(p. E.  Zoffoli: 'Cristianesimo -Corso di teologia cattolica', pagg. 1219/1236 )
              - Edizioni  Segno -
         
          7. Il manuale dell'asceta
           
          7.1 – Le quattro sorelle e i  guaritori filippini
          Oggi  qualsiasi buon proponimento fatto ieri sulla preghiera è andato 'a pallino' e  me la son presa poi da matti con... me stesso.
              Prima, infatti, viene mio genero. E'  molto addolorato perché lo è venuto a trovare un amico, che vive in un’ altra  città, ed ha saputo che sta molto male e mi chiede - con un fare molto garbato  che però io interpreto come una domanda implicita ad occuparmene subito di  persona - se fosse proprio vera quella storia che mi avevano raccontato.
            Voleva sapere  se era possibile far operare il suo amico da quei guaritori spirituali  filippini, di cui gli avevo raccontato che mi avevano raccontato, dai quali -  una ventina d’ anni fa – le quattro figlie della mia vecchia 'tata'  - con rispettivi mariti, figli e altri  parenti al seguito - erano solite andare annualmente, unendo il diletto di  vacanze esotiche all' utile della cura della salute, quando il 'gruppo' famigliare  aveva delle 'magagne' da operare. 
            Questi  guaritori - insomma – pare che avessero il 'dono' spirituale di 'operare' con  le mani come se queste fossero state dei 'bisturi', dopo aver fatto una tele-diagnosi  di tipo sensitivo. 
            Esistono  guaritori 'sensitivi' (a parte i ciarlatani che non mancano mai) anche da noi,  ma quella di operare e aprire una scatola cranica o un addome con le mani,  richiudendo la ferita con le dita come se avessero avuto un 'fluido'  cicatrizzante, pareva proprio una caratteristica di questi filippini.
            Avevo letto  anch' io qualcosa su dei rotocalchi ed ero rimasto un poco scettico a dispetto  dell’ ampio corredo fotografico. Roba da non crederci, ma le quattro sorelle,  tutte ormai ‘in età’ ma molto sveglie, mi avevano raccontato di questi loro  viaggi, e delle guarigioni eccezionali che avevano visto e anche direttamente  sperimentato in proprio, come in un caso – considerato assolutamente disperato  ed  'inguaribile' dai medici del loro  ospedale locale - relativo ad un loro congiunto. 
            Eravamo in un  ristorante e una di loro - presa dalla foga del racconto e quasi a vincere la  mia espressione di incredulità - si alza di scatto dalla sedia, solleva la  gonna da un lato, sfodera una gamba da ‘terza età’ ma ancora in forma e mi  dice: 'Vedi, qui mi hanno sfilato la  vena, non c' è neanche la cicatrice...!', mentre io,imbarazzato, mi guardo intorno come un ladro per vedere se  qualcuno se n' è accorto.
            Comunque,  quando mio genero mi aveva 'interpellato' avevo un sacco di cose urgenti da  fare e soprattutto dovevo essere in uno dei miei momenti peggiori d' umore. 
            Infatti non  avevo voglia di 'importunare' le quattro ‘ragazze’ perchè l'avevo già fatto una  volta di mia iniziativa senza peraltro che quelli per i quali mi ero prodigato  avessero minimamente poi mostrato di gradire l' idea, anzi l' avevano 'sbiffata'  come se fossi stato uno sciocco credulone.
   D'altro canto non volevo aver grane se  l'esperimento (sbagliano anche i nostri medici, no?) fosse andato a finir male,  compromettendo la vita della persona o la possibilità di curarla con la  medicina tradizionale.
            Comunque,  sforzandomi di esser cortese ho suggerito a mio genero di pensarci due volte  prima di proporre soluzioni 'alternative' alla medicina ufficiale, perchè uno  sa quello che lascia ma non quello che trova, che se poi va male la colpa è la  sua, che poi si rischia di cadere anche nel ridicolo a raccontare queste cose,  e che - infine - questo suo amico con la medicina ufficiale magari campa ancora  degli anni mentre con quella 'alternativa' potrebbe morire subito... 
            Insomma, in  realtà io non avevo nessuna voglia di occuparmene.
            Mio genero ci  aveva pensato su e poi mi aveva ringraziato per i consigli dicendomi che forse  avevo ragione...
            Ed io mi son  sentito un 'verme' (lo metto tra 'virgolette' per non offendere i vermi)...!
            Mi diceva  infatti la 'voce' della mia coscienza :
  'Anche se fosse così, anche se fosse così,  una telefonata si poteva fare facilmente senza tante storie. 
  La mancanza di carità sta non tanto nell' aver sollevato quelle obiezioni -  che ci potevano anche stare tutte - quanto nella  tua reazione insofferente ad una richiesta di  'intervento' - che in teoria poteva anche essere importante - ma che in quel  momento ti distoglieva da una serie di altre cose che ti eri proposto di fare,  del tipo: cercare di imparare leggendolo su un libro come 'edificare il tuo  spirito'. 
          Poi, venti minuti dopo - quando  finalmente ero riuscito a dominare la rabbia che mi era esplosa contro me stesso  al vedere come ero egoista, e quando cominciavo a rilassarmi per riprendere in  santa pace la mia lettura - ecco che mi citofona (dalla casa accanto) mia  figlia. 
            Siamo infatti  collegati in interfono ed è comodo, fino ad un certo punto. 
            Il problema,  però, è che il citofono ha un 'cicalino' tremendo che ogni volta ti fa  sobbalzare e ti trapana il cranio, come quello della nostra 'lavapiatti' che ti  avvisa che è terminato il ciclo di lavaggio ma che sembra non stacchi mai…
            Vado e - con  un po' di malagrazia – ringhio, avvitandomi nel microfono: 'Che c' è?!'  
            E lì, mia  figlia (a me, che sono per carattere un 'impaziente' e vorrei che uno  cominciasse i discorsi sempre dalla 'conclusione') comincia a raccontare a modo  suo tutta una lunga storia (dalla quale capisco solo quasi alla fine che è poi  la stessa che mi aveva sinteticamente raccontato in trenta secondi suo  marito),  e termina chiedendomi se per  caso suo marito non me ne avesse già parlato.
            Le rispondo: 'Sì!, per caso me ne ha parlato, poco fa!’
            Al che lei  replica se per caso me la sarei sentita di pregare un poco per la 'salvezza spirituale' dell'amico del marito...
          Ragazzi, io  sono solo un 'apprendista', e con un caratterino coi fiocchi, e avrei tanto  bisogno che qualcuno pregasse invece per me. 
            Quello non  era il mio momento migliore. Non era il momento. 
            Ero già in crisi drammatica da qualche giorno per  tutto il discorso dell'ascesi: la  parte più 'bassa’ della mia 'anima': cioè il mio 'io animale' si ribellava e  gridava..., la parte ‘media’: il mio ‘io morale’ si arrabbiava, quella  più   alta: il mio 'io spirituale', subiva. 
            Mi sentivo  'accerchiato' con una gran voglia di mandare ogni buon proposito a quel paese  e... in quel momento, in quel momento particolare, prima viene uno e mi chiede di telefonare al guaritore nelle  Filippine per la salute fisica, poi arriva l'altra che si attacca al citofono e mi fa correre da due piani sopra  per chiedermi di pregare, per la  'salute spirituale'. 
            Ma tutti a  me? A me che non so, che non mi piace pregare, che non ho voglia di pregare?  Pregare io? 
            Figuriamoci  fare l'ascesi! 
            Ho fatto uno  sforzo tremendo (poichè è noto che si tende sempre a sfogarsi di più con le  persone alle quali si vuole bene) per dominarmi e per essere gentile con mia figlia. 
            Questa sì che  è 'ascesi', mi son detto, dopo.
            Le ho  risposto cortesemente che avrei cercato, che lo avrei detto anche a mia  moglie  perchè lei  con le preghiere se la sbriga meglio. 
            Insomma mia  figlia - che mi vuol molto bene e accetta oltre ogni limite il mio caratteraccio  - ci deve essere anche rimasta un po' male e quella volta ha certo capito che  di pregare proprio non ne dovevo aver voglia.
            In realtà, io  - che non sono portato alla preghiera ma so anche che 'devo' mettermi a pregare se 'voglio' andare avanti, e parlo solo della 'preghiera' per non parlare di tutto il resto  che c' è nell' ascesi - mi sentivo  gravato già di un peso psicologico   enorme  che avevo ‘accettato’ di addossarmi per conto  mio, e mi era insopportabile che un’altra persona ce ne mettesse sopra degli  altri per conto suo... E' la goccia quella che fa traboccare il vaso.
            Insomma, fra  la richiesta di mio genero e quella di mia figlia è stato un disastro. 
            Spiritualmente  parlando, non avrei potuto avere reazioni peggiori. 
            Mi sarei  preso a sberle. Un fuoco incrociato di   voci buone e voci cattive che recriminavano a vicenda. 
            Per farla  breve - non mettetevi a ridere - sono andato in 'torretta', nel mio studio, mi  sono inginocchiato, appoggiato  con i  gomiti ad una sedia davanti a un quadro di Gesù,  e gli ho confessato che ero un miserabile,  che con uno come me non c'era niente da fare,   che era come lavar la testa a un asino, che chiedevo di perdonarmi, e  che avrei detto subito tutto intero-intero un rosario 'doloroso' di cinque  diecine per l'amico di mio genero, dette male perchè non so pregare, ma che mi  sarei raccomandato alla Madonna perchè trasformasse lei le preghiere in  qualcosa di decente, per la 'salvezza spirituale' dell' amico. 
            Salvezza  spirituale? Sì, salvezza spirituale, perchè se uno non 'crede' all’altra vita,  quella eterna, chiede la salvezza materiale, ma se ci crede chiede soprattutto  quella 'spirituale', cioè dell'anima, lasciando che sia il Signore, semmai, a  decidere se dare anche quella 'materiale' sulla base dei suoi imperscrutabili  giudizi. 
            Dopo questo  'rosario', nostantante fossi stato cosciente di aver dentro di me subìto e  perso un 'combattimento spirituale', mi sono sentito più sereno, come se veramente  il Gesù del 'quadro' mi avesse perdonato. Anzi a dir la verità quel quadro  rapresenta uno di quei volti di Gesù che chiamano 'Misericordia', e mi sembra  sempre - quando lo guardo - che mi compatisca e che quasi pianga per me.
            Comunque,  oggi, per 'colpa' di mio genero e di mia figlia (li avrà mica mandati la  Provvidenza?) un 'rosario' - nonostante io lo consideri una 'litania' - sono  stato costretto e sono riuscito a dirlo, e ho rotto il 'ghiaccio'.
            Non è stato  un atto di 'carità' spontaneo, anzi è stato un atto di autoviolenza sulla mia  natura, ma spero che il Signore abbia calcolato almeno questo.
           
          7.2 – Ascesi, potatura delle  piante e…atletica
          Dunque,  dicevo all' inizio che oggi è stata una brutta giornata e solo ora che è  pomeriggio inoltrato riesco a dispormi in  poltrona per leggere e cercar di capire meglio come funzioni in pratica questa  ascesi. 
            Sarebbe  meglio chiederlo a un prete, ma mi vergogno come un cane e temo che un prete  non mi considererebbe neanche tanto 'normale'. 
            Ve lo  immaginate uno che, come fece quel facchino   nel '600 a Roma con san Filippo Neri ('O mio santo, mi insegna a fare il mestiere di santo?') dicesse,  oggi che siamo nel 2000 : 'Senta padre,  mi sogno una 'Luce' che mentre scrivo un libro mi dice che devo fare l' ascesi.  Mi insegna a fare l' asceta? Ma mi raccomando... l' asceta 'laico'!, laico, per  favore!'
            Dunque -  dicevo - bisogna che, ancora una volta, mi arrangi da solo, come ho fatto  sempre nella mia vita, da autodidatta.
            Da quando ho  lasciato l' attività professionale, quella che rimpiangevo all' inizio del  racconto di questo libro, ho un sacco di tempo libero.
            Il tempo cioè  che mi resta dopo la pulizia continua del parco, del pollaio, della cura dei  cani, dei mezzi agricoli, della vigna, la potatura del frutteto, dopo il compito  di fare le commissioni che tutti mi danno da fare (perchè tanto - anche se non  lo dicono ma si capisce che lo pensano - tanto sono in pensione e non ho niente  da fare e, oltre a mangiar pane a tradimento con i soldi dello Stato e dei  contribuenti, cioè: loro, potrei  almeno rendermi un po' utile...), dopo il portare all' asilo la nipotina il  mattino, l' andarla a prendere la sera, lo star dietro alla nonna che ha novantatre  anni (anche se devo dire che mi fa da mangiare - a mezzogiorno - in modo  principesco, ma ora vedremo come andrà a finire con questa storia dell' ascesi),  e - se non ho dimenticato qualcosa - dopo il lavoro di dattilografo sul  computer per  scrivere i miei libri: a  tempo perso, naturalmente.
            Dicevo dunque  che ho un sacco di tempo per leggere tutto quello che mi piace. 
            Poichè sto  cercando di approfondire la dottrina cristiana, io - che sono metodico,  razionalista ed ho il 'pallino' dell' organizzazione - mi sono anche comprato alcuni  'attrezzi' (che equivalgono alla 'zappa' e alla 'vanga' che usiamo per l' orto)  ed in particolare - come mi pare di aver già detto - un Dizionario del Cristianesimo dello Zoffoli e, sempre dello stesso autore (che ha scritto una miriade  di opere) il  ‘Cristianesimo: corso di teologia cattolica'. 
            In questi due  libri, a saper leggere - e tenendo sottomano un Vangelo ed in più, come avete  già visto, un vecchio dizionario del Palazzi per quello che lo Zoffoli non dice  - c' è praticamente tutto, mi spiego?
            Prendo dunque  il Dizionario e  mi ripasso nuovamente quel pezzo che parlava  dell’ ascesi:
          'Esercizio  volontario, metodico, laborioso, tendente a raggiungere un certo dominio di sé  nel progressivo trionfo della ragione sugli impulsi istintivi, quindi dello  spirito sulla materia, dell' eterno sul temporale, della grazia sulla natura.  Essa riflette una particolare concezione del mondo e specialmente dell' uomo  quanto alla natura, alle condizioni storiche, all' ultimo destino. Differente e  superiore all' a. ebraica, indiana, neoplatonica, quella cristiana s' ispira al  contesto dell' opera espiatrice e redentrice del Cristo, venuto non per  condannare, ma per salvare; per cui la 'sapienza della croce' , per quanto  severa nella disciplina delle passioni e  nella rinunzia alle gioie anche legittime dell' esistenza, secondo le  possibilità e la specifica vocazione di ciascuno, non nega, ma afferma e  restaura, dilata e sublima, disponendo alla più alta partecipazione della vita  di Dio...'
          Rifletto un  poco, preoccupato, quando leggo  della severità nella disciplina delle  passioni e delle gioie anche  legittime, ma poi mi tranquillizzo quando vedo che aggiunge 'secondo le possibilità e la specifica vocazione di ciascuno'. 
            Mi ricordo  infatti che  la 'mia' ascesi dovrebbe  essere solo il gradino più basso,  dopo quello di anima-vittima, sacerdotale e religiosa,  cioè l' ascesi del 'laico', in teoria di tutti i laici, che devono 'vivere e lavorare nell' Umanità'.
            Poi vado a  cercare ‘ascesi’ anche sul 'corso di teologia' (1369 pagine!) e trovo  una ‘parte’ intera dedicata alla 'ASCETICA': una  ventina di pagine. 
            Le leggo tutte fino in fondo, sottolineando in  rosso, e facendomi ogni tanto dei piccoli schemi, per non perdere il filo del  discorso, peraltro chiarissimo.
            Ma rimango  perplesso leggendo le tre ultime righe finali dello Zoffoli:
          'E' stata  sempre raccomandata la scelta di una 'guida' o 'padre spirituale', virtuoso ed  esperto: lo esige la serietà e difficoltà dell'impresa, veramente sovrumana.'
          Impresa sovrumana? E' un modo di dire o  dice sul serio? Ma questo se ne intende e allora dirà sul serio. Ma possibile  che la 'Luce' mi chieda, a me,  una cosa 'sovrumana'? No. Un momento. A me  quella 'laicale', non quella sacerdotale. Ma i sacerdoti sembrano forse degli  extraterrestri? No. Forse perchè non tutti la fanno, l'ascesi, anche se il  sacerdozio già di per se stesso dovrebbe essere 'ascesi'. Li capisco. E  poi  viene fatta secondo le possibilità di ciascuno, no? Insomma una  cosa umana, non disumana. Allora basta che uno non pretenda la 'perfezione',  che quella sì era 'sovrumana' perchè  era del Cristo, ma faccia quello che può, al meglio appunto delle proprie  possibilità, una cosetta da 'laico', al meglio della propria buona volontà,  perchè quello che manca - 'Lui' lo ha sempre detto - ce lo mette 'Lui'. 
            Sistemato  questo aspetto che mi stava già spingendo a riporre desolato il libro, lo  riapro e comincio a leggere nuovamente dall'inizio , a volo d'uccello, i  concetti che mi hanno più colpito e che avevo sottolineato. 
            Anzi - caso  mai ci voleste provare anche voi, da  'laici' ben inteso - ne faccio qui a modo mio una sintesi di come io la capisco e la interpreto.
           
          L'ascesi
          * Consiste in una disciplina che ha per oggetto la moderazione - ottenuta metodicamente e laboriosamente - delle tendenze istintive per realizzare un' armonia che risponda al vero finalismo  della natura umana, secondo il retto giudizio della ragione. Deve cioè correggere gli eccessi e i  difetti delle inclinazioni spontanee della natura.
            Credo di  poter io osservare che si parta dal presupposto che il 'peccato originale' abbia  sconvolto l' equilibrio psicofisico dell' uomo facendolo decadere sia nel  fisico che nello spirito. 
            L' uomo deve  ora ripercorrere, faticosamente, il cammino inverso, risalendo la china,  rimettendo sotto il dominio dello spirito, o della Ragione spirituale, le spinte  più disordinate dell' io. 
  Quanto più l' uomo si sforza di sottoporre  le proprie tendenze istintive alla Ragione, tanto più egli si avvicina al  modello originario dell' uomo prima della caduta e tanto più inoltre si  avvicina al modello perfetto per eccellenza che è Cristo, l' Uomo-Dio. 
            L' ascesi non  è dunque una disciplina fine a se stessa ma diventa un 'mezzo' per perfezionare  il proprio spirito ed assomigliare meglio che si può a Gesù che, quale  Uomo-Dio, fu 'asceta' senza bisogno di  diventarlo in quanto aveva già - come uomo   privo della macchia d' origine - l' equilibrio perfetto ed il dominio  degli istinti da parte della Ragione.
            L’ascesi -  come aspirazione - non è dunque frutto di un fanatismo religioso e va   comunque attuata con equilibrio:  e quando - in passato - si sono riscontrati  squilibri ciò è dipeso da fattori psicologici personali o da particolari  contingenze di cultura nella storia. 
            L' ascesi è  invece una scelta 'coerente' di chi crede veramente di dover fare un percorso  spirituale di avvicinamento a Gesù non a parole ma realmente nei fatti...
          * La chiamata all'ascesi sembra sia  però una  'iniziativa' che parte da Dio il quale poi dà anche le 'illuminazioni' interiori e le sollecitazioni, e l'anima che cede inizia un processo di apertura a Dio che la spinge a  riconoscere  le sue colpe e a provarne  'disgusto', così da darle la spinta e la 'motivazione' sufficiente a perseguire  con tenacia il processo di rinnovamento. Il 'rimorso' che in questo quadro emerge  diventa un fatto positivo per programmare l' autocorrezione.
          * Il cammino  di ascesi, già di per sé è 'croce'. Perchè non c'è santità senza combattimento spirituale e il progresso  spirituale che ne deriva comporta a sua volta una 'ascesi' che spinge a  combattere sempre meglio.
          * L' ascesi tende al dominio degli agenti  interni ed esterni all'uomo che possono indurre al peccato. 
            Quelli esterni sono le facoltà sensitive (vista, gusto, udito, tatto,  olfatto), quelli interni sono la fantasia e la memoria.
            Non si tratta  di inibire l' uso dei sensi esterni ma di fare in modo che le sensazioni sulle  quali ci si sofferma non 'galoppino' sull' onda della fantasia e, se negative,  ritornino di fronte alla propria autocoscienza per indurre al 'peccato'. 
            Alle  percezioni dei sensi segue infatti l' inclinazione dell' appetito, al quale segue la passione.
          Apro una  parentesi per soffermarmi a riflettere su quest'ultimo concetto e me ne faccio  un esempio per me: vedo per strada una bella donna e anzichè tirar dritto -  avendo 'registrato' che è una bella donna, perchè gli occhi per vedere ce li ho  anch' io -  mi soffermo a 'soppesare' il  suo volto e le sue 'forme'. 
            Finisce  allora probabilmente che ci faccio un pensierino licenzioso sopra..., insomma:  un 'appetito', tanto per cominciare,  al quale però può far seguito (anche solo col pensiero, perchè basta quello) un  pericoloso principio di 'passione' - solo un 'fumus', d' accordo, e  neanche si vede, direte voi - che poi però potrebbe portare a far delle 'corna'  (invisibili) alla propria moglie, il che è 'peccato'. 
            Chiaro?  Quindi, per l'ascesi, tirare dritto...
          Tutto questo,  comunque, vale per il dominio dei 'sensi interni ed esterni', ma poi c' é anche  il dominio delle 'passioni' come l'ira, l'odio, l'amore, il piacere, la  tristezza, ecc..
          * L' ascesi  passa anche attraverso una purificazione dello spirito (e cioè il nostro complesso psichico) nella parte che attiene  all' intelletto e alla volontà. L' intelletto deve  essere distolto dai pensieri inutili e fuorvianti, deve abituarsi  ad ampliare l' orizzonte delle proprie idee, abituarsi a riflettere,  a concentrarsi, a ragionare su livelli più elevati di pensiero, rinunziando a  conversazioni superflue o leggere, anche a costo di rischiare l' incomprensione, la critica e l'  isolamento. 
            L' intelletto deve correggere  il più grave dei propri difetti: l' eccessiva sicurezza in sé, la faciloneria,  la tendenza razionalistica ad accettare solo quanto è rigorosamente  dimostrabile, chiudendosi al vero sapere che è anche riconoscimento dei propri  limiti, ricerca del mistero, bisogno della fede.
  La volontà rappresenta uno degli obbiettivi  principali dell' ascesi perchè è ben da essa che dipende il 'pensar bene' e  quindi il controllo delle passioni, il vaglio delle parole ed azioni, della  vita intima e sociale. 
            La radice  delle sue aberrazioni è l' affermazione del proprio egocentrismo, sotto tutte le forme, che distoglie l' uomo dal suo  vero fine. 
            Attraverso la  volontà bisogna dunque distaccarsi quanto più possibile - avendone capito la  relatività e inconsistenza - dai  valori del 'creato' e coltivare un dialogo con Dio, che sia confronto con Lui, ascolto, disponibilità, abbandono al suo  volere.
          * L' ascesi  passa anche attraverso il 'disprezzo' del  Mondo. 
            Partendo  infatti dal presupposto che il Mondo è  costituito dall' Umanità, e che  questa è un prodotto degenerato a  causa del Peccato d' Origine, che  quindi produce ingiustizie, odio, dolore, conseguenze queste anche dei  'peccati' individuali, il 'Mondo' con i suoi falsi valori  va disprezzato per quello che è, e va  combattuto.
          * Chi si dedica all'ascesi è particolarmente  tentato dal Demonio che, da che mondo è mondo, ha sempre cercato di  'mascherarsi' per non farsi individuare, e cercare così di manipolare meglio le  coscienze, agendo segretamente sugli istinti, sul carattere, sui desideri anche  inconsci dell'uomo, desideri che egli tuttavia intuisce scrutandolo sempre, tentandolo sotto molti differenti  aspetti per poter  capire dalle sue  reazioni quali sono i suoi punti deboli. 
            Il demonio,  spirito intelligentissimo ma - in quanto essere 'creato' - limitato, 'razionalizza' i suoi sforzi concentrandoli su quelle persone che -  dal suo punto di vista - costituiscono per lui un 'rischio' oppure su quelle che possono produrre – se opportunamente  mal influenzate - i 'danni' maggiori al resto del corpo sociale, come ad  esempio politici, scrittori, registi,  magistrati, industriali, dirigenti, opinion leaders e, in modo particolare, i religiosi inducendoli allo scandalo, alla  apostasia, alle eresie che provocano scismi ed indeboliscono la Chiesa...
          * Scopo dell' ascesi, più in particolare,  è quello di 'restaurare' meglio che  si può la natura 'originale' dell' uomo, combattendo, o meglio 'moderando'  la triplice  'concupiscenza', che è conseguenza del peccato originale e che è costituita  dalla avidità (amore disordinato per  la ricchezza che impedisce la liberalità fino ad offendere la giustizia),  sensualità (appagamento senza moderazione  dei sensi) e superbia (amore  esagerato della propria esaltazione, che rende presuntuosi, ambiziosi, ribelli,  etc.)
          * Il miglior 'metodo' per fare ascesi non è tanto  quello di 'inventarsi' un metodo teorico, pianificato a tavolino, ma di  utilizzare come 'spunto' di esercitazione le occasioni offerte dal proprio  'essere' e dalle molteplici circostanze della vita.
            La vita ci  offre infatti ogni giorno circostanze per esercitare l' ascesi: occasioni  determinate dal genere di lavoro, dal proprio temperamento, da disturbi di  salute, rapporti famigliari, infortuni, ecc..
            L' ascesi più  conforme allo spirito del Vangelo è  quella che valorizza le forme di  'ascetismo' che sono immanenti, cioè insite nella vita comune: accettandole, compiacendosene e 'benedicendole' in  quanto occasione, opportunità, mezzo di 'esercizio', per un cammino di  miglioramento spirituale.
          * L'  esercizio dell'ascesi - con la preghiera - comporta poi anche l'autocontrollo  attraverso l' esame di coscienza per  una revisione della propria 'strategia ascetica'.
          * In questo  quadro di elevazione spirituale diventa fondamentale la riflessione sui grandi temi  della vita umana, sulle verità eterne, sugli attributi di Dio, sui misteri  della Redenzione, sulle vicende della storia. 
            Il tutto per  arrivare così alla meditazione, la  quale, avviata e nutrita dalla lettura, segue e riflette il grado di  addestramento delle facoltà. 
          * La meditazione raggiunge il suo più  alto livello quando arriva a    sopprimere il metodo discorsivo di  procedere  e sublimarsi in uno sguardo intuitivo sempre più prolungato e  profondo.
          * E'   pure vitale per l' ascesi - conclude quindi padre Zoffoli dopo aver  detto che essa è una 'impresa sovrumana' - la guida di un 'padre spirituale' e la protezione e custodia da parte degli Angeli...
           
          E qui mi  blocco una seconda volta. E' infatti la seconda volta che sento parlare della  protezione degli Angeli.
            La prima  volta me ne aveva parlato la Luce all'inizio, quando mi aveva proposto il 'contratto'...Com' era il discorso?  Vado a vedere:
          ^^^^^
            .... Alla fine mi decido e  dico quello che penso:
          Signore, veramente per me il  problema non è quello di 'scegliere' fra ascesi laicale o di vittima, ma il  'problema' è, ancora, 'se' scegliere  l'ascesi o meno.              
          Figlio, sei chiamato all' ascesi.
              Non tutti lo sono. E' un gran dono esserlo: è come ricevere un grado superiore  per il buon combattimento di Fede.
              Un buon apostolo così diventerai ascendendo al Padre.
              Dal Padre si ricevono la Grazia, i consigli, la forza per poter portare  Me e per poter fare in modo che i cuori accettino Me.
              E' un impegno forte a cui ti devi incamminare.
              Prendi le tue decisioni senza perdere troppo tempo.
              Desidero - nelle tue preghiere di questa sera - avere una risposta  chiara e limpida.
              Non ti porre domande, dubbi.
              Abbi fiducia, figlio.
              Io accamperò i miei angeli intorno a te per protezione, da ogni lato,  compresa la mente e il tuo cuore.
              Inizia a sperimentare la Grazia del mio Amore, ma devi iniziare a pregare  molto di più.
              Più preghiera, più ascendi...
              Più ti comunichi, più ascendi...
              Più ascolti e mediti, più ascendi...
              affinchè tu possa essere un vero ascetico laicale.
          ^^^^^
          Rifletto,  sempre più inquieto. 
  La prima  volta che si è parlato degli 'Angeli' poteva anche essere stato un caso, un  modo di dire della Luce, come dire 'non ti preoccupare che ti farò aiutare dai  miei angeli a far l' ascesi...', ma qui, ripetuto in questa maniera dallo  Zoffoli, sembra invece che io debba aver bisogno di 'protezione'...protezione  come contro un pericolo. 
  Non sarà che  non è stato detto qualcosa di importante che riguarda chi fa l'ascesi?
  Lui non ha detto che mi avrebbe fatto  proteggere dal mio angelo custode, magari con un altro angelo a dargli  manforte. No, Lui ha proprio detto: 'Io accamperò i miei angeli intorno a te  per protezione, da ogni lato,  compresa la mente e il cuore'.
  Una volta la  Luce mi aveva rimproverato perchè io cado sempre nell'errore di giudicare  umanamente, di razionalizzare troppo, di guardare il senso letterale e non il  senso 'trascendente' delle cose nella lettura della Bibbia, ma qui 'accampare' significa 'accampamento', cioè che gli angeli sono  in tanti, per protezione, e da ogni lato, come se dovessi essere assediato, compreso la mente e il cuore.  Attaccare me? Possibile? Non è mica un' ascesi degli asceti, questa.
  Non sarà che  la Luce, magari, ha 'omesso' - per  il momento - di dirmi qualcosa di importante?
  Mah, però mi  ha anche detto 'non ti porre domande, non  dubitare, abbi fiducia...'.
          Andiamo  avanti, allora.
          Riprendo  dunque a riflettere, rileggendola ancora un paio di volte, su questa sintesi di  concetti che mi sono tirato giù alla buona ma che lo Zoffoli nel suo libro,  spiega e commenta molto ampiamente da vero 'teologo'.
            E meditandoci  sopra comincio a rendermi conto – almeno a parole - di cosa significhi  acquisire ‘il senso del distacco’ dal mondo.
            Certo, non  devo dimenticare che l' ascesi di cui parla lo Zoffoli è quella vera, quella di  quei veri asceti, mentre la mia è laicale. Però tenuto conto che io non ne ho  la vocazione, per me è sempre un bello sforzo. 
            Cos' è che –  sul distacco dal mondo - mi aveva detto infatti la  Luce alla fine di quel capitolo che precede l' Epilogo del mio libro precedente?
          ^^^^^
              Luce:
              'E ora coraggio, 'tira sù! Hai messo mano all' aratro, guarda sempre e  solo avanti, verso di Me, il tuo Sole, che puoi guardare senza rimanere abbagliato  perchè è un Sole d' Amore che ama essere guardato dai suoi 'figli', che vuole  che i suoi figli vi si perdano in questo Vortice di Fuoco che non 'brucia' ma  lenisce ferite e pene. Ora vai. Te lo ripeto. Il 'dado' è tratto, ma questo non  è un 'gioco d' azzardo', non è un 'azzardo', questa tua 'decisione' è l' unica  cosa 'certa' possibile, l' unica cosa che ti dia certezze, sicurezza, quella di  avere la mia Vita, la Vita eterna.
              Molti rifletteranno e tu avrai cominciato il tuo 'apostolato' in modo  brillante, dando cioè l' esempio di come si possono prendere certe decisioni e  di come vi sia ancora chi - essendo stato del 'mondo' - crede ancora nei miei  valori al punto di lasciare il Mondo per essi.
              Tu sai cosa vuol dire  'lasciare il mondo' vero?
            Significa acquisire il senso  del 'distacco', non esserne più schiavo.
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          Rifletto  ancora e mi dico che alla fin fine non dovrebbe essere poi un 'dramma':
          . Intanto è  una ascesi da laico, cioè di una persona che vive e lavora nell'Umanità, senza  quelli che io definisco 'eccessi'... tanto per capirci.
            . In secondo  luogo punta ad un giusto equilibrio degli impulsi naturali: e chi è che non  vorrebbe essere una persona equilibrata? Senza eccessi, cioè, da un lato e  dall' altro? Certo che alcuni 'eccessi' piacciono un po' di più, ma se la  scelta di vita è questa bisogna allora sapersi 'contenere'.
            . Senza tanti  paroloni, mi sembra che fare l' ascesi laicale debba essere un poco come potare  un albero. Avete mai provato?
            - Prima do  una bella occhiata da qualche metro di distanza per valutare pregi e difetti  della 'impalcatura', cioè della 'chioma'. Di qua è un poco più sviluppata, di  là è un poco più rachitica e va rinforzata. Al centro ci sono troppi rami che  poi d' estate si fanno ombra fra di loro e non lasciano entrare il sole che  deve dare vigore alla pianta e far maturare bene la frutta. Qualche ramo tende  a 'filare' troppo verso l' alto, qualche altro... Insomma è per questo che  bisogna ogni tanto potare.
            - Poi  inizio con una pulizia interna per dare 'aria': se il ramo è grosso taglio con  la motosega, se è più piccolo con il seghetto a mano, se è della grossezza di  un dito uso le forbici da potatore. 
            - Procedo con  calma, cominciando dai più grossi. A quel punto comincio a vederci più chiaro,  perchè ogni tanto faccio qualche passo indietro per fare un esame del lavoro  che sto facendo. Poi accorcio i rami troppo lunghi e faccio in modo di dare, un  taglio di qua e uno di là, una forma ben bombata al mio albero, in modo che  soddisfi l' estetica.
            - Quindi  comincio sforbiciare via tutti quei ramettini secchi, oppure quelli superflui  che producono un sacco di frutti che, essendo però troppi, rimarranno troppo  piccoli e meno gustosi.
            - Infine,  lasciati i principali rami, li raccorcio di un terzo, in modo da dare più  vigore alle ‘gemme a legno’, stimolando nel contempo il germogliare di nuovi getti. 
            Come fare a  riconoscere una gemma a frutto rispetto ad una a legno, visto che sembrano  tutte eguali? 
            Impara l'  arte e mettila da parte. Questa è come le ricetta  della 'nonna' che, quando gliela chiedi, te  la da ‘quasi’ tutta...
          Terminato il  lavoro, scesi dall' albero e fatti dieci passi indietro, vi accorgete che l'  albero è sempre lo stesso ma pare proprio un' altro, come quando andate dal  parrucchiere. Solo che nel mio caso costa meno...
            Vi assicuro  che non c'è niente di più bello che guardarsi un albero  ancora privo di vegetazione ma ben potato.  Dal punto di vista estetico mi dà ancora più soddisfazione che vederlo poi con  foglie e frutti, che certo saranno a questo punto  belli, grossi e succosi.
          E così è  anche nell' ascesi laicale, mi dico. 
            Non serve  tosare a 'zero' come fanno quegli 'assassini' dei servizi comunali quando  potano gli alberi in città. Quella semmai, quella degli alberi di città, è una  potatura da ascesi 'sacerdotale', anzi da ‘anima-vittima’.
            A uno normale  come me o come voi, ove voleste cimentarvi - se non altro per mantenere la  linea ed essere scattanti e in forma - basta quella che faccio io al mio  frutteto la quale oltretutto soddisfa l' estetica il che, autostima e vanità a  parte, non è mai male, no?
          Guardiamo poi  la cosa da un altro punto di vista.
            In  televisione vediamo sempre quegli atleti che si presentano ai campionati. 
            Si presentano  per vincere, naturalmente. 
            Se li  guardate in quelle inquadrature in primo piano, vi accorgete che non hanno un  grammo di grasso in più. E questo chissà quante diete, quante rinunce,  comporta. E poi tutti quei muscoli, robusti e scattanti, chissà quanto  allenamento, quanta palestra, quanti attrezzi di sollevamento, quanto  'footing'. Alzarsi presto il mattino, come le galline, andare a letto presto la  sera, sempre come le galline. E quelli che 'corrono'? Per fare solo i 'cento  metri' devono fare chilometri e chilometri di corsa, ogni giorno, per farsi  muscoli e fiato. E l' alimentazione? Quella deve essere rigorosa. Niente di  questo, poco di quello, mangia invece questo che non ti piace, e così via, come  con il bere: niente alcool, per cominciare. 
            E le donne?  non ne parliamo nemmeno. Una tantum ... anche se sono mogli... e poi ci sono i  'ritiri', per maggior sicurezza.
            Eppure, mi  dico, nessuno di voi direbbe che quelli son 'scemi', anzi ci indigniamo tutti  quando vediamo che qualche atleta - come si scopre dai pettegolezzi dei  giornali - si abbandona talvolta a qualche 'digressione' che la nostra ‘morale  sportiva’ non ammette.
            E allora  perchè se vediamo uno che si mette a fare un po' di ascesi ci mettiamo subito a  pensare che è matto? 
            L'atleta lo  fa per vincere una gara di tipo 'fisico', chi fa ascesi lo fa invece per  vincere una gara spirituale che si propone di restituire all' uomo almeno in  parte la dignità 'originaria' di essere umano 'equilibrato'. O preferiamo  rimanere 'squilibrati'?!
            Rivendico, se  non la stessa ammirazione che diamo all'atleta - chè l’ammirazione capisco sarebbe troppo, e poi l'asceta deve rinunciare alla  vanità - quantomeno lo stesso rispetto.