CAP. 8

LA TERRA ERA INFORME E DESERTA E LE TENEBRE RICOPRIVANO L’ABISSO
E LO SPIRITO DI DIO ALEGGIAVA SULLE ACQUE.

 

8.1 Facciamo il punto su quanto abbiamo ascoltato e ragioniamoci sopra un momento..., tra fede e ragione.

Segretario: Facciamo ora un breve riepilogo con qualche considerazione.
Prima ancora di entrare nel merito del primo versetto del testo biblico, avevamo discusso – in linea molto generale – sul tema della Creazione dell’universo.
Innanzitutto avevamo dato voce alla scienza, parlando del Big-bang.
Ricorderete di avere ascoltato Weinberg, Hawking, Guitton ed i due Bogdanov.
Abbiamo preso così coscienza della complessità e grandiosità della creazione sia nel macrocosmo che nel microcosmo, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo.
Bultmann ci ha anche intrattenuto con le sue idee sul ‘pensiero scientifico’ e sul ‘pensiero mitico’.
Il suo obbiettivo di fondo è una esegesi teologica che depuri la Bibbia o i Vangeli da tutto quanto non risponderebbe alla logica della razionalità e della scienza – come ad esempio il Peccato originale, i miracoli o la Resurrezione di Gesù Cristo – e sarebbe pertanto da considerare alla stregua di un racconto ‘mitico’.
Poi abbiamo ascoltato la voce della ‘sapienza’, con gli interventi della Luce ed in particolare di Azaria il quale ci ha spiegato che la Creazione è stata la prima Epifania di Dio, cioè la sua prima ‘manifestazione esterna’, una immensa Epifania della Potenza.
Azaria – forse con un pensiero interiore volto a certa scienza moderna come ad esempio la genetica che disfa e ridisfa cromosomi e genomi – ci ha spiegato pure la differenza fra il ‘creare’ (vale a dire produrre qualcosa dal ‘nulla’) e il costruire o il rielaborare (partendo da qualcosa che è già stato creato) come fa l’uomo che talvolta – di suo e solo per questo – si sente  ‘Creatore’ come Dio.
Usando un gergo calcistico, possiamo dire che siamo successivamente entrati ‘a piedi uniti’ – e qui il gioco ha cominciato a farsi pesante – nel primo versetto della Genesi dove si dice che ‘In principio Dio creò il cielo e la terra…’.
Abbiamo quindi avuto il piacere di ascoltare Crombette non solo per le sue traduzioni dal copto, che forse potrebbero anche aver lasciato qualche perplessità, quanto invece per le teorie scientifiche perfettamente razionali che egli elaborava per appoggiare le traduzioni.
Ci siamo dunque fatti una infarinatura di conoscenze sull’ebraico antico, sul copto, sui geroglifici, ed abbiamo visto che il racconto di Genesi – così come, secondo Crombette, aveva dovuto essere nel testo originale mosaico scritto in ebraico/copto – acquista un fascino di poesia ma soprattutto di scientificità, cosa che – presuntuosi come siamo e orgogliosi della nostra ‘civiltà tecnologica’ – non ci saremmo mai aspettati da una cultura di quell’epoca.
Di fronte a queste traduzioni non basta più parlare genericamente di ‘mito’ ma – per confutarle – i filosofi, i teologi e gli scienziati ‘demitizzatori’ dovranno ‘sporcarsi le mani’ e scendere sullo stesso terreno scientifico di Crombette per dimostrare che non è possibile che le cose possano essere andate veramente così.
L’onere della ‘prova contraria’, è questa volta a carico di chi non è d’accordo.
La profondità scientifica e l’assoluta originalità dei contenuti ci fa pensare che quelle di Genesi siano allora vere e proprie rivelazioni ricevute da Mosè, al pari di quelle delle Tavole della Legge che egli ebbe da Dio sul Monte Sinai.
Sorge a questo punto una domanda: come mai Dio ha permesso che queste informazioni rimanessero nascoste in un testo biblico rimasto ‘mal tradotto’ per migliaia di anni e solo adesso ce ne permetta la conoscenza attraverso uno scienziato morto nel più completo anonimato, da lui stesso voluto?
Solo nei decenni scorsi, ad esempio, sono stati scoperti a Qùmran dei preziosi manoscritti che attestano la datazione degli attuali vangeli non a secoli dopo Cristo ma ai primi decenni. Quante controversie! Perché farci aspettare duemila anni per rispondere ai denigratori che sostenevano che i Vangeli erano solo una produzione tardiva della ‘fabulazione popolare’ e che essi potevano impunemente parlare di miracoli, di resurrezioni e di ascensioni perché tanto non c’era più vivo nessuno che li potesse smentire ed il ‘mito’ aveva avuto tutto il suo tempo per formarsi?
Non verrebbe voglia di protestare con Dio per questo suo volerci lasciare in balìa non di chi non crede ma di chi irride?
Che ne sappiamo però dei misteri di Dio? Perché Dio ha mandato sulla Terra il Verbo ad incarnarsi solo duemila anni fa e non - ad esempio - subito dopo il Diluvio universale?
Perché ignoriamo ancora la maggior parte delle cause dei meccanismi che presiedono alla vita, alle malattie, ai fenomeni biologici e chimici, a quelli elettrici ed elettromagnetici?
Quanto sono ancora le cose che ci sono assolutamente sconosciute?
Abbiamo sentito in precedenza parlare gli scienziati, ma l’unica cosa certa che abbiamo da loro compreso è proprio l’ignoranza dei grandi segreti dell’Universo e della materia, figuriamoci quella dei  segreti dello spirito.
Può darsi che Dio – in un momento di misericordia per questa Umanità sempre più materialista che rischia di perdersi del tutto – abbia deciso di usare ora anche la conoscenza scientifica per convincere almeno gli scienziati, cioè gli ‘opinion leaders’, sulla propria esistenza e sui fini ai quali dovremmo puntare, affinché l’Umanità resa da essi edotta possa beneficiare di un soprassalto di consapevolezza in termini di etica e di maggior spiritualità.
Ma perché mai si è servito di uno studioso ‘sconosciuto’ e non piuttosto di un Premio Nobel che avrebbe molto più facilmente convinto il mondo della Filosofia e della Scienza?
Non posso non pensare allora che Dio è un ‘giocatore’ che sovverte tutte le regole del gioco, ed anzi che le regole le fissa Lui, come piacciono a Lui.
Non è forse Lui il Dio che si è incarnato in una sconosciuta fanciulla di Nazareth?
Non è forse lui il Dio che è nato in una povera stalla?
Non è forse lui il Dio che si è fatto uomo vivendo del mestiere allora modesto di falegname, come Giuseppe?
Non è forse lui il Dio che si è lasciato mettere in Croce come il peggiore dei malfattori?
Siamo di fronte ad un Dio che predilige gli ultimi per dimostrare la propria potenza ai superbi che non la vogliono ammettere.
Ecco dunque Crombette, un ‘ultimo’ che – senza sapere né perché né come – si è trovato a fare delle scoperte che aprono spazi immensi ad una scienza che si apra alla fede.
Quante volte ci siamo domandati come abbiano potuto in realtà gli uomini scoprire le proprietà di innumerevoli specie di erbe medicamentose per non dire anche velenose?
Non credo proprio che le abbiano sperimentate prima su se stessi o sul loro prossimo, anche se è la spiegazione più semplice che ci viene in mente.
Che dire poi degli animali che sanno distinguere – noi diciamo che ‘lo sanno per istinto’, che è come dire che non sappiamo come lo sanno – le erbe e le sostanze minerali utili e che evitano di mangiare quelle inutili o dannose?
Un evoluzionista vi direbbe che si tratta della selezione della specie: tutti gli animali che ‘sbagliavano’ morivano e venivano eliminati perché erano ‘stupidi’, mentre sopravvivevano per la perpetuazione della specie solo quelli più ‘furbi’ che hanno quindi imparato a nutrirsi delle cose giuste.
Mi sembra una idiozia. Ma se così fosse come mai gli animali – ai quali nessuno ha insegnato le regole – hanno imparato mentre al contrario l’uomo, anche se gli si insegna a distinguere un fungo velenoso, tante volte sbaglia lo stesso e ci rimette le penne?
Siamo più idioti degli animali?
Preferisco pensare che l’animale, privo di ragione, abbia avuto ‘Qualcuno’ che gli abbia messo nel suo codice genetico le informazioni per distinguere il buono dal cattivo: e lui segue questa sorta di ‘istinto’, come i salmoni che risalgono i fiumi per andare a riprodursi nelle acque in cui erano nati.
Solo l’animale uomo – per via del Peccato originale – non segue l’istinto di rispettare la Legge naturale dei Dieci Comandi inserita da Dio nel suo Dna spirituale.
Quello scienziato di cui abbiamo già sentito parlare, il professor Piero Bucci, aveva detto che la semplicissima e primordiale cellula vivente – da sola – ha un contenuto di informazioni pari a 5.000 volte l’intera Divina Commedia.
Bene, mi dico che negli animali – che non hanno il dono della ‘nostra’ ragione – il contenuto di informazione deve essere mostruosamente elevato, compatibilmente con la missione che è loro affidata nell’ecosistema.
Cosa dire, poi, dell’agopuntura dei cinesi? Centinaia di punti nervosi sensibili del nostro corpo ad ognuno dei quali corrisponde una specifica funzione fisica o psicologica.
E certe scoperte scientifiche anche moderne, come quella di Newton sulla gravitazione universale, o di altri scienziati che si sono visti folgorare da una idea geniale quando meno se l’aspettavano e non stavano neanche meditando sulla soluzione da dare ad un certo problema?
Ecco una cosa che mi interesserebbe molto: scoprire come in realtà abbia fatto Crombette non solo a decifrare le varie lingue antiche, compreso l’atzeco, la lingua ittita ed etrusca, ma fare tutte le altre grandi scoperte che emergono dai suoi libri, vero e proprio tesoro di conoscenze, nel campo dell’astronomia, della geografia della terra dei primordi, della geologia, e altri campi ancora…

Luce:1
Dio parla agli uomini per ispirazione.
Sono secoli e secoli che parlo al vostro orecchio spirituale ma voi non intendete la mia voce perché non volete ascoltare.
Le scoperte che ha fatto l'Umanità, le ‘piccole’ scoperte tanto incomprensibili sul loro essersi formate quanto preziose per gli effetti pratici sulla vita dell'uomo son ben nate dietro mia ispirazione per soccorrere alle esigenze primarie di una Umanità ‘imbestialita’.
Così si è evoluta l'Umanità. Perché solo l'intelligenza unita all'Amore di Dio poteva farla migliorare e progredire.
Anche oggi non è l'umana scienza da sola, ma l'unione con Dio quella che può fare veramente progredire l'uomo.
Ove manchi l'unione è il progresso, ma verso la materia, verso l'annientamento della vostra essenza spirituale. E l'uomo è sempre più sordo alle mie ispirazioni, ma soprattutto alla mia Parola che viene irrisa.
L'uomo separato da Dio non sale ma precipita nel baratro materiale e spirituale. Per questo devi vivere in Me.
Vivendo in Me ti fondi con il tuo Creatore e si realizza il ciclo chiuso dell'Amore. Il ciclo chiuso dell'Amore è la forgia che produce l'energia che regge l'universo, perché tutto ha origine nell'Amore, come è nell'Amore il vertice del rapporto che lega la Trinità nostra. L'Amore di Dio non è l'amore dell'uomo.

Segretario: Bene, almeno abbiamo ricevuto dalla ‘Luce’ una risposta a tutti quei ‘perché’ che avevo sollevato. E non è una cosa da poco.
É dunque l’unione con Dio il vero ‘segreto’ di Crombette che forse non sapeva neanche di possederlo.

Continuando comunque nel nostro ‘riepilogo’, vi ricorderò che abbiamo parlato del grande fisico Laplace, che aveva forse il solo difetto di essere un pochino ateo, ma che aveva elaborato la sua famosa tesi – ormai abbandonata dagli scienziati perché fondata su un errore di teoria – sull’origine del mondo da una nebulosa generale primitiva dalla quale attraverso una serie di successive condensazioni e trasformazioni avrebbero avuto origine i pianeti, la terra e infine il sole.
Mosè, a quest’ultimo proposito, sosteneva invece migliaia di anni fa – nelle traduzioni di Crombette – esattamente il contrario e cioè che la terra è uscita dal sole, cosa oggi condivisa dalla maggior parte degli astrofisici.
Mosè ci ha detto e Crombette ci ha  dimostrato con i suoi calcoli che non solo la terra è uscita dal sole ma che i due – terra e sole – si ‘prendono in giro’ reciprocamente, nel senso che ognuno dei due gira intorno all’altro, come nell’esempio della ‘Ruota a cane’ dei contadini delle Fiandre di una volta.
Abbiamo dedicato molto spazio al discorso del sole e della terra ma mi sembra che siate tutti d’accordo sul fatto che si tratta di una cosa della massima importanza, a cominciare dalla centralità della terra rispetto al resto dell’Universo.
 Laplace non accettava questa ‘verità’ biblica, non sapendo oltretutto come giustificare una posizione ‘privilegiata’ della Terra rispetto al Cosmo, ma il teologo Jean Marie de la Croix ne ha dato la spiegazione più semplice.
Nell’ottica cristiana, la Terra era stata posta al Centro dell’universo perché avrebbe ospitato il Verbo di Dio incarnato e l’universo sarebbe dunque nato fin dall’inizio Cristocentrico: ‘In principio era il Verbo…’.
La Terra – fin da prima della Creazione – era infatti destinata, nel Progetto divino, ad essere il pianeta in cui sarebbero vissuti gli uomini, spiriti in carne umana ma soprattutto il Pianeta in cui un Dio in persona sarebbe sceso per un Sacrificio d’amore per riscattare la razza decaduta.
Gli uomini erano destinati a vivere immortali sulla terra e – ad un certo punto della loro vita – a trapassare con il proprio corpo in una sorta di sonno estatico dalla dimensione terrestre a quella ‘spirituale’, quarta o quinta dimensione che sia, che noi chiamiamo ‘Cielo’.
Avendo ben visto cosa dice la scienza sulla enormità e sulla complessità di questa Creazione veramente ‘fantascientifica’, non ci deve sembrare fantascientifica l’ipotesi che un uomo in carne e ossa – che in definitiva è composto da elettroni, neutroni, protoni ed altre particelle simili ad una sorta di impalpabile ‘elettricità’ – possa trasformarsi in un corpo ‘glorificato’, dotato cioè di qualità straordinarie, che ‘trapassi’ dalla terra al Cielo, cioè da una dimensione corporea ad una dimensione extracorporea che tuttavia conservi la ‘forma’ della dimensione corporea.
É la possibilità che Gesù – per farci comprendere lo straordinario destino riservato in dono all’uomo ‘giusto’ e lasciarci la speranza – ci ha dimostrato dopo la sua Resurrezione, entrando ed uscendo come raccontano i Vangeli attraverso le pareti del Cenacolo, apparendo e scomparendo a distanza con la velocità del pensiero, ascendendo al Cielo, passando insomma da questa dimensione terrestre ad un’altra.
Come è stato già spiegato in precedenza, è il concetto di ‘resurrezione’ e di ‘corpo glorificato’, cioè dotato di proprietà soprannaturali, quello che Gesù ha voluto farci comprendere, per farci capire che anche gli spiriti potranno nel giorno del Giudizio rivestirsi del loro corpo ‘originario’, riaggregando intorno a se stessi – ad un comando divino – quell’insieme impalpabile e quasi ‘spirituale’ di elettroni, protoni, neutroni che avevano costituito il loro corpo solido di una volta e di cui il loro spirito aveva conservato la ‘memoria’… genetica.

Mi sforzo spesso di spiegarmi questi fatti spirituali anche in un’ottica moderna e mi viene talvolta in aiuto la… tecnologia.
Sono ormai sempre di più le persone che hanno una certa dimestichezza con il mondo dell’informatica, cioè dei computers, a cominciare dai bambini.
Quando penso dunque alla morte dell’uomo del quale sopravvive però lo spirito mi chiedo come potrà mai fare lo spirito a riacquistare – nel giorno della resurrezione – il corpo di una volta che si è disintegrato.
Mi sono dunque detto che se è possibile ad un computer, costruito e programmato dall’uomo, non deve essere impossibile a Dio. Quando con il computer voglio ‘chiudere’ un documento, cioè farlo sparire dallo schermo e riporlo in un archivio elettronico, basta un click sulla tastiera e quel documento scompare come d’incanto: diventa invisibile!
Quando però voglio rivederlo, basta un altro click e quello si ‘materializza’ all’improvviso: lo ‘apro’, ne vedo le pagine, ne ‘sfoglio’ i contenuti, tutto come prima, e poi anche me lo stampo su carta solida e palpabile.
Il computer aveva infatti conservato dentro di sé la ‘memoria’ elettronica del testo scritto in precedenza.
Immaginiamo allora che lo spirito – che, creato da Dio, è molto più complesso ed ‘avanzato’ di una ‘macchina’ fatta dall’uomo – sia come un computer e che quindi ‘conservi’ dentro di sé la ‘memoria elettronica’ di quell’insieme di elettroni, protoni, neutroni che compongono gli atomi e le molecole di cui siamo fatti.
Ebbene, basterà un click, cioè un comando divino, perché intorno a quello spirito si riaggreghi il corpo di una volta, anzi, non il corpo di una volta ma il corpo di una volta in una ‘edizione’ rinnovata, perché dotato di qualità straordinarie essendo ‘glorificato’ come quello di Gesù risorto.

Prima ancora della Creazione dell’universo, Dio sapeva però in anticipo che l’uomo – creato libero per sua piena felicità e dignità, come gli angeli, che pure sbagliarono –avrebbe anch’egli sbagliato gravemente.
Pur non privandolo della sua libertà – fonte di dignità, di merito e di demerito, e quindi di salvezza o di punizione eterna – Dio decise in anticipo, per misericordia, che avrebbe poi salvato quell’ingrato, mandando il Verbo, Figlio di Dio, ad incarnarsi sulla Terra.
Centralità della Terra – quindi – non tanto dovuta all’uomo, quale futuro ‘figlio di Dio’, quanto piuttosto al vero e primo Figlio di Dio, il Verbo, che si sarebbe ‘riguadagnato’ l’Umanità perduta riscattandola agli occhi del Padre grazie al suo Sacrificio in croce, un Sacrificio di amore.
Ecco di nuovo il Cristocentrismo.
Per quanto concerne lo scopo della Creazione, la scienza non riesce a vedervi uno ‘scopo’ perché la attribuisce al caso ed il ‘caso’ non può avere scopi.
Il Caso però non può essere né ‘intelligente’ né dotato di volontà, perché altrimenti si dovrebbe dire che non è ‘Caso’ ma ‘Persona’.
É invece la ‘Luce’ che ci spiega lo ‘scopo’.
Nel Pensiero di Dio – che infatti non è Caso ma Persona – la Creazione  era finalizzata a creare dei ‘figli di Dio’, formando prima la terra con il suo corredo di stelle e pianeti, poi trasformandola gradualmente fino a predisporre l’ambiente adatto con condizioni climatiche ed ambientali che consentissero una serena sopravvivenza degli uomini.
Ecco di nuovo il ruolo privilegiato e ‘centrale’ del nostro pianeta.
Il tradimento e l’atto d’orgoglio ribelle dei primi due progenitori ha tuttavia comportato per essi e per i loro discendenti non solo la perdita dei doni spirituali ma anche di quelli fisici quali l’impermeabilità alle malattie ed una vita terrena praticamente immortale.
Lo scopo di Dio non era tanto quello di far vivere gli uomini sulla terra per sempre ma fino al punto in cui essi – carichi di anni trascorsi in una perenne gioventù, come Adamo che la Genesi racconta visse circa 900 anni – avrebbero dovuto transitare dalla Terra al Cielo dove con un corpo trasformato e ‘glorificato’ sarebbero vissuti in eterno alla vista diretta di Dio.
Se questa prospettiva del transito con il corpo dalla terra al Cielo dovesse sembrarvi strana, dirò – ad uso dei cristiani – che questo è del resto quello che i Vangeli dicono essere successo a Gesù, l’Uomo-Dio, e – con modalità diverse – a sua Madre, la Madonna, che la Chiesa afferma essere stata ‘assunta’ in Cielo in anima e corpo.
Ma per tornare al Peccato originale, e cioè a quella disubbidienza che è stata una grande mancanza di amore nei confronti di Dio, esso ha comportato la perdita dei doni elargiti da Dio all’uomo e la perdita del suo equilibrio interiore.
Il Peccato fu una sorta di Virus… psicosomatico che, dopo aver contagiato lo spirito, contagiò anche il corpo sovvertendone il metabolismo.
É questo ciò che spiega il lento decadere fisico dell’Umanità narrato da Genesi con i discendenti di Adamo che vivevano all’inizio parecchi secoli e poi sempre meno, di generazione in generazione.
L’inesorabile progredire del ‘virus’ ‘psicosomatico’ aveva infatti ormai intaccato la natura umana e si trasmetteva geneticamente ai discendenti in forma sempre più grave come un virus che avanza e produce effetti sempre più perversi.
Oggi l’evoluzione umana non è ascendente, ma discendente, e solo le medicine e i trapianti d’organo mascherano questa triste realtà, e solo nei paesi ricchi che possono permetterselo.
 Per continuare con paragoni presi dal mondo della informatica, il Peccato originale possiamo immaginarcelo come uno di quei virus presi in Internet e che attaccano i computers.2
Questi ultimi cominciano ad accusare errori di elaborazione, ed il ‘virus’ – una volta entrato – finisce spesso per danneggiare gli altri ‘programmi’ del computer che, se il virus è grave, non di rado deve essere alla fine… ‘rottamato’.
Lo spirito dell’uomo, che prima del Peccato sottometteva l’io, dopo il Peccato è stato sottomesso dall’io, anzi dall’ego.
Da qui gli egoismi, la volontà di sopraffazione e di dominio sugli altri – fonte a loro volta di sofferenza, ingiustizia e di odio – che poi fiorirono nel primo assassinio della storia umana: Caino contro Abele.
Il Peccato ha infine spinto Dio a sconvolgere, per punizione, l’equilibrio della natura affinché l’uomo – pur non condannato per le sue colpe alla dannazione eterna come gli angeli ribelli – espiasse vivendo e soffrendo in una natura che gli sarebbe divenuta ostile.
L’uomo, traditore ed usurpatore, si è ritrovato dunque nella situazione di chi – erede di una grandissima fortuna – ha scoperto all’improvviso di essere stato completamente diseredato: non più una vita comoda in una terra accogliente e piena di ogni ben di Dio ma – divenuto fragile anche per le malattie – una vita dura, anche se temperata e addolcita da aspetti piacevoli, in un territorio diventato inospitale.
La terra intera era un Eden, ma il racconto della cacciata dall’Eden – il famoso Paradiso terrestre – sta a significare non l’uscita da un ‘recinto’ entro il quale tutto era bello e buono, bensì la continuazione della vita terrestre in una realtà ambientale e climatica ormai completamente trasformata, argomento questo che potremo tuttavia approfondire quando parleremo delle conseguenze della cacciata dal Paradiso, dopo il sesto giorno della Creazione.
Partita dunque perduta per i ‘figli di Dio’?
No, perché, grazie alla Redenzione, e cioè al riscatto operato dall’Uomo-Dio, sono state loro riaperte le Porte dei Cieli dove essi – dopo la vita terrena, avendo espiato per i propri peccati personali conseguenza del Peccato dei Due, e dopo avere soprattutto combattuto contro le cattive inclinazioni del proprio io dovute alle conseguenze del Peccato originale – potranno entrare quali spiriti dopo la morte fisica nel Paradiso celeste,  in attesa di entrarvi con i loro corpi ‘glorificati’ al momento del Giudizio universale.
É una visione del destino dell’uomo – lo ripeto – che non è affatto più fantascientifica dell’universo che è stato creato e che abbiamo sotto il naso,  solo che ci rendiamo capaci di guardarlo ora con un occhio nuovo.
Continuando nelle nostre considerazioni riepilogative, il discorso su Laplace ha toccato poi una nota pesante con l’intervento di quel signore del pubblico…, insomma Bastian Contrario che ha accusato lo scienziato di essere ideologicamente un ‘anticristiano’.
Bastian Contrario si è però fatto perdonare facendoci tutti ridere, raccontandoci quella barzelletta sull’ateo inseguito dall’orso, con conversione finale di quest’ultimo che prega a mani giunte e testa china per il cibo che anche in quel giorno il Signore gli ha dato.
Abbiamo dunque assistito ad una contrapposizione dialettica fra pensiero ‘scientifico’ e pensiero ‘mitico’, fra teologi demitizzatori e teologi credenti.
Crombette ha animato la dialettica, fungendo da ‘provocatore’ con quelle sue traduzioni dal copto, ma soprattutto con le sue tesi scientifiche che egli sorregge con ragionamenti che fanno meditare.
Abbiamo tuttavia scoperto – e con ciò terminiamo queste nostre riflessioni – che la sua decrittazione della Bibbia rivela aspetti che non solo non vanno contro le verità di fede cristiana ma anzi le sostengono fortemente, accreditandole finalmente anche da un punto di vista scientifico.

 

8.2 All’inizio vi era solo uno squallido amalgama informe di terra sommersa dall’acqua ed  immersa nel buio.

Ora che – riassumendo – abbiamo ricordato quanto sentito, consolidando  le ‘pietre angolari’ delle conoscenze acquisite, possiamo passare al secondo versetto della Genesi:

La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso
e lo Spirito di Dio aleg­giava sulle acque. (Gn 1,2)

Non mi sembra che il testo riveli particolari difficoltà: la terra era ancora un ammasso informe e soprattutto era al buio. Le tenebre ricoprivano infatti l’abisso, termine con cui molti individuano le acque scure e limacciose…
Diamo tuttavia per scrupolo la parola a Crombette ed al suo ebraico/copto, leggendolo sempre da destra a sinistra…:

Crombette: Il secondo versetto della Genesi si scrive in ebraico:3

i

che leggeremo, in testo coordinato: “(Questa), proveniente dal suo distacco dal sole, era in seguito costituita in forma generica di globo; mancava di limiti, man­cava delle cose che le stanno sopra, era in uno stato di spogliamento. Delle tenebre erano imposte all'inizio sul grande mare unito, molto fortemente a­gitato in tutti i sensi dai venti. Ehèlohidjm emise in seguito delle parole molto numerose verso questo luogo per farvi diffondere una moltitudine di esseri, affinché questi fossero per il momento gli occupanti delle acque”.
Questo testo ci mostra un Mosè molto al corrente delle leggi della meccani­ca; egli sa che la terra, all'uscita dal sole, doveva prendere la sua posizione di equilibrio in forma di sfera regolare e che, di conseguenza, era nuda, sen­za che le montagne vi siano ancora venute a segnare dei rilievi e mettere dei limiti tra le acque e la terra asciutta, senza che essa possa supportare tutte quelle cose che si son viste in seguito. Lungi che l'espressione Thohouo Ouôbohouo, di cui noi abbiamo fatto tohu-bohu, abbia marcato il caos, una confusione generale o un disordine universale, come si crede generalmente, è al contrario l'indicazione della regolarità geometrica che aveva primitiva­mente il nostro globo.
D'altra parte, il raffreddamento dei materiali costituenti questo globo ebbe per effetto la condensa dei vapori in acqua che, per la stessa ragione di equi­librio, ricoprirono tutta la superficie della terra; era l'oceano universale, la panthalassa dei geografi, il grande mare riunito di Mosè. Non essendo ancora apparsa la luce, le acque erano tenebrose. D'altra parte, le differenze di temperatura esistenti tra le diverse regioni del globo a causa del loro raf­freddamento differenziale, conseguenza della forma sferica della massa gi­rante, creavano in superficie le correnti atmosferiche violente che ha annota­to Mosè.
Tutto ciò è in perfetto accordo con i dati della ragione e le indu­zioni della scienza. Mosè dice che quei venti non erano altro che dei movimenti violenti dell'atmosfera e che non sono i venti che hanno fecondato le acque, bensì le molte parole creatrici di Ehèlohidjm che vi fecero diffondere una moltitudi­ne di esseri, primi occupanti delle acque e di conseguenza del globo. Ora, questo dato è ancora in accordo con le constatazioni della geologia che ha scoperto nei terreni primari, e fin dal preambriano, le tracce “di numerosi fossili che testimoniano che la vita era diffusa a profusione nelle acque ma­rine che li hanno deposti”. Anteriormente, le osservazioni sono più diffi­cili a causa delle fusioni estese e dei rimaneggiamenti profondi che ha subì­to la scorza primitiva, ma doveva essere lo stesso. Agassiz scriveva: “É ora dimostrato che tutte le classi di animali invertebrati sono apparse nello stesso tempo sulla superficie del globo, e che esse risalgono alle epoche geologiche più antiche”.

Segretario: Bene, qui ce la siamo cavata con poco, non mi sembra che – secondo logica – si possa eccepire nulla a quanto tradotto da Crombette.     
Possiamo quindi passare al versetto successivo:

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. (Gn 1,3)


1 Dell’autore: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ - Cap. 3 - Ed. Segno, 1997 oppure: www.ilcatecumeno.net

2 Dell’autore, sul Peccato originale, vedi anche “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” - Vol. II, Cap. 5: ‘L’evoluzione discendente e… l’uomo delinquente di Cesare Lombroso’, Ed. Segno 2002
- vedi anche www.ilcatecumeno.net

3 Nota bene: come nel caso del testo ebraico del primo versetto, anche per questo secondo versetto e per tutti i successivi - quanto alla sua scomposizione in radicali delle singole parole ebraiche e alla sua rilettura e traduzione attraverso il copto - si rinvia al testo integrale del commento di Crombette su Genesi ne ‘La rivelazione della Rivelazione’, pag. 146 e seguenti.