(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IV – Cap. 272 – Centro Editoriale Valtortiano)


13. Ma Tu, in confidenza, che credi nella rincarnazione?

 
13.1 Gesù: tre anni di attività pubblica con quattro Pasque…

Proviamo a fare ora il punto cronologico della nostra narrazione.
Il primo volume di questa serie di commento ai tre vangeli sinottici – commento alla luce delle visioni di Maria Valtorta – lo avevamo dedicato alla nascita e alla infanzia di Gesù fino al suo ritrovamento, dopo tre giorni di ricerche da parte di Giuseppe e Maria, fra i dottori del Tempio.
Era il periodo festivo della Pasqua ebraica, Gesù era dodicenne e – secondo la legge ebraica – entrava nella maggiore età.
I dottori – racconta Luca – lo ascoltavano meravigliati per la sua intelligenza e sapienza nelle Scritture, e possiamo considerare questo come un primo ‘segnale’ esterno, anche se mitigato per esigenze di ‘nascondimento’, del ‘Dio’ che viveva in Gesù.
Da quel momento i vangeli tacciono sulla sua vita che continua nel nascondimento fino alla sua piena maturità d’uomo, quella dei trent’anni.
Nel secondo volume – dato l’addio a sua Mamma e lasciata Nazareth - lo vediamo predisporsi alla missione facendosi ‘purificare’ dal ‘battesimo’ di Giovanni Battista presso un guado del fiume Giordano.
E’ primavera, in Palestina, e Gesù – dopo i quaranta giorni di digiuno e preghiera nel deserto per completare la propria purificazione di ‘uomo’ e prepararsi alla missione – inizia la sua predicazione che si svolgerà in quelli che vengono chiamati i suoi tre anni di vita pubblica.
Quel primo anno di attività si chiuderà con una cena in casa di Lazzaro di Betania, nel mese di dicembre, in occasione della Festa della Dedicazione del Tempio, detta anche Festa delle Luci, periodo nel quale Egli era nato trent’anni prima.
Questo terzo volume riprende il racconto dalla primavera successiva, quella dell’inizio del secondo anno.
Erano trascorsi una dozzina di mesi dal battesimo del Giordano, e Gesù compie quel viaggio in Samaria dove egli, insieme alla samaritana, incontra quei notabili del paese di Sichar  che temevano – in quanto scismatici rispetto ai giudei – di essere ‘lebbrosi agli occhi di Dio e perduti al cielo per sempre per non essere  della religione giusta’.
Nei capitoli successivi erano seguite quelle riflessioni sulla salvezza dei pagani e degli scismatici o addirittura degli uomini che non seguono alcuna religione ma seguono i dettami della legge naturale che Dio ha inciso nella loro anima nel momento creativo.
 Avevamo anche parlato del limbo dei ‘giusti non cristiani’, ipotizzando quello dei bimbi non battezzati morti anzitempo, quindi dell’origine umana delle altre religioni non cristiane e infine dell’anima.
Erano seguiti, sempre in una primavera che avanzava, l’elezione dei 12 apostoli, poi il Discorso della Montagna e la seconda Pasqua a Gerusalemme…
A proposito di Pasque!
La prima era stata quella contrassegnata dall’episodio della fustigazione e cacciata dei mercanti dal Tempio, all’inizio della missione, dopo i quaranta giorni nel deserto. Dopo la prima, però, i tre anni di vita pubblica di Gesù sarebbero stati contrassegnati da altre tre festività pasquali.
Ma come mai quattro Pasque se gli anni furono solamente tre?
Noi parliamo di tre anni di vita pubblica di Gesù, ed è corretto se si calcola approssimativamente il numero dei mesi trascorsi dall’inizio della sua predicazione.
Ma se consideriamo dal punto di vista dell’anno ‘solare’, che va da gennaio a dicembre, l’ultima Pasqua di Gesù cade nel quarto anno.
E da che cosa si comprende? Da un attento studio dell’Opera 1.
Per farvi capire, è un po’ come quei tre giorni del ‘segno di Giona’, durante i quali Gesù avrebbe dovuto rimanere nella terra, cioè nella tomba.
Per la verità quelli di Gesù non furono tre giorni di 24 ore, perché Egli morì verso le tre pomeridiane della vigilia del sabato ebraico, e cioè il nostro ‘venerdì’, per risorgere all’alba della nostra Domenica, vale a dire neanche una quarantina d’ore dopo la sua morte.
Ma dal punto di vista delle ‘giornate’ Egli rimase nella tomba nel corso di quella del venerdì, del sabato e della domenica mattina: i tre giorni nella tomba, appunto.
E così fu per la predicazione di Gesù. Egli predicò per tre anni ma nel corso di quattro anni solari. Cominciò poco prima della Pasqua del primo anno e terminò con la Pasqua del quarto: tre anni e quattro Pasque!
Ho notato che talvolta gli esegeti faticano a comprendere bene quante siano state esattamente le Pasque nei Vangeli, senza contare la difficoltà di stabilire se una certa Pasqua o altra festività sia quella di un anno piuttosto che di un altro.
Ma la colpa è solo degli evangelisti che – non preoccupandosi di dare dei fatti una ricostruzione storica secondo quelli che sarebbe stati i cosiddetti criteri scientifici della futura moderna esegesi – non si sono preoccupati di situare molti avvenimenti nella loro sequenza temporale.
Vi ha in compenso provveduto il Gesù valtortiano dando così alla lettura dei vangeli un senso ed una dimensione che non avremmo mai sospettato e che ci riempie l’anima della soddisfazione di capire che finalmente i ‘conti’ tornano.
Le visioni degli episodi evangelici – in realtà - vengono non di rado date  da Gesù alla mistica senza il loro preciso ordine cronologico ma a seconda delle esigenze di formazione spirituale del suo ‘piccolo Giovanni’ e di coloro che lo assistevano spiritualmente o gli stavano vicini.
Alla conclusione dell’Opera è però lo stesso Gesù che dice alla mistica in quale ordine collocare le visioni e ciò proprio al fine di poter dare al suo lavoro proprio quella prospettiva temporale degli episodi che spesso manca nei vangeli ufficiali e fare anche in questo modo comprendere agli studiosi la ‘soprannaturalità’ dell’Opera, perché solo il Divino Autore avrebbe potuto sapere come si erano svolti esattamente  fatti ed in quali circostanze.
La Valtorta – nella stesura materiale dell’Opera - colloca dunque alla fine le visioni secondo l’ordine indicato da Gesù ma quanto al comprendere che un certo avvenimento si fosse verificato in primavera piuttosto che in estate o autunno, o in inverno, bisogna fare attenzione ai particolari del contesto, o meglio alle descrizioni che di volta in volta la mistica dà del clima, dello sviluppo della vegetazione, del paesaggio, del lavoro dei campi e dei raccolti, e infine delle feste religiose, tutte cose che lasciano comprendere se ci si trovi in periodo stagionale piuttosto che in un altro.
La critica storico-scientifica dei Vangeli purtroppo rifiuta a priori – proprio per un criterio di ‘scientificità’ – di prendere in considerazione la possibilità di utilizzare delle visioni come quelle valtortiane, perché la ‘logica’ delle ‘visioni’ cozza evidentemente contro la logica cosiddetta scientifica.
Ma quei critici che accusano i vangeli ufficiali di mancanza di ‘storicità’ potrebbero trovare nell’Opera valtortiana un enorme aiuto e le migliori risposte a tanti loro quesiti irrisolti, anche di tipo teologico.
In questa fase del nostro racconto – e cioè dopo quella disputa di Gesù con scribi e Farisei a Cafarnao in occasione della liberazione di quel posseduto, ci troviamo fra la fine dell’estate e l’inizio del periodo che precede la vendemmia, forse ai primi di settembre.
Seguirà successivamente la Festa dei Tabernacoli (detta anche Festa delle Capanne) che cadrà verso la fine dei raccolti, in autunno.
E’ dunque in questo periodo di fine estate che giunge al gruppo apostolico la notizia della decapitazione di Giovanni Battista.
L’apostolo Giovanni, suo fratello Giacomo e il fratello di Pietro, Andrea,  erano stati discepoli del Battista ma avevano deciso di seguire Gesù dopo che il loro stesso Maestro – alla loro presenza, durante quel battesimo al Giordano - lo aveva additato pubblicamente alle folle come l’atteso Messia.
Grande il loro dolore alla notizia della sua morte.
Erode era un superstizioso che di fronte ai fenomeni soprannaturali covava un certo timore reverenziale
Egli  era come attratto e nello stesso tempo respinto dalla severa predicazione di quel mistico che vestiva di pelli e si nutriva di locuste nel deserto.
Erode viveva in concubinaggio con Erodiade, già moglie del fratello Filippo.
Nonostante in quel periodo il predicatore continuasse ad additarlo pubblicamente come una svergognato peccatore, invitandolo a emendarsi, e quantunque Erodiade sobillasse Erode affinchè togliesse il Battista dalla circolazione, il re non osava perché intuiva che Giovanni era veramente un uomo di Dio e cercava di guadagnare tempo anche nel timore che un arresto di Giovanni gli potesse scatenare qualche tumulto di popolo.
Ma se Erode nicchiava, non dormiva Erodiade e furono le sue mene, si comprende dall’Opera, quelle che portarono ad una seconda cattura di Giovanni, già fuggito fortunosamente di prigione dopo un primo arresto avvenuto qualche tempo dopo il battesimo  di Gesù al Giordano.
A corte ci fu una festa con danze e sappiamo dai vangeli come andò a finire quella esibizione presumibilmente eccitante di Salomè, la figlia di Erodiade.
Al termine della danza l’incauto re, sù di giri e obnubilato dai fumi del vino, si era offerto di esaudire qualunque desiderio della leggiadra fanciulla la quale, su consiglio della madre, non ci pensò due volte prima di chiedere al re di mantenere la parola facendole portare su un vassoio la testa del Giovanni.
Erode non lo avrebbe voluto ma a quel tempo la parola di un Re era ‘sacra’. Guai venir meno alle promesse: si poteva perdere anche il trono.
Fra la prospettiva di rimangiarsi la parola e ‘perdere la faccia’ di fronte a tutti i dignitari di corte, Erode optò per…far ‘perdere la testa’ al povero Giovanni.


13.2. Non lo sai che ti posteggia Roma e ti odia il Tempio?

E’ poco tempo dopo questo fatto che avviene dunque l’episodio seguente descritto dalla nostra mistica ma di cui i vangeli non parlano.
Gesù e gli apostoli si erano recati in una località sulla riva destra del Giordano, ma le folle – a loro insaputa – ne avevano appreso la destinazione e li avevano preceduti.
Quella della presenza soffocante delle folle è una costante che si rileva nella narrazione della Valtorta.
Il compito degli apostoli e dei discepoli - oltre che andare a preannunciare il suo prossimo arrivo e predicazione in un certo luogo, così come si fa anche oggi per i candidati in tempo di elezioni politiche – era anche quello di preservare la sua sicurezza assicurando quello che noi oggi chiameremmo un ‘servizio d’ordine’, cioè disciplinare  la massa disposta a cose incredibili pur di sentirlo, toccarlo ed esserne guariti.
Ma se Gesù voleva approfittare di ogni attimo di tempo per evangelizzare, prostrandosi spesso anche fisicamente, gli apostoli talvolta non ne potevano più e avrebbero voluto riposare o starsene qualche ora ad ascoltare in santa pace il loro Maestro tutto per loro.

272. Rincarnazione e vita eterna nel dialogo con uno scriba.2

6 settembre 1945.
Quando Gesù mette piede sulla riva destra del Giordano, a un buon miglio, forse più, dalla penisoletta di Tarichea, là dove non vi è che campagna bella verde - perché il terreno, ora asciutto, ma umido nel profondo, mantiene vive le piante anche più esili - trova molta gente ad attenderlo.
Gli vengono incontro i cugini con Simone Zelote: « Maestro, le barche ci hanno indicato... Forse anche Mannaen è stato un indice... ».
« Maestro » si scusa Mannaen « io sono partito di notte per non essere visto e non ho parlato con nessuno. Credilo. Mi hanno chiesto in molti dove eri. Ma io a tutti ho detto solo: "E’ partito". Ma credo che il male lo abbia fatto un pescatore dicendo che ti aveva dato la barca... ».
« Quell'imbecille di mio cognato! » tuona Pietro.
« E glielo avevo detto di non parlare! E gli avevo detto che andavamo a Betsaida! E gli avevo detto che se parlava gli strappavo la barba! E lo farò! Oh, se lo farò! E ora? Addio pace, isolamento, riposo! ».
« Buono, buono, Simone. Noi abbiamo già avuto le nostre giornate di pace. E, del resto, parte dello scopo che perseguivo l'ho avuto: ammaestrarvi, consolarvi e calmarvi per impedire offese e urti fra voi e i farisei di Cafarnao. Ora andiamo da questi che ci attendono. A premiare la loro fede e il loro amore. Anche questo amore, non è cosa che solleva? Noi soffriamo di quello che è odio. Qui è amore. Perciò è godimento ».
Pietro si calma come un vento che cade di colpo. E Gesù             va verso la folla dei malati, che lo attendono con il desiderio inciso sul volto, e li guarisce uno dopo l'altro, benevolo, paziente anche verso uno scriba che gli presenta il figlioletto ammalato.
E’ questo scriba che gli dice: « Lo vedi? Tu fuggi. Ma inutile è farlo. Odio e amore sono sagaci nel trovare. Qui l'amore ti ha trovato come è detto nel Cantico. Ormai per troppi Tu sei come lo Sposo dei Cantici. E si viene a Te come la Sulamite va allo sposo, sfidando le guardie di ronda e le quadrighe di Aminadab».
« Perché dici questo? Perché? ».
« Perché è vero. Venire è pericolo perché sei odiato. Non lo sai che ti posteggia Roma e ti odia il Tempio? ».
« Perché mi tenti, uomo? Tu metti l'insidia nelle tue parole per portare al Tempio e a Roma le mie risposte. Non con insidia Io ho curato tuo figlio... ».
Lo scriba, sotto al dolce rimprovero, china il capo confuso e confessa: « Vedo che realmente Tu vedi i cuori degli uomini. Perdona. Io vedo che realmente Tu sei santo. Perdona. Ero venuto, sì, fermentando in me il lievito che altri vi aveva messo... ».
« E che aveva trovato in te il calore adatto per fermentare ».
« Sì. E’ vero... Ma ora ne parto senza lievito. Ossia con un lievito nuovo ».
« Lo so. E non ho rancore. Molti sono in colpa per propria volontà, molti per volontà altrui. Diversa sarà la misura con cui saranno giudicati dal giusto Iddio. Tu, scriba, sii giusto e non corrompere in avvenire come fosti corrotto. Quando le pressioni del mondo ti premeranno, guarda la grazia vivente che è tuo figlio, salvato da morte, e sii riconoscente a Dio ».
 « A Te
« A Dio. A Lui ogni gloria e lode. lo sono il suo Messia e sono il primo a lodarlo e a glorificarlo. Il primo ad ubbidirlo. Perché l'uomo non si avvilisce onorando e servendo Dio in verità, ma si degrada servendo il peccato ».
« Bene dici. Sempre così parli? Per tutti? ».
« Per tutti. Parlassi ad Anna o a Gamaliele, o parlassi al mendico lebbroso su una carraia, le parole sono le stesse perché la Verità è una ».
« Parla, allora, perché tutti siamo qui, mendichi di una tua parola o di una tua grazia ».
« Parlerò. Acciò non si dica che ho preconcetti verso chi è onesto nelle sue convinzioni ».
« Sono morte quelle che avevo. Ma è vero. Ero onesto in esse. Credevo servire Dio combattendo Te ».
« Sei sincero. E per questo meriti di comprendere Dio che non è mai menzogna. Ma le tue convinzioni non sono ancora morte. lo te lo dico. Sono come gramigne bruciate. Alla superficie sembrano morte e in verità hanno avuto un duro assalto che le ha sfinite. Ma le radici sono vive. Ma il terreno le nutre. Ma le rugiade le invitano a gettare nuovi rizomi, e questi nuove foglie. Bisogna sorvegliare perché ciò non avvenga, o sarai di nuovo invaso dalle gramigne. Israele è duro a morire!».
« Deve dunque morire Israele? E’ pianta malvagia? ».
« Deve morire per risorgere ».
« Una rincarnazíone spirituale? ».
« Una evoluzione spirituale. Non ci sono rincarnazioni in nessun genere ».
« C'è chi vi crede ».
« Sono in errore ».
« L'ellenismo ha messo anche in noi queste credenze. E i dotti se ne pascono e gloriano come di un cibo nobilissimo ».
« Contraddizione assurda in quelli che gridano l'anatema per la trascuranza di uno dei seicentotredici precetti minori ».
« E’ vero. Ma... così è. Piace imitare ciò che pur si odia ».
« Allora imitate Me, posto che mi odiate. E meglio per voi sarà ».
Lo scriba deve sorridere argutamente, per forza, per questa uscita di Gesù.
La gente sta a bocca aperta ad ascoltare, e i lontani si fanno ripetere dai vicini le parole dei due.
« Ma Tu, in confidenza, che credi della rincarnazione? ».
« Che è errore. L'ho detto ».
 « Vi è chi sostiene che i vivi si generano dai morti e i morti dai vivi, perché ciò che è non si distrugge ».
« Ciò che eterno è non si distrugge, infatti. Ma dimmi, secondo te, il Creatore ha limiti a Se stesso? ».
« No, Maestro. Pensarlo sarebbe menomazione ».
« Tu lo hai detto. E può allora pensarsi che Egli permetta che uno spirito rincarni perché più che tanti spiriti non ce ne possono essere? ».
« Non si dovrebbe pensare. Eppure vi è chi lo pensa ».
« E, ciò che è peggio, lo pensa in Israele. Questo pensiero di una immortalità dello spirito - che è già grande, anche se è unito all'errore di una valutazione ingiusta di come avvenga questa immortalità, in un pagano - dovrebbe essere perfetto in un israelita. Invece, in chi lo ammette nei termini della tesi pagana, diviene pensiero ridotto, abbassato, colpevole. Non gloria del pensiero, che mostra di essere degno di ammirazione per aver rasentato da solo la Verità e che perciò testimonia della natura composita dell'uomo, come lo è nel pagano, per questa sua intuizione di una perenne vita della cosa misteriosa che ha nome anima e che ci distingue dai bruti. Ma Menomazione del pensiero che, conoscendo la divina Sapienza e il Dio vero, materialista diventa anche in cosa così altamente spirituale. Lo spirito non trasmigra che dal Creatore all'essere e dall'essere al Creatore, al quale si presenta dopo la vita per avere giudizio di vita o di morte. Questa è verità. E là dove è mandato, là resta. In eterno ».
« Non ammetti il Purgatorio? ».
« Sì. Perché lo chiedi? ».
« Perché dici "dove è mandato resta". Il Purgatorio è temporaneo ».
« Appunto lo assorbo nel mio pensiero alla Vita eterna. Il Purgatorio è già "vita". Tramortita, legata, ma vitale sempre.
Finita la temporanea sosta nel Purgatorio, lo spirito conquista la perfetta Vita, la raggiunge più senza limiti e legami. Due saranno le cose che resteranno: il Cielo - l'Abisso; il Paradiso – l’Inferno. Due le categorie: i beati - i dannati.
Ma da quei tre regni che ora sono, nessuno spirito tornerà mai a vestire carne. E ciò fino alla risurrezione finale, che chiuderà per sempre l'incarnazione degli spiriti nelle carni, dell'immortale nel mortale ».
« Dell'eterno no? ».
« Eterno è Dio. L'eternità è non avere un principio e una fine. E ciò è Dio. L'immortalità è continuare a vivere da quando si è iniziato a vivere. E ciò è per lo spirito dell'uomo. Ecco la differenza ».
« Tu dici "vita eterna"».
« Sì. Da quando uno è creato alla vita, può, per lo spirito, per la grazia e per la volontà, conseguire la vita eterna. Non l'eternità. Vita presuppone inizio. Non si dice "vita di Dio", perché Dio non ha avuto principio ».
« E Tu? ».
« Io vivrò perché anche carne sono, e allo spirito divino ho unito l'anima del Cristo in carne d'uomo ».
« Dio è detto “il Vivente”».
« Infatti non conosce morte. Egli è Vita. L'inesauribile Vita. Non vita di Dio. Ma Vita. Solo questo. Sono sfumature, o scriba. Ma è nelle sfumature che si ammanta Sapienza e Verità ».
« Parli così ai gentili? ».        
« Non così. Non capirebbero. Mostro loro il Sole. Ma così come lo mostrerei ad un bambino fino allora cieco e stolto, e miracolosamente tornato a vista e intelligenza. Così: come astro. Senza addentrarmi a spiegarne la composizione. Ma voi di Israele non siete né ciechi né stolti. Da secoli il dito di Dio vi ha  aperto gli occhi e snebbiato la mente... ».
« E’ vero, Maestro. Eppure siamo ciechi e stolti ».
« Vi siete fatti tali. E non volete il miracolo di chi vi ama ».
« Maestro... ».
« E’ verità, scriba ».
Costui china la testa e tace. Gesù lo lascia andando oltre e, nel passare, carezza Marziam e il figlioletto dello scriba che si sono messi a giocare con dei sassolini multicolori.
Più che una predicazione, la sua è una conversazione con questo o quel gruppo. Ma è una continua predicazione, perché risolve ogni dubbio, chiarisce ogni pensiero, riassume o dilata cose già dette o concetti ritenuti in parte da qualcuno. E le ore passano così...


1 Emilio Pisani: ‘Sinossi valtortiana dei quattro vangeli’ – Centro Editoriale Valtortiano

2 M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ Vol. IV, Cap.272 – Centro