo di umana scienza e nel fumo avviluppano l'errore.



1 Les hypothèses cosmogoniques, Wolf, 2 ediz, p. 189, Gauthier-Villars, Parigi, 1886.

2 Dell'autore: Opera citata – Vol. I – Cap. 2

3 Dell'autore, Opera citata, Vol. I, Cap. 3.1 Ed. Segno '05 o anche in versione elettronica in: www.ilcatecumeno.net  
Gli esperimenti di Plateau sono stati riprodotti in laboratorio dall'ingegnere minerario Lenicque ('Geologia nuova', pag. 202 e segg. - Hermann e Figli, Parigi, 1910) con un esperimento che non era stato tuttavia ben compreso e del quale non erano state quindi valutate tutte le possibili implicazioni. Vedi inoltre di Fernand Crombette: 'Galileo aveva torto o ragione?', Vol. I, 42.33 e Vol. II 42.34 in sito internet Ceshe-Italia, http://digilander.libero.it/crombette

4 - Les hypothèses cosmogoniques, pag. 59, Gauthier-Villars, Parigi, 1886.

5 Vedi, dell'autore,  'La Genesi biblica...', Vol. I, Cap. 3.1 Ed. Segno, e nel sito: http://digilander.libero.it/crombette l'opera di F.C.: 'Galileo aveva torto o ragione?', Vol. I, 42.33 e Vol. II 42.34

6 Maria Valtorta - 'I Quaderni del 1944' . Dettato 31.12.43, pagg. 10/11 - Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri