Introduzione

 

In questo terzo volume de «I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo Giovanni’» non riporterò, dandole ormai per conosciute, le motivazioni e le considerazioni di fondo - già espresse ampiamente e con tagli diversi nel primo e poi anche nel secondo volume - che mi hanno spinto a mettere mano alla penna per scrivere quello che non è solo un mio commento ai vangeli ma anche una  polemica intellettuale volta a combattere con argomentazioni razionali le obbiezioni che la critica positivista muove alla Fede.
L’assunto dei miei due precedenti volumi, assunto che ho poi creduto di aver cominciato convincentemente a dimostrare, è che tante argomentazioni ‘contro’ la storicità degli episodi evangelici e la stessa figura divina di Gesù non trovino alcun serio fondamento nella critica oggettiva e nella esegesi dei testi quanto invece in una prevenzione di fondo, una prevenzione anticristiana, che costituisce la base delle argomentazioni pseudo-razionali che vi vengono costruite sopra, prevenzione manifesta che toglie così ogni pretesa di credibilità ‘scientifica’ – proprio in forza del pregiudizio che palesemente  sostiene queste argomentazioni  - a chi di questa asserita ‘scientificità’ tenta di farsi scudo.
Nel primo volume  - con l’aiuto prezioso delle visioni di Maria Valtorta – abbiamo messo a fuoco quella parte dei vangeli che riguarda la nascita ed infanzia di Gesù fino al suo ritrovamento fra i dottori del Tempio, dodicenne.
Nel secondo abbiamo passato in rassegna il primo anno della sua predicazione pubblica, commentando i suoi discorsi e la sua dottrina.
In questo terzo volume, analizzeremo il secondo anno di predicazione.
Il commento tiene sempre aperta una sua piccola finestra…polemica nei confronti di certi filosofi, come Rousseau e Voltaire, o teologi, come Ernest Renan, Alfred Loisy e Rudolf Bultmann, campioni di una ‘critica’ biblica che tende a presentare Vecchio e Nuovo Testamento come una raccolta di miti.
Essi non credono nell’anima, nella sua immortalità, negano il concetto del Peccato originale e di un Dio che si incarna per redimere l’umanità, negano la divinità di Gesù Cristo e, quanto alla sua dottrina volta alla salvezza dell’anima in funzione di una vita spirituale ultraterrena, concludono che  anche se tale dottrina non è utile per andare a vivere in un improbabile Regno in Cielo, serve comunque a vivere meglio in terra.
Costoro non sono personaggi qualunque, ma persone che in epoche diverse – dal settecento ad oggi - hanno esercitato una influenza notevole sulla cultura non solo civile ma anche religiosa del mondo occidentale fornendo un contributo considerevole alla caduta dei valori cristiani.
Continuerò dunque l’esame dei testi evangelici – aiutandomi con le visioni di quella grande mistica moderna che è Maria Valtorta – per capire meglio con voi che leggete il senso del messaggio di Gesù e per contestare, ogni volta che se ne presenterà l’opportunità, le tesi di questi personaggi.
Il tutto per convincervi invece, da parte mia, che Gesù è un personaggio storico realmente esistito, che i vangeli non sono una raccolta di episodi miracolosi inventati dai primi cristiani ma realmente vissuti, che Gesù – infine – oltre che vero uomo è anche vero Dio.