(Il Vangelo secondo Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 7, 37-53 – Ed. Paoline, 1968)
(M.V. : ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Cap. 491 – Centro Ed. Valtortiano)

4. Chi ha sete venga a Me e beva. Dal seno di coloro che credono in Me scaturiranno fiumi d’acqua viva…

 

Gv 7, 37-53:

Nell’ultimo giorno, il più solenne della festa, Gesù, in piedi, esclamò ad alta voce: « Chi ha sete, venga a me e beva. Dall’intimo di chi crede in me, come dice la Scrittura, scaturiranno fiumi d’acqua viva ».
Diceva questo dello Spirito che dovevano ricevere coloro che avrebbero creduto in lui; perché non era ancora stato dato lo Spirito, non essendo ancora glorificato Gesù.
Or, alcuni della folla, udite queste parole, cominciarono a dire: « Egli è davvero il Profeta! ». Altri: « Egli è il Cristo! ».
Ma altri dicevano: « Viene forse dalla Galilea il Cristo? Non dice forse la Scrittura che il Cristo ha da venire dalla stirpe di Davide e dal villaggio di Betleem, di dove era Davide? ».
E a causa sua vi era dissenso fra la folla.
Alcuni di essi volevano prenderlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
Le guardie, dunque, tornarono dai gran sacerdoti e dai Farisei, i quali domandarono loro: « Perché non l’avete condotto? ».
Le guardie risposero: « Nessun uomo ha mai parlato come lui ».
I Farisei replicarono: «Anche voi siete stati sedotti? C’è forse uno solo dei Capi o dei Farisei che abbia creduto in lui? Ma questa folla che non capisce la legge, son dei maledetti ».
Allora Nicodemo, quello che era andato di notte da Gesù e che era uno di loro, disse: « La nostra legge condanna forse un uomo prima di averlo sentito e di sapere ciò che fa? ».
Gli risposero: « Vieni anche tu dalla Galilea? Studia e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta ».
Poi ciascuno se ne tornò a casa sua.


4.1 Quella folla che non capisce la legge…, sono dei maledetti!

Siamo giunti all’ultimo giorno della Festa dei Tabernacoli, la giornata conclusiva nella quale vi doveva anche essere il massimo afflusso di pellegrini, prima del loro definitivo rientro ai luoghi di provenienza
Il Tempio, con i suoi atrii, cortili e porticati, deve essere tutto un brulichìo di gente, con gruppi più o meno folti che, qui e là, conversano fra loro o, meglio, ascoltano i vari rabbi che tengono le ultime ‘lezioni’, spiegando le Scritture.
L’arrivo di Gesù, nel cortile del tempio, non può sfuggire, perché certo lo segue la folla di discepoli, ammiratori, curiosi e anche malati che sperano in una loro guarigione.
Era infatti abituale per Gesù, finito un discorso, ascoltare quelli che gli si accalcavano intorno ed esaudire quelli che – con fede – gli chiedevano grazia.
Giovanni narra che Gesù si accinge a parlare, in piedi. Doveva quindi aver scelto una posizione sopraelevata, magari su dei gradini, mentre – tonante – proclama: ‘Chi ha sete, venga a me e beva. Dall’intimo di chi crede in me, come dice la Scrittura, scaturiranno fiumi d’acqua viva!’.
Tutto finito? Tutto qui il discorso di Gesù dell’ultimo giorno della Festa? No. Ora che anche voi avete imparato a conoscere Giovanni ed il suo metodo ‘catechistico’, oltre che letterario, capirete che questo era il ‘tema’ enunciato da Gesù, cioè la sostanza del suo ‘messaggio’, messaggio che poi avrebbe dovuto essere ‘dipanato’ come un gomitolo.
E infatti Giovanni spiega il significato di queste parole: ‘Diceva questo dello Spirito che dovevano ricevere coloro che avevano creduto in lui, perché non era ancora stato dato lo Spirito, non essendo ancora glorificato Gesù’.
Dobbiamo ammettere che, come spiegazione, è ancora poco, ma questa sembra quasi una costante del cristianesimo.
Gesù spiega la sua Dottrina agli apostoli e, quando questi si ostinano a non capire bene, dice più o meno : ‘Non vi preoccupate, dopo di Me verrà il Consolatore, che vi illuminerà e vi farà comprendere tutto’.
In verità tutto il Progetto di Dio sembra nascere e svilupparsi all’insegna di una misteriosa ‘collaborazione’ reciproca all’interno della Trinità: il Padre pensa e ’vuole’, il Figlio ‘accetta’ e si incarna, mentre lo Spirito Santo -  che parla poco, a parte quando usa i ‘profeti’ - è poi quello che fa tutto.
E ancora, fatta la volontà del Padre, realizzata attraverso il Figlio e finita la sua missione terrena, subentra nella storia della ‘Chiesa’ l’opera dello Spirito Santo che la guiderà incessantemente fino alla conclusione finale.
E lo Spirito Santo – così come Gesù ci ha chiamato ad un’opera di corredenzione per aiutare i ‘fratelli’, corredenzione che si realizza nella preghiera e anche nella ‘espiazione’ – anch’Egli ci vuole ‘collaboratori’, e ci ‘illumina’, anzi illumina gli esegeti affinchè essi sappiano interpretare le parole di Giovanni perchè diventino un  pochino più comprensibili per noi tutti.
Noi, che però siamo ‘catecumeni’ e non ‘esegeti’, dovremo sforzarci un pochino di più.
L’acqua viva…, dunque.
Era quella ‘famosa’di cui aveva parlato il Profeta Ezechiele, al quale ho dato nuovamente un’occhiata.
Scribi e farisei, e anche il ‘popolo’ in genere, erano ben documentati sulle Scritture che a quei tempi costituivano per tutti materia di insegnamento scolastico, come per noi la matematica, la letteratura, il latino o il greco, fin dalle scuole che noi diremmo ‘elementari’.
Farisei e folla, non parliamo dei sacerdoti, non hanno avuto bisogno di consultare la Bibbia, come ho dovuto fare io, ed hanno certo capito al volo il riferimento fatto da Gesù: Ezechiele!
Se le Scritture le conoscevano bene, come le profezie di Ezechiele, il problema era semmai quello di interpretarne i simboli e le allegorie in maniera corretta, senza scambiare inoltre la realtà per allegoria, o viceversa.
Ma è un problema che abbiamo anche noi oggi.
Cosa aveva dunque detto Ezechiele, sei secoli prima?
Ezechiele (Ez 47,1-12) aveva raccontato una visione nella quale aveva visto sgorgare, da sotto l’altare di un tempio, dalla destra, un rivolo d’acqua che scendeva verso la bassa valle del Giordano, ingrossandosi sempre più fino a divenire  prima ruscello e poi fiume.
E ogni essere vivente che vi avesse brulicato dentro sarebbe vissuto.
E l’acqua del fiume – sboccando nel Mare (io intendo si riferisca non tanto al ‘mare’ quanto al lago salato del ‘Mar’ Morto ) avrebbe ‘addolcito’, risanandole, le acque salate di quest’ultimo, e dove le acque del fiume non fossero giunte, là sarebbero rimaste saline inospitali dove non vi sarebbe stata vita. E lungo le rive del fiume sarebbero cresciuti tanti alberi che avrebbero prodotto frutti che avrebbero dato vita, e anche foglie che avrebbero potuto essere utilizzate come medicina per curare i malati.
Certa questa famosa visione di Ezechiele doveva essersi prestata, anche a quei tempi, a chissà quante interpretazioni, forse una meno convincente dell’altra.
Io non ci provo neanche ma (anche se Giovanni – più sintetico del solito - si è qui limitato alla sola ‘enunciazione’ dell’argomento senza raccontarci il discorso, dando forse per scontato che lo Spirito Santo prima o poi ci avrebbe ‘illuminato’) Gesù doveva invece aver spiegato tutto per bene e con un bel discorso estremamente ‘convincente’ se alla fine rimangono tutti a bocca aperta e le stesse guardie mandate ad arrestarlo – come annota Giovanni – non hanno più il coraggio di farlo.
 ‘Egli è davvero il Profeta…’, ‘Egli è il Cristo…’, ‘No, non lo è, non viene mica da Betlemme, quello è un galileo, di Nazareth…’.
E quando le guardie se ne tornano dai sacerdoti a mani…vuote, Giovanni – con un certo senso dell’umorismo – descrive una scenetta gustosa.
     Da un lato le guardie che si giustificano dicendo che ‘nessun uomo’ (sott’intendendo con ciò che Gesù doveva essere veramente Figlio di Dio: vera bestemmia per i sacerdoti) aveva mai parlato in quella maniera, dall’altro lato i Capi che al sentir queste ‘ragioni’ si imbufaliscono e le insultano accusandole di essersi fatte plagiare, visto che nessuno dei capi dei sacerdoti e dei farisei, che in fatto di Legge e di Scritture loro sì che son  sapienti, se l’è fatta ‘raccontare’ da lui. Ma – commentano inviperiti - si sa che quegli imbecilli ignoranti del popolo, oltre a non conoscer la legge, sono dei ‘maledetti’…
E i Capi stanno per esplodere dalla rabbia, pronti magari ad andare ad arrestarlo di persona, quando Nicodemo (quello che per paura era andato di nascosto nottetempo da Gesù, nel primo volume, chiedendo come ci si potesse guadagnare il Regno dei Cieli e che - dopo essersi sentito rispondere da Gesù che bisognava ‘rinascere’ uomini nuovi -  aveva frainteso, pensando alla teoria della reincarnazione, come fa tanta gente ancora oggi, perché è più facile!) li blocca questa volta con molto coraggio affermando che essi – che avrebbero dovuto essere i garanti della legalità –  avrebbero commesso un atto altamente illegale se avessero arrestato e condannato a morte un uomo senza che questi fosse stato prima ascoltato e senza che le accuse fossero state provate.
E quelli, presi in contropiede e rabbiosi perché l’obbiezione di Nicodemo, che era un ‘Capo’, era ‘forte’ e sacrosanta, non possono far altro che sfotterlo con astio: ‘Cos’è? Ti senti galileo anche tu, ora? Vatti un po’ a studiare le Scritture, visto che non le sai abbastanza, e  dicci se c’è mai un ‘profeta’ che può venire dalla Galilea…!’.
Decisamente, perché non è la prima volta che saltano fuori queste battute, i galilei non godevano di buona fama , presso i giudei.

4.2 Quante ossa aride…, anche ai nostri giorni

Ma ora, visto che lo Spirito Santo - sul significato dell’acqua viva che esce dall’altare e del fiume che si ingrossa dolcificando l’acqua del lago salato fino a farla diventare salubre, con tutti quegli alberi che crescono intorno dando frutti e foglie che sono medicina - a noi non ci ha illuminato abbastanza, vogliamo andare allora a leggere cosa Egli ha fatto sentire e vedere alla Valtorta?

 

491. Al Tempio nell'ultimo giorno della festa dei Tabernacoli.  Discorso sull'Acqua viva.

    13 settembre 1946.
Il Tempio è addirittura rigurgitante di gente.  Manca però molto dell'elemento femminile e dei fanciulli.  Il persistere di una stagione ventosa e con precoci acquazzoni, violenti anche se brevi, deve aver persuaso le donne alla partenza insieme coi fanciulli.  Ma gli uomini di ogni parte della Palestina e i proseliti della Diaspora affollano letteralmente il Tempio per fare le ultime preghiere, le ultime offerte, e ascoltare le ultime lezioni degli scribi.
I galilei seguaci di Gesù sono al completo, coi capi più importanti in prima fila, e al centro, molto compreso della sua qualità di parente, è Giuseppe d'Alfeo con il fratello Simone.  Un altro gruppo serrato e in attesa è quello dei settantadue discepoli, dico così per dire i discepoli eletti da Gesù ad evangelizzare, mutato di numero e di volti perché alcuni degli anziani non ci sono più dopo la defezione seguita al discorso del Pane del Cielo, e altri se ne sono uniti di nuovi come Nicolai d'Antiochia.  Terzo gruppo, pure molto unito e numeroso, quello dei giudei, fra i quali vedo il sinagogo di Emmaus, di Ebron, di Keriot; di Jutta invece è presente il marito di Sara, e di Betsur i parenti di Elisa.
Sono presso la porta Bella ed è chiara la loro intenzione di circondare il Maestro non appena appaia.  Infatti Gesù non può fare un passo entro la cinta senza che questi tre gruppi lo circondino, quasi ad isolarlo dai malevoli o anche da coloro che sono soltanto dei curiosi.
Gesù si dirige all'atrio degli Israeliti per le preghiere, e gli altri lo seguono compatti per quanto lo permette l'affollamento, sordi ai malcontenti di chi deve scansarsi e far posto al gran numero di persone che è intorno a Gesù.  Egli è fra i fratelli.  E non è dolce come quello di Gesù lo sguardo, né umile come quello di Gesù il contegno di Giuseppe d'Alfeo, che squadra espressivamente alcuni farisei...
Pregano e poi ritornano nel cortile dei Pagani.  Gesù si siede umilmente al suolo, con le spalle al muro del portico e con un semicerchio che sempre più si fa fitto per file e file di persone, che si mettono alle spalle delle file più vicine a Lui, si siedono, oppure si addossano stando in piedi: un convergere di volti e di sguardi su un unico Volto.  I curiosi, gli ignari venuti da lontano, i malevoli, sono oltre questa barriera di fedeli e si sforzano a vedere allungando i colli, sollevandosi sulle punte dei piedi.
Gesù ascolta intanto questo e quello che chiede consigli, o riferisce notizie.  Parlano così i parenti di Elisa riferendo di lei e domandando se può venire a servire il Maestro.  Ed Egli risponde: «Non rimango qui.  Più tardi verrà».  E parla il parente di Maria di Simone, madre di Giuda di Keriot, dicendo che egli è rimasto a guardare i poderi, ma Maria è quasi sempre con la madre di Joanna.  Giuda sbarra gli occhi stupito, ma non parla.  E parla il marito di Sara, dicendo che presto gli nascerà un altro figlio e chiede come chiamarlo.  Gesù risponde: «Giovanni se maschio, Anna se femmina».  E il vecchio sinagogo di Emmaus gli sussurra piano qualche caso di coscienza, e Gesù piano gli risponde.  E così via.
Intanto la gente cresce sempre più.  Gesù alza il capo e guarda.  Essendo il portico sopraelevato di alcuni gradini, Egli, pur stando seduto al suolo, domina buona parte di cortile, da quel lato, e vede volti e volti.
Si alza in piedi e dice a gran voce, con tutta la sua tonata e forte voce: «Chi ha sete venga a Me e beva!  Dal seno di coloro che credono in Me scaturiranno fiumi d'acqua viva».
La sua voce riempie l'ampio cortile, gli splendidi porticati, certo valica anche quelli di questo lato e si propaga altrove, soverchia ogni altra voce, come un armonico tuono pieno di promesse.  Dice e poi tace qualche istante, come se avesse voluto enunciare il tema del discorso e poi dare tempo, a chi non ha interesse di ascoltarlo, di andarsene senza disturbare poi.  Gli scribi ed i dottori tacciono, ossia abbassano le loro voci in un sussurro certo malevolo.  Gamaliele non lo vedo.
Gesù si fa avanti, fra il semicerchio che si apre al suo venire per poi rinchiudersi alle sue spalle, mutandosi da semicerchio in anello.  Cammina adagio, maestosamente.  Sembra scivolare sui marmi policromi del pavimento, col manto un poco allentato che gli fa dietro un accenno di strascico.  Va sull'angolo del portico, del gradino sporgente sul cortile, e là si ferma.  Domina così due lati della prima cinta.  Alza il braccio destro nel suo atto abituale di quando inizia a parlare, mentre con la sinistra stretta sul petto si tiene a posto il manto.
Ripete le parole iniziali:
«Chi ha sete venga a Me e beva!  Dal seno di coloro che credono in Me scaturiranno fiumi d'acqua viva!
Colui che vide la teofania del Signore, il grande Ezechiele, sacerdote e profeta, dopo avere profeticamente visto gli atti impuri nella profanata casa del Signore, dopo avere sempre profeticamente visto che solo i segnati dal Tau saranno viventi nella Gerusalemme vera, mentre gli altri conosceranno una e una strage, una e una condanna, uno e un castigo - e il tempo è vicino, o voi che mi udite, è vicino, è più vicino di quanto voi pensiate, onde vi esorto come Maestro e Salvatore a non tardare oltre a segnarvi del segno che salva, a non tardare oltre a mettere in voi la Luce e la Sapienza, a non tardare oltre a pentirvi e piangere, per voi e per gli altri, per potervi salvare - Ezechiele, dopo aver visto tutto questo e altro ancora, parla di una terribile visione.  Quella delle ossa aride.
Un giorno verrà che su un mondo morto, sotto un firmamento spento, appariranno allo squillo angelico ossa e ossa di morti. Come un ventre che si apre per partorire, così la terra espellerà dalle sue viscere ogni ossa d'uomo che è morto su di essa ed è sepolto nel suo fango, da Adamo all'ultimo uomo.  E sarà allora la risurrezione dei morti per il grande e supremo giudizio, dopo il quale, come un pomo di Sodoma, il mondo si svuoterà, divenendo un nulla, e cesserà il firmamento coi suoi astri.  Tutto avrà termine, meno due cose eterne, lontane, agli estremi di due abissi di una profondità incalcolabile, in antitesi totale nella forma e nell'aspetto e nel modo con cui in essi proseguirà in eterno la potenza di Dio: il Paradiso: luce, gioia, pace, amore; l'inferno: tenebre, dolore, orrore, odio.           
Ma credete voi che, perché il mondo non è ancora morto e le trombe angeliche non suonano a raccolta, lo sterminato campo della terra non sia coperto di ossa senza vita, disseccate oltremodo, inerti, separate, morte, morte, morte?  In verità vi dico che così è. Fra i viventi, perché respirano ancora, innumerevoli sono coloro che sono simili a cadaveri, alle ossa aride viste da Ezechiele.  Chi sono costoro?  Sono quelli che non hanno in loro la vita dello spirito.
Ve ne sono in Israele come in tutto il mondo.  E che fra i gentili e gli idolatri non siano che morti che attendono di essere vitalizzati dalla Vita, è cosa naturale, e dà dolore soltanto a coloro che possiedono la vera Sapienza, perché Essa fa loro comprendere che l'Eterno ha creato le creature per Lui e non per le idolatrie, e si affligge di vederne tante nella morte.  Ma se l'Altissimo ha questo dolore, ed è già grande, quale dolore sarà il suo per quelli del suo Popolo che sono ossa biancheggianti, senza vita, senza spirito?
Gli eletti, i prediletti, i protetti, i nutriti, gli istruiti da Lui direttamente o dai suoi servi e profeti, perché devono essere colpevolmente ossa aride, mentre per loro ha sempre gemuto un filo d'acqua vitale dal Cielo e li ha abbeverati di Vita e Verità?  Perché si sono disseccati essi, piantati nella terra del Signore?  Perché il loro spirito è morto, quando tutto un tesoro sapienziale lo Spirito Eterno ha messo a loro disposizione perché ne attingessero e vivessero?  Chi, con qual prodigio potranno tornare alla Vita, se essi hanno lasciato le fonti, i pascoli, le luci date da Dio, e brancolano fra le caligini, e bevono fonti non pure, e si pascono di cibi non santi?
Non torneranno dunque mai più vivi?  Sì.  In nome dell'Altissimo Io lo giuro.  Molti risorgeranno.  Dio ha già pronto il miracolo, anzi esso è già attivo, esso ha già operato in alcuni, e delle ossa aride si sono rivestite di vita perché l'altissimo, al quale nulla è vietato, ha mantenuto la promessa e la mantiene, e sempre più la completa.  Egli, dall'alto dei Cieli, grida a queste ossa che attendono la Vita: "Ecco, Io infonderò in voi lo spirito e vivrete".  Ed ha preso il suo Spirito, Se stesso ha preso, e ha formato una Carne a rivestire la sua Parola, e l'ha mandata a questi morti perché, parlando ad essi, si infondesse di nuovo in essi la Vita.
Quante volte nei secoli Israele ha gridato: "Sono inaridite le nostre ossa, la nostra speranza è morta ' siamo staccati!".  Ma ogni promessa è sacra, ogni profezia è vera.  Ecco che è venuto il tempo in cui il Messo di Dio apre le tombe per trarne i morti e vivificarli per condurli seco nella vera Israele, nel Regno del Signore, nel Regno del Padre mio e vostro.
Io sono la Risurrezione e la Vita!  Io sono la Luce venuta ad illuminare chi giaceva nelle tenebre!  Io sono la Fonte che zampilla Vita eterna.  Chi viene a Me non conoscerà la Morte.  Chi ha sete di Vita venga e bevaChi vuole possedere la Vita, ossia Dio, creda in Me, e dal suo seno sgorgheranno non stille, ma fiumi d'acqua viva.  Perché chi crede in Me formerà con Me il nuovo Tempio, dal quale scaturiscono le acque salutari delle quali parla Ezechiele.
Venite a Me, o popoli!  Venite a Me, o creature!  Venite a formare un unico Tempio, perché Io non respingo nessuno, ma per amore vi voglio con Me, nel mio lavoro, nei miei meriti, nella mia gloria.
"E io vidi acque che scaturivano di sotto la porta della casa, ad oriente... E le acque scendevano nel lato destro, a mezzogiorno dell'altare".
Quel Tempio sono i credenti nel Messia del Signore, nel Cristo, nella Nuova Legge, nella Dottrina del tempo di Salute e di Pace.  Come di pietre sono formati i muri di questo tempio, così di spiriti vivi saranno formate le mistiche mura del Tempio che non morrà in eterno e che dalla terra assurgerà al Cielo, come il suo Fondatore, dopo la lotta e la prova.
Quell'altare dal quale sgorgano le acque, quell'altare a oriente sono Io.  E le mie acque sgorgano da destra perché la destra è il posto degli eletti al Regno di Dio.  Sgorgano da Me per riversarsi nei miei eletti e farli ricchi delle acque vitali, portatori di esse, spargitori di esse a settentrione e a mezzogiorno, a oriente e occidente, per dare Vita alla terra nei suoi popoli che attendono l'ora di Luce, l'ora che verrà, che assolutamente verrà per ogni luogo prima che la terra cessi di essere.
Sgorgano e si spargono le mie acque mescolate a quelle che Io stesso ho dato e darò ai miei seguaci, e pur essendo sparse per bonificare la terra saranno unite in un solo fiume di Grazia, sempre più profondo, sempre più vasto, accrescentesi giorno per giorno, passo per passo, delle acque dei nuovi seguaci, finché diverrà come un mare che bagnerà ogni luogo per santificare tutta la terra.
Dio questo vuole.  Dio questo fa.  Un diluvio ha lavato il mondo dando morte ai peccatori.  Un nuovo diluvio, di altro liquido che pioggia non sia, laverà il mondo dando Vita.  E, per un misterioso atto di grazia, gli uomini potranno esser parte di quel diluvio santificatore, unendo le loro volontà alla mia, le loro fatiche alla mia, le loro sofferenze alla mia.  E il mondo conoscerà la Verità e la Vita.  E chi vorrà parteciparvi potrà.  E solo chi non vorrà essere nutrito delle acque di Vita diverrà luogo paludoso e pestifero, o rimarrà tale, e non conoscerà i pingui raccolti dei frutti di grazia, sapienza, salute, che conosceranno coloro che vivranno in Me.
In verità vi dico per un'altra volta che chi ha sete e venga a Me beverà e non avrà più sete, perché la mia Grazia aprirà in lui fonti e fiumi d'acqua viva.  E chi non crede in Me perirà come salina dove la vita non può sussistere.
In verità vi dico che dopo di Me non cesserà la Fonte, perché Io non morrò ma vivrò e, dopo che me ne sarò andato, andato e non morto, ad aprire le porte dei Cieli, un Altro verrà che mi è uguale e che completerà la mia opera facendovi comprendere quello che vi ho detto e incendiandovi per farvi "luce', posto che avete accolto la Luce».
Gesù tace.
La folla, che è stata silenziosa sotto l'impero del discorso, bisbiglia ora e commenta in diversa maniera.
Chi dice: «Che parole!  Egli è un vero profeta!».
Chi: «t il Cristo.  Ve lo dico.  Neppur Giovanni parlava così. E nessun profeta è così forte».
«E poi Egli ci fa capire i profeti, anche Ezechiele, tanto oscuro nei suoi simboli».
«Sentito, eh!?  Le acque!  L'altare! E’ chiaro!».
«E le ossa aride?!  Hai visto come si sono turbati scribi e farisei e sacerdoti?  Hanno capito il salmo!».
« Già!  E hanno mandato le guardie.  Ma esse!... Si sono dimenticate di prenderlo e sono rimaste come pargoli che vedono gli angeli.  Guardatele là!  Sembrano sbalordite».
«Guarda!  Guarda!  Un magistrato le richiama e rimprovera.  Andiamo a sentire!».
Intanto Gesù guarisce dei malati che gli vengono portati e non si cura di altro finché, facendosi largo fra la gente, un gruppo di sacerdoti e farisei, capitanati da un uomo sui trenta-trentacinque anni, che vedo scansare da tutti con un timore che è quasi un terrore, lo raggiunge.
«Ancora sei qui?  Vattene!  In nome del Sommo Sacerdote!».
Gesù si alza - era curvo su un paralitico - e li guarda calmo e mite.  Poi torna a curvarsi per imporre le mani al malato.
«Vattene!  Hai capito?  Seduttore di folle. 0 ti faremo arrestare».
«Va', e loda il Signore con una vita santa» dice Gesù al malato che sorge guarito, e questa è la sua unica risposta, mentre quelli che minacciano spumano veleno e la folla li ammonisce a non fare del male a Gesù coi suoi osanna.
Ma, se Gesù è mite, non lo è Giuseppe d'Alfeo che, raddrizzandosi impettito, gettando il capo indietro per parere più alto,grida:          «Eleazaro, o tu che coi tuoi pari vorresti abbattere lo scettro del Figlio eletto di Dio e di Davide, sappi che tu stai tagliando ogni pianta, la tua per prima, quella di cui tanto sei borioso.  Perché la tua nequizia agita sul tuo capo la spada del Signore!», e direbbe dell'altro, ma Gesù gli posa la mano sulla spalla dicendo: «Pace, pace, fratello mio!», e Giuseppe, paonazzo di sdegno, tace.
Si avviano verso l'uscita.  E fuori della cinta viene riportato a Gesù che i capi dei sacerdoti e i farisei hanno rimproverato le guardie per non avere arrestato Gesù, e che esse si erano scusate dicendo che nessuno aveva mai parlato come Gesù.  Risposta che aveva fatto imbestialire i principi dei sacerdoti e i farisei, fra i quali erano molti sinedristi.  Tanto che, per provare alle guardie che solo gli stolidi potevano essere sedotti da un pazzo, volevano venire ad arrestarlo come bestemmiatore.  Anche per insegnare alla folla a capire la verità.  Ma Nicodemo, che era presente, si era opposto dicendo: «Non potete procedere contro di Lui.  La nostra Legge vieta di condannare un uomo prima di averlo sentito e aver visto ciò che fa.  E noi da Lui abbiamo sentito e visto soltanto cose non condannabili».  Al che l'ira dei nemici di Gesù si era riversata su Nicodemo con minacce e insulti e beffe, come fosse uno stolto e un peccatore.  E Eleazar ben Anna era partito personalmente, coi più furenti, per cacciare Gesù, non osando fare di più, data la folla.
Giuseppe d'Alfeo è furente.  Gesù lo guarda e dice: «Lo vedi, o fratello?».  Non dice di più... ma c'è tanto in quelle parole!  C'è il monito che Egli ha ragione se parla o se tace, c'è il ricordo di sue parole, c'è l'indice di ciò che è la Giudea nelle caste più importanti, di ciò che è il Tempio e così via.
Giuseppe china il capo e dice: «Hai ragione ... ». Tace pensoso. Poi, d'improvviso, getta le braccia intorno alle spalle di Gesù e gli piange sul petto dicendo: «Povero fratello mio!  Povera Maria!  Povera Madre!».  Credo che Giuseppe intuisca chiaramente, in questo momento, la sorte di Gesù...
«Non piangere!  Fa' tu pure, come lo faccio, la volontà del Padre nostro!», lo conforta Gesù, e lo bacia per consolarlo.
Quando Giuseppe è un poco calmato, si avviano verso la casa dove egli è ospite e là si salutano baciandosi.  E Giuseppe, molto, molto commosso, dice per ultime parole: «Va' in pace, Gesù!  Su tutto.  Quello che ti ho detto presso Nazaret te lo ripeto, e più fortemente ancora.  Va' in pace.  Abbi solo le cure del tuo lavoro.  Al resto penso io.  Va' e Dio ti conforti».  E lo bacia ancora, paterno nella faccia e nella carezza che, come una benedizione di capo famiglia, gli posa sul capo.
Poi Giuseppe saluta i fratelli.  Si salutano anche con Simone.  Ma noto che Giacomo, non so per qual motivo, è piuttosto sostenuto con Giuseppe e viceversa.  Invece con Simone c'è più affettuosità.  L'ultima parola di Giuseppe a Giacomo è: «Devo dunque dire che ti ho perduto?».
«No, fratello.  Devi dire che tu sai dove sono e che perciò sta in te a trovarmi.  Senza rancore.  Con molte orazioni per te, anzi. Ma nelle cose dello spirito non bisogna prendere due sentieri insieme.  Tu sai ciò che voglio dire ... ».
«Lo vedi che io lo difendo ... ».
«Difendi l'uomo e il parente.  Non basta per darti quei fiumi di Grazia di cui Egli parlava.  Difendi il Figlio di Dio, senza paura del mondo, senza calcolo di interesse, e sarai perfetto.  Addio.  Ti raccomando la madre nostra e Maria di Giuseppe ... ».
Gesù - non so se ha sentito, perché intento a salutare gli altri nazareni e galilei - finiti i saluti ordina: «Andiamo sull'Uliveto.  Da lì ci dirigeremo in qualche luogo...  ».

Me ne rimango a riflettere sull’illuminazione dello Spirito Santo: Giovanni apostolo era illuminato, questo lo sappiamo, ma la Valtorta…, niente male, davvero!
Penso poi a Giuseppe d’Alfeo che, di fronte a Eleazaro, prende le difese di Gesù e poi si mette a piangere, deluso e addolorato.
Giuseppe e Simone d’Alfeo, come emerge dall’opera valtortiana, erano infatti fratelli maggiori di Giacomo e Giuda d’Alfeo, i due apostoli.
La loro madre era Maria d’Alfeo e il loro padre era appunto Alfeo, fratello di Giuseppe, ‘padre’ di Gesù.
Insomma, erano cugini di Gesù!
Essi avevano avversato la scelta dei due fratelli minori - Giacomo e Giuda – di seguire Gesù nella sua predicazione e non condividevano all’inizio la scelta ‘profetica’ di Gesù, che oltretutto aveva ‘abbandonato’ la Madre per la sua missione.
Poi, quando avevano visto il crescente successo di Gesù  fra le folle (tanto che taluni lo volevano addirittura fare re) avevano pensato – ma in un senso umanamente buono – che forse quello era il momento giusto.
E, nel partire da Nazareth per Gerusalemme per partecipare alla Festa dei Tabernacoli, i cugini più ‘anziani’ avevano spronato Gesù – che secondo loro si era fatto apprezzare, ma solo in ‘provincia’ -  a venire anch’egli a Gerusalemme, dove c’erano tanti del Tempio e del Potere politico, per farsi conoscere meglio e ‘contare’ di più.
Gesù – che invece ben conosceva già i suoi ‘polli’ a Gerusalemme -  aveva rifiutato dicendo che ‘non era ancora giunta la sua ora’, ma poi aveva ugualmente deciso di recarvisi in incognito - quasi di nascosto, come aveva commentato Giovanni. Quanto di nascosto, poi, lo avete potuto giudicare anche voi, ora che è l’ultimo giorno della Festa.
I cugini Giuseppe e Simone, prima di quella partenza da Nazareth si erano convinti a ‘credere’ almeno nel Gesù-uomo, inteso come ‘profeta’, ma – avendolo visto nascere, e loro eran già grandicelli, da Maria, moglie del loro zio Giuseppe il quale aveva sempre trattato Gesù come suo figlio - non credevano ancora nel Gesù Uomo-Figlio di Dio, come aveva del resto sottolineato lo stesso Giovanni evangelista (Gv 7, 5): ‘Infatti nemmeno i suoi fratelli credevano in lui’, cioè in lui come Uomo-Dio.
Ora però, dopo aver sentito la sapienza di questi tre discorsi di Gesù alla festa, al Tempio, devono aver cominciato ad apprezzarlo sul serio magari un po’ come ‘Figlio di Dio’, anche se il loro fratello minore Giacomo si mostra ‘sostenuto’ con Giuseppe rimproverandogli di difendere in Gesù l’uomo - anzi il ‘parente’, lui che essendo il cugino più anziano se ne sentiva responsabile in quanto ‘capo famiglia’ – ma di non difenderlo ancora come Dio.