(‘Il Catechismo della Chiesa cattolica’ – Libreria editrice vaticana)
(M. Valtorta: ‘Quaderni del 1944’ - Pagg. 357, 483/484, 655 – Centro Editoriale Valtortiano)
(M. Valtorta: ‘Quaderni dal 1945 al 1950’ – Pagg. 461/462, 468/470 – Centro Ed. Valtortiano)
(G. Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 50 – Edizioni Segno)

2. Gli Angeli: mito o realtà?

2.1 - Vinto o vincitore l’uno, vinto o vincitore l’altro, l’angelo di luce e l’angelo di tenebre battagliano intorno a uno spirito sino all’ultima ora mortale, per strappare l’uno all’altro la preda…

 

A proposito dunque di angeli custodi…
Io ero convinto che gli angeli fossero delle entità spirituali situate da qualche parte lassù in cielo e che ci assistessero con un occhio rivolto a Dio e l'altro verso di noi qui giù in basso, pronti ad intervenire secondo necessità: insomma, ognuno al suo posto.
Avevo anche cercato di saperne di più consultando il Dizionario del Cristianesimo di Padre Enrico Zoffoli, il quale testualmente cita:

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Angeli (dal greco: ‘messaggero’) -
Esseri intelligenti, superiori all'uomo, ma inferiori a Dio perché da Lui creati. Si dicono ‘spiriti’ e, secondo la terminologia antica, ‘sostanze separate’, ossia ‘immateriali’ aventi una personalità concreta (non sono figure mitiche, simboli astratti), una vita propria, compiti ben definiti, subordinati al volere di Dio che se ne serve per il governo del mondo.
Trattandosi di ‘esseri immateriali’, nessuna scienza sperimentale può provarne o rifiutarne l'esistenza.
La filosofia può solo proporre delle ipotesi, non disponendo di alcun dato positivo per dimostrarne rigorosamente la realtà: ‘conviene’ che il vuoto immenso che intercorre tra Dio e il mondo fisico sia in qualche modo colmato da creature immateriali…
Fu tale intuizione, forse, che spiega la credenza negli angeli di Assiri, Babilonesi, pensatori greci del periodo classico e neoplatonico, da Porfirio a Proclo.
La Bibbia straripa di testimonianze, come la tradizione patristica e i documenti del Magistero.
Particolarmente da questo si apprende la loro storia scandita dai seguenti momenti: creazione, elevazione a livello soprannaturale e conseguente divisione fra Angeli fedeli a Dio e quelli a Lui ribelli o ‘demoni’.
Contro teorie diffuse dalla filosofia ellenistica anche a Colossi, San Paolo rivendica energicamente il primato di Cristo, Capo non solo degli uomini, ma anche degli Angeli, partecipi della gloria del suo trionfo di Redentore universale.

Angelo custode -
É l'angelo che, rimasto fedele a Dio, partecipe della sua vita e, felice della stessa beatitudine, collabora con la Provvidenza nel governo del mondo e specialmente dell'uomo.
La verità della sua esistenza, concreta, personale, è di fede-divina-cattolica, ampiamente dimostrata dalla S. Scrittura, dalla tradizione patristica e teologica, dal Magistero ordinario universale.
Certamente la ‘custodia’ dell'angelo si estende alle singole nazioni, diocesi, comunità, famiglie, e sarebbe temerario negare che ogni uomo ha il proprio angelo custode...
Dio non vuole operare nel mondo senza valersi della causalità delle creature: quella degli angeli è la più nobile ed efficace di ogni altra…
Conviene che la Provvidenza si valga della loro opera soprattutto per soccorrere l'uomo, più infelice e fragile – sotto certi aspetti – d’ogni altra creatura.
Del resto, se il nostro ‘nemico’, il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando di divorare (1 Pt 5,8), è più che credibile che l'uomo abbia anche un ‘angelo’ che lo difenda.
Se infine in alcune circostanze gli angeli hanno assistito Gesù, è comprensibile che pensino anche a noi, ben più bisognosi di Lui (Mc 1,13; Lc 22,43).

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Sull'esistenza degli angeli, quanto a me, nessun dubbio, ma non tanto perché ve lo assicura il ‘Magistero’ della Chiesa - il che forse, se vi sforzate di aver fede, basterebbe - oppure perché ve lo scrive lo Zoffoli nel suo Dizionario del Cristianesimo, quanto perché, se vi abituate all'ascolto, cioè se realizzate un silenzio interiore, se li chiamate in aiuto, voi stessi cominciate a ‘percepirli’.
E come fanno - essi - a farsi ‘percepire’?
Innanzitutto con dei ‘segni’, segni impercettibili che però non sfuggono all'occhio attento di chi ‘cerca’, come non sfuggono i funghi al cercatore o le orme della selvaggina al cacciatore attento.
Alla fine, se cercate con i vostri angeli custodi un rapporto di collaborazione all’insegna di un percorso spirituale da compiere insieme, troverete una collaborazione con loro anche sul piano pratico, come farebbe con voi un amico desideroso di assecondarvi in tante cose che vi possono essere utili.
Non è necessario essere ‘santi’ come Padre Pio per avere un angelo che ti aiuti, basta avere rettezza di intenti e voler stabilire con lui un rapporto non strumentale o utilitaristico.
E gli arcangeli? Questi sono di un ordine superiore.
Essi, di norma, non sono assegnati stabilmente ad una persona, ma vengono inviati dal Signore per compiere specifiche ‘missioni’, compiute le quali possono ritirarsi.
Chiunque può dunque provare a cercare il contatto con il proprio angelo custode, che è per noi più di un amico, chiedendo mentalmente un ‘segno’, sempre che ciò non sia un voler ‘tentare’ il Signore o che non si tratti di semplice curiosità.
E, insistendo, anzi pregando ogni giorno, il ‘segno’ magari vi arriva perché Dio – a chi lo cerca col cuore – non vede l'ora di manifestarsi in qualche modo.
Se poi non avete voglia neanche di insistere con la preghiera vuol dire che in realtà il segno non lo ‘volete’ veramente, no? E allora se non lo volete veramente vuol dire che non lo ‘meritate’, e il ‘segno’ non arriva.
Ma quando c’è il segno, e questo si manifesta anzi in maniera tale da far ritenere la casualità come del tutto improbabile dal punto di vista ‘matematico-probabilistico’, allora si può essere ragionevolmente certi che quello è il nostro angelo che, a modo suo, si fa riconoscere per rafforzarci nella confidenza ed avviarci ad un cammino più profondo di fede.
Anche Gesù usava i miracoli per questa ragione.
Ho detto prima che quello che dà i segni è un ‘angelo’, ma bisogna poi stare attenti a quale ‘tipo’ di angelo, perché – non dimentichiamolo mai – vi sono anche gli angeli ribelli, quelli che – come diceva appunto San Paolo – ci girano attorno come leoni pronti ad entrare nel varco aperto.

Dicevo dunque che sugli angeli non ho dubbi, non sono favole, e neanche il retaggio di antiche credenze tramandate di padre in figlio o da una civiltà all’altra, credenze che certi studiosi, che di spirituale non capiscono niente, definiscono sbrigativamente ‘miti’: come le religioni, appunto.
La consapevolezza dell’esistenza degli angeli o di qualcosa di simile ad essi, presente in tutte le culture, deriva dalla ‘consapevolezza interiore’ – comune un po’ a tutti i popoli - che l’uomo ha della loro realtà, realtà che si rivela talvolta anche attraverso la percezione interiore dei ‘segni’, di cui ho già parlato.
Analogamente la concezione odierna di un’anima immortale destinata a sopravvivere in un altro ‘mondo’ non è una mera ipotesi ‘culturale’, dovuta ad un qualche filosofo magari come Platone che ci abbia elucubrato sopra due o tremila anni fa, ma è dovuta piuttosto al fatto che quello stesso filosofo ne ha ‘percepito’ la nozione interiormente, sotto forma di ‘ispirazione’, e l’ha poi ‘razionalizzata’ sul piano della speculazione filosofica (magari aggiungendoci di proprio anche qualche errore di ‘interpretazione’) affinché anche gli altri uomini diventassero partecipi di questa ‘scoperta’ e ne traessero opportunità di crescita intellettuale e spirituale.
Ed è ben l’ispirazione interiore – derivante da quella sorta di ‘Dna’ spirituale contenuto nella nostra anima - quella che dà a tutti i popoli sotto tutte le latitudini il senso della esistenza di Dio, sia esso inteso come un ‘totem’ o come un Dio spirituale. Invano gli atei - che non vogliono credere, ed i razionalisti che non riescono a credere, parendogli impossibile – cercano di spiegarlo altrimenti, razionalizzandolo e attribuendolo in chiave psicanalitica alla paura della morte e quindi alla speranza di una continuazione della vita nell’aldilà o alla ricerca di sicurezze soprannaturali per controbilanciare le ansie esistenziali di questa vita di battaglie.
Il senso dell’esistenza di Dio è infatti Dio stesso che – per farci sapere che abbiamo un Padre spirituale - ce lo ha inculcato nel ‘Dna’ dell'anima, insieme alla legge dei dieci ‘Comandi’, perché ogni uomo sappia come condursi, anche senza la conoscenza della religione perfetta, per poter tornare con la propria anima – dopo la morte – a Dio.
La Chiesa ‘ufficiale’ però non dice molto sugli angeli, anzi dice poco, solo l'essenziale, come si capisce anche dal Dizionario dello Zoffoli.
Il Catechismo della Chiesa cattolica (Libreria Editrice Vaticana 1992) infatti dice:

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  1. 332. Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, proteggono Lot, salvano Agar e il suo bambino, trattengono la mano di Abramo; la Legge viene comunicata ‘per mano degli angeli’, essi guidano il popolo di Dio, annunziano nascite e vocazioni, assistono i profeti, per citare soltanto alcuni esempi. Infine è l'angelo Gabriele che annuncia la nascita del Precursore e quella dello stesso Gesù.
  2. 333. Dall’incarnazione all'Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio ‘introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio’ (Eb 1,6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: ‘Gloria a Dio…’ (Lc 2,14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l'agonia, quando avrebbe egli potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele. Sono ancora gli angeli che ‘evangelizzano’ (Lc 2,10) annunziando la Buona Novella dell'Incarnazione e della Risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.
  3. 334. Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli… (Cf. Atti degli apostoli…)
  4. 335. Dall’infanzia fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione. ‘Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita’. Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.

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Perché non andiamo allora a fare una ‘carrellata’ a volo d’uccello su quanto dice il Gesù della Valtorta sul rapporto fra gli Angeli custodi e le anime loro custodite?

 

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(M. Valtorta: ‘Quaderni del 1944 – 18.5.1944 - pag. 357 – Centro Ed. Valtortiano)

Dice Gesù:
‘Gli angeli di ogni singolo credente, anzi di ognuno che porti il nome di ‘cristiano’, nella loro angelica natura non fanno che tessere voli fra cielo e terra per attingere dai tesori divini per ogni singolo loro custodito. Né qui cessa l’operazione angelica perché anche l'altro innumero popolo angelico per ordine eterno adora per coloro che, non cristiani, non adorano il vero Dio, e prega il mio Sangue di effondersi su tutte le creature per essere da loro adorato.
Adorano giubilando gli angeli dei giusti, uniti all’anime dei medesimi che anticipano dalla terra l'adorazione che sarà eterna.
Adorano sperando gli angeli di coloro che cristiani non sono, sperando di poter divenire loro custodinel segno della croce.
Adorano piangendo gli angeli dei peccatori che non sono più figli di Dio. E piangendo ancora supplicano il Sangue che per sua virtù redima quei cuori.
Adorano infine gli angeli delle chiese sparse per la terra portando a Dio il Sangue elevato ad ogni messa in ricordo di Me…

E poi, ancora, sempre la Valtorta a pag. 655 (Dettato 19.9.1944):

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Dice Gesù:
Il ministero angelico istruisce e conduce gli spiriti con parole di luce. Il ministero satanico istruisce e istiga gli spiriti con parole di tenebre.
É una lotta che non ha mai fine.
Vinto o vincitore l’uno, vinto o vincitore l’altro, l’angelo di luce e l’angelo di tenebre battagliano intorno a uno spirito sino all’ultima ora mortale, per strappare l’uno all’altro la preda, riconsegnandola l’uno al suo Signore, nella luce, dopo averla avuta in tutela tutto il giorno terreno, trascinandosela seco nelle tenebre l'altro se vittoria ultima fu sua.
Però fra i due che battagliano vi è un terzo, ed è, in fondo, il più importante personaggio.
Vi è l’uomo per cui i due battagliano. L’uomo libero di seguire la sua volontà e dotato di intelligenza e ragione, munito della forza incalcolabile della Grazia che il Battesimo gli ha reso e che i Sacramenti gli mantengono e aumentano. La Grazia, tu lo sai, è l'unione dell'anima con Dio…’

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2.2 - Dall’infusione dell’anima nella carne alla separazione dell’anima dalla carne, noi siamo presso la creatura umana che l’Altissimo Signore ci ha affidata

Dopo quel che ha spiegato Gesù è ora l’apostolo Giovanni quello che – nelle visioni della grande mistica Maria Valtorta - sale in cattedra.
San Giovanni - quello che ha scritto di tutti quegli angeli dell’Apocalisse e che quindi dell’argomento se ne intende - le spiega che Angeli e Santi, per volontà divina, possono ‘materializzarsi’ davanti ai nostri occhi non solo sotto ‘apparenze’ corporee ma proprio anche in carne e ossa, da poter toccare.
Del resto ricorderete che è ciò che fece Gesù - attraversando i muri del Cenacolo dopo la Risurrezione e mangiando con gli apostoli - facendo poi mettere allo scettico Tommaso il dito nelle proprie piaghe.
Possono quindi ‘materializzarsi’ come la Bibbia narra lo aveva fatto l’Arcangelo Raffaele, alias Azaria, del Libro di Tobia.
Dice dunque Giovanni alla Valtorta (Quaderni del 1944, 1.7.1944 - pag. 483-484)

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‘….Coloro che bestemmiano dicendo non essere stato il Cristo vero Dio e vero Uomo, per pietà dell'anima loro cessino di bestemmiare.
Nulla impediva al Verbo Dio di apparire agli uomini materializzando il suo divino spirito, già uomo fatto, adulto, apparso per prodigio fra le turbe per ammaestrarle nella perfezione della Legge e redimerle con la Parola.
Nulla ancora poteva impedire al Potente di non soltanto materializzare il suo spirito ma di renderlo in tutto simile al nostro in un corpo munito di vera carne, vere vene, veri nervi, vere ossa, vero sangue, conoscendo che per la Parola gli uomini non si sarebbero redenti e che per la Giustizia era necessario un Sacrificio.
Gli angeli si sono materializzati e così facciamo noi quando dobbiamo apparirvi per divina volontà.
Sangue hanno gemuto particole e simulacri per scuotere i vostri dubbi e le vostre indifferenze…’

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 E, dopo Giovanni, è proprio Azaria, l’Angelo Custode di Maria Valtorta - che parla anch’egli di Angeli alla mistica:

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(M. Valtorta: ‘Quaderni dal 1945 al 1950’ – 16.7.47, pagg. 461/462 – 20.8.47, pagg.468/470)

Dice S.Azaria:
«La missione dell’Angelo Custode si crede, da parte della gente, che cessi con la morte del custodito. Non è così sempre. Cessa, è cosa conseguente, alla morte del peccatore impenitente, e con sommo dolore dell’angelo custode di colui che non si pentì.
Si trasfigura in gloria gioconda ed eterna alla morte di un santo che dalla terra passa al Paradiso senza soste purgative.
Ma continua qual era, come protezione che intercede e ama il suo affidato, per coloro che dalla Terra passano al Purgatorio per espiare e purificarsi.
Allora noi, gli angeli custodi oriamo con la carità per voi davanti al trono di Dio, e uniti alle nostre orazioni d’amore presentiamo i suffragi che sulla Terra vi applicano parenti e amici.
Oh! tutto non posso dire di quanto sia vivo, attivo, dolce il legame che ci unisce a voi purganti. Come madri che spiano il ritorno della salute in un figlio che fu malato ed è convalescente, come spose che contano i giorni che le separano dalla riunione con lo sposo prigioniero, così noi.
Noi, neppure per un attimo, non cessiamo di osservare la divina amorosa Giustizia e le vostre anime che si mondano fra i fuochi d’amore.
 E giubiliamo vedendo l'Amore sempre più placato verso di voi, e voi sempre più degne del suo Regno.
E quando la Luce ci ordina: ‘Vai a trarlo fuori per portarlo qui’, più ratti che saette noi ci precipitiamo a portare un attimo di Paradiso, che è fede, che è speranza, che è conforto a coloro che ancora restano a espiare, là nel Purgatorio, e stringiamo a noi l’anima amata per la quale operammo e soffrimmo, e risaliamo con lei insegnandole l’osanna paradisiaco.
I due dolci attimi nella missione dei Custodi, i due più dolci attimi sono quando la Carità ci dice: ‘Scendi, ché un nuovo uomo è generato e tu lo devi custodire come gemma che mi appartiene’, e quando possiamo salire con voi al Cielo.
Ma il primo è meno del secondo. Gli altri attimi di gioia sono le vostre vittorie sul mondo, la carne e il demonio.
Ma come si trema per la vostra fragilità da quando vi si prende in custodia, così sempre si palpita dopo ogni vostra vittoria, perché il Nemico del Bene è vigile a tentare di abbattere ciò che lo spirito costruisce. Perciò gioioso, perfetto nella sua gioia è l’attimo in cui entriamo con voi nel Cielo. Perché nulla più può distruggere ciò che ormai è compiuto…
Un’altra azione dell’Angelo Custode è quella di essere costantemente e meravigliosamente attivo presso Dio, del quale ascolta gli ordini e al quale offre le azioni buone del custodito, presenta e appoggia le suppliche, intercede nelle sue pene; e presso all’uomo al quale soprannaturalmente fa da maestro che guida nel sentiero diritto, senza soste, con ispirazioni, luci, attraimenti verso Dio.
Oh! i nostri fuochi, che sono i fuochi della Carità che ci ha creati e che ci investe dei suoi ardori, noi li convergiamo sui nostri custoditi, così come fa il sole sulla zolla che chiude un seme per intiepidirlo e farlo germinare, e poi sullo stelo per irrobustirlo e farlo divenire fusto e pianta robusta.
Coi nostri fuochi noi vi consoliamo, scaldiamo, irrobustiamo, illuminiamo, ammaestriamo, attraiamo al Signore.
Che se poi il gelo ostinato dell’anima e la sua durezza ostinata non si lascia da noi penetrare e vincere, che se poi l’armonia caritatevole dei nostri insegnamenti non viene accolta ma anzi sfuggita per seguire la fragorosa musica infernale che sbalordisce e fa folli, non di noi è la colpa. Di noi è il dolore per il fallimento della nostra azione d’amore sull’anima che amiamo con tutte le nostre capacità, dopo Dio.
Noi siamo dunque sempre presso il nostro custodito, sia che sia un santo o un peccatore.
Dall’infusione dell’anima nella carne alla separazione dell’anima dalla carne, noi siamo presso la creatura umana che l’Altissimo Signore ci ha affidata.
E questo pensiero, che ogni uomo ha presso un angelo, dovrebbe aiutarvi ad amare il prossimo vostro, sopportarlo, accoglierlo con amore, con rispetto, se non per se stesso, per l'invisibile Azaria che è seco lui e che, come angelo, merita sempre rispetto e amore.
Se pensaste che a ogni vostra azione verso il prossimo, oltre l'Occhio onnipresente di Dio, presiedono e osservano due spiriti angelici i quali gioiscono e soffrono ciò che fate, come sareste più buoni sempre col prossimo vostro!
Pensate: voi accogliete una persona, l’onorate ovvero la mortificate, l’aiutate o la respingete, peccate con lei o la traete dal peccato, ne siete istruiti e la istruite, la beneficate o ne siete beneficati…e due angeli, il vostro e il suo sono presenti e vedono non solo le vostre azioni palesi ma la verità delle vostre azioni, ossia se le fate con vero amore, o con finto amore, o con astio, con calcolo, e così via.
Date l’elemosina? I due angeli vedono come la date. Non la date? I due angeli vedono il perché vero di perché non la date. Ospitate un pellegrino o lo respingete? I due angeli vedono come lo ospitate, vedono ciò che è spiritualmente vero nella vostra azione. Visitate un malato? Consigliate un dubbioso? Confortate un afflitto? Onorate un defunto? Richiamate alla giustizia uno smarrito? Date aiuto a chi ne ha bisogno?
A tutte le opere di misericordia sono testimoni due angeli: il vostro e quello di colui che riceve la vostra misericordia o se la vede negata.
Vi viene a trovare, o a importunare, qualcuno? Pensate sempre che non ricevete lui solo, ma il suo angelo con lui. E perciò abbiate sempre carità. Perché anche un delinquente ha il suo angelo, e l’angelo non diviene delinquente se delinquente è il suo custodito. Accogliete perciò con amore chiunque, anche se è un amore prudentemente riservato, sulle difese, anche se è un amore severo per far comprendere, al vostro prossimo che vi visita, che la sua condotta è riprovevole e che vi addolora e che la deve cambiare non tanto per piacere a voi quanto per piacere a Dio.
Accogliete con amore. Perché se respingete l’uomo che vi è antipatico, o indesiderabile, importuno in quel momento, o che sapete perfido, respingete pure l’ospite invisibile ma santo che è seco lui e che dovrebbe farvi gradito ogni visitatore, perché ogni prossimo che viene da voi porta fra le vostre mura o a voi vicino l'angelo che è suo custode.
Dovete vivere presso chi non vi piace? Prima di tutto non giudicate. Non sapete giudicare. L’uomo non giudica con giustizia che rarissimamente. Ma anche giudicando con giustizia, in base ad elementi positivi ed esaminati senza prevenzioni e astii umani, non mancate alla carità, perché oltre che al prossimo voi manchereste verso l'angelo custode di quel prossimo.
Se sapeste considerare così, come più facile vi sarebbe superare antipatie e rancori, e amare, amare, compiere le opere che vi faranno dire da Gesù Signore e Giudice: ‘Vieni alla mia destra, tu benedetto’.
Su, un piccolo sforzo, una continua riflessione sempre, questa: vedere, con l'occhio della fede, l'angelo custode che è al fianco di ogni uomo, e agire sempre come se ogni vostra azione fosse fatta all'angelo di Dio che testimonierà presso Dio.
Egli, l'angelo custode di ogni uomo – io ve lo assicuro – unito al vostro dirà al Signore: ‘Altissimo, costui sempre fu fedele alla carità, amando te nell'uomo, amando il mondo soprannaturale nelle creature, e per questo amore spirituale sopportò offese, perdonò, fu misericorde verso ogni uomo, a imitazione del Figlio tuo diletto i cui occhi umani, pur mirando i suoi nemici, vedevano al loro fianco, con l’aiuto dello spirito suo santissimo, gli angeli, i loro afflitti angeli, e li onorava, aiutandoli nel tentativo di convertire gli uomini, per glorificare con essi Te, Altissimo, salvando da Male quante più creature possibile’.
Io voglio che tu, che giubili perché venendo qui il Signore trova un angelo di più ad adorarlo, io voglio che come tu credi alla presenza dell'angelo del nascituro, così creda alle mie parole e ti comporti con tutti coloro che a te vengono, o con i quali hai contatti d’ogni forma, come ti ho detto, pensando all'angelo loro custode per superare stanchezze o sdegni, amando ogni creatura con giustizia per far cosa grata a Dio e di onore all'angelico custode. E di aiuto anche all'angelico custode.
Medita anima mia, come vi onora il Signore, e come noi angeli vi onoriamo, vi diamo modo di aiutare noi – Egli, il divino, e noi suoi spirituali ministri – con la parola atta a mettere sulle vie giuste un vostro simile e soprattutto con l'esempio di una condotta ferma nel Bene. Ferma, che non si piega a indulgenze e compromessi per non perdere l'amicizia di un uomo, premurosa unicamente di non perdere quella di Dio e dei suoi Angeli. Sarà dolore, talvolta, dover essere severa, perché la gloria di Dio e i suoi voleri non siano calpestati da un uomo. Procurerà forse sgarbi e freddezze. Non te ne preoccupare.
Aiuta l’angelo del prossimo tuo e troverai anche questo in Cielo».

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Rimango pensoso…
Se sugli angeli io – per via dei ‘segni’ ai quali avevo accennato - già avevo personalmente pochissimi dubbi, quel che abbiamo ora letto insieme dalla Valtorta me li ha tolti del tutto: secondo Azaria sembra infatti che l’Angelo custode sia proprio ‘incollato’ all’anima dell’uomo.
Non so se ci avete fatto caso ma l’Angelo Azaria ha infatti detto fra l’altro:

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Noi, neppure per un attimo, non cessiamo di osservare la divina amorosa Giustizia e le vostre anime che si mondano fra i fuochi d’ amore….
Noi siamo dunque sempre presso il nostro custodito, sia che sia un santo o un peccatore…
Dall’infusione dell’anima nella carne alla separazione dell’anima dalla carne, noi siamo presso la creatura umana che l’Altissimo Signore ci ha affidata…
A tutte le opere di misericordia sono testimoni due angeli: il vostro e quello di colui che riceve la vostra misericordia o se la vede negata…
Accogliete con amore. Perché se respingete l'uomo che vi è antipatico, o indesiderabile, importuno in quel momento, o che sapete perfido, respingete pure l’ospite invisibile ma santo che è seco luie che dovrebbe farvi gradito ogni visitatore, perché ogni prossimo che viene da voi porta fra le vostre mura o a voi vicino l'angelo che è suo custode.
Su, un piccolo sforzo, una continua riflessione sempre, questa: vedere, con l'occhio della fede, l’angelo custode che è al fianco di ogni uomo, e agire sempre come se ogni vostra azione fosse fatta all’angelo di Dio che testimonierà presso Dio.

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L’unione stretta dell’Angelo custode all'anima e cioè al complesso psichico dell’uomo, mi sembrava – tecnicamente parlando - semplice, pratica, logica, razionale.
Ma una ‘coesistenza’ di questo genere mi sembrava anche quasi ‘soffocante’, quasi mi togliesse quella ‘libertà’ a cui tengo tanto per farmi sapere che sono sempre sotto l’occhio del Signore, perché, se anche in quel momento non mi guarda Lui, c’è sempre l’Angelo che mi aiuta, è vero, ma che anche mi ‘controlla’.
Riflettendoci, provando ad immedesimarmi nell’idea, ero un poco frastornato dalla ‘novità’ delle cose rivelate e non sapevo se esserne contento o meno.

 

2.3 - Ma l'uomo, in più, ha l'anima nell'anima, l'anima nell'anima vitale, cioè lo spirito dell'anima, una quintessenza dell'anima, un germe meraviglioso che è tutto di Dio, che fa differente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi: lo spirito dell'anima che è quello capace di congiungerci con Dio. Capisci?

Più ci penso – dunque - più mi sembra che l'idea che l'angelo custode, anziché essere lassù in Cielo con un occhio che guarda quaggiù, sia quaggiù con noi con un occhio semmai che contempla lassù Dio nel cielo, non sia poi del tutto una idea peregrina.
Certo a volte può essere in qualche caso imbarazzante sapere che ci segue incollato come un'ombra, distinta dalla nostra ‘psiche’ ma in qualche modo unita a lei, e cioè a noi, e per altro verso può essere parimenti imbarazzante sapere che siamo così intimamente osservati non solo dal ‘nostro’ angelo custode, ma anche da quello degli altri: è per questo allora che deve essere nato il detto che quando un segreto lo conoscono in due non è più un ‘segreto’…
Per forza, quei due – con i loro rispettivi angeli - sono in quattro!
Ora che ci penso - a proposito di animae di spirito dell'anima -  questo mi ricorda qualcosa di vagamente simile che la mia ‘Luce’ mi aveva detto.
Vado a frugare nel mio computer, dove i miei libri sono memorizzati, e trovo: Alla ricerca del Paradiso perduto…’.
Guardo allora l’Indice: L’anima
Dei 133 capitoli ve ne sono ben quattordici che parlano tutti di anima, nonché di spiritismo e reincarnazione.
Vedo che l’ultimo capitolo si intitola ‘Ricapitoliamo sull’anima’, faccio allora tre ‘clik’ con il ‘mouse’ e vi spiattello il capitolo qui di seguito, automaticamente e in pochi secondi, come vi avevo già spiegato nel volume precedente:

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(G. Landolina: ‘Alla ricerca del paradiso perduto’ – Cap. 50 – Ed. Segno)

50. Ricapitoliamo sull'anima...

L'Angelo Custode Azaria dà alla Valtorta (1.5.48) un 'dettato' nel quale le spiega fra l'altro la differenza fra separazione dell’anima dal corpo a causa della morte e separazione momentanea dello 'spirito', rispetto al corpo e all'anima, a causa di un'estasi o di un 'rapimento'. Azaria spiega in particolare che mentre se l'anima, nella sua interezza, lasciasse il corpo sopraggiungerebbe la morte, invece nella contemplazione estatica il corpo non viene lasciato dall'anima nel suo 'complesso' ma - solo temporaneamente - dalla sua parte migliore, la parte più 'eletta', l'anima dell'anima...
Rimango a pensare a questo discorso delle estasi e dei 'rapimenti'. Non mi ricordo dove ne abbia letto, forse nelle opere di Santa Teresa d'Avila o di San Giovanni della Croce, che di queste 'cose' se ne 'intendevano' parecchio, o forse in qualche punto della enciclopedica opera valtortiana. Ora non so bene spiegare ma quello che avevo letto mi aveva comunque fatto rabbrividire. Come si fa a desiderare un'estasi o un 'rapimento'?
Che vita è quella di uno che vive di queste cose? É disumanizzante! Dio mi spaventa, ci vorrebbe tutti santi, disumanamente santi.
Comunque, mi domando, quando uno allora muore, è perché è l'anima - la quale '...permea il corpo dell'uomo come l'acqua i pori di una spugna...' - che decide 'lei' che è arrivato il momento di lasciare il corpo perché 'sente' che esso è ormai definitivamente messo nell'impossibilità fisica di sopravvivere (e conseguentemente il corpo allora muore per l'uscita dell'anima), oppure è il corpo che 'muore' per conto suo e l'anima deve uscirsene di conseguenza?
Mah, mi sembra una di quelle domande della serie ‘É nato prima l'uovo o la gallina?’... Penso che non lo sapremo mai, con precisione, se non quando sarà troppo tardi... per apprezzare il senso intellettuale della risposta.
Però, a ripensarci, se con l'estasi il corpo non muore perché vi è rimasta dentro una parte d'anima, mentre il corpo invece muore se tutta l'anima se ne va, allora è come dire che 'è nata prima la gallina'...
Basta, lasciamo perdere, con quest'anima: fra anima, anima dell'anima, spirito dello spirito, io, subconscio, superconscio, bilici, iceberg, poliedro, facce del poliedro - non ci capisco più niente. Come dovrei fare a spiegare in sintesi tutte queste cose?

Luce:
Ricapitoliamo:
. L'Anima è un insieme complesso: un poliedro dalle molte sfaccettature, per darti una immagine che ti renda più famigliare il concetto.
. Le varie sfaccettature - parlo di quelle che è sufficiente tu ora conosca - sono costituite dall'Io (inteso come "ego" affermatore della propria personalità), dalla capacità volitiva, da quella intellettiva, dagli "istinti" (chiamiamoli così ...) buoni e cattivi, fra i quali l'Io sceglierà quali seguire con il suo libero arbitrio che è un'altra sfaccettatura.
. L'anima, per questi aspetti, è quella che abbiamo chiamato "anima vitale", perché è quella che alimenta la vita dell'uomo-animale e degli animali in genere con diversa gradazione a seconda del loro diverso livello intellettivo: intellettivo e non spirituale.
. Ma l'uomo, in più, ha l'anima nell'anima, l'anima nell'anima vitale, cioè lo spirito dell'anima, una quintessenza dell'anima, un germe meraviglioso che è tutto di Dio, che fa differente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi: lo spirito dell'anima che è quello capace di congiungerci con Dio. Capisci?
Ecco, la vostra vita serve a valorizzare questo spirito, a riportarlo - dopo che è stato coperto e soffocato dall'umanità - al suo splendore originario, perché solo con lo spirito splendente della luce della Grazia potete intrecciare con Dio colloqui divini in una sinfonia d'amore che è anticipazione del concerto eterno nel quale un giorno, "il giorno", vi perderete beati in un'estasi che non avrà fine.
Ecco perché ti viene data tanta forza nel leggere: sono tanti doni di grazia per aiutarti a fare crescere nuovamente la tua anima resa rachitica, anchilosata - più ancora: paralitica, quasi morta - dalla troppa umanità.
Non ti preoccupi l'essere perfetto né santo: non sarai né l'uno né l'altro se proprio non lo vuoi.
Accontentati di salire ogni giorno il tuo piccolo gradino, senza pensare al domani e alla cima della scala (ché ciò ti darebbe solo vertigine) e ti ritroverai in cima senza essertene neanche accorto - in cima alla scala celeste che è croce senza esserlo - senza essertene neanche accorto!
E allora mi ringrazierai, perché finalmente "capirai".

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Da quel che ho qui sopra riportato e riletto dedurrei ora che, quando si muore, si muore non perché ‘muoia’ prima il corpoin sé e per sé ma perché è l’anima, cioè il complesso psichico dell’uomo, che – giudicando il suo corpo ormai ‘inservibile’ ai fini della propria missione - decide che non vi è altro da fare che abbandonarlo: il corpo infatti, di per sé, è materia che – di per sé – non può ‘decidere’ niente.
 Anche da quanto dice la Luce del mio ‘Subconscio creativo’  emerge però - in maniera più sfumata ma chiara – il concetto che nella nostra anima (che è poi quella che possiamo definire come il nostro ‘complesso psichico’ comprensivo di conscio ed inconscio, per usare questi termini di significato comune) vi è una sorta di anima dell'anima, una sorta di ‘spirito’ dell'anima, come aveva poc’anzi spiegato l’Angelo Azaria.