6. IL DILUVIO UNIVERSALE  E GLI UOMINI-SCIMMIA

 

La stampa, di quando in quando, riporta notizia di spedizioni scientifiche che, dopo aver trovato o creduto di trovare sotto forma di sedimentazioni di limo le tracce del diluvio universale, si volgono anche alla ricerca  della ‘mitica’ (per usare sempre il termine dei ‘razionalisti’) Arca di Noè che si vorrebbe individuare ora qui ora là nell’area geografica medio-orientale.
Credo che ormai non troveremo più quell’arca di legno, né sappiamo fino a che punto il racconto biblico dell’imbarco delle varie specie animali nella poderosa pancia del natante, sia stato - come l’altro racconto della creazione in sei ‘giorni’ - un modo colorito e poetico di raccontare un episodio realmente accaduto ma il cui elemento centrale fu costituito invece da un fatto avente ben altra valenza spirituale.
Come già accennato, i primi uomini avevano una forma di civiltà non tecnologica, in un certo senso più naturale.
Il Dio dell’Antico Testamento che parlava loro attraverso i Profeti adattava il suo linguaggio alla loro levatura intellettuale e spirituale così come ad esempio nell’Opera valtortiana Egli adegua il linguaggio alla levatura e cultura dell’uomo contemporaneo.
Dio parlava agli uomini di allora come fa un padre dei nostri giorni che – nello spiegare concetti complessi al proprio figlioletto – si adatta al suo quoziente intellettivo e culturale utilizzando esempi e ricorrendo ad immagini semplici.
Gli studi scientifici più recenti – che attraverso la Genetica hanno percorso a ritroso le tappe dello sviluppo e della diffusione sulla terra della razza umana – sono approdati alla conclusione che l’Umanità non solo sia derivata da due capostipiti originari, ma che la sua ‘culla’, il suo nucleo, sia probabilmente da localizzare in una non ancora meglio precisata regione dell’Africa orientale, o comunque in una zona situata da qualche parte fra l’Africa orientale e il Medio Oriente, con un ambiente  ed un clima che allora dovevano essere profondamente diversi da quelli attuali.
Nei periodi Wurm II e Wurm III, le glaciazioni e le postglaciazioni si avvicendavano con modificazioni climatiche e ambientali grandiose ma anche con cambiamenti di temperatura e con alte e basse pressioni atmosferiche che producevano alterazioni metereologiche di portata talvolta terrificante.
Certi nostri tifoni o cicloni asiatici con le loro alluvioni, paragonati agli eventi di allora,  ne sono solo un pallido ricordo.
Gli uomini sono ormai usciti da quella che noi chiamiamo ‘l’epoca delle caverne o delle palafitte’ e si sono organizzati in modo stanziale ed in una forma sociale quasi simile a quella moderna.
Ma è anche una Umanità divenuta ‘peccatrice’, anzi peccatrice oltre misura, praticamente irrecuperabile.
Dio decide dunque, ma a fin di bene e cioè per preservare il destino di salvezza spirituale della razza umana in conformità al suo Progetto, di operare un atto di chirurgia radicale.
Non sappiamo se in visione oppure telepaticamente, Dio ne informa Noè, al quale comunica il suo disgusto per quegli uomini e il proprio desiderio di ricominciare da capo.
Noè, che era un ‘giusto’, ne informa gli altri sperando di convertirli e di indurli a cambiare vita per non incorrere nella punizione divina.
Ma quella è ormai una Umanità che beve, canta e balla – sembrerebbe una fotocopia di quella odierna - e non gli crede, perché se non crede più in Dio, figuriamoci nella rivelazione di un diluvio per decisione di Dio.
E Noè mette mano allora a sega e ascia, e la ‘barca’ – forse una sorta di zatterone coperto - lui se la fa sul serio.
E’ verosimile che vi infili dentro anche un certo numero di animali vivi, se non per garantire una ripopolazione futura della terra almeno per mantenersi - magari alimentando gli animali con fieno o granaglie come facciamo noi con i nostri quadrupedi e pollame -  una riserva di cibo ‘fresco’ per la durata dell’alluvione.
Sull’arca ci sono anche la moglie di Noè ed i suoi tre figli, Sem, Cam e Jafet,  con le rispettive spose.
Può un razionalista porsi il dubbio di come abbia fatto la terra a ripopolarsi così velocemente?
Innanzitutto sono trascorse varie migliaia di anni e, se la terra si era già popolata velocemente partendo dai Primi Due – a maggior ragione si sarà ripopolata molto più velocemente in progressione esponenziale ripartendo da…otto, e cioè Noè, sua moglie e i suoi tre figli e nuore.
La terra attuale, che oggi conta alcuni miliardi di abitanti, appena duemila anni fa ne contava ad esempio un numero enormemente inferiore, segno che la ‘prolificazione’ è l’unica cosa che non spaventa l’uomo e, fra le cose giudicate normalmente impossibili da un razionalista, quest’ultima è certamente una delle più credibili.
Il diluvio dunque arriva e sommerge tutti gli uomini,  salvo Noè con la sua arca che galleggia e viene spinta dai venti.
I discendenti di Noè – che si riprodurranno nuovamente ricostituendosi in tribù e popoli via via col tempo sempre più diversi - si lanceranno definitivamente alla colonizzazione delle varie parti della terra ma  conserveranno e tramanderanno a lungo di padre in figlio  il ricordo di questa spaventosa alluvione, di cui si trova memoria in varie tradizioni antiche di popoli lontanissimi fra loro sia dell’Asia che dell’America precolombiana.
Ma a proposito della Umanità ‘imbastardita’ e del Diluvio – diluvio che noi chiamiamo ‘universale’ ma che in realtà dovette colpire e annientare forme di vita animale e vegetale solo in quella parte circoscritta della terra allora abitata dagli uomini – vi è una interessante spiegazione che il Gesù delle rivelazioni valtortiane dà alla mistica e che vale la pena di meditare.
Gesù ammaestrava giornalmente Maria Valtorta (che viveva a Viareggio) con ‘dettati’ e visioni che lei – paralizzata e da letto - trascriveva velocemente in tempo reale senza alcun errore, sotto il controllo dei suoi direttori spirituali, sacerdoti dell’Ordine dei Servi di Maria, che poi ‘ribattevano’ a loro volta il tutto con la macchina da scrivere.
Erano prevalentemente visioni e dialoghi di vita evangelica che avrebbero poi fatto parte dell’Opera principale ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’, edita dal Centro Editoriale Valtortiano di Isola del Liri.
Maria Valtorta si era fatta ‘vittima’, aveva cioè chiesto a Gesù di farle avere delle sofferenze, fisiche e morali, per partecipare come piccola corredentrice alla Passione di Gesù per l’Umanità sempre più peccatrice, ‘alleviando’ in qualche modo le sofferenze di Gesù stesso.
Proprio per questo Gesù, nei suoi dettati, la chiamava talvolta affettuosamente ‘piccolo Giovanni’, a sottolineare con questo appellativo il suo amore per lei ed il suo ruolo di evangelista in erba rispetto al grande evangelista dell’amore che fu Giovanni, l’apostolo prediletto da Gesù, compositore del quarto vangelo e della grande opera profetica che è l’Apocalisse.
Nei ‘Quaderni’, altra eccezionale opera valtortiana, Gesù fornisce dunque alla mistica una spiegazione sul Diluvio che per i ‘razionalisti’ odierni può avere dello stupefacente, anche se è di una logica ineccepibile, ma  trova anche riscontro in un brano della ‘Genesi’ che é risultato di ostica interpretazione anche ai più esperti studiosi della Bibbia, brano che ora riceve nuova luce da questa spiegazione.
Scrive infatti la mistica il 30.12.46, a pagina 339/342 dei ‘Quaderni 1945/50’:

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Sento la notizia che hanno ritrovato in una caverna scheletri di uomo-scimmia. Resto pensierosa dicendo:'Come possono asserire ciò? Saranno stati brutti uomini. Volti scimmieschi e corpi scimmieschi ce ne sono anche ora. Forse i primitivi erano diversi da noi nello scheletro'. Mi viene un altro pensiero:'Ma diversi in bellezza. Non posso pensare che i primi uomini fossero più brutti di noi essendo più vicini all' esemplare perfetto che Dio aveva creato e che certo era bellissimo oltre che fortissimo'. Penso a come la bellezza dell' opera creativa più perfetta si sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienzati di negare che l'uomo sia stato creato uomo da Dio e non sia l' evoluzione umana della scimmia.
Gesù mi parla e dice: 'Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo'. Lo leggo. Gesù mi chiede: 'Capisci?'.
'No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l' uomo-scimmia'.

Gesù sorride e risponde:
'Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta. E comincia a recitare:

'E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero... Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli'.
 
Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l'uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l'uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato.
Non hai ancora capito. Ti spiego meglio. Se la disubbidienza all' ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia, e presto l'inoculazione fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva  avevano mancato al primo dei comandi di Dio all'uomo. Comando sottinteso nell' altro di ubbidienza dato ai due:'Mangiate di tutto ma non di quell' albero'. L'obbidienza è amore. Se essi avessero ubbidito senza cedere a nessuna pressione del Male fatta al loro spirito, al loro intelletto, al loro cuore, alla loro carne, essi avrebbero amato Dio 'con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutte le loro forze' come molto tempo dopo fu esplicitamente ordinato dal Signore. Non lo fecero e furono puniti.
Ma non peccarono nell'altro ramo dell' amore: quello verso il proprio prossimo. Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in eguale misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perchè essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami. Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore. Caino peccò contro l'amore di Dio e contro l'amore di prossimo. Infranse l'amore totalmente, e Dio lo maledisse, e Caino non si pentì. Perciò egli e i propri figli non furono che figli dell'animale detto uomo.
Se il primo peccato di Adamo ha fatto di tanto decadere l' uomo, che avrà prodotto di decadenza il secondo al quale si univa la maledizione di Dio? Quale fomiti di peccato nel cuore dell' uomo-animale perchè privo di Dio, e a quale potenza saranno giunti, dopo che Caino ebbe non soltanto ascoltato il consiglio del Maledetto, ma lo ebbe abbracciato come suo padrone diletto, uccidendo per ordine suo? La discesa di un ramo, di quello avvelenato dal possesso di Satana, non ebbe sosta ed ebbe mille volti. Quando Satana prende, corrompe tutti i rami. Quando Satana è re, il suddito diviene un satana. Un satana con tutte le sfrenatezze di Satana. Un satana che va contro la legge divina e umana. Un satana che viola anche le più elementari e istintive norme di vivere da uomini dotati di anima, e si abbrutisce nei più laidi peccati dell' uomo bruto.
Dove non è Dio è Satana. Dove l' uomo non ha più anima viva è l'uomo-bruto. Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perchè afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. E' troppo poco e troppo onesto. E pazzo di libidine cerca l' illecito, il degradante, il bestiale.
Quelli che non erano più figli di Dio, perchè col padre e come il padre avevano fuggito Dio per accogliere Satana, si spinsero a questo illecito, degradante, bestiale. Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un'ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i brutissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared - da non confondersi coll' Enoc di Caino - Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet. Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perchè arsi dai fuochi di Satana.
E l'uomo, l'uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perchè troppo superbo per riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti! Per potersi dire: 'Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini'. Si degrada, si autodegrada, per non volersi umiliare di fronte a Dio. E discende. Oh! se discende! Ai tempi della prima corruzione ebbe di animale l' aspetto. Ora ne ha il pensiero ed il cuore, e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi.

Scrivilo queso dettato nel libro. Più ampiamente avrei trattato l'argomento, come ti avevo detto nel luogo del tuo esilio, a controbattere le teorie colpevoli di troppi pseudo-sapienti. Ma deve esservi un castigo per coloro che non mi vogliono sentire nelle parole che scrivi sotto dettatura mia. Avrei svelato grandi misteri. Perchè l' uomo sapesse, ora che i tempi sono maturi. Non è più il tempo da contentare le folle con le favolette. Sotto la metafora delle antiche storie sono le verità chiave a tutti i misteri dell'universo, ed Io li avrei spiegati attraverso il mio piccolo, paziente Giovanni. Perchè l'uomo dal sapere la verità traesse forza a risalire l'abisso per essere sullo stesso piano del nemico nell'ultima lotta che precederà la fine di un mondo che, nonostante tutti gli aiuti di Dio, non volle diventare un pre-paradiso, ma preferì divenire un pre-inferno.
E questa pagina mostrala, senza darla, a quelli che tu sai. A uno sarà aiuto contro i resti di una pseudo scienza che atrofizza il cuore, agli altri aiuto alla già forte spiritualità per la quale in tutto vedono il segno inconfondibile di Dio.'

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Dunque, riepilogando, Adamo peccò con la propria disubbidienza in un ramo dell'Amore, e cioè l’amore verso Dio, Caino peccò invece con il fratricidio anche nell'altro ramo dell'Amore, quello verso il prossimo.
Caino peccò però totalmente, non si pentì e venne allora maledetto da Dio.
Se il Peccato originale aveva prodotto in Adamo le conseguenze spirituali, morali e materiali che sappiamo, si può ben immaginare cosa potè aver prodotto il secondo peccato di Caino: libidine al massimo grado, accoppiamento con bruti, animali-bruti, nascita di bruti, animali mostri frutto di incrocio promiscuo,  una razza di animali-uomini (che non era più quella originaria discendente da Adamo), la razza degli uomini-scimmia distrutti poi dal Diluvio -  dopo il loro incrocio ulteriore con i "figli di Dio"  -  animali che vengono di tanto in tanto ritrovati e scambiati per ominidi antenati dell’uomo
Ma l'Uomo deriva in Spirito da Dio, non dalla scimmia.


Nota: vedi: G. Landolina ‘’Alla ricerca  del Paradiso perduto’ – Cap. 27, Ed. Segno, 1997