UNA QUESTIONE PRELIMINARE:

IL PROBLEMA DELLA INTERPRETAZIONE DELL’ANTICO TESTO EBRAICO DELLA ‘GENESI’.

 

Uno studioso fuori del comune … che da tre anni mi fa meditare ed una mistica straordinaria che da otto  anni… mi fa scrivere.

Prima di entrare nel merito dell’approfondimento della Genesi e di affrontare il tema della traduzione ed interpretazione di questo testo biblico, devo parlarvi di Fernand Crombette, un personaggio che costituirà per molti di voi una vera sorpresa… ‘scientifica’.
Egli è uno studioso francese multidisciplinare ancora sconosciuto ai più.
É nato in Francia nel 1880 ed è morto in Belgio, novantenne, nel 1970.
L’eredità della pubblicazione e dell’approfondimento scientifico delle sue opere – composte nel corso di quaranta anni di studi – è stata raccolta da una Associazione internazionale (CESHE: Cercle Scientifique et Historiques) con sede in Francia, che ha per scopo di riconciliare scienza e fede.
Questa Associazione – costituita da studiosi e scienziati credenti – lavora per fare conoscere, attraverso studi e convegni, l’opera di questo personaggio che ha rischiarato di una nuova luce numerosi campi della conoscenza e in particolare la Storia d’Egitto con la decrittazione dei geroglifici, la Geografia della Terra antica e moderna, ivi compresa la storia di Atlantide raccontata da Platone, ma di cui Crombette ha trovato traccia nei cartigli egizi, la Geologia, la storia degli Ittiti, dei Cretesi, la Cronologia antica, Fisica, Astronomia ed Esegesi biblica.
Il CESHE professa l’infallibilità scientifica e storica della Bibbia ed è in relazione nei diversi paesi con le Associazioni che riconoscono il posto privilegiato dell’uomo e della terra in seno alla Creazione.
Le opere di Crombette sono state pubblicate dopo la sua morte, a cura dello stesso CESHE.
Noel Derose, nella sua introduzione al primo volume de ‘La rivelazione della Rivelazione’ di Fernand Crombette, precisa che, nonostante quest’opera sia stata scritta per ultima, essa è di primaria importanza.
L’opera è presentata sotto forma di ‘studio linguistico’ ed è stata inviata a Roma per essere sottoposta e giudicata dal Magistero della Chiesa, quantunque sarebbe auspicabile che il Magistero prendesse conoscenza dell’intera opera di Crombette.
Dice il Derose che le ricerche di Crombette hanno messo a punto vari settori esplorati dalle scienze moderne che si sono sovente impantanate in strade senza uscita perché hanno deliberatamente ignorato le informazioni contenute nella Bibbia.
L’opera suddetta, ottenuta con la lettura dell’ebraico tramite il copto monosillabico, si inserisce molto armoniosamente nel metodo di traduzione che utilizza questo idioma.
Dopo aver decifrato infatti altre lingue antiche, Crombette constata che anche quella di Mosè si interpreta egregiamente alla luce della lingua copta.
A quest’ultimo riguardo Rodolphe Hertsens1  dice: ‘L’Egitto fu fondato da Misraim, figlio di Cam, dopo che fu partito dalla Mesopotamia. Aveva la sua scrittura, la geroglifica, inventata da Ludim, figlio maggiore di Misraim. La sua lingua era il copto monosillabico che – come provato anche nello studio di Crombette sulla ricostruzione del contenuto originario della Pietra di Palermo – permette di leggerne e comprenderne le innumerevoli iscrizioni. Fernand Crombette ci fa vedere come è possibile – grazie ad esso – scoprire ancora adesso dei fatti storici e le cronologie della storia antica. Basta seguire un metodo a prima vista sconcertante, ma che ha provato la sua efficacia in tutta la sua opera storica’.
Crombette scrisse venti opere sull’Egitto e la sua storia, decifrando la lingua ittita e gettando le basi per leggere la lingua dell’isola di Pasqua, l’atzeco e l’etrusco, dopo aver decrittato l’enigma del famoso disco di Festo ed essere così penetrato nel ‘Labirinto’ della civiltà cretese.
Per ben comprendere – e qui è ancora Noel Derose – perché Crombette, figlio fedele della Chiesa cattolica romana, ha osato applicare il metodo di lettura col copto al testo ebraico della Genesi, bisogna avere una conoscenza approfondita di tutta la sua opera precedente o, almeno, dei principi del suo metodo e dei risultati così ottenuti.
É non solo alla fine della sua opera, ma anche verso la fine della sua vita che questo studioso ha applicato il suo metodo di lettura e di traduzione ai primi capitoli del libro della Genesi. Il lettore ne prenderà conoscenza e vedrà l’arricchimento così apportato al testo sacro senza che la nuova traduzione contraddica la versione che la Chiesa ci ha trasmesso.
Derose dice ancora:2
‘Certo, bisogna affermare che Champollion ha dato il via all’egittologia, ma i lavori di Crombette ci obbligano a ricondurre Champollion alla sua vera statura, poiché non ha strappato il loro segreto agli scritti egiziani. Appartiene a Crombette il merito di aver messo in piena luce il loro vero significato.
Ma spinti da un ultimo scrupolo ci poniamo ancora una volta la questione: ‘Può essere che noi, membri del Circolo che lavora secondo il suo metodo, non siamo stati obiettivi?’
L’opera egittologica di Crombette è così impressionante (18 volumi manoscritti) che ammobilia un raggio di biblioteca. É studiando questi volumi l’uno dopo l’altro, segno per segno, controllabile al ‘Piccolo dizionario sistematico dei geroglifici egiziani’ da lui stesso redatto, che ne è scaturita l’evidenza. Non si tratta di fantasia, ma di una logica pura e sempre la stessa. Non vediamo del resto come un metodo erroneo avrebbe potuto mettere in piena luce tutti i punti oscuri della storia egiziana, né giungere ad una datazione che si giustifica così rigorosamente da se stessa, ed è ugualmente giustificata dalla cronologia biblica e da quella dei popoli vicini.
Non abbiamo affatto bisogno di ricorrere a delle supposizioni gratuite, ancor meno a delle aggiunte piene di fantasia alle quali sogliono ricorrere gli studiosi di oggi. Vediamo chiaramente provenire dall’egiziana la mitologia greca e romana. Le leggende si spiegano e divengono comprensibili per la storia stessa dei personaggi divinizzati. Tutto viene rimesso al suo giusto posto. Avendo ben chiarito praticamente tutti gli enigmi della storia, Crombette non ha però avuto il tempo di sistemare tutti i temi contenuti nella sua opera di storia. Questo sarà il lavoro di coloro che noi aiutiamo a far conoscere la sua opera; sarà certamente un lavoro molto lungo, ma altrettanto appassionante’.

Per quanto mi riguarda non ho certo l’autorità né spirituale né scientifica per dare un ‘imprimatur’ a questo lavoro di Crombette che pertanto va accolto a mio avviso come un contributo intellettuale e scientifico sul quale – e questo è anche qui il nostro scopo – si può riflettere e ragionare.
In ogni caso – specialmente nelle opere di decifrazione dei geroglifici egiziani e delle lingue di altre civiltà come quella cretese e ittita – egli è pervenuto a scoperte straordinarie sulla vera storia antica dell’Umanità, giungendo a coglierne la coincidenza con date ed episodi narrati nella Bibbia, considerati fino ad oggi… leggendari, come ad esempio il miracolo delle acque del Mar Rosso durante la fuga dell’Egitto, quello del ‘Fermati o sole!’ di Giosuè, e  altri ancora.
Inutile soffermarmi oltre su questo argomento perché parte considerevole delle sue opere sono agevolmente consultabili – debitamente tradotte in italiano – sul sito internet del CESHE.3
Esse sono principalmente destinate agli studiosi delle varie discipline ma – così come ho potuto famigliarizzarmici io, che sono un profano – penso che lo possano fare molti altri che si sentiranno oltremodo arricchiti nelle proprie conoscenze.
Per quanto riguarda la Genesi, dirò solamente che – dopo aver scoperto che le singole parole dell’antico testo ebraico erano composte ciascuna da una serie di monosillabi copti che ne costituivano le radici – Crombette rielaborò una traduzione più precisa dei testi traducendo queste radici secondo il loro significato originario.
Egli ha fatto in sostanza con l’ebraico – alla luce del copto – quello che fanno non di rado nelle chiese certi restauratori che eliminano un dipinto relativamente recente e superficiale per fare riemergere un capolavoro molto più antico e prezioso che vi era nascosto sotto.
Ha individuato le radici copte all’interno delle parole ebraiche, stabilendone il significato.
Devo tuttavia dire apertamente che – dopo aver letto una trentina  dei suoi lavori tradotti in italiano,4mi è rimasto ancora un dubbio di fondo
che espongo per onestà intellettuale.
Da quel che mi è sembrato di comprendere dai suoi scritti e per stessa sottolineatura di Crombette, i geroglifici egiziani e quindi anche i segni della lingua copta potevano prestarsi a più di un significato.
Egli, proprio per questo e con particolare riferimento all’egizio,  aveva più volte sottolineato la bellezza e perfezione di quella lingua che si prestava a molteplici interpretazioni, dove gli esatti significati dei segni emergevano dal contesto generale, cosa che del resto molto autorevolmente aveva sottolineato molti secoli fa anche S. Clemente di Alessandria che, ben ‘piazzato’ per conoscere l’egiziano antico, scriveva che la scrittura geroglifica può prendere molti sensi: il senso proprio, il senso imitativo, il senso simbolico, il senso allegorico, laudativo, enigmatico.
Siamo di fronte ad un lingua molto particolare dove le capacità intuitive del traduttore – come nei rebus – sono fondamentali per interpretare il vero senso di segni e disegni.
Mi sono dunque spesso domandato, come già avevo accennato prima, fino a che punto l’immaginazione di Crombette – chiamatela anche ‘intuizione’, se preferite – non avesse superato la realtà, visto che la realtà che emergeva poi dalle sue traduzioni appariva superiore a qualsiasi immaginazione, anche se provvista di una logica di ferro e di argomentazioni scientifiche di alto livello.
Non essendo un egittologo né tanto meno un esperto in lingue antiche, mi sono basato – nel valutare le sue traduzioni – sul ‘mio’ intuito e, molto di più, sulla ‘logica’ delle sue spiegazioni scientifiche pensando tuttavia di metterle a confronto con le rivelazioni ricevute da quella che ad avviso dei conoscitori è stata definita la più grande scrittrice mistica cattolica moderna, Maria Valtorta.
Costei è una ‘carismatica’, una persona che ha condotto una vita di ‘santità’, dimostrando di possedere doni spirituali molto particolari.
É sconosciuta al grande pubblico, ma ben conosciuta a livello mondiale dagli esperti in letteratura mistica.
Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue.
Siamo di fronte ad una mistica che aveva dedicato la propria vita a Dio offrendosi come anima-vittima per la conversione dei ‘peccatori’.
Negli anni Quaranta del secolo scorso ella ebbe una interminabile serie di visioni che – trascritte sotto il controllo dei Padri Serviti che assistevano spiritualmente l’inferma, paralizzata – hanno poi formato oltre una quindicina di volumi editi dal Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri che si è dedicato da circa cinquanta anni specificatamente a questa sola ‘missione’.
Lei vedeva in visione Gesù, ne vedeva la vita evangelica, le predicazioni, i viaggi, sentiva i suoi discorsi e quelli degli apostoli, vedeva la società e i costumi del tempo, i vari personaggi, ma soprattutto riusciva con grande rapidità e senza errori a trascrivere in tempo reale tutto quanto sentiva e vedeva su dei quaderni che – raccolti giornalmente da sacerdoti – avrebbero costituito l’opera che sarebbe stata pubblicata successivamente.
É un’opera di straordinaria levatura, teologica e letteraria, dove la mistica spiega che a parlarle in visione non è solo Gesù ma anche lo Spirito Santo, la Madonna, angeli e santi.
Non di rado le rivelazioni riguardano spiegazioni sulla Genesi.
Alcune di queste le vengono date dal suo angelo Azaria5.
Siamo nel soprannaturale, lo capisco, ma questo nostro lavoro riguarda fede e ragione, scienza e fede e, quando parliamo di fede, bisogna mettere in conto soprattutto il soprannaturale.
Gesù ci vorrebbe tutti ‘corredentori’ per la salvezza dei peccatori. Egli vuole che i suoi ‘santi’ portino le sue ‘stigmate’ e – sia pur per strade diverse – ripercorrano misticamente il suo percorso di Passione e di dolore al quale Egli non li sottrae.
La giusta ‘retribuzione’ Egli la darà loro nel Regno del Cielo.
Maria Valtorta – come successo a tanti santi, non ultimo Padre Pio, di cui molti conoscono le vicissitudini in vita ad opera di taluni personaggi della stessa gerarchia ecclesiastica – ebbe anche lei in vita incomprensioni da parte di persone che per mentalità o partito preso, molte volte senza conoscere neppure le sue Opere, la contrastarono giungendo al punto di farle mettere quasi mezzo secolo fa all’Indice, dubitando della loro origine divina.
Taluni – di fronte ai contenuti eccezionali della sua opera – preferirono pensare si dovesse trattare piuttosto dell’opera di un genio o, tutt’al più, di opere ‘parapsicologiche’, di fronte alle quali – come noto – non si riescono a trovare spiegazioni scientifiche.
 L’Indice ormai è stato opportunamente abolito da molti anni, ma la miglior risposta sull’origine ispirata dell’Opera – oltre a quella entusiasta di numerosi rappresentanti della Chiesa – la diede Papa Pio XII.
Conosciamo tutti la proverbiale prudenza della Chiesa nel riconoscere ufficialmente visioni, apparizioni e in genere fenomeni carismatici soprannaturali.
Quando i Padri serviti andarono da lui in udienza privata il 26 febbraio 1948 per perorare l’autorizzazione alla pubblicazione dell’Opera della grande mistica, il Papa – che aveva già preso conoscenza dell’Opera – diede questo consiglio lapidario: ‘Pubblicatela così come è’.6
E quando gli venne sottoposto il testo di una Prefazione dove si parlava esplicitamente di un fenomeno soprannaturale, egli lo disapprovò ed aggiunse: ‘Chi legge quest’Opera capirà’.
Non era certo un parere del Magistero, ma il suo era certamente un parere molto autorevole.
Ho speso tredici anni della mia vita nello studio approfondito dell’Opera della grande mistica, che ha prodotto numerose conversioni, e – negli ultimi otto anni – ho dedicato dodici volumi al commento di parte dei suoi scritti.
 Sono infatti fra coloro che – come Pio XII – credono all’origine soprannaturale delle sue visioni e rivelazioni.
Chiunque si accinga a studiare l’Opera – peraltro di agevole ed interessantissima lettura – se ne potrà rendere conto facilmente.
É dunque per questa ragione che ho voluto addentrarmi nella conoscenza di Crombette, e cioè per verificare fino a quale punto le scoperte del grande studioso in relazione alla Genesi coincidano, o in cosa differiscano da quanto scritto al riguardo dalla Mistica.
Con Crombette ‘verifico’ la Valtorta, ma con la Valtorta verifico  Crombette, e ne traggo le conclusioni.

 

La traduzione e l’interpretazione di Genesi

La Genesi è il primo dei primi ‘cinque libri’ della Bibbia (detti Pentateuco) e affronta il problema delle origini dell’universo, dell’uomo, la preistoria biblica (cc. 1-11), infine la storia dei patriarchi di Israele (cc. 12-50).
La sua redazione viene attribuita a Mosè.
Come fa rilevare7 a proposito del Pentateuco il commento introduttivo della Conferenza Episcopale Italiana (le sottolineature in grassetto sono mie) ‘… nell’opera letteraria convergono fonti assai antiche e aggiunte e modifiche anche di molto posteriori al tempo di Mosè, ma compiute nel suo spirito e sotto la sua autorità come legittimi e necessari adattamenti a condizioni storiche e religiose successive… É fuori di dubbio che Mosè vi abbia avuto la gran parte e una profonda influenza come autore e legislatore; più complicato è stabilire per quali vie e in quanto tempo si sia giunti all’attuale redazione dei libri. É opinione diffusa che nell’opera confluiscano tradizioni e documenti variamente intersecatisi, che si possono scaglionare su un lasso di tempo che va dall’epoca di Mosè (sec. XIII a.C.) all’epoca della restaurazione del popolo di Israele dopo l’esilio in Babilonia (sec. V  a.C.)’.

Questa premessa ha lo scopo di indirizzare e forse anche quello di prevenire nel lettore obiezioni simili a quelle di taluni autorevoli teologi ed esegeti, specie non credenti, che – preoccupati un poco troppo di ‘demitizzare’ alcuni aspetti  razionalmente poco credibili di Genesi alla luce di quella ‘ragione’ a cui ho accennato nella Prefazione – hanno però finito per considerare la Genesi come se fosse tutta un mito.
Si è infatti molto discusso – anche a causa di alcune differenze di termini linguistici e di stile – se il racconto che Genesi fa della creazione del mondo e dell’uomo sia un documento unitario o se rappresenti l’aggregazione di due distinti racconti appartenenti ad epoche diverse.
 Si è pure discusso se essa non sia la rielaborazione successiva in chiave spirituale di altri miti pagani caratteristici di antiche civiltà come ad esempio quelle sumere o babilonesi e, ancora, se la sua stesura sia da attribuire tutta a Mosè, o se Mosè sia stato solo colui che ha messo insieme una tradizione precedente, tramandata oralmente o per iscritto, e – infine – quanto e dove il testo ‘mosaico’ sia stato corretto o adattato dagli ‘scribi’ dei secoli successivi a Mosè.

Tutto ciò mi consentirà – senza paura di incorrere nei fulmini di un Tribunale dell’Inquisizione ed essere messo agli arresti domiciliari come Galileo Galilei – di interpretare con Fernand Crombette i testi dei primi capitoli della Genesi con quel minimo di libertà e flessibilità che la stessa precisazione della C.E.I. autorizza ad adottare, specie quando accenna ad ‘aggiunte e modifiche’ ed a testi ‘adattati’ a condizioni storiche e religiose successive’ con ‘tradizioni e documenti variamente intersecantesi’ che sarebbero confluiti nell’Opera.
Il  cristiano, ed ancor più il credente, dovrà ovviamente rifarsi al testo ufficiale della Chiesa, che è l’unico che fino a diverso avviso del Magistero deve considerarsi ‘verità di fede’.
Lo studioso – come il teologo – può sentirsi tuttavia autorizzato ad analizzare, verificare, domandarsi, concludere con proprie personali opinioni senza che il lettore le interpreti evidentemente come ‘verità di fede’.
Siamo nel campo della speculazione intellettuale, in quello della scienza e della filosofia e impedire alla mente di ‘ragionare’ – specie se in buona fede – è come impedirci di utilizzare il dono della ragione che Dio ci ha fatto, auspicandone ovviamente un uso a sua gloria e non a nostra convenienza.
Io mi sforzerò – grazie a Crombette ed alle sue traduzioni e spiegazioni – di convincere che la Genesi esprime non miti ma realtà scientifiche, ove il testo sia  correttamente interpretato.
Anna Maria Cenci – nella sua Presentazione ad un’opera del teologo Alfredo Terino8 – sottolinea come, di fronte a talune ipotesi della Critica circa l’origine di Genesi, l’autore dichiari ‘coraggiosamente’ che la vera ragione per la quale si è voluta negare la paternità mosaica ai primi cinque libri della Bibbia sta nel non voler riconoscere gli interventi di Dio per il suo popolo, cioè nel non credere nei miracoli
Infatti, mentre il credente non ha difficoltà a vedere l’azione di Dio nel mondo, per chi non crede tutto ciò che non rientra nel razionalismo non può nemmeno essere accettato come ‘storia’.
Nei miei scritti9 ho più di una volta approfondito – per quanto attiene l’aspetto religioso – gli effetti prodotti dal Razionalismo, in particolare con riferimento al ‘pregiudizio anticristiano’ che anche oggi va tanto di moda al punto che gli attuali 25 governi europei non hanno voluto inserire il richiamo – tanto richiesto da Papa Giovanni Paolo II – alle comuni radici cristiane della nostra civiltà, nel testo recentemente approvato della Costituzione europea.
Si sono ribellate a questa ‘censura’ persino illustri personalità e filosofi laici che – pur non credenti – sanno bene quanto la nostra cultura ed i nostri comportamenti siano imbevuti di ‘principi cristiani’, a partire dalla valorizzazione della persona, della sua libertà e dell’etica sociale.
 Questa mentalità razionalista è però il frutto troppo maturo dell’Illuminismo del Settecento, frutto che nell’Ottocento si è caratterizzato ancor di più ideologicamente, anche per ragioni politiche conseguenti alla rivoluzione francese, con le tinte di una forte avversione anticristiana evolutasi progressivamente non tanto e solo nella cultura laica ma in quella laicista oggi imperante.
Tale avversione – diffusa attraverso la stampa dalla ‘Cultura’ dominante – si è riversata anche negli studi biblici dove l’atteggiamento critico, di per sé legittimo in quanto volto ad un riesame dei testi con criteri esegetici ‘scientifici’, ha contribuito invece a fare emergere una visione tendente a negare il Dio cristiano, cioè il ‘Dio Creatore’ dell’Universo e dell’uomo, preferendo optare per un Universo che si è generato da sé, per una vita terrestre nata da sé, per un uomo che – piuttosto che creato da Dio come dice Genesi – sarebbe il risultato di una autoevoluzione da una cellula per rivelarsi alla fine, vero insulto alla Ragione, come il sottoprodotto evolutivo di una scimmia.

Tutto ciò premesso è anche vero che chi si avvicini anche in buona fede alla Genesi, cercando di comprenderla per quanto essa dice nel suo testo letterale, non può non rilevare – nell’ambito del testo stesso – alcune notevoli incongruenze e contraddizioni.
É quindi legittimo porsi la domanda se il testo originario – tramandato forse oralmente di generazione in generazione e poi scritto e ritrascritto – sia stato in qualche punto manipolato nei secoli antichi, oppure non sempre sia stato ben compreso e quindi sia stato in qualche caso mal tradotto dagli ‘scribi’ delle generazioni dei secoli successivi.
I contenuti dei Testi sacri – considerati Parola rivelata da Dio e pertanto del tutto intangibili – venivano tramandati prima oralmente e poi anche per iscritto con la massima cura e venerazione, tanto da far ritenere a mio avviso come improbabile l’ipotesi di una manipolazione volontaria.
Rimarrebbe dunque aperta, per quanto attiene ai punti controversi, incongrui o di difficile comprensione degli scritti, l’ipotesi che il testo originario – prima tramandato oralmente e poi trascritto e successivamente adeguato ai mutamenti della lingua nel corso dei secoli – pur conservando la validità dei suoi contenuti spirituali di fondo che ne fanno ‘Parola di Dio’, sia stato ‘tradotto’ in qualche punto in maniera difforme dal significato del testo primitivo.
Il problema delle traduzioni è in effetti estremamente importante se lo stesso Papa Pio XII, nella sua Enciclica Divino Afflante (II, 27) ha scritto (le sottolineature in grassetto sono le mie): ‘Fornito così della conoscenza delle lingue antiche e del corredo della critica, l’esegeta cattolico si applichi a quello che fra tutti i suoi compiti è il più alto: trovare ed esporre il genuino pensiero dei Sacri Libri. Nel fare questo, gli interpreti abbiano ben presente che loro massima cura deve essere quella di giungere a discernere e precisare quale sia il senso letterale, come suol chiamarsi, delle parole bibliche. Perciò devono con ogni diligenza rintracciare il significato letterale delle parole, giovandosi della cognizione delle lingue, del contesto, del confronto con luoghi simili: cose tutte donde anche nell’interpretazione degli scritti profani si suole trarre partito per mettere in limpida luce il pensiero dell’autore’.
Concetto questo che esprime la consapevolezza della difficoltà di conoscere il significato letterale delle parole delle lingue antiche e quindi il loro senso autentico per comprendere quanto – in realtà – aveva voluto dire il loro autore.
La storia della scienza, della tecnica, della medicina come quella della musica o dell’arte – per non dire della morale – ci hanno spesso abituato alla improvvisa apparizione sulla scena umana di personalità eccezionali o geniali che con le loro intuizioni e scoperte hanno impresso svolte epocali nel proprio campo di attività, sovvertendo credenze o tesi scientifiche che si davano ormai per scontate anche da secoli.
Credo personalmente che fra qualche anno – quando l’opera di traduzione linguistica e le conclusioni scientifiche di Crombette saranno state adeguatamente lette e approfondite – questo personaggio verrà riconosciuto appunto come una di queste personalità.
Non è uno studio del tutto facile questo che ci accingiamo a fare. Esso richiede impegno intellettuale e soprattutto curiosità e volontà di ‘conoscere’, ma è uno studio che alla fine ci renderà tutti molto più ‘ricchi’, anche grazie a… Crombette.


 

1 Rodolphe Hertsens: ‘L’Enigma della pietra di Palermo’ – Ceshe, France – 4.11

2 L’Opera egittologica di Fernand Crombette – CESHE-FRANCE, 5.02

3 Vedi sito Internet http://crombette.altervista.org/. In particolare, per ciò che attiene quanto riportato in questa nostra opera,  vedi in ‘La rivelazione della Rivelazione’ (Vol. I, pagg. 17/36) una sintesi del suo Metodo di decrittazione dei geroglifici egizi, del copto e dell’ebraico antico, e (a pagg. 136 e segg.) i suoi commenti su Genesi.

5 M.V.: ‘Il Libro di Azaria’ – Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri

6 Emilio Pisani: ‘Pro e contro Maria Valtorta’ – pagg. 11 e 12 – Centro Ed. Valtortiano

7 La Sacra Bibbia – Edizione ufficiale della C.E.I. – Genesi, pag. 1 – Ed. San Paolo, 1996

8 A. Terino: ‘Chi ha scritto i ‘cinque libri di Mosé’?’ - Ed. Firenze Atheneum, 2003

9 Dodici opere edite da Segno – Tavagnacco (UD), vedi sito Internet www.ilcatecumeno.net