(La Sacra Bibbia – Il Vangelo di Matteo – Ed. Paoline, 1968)
(M.V. ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 349 – Centro Edit. Valtortiano)
(G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 17 – Ed. Segno, 1997)

4. Egli è ora tale e quale come lo vedo nelle visioni del Paradiso. Naturalmente senza le Piaghe e senza il vessillo della Croce. Ma la maestà del Volto e del Corpo è uguale, uguale ne è la luminosità, e uguale la veste che da un rosso cupo si è mutata nel diamantìfero e perlifero tessuto immateriale che lo veste in Cielo.

Mt 17, 1-13:
Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte.
E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia a parlare con lui. Allora Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi stare qui, se vuoi farò qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia ».
Egli parlava ancora , quando una nube luminosa li avvolse, e dalla nube una voce disse: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo!».
Udito ciò, i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero una gran paura. Ma Gesù si avvicinò e, toccandoli, disse: «Alzatevi, non temete!».
Essi, alzando gli occhi, non videro che il solo Gesù.
Mentre scendevano dal monte, Gesù dette loro quest’ordine: «Non parlate a nessuno della visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risuscitato dai morti!».
Allora i discepoli gli domandarono: «Perché gli Scribi dicono che deve venire prima Elia?».
Egli rispose loro: « Sì, Elia ha da venire e ristabilirà tutte le cose. Ma vi assicuro che Elia è già venuto, e non l’hanno riconosciuto, ma lo hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire da parte loro».
Allora i discepoli compresero che aveva parlato loro di Giovanni Battista.


4.1 La Trasfigurazione di Gesù sul Tabor.

Alla fine del precedente capitolo avevamo detto che il gruppo apostolico,  giunto a Betsaida, era diretto a Nazaret per una sosta in casa di Gesù.
Durante il soggiorno a Nazaret, avviene però un episodio fondamentale che caratterizza questo terzo anno di predicazione pubblica di Gesù, quello della Trasfigurazione sul Tabor e della Manifestazione solenne di Dio Padre che - con voce tonante - si farà sentire dall’alto con le stesse parole con le quali aveva dato ‘testimonianza’ a Gesù durante il ‘battesimo’ sul fiume Giordano da parte di Giovanni Battista in occasione dell’inizio della missione di Redenzione.
Procediamo con ordine, cioè con l’ordine valtortiano.
Gesù decide di fare una sorta di ‘gita fuori porta’. Lui ed il gruppo apostolico si recano nei dintorni del monte Tabor che, sulla carta geografica, appare essere quasi nel mezzo, ad una dozzina circa di chilometri da Nazareth e ad una ventina dalle sponde del lago di Tiberiade.
Ecco cosa vede Maria Valtorta:

 

349. La Trasfigurazione sul monte Tabor e l'epilettico guarito ai piedi del monte. Un commento per i prediletti.

3 dicembre 1945.
Chi mai fra gli uomini non ha visto, almeno per una volta,  un'alba serena di marzo? Se quest'uno c'è, è un grande infelice, perché ignora una delle grazie più belle della natura risvegliata da primavera, tornata vergine, fanciulla, quale doveva esserlo nel primo giorno.
In questa grazia, che è pura in ogni suo aspetto e cosa - dalle erbe novelle e rugiadose ai fioretti che si dischiudono, come bimbi che nascono, al primo ridere della luce del giorno;        agli uccelli che si destano con un frullo d'ali e dicono il primo cip? interrogativo, preludio a tutti i loro canori discorsi della giornata; all'odore stesso dell'aria che ha perduto nella notte, per il lavacro delle rugiade e l'assenza dell'uomo, ogni corruzione di polvere, fumo e sentore di corpi umani - vanno Gesù, gli apostoli e i discepoli. E’ con essi anche Simone d'Alfeo.
Vanno in direzione sud est, valicando i colli che fanno corona a Nazaret, superando un torrente, traversando una pianura stretta fra i colli nazareni e un gruppo di monti verso est . Questi monti sono preceduti dal cono semitronco del Tabor che mi ricorda stranamente, nella sua vetta, la lucerna dei nostri carabinieri vista di profilo.
Lo raggiungono. Gesù si ferma e dice: « Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo vengano con Me sul monte. Voi spargetevi alla sua base, dívidendovi verso le strade che la costeggiano, e predicate il Signore. Verso sera voglio essere di nuovo a Nazaret. Non allontanatevi dunque molto. La pace sia con voi». E volgendosi ai tre chiamati dice: «Andiamo».
E prende la salita senza più volgersi indietro e con un passo così sollecito che fa faticare Pietro a stargli dietro.
In un momento di sosta Pietro, rosso e sudato, gli chiede col fiato grosso: «Ma dove andiamo? Non ci sono case sul monte. Sulla cima quella vecchia fortezza. Vuoi andare a predicare là?».
«Avrei preso l'altro versante. Ma tu vedi che gli volgo le spalle. Non andremo alla fortezza, e chi è in essa non ci vedrà neppure. Vado ad unirmi col Padre mio, e vi ho voluti con Me perché vi amo. Su, lesti! ».
«Oh! mio Signore! Non potremmo andare un poco più adagio, invece, e parlare di quanto abbiamo sentito e visto ieri, che ci ha tenuti desti tutta la notte per parlarne?».
«Agli appuntamenti di Dio si va sempre veloci. Forza, Simon Pietro! Lassù vi farò riposare». E riprende a salire...

(Dice Gesù: «Qui innestate la Trasfigurazione avuta il 5 agosto 1944, ma senza il dettato unito alla stessa. Finito di copiare la Trasfigurazione dello scorso anno, P. M. copierà ciò che ti mostro ora»).

5 agosto 1944.
Sono col mio Gesù su un alto monte. Con Gesù sono Pietro, Giacomo e Giovanni. Salgono ancor più in alto e l'occhio spazia per aperti orizzonti che un bel giorno sereno rende netti nei particolari fino nelle lontananze.      Il monte non fa parte di un sistema montano come è quello dellà Giudea; sorge isolato avendo, rispetto al luogo dove ci troviamo, l'oriente in faccia, il nord alla sinistra, il sud a destra e dietro, a ovest, la vetta che si alza di ancora qualche centinaio di passi. E’ molto elevato e l'occhio è libero di vedere per un largo raggio.
Il lago di Genezaret pare un lembo di cielo sceso a incastonarsi fra il verde della terra, una turchese ovale chiusa da smeraldi di diverse gradazioni, uno specchio che tremula e si increspa a un vento lieve e sul quale scivolano, con agilità di gabbiani, le barche dalle vele spiegate, leggermente curvate verso l’onda azzurrina, proprio con la grazia del volo candido di un alcione, scorrente l'onda in cerca di preda. Poi ecco che dalla      vasta turchese esce una vena, di un azzurro più pallido là dove il greto è più ampio, e più scuro là dove le rive si stringono e l'acqua è più profonda e cupa per l'ombra che vi gettano gli alberi che crescono vigorosi presso il fiume, nutriti dal suo umore. Il Giordano pare una pennellata quasi rettilinea nel verde      della pianura.
Dei paeselli sono sparsi per la pianura al di qua e al di là del fiume. Alcuni sono proprio un pugno di case, altri sono più vasti, già arieggianti a cittadine. Le vie maestre sono rughe giallognole fra il verde. Ma qua, dalla parte del monte, la pianura è molto più coltivata e fertile, molto bella. Si vedono le diverse colture coi loro diversi colori ridere al bel sole che scende dal cielo sereno.
Deve essere primavera, forse marzo, se calcolo la latitudine della Palestina, perché vedo i grani già alti, ma ancora verdi, ondulare come un mare glauco, e vedo i pennacchi dei più precoci fra gli alberi da frutto mettere come delle nuvolette bianche e rosee su questo piccolo mare vegetale, poi prati tutti in fiore per gli alti fieni sui quali pecorelle pascolanti paiono mucchietti di neve ammucchiata qua e là sul verde.
Proprio vicino al monte, sulle colline che ne sono la base, basse e brevi colline, sono due cittadine, una verso sud, una verso nord. La pianura fertilissima si estende specialmente e più ampiamente verso il sud.
Gesù, dopo una breve sosta al fresco di un ciuffo di alberi, certo concessa per pietà di Pietro che nelle salite fatica palesemente, riprende a salire. Va fin quasi sulla vetta, là dove è un pianoro erboso che ha un semicerchio dì alberi verso la costa.
«Riposate, amici. Io vado là a pregare». E accenna con Ia mano ad un ampio sasso, una roccia che affiora dal monte e che si trova perciò non verso la costa ma verso l'interno, la vetta.
Gesù si inginocchia sulla terra erbosa e appoggia le mani e il capo al masso, nella posa che prenderà anche nella  preghiera  del Getsemani. Il sole non lo colpisce perché la vetta lo ripara. Ma il resto dello spiazzo erboso è tutto lieto di sole, sino al limite d'ombra dello scrimolo alberato sotto il quale si sono seduti gli apostoli.
Pietro si leva i sandali e ne scuote via polvere e sassolini e sta così, scalzo, coi piedi stanchi fra l'erba fresca, quasi steso, col capo su un ciuffo smeraldino che sporge più degli altri sulla sua zolla come un guanciale.
Giacomo lo imita, ma per stare comodo cerca un tronco d'albero al quale appoggia il suo mantello e su questo le spalle.
Giovanni resta seduto e osserva il Maestro. Ma la calma del luogo, il venticello fresco, il silenzio e la stanchezza vincono anche lui, e la testa gli si abbassa sul petto e così le palpebre sugli occhi.
Non dormono profondamente nessuno dei tre, ma sono in quella sonnolenza estiva che intontisce.
Li scuote una luminosità così viva che annulla quella del sole e dilaga e penetra fin sotto il verde dei cespugli e alberi sotto cui si sono messi.
Aprono gli occhi stupiti e vedono Gesù trasfigurato.
Egli è ora tale e quale come lo vedo nelle visioni del Paradiso. Naturalmente senza le Piaghe e senza il vessillo della Croce. Ma la maestà del Volto e del Corpo è uguale, uguale ne è la luminosità, e uguale la veste che da un rosso cupo si è mutata nel diamantìfero e perlifero tessuto immateriale che lo veste in Cielo.
Il suo Viso è un sole dalla luce siderale ma intensissima, nel quale raggiano gli occhi di zaffiro. Sembra più alto ancora, come la sua glorificazìone ne avesse aumentato la statura. Non saprei dire se la luminosità, che rende persino fosforescente il pianoro, provenga tutta da Lui o se alla sua propria si mesca quella che ha concentrata sul suo Signore tutta la luce che è nell'universo e nei cieli. So che è qualche cosa di indescrivibile.
Gesù è ora in piedi, direi anzi che è alzato da terra, perché fra Lui e il verde del prato vi è come un vaporare di luce, uno spazìo dato unicamente da una luce sul quale pare Egli si erga. Ma è tanto viva che potrei anche ingannarmi, e il non vedere più il verde dell'erba sotto le piante di Gesù potrebbe esser provocato da questa luce intensa che vibra e fa onde come si vede talora nei grandi fuochi. Onde, qui, di un colore bianco, incandescente. Gesù sta col Volto alzato verso il cielo e sorride ad una sua visione che lo sublima.
Gli apostoli ne hanno quasi paura e lo chiamano, perché non pare più a loro che sia il loro Maestro tanto è trasfigurato. «Maestro, Maestro», chiamano piano ma con ansia. Egli non sente.
«E’ in estasi» dice Pietro tremante. «Che vedrà mai?».
I tre si sono alzati in piedi. Vorrebbero accostarsi a Gesù, ma non osano.
La luce aumenta ancora per due fiamme che scendono dal cielo e si collocano ai lati di Gesù.
Quando sono stabilite sul pianoro, il loro velo si apre e ne appaiono due maestosi e luminosi personaggi. L'uno più anziano, dallo sguardo acuto e severo e da una lunga barba bipartita. Dalla sua fronte partono corni di luce che me lo indicano per Mosè. L'altro è più giovane, scarno, barbuto e peloso, su per giù come il Battista, al quale direi assomiglia per statura, magrezza, conformazione e severità. Mentre la luce di Mosè è candida come è quella di Gesù, specie nei raggi della fronte, quella che emana Elia è solare, di fiamma viva.
I due Profeti prendono una posa di riverenza davanti al loro Dio Incarnato e, sebbene Questi parli loro con famigliarità, essi non abbandonano la loro posa riverente. Non comprendo neppure una delle parole dette.
I tre apostoli cadono a ginocchio tremanti, col volto fra le mani. Vorrebbero vedere, ma hanno paura.
Finalmente Pietro parla: «Maestro, Maestro. Odimi». Gesù gira lo sguardo con un sorriso verso il suo Pietro, che si rinfranca e dice: «E bello lo stare qui con Te, Mosè e Elia. Se vuoi facciamo tre tende per Te, per Mosè e per Elia, e noi stiamo qui a servirvi ... ».
Gesù lo guarda ancora e sorride più vivamente. Guarda anche Giovanni e Giacomo. Uno sguardo che li abbraccia con amore. Anche Mosè e Elia guardano i tre fissamente. I loro occhi balenano. Devono essere come raggi che penetrano i cuori.
Gli apostoli non osano dire altro. Intimoriti, tacciono. Sembrano un poco ebbri come chi è sbalordito. Ma quando un velo che non è nebbia, che non è nuvola, che non è raggio, avvolge e separa i Tre gloriosi dietro uno schermo ancor più lucido di quello che già li circondava e li nasconde alla vista dei tre, e una Voce potente e armonica vibra ed empie di sé lo spazio, i tre cadono col volto contro l'erba.
«Questo è il mio Figliuolo diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
Pietro nel gettarsi bocconi esclama: «Misericordia di me, peccatore! E’ la Gloria di Dio che scende!». Giacomo non fiata. Giovanni mormora con un sospiro, come fosse prossimo a svenire: «Il Signore parla!».
Nessuno osa alzare la testa anche quando il silenzio si è rifatto assoluto. Non vedono perciò neppure il tornare della luce alla sua naturalezza di luce solare e mostrare Gesù rimasto solo e tornato il Gesù solito nella sua veste rossa.
Egli cammina verso loro sorridendo e li scuote e tocca e chiama per nome.
«Alzatevi. Sono lo. Non temete» dice, perché i tre non osano alzare il volto e invocano misericordia sui loro peccati, temendo che sia l'Angelo di Dio che vuol mostrarli all'Altissimo.
«Levatevi, dunque. Ve lo comando» ripete Gesù con imperio. Essi alzano il volto e vedono Gesù che sorride.
«Oh! Maestro, Dio mio!» esclama Pietro. «Come faremo a viverti accanto ora che abbiamo visto la tua gloria? Come faremo a vivere fra gli uomini, e noi, uomini peccatori, ora che abbiamo udito la voce di Dio?».
«Dovrete vivermi accanto e vedere la mia gloria sino alla fine. Siatene degni perché il tempo è vicino. Ubbidite al Padre mio e vostro. Torniamo ora fra gli uomini, perché sono venuto per stare fra essi e per portare essi a Dio. Andiamo. Siate santi per ricordo di quest’ora, forti, fedeli. Avrete parte alla mia più completa gloria. Ma non parlate ora di questo che avete visto ad alcuno. Neppure ai compagni. E quando il Figlio dell’uomo sarà resuscitato dai morti e tornato nella gloria del Padre, allora parlerete. Perché allora occorrerà credere per aver parte nel mio Regno».
«Ma non deve venire Elia per preparare al tuo Regno? I rabbi dicono così».
«Elia è già venuto ed ha preparato le vie al Signore. Tutto avviene come è stato rivelato. Ma coloro che insegnano la Rivelazione non la conoscono e non la comprendono, e non vedono e riconoscono i segni dei tempi e i messi di Dio.
Elia è tornato una volta. La seconda verrà quando il tempo ultimo sarà vicino per preparare gli ultimi a Dio.
Ma ora è venuto per preparare i primi al Cristo, e gli uomini non lo hanno voluto riconoscere e lo hanno tormentato e messo a morte. Lo stesso faranno col Figlio dell'uomo, perché gli uomini non vogliono riconoscere ciò che è loro bene».
I tre chinano la testa pensosi e tristi, e scendono per la via dalla quale sono saliti insieme a Gesù…

4.2 La realtà che avete davanti agli occhi non è quella che appare…

Che commenti si possono fare su questo episodio? Cioè su questo Gesù che - avvolto da un’aureola di luce abbagliante - cambia aspetto, assume una maestà ed una bellezza soprannaturale pur rimanendo con la sua fisionomia, acquista un corpo dalle caratteristiche straordinarie con vesti fatte di una ‘materia non materia’, insomma una materia diversa da quella che noi conosciamo sulla terra?
Che dire poi dei due, Mosè ed Elia, che scendono dal cielo come ‘marziani’, avvolti in un globo di luce dal quale essi poi emergono con le loro fattezze umane, anch’essi con corpi ‘solidi’ ma ‘glorificati’, come  il corpo di Gesù?
Fantasia di una scrittice mistica portata all’eccesso? Esaltazione mistica? Fantascienza moderna?
Eppure la religione cristiana, anzi il Gesù dei Vangeli – già 2000 anni fa - insegnava che alla fine del mondo, al momento del Giudizio universale, gli spiriti dei riviventi avrebbero riacquistato le sembianze, anzi i corpi, che essi avevano avuto in vita, ovviamente corpi glorificati che non avrebbero più obbedito alle leggi di questa nostra materia attuale.
Un giorno - e questo è un episodio sul quale ritorneremo alla fine di questo libro – un gruppo di sadducei che non credevano alla resurrezione dei corpi avevano chiesto a Gesù, non senza una punta di malizia a quale marito sarebbe toccata nell’aldilà una donna che in vita ne avesse avuto più di uno.
Il presupposto ironico della domanda era che anche dall’altra parte si potesse continuare a far sesso ma Gesù – a dar ragione a coloro che dicono che gli angeli, puri spiriti,  non hanno sesso - aveva risposto che nell’altra vita non esisteranno più maschi e femmine né esigenze materiali come il mangiare ed il bere.
La sessualità è infatti una funzione destinata alla riproduzione della specie nel nostro mondo ‘materiale’, come il mangiare è necessario alla sopravvivenza dell’uomo di ‘carne’.
Cosa avranno pensato della Trasfigurazione i vari Renan, Loisy e Bultmann – che già avevano considerato un mito la resurrezione di Gesù - che oltretutto, come raccontano i Vangeli, entrava ed usciva dalle pareti del Cenacolo, comparendo e scomparendo davanti ad apostoli e discepoli?
Bultmann – padre della ‘demitizzazione’ della Bibbia, vissuto nel Novecento fino a pochi decenni fa - aveva scritto in particolare che “…non può esistere una visione del mondo articolata in  Cielo, terra e inferi. Ascendere al Cielo o discendere agli inferi non ha senso, come non hanno quindi senso l’ascensione di Gesù o la sua discesa agli inferi i cui racconti nel vangelo si possono considerare ‘liquidati’ . La realtà è invece quella del mondo delle scienze e della tecnica ed è demitizzante perché prescinde dalle forze soprannaturali. La scienza della natura non ha bisogno dell’ipotesi ‘Dio’ poiché le forze che ne determinano gli eventi sono, per essa, immanenti…”.
Che direbbero, dunque, questi nostri tre di questa visione di Maria Valtorta?
Un Gesù che si ‘trasfigura’ in una materia che pare come fatta di ‘luce’?
E quella ‘voce’ di Dio che si fa sentire dall’alto?
Eppure questa visione è lì, raccontata con precisione incredibile dalla nostra mistica e – per quanto possa sembrare impossibile a tanti cristiani che si professano credenti – dirò che è anche coerente con quanto narrano specificamente e lasciano anche intuire i vangeli.
Non vedo anzi proprio come l’avvenimento ‘fantascientifico’ narrato dai Vangeli possa essere avvenuto in maniera diversa da come lo ha visto la nostra mistica.
Le conoscenze scientifiche attuali non ci consentono di accettare l’idea di una materia che non obbedisca alle leggi attualmente conosciute.
Ma siamo sicuri di conoscerle tutte queste leggi, le cui scoperte principali, peraltro, datano appena da un paio di secoli?
E chi le ha ‘fatte’ così queste leggi?
E siamo sicuri – se è Dio che le ha fatte – che non ne possa aver fatto delle altre ignote magari anche alla nostra capacità di comprensione?
La realtà che si presenta ai nostri occhi, non è la vera realtà.
Ricordo che la ‘Luce’ del mio Subconscio Creativo mi aveva una volta dato a questo riguardo una interessante spiegazione: 1

Luce:
La realtà che avete davanti agli occhi non è quella che appare.
Hai letto che le immagini visive sono frutto di onde elettromagnetiche che colpiscono l'occhio e vengono trasformate nelle immagini che vedi dal cervello. Le cose che senti, i rumori, le parole, la musica, i suoni in genere non sono altro che onde sonore provocate da percussioni meccaniche, le quali si propagano nell'aria, colpiscono il timpano dell'orecchio e da questo, attraverso il sistema nervoso, arrivano al cervello che le decodifica e le trasforma in parole, rumori vari e musica.
Il caldo e il freddo non sono tali in sé e per sé ma sono il prodotto di un determinato movimento più o meno rapido di molecole che viene percepito dalla sensibilità del sistema nervoso della persona  (come dell'animale e del vegetale ) e trasformato in sensazione di caldo e freddo.
Intendo dire che l'uomo, solo che rifletta alla luce delle scoperte scientifiche traendo da esse il buono, si rende conto che la 'realtà' fenomenica, nella sua essenza, è diversa da come appare all'uomo.
Ma non è forse bello questo? Che direbbe l'uomo se vivesse in un mondo fatto di onde elettromagnetiche, impulsi sonori, percezione di movimenti molecolari? Non sarebbe più un 'uomo': sarebbe esso stesso una 'macchina' che percepisce e decodifica impulsi, macchina sofisticata ma macchina.
Ma Io non ho voluto così. Io ho voluto che mondo vegetale ed animale, ciascuno in maniera diversa e proporzionata al suo grado ed alla sua missione, percepisse il mondo non come un insieme di protoni, neutroni ed elettroni ma come una realtà gradevole.
Ed allora ho dato ai viventi la sensibilità perché potessero trasformare il mondo fenomenico nella realtà più bella e confacente al loro stato.
La pianta 'sente' i suoni, sente il calore, apprezza la luce. La pianta 'vive'. L'animale lo stesso, con un grado di coscienza e di intelligenza superiore.
L'uomo - quello 'evolutivo', superiore all'animale perchè dotato da  Me dell'anima - sente, oltre che il mondo fenomenico, 'sente' - con l'Anima - Dio che lo ha creato.
E' questa la ragione per cui tutti gli uomini, tutti, dico tutti (solo ove non siano 'satana', ma anche i 'satana' lo fanno, perché odiano Dio ma non riescono a negarlo o negandolo per proterva volontà inconsciamente lo ammettono) 'sentono' Dio, perché la Verità non può essere soppressa.
Ecco, tutto ti dimostra comunque che non ci si può basare sulla realtà, su quello che ti appare 'realtà'.
La scienza, la filosofia, che nega lo spirituale che non si può 'toccare', come Tommaso, in realtà crede di studiare il reale e poi si accorge che quel 'reale', reale non è.
I corpi solidi sono atomi, gli atomi sono a loro volta composti di altre parti. Nella materia predomina il vuoto. Ovunque essa obbedisce a leggi che l'uomo in parte scopre ma che non riescono ad avere per lui un senso reale. Si comprende l'effetto della 'legge' ma non il 'perché' della legge, e soprattutto non si capisce chi l'abbia stabilita.
Ma ciò nonostante l'uomo non pensa a Dio.
Anch'egli dice: 'Io sono !', come Lucifero.
Il mondo è fatto così, e voi lo 'vedete' così perché fin dal mio Pensiero Eterno, prima che il mondo fosse, Io ho pensato a voi, vi ho voluto così come siete e vi ho fatto un mondo su misura.
L'uomo non è il frutto dell'evoluzione del mondo. E' il mondo che si è trasformato, secondo le leggi di trasformazione da Me fissate, per essere pronto ad accogliere prima la vita e poi l'uomo che l'avrebbe tradotto (grazie a quella meraviglia delle meraviglie che è il suo sistema nervoso) nella gradevole realtà rappresentata da monti, cime nevose, foreste, laghi, mari, piante, fiori dai colori meravigliosi, pesci variopinti, tutto quello che l' uomo vede e che rende gradevole la vita.
Non è forse questo il miracolo più bello del mio Pensiero ?
No, non è questo. Il miracolo più bello è l'avervi dato l'Anima e con essa il senso interiore di Dio.
E' questo che vi differenzia dai vegetali, dagli animali, dagli automi.
E allora è tanto difficile far capire all'uomo che Dio è ?
E, se Dio è, che vi  è anche Padre ?
E' tanto difficile, dopo aver conosciuto il miracolo della creazione, formazione, composizione dell'universo e della materia, è poi tanto difficile pensare che l'uomo possa avere dentro di sé un'anima immortale, destinata a lasciare il corpo per ricongiungersi con Dio che l'ha creata?
Ecco, l'approccio a questi problemi, quelli del 'credere'.
Solo che l'uomo non sia un negatore, l'approccio giusto lo farà riflettere. Non dico necessariamente ricredere, ché l'uomo crede purtroppo nelle uniche cose in cui non dovrebbe credere (come appunto nella realtà fenomenica, eretta a 'Dio', unica riconosciuta come tale e come base di qualsiasi speculazione e sperimentazione) e non crede in quello in cui Io invece gli chiedo di credere.
                                          
Gesù è il Verbo di Dio incarnato, purissimo Spirito che si è fatto uomo, un purissimo spirito che ha creato la materia con le sue leggi e che la domina adattandola alla sua volontà.
Il Gesù della Trasfigurazione ci rivela dunque l’esistenza di un’altra realtà, molto più sofisticata e più ‘perfetta’ della nostra, ci insegna anche che il corpo futuro dei ‘giusti’, quello del Giudizio finale, sarà simile nella ‘gloria’, cioè in queste caratteristiche che non rispondono più alle attuali leggi della natura, al Corpo della sua Trasfigurazione e Resurrezione.
Gli apostoli vedono Mosè ed Elia discendere dal cielo in un globo di luce e sentono Dio-Padre – che è purissimo Spirito - parlare con voce umana.
Impossibile parlare con voce ‘umana’ per Uno che è Spirito? Ma non può forse il Dio-Creatore, che ha creato anche l’uomo, farsi intendere da noi,  con una voce che ai nostri sensi ha dell’umano?
E come può il Signore - da un punto di vista antropologico, e cioè del ‘pensare’ della mente umana – dare a noi uomini una rappresentazione del Paradiso e dell’Inferno se non facendoci vedere, con l’Ascensione, che per andare dal Padre Egli va ‘sù’ verso il cielo mentre i dannati Egli li caccia ‘giù’ nell’Abisso?
Ma chi può dire che Paradiso e Inferno corrispondano a un ‘su’ o un ‘giù’, cioè a concetti di spazio? Cosa sarà mai, nella realtà che neanche riusciamo lontanamente ad immaginare, il Regno dei Cieli? Un luogo? Uno ‘stato’ spirituale? O l’una e l’altra cosa insieme? Una nuova dimensione? Un universo parallelo, come molti eminenti scienziati di fisica quantistica e di astrofisica hanno cercato di studiare per dare risposte a problematiche scientifiche che altrimenti non sembrano avere altre soluzioni?
Gli spiriti delle persone morte, o meglio quelli dei ‘giusti’, acquisteranno la loro ‘carne’ glorificata solo alla fine del mondo, e dunque ora sono ‘scintille spirituali’ prive di corpo, che però – come aveva spiegato una volta il Gesù valtortiano – grazie ad un permesso divino si possono ‘materializzare’, possono cioè assumere sembianze umane e talvolta persino consistenza fisica, per rendersi non solo visibili ma anche percepibili al tatto dell’uomo che ha bisogno dei cinque sensi per vedere e sentire.
Ecco cosa deve essere successo nella Trasfigurazione.
Dall’altro ‘mondo’, che non conosciamo assolutamente ma che deve essere strepitoso, sono arrivate due figure, due profeti.
Essi o beneficiano già - di là - di uno stato di gloria in funzione del ruolo fondamentale che hanno assolto in terra al servizio di Dio, come ad esempio Maria Santissima assunta in Cielo, e allora sono stati visti nella visione tali e quali essi sono ora, oppure si sono resi visibili agli apostoli in quella maniera per rendersi ‘percepibili’ ai loro sensi e dare loro conferma con una sorta di visione di una realtà che esiste effettivamente per quanto appaia incredibile alla nostra ragione che conosce solamente la materia con le sue leggi attuali.
Gesù si è dunque fatto vedere per come sarà Egli dopo la Resurrezione, cioè dopo aver anch’Egli - Uomo-Dio – conquistato la Gloria grazie all’adempimento della sua missione di Redenzione.
Lo ha fatto per infonderci speranza, indicandoci la sorte futura dei ‘figli di Dio’ dei quali Egli, come Uomo, è il Primogenito.
L’episodio della Trasfigurazione, sia nel Vangelo di Matteo che nell’Opera della mistica ha una ‘coda’ di cui non vi ho ancora parlato.
Gli apostoli - discendendo dal monte Tabor con Gesù - commentano l’accaduto e dicono che si è trattato di un avvenimento davvero straordinario, rovinato solo dalle parole di Gesù con cui – finita l’apparizione – aveva detto di non dir niente a nessuno, nemmeno ai compagni se non quando Egli fosse resuscitato dai morti…
‘Ma perché questa apparizione solo a noi? Non sarebbe stato bello che una visione del genere l’avessero avuta anche tutti gli altri compagni?’, dicono gli apostoli.
La risposta di Gesù: «Appunto perché tramortite udendo parlare di morte, e morte per supplizio, del figlio dell’Uomo, l’Uomo-Dio vi ha voluto fortificare per quell’ora e per sempre con la precognizione di ciò che Io sarò dopo la Morte. Ricordatevi tutto questo, per dirlo a suo tempo…Avete capito?».
Ecco dunque la spiegazione del perché della Trasfigurazione del Tabor - davanti  a Pietro, Giovanni e Giacomo di Zebedeo - e della Voce del Padre che tuonava dal cielo quelle parole.
I tre erano stati – insieme ad Andrea, fratello di Pietro - i primi discepoli di Gesù e gli erano particolarmente cari, ma essi non riuscivano proprio ad accettare l’idea che il Figlio di Dio potesse morire.
Anzi, il sapere che sarebbe morto, senza che essi potessero ancora credere al fatto che si sarebbe potuto realmente resuscitare, avrebbe potuto provocare una caduta di fede proprio a loro tre che erano autentiche ‘colonne’ del gruppo apostolico.
L’immagine della sua Gloria sul Tabor, che sarà anche l’immagine di Gesù risorto dopo la morte e degli uomini risorti al Giudizio universale, avrebbe dato loro la forza di superare il trauma della sua Crocifissione riversando poi analoga forza e fede anche negli altri apostoli che dopo la cattura si sarebbero dispersi ma ai quali essi avrebbero potuto raccontare quell’episodio della sua Gloria.
Giunti alle falde del monte Gesù ed i tre incontreranno gli altri compagni alle prese con un indemoniato che essi non riuscivano a liberare fra gli scherni di un gruppetto di scribi presenti.
Ci penserà Gesù a sistemare le cose (Mt 17, 14-21), ed agli apostoli che gli chiedono come mai loro non c’erano riusciti, Gesù risponderà: ‘Per la vostra poca fede…Ma questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e con il digiuno’.
Cosa avrà mai voluto dire? Voleva dire che a liberare dal Demonio è sempre Dio ma Dio esige che si abbia fede in lui e nel suo aiuto, perché la fede è pur sempre un atto di amore.
I demoni però sono delle personalità angeliche che pur decadute hanno  conservato i loro poteri originari nonché la propria scala gerarchica come sanno bene anche gli esorcisti.
Alcuni di essi hanno dunque poteri più forti di altri.
Per cacciarli bisogna allora sostenere un combattimento spirituale più duro, e l’esorcista in questi casi ottiene da Dio la forza sufficiente non solo unendosi più intimamente a Lui con la preghiera ma anche mortificando il suo corpo e temprando il suo spirito con il digiuno.
Insomma la liberazione di un indemoniato è una ‘grazia’ non solo per quel malcapitato ma anche per l’esorcista, e quest’ultimo deve guadagnarsela… no?

4.3 Non siate come gli antichi rabbini che insegnavano la Rivelazione e poi non le credevano al punto di non riconoscere i segni dei tempi e i messi di Dio…

Vi avevo parlato di una ‘coda’ all’episodio del Tabor, e ve l’ho raccontata appena ora, ma in realtà le ‘code’ erano due, e la seconda è questo commento di Gesù stesso alla sua Trasfigurazione:

(5 agosto 1944).
Dice Gesù:
Ti ho preparata a meditare la mia Gloria. Domani la Chiesa la celebra. Ma Io voglio che il mio piccolo Giovanni la veda nella sua verità per comprenderla meglio. Non ti eleggo soltanto a conoscere le tristezze del tuo Maestro e i suoi dolori. Chi sa stare meco nel dolore deve aver parte meco nella gioia.
Voglio che tu, davanti al tuo Gesù che ti si mostra, abbia gli stessi sentimenti di umiltà e pentimento dei miei apostoli.
Mai superbia. Saresti punita perdendomi.
Continuo ricordo di Chi sono Io e di chi sei tu.
Continuo pensiero alle tue manchevolezze e alla mia perfezione per avere un cuore lavato dalla contrizione. Ma insieme anche tanta fiducia in Me.
lo ho detto: "Non temete. Alzatevi. Andiamo. Andiamo fra gli uomini perché sono venuto per stare con essi. Siate santi, forti e fedeli per ricordo di quest'ora".
Lo dico anche a te e a tutti i miei prediletti fra gli uomini, a quelli che mi hanno in maniera speciale.
Non temete di Me. Mi mostro per elevarvi, non per incenerirvi.
Alzatevi: la gioia del dono vi dia vigoria e non vi ottunda nel sopore del quietismo, credendovi già salvi perché vi ho mostrato il Cielo.
Andiamo insieme fra gli uomini. Vi ho invitati a sovrumane opere con sovrumane visioni e lezioni perché possiate essermi di maggiore aiuto.
Vi associo alla mia opera. Ma Io non ho conosciuto e non conosco riposo. Perché il Male non riposa mai e il Bene deve essere sempre attivo per annullare il più che si può l'opera del Nemico.
Riposeremo quando il Tempo sarà compiuto. Ora occorre andare instancabilmente, operare continuamente, consumarsi indefessamente per la messe di Dio.
Il mio contatto continuo vi santifichi, la mia lezione continua vi fortifichi, il mio amore di predilezione vi faccia fedeli contro ogni insidia.
Non siate come gli antichi rabbini che insegnavano la Rivelazione e poi non le credevano al punto da non riconoscere i segni dei tempi e i messi di Dio.
Riconoscete i precursori del Cristo nel suo secondo avvento, poiché le forze dell’Anticristo sono in marcia e, facendo eccezione alla misura che mi sono imposta, perché conosco che bevete a certe verità non per spirito soprannaturale ma per sete di curiosità umana, vi dico in verità che quello che molti crederanno vittoria sull'Anticristo, la pace ormai prossima, non sarà che sosta per dare tempo al Nemico del Cristo di ritemprarsi, medicarsi delle ferite, riunire il suo esercito per una più crudele lotta.
Riconoscete, voi che siete le "voci" di questo vostro Gesù, del Re dei re, del Fedele e Verace che giudica e combatte con giustizia e sarà il Vincitore della Bestia e dei suoi servi e profeti, riconoscete il vostro Bene e seguitelo sempre.
Nessun bugiardo aspetto vi seduca e nessuna persecuzione vi atterri.
La vostra "voce" dica le mie parole. La vostra vita sia per quest'opera.
E se avrete sorte, sulla terra, comune al Cristo, al suo Precursore e ad Elia, sorte cruenta o sorte tormentata da sevizie morali, sorridete alla vostra sorte futura e sicura che avrete comune con Cristo, con il suo Precursore, col suo Profeta.
Pari nel lavoro, nel dolore e nella gloria. Qui lo Maestro ed Esempio. Là Io Premio e Re.
Avermi sarà la vostra beatitudine. Sarà dimenticare il dolore. Sarà quanto ogni rivelazione è ancora insufficiente a farvi capire, perché troppo superiore è la gioia della vita futura alla possibilità di immaginare della creatura ancora unita alla carne».

^^^^

La Valtorta era uno ‘strumento’, una persona che facendosi anima vittima di sofferenza, si era abbandonata totalmente alla volontà di Dio.
E Dio l’aveva utilizzata come ‘Voce’, usando Lei – strumento inerte che diventava vivo solo nelle mani del Signore – per evangelizzare noi moderni che la fede la stiamo ormai perdendo del tutto.
Premetto che il Gesù Valtortiano - che le parlava non solo nell’Opera principale dei suoi ‘Vangeli’ ma anche in quelle non meno importanti dei ‘Quaderni’ - aveva più volte ribadito alla mistica, negli anni ’40, che nel corso della Storia c’erano stati fin dall’antichità vari ‘Anticristo’, cioè ‘avversari’ del Cristianesimo, e che la seconda guerra mondiale – allora in corso - era stata provocata da alcuni ‘Anticristo’ moderni.
Le aveva anche detto che dopo la seconda guerra mondiale vi sarebbe stato un lungo periodo di relativa pace, ma questo non avrebbe dovuto trarci in inganno inducendoci a scambiare quella pace come la ‘vittoria’ definitiva sull’Anticristo perché in realtà essa sarebbe stata solo una pausa che avrebbe consentito al Nemico - che vuole la distruzione dell’Umanità perché odiando Dio odia anche i figli di Dio e li vuole dannati, cioè ‘figli’ suoi – di riorganizzare le proprie forze e scatenare una ulteriore battaglia contro l’Umanità e la Chiesa stessa attraverso l’ultimo degli ‘Anticristo’.
Guardando al passato, possiamo comprendere che – dopo i parecchi  milioni di morti della prima e poi ancor più della seconda guerra mondiale - in effetti l’Umanità, indipendentemente da tanti altri conflitti scoppiati qui e là in tutto il mondo negli ultimi cinquanta anni, ma a carattere locale, ha fino ad oggi goduto di un relativo periodo di pace globale.
Sappiamo però ora grazie al Gesù valtortiano che ciò non deve trarci in inganno e farci abbassare la guardia, perché questa si rivelerà una pace effimera.
Il terrorismo a livello mondiale - che ha cominciato a manifestarsi con spaventosa virulenza e ferocia ai giorni nostri e che viene da taluni presentato come uno ‘scontro di civiltà’ e da altri come uno ‘scontro di religioni’ - potrebbe essere il primo tocco di una lugubre campana che dobbiamo augurarci non debba mai suonare a distesa.
Un giorno forse non troppo lontano, questo futuro ultimo Anticristo, l’Anticristo per eccellenza, vera emanazione di Satana, si scatenerà sulla terra per una battaglia avente come obbiettivo la distruzione del Cristianesimo e, se fosse mai possibile, dell’intera Umanità che nel frattempo si sarà del tutto allontanata da Dio rimanendo priva della sua protezione.
Sarà una battaglia spirituale ancor più che materiale, di angeli buoni contro angeli cattivi, di spiriti buoni contro spiriti cattivi, dove la posta in gioco è l’Umanità.
Ma per i tempi in cui l’Anticristo si sarebbe scatenato contro il Cristianesimo e contro l’Umanità, il Gesù di Maria Valtorta – che le parlava negli anni quaranta del secolo scorso – aveva anche detto che Egli avrebbe fatto sorgere un esercito di piccole ‘voci’ per dare l’annuncio di quanto sarebbe successo e mettere sull’avviso quanta più gente possibile per affrontare con la serenità data da una maggior conoscenza i tempi duri e superarli con la speranza di una successiva Era migliore.
E’ dunque a queste voci del futuro che Gesù si rivolgeva nel brano che avete appena letto.
Dopo la sconfitta del futuro Anticristo, il ‘Regno di Dio’ - instaurato progressivamente nei cuori dopo la Redenzione del Venerdì Santo, ma ostacolato da Satana con ogni mezzo nei due millenni successivi - si sarebbe diffuso in tutto il mondo in maniera travolgente dando vita, nel terzo millennio, all’Era di Pace di cui parla l’Apocalisse nei suoi capitoli 19 e 20.
Ma cos’è dunque più esattamente l’Anticristo? Chi è il Re dei re – il Fedele, il Verace che sarà il Vincitore della Bestia? Cosa è la Bestia? Cosa è più esattamente il ‘millennio di pace’ di cui parla l’Apocalisse?
E cosa intende dire il Gesù valtortiano quando invita le ‘voci’ a non essere come gli ‘antichi rabbini’ che insegnavano la Rivelazione ma non la comprendevano, al punto che, quando il Gesù della prima venuta dell’Incarnazione arrivò, essi non lo riconobbero perché non seppero interpretare correttamente i segni dei tempi?
A queste domande cercheremo di dare una risposta nel prossimo capitolo.


1 G.L.: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 17 – Edizioni Segno, 1997