ODIO, PECCATO ORIGINALE, CROCE E…GLORIA
- Meditando sulle Twin Towers di New York -

Le vicende dell’11 settembre scorso, quando abbiamo assistito in diretta televisiva all’abbattimento da parte di un gruppo terroristico delle due ‘torri gemelle’ di New York con tutto il loro contenuto di vita vissuta, speranze infrante e dolore, non può non spingerci a meditare sul da cosa nasca questa fonte inesauribile di odio che spinge l’uomo a compiere gli atti più efferati.

La causa ‘prossima’ dell’odio è evidente: solitamente una provocazione che attinge dai normali fatti della vita, come un sorpruso, vero o presunto, un’invidia, un senso malinteso di riaffermazione di giustizia, addirittura la convinzione di essere nel giusto e che questa ‘giustizia’ giustifichi qualunque atto, compiuto non di rado – ironia! - in nome di Dio.
Ma la profondità della violenza che scaturisce dall’interno dei cuori, questa capacità di odiare che ci lascia stupefatti quando ne vediamo talvolta i lampi che scaturiscono dal nostro stesso cuore, anche se subito soffocati e messi sotto controllo, non possono non farci riflettere sul Mistero del Peccato originale.
 Non è vero che – come dicevano Rousseau e Voltaire – l’uomo, come quel loro mitico ‘buon selvaggio’, nasca ‘naturalmente buono’, e che la colpa della sua cattiveria sia unicamente imputabile alla organizzazione sociale per cui - mutata in meglio tale organizzazione - la terra potrà tornare ad essere un…Paradiso.
L’uomo è in realtà un impasto di tendenze buone e cattive che la vita, le circostanze e soprattutto la sua volontà – nel libero arbitrio – si incaricheranno di fare col tempo emergere ed orientare.
La morte poi di tanti innocenti, di tanti ‘giusti’, non può non porci il problema della ‘bontà’ e della ‘giustizia’ di Dio.
Se Dio è buono e giusto, perché consente queste cose? Perché sembra che i ‘cattivi’ la facciano franca e i ‘buoni’ ne paghino sempre le conseguenze?
Sono domande – quelle sul perché del dolore - che non trovano risposta a meno che non si ribalti il modo di pensare ‘umano’.
Non trovano una risposta logica se noi umani partiamo dal presupposto di essere solo una delle tante specie animali presenti sulla terra, magari discendenti di una scimmia evoluta, destinati a vivere solo col corpo e col corpo a morire in una disgregazione nel nulla di atomi ed elettroni.
Ma la trovano se noi partiamo invece dall’assunto di essere innanzitutto esseri spirituali che abitano un corpo animale, un corpo animale dotato cioè di ‘anima’ spirituale la quale si serve del corpo per i fini per cui è stata creata da Dio ma che ad un certo punto lo lascia per assumere una dimensione di vita spirituale che è fuori del tempo e che è quindi eterna.
La ‘vita’ che conta non è allora quella ‘carnale’, terrena, comunque di brevissima durata, dell’aldiqua, ma la vita spirituale dell’aldilà, che è eterna e potrà risultare felice o infelice a seconda di come noi – nell’aldiqua – ce la saremo costruita.
L’odio nasce dal ‘cuore’ dell’uomo, cioè dalla sua Psiche, nella quale il Peccato originale è entrato come un virus spirituale contagiandola.
Il Peccato fu quell’atto libero con cui i primi due progenitori – contravvenendo al comando di Dio di non mangiare il simbolico frutto – si sono messi in competizione con Dio stesso, non competizione d’amore ma di prevaricazione.
L’uomo volle cogliere nel Paradiso terrestre il frutto dell’Albero della Scienza del Bene e del Male, cioè volle tutto sapere, anche quello che l’uomo per i suoi limiti umani non sarebbe stato in grado di ‘gestire’. Egli volle eguagliare Dio e il suo fu un atto di presunzione, di orgoglio e di superbia prevaricatrice.
L’uomo aveva già avuto tutto da Dio, era il Re del Creato, e tutta la natura gli era sottomessa, ma ciò non gli bastava, egli voleva competere con Dio. Questo spirito di competizione era già mancanza d’amore, tradimento, che in ‘nuce’ era appunto il primo sintomo di quel vero e proprio odio che sarebbe di lì a qualche anno fermentato nel cuore di Caino e di tutti gli altri caini successivi di cui abbonda oggi la terra.
Persa dunque l’amicizia con Dio, persi i doni soprannaturali, il virus spirituale inoculato da Satana ha progressivamente intaccato mente e corpo, turbando l’equilibrio psicosomatico dei primi due e dei loro discendenti e facendo perdere all’uomo la perfezione fisica e morale.
Da ciò sono derivate le malattie del corpo, e gli istinti più bassi dell’io, che hanno dato la stura al dolore.
Ma gli innocenti che muoiono anzitempo, come i bambini e i giusti, si salvano con certezza, cosa che non potrà sempre dirsi degli altri, e la loro sorte solo umanamente è disgrazia, perché essi vanno in Cielo dove possono bearsi della vista di Dio.
E’ l’uomo che – giudicando umanamente e non avendo fede e non credendo in Dio e nel Paradiso – considera questa morte come una ingiustizia ed un segno della mancanza di bontà da parte di Dio.
I bimbi morti anzitempo, poi, sono degli autentici ‘piccoli ladri’ del Paradiso che non avrebbero magari guadagnato se fossero vissuti in questo mondo di peccato.
Al contrario è la terra che è una valle di lacrime, un luogo di espiazione. E l’uomo che sapesse davvero ragionare ‘spiritualmente’ dovrebbe semmai aspirare ad andarsene.
Il dono più grande cui possa ambire il nostro spirito profondo – anche se in conflitto con il nostro ‘io’ che punta invece alla autoconservazione della ‘carne’ - è quello di morire subito ‘in grazia’, per ricongiungersi con Dio.
Ma questo di norma non è possibile perché l’uomo deve espiare per guadagnarsi il suo paradiso.
La terra – a causa del Peccato e delle colpe degli uomini – è dunque Tempio di Espiazione: si comincia a soffrire quando si nasce, poi con il lavoro, le vicissitudini della vita, le malattie, la morte.
Questo non significa però che Dio è ingiusto, ma che l’uomo fu ingiusto con Dio ed ora ne porta le conseguenze, avendo però la prospettiva e la concreta speranza della salvezzza e della gioia eterna.
Ma la riflessione sull’odio, sul dolore e sul Peccato originale non può non farci porre un’altra domanda.
Perché Dio ha consentito che Satana rovinasse l’uomo e con  lui la creazione, insomma il suo Progetto creativo?
Perché Dio è ‘Dio di libertà’, e la libertà è il dono più grande che Egli ha dato alle proprie creature, sia angeliche che umane. E Dio rispetta questo dono.
Lucifero e gli altri angeli furono liberi di sbagliare come lo furono i primi due progenitori e da allora tutti gli uomini successivi.
Ma da questa libertà, e cioè da questo nostro libero arbitrio, scaturisce la Prova, e dal superamento della Prova scaturisce il Premio, cioè la salvezza eterna.
Dio ci vorrebbe tutti salvi, ma lascia a noi la scelta. Dalla Legge della Prova non ha esentato neppure suo Figlio, Cristo, che si è guadagnato la Gloria ma a prezzo della Croce.
Se Dio-Gesù ha detto che bisogna amare il prossimo (e – da un punto di vista spirituale - cosa è più bello che il saper morire per esso, avendone Egli dato l’esempio ed essendo morto per i nemici: i peccatori) anche il Piano Divino sulla Creazione fu allora coerente.
Cosa di meglio infatti, per un Dio-Amore, che pensare un 'progetto' dove l’Amore trovasse la più alta realizzazione?
Un progetto cioè dove l'uomo – l’uomo inteso come Umanità -  creato libero, perdesse liberamente nel suo libero arbitrio se stesso e venisse poi salvato dal libero Sacrificio di Dio che, per Amore, per eccesso di Amore, si sarebbe incarnato, fatto già questo che di per sè era per Dio terribile come limitazione ed umiliazione.
 Un Progetto per cui Dio  si sarebbe poi lasciato crocifiggere (e questo è ancora il meno anche se è la fonte di maggior orrore per noi esseri umani) ma sopratutto avrebbe preso sopra di sè tutti i peccati dell’uomo passati, presenti e futuri, questo sì orrore vero degli orrori, perchè Dio rifugge veramente il Peccato.
Ecco, il Progetto creativo fu un Progetto d'Amore perchè volto a dare all'Umanità il godimento di Dio.
Fu Progetto d'Amore perchè Dio - pur sapendo per prescienza che l’Umanità avrebbe sbagliato, ma rispettandone il libero arbitrio, cioè la libertà - decise che l’avrebbe ‘liberata’ offrendo ‘la sua vita per l’amico’, cioè facendo il massimo dell’altruismo, anzi di più ancora: avrebbe dato la sua vita per il nemico peccatore.
Ma Dio – ancora - consentì a Satana la tentazione e ai primi due il Peccato perché – nel suo progetto d’Amore – voleva anche per l’uomo la Gloria.
Nell’Opera della grande scrittrice mistica moderna Maria Valtorta (Libro di Azaria, Cap. 21, pagg. 196/207 – Centro Edit. Valtortiano) l’Angelo Azaria  le spiega meglio il Progetto creativo di Dio.
Dio volle infatti  un popolo di figli e li fece a sua immagine e somiglianza.  Satana li rovinò, ma Dio - con il Cristo - li salvò perchè, martiri del proprio 'Io', ritornassero a Dio, onde averne la 'Gloria' e per Gloria di Dio. Il  Santo voleva un popolo di 'santi': i figli di Dio.
Dio era 'Gloria', si fece uomo, patì nel 'Tempo', atrocemente, completamente, per salvare l' uomo. Poi è risalito al Cielo e la sua Gloria originaria, già di per sè grande e già aumentata per il suo orribile patimento, è continuamente aumentata da ogni giusto, ogni 'santo', che sale in Cielo.
E' stata dunque la sofferenza nel 'tempo' quella che fa ora rifulgere sempre più la gloria di 'Dio-Cristo' - per ogni 'santo' in Cielo, in Cristo - nel suo Corpo glorificato.
Lo scopo della 'Creazione' è stato dunque quello di accrescere la Gloria di Dio dandola anche all’uomo.
Ma quale uomo?Quello demeritevole? No! Quello meritevole.
Per questo Dio, che non volle il 'Male' provocato dal libero arbitrio di Lucifero nè quello provocato luciferinamente dal libero arbitrio dei primi due, consentì il 'male'.
L’uomo decaduto, e poi 'potenzialmente' salvato dalle sofferenze del Cristo, avrebbe potuto così compartecipare alle Sue sofferenze 'guadagnandosi' - per giustizia - con pieno merito, con proprio personale merito, il Regno dei Cieli: quindi non dono 'gratuito' ma dono 'guadagnato'.
Alla fine del mondo il mosaico della 'Creazione' si comporrà: la tessera costituita da ogni anima salvata, così come questa si è volontariamente 'formata', concorrerà a comporre il quadro generale della Creazione, per l’Eternità.
D’altra parte la caduta dell' uomo, con la sua conseguente umiliazione, fu in tutti i sensi 'provvidenziale' perchè altrimenti il suo smisurato orgoglio lo avrebbe portato a peccare come Lucifero che, per essere stato senza Colpa d’origine, finì per credersi simile a Dio.
Per l’uomo non vi sarebbe stata più redenzione perchè, senza Lucifero e la sua tentazione, avrebbe finito per credersi simile a Dio da sè, quindi senza ‘attenuanti’, ed avrebbe perciò meritato l' inferno-eterno.
Per questo persino la ‘Colpa’ fu provvidenziale. L’uomo da ‘spirito’ divenne ‘materia’, ma la ‘materia’ serve - come dal fiore viene il frutto e dalla crisalide la farfalla - a partorire il Figlio di Dio.
E' una 'autogenesi' nel senso che il figlio della carne si fa figlio di Dio con la propria volontà grazie all' aver sottomesso la materia allo spirito.
Dio non è egoista e voleva condividere la sua gloria con gli uomini meritevoli, con i veri figli di Dio, i Figli dello Spirito e non della Carne.
E come non risparmiò a suo Figlio la Croce, per dargli la Gloria e il Popolo dei redenti, così ai suoi ‘figli’ – proprio perché a Lui nello spirito somiglianti ma imperfetti – concede la croce della vita, perché questa sia occasione di gloria, per diventare Popolo di Dio in Cielo ed avere il Cristo, il Figlio, il Fratello, come Re.
Satana, dunque, non rovinò il Progetto creativo ma fu anzi strumento inconsapevole di Dio.