(Il Vangelo secondo  San Giovanni – La Sacra Bibbia – Cap. 5, 2-47, Ed. Paoline, 1968)
            (M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ –  Cap. 225 – Centro Editoriale Valtortiano)
            (G.L. : ‘Alla ricerca  del Paradiso perduto’ – Capp. 4 e 51 – Edizioni Segno)
         
          9. Alzati e  cammina
         
         
          
            Gv 5, 2-47:
          Ora, in Gerusalemme, presso la porta delle pecore,  vi è una piscina, in ebraico detta Betesda, la quale ha cinque portici.
            Sotto questi portici giaceva una gran quantità di  infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il moto dell’acqua.
            Un Angelo del Signore, infatti, di tempo in tempo  scendeva nella piscina e agitava l’acqua.
            Chi si tuffava per primo dopo il moto dell’acqua,  guariva da qualunque malattia.
            Si trovava là un uomo che era infermo da trentotto  anni.
            Gesù, vistolo giacere e sapendo che da molto tempo  era in quella condizione, gli disse: ‘Vuoi essere guarito?’
  ‘Signore, gli rispose l’infermo, non ho nessuno che  mi metta nella piscina appena l’acqua è agitata, e mentre io mi avvicino, un  altro vi discende prima di me’.
            Gesù gli disse: ‘Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina’.
            E sull’istante l’uomo guarì e, preso il suo  lettuccio, cominciò a camminare.
          Or quel giorno era Sabato.
            Perciò i Giudei dicevano al guarito: ‘E’ sabato, non  ti è lecito portare il tuo lettuccio’.
            Egli rispose loro: ‘Colui che mi ha guarito mi ha  detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina’.
            Gli domandarono: ‘E chi è quell’uomo che ti ha  detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina’?
            Il guarito non sapeva chi fosse, perché Gesù si era  allontanato  dalla folla che era sul  posto.
            Più tardi Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse:  ‘Ecco, sei guarito: non peccare più, affinchè non ti avvenga di peggio’.
            Allora egli andò a riferire ai Giudei che era Gesù  che lo aveva guarito. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva  tali cose il sabato.
          Gesù rispose loro: ‘Il Padre mio opera sempre ed io  pure opero’.
            Per questo i Giudei cercavano più che mai di ucciderlo,  perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale  a Dio.
            Gesù allora disse loro: ‘In verità, in verità vi  assicuro: il Figlio non può far nulla da sé, se non ciò che ha veduto fare dal  Padre; perché tutte le cose che fa lui,  le fa allo stesso modo anche il Figlio. Il Padre, infatti, ama il Figlio e  gli manifesta tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di  queste, affinché voi ne restiate meravigliati. Come infatti il Padre risuscita  i morti e li fa vivere, così pure il Figlio fa vivere quelli che vuole. Inoltre  il Padre non giudica nessuno; ma ha rimesso ogni giudizio al figlio, affinché  tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non  onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la  mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, non va in  giudizio, ma passa da morte a vita.
            In verità, in verità vi dico: viene l’ora, ed è  questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l’ascolta  vivrà. Perché, come il Padre ha in sé la vita,   così pure ha dato al Figlio d’aver la vita in se stesso,  e gli ha dato il potere di giudicare, perché  è Figlio dell’Uomo.
            Non vi meravigliate di questo, perché viene l’ora in  cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno  operato il bene ne usciranno per la risurrezione della vita; quelli, invece,  che fecero il male, per la risurrezione della condanna.
            Io non posso far nulla da me stesso.
            Giudico secondo quello che ascolto, e il mio  giudizio è giusto, perché non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi  ha mandato.
            Se io rendo testimonianza a me stesso, la mia  testimonianza non vale.
            Vi è un altro che testifica per me, e so che vale la  testimonianza che mi rende.
            Voi avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha  reso testimonianza alla verità.
            Non è che io abbisogni della testimonianza di un  uomo; se  vi dico questo è per il vostro  bene. Egli era la lampada che arde e illumina, ma voi avete voluto per poco  godere della sua luce.
            Or io ho una testimonianza maggiore di quella di  Giovanni: quelle opere che il Padre mi ha dato da compiere e che io faccio,  esse attestano per me che il Padre mi ha mandato.
            E il Padre stesso che mi ha mandato rende  testimonianza a mio favore.
            Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai  visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non credete a  colui che egli ha mandato.
            Voi scrutate le scritture perché credete di avere  per esse la vita eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Eppure  non volete venire da me per avere la vita.
            Io non ricevo gloria dagli uomini. D’altra parte, io  vi conosco e so che in voi non c’è l’amore di Dio. Io sono venuto in nome del  Padre mio e non mi riceverete: se un altro verrà in proprio nome, lo  riceverete. Come potete avere la fede, voi che ricevete la gloria gli uni dagli  altri e non cercate la gloria che viene solo da Dio? 
            Non pensate che sia io ad accusarvi davanti al  Padre: vi accuserà quel Mosè stesso in cui sperate. Se infatti credeste a Mosè,  credereste pure in me, poiché di me egli ha scritto.
            Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete  alle mie parole?’
          
          9.1 Un ‘Amministratore  delegato’ che ha ‘pieni poteri’ e che lavora di Sabato: incredibile!
          A ben analizzarlo, è potente questo discorso che  Gesù deve aver fatto e che Giovanni – nell’impossibilità a quei tempi di  ‘registrarlo’ su di un magnetofono come faremmo oggi –  riassume qui in qualche frase di sintesi tale  comunque da dare un’idea della sostanza.
              ‘Alzati e cammina!’, poi, è una frase lapidaria che mi ricorda il miracolo di Lazzaro,  oltre che ricordare  - alla mia coscienza  renitente - di darmi un poco più da fare per migliorare, si fa per dire, la mia  ‘spiritualità’.
            In questa scena vediamo  dunque Gesù, giunto a Gerusalemme, presso i portici del Tempio.
            E’ un lungo racconto, questo  del paralitico della piscina di Betesda (o Betsaida), ma Giovanni lo riporta  proprio perché tale episodio, oltre ad essere gustoso, è legato appunto ad un grande discorso di Gesù.
            In prossimità del Tempio vi  è dunque una piscina. Avete presente Lourdes? Beh, forse non era la stessa  cosa, ma i miracoli vi avvenivano lo stesso perché Dio è Dio di tutti e i  miracoli li fa ovunque perché non conosce barriere di razze e religioni,  figuriamoci poi nel caso del popolo ‘prediletto’!
            La piscina era alimentata da  una sorgente che doveva avere dei flussi ad intermittenza: fatto sta che quando  l’acqua tremolava – si credeva fosse mossa dalla mano di un Angelo – il primo  che si tuffava, avendo fede e se Dio era d’accordo, usciva guarito.    
            Dio infatti premiava la  fede…, ma non quella del  poveretto di  questo episodio che – essendo paralitico – arrivava sempre …ultimo.
            Finchè non incontra Gesù. Di  sabato.
            Gli ebrei, di sabato,  dovevano astenersi – in teoria – da qualsiasi lavoro materiale e non  allontanarsi nemmeno più di tanto dalla loro residenza.
            Figuriamoci prendersi un  lettuccio sotto braccio e andarsene in giro.
            E quelli del Tempio  apostrofano il poveretto. Non gli interessa il miracolo, e neanche felicitarsi  con lui per la grazia ricevuta, quanto recriminare sul fatto che egli si  permetteva appunto di andarsene via con il suo lettuccio: ‘E’ sabato, non ti è lecito portare il tuo lettuccio…’.
            Ve lo immaginate, il  miracolato, cosa deve aver pensato e cosa avrebbe voluto rispondergli? Ma, non  per niente era un miracolato, frena la sua reazione e si limita a rispondere  che - a dire a lui di prender il lettuccio e camminare - è stato un altro, una  persona però che evidentemente – sott’intende calcando la voce il miracolato  -  per i miracoli che faceva, doveva  essere ben più autorevole di loro!
            Quelli si arrabbiano e  (certo dovevano aver cominciato a sospettare che a fare quel miracolo dovesse  esser stato il solito Gesù) gli chiedono chi fosse quell’uomo, domanda alla  quale l’ex paralitico non sa rispondere perché lui non l’aveva mai visto prima  e nel frattempo Gesù si è anche perso nella calca che affolla colonnati e  cortili vari del Tempio, come in Piazza del Vaticano.
          L’incidente sembrerebbe  chiuso, ma non è così, perché – più tardi – Gesù incontra nuovamente l’uomo nel  Tempio.
            E quando questa volta l’ex  paralitico capisce chi è veramente Gesù, cioè che è il Messia, rimane  ‘shoccato’ e – senza sospettare  che  quelli del Tempio ce l’avessero tanto con Gesù – gli pare giusto e rispettoso  tornar da loro a riferirgli che ora finalmente sapeva chi è che l’aveva  guarito: Gesù, appunto.
   E quelli, finalmente, riescono a  rintracciarlo  e – dalla risposta di Gesù  che appare dal racconto di Giovanni – si desume che anche a lui devono aver  contestato di aver ‘lavorato’, facendo il miracolo, in giorno di Sabato.  
            Gesù infatti risponde loro: ‘Il Padre mio opera sempre ed io  pure opero…’, affermando così sia di non voler rispettare il ‘sabato’ –  quando c’era da guarire qualcuno che soffriva – sia di esser Figlio di Dio  Padre.
          Mi rileggo a fondo un’altra  volta  il discorso che Gesù fa qui a  scribi e farisei, perché c’è molta ‘dottrina’ sulla missione del Verbo e sul rapporto delle tre Persone all’interno  della Trinità.
            Siamo infatti di fronte ad una solenne affermazione  della reale natura di Gesù, uomo e Dio, Figlio di Dio e della stessa sostanza  del Padre, Dio-Verbo venuto sulla terra per salvare l’uomo, grazie all’uso del  linguaggio umano, grazie alla parola, che in questo caso è – come Egli stesso -  Parola del Padre, perché traduce in atti  concreti il Pensiero e la Volontà del Padre.
            Viene delineato molto bene  il rapporto trinitario: questo  aspetto misterioso di Dio.
            Gesù è Figlio del Padre, e  tutto quello che Egli fa, come operare miracoli e farli in giorno di sabato, lo  fa perché è volontà del Padre che è instancabile e opera anche il sabato: cioè non conosce sosta.
            E’ l’uomo che è fragile e deve invece riposarsi e,  almeno una volta alla settimana, concentrarsi un poco anche sulle cose  spirituali e pensare con riconoscenza a Dio che l’ha creato e gli ha dato  tutto.
            Il Figlio – spiega Gesù –  opera miracoli perché è Figlio del Padre e quindi ha la Sapienza del Padre e ne ha tutti i poteri perché è  tutt’uno col Padre.
            E il Figlio ha tutti i  poteri perché il Padre lo ama e il Figlio ama il Padre.
            E, anzi, il Figlio-Gesù  compirà in seguito opere ben maggiori della guarigione di un paralitico.
            E come il Padre può  risuscitare i morti nel corpo, così lo può fare anche il Figlio. Anzi il Figlio  può non solo risuscitare i morti nel corpo ma anche quelli nello spirito,  miracolo ancora più difficile e più importante, perché chi rinascerà nello  spirito – come era stato spiegato bene a Nicodemo che invece aveva pensato alla  reincarnazione – vivrà nella vita eterna.
            E Gesù sottolinea un altro  aspetto del suo ruolo, che non è solo quello di Salvatore delle anime per la  cui Redenzione – Egli Verbo – è disceso sulla terra, ma anche quello di  Giudice, sia nel giudizio particolare – alla morte fisica di ognuno di noi –  che in quello universale alla fine del mondo, quando tutte le anime, ad un  comando divino, si materializzeranno riassumendo i loro corpi (come si era  materializzato Gesù risorto?) per essere giudicati in anima e corpo, perché  l’uomo è una realtà psicofisica e deve essere ‘giudicato’, nel bene come nel  male, nella sua interezza.
            Gesù si è guadagnato dal  Padre il diritto-dovere di ‘giudicare’ perché l’Umanità è ‘sua’, sua perché se  l’è comperata e ‘meritata’ - prima  con il suo essersi incarnato, poi con il suo Sacrificio di Croce, infine con il suo esser stato ‘uomo’ - fatto che lo rende un giudice ‘competente’ perché dell’uomo conosce,  per averli vissuti di persona, tutti i segreti e le debolezze di natura.
            Questo ci deve rendere  ragionevolmente fiduciosi del fatto che – nel porre sulla bilancia i pesi delle  ‘attenuanti’  insieme a quelli della  ‘giustizia’ - i primi, facendo un ‘miracolo’ ancora, Gesù li farà ‘pesare’ di  più.
            Per inciso,   avete mai notato che nel cristianesimo – a parte la Misericordia - non  si regala niente e tutto si ottiene per …competenza e merito?
            Chissà cosa avrebbero detto,  i sindacalisti di oggi, allora.
          A proposito di ‘giudizio  particolare’, non è che il pensiero della morte sia un pensiero rallegrante ma  non lo è anche perché – per una nostra visione sbagliata – noi identifichiamo  il nostro ‘essere’ con il corpo e quindi pensiamo che soccombendo il corpo  soccomba anche la nostra ‘individualità’…, cioè il nostro ‘io’.
            Ma se pensassimo di essere  invece uno ‘spirito’ – in qualche modo ‘incarnato’ in un corpo umano fin dalla  formazione dell’embrione – e se pensassimo che lo spirito continui a ‘vivere’  anche dopo che il corpo ha ceduto e ha ‘mollato’ – allora vedremmo che il  nostro rapporto con la Morte cambierebbe, semplicemente perché non moriamo. 
            Ecco perché i martiri cristiani  affrontavano con coraggio la morte: perché non morivano! 
            Non era coraggio, era fede.
          Dicevo dunque che una  considerazione che ci deve aiutare ad essere più sereni di fronte alla morte –  nonostante le marachelle che abbiamo fatto in vita delle quali dovremo però un  po’ pentirci – è che se Gesù è Dio di Giustizia, lo é anche di Amore ed è  quindi disposto – se nel frattempo ci siamo pentiti - a passar sopra ad un  sacco di cose perché gli piange il cuore a non salvarci..
            Ma - sulla buona volontà – non  mi stancherò mai di ripeterlo, Gesù non transige: è una questione di Giustizia!
          Chi ascolterà la sua Parola  – dice Gesù – o meglio: chi l’ascolterà mettendola  in pratica, si salverà, perché Egli è venuto proprio ad insegnarci ‘come’  salvarci: cioè spiritualizzandoci ed imparando a comportarci bene, cioè amare  Dio e almeno sopportare il prossimo.
            L’amore infatti – per noi  uomini - non è uno ‘stato assoluto’: un modo perenne di essere, come credo lo  sia per Dio, ma una ‘scala di valori’ che può salire gradualmente sempre di  più. E chi avrà imparato ad ‘amare’ avrà cancellato dal suo spirito gli  egoismi, lo avrà purificato e sarà degno di entrare nel Regno dei Cieli dove  regna l’Amore e dove solo chi si è assimilato all’Amore può entrare e restarvi  per l’eternità.
          
          9.2 Pensiero, Parola,  Energia intelligente che opera: Il Figlio compie  ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole, ma si fa aiutare dall’Amore.
            
              Tutte queste cose, dette oggi a noi cristiani,  sembrerebbero scontate, anche se noi – nella pratica – facciamo come se non ci  credessimo. Ma a quei tempi dovevano essere delle ‘rivelazioni’ sconvolgenti:  un Dio che è Trinità! Padre, Figlio e Spirito Santo…!
  Gesù continua il suo  discorso, riaffermando solennemente, senza più alcuna di quelle prudenze iniziali  di quando aveva cominciato a predicare a Gerusalemme, la propria   identità divina.
  Egli testimonia per se  stesso -  il che, secondo le leggi  ebraiche che prevedono due testimoni, non sarebbe di per sé valido - ma Egli  non lo fa per sé, cioè per gratificare se stesso, ma per attuare il volere e la  missione di salvezza affidatagli dal Padre: Dio Creatore. 
  Il Padre è Spirito  purissimo, è Pensiero Onnipotente e  Creativo, ed il Figlio è Verbo, cioè Parola che traduce in pratica il Pensiero Volitivo del Padre grazie all’Energia ‘cosmica’ dello Spirito Santo.
  Vi stupisce che lo Spirito  Santo sia una ‘Energia’ cosmica? 
  Attenzione: non voglio  intendere che sia ‘Energia’ in senso proprio ma che invece abbia una ‘energia’  cosmica, perché – di energia – ne deve aver avuta ben tanta al momento della  creazione dell’Universo.
          Non ne avete idea?
            Provate un po’ ad  immaginarvi il Big-Bang, quindici miliardi (circa) di anni fa. 
            La Fisica moderna è arrivata  ormai da anni alla conclusione che l’Universo è esploso dal nulla: essa è riuscita ad andare a ritroso e ha  addirittura ‘fotografato’ – attraverso calcoli matematico-scientifici che solo  enormi elaboratori hanno consentito di fare – i primi miliardesimi di secondo dopo la ‘creazione’. 
            La Fisica moderna, che ha  parlato per bocca degli scienziati più conosciuti, come il famoso  cosmologo  Stephen W. Hawking e il ‘Premio Nobel’   Steve  Weinberg, ha ammesso che l’Universo è nato dal Nulla. 
  Dal Nulla!
          Ma vi rendete conto? Riuscite ad afferrare l’idea?  Centinaia, miliardi di galassie…, dal nulla e poi… in fuga!. 
            Dal nulla? In fuga? Non vi  ‘rendete conto’? Ah, ma allora vi faccio leggere quel che ne avevo scritto in  un capitolo del mio ‘Alla Ricerca del  Paradiso perduto’:
          
          
            4.  Dal Big Bang ad oggi.
            Dal  macrocosmo al microcosmo.
          
          E'  una bellissima serata di inizio marzo. Nel cielo notturno occhieggiano tante  stelle. Ho appena cenato e sono uscito fuori all'aperto per una boccata d'aria  ... fresca. In casa scoppiettava la stufa a legna, una stufa a caminetto che  mandava bagliori caldi e tepore di intimità. Ma fuori non fa freddo. E' stata  una splendida giornata ed ora che è notte si sente anche all'esterno un leggero  alito notturno, quasi un soffio dei primi tepori primaverili.
            La  natura - mi aggiro  al buio nel  parco  ed i miei fedeli amici, i miei  cinque pastori tedeschi, mi seguono come ombre protettrici - si sta  risvegliando. Cominciano ad arrivare, con la primavera incipiente, i primi  uccellini. Nella notte si sente ogni tanto, fra le frasche dei lecci, delle  querce, dei pini, sul cedro del Libano che   di fronte alla casa pare stagliarsi immenso contro il cielo, qualche  pigolìo che poi si acqueta.
            Ed  io mi fermo con lo sguardo rivolto in sù, a guardare questa enorme volta  stellata. La luna risplende, le stelle palpitano silenziose e, coi loro  bagliori quasi intermittenti, pare vogliano trasmettere chissà quale messaggio.  Sembrano vicine, eppure ci separano  e le  separano distanze abissali, inconcepibili alla mente umana.
            Vedo  la 'Via lattea', appare come una striscia larga e bianca che si staglia sullo  sfondo blu scuro del cielo. Mi sembra una cosa 'al di fuori' del nostro sistema  solare e invece l'astronomia ci insegna che il nostro sistema solare ne fa  parte, anzi ci è 'immerso' dentro.
            La  Terra gira su se stessa, poi -  lei  insieme agli altri pianeti del sistema solare - girano tutti intorno al Sole.  Il Sole, con il suo 'sistema', gira a sua volta intorno ad un 'qualcosa',  probabilmente un gruppo stellare che fa da centro gravitazionale, e tutto  questo a sua volta gira all'interno di questa nostra enorme galassia dentro la  quale - è l'astrofisica moderna che ce lo dice - vi sono centinaia  di miliardi di stelle. E questa nostra  galassia, la Via Lattea, pare giri a sua volta ancora intorno a qualche  cos'altro. Insomma sembra un gioco di scatole cinesi, indovina indovinello cosa  c'è dopo... E ognuna di queste stelle - mi ripeto - è a distanze  incommensurabili rispetto ad ogni altra stella vicina. E poi ancora, fuori  dalla nostra galassia, altre galassie, anzi miliardi di galassie visibili - con  i potenti radiotelescopi - come minuscoli puntini nei quali però è stato  calcolato che vi sono contenuti altri miliardi e miliardi di stelle...
            Se  non ce lo assicurasse la Scienza, nella quale crediamo, dovremmo dire che non è  possibile, che è tutto pazzesco, che siamo solo di fronte ad una  allucinante illusione ottica. Ma come avranno  fatto a contarle? Che tecnologia avranno utilizzato? Forse le avranno contate  miliardo più miliardo meno, ma è comunque una cosa da far stramazzare di  vertigine, solo che uno provi ad 'immaginare' veramente questi numeri e a  percorrere queste distanze con il pensiero. 
            Ma  non è finito, perché poi l'astrofisica moderna ha constatato che tutte queste  galassie, cioè questi miliardi di ammassi stellari contenenti a loro volta  centinaia di miliardi di stelle, sono in 'fuga'. In fuga...!  Ma in fuga da cosa? In fuga per dove?
  "C'è  stata una 'esplosione'..." , dice la Scienza. Non una esplosione come la  intendiamo comunemente noi, cioè una esplosione che abbia avuto inizio in un  punto preciso dello spazio, come se ad esempio scoppiasse una 'bomba'. No, si è  verificata una 'esplosione' che è esplosa contemporaneamente ovunque...
            Come  obbedendo ad un 'comando' misterioso, l'Energia si è scatenata dal Nulla in una  esplosione immane. Fu quello che ormai tutti conoscono come il Big-Bang. Le  particelle di materia, quelle dei primi istanti, cominciarono ad allontanarsi  l'una dall'altra. La Scienza moderna, che per i suoi studi utilizza ormai  radiotelescopi enormi, calcolatori elettronici che occupano e sono grandi come  interi palazzi, che scruta e studia lo spazio anche dai satelliti, ci dice che  dopo solo un centesimo di secondo dal momento 'zero' (ripeto: un centesimo di  secondo!) il calore liberato da questa esplosione di energia si presume si  dovesse aggirare intorno ai cento miliardi di gradi centigradi ( cioè 10  elevato alla undicesima potenza). Questa - ho letto - era una temperatura più  elevata di quella presente al centro delle stelle più calde e tanto elevata che  nessuno degli elementi della materia così come noi oggi la conosciamo (la  materia costituita cioè di molecole, atomi, nuclei di atomi, elettroni, ecc.)  avrebbe potuto mantenere la sua attuale coesione e struttura.
            Questa  'materia' primordiale dunque era costituita da quelle che la fisica moderna  chiama 'particelle elementari', come gli elettroni (carica elettrica negativa),  i positoni (carica elettrica positiva e massa identica agli elettroni), come i  neutrini (privi di massa e di carica elettrica). E poi, in questo 'brodo'  primordiale vi erano tanti fotoni. Anzi l' universo all'inizio era  praticamente  'pieno' di fotoni, che non  sono altro che 'luce' che a sua volta non è altro che 'fotoni', particelle di  massa zero che viaggiano alla velocità della luce: 299.792 chilometri al  secondo. Sono fotoni, ad esempio, quelli emessi da una lampadina accesa o dal  sole stesso. 
            E  tutte queste particelle, ma ve ne sono molte altre, venivano -  in quei primi centesimi di secondo -  creandosi dall'Energia pura e dopo 'lampi' di vita scomparivano e si  riproducevano con processi di creazione e di annientamento istantanei, come  scintille di fuoco che divampano e si spengono in un accavallarsi caotico.
            All'inizio  - dice dunque oggi la Scienza - era la 'luce', all'inizio era il 'Caos'...
            Toh!  - mi dico per inciso fra me -  ma non è  quello che - un pò più semplicemente e poeticamente - diceva già qualche  migliaio di anni fa la 'famosa' Bibbia, quella dei 'profeti'?
            Era dunque, quello dell'inizio, un universo  'in esplosione', dove le modifiche di 'stato' - dicono i 'Premi Nobel' e gli  altri scienziati - si realizzavano in tempi inimmaginabilmente piccoli,  calcolati in miliardesimi di secondo! Un universo dove a temperature anch'esse  inimmaginabilmente elevate corrispondevano stati della materia completamente  diversi dalla materia attuale.
            Il  Nobel Steve Weinberg scrive. '...  per evitare complessi problemi matematici inizierò pertanto il racconto, in  questo capitolo, un centesimo di secondo circa dopo l'inizio, quando la  temperatura è scesa a soli cento miliardi di gradi Kelvin (10 alla 11a  Kelvin)... l'universo è in questa fase più  semplice e facile da descrivere di quanto non sarà mai più in seguito. E' pieno  di un miscuglio indifferenziato di materia e di radiazione e ciascuna particella  entra rapidissimamente in urto con altre particelle...'
          'Nell'istante  del Big-Bang - scrive il famoso cosmologo Stephen  W. Hawking - si pensa che l'universo avesse dimensioni zero e che fosse  quindi infinitamente caldo. Ma all'espandersi dell'universo la temperatura  della radiazione diminuì. Un secondo dopo il Big-Bang la temperatura era scesa  a circa dieci miliardi di gradi. Questa è una temperatura un migliaio di volte  maggiore di quella vigente al centro del Sole, ma temperature elevate come questa  si raggiungono in esplosioni di bombe H...   circa cento secondi dopo il Big-Bang la temperatura era scesa ad un  miliardo di gradi, la temperatura vigente all'interno delle stelle più calde. A  questa temperatura protoni e neutroni non avevano più energia sufficiente a  sottrarsi all'attrazione della forza nucleare forte, e avevano cominciato a  combinarsi insieme...'
          S.  Weinberg aggiunge da parte sua: '...la temperatura dell'universo è ora di un  miliardo di gradi Kelvin (10 alla 9a K): solo 70 volte più elevata di quella  esistente oggi all'interno del Sole. Dal primo fotogramma sono trascorsi tre  minuti e due secondi. Gli elettroni e i positoni sono per la maggior parte  scomparsi e i principali componenti dell'universo sono ora fotoni, neutrini e  antineutrini. L'energia liberata nell'annichilazione elettrone-positone ha dato  ai fotoni una temperatura superiore del 35 per cento a quella dei neutrini...'
            Dopo  circa tre minuti dall'inizio ( io mi permetterei anche di dire 'minuto più  minuto meno', perché non mi sembra che faccia gran differenza pratica, tanto  questi calcoli scientifici riferiti a quindici miliardi di anni fa mi sembrano  pazzeschi. Anzi per me potevano dire tre giorni dopo come tre anni dopo, cosa  sono rispetto a quindici miliardi di anni?) ad una temperatura di circa un  miliardo di gradi, i protoni e neutroni (anch'essi particelle caotiche che oggi  compongono invece il 'nucleo' della materia attuale) cominciarono ad  'aggregarsi' dando origine a 'nuclei' più complessi, come quello dell'idrogeno  pesante (deuterio), composto da un protone più un neutrone, o quello dell'elio  (2 protoni e 2 neutroni).
            Dopo  tre minuti dal Big Bang, dopo circa solo tre minuti, l'universo era composto  soprattutto di 'luce', neutrini, antineutrini, elettroni, idrogeno, elio.  Questo universo, a seguito dell'esplosione, si 'espandeva' a velocità  incredibili, quasi vicine a quelle della luce, e nello stesso tempo si  'raffreddava' sempre più consentendo infine agli elettroni di unirsi ai nuclei  di idrogeno ed elio, dando luogo agli atomi di idrogeno ed elio che,  condensandosi sotto l' influsso della gravitazione, si sarebbero trasformati  nelle attuali galassie e stelle e poi, raffreddandosi ulteriormente, negli  attuali pianeti, nel pianeta Terra. L'universo si è trasformato cambiando di  'stato', dallo stato gassoso al solido, come   ad esempio dal vapor acqueo all'acqua e dall'acqua al ghiaccio.
            Più  o meno, descritto molto alla buona per capirci meglio (questo non è però un  libro 'scientifico'),  ma più o meno così  la Fisica moderna, l'Astrofisica, i vari premi Nobel  ci spiegano - 'volgarizzando' i concetti  scientifico-matematici - quello  che è  successo quindici miliardi circa di anni fa quando  è 'scoppiato' l'universo, datazione fatta  calcolando 'a ritroso' nel tempo la velocità di fuga delle galassie.
            Tutto  è cominciato dunque da una specie di esplosione di Energia.
  Ma che cos'è l'Energia? 
  Einstein dimostrò che  l'energia di un corpo è equivalente alla sua massa (cioè alla quantità di  materia di quel corpo) moltiplicata per la velocità della luce elevata al  quadrato (E= mc al quadrato). 
            Einstein  - bofonchio fra me - ci ha dunque detto a cosa è 'equivalente', ma non ci ha  detto 'cosa' è - in realtà - l'Energia.
            E  come fanno le stelle a muoversi nello spazio con velocità anche di centinaia di  chilometri al secondo? E come fanno le varie galassie (e noi facciamo parte di  una di esse) ad allontanarsi l'una dall'altra a velocità vicine a quelle della  'luce', trecentomila chilometri al secondo? E dove vanno? Avrà un termine questa  corsa che dura da quindici miliardi di anni? 
            Penso  a queste cose, la mia ragione vacilla e faccio uno sforzo per distogliere lo  sguardo immerso nella profondità del cielo stellato e dei miei pensieri per  riportarlo sulla 'Terra', rivolgendolo alla 'materia' che almeno posso toccare  con mano.
            Ma,  dopo un attimo di riflessione, mi rendo conto che anche qui la mente vacilla.  Guardare dentro alla materia è come scoprire un altro 'universo'  nell'infinitamente piccolo.
            Prima  vi sono le molecole, cioè degli 'aggregati' di atomi,  poi gli atomi. Questi sono a loro volta  composti da un 'nucleo' - costituito da protoni e neutroni - intorno al quale  gravitano degli elettroni. I protoni ed i neutroni vengono tenuti fra loro insieme  dentro al nucleo da delle 'forze' formidabili, tutt'altro che ben conosciute, e  l'elettrone è tenuto a sua volta 'incatenato' al nucleo dell'atomo da altri  tipi di forze. L'esplosione immane di una bomba 'H' è dovuta appunto alla  liberazione di energia conseguente alla disaggregazione del nucleo (provocata  artificialmente dalla tecnologia dell'uomo) in una 'reazione a catena'.
            E  la 'nube' di elettroni che circonda il nucleo di un invisibile atomo
  è circa centomila volte maggiore del nucleo  stesso. Inoltre le forze 'chimiche' che aggregano i vari atomi in molecole,  sono milioni di volte più deboli delle forze che tengono uniti nel nucleo i  protoni ed i neutroni. E infine, ma non è certo la 'fine', si scopre che gli  infinitamente piccoli neutroni e protoni sono a loro volta composti di 'quarks'. E tutte queste particelle  sono regolate nei loro rapporti reciproci da leggi e forze così precise che se  solo una forza di attrazione o repulsione variasse di una frazione  infinitesimale ecco che protoni, neutroni, elettroni non starebbero più  insieme, si disgregherebbero, e la materia, l' universo quale è quello che  osserviamo, cesserebbe di esistere, non esisterebbe neanche l'uomo che è fatto  di molecole, atomi, elettroni, protoni, neutroni, quarks.
            Tutto  ciò è molto pazzesco. Mi domando quale ne sia il senso.
            Me  lo domando in questa notte stellata, rialzando l'occhio dalla terra al cielo  dal quale le stelle mi guardano e 'occhieggiano' come per farmi capire - fra un  palpito e l'altro - che il solo senso di tutto ciò è ...Dio. Dio! Dio!
            Molti  scienziati - anche se un luogo comune li vorrebbe  presentare prevalentemente come 'atei' - sono  arrivati a credere in 'Dio' proprio grazie allo studio più approfondito della  'natura'.
            A.Einstein,  invece - dico fra me e me - vedeva le religioni come una risposta antropomorfa  dell'idea di Dio. Per Einstein esisteva l'Uomo. Einstein - come aveva scritto  (in 'Come io vedo il mondo') - non riusciva ad immaginarsi un Dio che  ricompensi e che punisca l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto  eserciti la sua volontà nello stesso modo con cui la esercitiamo noi stessi.  Egli disse testualmente : 'non voglio e  non posso figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale:  quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicoli, si nutrono di simili  idee...'
          'Però,  Einstein!', mi dico semi-ironico...
            Per questo allora - come scrivono di lui -  avrà dato una buona 'autorevole' mano a far realizzare quel 'confetto', che  tanto dolce non era, che si chiama 'bomba atomica'! 
            Si  legge infatti che fu proprio grazie alla autorevolezza del suo intervento - con  il quale segnalò e attirò l'attenzione dell'allora Presidente Roosvelt sulle  scoperte scientifiche di Fermi e Szilard - che vennero messi a disposizione i  colossali capitali necessari per quelle ricerche che dovevano poi portare alla  bomba di Hiroshima... 
            Per  uno che  non riusciva ad immaginarsi un  Dio che ricompensi e che punisca l’oggetto della sua creazione e - continuo nel  mio acido soliloquio -  per uno che  credeva solo nell'Uomo aveva trovato  un bel sistema, come suol dirsi: 'rapido e sicuro', per toglierne di colpo un  bel po' - di uomini - dalla circolazione... 
            Un  lavoretto rapido, certo, ma anche pulito: qualche miliardo di gradi, come con  le bombe H, e non rimane più niente, proprio niente...
          ***
          Bene, l’energia non l’abbiamo capito cosa sia - e neanche Einstein, se è per questo - ma di  cosa è capace la Parola che traduce  in azione il Pensiero del Padre,  grazie all’Energia dello Spirito  Santo, quello l’abbiam capito tutti, vero?
            Pensiero, Parola, Energia! 
            No? E allora l’avete  capita,almeno, la Trinità?
            No? Consolatevi. Neanche  Vittorio Messori!  
            Nel suo ‘Qualche ragione per credere’, interrogandosi di fronte ad essa, la  definiva infatti un misterioso ‘paradosso’.
            Ma neanch’io, il che è tutto  dire, nonostante la spiegazione che la ‘mia’ Luce mi aveva dato una volta mentre scrivevo‘Alla ricerca del  Paradiso perduto’, così:
           
          51.  La Trinità
           
            Oggi  25 maggio, è la festa della 'SS. Trinità'. 
  Dal  punto di vista religioso, mi è stato spiegato, è una festa 'importante'. 
  'La  Trinità', mi dico. Padre Figlio e Spirito Santo. 
  Ove  si pensi che in realtà queste tre 'Persone' sono puro spirito, di più: tre  spiriti in uno, la mente vacilla.
  Il  'Padre' in qualche modo riesco a 'raffigurarmelo'. Per lo meno me lo immagino  come un 'vecchio', solenne ed austero, con chioma folta e barba bianca,  sopracciglia folte e aggrondate, fronte spaziosa,  sguardo lucido e penetrante, imponente nella  sua maestà. Già! mi dico, questa immagine deve essere il retaggio del Liceo classico,  la memoria di qualche dipinto che devo aver visto su quei libri di Storia  dell'Arte... 
  Il  'Figlio', beh!, qui è più facile. I dipinti si sprecano, e poi ci sono un sacco  di 'film' di vita evangelica. Gesù è quello della iconografia classica. Non me  lo immagino 'crocefisso', anzi questa è una immagine che mi da fastidio, quanto  invece come un uomo alto, snello, con una barba non lunga, un accenno di  baffetti, i capelli lunghi di un biondo ramato, piuttosto 'bello', con uno  sguardo a volte dolce, a volte magnetico e imperioso, a volte sognante e  ispirato, in una tunica color avorio a maniche larghe, lunga fino ai piedi. Mi  dico però che questa deve essere, forse, più o meno, la descrizione che ne ha  fatto la Valtorta in qualche parte della sua opera. Qui vale però il discorso  che ci sono altri mistici, ad esempio, che se lo sono visto con i capelli neri,  e perché non un Gesù 'nero', visto che poi il 'subconscio' può rielaborare le  idee delle visioni, 'vestendole' delle proprie 'convinzioni' inconsce? Un  'nero' che avesse una visione - mi dico - se lo vedrà 'nero'. Tanto a Gesù non  credo che importi essere visto nero o bianco, biondo o bruno, Lui dà all'uomo  che 'riceve' la visione l'idea di sè in senso astratto, ed è poi il cervello  dell’uomo che rielabora questa idea traducendola in una immagine che è  'famigliare' al suo modo, anche inconscio' di pensare. Non avviene forse  qualcosa di simile quando il cervello umano - mi pare di averlo già detto -  rielabora le frequenze 'elettromagnetiche' della luce trasformandole in colori  diversi a seconda del tipo di frequenza? Da qualche parte - la cosa mi aveva  colpito - avevo letto che la frequenza vibratoria dei 'colori' varierebbe dai  770 trilioni (trilioni!) di vibrazioni per minuto secondo del viola, ai 580 trilioni  del verde, per arrivare ai 450 trilioni del  rosso. E gli infrarossi? E gli ultravioletti? Bene, queste vibrazioni o  frequenze dello spettro cromatico ( i cui colori base sono sette: viola,  indico, turchino, verde, giallo, arancione e rosso) colpiscono la nostra  pupilla, attraverso il nervo ottico raggiungono il cervello che le trasforma  nei ben noti colori percepiti dalla nostra sensibilità. Prendo dalla libreria  la Encicolopedia della Scienza e della  Tecnica (Mondadori) e controllo cosa dice alla voce 'colore'.
"  Colore: Vedi anche Luce, Visione nonché la voce Occhio...: il colore non è che  la rappresentazione psichica di una caratteristica fisica delle radiazioni  capaci di stimolare l' occhio umano... il problema della soggettività del  colore, l'interrogativo se esso sia qualcosa di materiale distribuito sulla  superficie dei corpi, l'incapacità di spiegare, di conseguenza, la colorazione  dell'arcobaleno (riuscendo difficilissima da accettare l 'ipotesi che un colore  di natura materiale sia distribuito sulla superficie delle minutissime gocce  dalle quali sorge l'arcobaleno ) affiorano costantemente negli scritti di tutte  le epoche su questo argomento... la sintesi di tanto lavoro si può  rappresentare così: le onde elettromagnetiche emesse o diffuse da un corpo  materiale ( e per loro natura evidentemente prive di luminosità e di colore )  penetrano nell'occhio dell'osservatore e vengono assorbite dalla retina,  provocandovi reazioni chimiche accompagnate da fenomeni elettrici, come è  dimostrato dalle registrazioni elettroretinografiche. Hanno così origine gli  impulsi nervosi che si propagano lungo i nervi ottici fino a raggiungere la  zona della corteccia cerebrale destinata alle sensazioni visive... Questi  impulsi vengono elaborati e presentati dalla psiche mediante fantasmi dotati di  una data brillanza e di dati colori, oltre che di una forma e di una posizione  nello spazio. Con queste caratteristiche la psiche intende rappresentare nel  loro complesso le innumerevoli informazioni che le pervengono per la via dei  nervi ottici, integrandole, quando è necessario, mediante l'intervento  dell'esperienza conservata nella memoria, della fantasia, del raziocinio e di  informazioni pervenute anche da altre vie nervose...'
Basta  così, mi dico. Questi, che sono 'scientifici', mi parlano di 'fantasmi' e mi  danno delle spiegazioni che saranno, anzi sono, scientifiche, ma sono tanto  complicate che mi è più facile, piuttosto, darmi una spiegazione delle  'visioni' dei mistici che certamente dovranno avvenire in una maniera meno  complicata. Cos'è che aveva detto la 'Luce' ? Che era per questo che all'uomo  era stata data la 'sensibilità', cioè perché la natura gli apparisse 'bella'  anche quando era in insieme di onde elettromagnetiche? 
            Lasciamo  comunque questa divagazione e torniamo allo Spirito Santo.  Ma come si fa a immaginarselo come una  'colomba' ? Perché come una colomba? Mi pare di ricordare che ne parlasse il  Vangelo. Tiro fuori dal cassetto un libriccino con i quattro vangeli, dò una  occhiata, Vangelo di Giovanni (1.32):
          "  Giovanni rese testimonianza dicendo: 'Ho visto lo Spirito scendere come una  colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha  inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L' uomo sul quale vedrai  scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho  visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio'..."
     
            Ecco  da dove nasce allora, mi dico, la faccenda della 'colomba'. Se Dio, che è puro  spirito, voleva manifestarsi ai sensi ed alla immaginazione di un uomo, posso  ragionevolmente pensare che potesse manifestarsi 'in visione' come una colomba  sul capo di Gesù. Non era poi necessario che la colomba ci fosse  'effettivamente'. Quella poteva essere anche una illusione ottica, una visione  appunto. L'importante era che attraverso quella visione Giovanni Battista,  perché è di lui che parla qui Giovanni l'evangelista, potesse 'individuare'  Gesù  da un segno soprannaturale e  indicarlo - come fece il giorno dopo - a quelli che sarebbero poi stati i primi  due discepoli di Gesù: Andrea, fratello di Pietro, e Giovanni, lo stesso  evangelista che scrive questo vangelo.
            Però,  immaginarmi lo Spirito Santo come una colomba per me è troppo. Non ci riesco,  non riesco a 'personalizzare' il rapporto. E comunque non riesco neanche a  concepire come possano essere tre distinte persone in una.
          Luce: 
              La Trinità. Quale mistero ineffabile.  Ineffabile perché 'non si può dire', ineffabile perché è un Segreto di Grazia:  Tre Persone in Una, un Dio solo in Tre Persone.
              Non è un gioco di parole, ma una Verità.
              Invano voi uomini vi affannate a scoprire il  significato dell'arcano segreto.  Mente  umana non può concepire.
              Non riuscite a comprendere l'immensità  dell'universo. Intuite, ma non riuscite a comprendere appieno, l'intima struttura  della materia  e pretendereste di capire  l'immensità e l'intima struttura di Dio?
              Per questo, attraverso i miei profeti,  attraverso mio Figlio mandato in mezzo a voi, ho voluto spiegarvi che Io sono  'Padre', che mio Figlio è 'Figlio', e che lo Spirito Santo è 'Amore' che ci  unisce.
              Questo, ed è già tanto, è sufficiente a  farvi capire l'essenziale della vostra e  della mia natura: voi siete 'figli',  Io vi sono Padre.
              Ecco perché dovete riposare fiduciosi nel  mio seno. Non è solo il seno di un Dio, di Dio, è soprattutto il seno di vostro  Padre, quello celeste, quello vero, il Padre della vostra anima, quella che  sopravvive eterna, ché il padre terreno, pur nella nobiltà del compito che ha,  compito non sempre bene assolto, è uno strumento, strumento della mia volontà  di avere tanti figli spirituali da amare.
              Ricordati sempre, nella vita, di avere un  Padre. Ricordati sempre di chiamarmi. Posso resistere al richiamo di un figlio  che mi invoca? Troppe volte ti dimentichi del Padre, che ti tiene in braccio.  Non farti di  Me un'immagine austera,  severa, lontana, innaccessibile, terribile nella sua Maestà. Pensa, di Me, al  'Padre', ché Padre migliore non v'è.
           Certo.  Padre, Figlio e Spirito Santo. Pensare al Padre come al 'padre', al Figlio come  ad un suo 'figlio', e anche nostro fratello, ed alla Spirito Santo come  'amore' al massimo livello. Però per me continua a rimanere un 'mistero'. Ci  deve essere dell'altro... Ricordo, ad esempio,   la Genesi (La creazione –  Creazione della materia primordiale, 1, 1-2):
          'In  principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era deserta e vuota; le  tenebre ricoprivano l'abisso e sulle  acque aleggiava lo Spirito di Dio...'
          Mi  torna poi alla mente il bellissimo 'Prologo' del Vangelo di San Giovanni (  Divinità del Verbo, 1, 1-10):
          In  principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era  in principio presso Dio. Tutto fu fatto  per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste. In lui  era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende fra le  tenebre, ma le tenebre non l'hanno ricevuta... Era la luce vera, che illumina  ogni uomo, che viene al mondo. Era nel mondo; il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe.
          Ecco  mi sembra di cogliere un senso 'cosmico' in tutto ciò. Ripenso infatti  all'astrofisica che ci spiega che al momento 'zero' vi è stata una  inimmaginabile esplosione o liberazione di 'Energia' venuta dal 'nulla', e ora vediamo la creazione 'in atto' ormai da quindici  miliardi di anni. Nella Genesi si dice appunto che lo 'Spirito' aleggiava sulle  acque della terra in formazione, l'incarnazione del Figlio di Dio è avvenuta  inoltre grazie all'opera dello Spirito Santo, che però è anche Amore, il  Vangelo di Giovanni dice che 'Gesù', fin dal principio era il 'Verbo' ed era  'Dio', e che tutto fu fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto di  quanto esiste.. Quale è il nesso 'logico' che può legare le 'tre Persone' alla  Creazione? Vi è un modo più 'razionale' per avvicinarsi di più a questo mistero  senza doverlo 'respingere' perché al di fuori di ogni 'logica' razionale e  quindi da considerare 'inattendibile' ?
          Luce: 
              Cerchiamo di mettere a fuoco un concetto: il  rapporto fra Padre, Figlio e Spirito Santo,   affinché - a titolo di esempio - tu lo possa far capire meglio agli altri.
              E' sempre lo Spirito Santo l'Autore di ogni  insegnamento divino, anche quando 'parla' Gesù che è la Parola del Pensiero del  Padre che parla a mezzo dello Spirito Santo. Ma lo Spirito Santo - attento!- è  mezzo ma non un 'mezzo', cioè uno 'strumento' del Padre, perché lo Spirito  Santo è Dio, come il Padre, come il Figlio, ed è Dio in unità con Padre e  Figlio, perché Dio è Uno ma Trino nelle Persone come un 'poliedro' (vedi che  questa immagine si presta  a molte cose?)  con tre facce triangolari uguali: le facce son tre, come le Persone della  Divinità. Il poliedro, cioè Dio, è uno. Capito meglio? E a chi per cultura  razionalista o per propensione 'filosofica' preferisce un altro approccio -  diciamo filosofico/cosmico - , potrai dire, potrai 'spiegare' , con il concetto  di certe filosofie orientali  a mo' di paragone, che la 'Trinità' possono  provare ad immaginarla come Pensiero Potente del Padre, che attraverso  l'Energia Intelligente dello Spirito - che è mezzo ma non strumento - si  'realizza' attraverso la 'Creazione', che è la Parola del Figlio. Il Padre  dunque esprime il suo Pensiero attraverso il Figlio, che è Parola, per mezzo  dello Spirito che non è però un 'mezzo', cioè uno strumento, ma è Dio. E' cioè  la Persona della Divinità che ha il compito di illuminare le menti, oltre che  di 'creare' la Creazione. Comunque sia, tu, uomo 'finito', non potrai mai  capire con la tua mente l'Infinità di Dio - che non devi dunque 'capire' ma  'sentire', cioè amare - ma tanto ti basti, a te e agli altri, per 'avvicinarti'  psicologicamente a questo mistero. Ricordati comunque, sempre, che Dio è puro  Spirito e che qualsiasi raffigurazione l'uomo ne faccia non sarà mai simile  alla realtà.
          Mah...!,  mi dico. Non so se come 'paragone' sarà tanto facile farlo capire. Meglio dire  semplicemente che il Padre è il padre migliore che ci possiamo aspettare, il  Figlio è figlio del Padre ed il Fratello migliore che ci possiamo aspettare, e  lo Spirito è un Amore che più  'amore' di  quello non ve n'è.
          
          ***
          Torniamo al discorso  interrotto di Gesù al Tempio e a quel che Egli stava dicendo sulla sua natura di  Dio, figlio di Dio.
   Siccome i Giudei presenti continuavano a  pensare dentro di sé che comunque la ‘testimonianza’ di Gesù a proprio favore -  da sola - non bastava, Egli risponde loro che evidentemente essi non  consideravano valida neppure quella di un personaggio come Giovanni Battista  che, al battesimo del Giordano, aveva indicato in Gesù il Messia sul cui capo  aveva visto scendere lo Spirito Santo sotto forma di colomba.
            Vi pare impossibile che lo  Spirito Santo potesse manifestarsi sotto le apparenze di una ‘colomba’?
            E vi pare impossibile anche  dopo aver letto del Big-Bang?
          Essi però – continuava Gesù  - non vogliono ascoltare Giovanni (e questo di Gesù ora non è più un ‘discorso’  perché credo che Egli cambi tono facendolo diventare una requisitoria) poiché ad essi in realtà piace ascoltare  solo quello che gli piace credere, perché  così fa loro comodo…!
            La folla al Tempio doveva ascoltare attenta a non  perdersi una parola ed a godersi lo spettacolo di quegli scribi e farisei.
            Scribi e farisei – a quell’epoca - non dovevano  essere molto stimati se lo stesso Gesù una volta disse alla gente qualcosa  come: ‘Fate quel che dicono gli scribi e farisei ma  non quello che fanno’…). 
            Essi – la voce di Gesù doveva risuonare rimbombante  sotto i portici del Tempio - subivano ora impotenti e livorosi l’impatto di  quella foga oratoria alla quale non riuscivano a porre argine perché sapevano  che era verità.
            Splendida scena! Come si  faceva a non convertirsi, essendo vissuti a quei tempi?
            Ma – continua sempre Gesù -  c’è invece un’altra testimonianza di  chi Egli sia in realtà, ed è la testimonianza delle ‘opere’ e cioè le cose strabilianti che egli continuamente fa e che  possono essere fatte solo da chi è unito  a Dio, e che anzi attestano che Egli è proprio da Dio. 
            Dio è puro spirito e –  continua – ‘voi non avete mai udito la  sua voce, non avete mai visto il suo volto…’, ma ‘la sua Parola non dimora in voi perché voi non credete a Colui che Egli  ha mandato!’.
            E’ inutile - recrimina insomma Gesù - studiare a  memoria le scritture, se poi non si sanno interpretare. Sono le Scritture  quelle che preannunziano la venuta del Messia. Se uno venisse a proprio nome  per dirvi cose che a voi piacciono gli dareste credito. Ma se uno viene invece  a nome di Dio per annunciarvi delle verità scomode, allora lo respingete anche  se è mandato da Dio Padre in persona.
            Voi, che dite di credere alle Scritture, sarete  accusati nel giorno del Giudizio da quello stesso Mosè che mi preannunciò  parlando appunto del Messia  nel  Deuteronomio.
            Ma – conclude sconsolatamente –  ‘se non credete nemmeno a quello che lo stesso Mosè ha scritto di me, voi, potrete mai credere alle mie  parole?’.
          Bella questa requisitoria di  Gesù, come ce la racconta Giovanni. Mi sarebbe proprio piaciuto esser là  presente.
  Ma perché – rifletto - quel  che ha detto esattamente Gesù non  andiamo allora a vedercelo direttamente sulla Valtorta?
           
          225. Il paralitico della piscina di Betseida e  la disputa sulle opere del Figlio di Dio.
          
          21  luglio 1945.
            Gesù è in  Gerusalemme e precisamente nei pressi dell'Antonia.  Con Lui sono tutti gli apostoli meno  l'Iscariota.  Molta folla si affretta al  Tempio.  Sono in veste di festa tutti,  talito gli apostoli come gli altri pellegrini, e penso perciò siano i giorni di  Pentecoste.  Molti mendicanti si  mescolano alla gente, lamentando le loro miserie con delle nenie pietose e  dirigendosi ai posti migliori, presso le porte del Tempio o ai crocevia da cui  la folla viene verso di esso.  Gesù passa  beneficando questi miserabili, dei quali è cura fare l'esposizione integrale  delle loro miserie oltre che la narrazione delle stesse.
            Ho  l'impressione che Gesù sia già stato al Tempio, perché sento che gli apostoli parlano  di Gamaliele che ha fatto mostra di non vederli, nonostante che Stefano, uno  dei suoi uditori, gli segnalasse il passaggio di Gesù.
            Sento  anche che Bartolomeo chiede ai compagni: « Che avrà voluto dire quello scriba  con la frase: " Un gruppo di montoni da basso macello "? ».
  «  Avrà parlato di qualche suo affare » risponde Tommaso. « No. Indicava noi.  L'ho visto bene.  E poi!   La seconda frase era conferma della prima.  Ha detto sarcastico: Fra poco l'agnello sarà  lui pure da tosa e poi da macello ».  
  «  Sì, ho sentito io pure » conferma Andrea.
  «  Già!  Ma a me brucia la voglia di tornare  indietro e chiedere al compagno dello scriba che cosa sa di Giuda di Simone»  dice Pietro.
  «Ma  nulla sa!  Questa volta Giuda non c'è  perché veramente ammalato.  Noi lo  sappiamo.  Forse ha realmente troppo  sofferto del viaggio fatto.  Noi siamo  più robusti.  Lui è vissuto qui, comodo.  Si stanca» risponde Giacomo di Alfeo.
  «  Sì, noi lo sappiamo.  Ma quello scriba ha  detto: " Manca il camaleonte al gruppo ". Il camaleonte non è quello  che cambia colore tutte le volte che vuole? » chiede Pietro.
  «  Sì, Simone.  Ma certo hanno voluto dire  per i suoi abiti sempre nuovi.  Ci  tiene.  E’ giovane.  Va compatito...» concilia lo Zelote.
  «  E’ vero anche questo.  Però!... Che frasi  curiose! » conclude Pietro.
  «  Sembra sempre che minaccino » dice Giacomo di Zebedeo. 
  «  E’ che noi sappiamo di essere minacciati e sentiamo minacce anche dove non ce  ne sono... » osserva Giuda Taddeo.
  «  E vediamo colpe anche dove non esistono » termina Tommaso.
  «  Eh! già!  Il sospetto è brutto... Chissà  come sta oggi Giuda? Intanto si gode quel paradiso, con quegli angeli... Ci  starei anche io ad ammalarmi per avere tutte quelle delizie! » dice Pietro, e  Bartolomeo gli risponde: « Speriamo che guarisca presto.  E’ necessario terminare il viaggio perché il  caldo incalza ».
  «  Oh! le cure non gli mancano, e poi... ci pensa il Maestro se mai » assicura  Andrea.
  «  Aveva molta febbre quando lo abbiamo lasciato.   Non so come gli sia venuta, così... » dice Giacomo di Zebedeo, e Matteo  gli risponde: « Come viene la febbre!   Perché deve venire.  Ma non sarà  nulla.  Il Maestro non è per nulla  impensierito.  Se avesse visto del brutto  non avrebbe lasciato il castello di Giovanna ».
            Infatti  Gesù non è per nulla impensierito.  Parla  con Marziam e con Giovanni, andando avanti e dando elemosine.  Certo spiega al bambino molte cose, perché  vedo che gli indica questo e quello. E’ diretto verso la fine delle mura del  Tempio all'angolo nord-est.  Là vi è  molta folla che si dirige verso un luogo molto porticato, che precede una porta  che sento chiamare "del Gregge".
  «  Questa è la Probatica, la piscina di Betseida.   Ora guarda bene l'acqua.  Vedi  come è ferma ora?  Fra poco vedrai che ha  come un movimento e si alza, toccando quel segno umido.  Lo vedi?   Allora scende l'angelo del Signore, l'acqua lo sente e lo venera come  può.  Egli porta l'ordine all'acqua di  guarire l'uomo pronto a tuffarsi in essa.   Vedi quanta gente?  Ma troppi si  distraggono e non vedono il primo movimento dell'acqua; oppure i più forti,  senza carità, respingono i più deboli.   Non ci si deve mai distrarre davanti ai segni di Dio.  Occorre tenere l'anima sempre vigilante,  perché non si sa mai quando Dio si mostri o mandi il suo angelo.  E non si deve mai essere egoisti, neanche per  salute.  Molte volte, per stare a  litigare su chi tocca prima o chi ne ha maggiore bisogno, questi infelici  perdono il beneficio della venuta angelica ,.
            Gesù  spiega paziente a Marziam, che lo guarda coi suoi occhi ben spalancati,  attenti, e intanto tiene d'occhio anche l'acqua.
  «  Si può vedere l'angelo?  Mi piacerebbe ».
  «  Levi, pastore della tua età, lo vide.   Guarda bene anche tu e sii pronto a lodarlo ».
            Il  bambino non si distrae più.  I suoi occhi  sono sull'acqua e sopra l'acqua, alternativamente, e non sente più nulla, non  vede più altro.  Gesù intanto guarda quel  piccolo popolo di infermi, ciechi, storpi, paralitici, che aspettano.  Anche gli apostoli osservano  attentamente.  Il sole fa giuochi di luce  sull'acqua e invade da re i cinque ordini di portici che circondano le piscine.
  «  Ecco, ecco! », trilla Marziam. « L'acqua cresce, si muove, splende!  Che luce!   L'angelo! »... e il bambino si inginocchia.
            Infatti  nel moto del liquido nella vasca, che pare accrescersi per un flutto subitamente  immesso che lo gonfi, elevandolo verso il bordo, l'acqua splende come uno  specchio messo al sole. Un bagliore abbacinante per un attimo.
            Uno  zoppo è pronto a tuffarsi nell'acqua per uscirne dopo poco con la gamba, già  rattratta da una grande cicatrice, perfettamente guarita.  Gli altri si lamentano e litigano col  risanato, dicendo che infine lui non era impossibilitato al lavoro mentre loro  sì.  E la zuffa continua.
            Gesù  si volge intorno e vede un paralitico sul suo lettuccio che piange piano.  Gli va vicino, si curva e lo carezza  domandandogli: « Piangi? ».
  «Sì.  Nessuno pensa mai a me.  Sto qui, sto qui, tutti guariscono, io  mai.  Sono trentotto anni che giaccio sul  dorso, ho consumato tutto, mi sono morti i miei, ora sono di peso ad un parente  lontano che mi porta qui al mattino, mi riprende alla sera... Ma come gli pesa  farlo!  Oh! vorrei morire! ».
  «  Non ti desolare.  Tanta pazienza e fede  hai avuto!  Dio ti esaudirà ».
  «  Lo spero... ma vengono momenti di sconforto.   Tu sei buono. Ma gli altri... Chi è guarito potrebbe, in ringraziamento  a Dio, stare qui a soccorrere i poveri fratelli... ».
  «  Dovrebbe farlo, infatti.  Ma non avere  rancore.  Essi non ci pensano.  Non è malanimo il loro.  E’ la gioia di essere guariti che li rende  egoisti.  Perdonali... ».
  «  Tu sei buono.  Tu non faresti così.  Io mi sforzo a trascinarmi con le mani fino  là, quando la vasca è mossa.  Ma sono  sempre preceduto da un altro, e presso l'orlo non ci posso stare; sarei  calpestato.  E anche stessi là, chi mi  calerebbe?  Se ti avevo visto prima lo  chiedevo a Te... ».
  «  Vuoi proprio guarire?  Allora alzati!   Prendi il tuo letto e cammina! ».
            Gesù  si è rialzato per dare il comando e pare che, alzandosi, alzi anche il  paralitico, perché questo sorge in piedi e poi fa uno, due, tre passi, quasi  incredulo, dietro a Gesù che se ne va, e visto che cammina proprio ha un grido  che fa volgere tutti.
  «  Ma chi sei?  In nome di Dio,  dimmelo!  L'angelo del Signore, forse? ,.
  «  Io sono da più di un angelo.  Il mio nome  è Pietà.  Va' in pace ».
            Tutti  si affollano.  Vogliono vedere.  Vogliono parlare.  Vogliono guarire.  Ma accorrono le guardie del Tempio, che credo  sorvegliassero anche la piscina, e respingono quel vociante assembramento  minacciando castighi.
            Il  paralitico prende la sua barellina - due stanghe su due paia di piccole ruote e  un telo sdruscito inchiodato sulle stanghe - e se ne va felice, urlando a Gesù:  « Ti ritroverò.  Non dimenticherò il tuo  nome e il tuo volto ».
            Gesù,  mescolandosi alla folla, se ne va in un altro senso, verso le mura.
            Ma  non ha ancora superato l'ultimo portico che giungono, come spinti da una furia  di vento, un gruppo di giudei delle caste peggiori, tutti accumunati nel  desiderio di dire insolenze a Gesù.   Cercano, guardano, scrutano.  Ma  non riescono a capire bene di che si tratta, e Gesù se ne va mentre questi,  delusi, dietro indicazioni delle guardie, assalgono il povero e felice risanato  e lo rimproverano:
  « Perché porti via questo letto? E’  sabato.  Non ti è lecito ».
            L'uomo  li guarda e dice: « Io non so niente.  So  che quello che mi ha guarito mi ha detto: " Prendi il tuo letto e cammina  ". Questo so ».
  «  Sarà certo un demonio, perché ti ha ordinato di violare il sabato.  Come era?   Chi era?  Giudeo?  Galileo?   Proselite? ».
  «  Non lo so.  Era qui.  Mi ha visto piangere e mi è venuto  vicino.  Mi ha parlato.  Mi ha guarito.  Se ne è andato con un bambino per mano.  Credo suo figlio, perché è in età di avere un  figlio di quel tempo ».
  «  Un bambino?  Allora non è Lui!... Come ha  detto di chiamarsi?  Non glielo hai  chiesto?  Non mentire!
  «  Mi ha detto che si chiama Pietà ».
  «  Sei uno stolto!  Quello non è un nome! ».
            L'uomo  si stringe nelle spalle e se ne va.
            Gli  altri dicono: « Era certo Lui.  Lo hanno  visto nel Tempio gli scribi Ania e Zaccheo ».
  «  Ma Lui non ha figli! ».
  «  Eppure è Lui.  Era coi discepoli ».
  «  Ma Giuda non c'era. E’ quello che conosciamo bene.  Gli altri... possono essere gente qualunque  ».
  «  No. Erano loro ».
            E  la discussione continua mentre i portici si riaffollano di malati...
          (...  )
            Gesù  rientra nel Tempio da un altro lato, quello del lato ovest che è quello che  fronteggia il più della città.  Gli  apostoli lo seguono.  Gesù si guarda  intorno e vede finalmente ciò che cerca, Gionata, che a sua volta lo cerca.
  «  Sta meglio, Maestro.  La febbre  cala.  Tua Madre dice che spera potere  venire entro il prossimo sabato » .
  «  Grazie, Gionata.  Sei stato puntuale ».
  «  Non molto. Mi ha trattenuto Massimino di Lazzaro. Ti sta cercando. E’andato al  portico di Salomone ».
  «  Vado a raggiungerlo.  La pace sia con te,  e porta la mia pace alla Madre e alle discepole, oltre che a Giuda ».
            E  Gesù va svelto verso il portico di Salomone, dove infatti trova Massimino.
  «  Lazzaro ha saputo che sei qui. Ti vuol vedere per dirti una grande cosa.  Verrai? ».
  «  Senza dubbio.  E presto.  Puoi dire che mi attenda in settimana ».
            Anche  Massimino se ne va dopo poche altre parole.
  «  Andiamo a pregare ancora, poiché siamo tornati fin qui » dice Gesù e va verso  l'atrio degli Ebrei.
            Ma  presso il medesimo incontra il paralitico guarito, che è andato a ringraziare  il Signore.  Il miracolato lo scorge fra  la folla e lo saluta con gioia, e gli racconta quanto è accaduto alla piscina  dopo la sua partenza.  E termina: « Mi ha  poi detto uno, che si è stupito di vedermi qui sano, chi Tu sei.  Tu sei il Messia. E’ vero? ».
  «  Lo sono.  Ma anche tu fossi stato guarito  dall'acqua, o da un altro potere, avresti sempre lo stesso dovere verso  Dio.  Quello di usare la salute per buone  opere.  Tu sei guarito.  Va' dunque con buone intenzioni a riprendere  le attività della vita.  E non peccare  mai più.  Che Dio non ti abbia a punire  più ancora.  Addio.  Va' in pace ».
  «  Io sono vecchio... non so nulla... Ma vorrei seguirti per servirti, e per  sapere.  Mi vuoi?».
  «  Non respingo nessuno.  Pensaci però prima  di venire.  E se sei deciso vieni ».
  «  Dove?  Non so dove vai... ».
  «Per  il mondo.  Dovunque troverai dei  discepoli che ti guideranno a Me.  Il  Signore ti illumini per il meglio ». Gesù ora va al suo posto e prega...
            Io  non so se il guarito vada spontaneamente dai giudei o se questi, essendo alla  posta, lo fermino per chiedergli se quello che gli ha ora parlato è colui che  lo ha miracolato.  So che l'uomo parla  coi giudei e poi se ne va, mentre questi vengono presso la scala da dove deve  scendere Gesù per passare negli altri cortili e uscire dal Tempio.  Senza salutarlo, quando Gesù giunge gli  dicono: « Dunque Tu continui a violare il sabato, nonostante tutti i rimproveri  che ti vengono fatti?  E vuoi che ti si  rispetti come inviato di Dio? ».
  «Inviato?   Più ancora, come Figlio.  Perché  Dio mi è Padre.  Se non mi volete  rispettare, astenetevene.  Ma Io non  cesserò di compiere la mia missione per questo.  Non c'è un attimo in cui Dio  cessi di operare.  Anche ora il Padre mio  opera, ed lo pure opero, perché un buon figlio fa ciò che fa il padre suo, e  perché per operare sulla terra Io sono venuto ».
            Della  gente si avvicina per udire la disputa.   Fra essa vi sono persone che conoscono Gesù, altre che ne sono state  beneficate, altre che lo vedono per la prima volta; alcuni lo amano, altri lo  odiano, molti sono incerti.  Gli apostoli  fanno nucleo col Maestro.  Marziam ha  quasi paura e fa un visetto prossimo al pianto.
            I  giudei, una mescolanza di scribi, farisei e sadducei, gridano alto il loro  scandalo: « Tu osi!  Oh!  Si dice Figlio di Dio!  Sacrilegio!  Dio è Colui che è, e non ha figli!  Ma chiamate Gamaliele!  Ma chiamate Sadoc!  Adunate i rabbi, che odano e confutino ».
  «  Non vi agitate.  Chiamateli e vi diranno,  se è vero che sanno, che Dio è uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo, e che il Verbo, ossia il Figlio del Pensiero, è venuto, secondo  che era profetizzato, per salvare Israele e il mondo dal Peccato. Il Verbo sono  Io.  Sono il Messia predetto.  Nessun sacrilegio perciò se do al Padre il  nome di Padre mio.  Voi vi inquietate  perché Io faccio miracoli, perché con ciò attiro a Me le folle e le  convinco.  Voi mi accusate di essere un  demonio perché opero prodigi.  Ma Belzebù  è per il mondo da secoli e, in verità, non gli mancano gli adoratori devoti...  Perché allora egli non fa ciò che Io faccio? ».
            La  gente bisbiglia: « E’ vero! E’ vero!   Nessuno fa ciò che Egli fa ».
            Gesù  continua.
  «  Io ve lo dico: è perché Io so ciò che egli non sa e posso ciò che egli non  può.  Se Io faccio opere di Dio è perché Io  sono suo Figlio.  Da sé uno non può  arrivare a fare se non ciò che ha veduto fare.  Io, Figlio, non posso fare se non  ciò che ho veduto fare dal Padre essendo Uno con Lui nei secoli dei secoli, non  dissimile nella natura né nel potere.   Tutte le cose che fa il Padre le faccio Io pure che sono suo Figlio.  Né Belzebù né altri possono fare ciò che Io  faccio, perché Belzebù e gli altri non sanno ciò che Io so.  Il Padre ama Me, suo Figlio, e mi ama senza  misura così come Io lo amo.  Perciò mi ha  mostrato e mi mostra tutto quanto Egli fa, acciò Io faccia ciò che Egli fa, Io  sulla terra, in questo tempo di Grazia, Egli in Cielo, da prima che il Tempo  fosse per la terra.  E mi mostrerà opere  sempre maggiori acciò Io le faccia e voi ne restiate meravigliati.  Il suo Pensiero è inesauribile nel  pensare.  Io lo imito essendo  inesauribile nel compiere ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole.
            Voi  ancora non sapete quanto l'Amore crei inesauribilmente.  Noi siamo l'Amore.  E non  vi è limitazione per Noi, né vi è cosa che non possa essere applicata sui tre  gradi dell'uomo: l'inferiore, il superiore, lo spirituale.  Infatti, così come il Padre risuscita i morti  e rende loro la vita, ugualmente Io, Figlio, posso dare la vita a quelli che  voglio, e anzi, per l'amore infinito che il Padre ha per il Figlio, mi è  concesso non solo di rendere vita alla parte inferiore, ma bensì anche vita  alla superiore liberando il pensiero dell'uomo e il suo cuore dagli errori  mentali e dalle male passioni, e alla parte spirituale rendendo allo spirito la  sua libertà dal peccato, perché il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso  ogni giudizio al Figlio, essendo il Figlio Colui che col proprio sacrificio ha  comperato l'Umanità per redimerla; e ciò il Padre fa per giustizia, perché a  Colui che paga con sua moneta è giusto sia dato, e perché tutti onorino il  Figlio come già onorano il Padre.
  Sappiate che, se separate il Padre dal  Figlio o il Figlio dal Padre e non vi ricordate dell'Amore, voi non amate Dio  come va amato, con verità e sapienza, ma commettete un'eresia  perché date culto a uno solo mentre Essi sono una mirabile Trinità.  Perciò chi non onora il Figlio è come non  onorasse il Padre, perché il Padre, Dio, non accetta che una sola parte di Sé sia  adorata, ma vuole sia adorato il suo Tutto.   Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato per  pensiero perfetto di amore.  Nega dunque  che Dio sappia fare opere giuste.  In  verità vi dico che chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato  ha la vita eterna e non è colpito da condanna, ma passa da morte a vita, perché  credere in Dio e accettare la mia parola vuol dire infondere in sé la Vita che  non muore.
  Sta venendo l'ora, anzi per molti è già  venuta, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l'avrà sentita  risuonare vivificatrice in fondo al cuore vivrà.  
  «  Che dici, tu, scriba?».
  «  Dico che i morti non odono più nulla, e che Tu sei folle ».
            Il  Cielo ti persuaderà che così non è, e che il tuo sapere è nullo rispetto a  quello di Dio.  Voi avete talmente umanizzato le cose soprannaturali che non date più  alle parole altro che un significato immediato e terreno.  Avete insegnato l'Haggadda su formole fisse, vostre, senza sforzarvi a comprendere le allegorie nella loro verità, e ora,  nel vostro animo stanco di essere pressato da una umanità trionfante sullo  spirito, non credete più neppure a ciò che insegnate.  E questa è la ragione per cui non potete più  lottare contro le forze occulte.
  La morte di cui lo parlo non è quella della  carne, ma dello spirito.   Verranno coloro che odono con le orecchie la mia parola e l'accolgono  nel loro cuore e la mettono in pratica.  Costoro, anche se morti nello spirito,  riavranno vita, perché la mia Parola è Vita che si infonde.  Ed Io la posso dare a chi voglio, perché in Me  è perfezione di Vita, perché come il Padre ha in Sé la Vita perfetta così pure  il Figlio ebbe dal Padre la Vita, in Se stesso, perfetta, completa, eterna,  inesauribile e trasfondibile.  E con la  Vita il Padre mi ha dato il potere di giudicare, perché il Figlio del Padre è il Figlio dell'uomo, e può e deve  giudicare l'uomo.  E non vi  meravigliate di questa prima risurrezione, quella spirituale, che Io opero con  la mia Parola.  Ne vedrete di più forti  ancora, più forti per i vostri sensi pesanti, perché in verità vi dico che non vi è cosa più grande della invisibile  ma reale risurrezione di uno spirito.   Presto viene l'ora in cui i sepolcri saranno penetrati dalla voce del  Figlio di Dio e tutti quelli che sono in essi la udranno.  E coloro che fecero il bene ne usciranno per  andare alla risurrezione della Vita eterna, e quanti fecero il male alla  risurrezione della condanna eterna.
            Questo  Io non dico di fare e non farò da Me stesso, per mio solo volere, ma per volere  del Padre unito al mio. lo parlo e giudico secondo che ascolto, e il mio  giudizio è retto perché non cerco il mio volere, ma il volere di Colui che mi  ha mandato.  Io non sono separato dal  Padre.  Io sono in Lui ed Egli è in Me,  ed Io conosco il suo pensiero e lo  traduco in parola ed in azione.
            Quanto  Io dico per rendere testimonianza a Me stesso non può essere accettabile al  vostro spirito incredulo, che non vuole vedere in Me altro che l'uomo simile a  voi tutti.  Anche un altro ve ne è che testifica per Me, e che voi dite di venerare  come grande profeta.  Io so che la  sua testimonianza è vera.  Ma voi, voi  che dite di venerarlo, non accettate la sua testimonianza perché è disforme al  vostro pensiero che mi è nemico. Voi non accettate la testimonianza dell'uomo  giusto, del Profeta ultimo di Israele perché, in ciò che vi piace, dite che  egli non è che un uomo e può sbagliare.   Voi avete mandato ad interrogare Giovanni, sperando che dicesse di Me  ciò che voi desideravate, ciò che di Me voi pensate, ciò che voi di Me volete pensare.  Ma Giovanni ha reso testimonianza di  verità e voi non l'avete potuta accettare.   Poiché il Profeta dice che Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio, voi, nel  segreto dei cuori, perché temete le folle, dite che il Profeta è un folle come  lo è il Cristo. lo pure, però, non ricevo testimonianza dall'uomo, sia pure il  più santo di Israele.  Io vi dico: egli  era la lampada ardente e luminosa, ma voi avete per poco voluto godere della  sua luce.  Quando questa luce si è  proiettata su Me, per farvi conoscere il Cristo per ciò che Egli è, voi avete  lasciato che la lampada fosse messa sotto al moggio, e prima ancora avevate  drizzato fra essa e voi un muro, per non vedere nella sua luce il Cristo del  Signore.
            Io  sono grato a Giovanni della sua testimonianza, e grato gliene è il Padre.  E Giovanni avrà gran premio per questa sua  testimonianza, ardendo anche per questo in Cielo, il primo sole che vi  splenderà di tutti gli uomini lassù, ardendo come arderanno tutti quelli che  sono stati fedeli alla Verità e affamati di Giustizia.  Ma Io però ho una testimonianza maggiore a quella di Giovanni.  E questa testimonianza sono le  mie opere. Perché le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle  opere Io faccio, ed esse testificano che il Padre mi ha mandato dandomi ogni  potere.  E così è il Padre stesso che mi  ha mandato, Colui che rende testimonianza in mio favore.  Voi non ne avete mai sentito la Voce, né  visto il Volto.  Ma Io l'ho visto e lo  vedo, l'ho udita e la odo.  Voi non avete  dimorante in voi la sua Parola, perché non credete a Colui che Egli ha mandato.
            Voi  investigate la Scrittura perché credete di ottenere, per la sua conoscenza, la  Vita eterna.  E non vi accorgete, allora  che sono proprio le Scritture che parlano di Me?  E come mai allora continuate a non volere  venire a Me per avere la Vita?  Io ve lo  dico: è perché quando qualche cosa è  contraria alle vostre inveterate idee voi la respingete.  Vi manca l'umiltà.  Non potete giungere a dire: " Ho  sbagliato.  Costui, o questo libro, dice  giusto e io sono in errore ". Così avete fatto con Giovanni, così con le  Scritture, così con il Verbo che vi parla.  Non potete più vedere e capire  perché siete fasciati di superbia e rintronati dalle vostre voci.
            Credete  voi che Io parli così perché Io voglia essere da voi glorificato?  No, sappiatelo, Io non cerco e non accetto  gloria dagli uomini.  Quello che lo cerco e voglio è la vostra  salvezza eterna.  Questa è la gloria che  cerco.  La mia gloria di Salvatore, che  non può esserci se Io non ho dei salvati, che aumenta più salvati Io ho, che mi  deve essere data dagli spiriti salvati e dal Padre, Spirito purissimo.
            Ma  voi non sarete salvati.  Vi ho conosciuto  per quello che siete.  Voi non avete in  voi amore di Dio.  Siete senza amore.  E perciò non venite all'Amore che vi parla e  non entrerete nel Regno dell'Amore.  Là  voi siete degli sconosciuti.  Non vi  conosce il Padre, perché voi non conoscete Me che sono nel Padre.  Non mi volete conoscere. Io sono venuto in  nome del Padre mio e voi non mi ricevete, mentre siete pronti a ricevere  chiunque viene in nome proprio, purché dica ciò che a voi piace.  Dite di essere spiriti di fede?  No. Non lo siete.  Come potete credere, voi che mendicate la  gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria dei Cieli che da Dio solo  procede?  La gloria che è Verità, non  giuoco di interessi che si fermano sulla terra e carezzano solo l'umanità  viziosa dei degradati figli di Adamo.
            lo  non vi accuserò al Padre.  Non ve lo  pensate.  Vi è già chi vi accusa.  Quel Mosè in cui voi sperate.  Egli vi rimprovererà di non credere in lui  poiché non credete in Me, perché egli di Me ha scritto e voi non mi riconoscete  secondo quanto egli di Me ha lasciato scritto.   Voi non credete alle parole di Mosè che è il grande su cui giurate.  Come potete allora credere alle mie, a quelle  del Figlio dell'uomo, nel quale non avete fede?   Umanamente parlando ciò è logico.   Ma qui siamo nel campo dello spirito, e sono in confronto le vostre  anime.  Dio le osserva alla luce delle  mie opere e confronta le azioni che fate con ciò che lo sono venuto a  insegnare.  E Dio vi giudica.
            Io  me ne vado.  Per molto non mi  troverete.  E credete pure che questo non  è un trionfo.  Ma è un castigo.  Andiamo ».
          E  Gesù fende la folla, in parte muta, in parte bisbigliante approvazioni che la  paura dei farisei trattiene a bisbiglio, e se ne va.