10. Ecco l’opera perfetta del Creatore.
Ecco ciò che Io creai a mia più vera immagine e somiglianza fra tutti i figli dell’uomo, frutto di un capolavoro divino e creativo…
Ecco la testimonianza del mio amore per l’uomo…
Ecco la testimonianza del mio perdono all’uomo…
Questa è la mistica pietra di paragone, questa è l’anello di congiunzione fra l’uomo e Dio…

 

10.1 L’anima, lo spirito dell’anima ed il Progetto creativo di Dio.

Quasi senza accorgercene siamo arrivati in fondo al libro avendo ragionatamente spiegato le ragioni per cui possiamo permetterci di insistere perché Maria SS. venga a tutti gli effetti considerata Corredentrice.
Ora però stiamo per affrontare un tema che richiede la vostra massima attenzione ed applicazione di intelligenza.
La Assunzione al Cielo di Maria  in anima e corpo, è già stata stabilita per Dogma nel 1950.
Quando avevo terminato il mio libro precedente, cioè l’ultimo dei quattro volumi di commento ai Vangeli dei tre sinottici - dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo (un Gesù sfolgorante davanti a varie centinaia di discepoli che adoravano, sulle falde del Monte degli Ulivi, mentre Lui lentamente ascendeva a braccia aperte regalando un ultimo splendido indescrivibile divino sorriso a sua Mamma che dal basso lo guardava in estasi) – avevo ‘chiuso’ con un mio commento ad una ulteriore visione della mistica Valtorta in merito alla discesa dello Spirito Santo sugli apostoli nel Cenacolo, commento che cercava di rispondere al quesito su chi sia, cosa faccia, che personalità abbia in realtà questo ‘misterioso’ Spirito Santo.
Non potete immaginare il mio rammarico nel non poter commentare la Assunzione al Cielo della Madonna, ma il ciclo messianico terminava con la Pentecoste, ed io non potevo fare un balzo in avanti nel tempo, parlando del periodo successivo.
Ora però ne ho l’opportunità senza paura di uscire dal ‘tema’, perché l’Assunzione di Maria è stato il realtà il degno coronamento e premio del suo ruolo di…Corredentrice.
Dall’Opera della nostra mistica si desume che dalla Ascensione al Cielo di Gesù all’Assunzione di Maria erano trascorsi una decina di anni.
Dunque la Madonna – che ne aveva cinquanta alla Ascensione di Gesù – doveva essere sulla sessantina.
Affidata da Gesù sulla croce a Giovanni, ella viveva con l’apostolo in una casetta sul Monte degli Ulivi, vicina al poggio da cui era avvenuta l’Ascensione, casetta che Lazzaro – proprietario – aveva generosamente messo a loro disposizione.
Gli altri apostoli – anche sulla spinta della prime persecuzioni giudee che si evincono dagli Atti degli Apostoli - avevano già cominciato ad allontanarsi da Gerusalemme  e dalla Palestina secondo il comando che era stato loro dato da Gesù: ‘Andate ed evangelizzate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare quanto vi ho comandato’.
Al martirio di Santo Stefano, presente il giovane Saulo che poi diventerà San Paolo – seguirà qualche anno dopo quello di Giacomo, cugino di Gesù e primo vescovo di Gerusalemme.
Anche Pietro – anni dopo – se ne sarebbe andato, trasferendosi a Roma dove avrebbe continuato la sua attività di Capo della Chiesa.
Sarebbero partiti anche Lazzaro di Betania e le sue sorelle Marta e Maria Maddalena.
La Tradizione narra di Lazzaro vescovo nelle terre pagane della Francia con la Maddalena che vi si era pure ritirata per vivere asceticamente in una grotta una vita fatta di contemplazione e di espiazione, anima-vittima con sofferenza di amore, dono e missione che lei aveva chiesto a Gesù che glielo aveva accordato.
Negli altri miei libri di commento ai Vangeli parlo in più occasioni della bellissima Maddalena, Maria di Magdala, peccatrice ardente e scandalo della famiglia Lazzaro.
Venne poi convertita da Gesù, in adempimento ad una promessa fatta a Lazzaro e Marta che soffrivano tantissimo per la sorella bella ma…scapestrata.
Avvenne durante uno stupendo discorso (valtortiano) dove Egli – intravedendola nascosta fra la folla che ascoltava la sua predicazione  sapiente – raccontò in modo magistrale, tutta per lei presente ‘in incognito, la parabola della ‘pecorella smarrita’ per dimostrare l’amore particolare del Padre verso i propri figli ‘peccatori’
La Maddalena la sentì in effetti proprio come ‘applicata a sé’ quella meravigliosa parabola raccontata da Gesù con parole toccanti, si commosse ed iniziò da quel momento un cammino doloroso di conversione che l’avrebbe portata qualche mese dopo – lavata dal pianto – a farsi non solo discepola di Gesù ma anche sua coraggiosa e devota sostenitrice, anche dal punto di vista economico, insieme al fratello Lazzaro.
Sarà forte e indomita nei momenti difficili, appassionata del suo Dio che l’aveva convertita e redenta, in quelli più dolorosi.
Non a caso Gesù apparirà – prima fra tutti i discepoli – proprio a Lei che se lo vedrà davanti nella Gloria di Risorto mentre ancora stava piangendo disperata davanti a quel Sepolcro vuoto, convinta che qualcuno avesse rubato il corpo di Gesù per fare un ultimo sfregio ai suoi discepoli.
Gesù, anche dal Cielo, non dimenticherà mai la sua Maddalena penitente,  quella che pochi giorni prima della sua Passione lo aveva unto di unguenti regali ed asciugato con i propri capelli, ultimo omaggio al Re che stava per salire sul suo ‘Trono’.
Quando nella grotta la sempre bella Maddalena - di una bellezza ancora visibile anche se sfiorita per gli anni e le privazioni - sentirà avvicinarsi il languore della morte, Gesù le si materializzerà davanti stupendo nella sua figura di Uomo-Dio glorificato, la ringrazierà per tutto quanto lei gli aveva donato d’amore in vita, e in ricordo di quell’ultima sua Unzione prima della Morte di Croce Egli le dirà che era venuto a prenderla per accoglierla nel Suo regno celeste prima della sua morte, che in realtà era Vita.
Maria è felice e radiosa, e mentre Gesù scompare per andarla ad attendere dall’altra parte, appare un Angelo che le dona l’Eucarestia mentre Maria si accascia sul suo pagliericcio e – in estasi – si abbandona e muore.
Questo avverrà però molti anni dopo. 1
Ritornando tuttavia a Maria SS., è in quella casetta del Getsemani che la mistica Valtorta la vede - nelle sue visioni - con Giovanni, negli ultimi colloqui prima dell’Assunzione.
Non sto qui a raccontarvi se non per sommi capi come avvenne il ‘transito’, comunque in maniera straordinaria, con la Madonna che – addormentasi in estasi durante una delle sue solite contemplazioni mistiche – veniva fisicamente ‘sollevata di peso’ dal suo letto di dormizione da uno stuolo di Angeli comparso all’improvviso, mentre Giovanni – esausto per averla a lungo vegliata  in quell’estasi che non era morte ma non sembrava neppure vita – si era addormentato su uno sgabello, colto infine dalla stanchezza.
L’apostolo verrà svegliato dal suono armonico che emanava dagli angeli, e dal soffio dell’aria che entrava in casa dal tetto scoperchiato da dove gli angeli erano già usciti portandosi sempre più in alto il corpo addormentato di Maria che Giovanni riuscirà ancora a vedere, sempre più su, sempre più in alto, sorretta sempre dagli angeli che la portavano verso il Cielo.
Troppo tardi per cercare magari di impedirlo, troppo bella quella visione concessagli dal Padreterno per sua consolazione e speranza futura.
Dio – che tutto può – concederà infatti subito dopo al nuovo ‘figlio’ della Diletta un ultimo miracolo, il dono della visione del risveglio di Maria durante l’ascesa dell’Assunzione con l’incontro con suo Figlio che era sceso veloce dal Cielo per stringersi la Mamma al cuore per poi continuare a salire insieme a Lei verso le profondità celesti da dove Gesù era venuto.
Anche qui non so se il parlare dell’Assunzione di Maria e della sua incoronazione in Cielo come Regina degli Angeli e dei Santi sia fare ancora di più del ‘madonnismo’ come diceva quel certo ‘prete-teologo’ al quale ho accennato in una delle ‘note’, quando commentavo l’addio di Gesù alla Madre nel Cap.8.
Mi terrò allora saldamente ancorato a quanto ci insegna non la teologia d’assalto, quella dei ‘teologi-sociologhi’ o ‘rivoluzionari’, e neppure quella modernista e ‘demitizzante’ dei teologi alla ‘Bultmann’, ma la sana e bimillenaria Tradizione della Chiesa.
Dal ‘Dizionario del Cristianesimo’ di Padre Enrico Zoffoli, alla voce ‘Assunzione di Maria SS.MA’, leggo:

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Transito prodigioso della Vergine da questa vita a quella beata dell’eternità in anima e corpo. Dogma di ‘fede-cattolica’, definito da Pio XII nel 1950, fondato sulla divina maternità di Maria, partecipe più di ogni altra creatura umana al mistero della Passione Redentrice, meritevole della stessa gloria del Figlio crocifisso e risorto…

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Dunque il fatto che Maria sia stata assunta in anima e corpo è stato stabilito per Dogma.
Potrebbe sembrare una cosa impossibile. Si può ancora capire l’anima, ma il corpo?
Dall’Opera valtortiana, in una lezione fondamentale sulla Genesi dove lo Spirito Santo ammaestra la mistica, si evince che il destino originario dell’uomo - prima che questi fosse corrotto nell’anima, nella psiche e nel corpo dal Peccato originale - era quello di vivere una vita lunghissima senza malattie e morte in senso proprio, per poi trapassare senza morire dal Paradiso terrestre a quello celeste e là godervi della perfetta conoscenza di Dio. 2
In ciò sarebbe consistita l’immortalità dell’uomo.
E’ un ‘miracolo’ che se può apparire incredibile ad un razionalista che valuta l’uomo per quello che è oggi, non lo deve almeno sembrare a chi ha fede e riesce a credere nella Creazione dell’universo, della natura e dell’uomo da parte di Dio, ed in altre Verità quali quella della Resurrezione ed Ascensione al Cielo di Gesù od alla Resurrezione finale dei morti con i loro corpi al momento del Giudizio universale.
Se – come insegna la Dottrina cristiana - alla fine del mondo le anime riacquisteranno ad un comando divino i loro corpi per essere giudicate, premiate o punite, in anima e corpo, vi deve essere un qualche aspetto della realtà soprannaturale che ci è sconosciuto.
La presenza dei corpi – sia pur glorificati per le anime dei ‘giusti’ e quindi con proprietà diverse da quelle attuali, affrancate dalle leggi fisiche  della attuale materia, proprietà diverse come lo furono quelle del Gesù Risorto che si materializzava e si smaterializzava comparendo contemporaneamente in posti diversi con la velocità del pensiero – presuppone una qualche forma di spazio e luogo, magari con un significato diverso da quello che gli diamo noi oggi, un ‘luogo’ dove la presenza di un corpo sia pur glorificato abbia un senso, in un’altra dimensione spazio-temporale, per usare un paragone ed un linguaggio moderno.
Se il primo uomo fosse rimasto integro, il suo trapasso dal Paradiso Terreste a questa nuova realtà, , avrebbe potuto forse essere simile a quello di Maria: un’estasi ed il transito da questa vita terrena a quella di un’altra dimensione: quella del Cielo.
La natura con tutte le sue varietà di vita vegetale ed animale, il macrocosmo dell’universo ed il microcosmo dell’atomo con tutte le loro leggi ordinate non ci mostrano forse che ci sono ‘miracoli’ ancora maggiori?
Dunque – verità di Fede – Maria SS. fu assunta in Cielo, transitò da questa vita all’altra?
Se c’è una cosa che da fastidio ai ‘laici’ agnostici è il sentirsi dire che una verità di fede viene stabilita ‘per dogma’, dove questo termine viene da essi interpretato come una imposizione di violenza, come a dire ‘O così o così’, se ti va…, bene! Altrimenti sei fuori…’.
Mi capite?
Io ragiono ancora da ‘laico razionalista’ e certe cose le capisco perché le avevo vissute in questa maniera, e provocavano in me una sorta di ribellione intellettuale.
Non accettavo le imposizioni, specie se ‘fideistiche’, perché mi sembravano un ‘lavaggio di cervello’, un imporre la fede per…decreto.
La mia era però solo ignoranza, anche se della ignoranza delle ‘pecore’ una parte della responsabilità è di quei ‘pastori’ che non sanno ‘insegnare’.
Per dirvela in parole povere – come io, da ‘catecumeno’, e cioè da ‘apprendista’, l’ho capito - il Dogma non è altro che una Verità rivelata da Dio attraverso Gesù Cristo nei suoi Vangeli.
E’ una Verità, tuttavia, i cui contenuti più o meno espliciti possono essere approfonditi e sviluppati con la scoperta di nuovi aspetti tali da confermare e arricchire la Verità già precedentemente insegnata.
E’ una Verità chiarita e definita dal Magistero della Chiesa in maniera ritenuta ‘infallibile’ perché – in tema di verità di fede – la Chiesa, nella massima espressione papale, viene considerata direttamente ispirata dallo Spirito Santo che su certe cose non consente errori.
Il Dogma, in buona sostanza, non va confuso con il dogmatismo, che è la tendenza ad accettare o imporre come assolutamente certa e indiscutibile una qualsiasi tesi non debitamente dimostrata.
 L’elaborazione di un ‘Dogma’ non piomba sulla testa degli uomini come un fulmine a ciel sereno, ma nella Chiesa è invece frutto di meditazioni e discussioni teologiche che durano anche secoli prima che si giunga a concordare su quella certa cosa che solo a quel punto viene definita Verità dogmatica.
Il Dogma non è il punto di partenza ma quello di arrivo, è insomma il frutto di un lungo ragionamento, una cosa da ‘razionalisti’, a modo suo.
E’ stato così – in discussioni durate quasi duemila anni - per il Dogma della Immacolata Concezione di Maria, riconosciuto come tale solo a metà dell’Ottocento, e spero ora - come si augurava anche il ‘Papa Wojtila’ di quel mio sogno iniziale - che non si debbano aspettare altri duemila anni per quello di Maria Corredentrice.
Ma il ‘razionalista’ vorrebbe capirlo bene questo ‘dogma’ dell’Assunzione in anima e corpo, così legato a quello della Corredenzione,  e allora cosa di meglio se non qualche ulteriore spiegazione tratta ancora dalla Valtorta e – nel mio piccolo – dalla ‘Luce’ del mio ‘Subconscio…creativo’?
Padre Enrico Zoffoli spiegava dunque che Maria fu assunta in Cielo in anima e corpo.
Anche Gesù  ascese in anima e corpo, ma Lui era Verbo di Dio, Dio, ed il suo Corpo era ormai un corpo glorificato, un Corpo cioè che grazie ai meriti della Passione aveva acquistato la ‘Gloria’ e quindi delle proprietà superiori alle comuni leggi conosciute della natura.
Stabiliamo dunque un primo principio, e cioè che il corpo di Maria che viene assunto in Cielo - almeno all’inizio dell’Assunzione, cioè prima di arrivare in Cielo – era un corpo normale, come il nostro, cioè non ancora un ‘corpo glorificato’.
Però ci viene detto che Maria è stata assunta anche ‘in anima’ e qui si deve aprire una lunga parentesi perché dobbiamo capire bene cosa si debba intendere per anima.
Ecco allora – a proposito dell’anima, tema fondamentale al quale ho dedicato nei miei vari libri quasi una trentina di capitoli – quanto mi aveva sintetizzato una volta la mia ‘Luce’ a conclusione di tutta una serie di spiegazioni :3

Luce:
Ricapitoliamo:
. L'Anima è un insieme complesso: un poliedro dalle molte sfaccettature, per confermarti una immagine che ti renda più famigliare il concetto.
. Le varie sfaccettature - parlo di quelle che è sufficiente tu ora conosca - sono costituite dall'Io (inteso come "ego" affermatore della propria personalità ), dalla capacità volitiva, da quella intellettiva, dagli "istinti" (chiamiamoli così ...) buoni e cattivi (fra i quali l'Io sceglierà quali seguire con il suo libero arbitrio che è un'altra sfaccettatura).
. L'anima, per questi aspetti, è quella che abbiamo chiamato "anima vitale" , perché è quella che alimenta la vita dell'uomo-animale e degli animali in genere con diversa gradazione a seconda del loro diverso livello intellettivo: intellettivo e non spirituale.
. Ma l'uomo, in più, ha l'anima nell'anima, l'anima nell'anima vitale, cioè lo spirito dell'anima, una quintessenza dell'anima, un germe meraviglioso che è tutto di Dio, che fa differente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi: lo spirito dell'anima che è quello capace di congiungervi con Dio. Capisci?
Ecco, la vostra vita serve a valorizzare questo spirito, a riportarlo - dopo che è stato coperto e soffocato dall'umanità -  al suo splendore originario, perché solo con lo spirito splendente della luce della Grazia potete intrecciare con Dio colloqui divini in una sinfonia d'amore che è anticipazione del concerto eterno nel quale un giorno, ‘il giorno’, vi perderete beati in un'estasi che non avrà fine.
Ecco perché ti viene data tanta forza nel leggere: sono tanti doni di grazia per aiutarti a fare crescere nuovamente la tua anima resa rachitica, anchilosata - più ancora: paralitica, quasi morta - dalla troppa umanità.
Non ti preoccupi l'essere perfetto né santo: non sarai né l'uno né l'altro se proprio non lo vuoi.
Accontentati di salire ogni giorno il tuo piccolo gradino, senza pensare al domani e alla cima della scala (ché ciò ti darebbe solo vertigine) e ti ritroverai in cima senza essertene neanche accorto - in cima alla scala celeste che è croce senza esserlo - senza essertene neanche accorto!
E allora mi ringrazierai, perché finalmente ‘capirai’.

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Ma, a quel punto, sorgeva per me ancora una domanda: in quale maniera questo discorso sull’anima si inseriva nel Progetto creativo di Dio?
La ‘Luce’ del mio ‘Subconscio creativo’ ci ha già dato una spiegazione nella sua ‘Presentazione’ nelle prime pagine di questo libro, ma eccone ora un’altra che la rende più completa:4

Luce:
Il Progetto creativo di Dio:
Dio volle un popolo di figli, li fece a sua immagine e somiglianza, Satana li rovinò, Dio - con il Cristo - li salvò perché, martiri del proprio 'Io', ritornassero a Dio, onde averne la 'Gloria' e per Gloria di Dio.
Perché il Santo voleva un popolo di 'santi': i figli di Dio.
Dio era 'Gloria', si fece uomo, patì nel 'Tempo', atrocemente, completamente, per salvare l'uomo. Poi è risalito al Cielo e la sua Gloria originaria, già di per sé grande e già aumentata per il suo orribile patimento, è continuamente aumentata da ogni giusto, ogni 'santo', che sale in Cielo, come chi, dopo tanto lavoro, coglie ogni frutto del proprio raccolto.
E' stata dunque la sofferenza nel 'tempo' quella che fa ora rifulgere sempre più la gloria di 'Dio-Cristo' - per ogni 'santo' in Cielo, in Cristo - nel suo Corpo glorificato.
Lo scopo della 'Creazione' è stato dunque quello di accrescere la Gloria di Dio dandola anche all'uomo.
Ma quale uomo ?
A quello demeritevole? No! A quello meritevole.
Per questo Dio, che non volle il 'Male' provocato dal libero arbitrio di Lucifero né quello provocato luciferinamente dal libero arbitrio dei primi due, consentì il 'male' perché l'uomo decaduto, e poi 'potenzialmente' salvato dalle sofferenze del Cristo, compartecipasse alle Sue sofferenze 'guadagnandosi' - per giustizia - con pieno merito, con proprio personale merito, il Regno dei Cieli: quindi non dono 'gratuito' ma dono 'guadagnato'.
Alla fine del mondo il mosaico della 'Creazione' si comporrà: la tessera costituita da ogni anima salvata, così come questa si è volontariamente 'formata', concorrerà a comporre il quadro generale della Creazione, per l'Eternità.
D'altra parte la caduta dell'uomo, con la sua conseguente umiliazione, fu in tutti i sensi 'provvidenziale' perché altrimenti il suo smisurato orgoglio lo avrebbe portato a peccare come Lucifero che, per essere stato senza colpa, finì per credersi simile a Dio.
Per l'uomo non vi sarebbe stata più redenzione perché, senza Lucifero e la sua tentazione, avrebbe finito per credersi simile a Dio da sé, quindi senza 'attenuanti', ed avrebbe perciò meritato l' inferno-eterno.
Per questo persino la 'colpa' fu provvidenziale.
La 'materia' serve - come dal fiore viene il frutto e dalla crisalide la farfalla - a partorire il ‘figlio di Dio’.
E' una 'autogenesi' nel senso che il figlio della carne si fa figlio di Dio con la propria volontà grazie all'aver sottomesso la materia allo spirito.
Dio non è egoista e voleva condividere la sua gloria con gli uomini meritevoli, con i veri figli di Dio, i Figli dello Spirito e non della Carne.

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10.2 L’anima spirituale è come il ‘software’ di un computer…
  
Ma se la mia ‘Luce’ non fosse stata sufficientemente chiara, ve la spiegherò allora io meglio, la storia dell’anima animale e di quella spirituale, così come la spiegai più o meno un’altra volta mentre contestavo le teorie ‘moderniste’ del famoso teologo Bultmann e commentavo la teoria de ‘L’Uomo delinquente’ di Cesare Lombroso il quale non ammetteva – come già vi accennai – il Peccato originale pensando che l’uomo fosse ‘delinquente’ non a causa delle tare ereditate a seguito del Peccato dei Primi Due ma perché esprimeva istinti brutali in quanto discendente di un ‘bruto’, cioè di una scimmia:5

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5.7 Le stimmate psicologiche, l’anima animale, quella spirituale, il software del computer, il virus informatico e… il peccato originale

Ma avendo ora spiegato quel concetto del Gesù valtortiano per cui il peccato fa malati nello spirito e…nel corpo, proseguiamo ora nell’approfondimento ‘tecnico-scientifico’ cercando di far meglio capire con degli esempi come abbia potuto avvenire ‘tecnicamente’ che i discendenti di Adamo ed Eva abbiano subito le conseguenze del loro peccato iniziale.
Cesare Lombroso (1835-1905), medico, psichiatra, professore di medicina legale, fu il fondatore della disciplina scientifica di antropologia criminale, che ebbe grande influenza sugli sviluppi della criminologia.
Non tutte le sue conclusioni sono state condivise dagli scienziati successivi, ma egli ebbe comunque delle geniali intuizioni.
Egli aveva studiato le personalità criminali e nella sua opera, L’uomo delinquente (1875-1876), aveva dato una identificazione clinica dei diversi tipi, in particolare anche dei delinquenti nati, che – secondo i suoi studi – erano caratterizzati da stimmate anatomiche, fisiologiche e psicologiche.
Quella delle stimmate ‘psicologiche’ può sembrare una novità e allora merita una digressione.
Nella trasmissione dei caratteri ereditari, il discendente non riceve dall’ascendente (in tutto o in parte a seconda della combinazione dei caratteri) solo le caratteristiche fisiologiche del cosiddetto Dna, come ad esempio il colore dei capelli, o degli occhi, o la struttura corporea, ma anche - come ben sanno anche coloro che selezionano le razze animali - quelle ‘psicologiche’, caratteriali, attitudinali, quelle che attengono cioè alla sfera della ‘psiche’, al ‘pensiero’ o, meglio, al ‘complesso psichico’, come ben si può rilevare quando in un bambino scopriamo ad esempio lo stesso carattere e attitudini di uno dei genitori o di un suo nonno.
Cercherò allora di spiegarmi ricorrendo a dei paragoni non magari perfettamente calzanti ma che aiutano a comprendere meglio il concetto che vorrei esprimere.
Il ‘complesso psichico’ dell’uomo non è altro che quello che noi chiamiamo, genericamente, ‘anima’.
Ma la parola ‘anima’ è un termine inteso nei sensi più disparati, secondo le diverse concezioni filosofiche relative al mondo e all’uomo.
Anima si dice ad esempio ogni principio vitale, comune alle piante ed agli animali (=  anima vegetativa e anima sensitiva).
Anima si dice soprattutto parlando dell’uomo, la quale, stando alla grande tradizione cattolica e tomistica, è ritenuta ‘forma sostanziale del corpo’, essenzialmente immateriale ed incorruttibile, creata da Dio, ricca di una personalità che, maturando attraverso le esperienze della vita temporale, è destinata a realizzare la sua definitiva perfezione nel possesso intellettuale di Dio.6
L’anima dell’uomo non va quindi confusa con quella dell’animale.
Anche l’uomo – bene inteso -  ha un anima ‘animale’, e cioè un principio vitale  intelligente che gli consente di condursi e riprodursi in quanto ‘essere animale’.
Anche l’uomo, come tutti gli altri animali, trasmette questa sorta di anima, o meglio di principio vitale intelligente, per via naturale, e cioè con la riproduzione della specie, insieme ai propri geni.
Ma l’uomo, per la missione specifica che Dio ha previsto per lui, riceve al momento del concepimento dell’embrione un ‘quid’ in più, un ulteriore  ‘principio vitale intelligente’, che è tuttavia un principio ‘vitale’ a carattere spirituale che dà una vita spirituale che non cessa con la morte del corpo come avviene per il principio vitale dell’anima animale.
Questo secondo ‘principio vitale’ viene come ‘inserito’ nell’anima animale  e finisce per costituirne la parte più sosfisticata, una sorta di anima dell’anima, la parte più profonda, intelligentissima, destinata a vivere in eterno e, soprattutto, a comunicare con Dio.
Dio è purissimo spirito, gli angeli sono puri spiriti, gli uomini sono semplici spiriti che sono stati in qualche modo ‘incarnati’ in un embrione umano.
Mi sarebbe piaciuto vivere ai tempi di San Paolo non solo per conoscere Gesù ma anche per chiedere a quel suo ‘apostolo’ ispirato qualche maggior chiarimento proprio sull’anima.
Egli infatti – parlando ripetutamente nelle sue lettere dell’uomo, inteso nella sua interezza - ha indicato in lui tre distinte realtà  parlando specificatamente di corpo, anima e … spirito.
Ma lo spirito dell’uomo, che noi chiamiamo anche ‘anima’, altro non è che quel ‘soffio di Dio’ di cui parla la Genesi e che viene ‘insufflato’ nell’anima animale dell’uomo per renderlo diverso dagli altri animali, dandogli cioè un ‘quid’ che gli consentirà dopo la morte del corpo una vita spirituale, eterna.
Ma allora, vi domanderete, come può succedere che questa ‘anima spirituale’, questo spirito dell’anima, questa quint’essenza così perfetta, data direttamente da Dio, finisca per contrarre il Peccato Originale, cioè le sue conseguenze?
Oggi viviamo in una società tecnologica, anzi informatica, dove anche i bambini ormai imparano all’asilo a familiarizzarsi nell’uso del computer.
Ed allora - non tanto per i nipotini di Bultmann, che tanto non credono nell’anima a meno che non sia quella ‘animale’, ma per voi - spiegherò l’apparente mistero servendomi di una analogia presa dal mondo dei computers.
In casa avrete certamente un membro della famiglia che conosce l’uso di queste macchine ed al quale potrete magari poi chiedere qualche chiarimento.
Il computer lo potete immaginare come un corpo umano inanimato, come una macchina insensibile, un macchinario che di per sé non risponderebbe a nessun comando.
Ma se nel computer il fabbricante introduce il suo software di base  (e cioè, per analogia, l’anima animale) ecco che il computer come per incanto si ‘anima’, si accende, comincia a girare ed al primo comando di Avvio comincia ad aprire uno dopo l’altro tutti i suoi programmi di base che servono al suo funzionamento operativo.
Ma il costruttore (e cioè Dio) non è ancora soddisfatto di un programma software di quel genere, perché quel programma ce l’hanno – più o meno – anche tutti gli altri animali, e persino i vegetali, a modo loro.
Dio vuole che quel particolare ‘computer’, cioè l’uomo, possa collegarsi attraverso un’Internet spirituale con Sé, perché Egli vuole donarsi all’uomo e vorrebbe che l’uomo si donasse a lui, amarlo ed essere amato, per l’eternità, come un figlio.
Ed ecco che allora, dopo che i due genitori concepiscono nell’amore quell’embrione d’uomo, ecco che Dio – premuroso e tempestivo – lo munisce di un software ancora più sofisticato di quello dell’anima ‘animale’ già di per sé meraviglioso di cui l’uomo in quanto ‘animale’ viene normalmente dotato al pari degli altri esseri viventi.
Un software intelligentissimo, di natura sofisticatamente spirituale, destinato a non morire mai, neanche distruggendo il computer.
Ma questo software aggiuntivo, cioè lo spirito dell’anima, per funzionare ha bisogno del software di base del computer, e cioè dell’anima animale.
Se quest’ultimo gira bene, anche l’altro software funzionerà al meglio.
Questa era la situazione di Adamo ed Eva prima del Peccato originale.
Ma dopo, dopo che il Peccato spirituale (dovuto non ad un difetto costruttivo del Fabbricante ma ad una imprudenza degli operatori, Adamo ed Eva) ebbe danneggiato quel software sofisticatissimo del loro spirito trasmesso direttamente da Dio, perdendo il contatto con Dio, ecco che andò in cortocircuito anche l’altro software di base, e cioè quell’anima animale che si trasmette per via naturale, cioè con la riproduzione fisica, di padre in figlio.
Ora – dopo quel Peccato - i programmi ‘cortocircuitati’ del software di base del nostro computer umano non sono più perfetti come quando erano stati progettati, anzi sono tarati e vengono trasmessi geneticamente tarati di padre in figlio.
E’ come se essi fossero stati attaccati da un virus informatico al quale incautamente o involontariamente – magari entrando o scaricandoci qualcosa da Internet - abbiamo aperto la porta, e adesso non girano più tanto bene, con conseguenze ora lievi, ora più gravi, ora irreparabili.
E anche quel software aggiuntivo, lo spirito dell’anima, anche se introdotto perfetto da Dio in ogni nuovo embrione umano che viene concepito, una volta dentro, subisce le conseguenze del ‘virus’ telematico che aveva già contagiato gli altri programmi di base del computer. Esso subisce cioè le conseguenze del Peccato originale che non gli consentono più di girare secondo le aspettative di chi lo aveva creato.
Comunicare con Dio e salvarsi l’anima diventerà sempre più difficile.
Entrato per una grave imprudenza, il ‘virus’ ha arrecato al ‘computer’ delle conseguenze irreparabili che pur permettendogli ancora di funzionare ora danno continuamente quelli che in gergo vengono chiamati ‘errori’.
L’uomo non è più perfetto, i suoi programmi ‘girano’ ancora ma solo al minimo della loro potenza, con oscuramenti, inceppamenti, inconvenienti di vario tipo.
Nell’uomo la fecondazione è l’effetto costituito dalla fusione dei due gameti, maschile e femminile, dalla quale risulta la ‘cellula germinale’ o zigote, dotato del codice genetico del nascituro.
Secondo il dogma del Peccato originale, quest’ultimo (consistente nella privazione della grazia, seguita alla ribellione a Dio dei capostipiti della famiglia umana) si trasmettecon la natura’ – cioè attraverso la generazione umana di padre in figlio - venendosi così a contrarre dal primo momento in cui ogni individuo viene concepito.
Dio introduce un’anima perfetta in un embrione umano concepito dai genitori, ma questa l’istante dopo non funzionerà più in maniera perfetta non perché avrà contratto il ‘Peccato originale’, ma perché sarà condizionata delle conseguenze di danneggiamento dovute al Peccato originale compiuto dai progenitori.
L’anima spirituale dell’uomo – sempre capace però di ‘condursi’ in base alla propria volontà e libero arbitrio - si ritrova dunque a fare i conti  con una situazione preesistente, diciamo ereditaria.
Ecco quello che Bultmann, non voleva capire.
Ma Lombroso? Non avevamo cominciato prima a parlare di lui e del suo ‘uomo delinquente’, e delle stimmate, ecc. ecc.?
Lombroso - influenzato da Darwin, primo degli evoluzionisti – nei suoi studi di antropologia criminale partiva dal presupposto che ‘l’uomo delinquente’ di quel suo libro famoso fosse in realtà tale perché - disceso dalla scimmia – era rimasto psicologicamente allo stato primordiale di bruto - e quindi non era in grado di comprendere il significato di leggi penali promulgate per individui ad uno stadio di sviluppo più avanzato.
Non entro nel merito del fatto che l’uomo delinquente sia tale perché rimasto psicologicamente allo stato primordiale di un essere disceso per procreazione dai bruti, come è caro ‘credere’ ai sacerdoti dell’evoluzionismo, ma certo Lombroso sbagliò nel ritenere che quello odierno dell’uomo sia uno sviluppo ‘psicologicamente’ più avanzato, perché l’evoluzione spirituale dell’uomo, come ho già spiegato, è purtroppo per ora discendente, a causa del peccato.
Tuttavia - pur sbagliando in questo – Lombroso colse nel segno nell’intuire che tali individui fossero come ‘vittime di un male oscuro trasmesso dagli antenati per via genetica’, anche se certe caratteristiche possono non manifestarsi, o manifestarsi solo parzialmente, per più generazioni.
Solo che se Lombroso, anziché essere evoluzionista, avesse avuto fede e avesse creduto nella Bibbia, Parola di Dio, il fenomeno non lo avrebbe attribuito ad un male oscuro ma al…Peccato originale, o meglio alle sue conseguenze che, laddove casualmente si presentano con caratteristiche più gravi, producono il ‘criminale’, cioè l’uomo delinquente.
Peccato imputabile alla Mente dell’uomo, e cioè a carattere ‘psichico’, psicologico, spirituale, ma che – per l’interazione psicosomatica di cui vi ho già parlato – finisce per lasciare, sempre per usare le parole di Lombroso, le sue ‘stimmate’ non solo nella psiche e talvolta sul volto ma anche  sul corpo e sulla salute dell’uomo, di generazione in generazione.

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10.3 E il Cielo si richiuse sulla gioia di avermi, di avere la sua Regina, la cui carne, unica fra tutte le carni mortali, conosceva la glorificazione avanti la resurrezione finale e l’ultimo giudizio.

Bene, ora che sappiamo quasi tutto sull’anima, sullo spirito dell’anima, sul Progetto creativo di Dio, nonché sul… software dei computers, possiamo anche avventurarci nella lettura dei commenti valtortiani fatti direttamente da Maria SS.ma e da Gesù, che parlano dell’anima e dello spirito di Maria al momento del suo ‘transito’ verso il Cielo nonché delle parole di Dio Padre Onnipotente al momento della Incoronazione di Maria Corredentrice, Capolavoro della Creazione, Archetipo perfetto del progetto creativo di Dio.
Ritorniamo con ciò – a chiusura - al tema che ho voluto sviluppare fin dall’inizio con il titolo di questo libro: ‘La Donna più bella del mondo’, lasciando per deferente rispetto a Gesù l’ultima conclusiva parola:

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651. Sul transito, sull'assunzione e sulla regalità di Maria Ss.7

18 aprile 1948.      
Dice Maria:
«Io morii?
, se si vuol chiamare morte la separazione della parte eletta dello spirito dal corpo.
No, se per morte si intende la separazione dell'anima vivificante dal corpo, la corruzione della materia non più vivificata dall'anima e, prima, la lugubrità del sepolcro e, per prima tra tutte queste cose, lo spasimo della morte.
Come morii, o meglio, come trapassai dalla Terra al Cielo, prima con la parte immortale, poscia con quella peribile?
Come era giusto per Colei che non conobbe macchia di colpa.
Quella sera, già s'era iniziato il riposo sabatico, parlavo con Giovanni. Di Gesù. Delle cose sue. L'ora vespertina era piena di pace. Il sabato aveva spento ogni rumore di opere umane.
E l'ora spegneva ogni voce d'uomo o di uccello. Soltanto gli ulivi intorno alla casa frusciavano al vento della sera, e sembrava che un volo d'angeli sfiorasse le mura della casetta solitaria.
Parlavamo di Gesù, del Padre, del Regno dei Cieli. Parlare della Carità e del Regno della Carità è accendersi del fuoco vivo, consumare i serrami della materia per liberare lo spirito ai suoi voli mistici. E se il fuoco è contenuto nei limiti che Dio mette per conservare le creature sulla Terra, al suo servizio, vivere ed ardere si può, trovando nell'ardore non consumazione ma completamento di vita.
Ma quando Dio toglie i limiti e lascia libertà al Fuoco divino di investire e attirare a Sé lo spirito senza più misura, allora lo spirito, a sua volta rispondendo senza misura      all'Amore, si stacca dalla materia e vola là dove l'Amore lo sprona ed invita. Ed è la fine dell'esilio e il ritorno alla Patria.
Quella sera, all'ardore incontenibile, alla vitalità senza misura del mio spirito, si unì un dolce languore, un misterioso senso di allontanamento della materia da quanto la circondava, come se il corpo si addormentasse, stanco, mentre l'intelletto, ancor più vivo nel suo ragionare, si inabissava nei divini splendori.
Giovanni, amoroso e prudente testimone di ogni mio atto da quando mi era divenuto figlio d'adozione, secondo il volere del mio Unigenito, dolcemente mi persuase a trovare riposo sul lettuccio e mi vegliò pregando.
L'ultimo suono che sentii sulla Terra fu il mormorio delle parole del vergine Giovanni. Mi furono come la ninna-nanna di una madre presso la cuna. E accompagnarono il mio spirito nell'ultima estasi, troppo sublime per esser detta. Me lo accompagnarono sino al Cielo.
Giovanni, unico testimone di questo mistero soave, da solo mi compose, avvolgendomi nel manto bianco, senza mutarmi veste e velo, senza lavacri e imbalsamazioni.
Lo spirito di Giovanni, come appare chiaro dalle sue parole del secondo episodio di questo ciclo che va dalla Pentecoste alla mia Assunzione, già sapeva che non mi sarei corrotta, ed istruì l'apostolo sul da farsi.
Ed egli, casto, amoroso, prudente verso i misteri di Dio e i compagni lontani, pensò di custodire il segreto e di attendere gli altri servi di Dio, perché mi vedessero ancora e, da quella vista, trarre conforto e aiuto per le pene e le fatiche della loro missione. Attese, come fosse sicuro della loro venuta.
Ma diverso era il decreto di Dio.
Buono come sempre per il Prediletto. Giusto come sempre per tutti i credenti.
Appesantì al primo le palpebre, perché il sonno gli risparmiasse lo strazio di vedersi rapire anche il mio corpo.
Donò ai credenti una verità di più che li confortasse a credere nella risurrezione della carne, nel premio di una vita eterna e beata concessa ai giusti, nelle verità più potenti e dolci del Nuovo Testamento: la mia immacolata Concezione, la mia divina Maternità verginale, nella Natura divina e umana del Figlio mio, vero Dio e vero Uomo, nato non per voler carnale ma per sponsale divino e per divino seme deposto nel mio seno; e infine perché credessero che nel Cielo è il mio Cuore di Madre degli uomini, palpitante di trepido amore per tutti, giusti e peccatori, desideroso di avervi tutti seco nella Patria beata, per l'eternità.
Quando dagli angeli fui tratta dalla casetta, già il mio spirito era tornato in me?
No. Lo spirito non doveva più ridiscendere sulla Terra.
Era, adorante, davanti al trono di Dio.
Ma quando la Terra, l'esilio, il tempo e il luogo della separazione dal mio Uno e Trino Signore furono per sempre lasciati, lo spirito mi tornò a splendere al centro dell'anima, traendo la carne dalla sua dormizione, onde è giusto dire che fui assunta in Cielo in anima e corpo, non per capacità mia propria, come avvenne per Gesù, ma per aiuto angelico.
Mi destai da quella misteriosa e mistica dormizione, sorsi, volai infine, perché ormai la mia carne aveva conseguito la perfezione dei corpi glorificati. E amai.
Amai il mio ritrovato Figlio e mio Signore, Uno e Trino, lo amai come è destino di tutti gli eterni viventi».

5 gennaio 1944.
Dice Gesù:                                   
«Venuta la sua ultima ora, come un giglio stanco che, dopo aver esalato tutti i suoi profumi, si curva sotto le stelle e chiude il suo calice di candore, Maria, mia Madre, si raccolse sul suo giaciglio e chiuse gli occhi a tutto quanto la circondava per raccogliersi in un'ultima serena contemplazione di Dio.
Curvo sul suo riposo, l'angelo di Maria attendeva trepido che l'urgere dell'estasi separasse quello spirito dalla carne, per il tempo segnato dal decreto di Dio, e lo separasse per sempre dalla Terra, mentre già dai Cieli scendeva il dolce e invitante comando di Dio.
Curvo, a sua volta, su quel misterioso riposo, Giovanni, angelo terreno, vegliava a sua volta la Madre che stava per lasciarlo. E quando la vide spenta vegliò ancora, perché inviolata da sguardi profani e curiosi rimanesse, anche oltre la morte, l'immacolata Sposa e Madre di Dio, che dormiva così placida e bella.
Una tradizione dice che nell'urna di Maria, riaperta da Tommaso, vi furono trovati solo dei fiori. Pura leggenda. Nessun sepolcro inghiottì la salma di Maria, perché non vi fu mai una salma di Maria, secondo il senso umano, dato che Maria non morì come muore chiunque ebbe vita.
Ella si era soltanto, per decreto divino, separata dallo spirito, e con lo stesso, che l'aveva preceduta, si ricongiunse la sua carne santissima.
Invertendo le leggi abituali, per le quali l'estasi finisce quando cessa il rapimento, ossia quando lo spirito torna allo stato normale, fu il corpo di Maria che tornò a riunirsi allo spirito, dopo la lunga sosta sul letto funebre.
Tutto è possibile a Dio.
Io sono uscito dal Sepolcro senz'altro aiuto che il mio potere.
Maria venne a Me, a Dio, al Cielo, senza conoscere il sepolcro col suo orrore di putredine e di lugubrità.
E’ uno dei più fulgidi miracoli di Dio. Non unico, in verità, se si ricordano Enoc ed Elia, che, perché cari al Signore, furono rapiti alla Terra senza conoscere la morte e trasportati altrove, in un luogo noto a Dio solo e ai celesti abitanti dei Cieli.
Giusti erano, ma sempre un nulla rispetto a mia Madre, inferiore, in santità, solo a Dio.
Per questo non ci sono reliquie del corpo e del sepolcro di Maria. Perché Maria non ebbe sepolcro, e il suo corpo fu assunto in Cielo».

 

8 e 15 luglio 1944.
Dice Maria:
«Un'estasi fu il concepimento del Figlio mio. Una più grande estasi il darlo alla luce. L'estasi delle estasi il mio transito dalla Terra al Cielo.
Soltanto durante la Passione nessuna estasi rese sopportabile l'atroce mio soffrire.
La casa, da dove fui assunta al Cielo, era una delle innumerevoli generosità di Lazzaro per Gesù e la Madre sua. La piccola casa del Getsemani, presso il luogo della sua Ascensione.
Inutile cercarne i resti. Nella distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani fu devastata e le sue rovine furono disperse nel corso dei secoli».

18 dicembre 1943.
Dice Maria:
«Come mi fu estasi la nascita del Figlio e, dal rapimento in Dio, che mi prese in quell'ora, tornai presente a me stessa e alla Terra col mio Bambino fra le braccia, così la mia impropriamente detta "morte" fu un rapimento in Dio.
Fidando nella promessa avuta nello splendore del mattino di Pentecoste, io pensavo che l'avvicinarsi del momento della venuta ultima dell'Amore, per rapirmi con Sé, dovesse manifestarsi con un aumento del fuoco d'amore che sempre m'ardeva.
Né feci errore.
Da parte mia, più la vita passava, più aumentava in me il desiderio di fondermi all'eterna Carità.
Mi spronava a ciò il desiderio di riunirmi al Figlio mio e la certezza che mai avrei fatto tanto per gli uomini come quando fossi stata, orante e operante per essi, ai piedi del trono di Dio. E con moto sempre più acceso e accelerato, con tutte le forze dell'anima mia, gridavo al Cielo: "Vieni, Signore Gesù! Vieni, eterno Amore!".
L'Eucarestia, che era per me come una rugiada per un fiore assetato, era, sì, vita, ma più il tempo passava e più diveniva insufficiente a soddisfare l'incontenibile ansia del mio cuore. Non mi bastava più ricevere in me la mia divina Creatura e portarla nel mio interno nelle sacre Specie, come l'avevo portata nella mia carne verginale.
Tutta me stessa voleva il Dio uno e trino, ma non sotto i veli scelti dal mio Gesù per nascondere l'ineffabile mistero della Fede, ma quale era, è e sarà nel centro del Cielo.
Lo stesso mio Figlio, nei suoi trasporti eucaristici, mi ardeva con abbracci di desiderio infinito, e ogni volta che a me veniva, con la potenza del suo amore, quasi svelleva l'anima mia nel primo impeto, poi rimaneva, con tenerezza infinita, chiamandomi “Mamma!” ed io lo sentivo ansioso di avermi con Sé.
Non desideravo più altro. Neppure il desiderio di tutelare la nascente Chiesa era più in me, negli ultimi tempi del mio vivere mortale.
Tutto era annullato nel desiderio di possedere Dio, per la persuasione che avevo di tutto potere quando lo si possiede.
Giungete, o cristiani, a questo totale amore. Tutto quanto è terreno perda valore. Mirate solo Dio. Quando sarete ricchi di questa povertà di desiderio, che è immisurabile ricchezza, Dio si chinerà sul vostro spirito per istruirlo prima, per prenderlo poi, e voi ascenderete con esso al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, per conoscerli ed amarli per la beata eternità e per possedere le loro ricchezze di grazie per i fratelli.
Non si è mai tanto attivi per i fratelli come quando non si è più tra di essi, ma si è luci ricongiunte alla divina Luce.
L'avvicinarsi dell'Amore eterno ebbe il segno che pensavo.
Tutto perse luce e colore, voce e presenza sotto il fulgore e la Voce che, scendendo dai Cieli, aperti al mio sguardo spirituale, si abbassavano su me per cogliere l'anima mia.
Suol dirsi che io avrei giubilato d'essere assistita, in quell'ora, dal Figlio mio.
Ma il mio dolce Gesù era ben presente col Padre quando l'Amore, ossia lo Spirito Santo, terza Persona della Trinità eterna, mi dette il suo terzo bacio nella mia vita, quel bacio così potentemente divino che in esso l'anima mia si esalò, perdendosi nella contemplazione come goccia di rugiada aspirata dal sole nel calice di un giglio.
Ed io ascesi col mio spirito osannante ai piedi dei Tre che avevo sempre adorato.
Poi, al giusto momento, come perla in castone di fuoco, aiutata prima, seguita poi dalla teoria degli spiriti angelici venuti ad assistermi nel mio eterno celeste natale, attesa già prima delle soglie dei Cieli dal mio Gesù, e sulle soglie di essi dal mio giusto sposo terreno, dai Re e Patriarchi della mia stirpe, dai primi santi e martiri, entrai Regina, dopo tanto dolore e tanta umiltà di povera ancella di Dio, nel regno del gaudio senza limite.
E il Cielo si rinchiuse sulla gioia di avermi, di avere la sua Regina, la cui carne, unica tra tutte le carni mortali, conosceva la glorificazione avanti la risurrezione finale e l'ultimo giudizio».

Dicembre 1943.
Dice Maria:
«La mia umiltà non poteva farmi permettere di pensare che tanta gloria mi fosse riserbata in Cielo. Nel mio pensiero era la  quasi certezza che la mia umana carne, fatta santa dall'aver portato Dio, non avrebbe conosciuto la corruzione, poiché Dio è Vita e, quando di Sé stesso satura ed empie una creatura, questa sua azione è come aroma preservatore da corruzione di morte.
Io non soltanto ero rimasta immacolata, non solo ero stata unita a Dio con un casto e fecondo abbraccio, ma m'ero saturata, sin nelle mie più profonde latebre, delle emanazioni della Divinità nascosta nel mio seno e intenta a velarsi di carni mortali.
Ma che la bontà dell'Eterno avesse riserbato alla sua ancella il gaudio di risentire sulle sue membra il tocco della mano del Figlio mio, il suo abbraccio, il suo bacio, e di riudire con le mie orecchie la sua voce, di vedere col mio occhio il suo volto, questo non potevo pensare che mi venisse concesso, né lo desideravo.
Mi sarebbe bastato che queste beatitudini venissero concesse al mio spirito, e di ciò sarebbe stato già pieno di felicità beata il mio io.
Ma, a testimonianza del suo primo pensiero creativo a riguardo dell'uomo, da Lui, Creatore, destinato a vivere, trapassando senza morte dal Paradiso terrestre a quello celeste, nel Regno eterno, Dio volle me, Immacolata, in Cielo in anima e corpo. Subito che fosse cessata la mia vita terrena.8
Io sono la testimonianza certa di ciò che Dio aveva pensato e voluto per l'uomo: una vita innocente e ignara di colpe, un placido passaggio da questa vita alla Vita eterna, per cui, come uno che passa la soglia di una casa per entrare in un reggia, l'uomo, col suo essere completo, fatto di corpo materiale e di anima spirituale, sarebbe passato dalla Terra al Paradiso, aumentando la perfezione del suo io, a lui data da Dio, con la perfezione completa, e della carne e dello spirito, che era, nel pensiero divino, destinata ad ogni creatura che fosse rimasta fedele a Dio e alla Grazia.
Perfezione che sarebbe stata raggiunta nella luce piena che è nei Cieli, e li empie, venendo da Dio, Sole eterno che li illumina.

Davanti ai Patriarchi, Profeti e Santi, davanti agli Angeli e ai Martiri, Dio pose Me, assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo, e disse:
Ecco l'opera perfetta del Creatore.
Ecco ciò che Io creai a mia più vera immagine e somiglianza fra tutti i figli dell'uomo, frutto di un capolavoro divino e creativo, meraviglia dell'universo, che vede chiuso in un solo essere il divino nello spirito eterno come Dio e come Lui spirituale, intelligente, libero, santo, e la creatura materiale nella più innocente e santa delle carni, alla quale ogni altro vivente, nei tre regni del creato, è costretto ad inchinarsi.
Ecco la testimonianza del mio amore per l'uomo, per il quale volli un organismo perfetto e una beata sorte di eterna vita nel mio Regno.
Ecco la testimonianza del mio perdono all'uomo al quale, per la volontà di un Trino Amore, ho concesso riabilitazione e ricreazione agli occhi miei.
Questa è la mistica pietra di paragone, questa è l'anello di congiunzione tra l'uomo e Dio, questa è Colei che riporta i tempi ai giorni primi e dà ai miei occhi divini la gioia di contemplare un'Eva quale Io la creai, ed ora fatta ancor più bella e santa, perché Madre del mio Verbo e perché Martire del più gran perdono.
Per il suo Cuore immacolato che non conobbe mai macchia alcuna, neanche la più lieve, Io apro i tesori del Cielo, e per il suo Capo che mai conobbe superbia, del mio fulgore faccio un serto e l'incorono, poiché mi è santissima, perché sia vostra Regina .

Nel Cielo non vi sono lacrime. Ma in luogo del gioioso pianto, che avrebbero avuto gli spiriti se ad essi fosse concesso il pianto - umore che stilla spremuto da un'emozione - vi fu, dopo queste divine parole, uno sfavillare di luci, un trascolorare di splendori in più vividi splendori, un ardere di incendi caritativi in un più ardente fuoco, un insuperabile ed indescrivibile suonare di celesti armonie, alle quali si unì la voce del Figlio mio, in laude a Dio Padre e alla sua Ancella in eterno beata».

1 maggio 1946.
Dice Gesù:
«Vi è differenza tra la separazione dell'anima dal corpo per morte vera, e momentanea separazione dello spirito dal corpo e dall'anima vivificante per estasi o rapimento contemplativo.
Mentre il distacco dell'anima dal corpo provoca la vera morte, la contemplazione estatica, ossia la temporanea evasione dello spirito fuor dalle barriere dei sensi e della materia, non provoca la morte.
E questo perché l'anima non si distacca e separa totalmente dal corpo, ma lo fa solo con la sua parte migliore, che si immerge nei fuochi della contemplazione.
Tutti gli uomini, finché sono in vita, hanno in sé l'anima, morta o viva che sia, per peccato o per giustizia; ma soltanto i grandi amanti di Dio raggiungono la contemplazione vera.
Questo sta a dimostrare che l'anima, conservante l'esistenza sinché è unita al corpo - e questa particolarità è in tutti gli uomini uguale - ha in se stessa una parte più eletta: l'anima dell'anima, o spirito dello spirito, che nei giusti sono fortissimi, mentre in coloro che disamano Dio e la sua Legge, anche solo con la loro tiepidezza e i peccati veniali, si fanno deboli, privando la creatura della capacità di contemplare e conoscere, per quanto lo può fare un'umana creatura, a seconda del grado di perfezione raggiunta, Dio ed i suoi eterni veri.
Più la creatura ama e serve Dio con tutte le sue forze e possibilità, e più la parte più eletta del suo spirito aumenta la sua capacità di conoscere, di contemplare, di penetrare le eterne verità.

L'uomo, dotato d’anima razionale, è una capacità che Dio empie di Sé.
Maria, essendo la più santa d'ogni creatura dopo il Cristo, fu una capacità colma - sino a traboccare sui fratelli in Cristo di tutti i secoli, e per i secoli dei secoli - di Dio, delle sue grazie, carità e misericordie.
Trapassò sommersa dalle onde dell'amore.
Ora, nel Cielo, fatta oceano d'amore, trabocca sui figli a Lei fedeli, e anche sui figli prodighi, le sue onde di carità per la salvezza universale, Lei che è Madre universale di tutti gli uomini».


1 G.L.: ‘I Vangeli di Matteo…’ – Vol. II, Cap. 4.5 – Ed. Segno, 2002

2 M.V.: ‘Lezioni sull’epistola di Paolo ai romani’ (Cap. 7, v.1-13) – Dettato del 28.2, pag.113 –
  Centro Ed. Valrtortiano

3 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 50 – Ed. Segno, 1997

4 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 18 – Ed. Segno, 1997

5 G.L.: “I Vangeli di Matteo….’ – Vol. II, Cap. 5.7  Ed. Segno, 2002

6 p. Enrico Zoffoli: ‘Dizionario del Cristianesimo’ – Ed. Sinopsis, Iniziative culturali

7 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X, Cap. 651 – Centro Edit. Valtortiano

8 Nota: Sul tema della risurrezione dei corpi al Giudizio universale con l’ingresso in Paradiso delle anime di 
tutti i ‘giusti’ della terra con il loro corpo ‘glorificato’,  vedi, dell’autore:

  1. “Il Vangelo del grande Giovanni e del ‘piccolo’ Giovanni’ – Vol. III, Cap. 15: ‘Il Paradiso è un luogo o uno stato? Alla scoperta del Paradiso perduto’ – Ed. Segno , 2000 – Vedi anche suo sito Internet www.ilcatecumeno.net
  2. “I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Capp. 1 e 2 - Ed. Segno, 2003