(M. Valtorta:’Il Poema dell’ Uomo-Dio’ - Vol. I, Cap. 68)
(G. Landolina:  ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’, Capp. 84-75-96-87-92 – Ed. Segno)

21. Training autogeno e... meditazione

21.1 – Il gallo e le galline nubili: ‘Qui da oggi comando io!’

Questa mattina il gallo, bontà sua, mi ha lasciato riposare e - anzichè alle tre e mezza come ieri - mi ha dato la sveglia alle cinque.
Io avrei dovuto – grazie al mio ‘orologio mentale’ - svegliarmi alle sei, e quindi non valeva ormai più la pena di rimettersi a dormire.                                                       
Se però - con il gallo - dovesse continuare così, diventerà un incubo.
Sento che dovremo arrivare ad un chiarimento, lui ed io...perchè lui non sa 'cosa' mi deve, perchè sono ben 'io' quello che gli ha salvato le ...'penne'.
Ve la racconto quella del 'gallo'?

Avevo deciso - l' anno scorso - di costruirmi un piccolo pollaio, così.., tanto per avere la soddisfazione di avere le uova fresche.
Da noi, in campagna, le uova sono tutte fresche e chi non le ha di proprio se le fa cedere - due bottiglie di vino contro una dozzina - dai suoi vicini. Ma le uova sono anche come il vino: se ce lo facciamo da noi è tutta un' altra cosa...! Ed è per questo che mi son costruito il pollaietto.
Un pollaietto ben fatto, con uno spiazzo adiacente recintato e ombreggiato da un bel pergolato d' uva da tavola, mangime di quello buono, acqua fresca a volontà..., e ogni tanto, chiudendo preventivamente nel loro canile i cani sul finir della giornata, una bella passeggiata ruspante con razzolata nell' erba e sotto gli alberi del parco in cerca di lombrichi, finchè all’ imbrunire il gallo - che nel parco incede fiero a testa alta fra le galline con le sue belle piume colorate – riconduce maestosamente le pollastre al seguito nuovamente nel pollaio a dormire sul trespolo. 
Non so se l' avete capito, quello non è un pollaio ma un Grand Hotel, e infatti come tale mi è anche costato.
E questo di cui ora vi parlo, e che non mi lascia dormire, è un gallo diverso da quello tutto bianco che avevo comprato all’ inizio.
Infatti, appena ultimata la costruzione del pollaio, avevo acquistato sette pollastrelle ovaiole di sei mesi,  due  'faraone' e un galletto tutto bianco.
Mi raccomando - avevo detto al venditore - vorrei delle galline 'ovaiole' che facciano tante uova, e poi vorrei un maschio ed una femmina di faraona così poi facciamo la 'cucciolata'...
E quello, di rimando'Stia tranquillo, vedrà quante uova fra un mese'.
E io: 'Naturalmente vorrei anche un bel gallo, ma bello, e che sia un 'gallo'!
'Guardi…, le do quello là...: bianco, sei mesi anche lui... Le piace?'
'Bianco? Bello, bellissimo, me lo prenda'.
E quello, con una specie di rete acchiappafarfalle a manico lungo, 'zac!' che mi prende il gallo bianco, le sette pollastre e le due faraone: maschio e femmina.
Passa il tempo, le pollastre crescono e – dopo mesi - cominciano a fare tante uova, ma la faraona…niente.
Ed il gallo anche.
Infatti per lui, le galline..., praticamente era come se non ci fossero.
Passano altri mesi e la faraona sempre niente… come il gallo, del resto.
'Si vede che le faraone sono di una razza diversa dalle normali galline - mi dico - e le uova le faranno dopo. Chissa quanti bei faraoncini che verranno su quando faran la covata...'
Poi comincio a vedere che il gallo diventa con il collo tutto spennacchiato, insomma perde le piume del collo e si vede sotto una pelle nuda e rosea che mi faceva venire in mente Giobbe con la sua malattia della pelle.
Insomma mi faceva impressione.
'Poverino - mi son detto - è per quello che non guarda neanche le pollastre, è perchè sta male'.
Ritorno dal venditore e gli dico: 'Senta, le pollastre che mi ha dato vanno benissimo,  fanno un sacco d' uova, ma la faraona... proprio niente. Saranno mica i miei cani che gli girano intorno (ve l' ho detto di Wolf, no?) e  magari lei - che è più selvatica delle galline - si è spaventata? Magari sarà rimasto ‘shoccato’ anche il gallo’.
'No - mi fa lui dopo una profonda riflessione - non credo sia stato lo spavento ma piuttosto che le due faraone, maschio e femmina, siano due... faraoni. Sa quando gliele ho acchiappate, scegliendole così 'a occhio', erano ancora un po' piccole. Glielo avevo detto che non era tanto facile distinguere un maschio da una femmina. Comunque quelle sono da pentola, anzi da arrosto, eccezionali, meglio del fagiano'.

C' ero rimasto male. Non mi piaceva l' idea di mettermele in pentola, ma non potevo neanche mantenerle in Grand Hotel tutta una vita senza che producessero neanche un uovo, con tutto quello che costano gli alberghi e il personale di servizio: cioè ‘me’.
'Senta, ho un altro problema. Si ricorda quel bel galletto bianco che mi aveva dato? Sa, le galline non le guarda nemmeno, è 'normale'? E non canta neanche. Soprattutto è un gallo che non canta. Ma possibile? Sa, mi ha tolto tutta la 'poesia' del pollaio che è bello solo se le galline fan le uova e il gallo fa 'chicchiricchì' al mattino, quando il sole ti sveglia in camera. E poi è anche diventato brutto, si è beccato una qualche malattia che perde le penne sul collo. C' è qualcosa per curarlo? Anzi guardi, è malato proprio come  quello lì che vedo in quel suo pollaio'.
Lui si volta, vede un altro gallo - in mezzo alle galline - con il collo spennacchiato, e mi fa: 'Malato quello? Via…, quella è la 'razza' che è 'così', di nascita. Sono spennacchiati nel collo ma in pentola sono buonissimi'.

Insomma per lui galli e faraone erano tutti destinati alla pentola.
Me ne son quindi tornato a casa con tre pollastre in più, che con le sette precedenti fan dieci, e son poi rimasto con due faraone ed un galletto bianco in meno perché li ho ‘ceduti’ ad un amico che mi ha ‘restituito’ due faraone ed un gallo dei ‘suoi’ (così ho dovuto almeno raccontare a mio figlio che altrimenti non ne avrebbe voluto sapere di mangiare le nostre faraone e il nostro gallo a Natale) da mettere in congelatore già pronti per la pentola.
Mi erano però rimaste a questo punto 10 galline nubili.
E allora sono andato da un amico contadino che ha una bellissima azienda agricola e anche agrituristica e gli ho raccontato la storia del gallo spennacchiato e delle altre galline rimaste prive di affetti. E gli ho chiesto se lui, visto che aveva anche una stalla con una settantina di vacche, avesse per caso anche avuto da darmi un bel gallo.
'Sai - avevo aggiunto – ne vorrei uno  di quelli con la cresta, e gli speroni e le piume colorate e la coda alla bersagliera, che faccia ‘dei bei chicchiricchì’ e al quale piacciano le galline, se no come facciamo a fare le covate?'
'Ti servo io -mi fa l' amico - me ne sono rimasti cinque o sei che dovevano finire in pentola per l'azienda agrituristica (quella della pentola deve essere proprio una fissazione...). Chiedo alle donne se ce ne è uno come vuoi tu e, se è proprio bello, domani te lo faccio portare'.
E il giorno dopo me lo portarono. Era legato per le zampe e per le ali, ma sul retro della loro utilitaria sbatteva tanto - dentro ad uno scatolone di cartone - che la macchina vibrava tutta.
Quello sì che doveva essere un gallo...!
Era proprio bello. Una volta arrivato a casa l' ho tirato fuori, tenendolo stretto e ho cercato di calmarlo carezzandogli quelle bellissime piume colorate, mentre Wolf - che in fatto di ‘polli’ è sempre molto attento e i galli per lui non fan differenza - lo osservava incuriosito.
Wolf è uno che ti ‘buggera’. Da piccolo, in una qualche zuffa con i fratelli, si era ferito un orecchio, quello sinistro, che poi gli è rimasto ‘giù’.
Quando lo guardi, e lui ti guarda attento con un orecchio dritto a punta e l’ altro moscio, sembra che ammicchi e voglia strizzarti l’ occhio.
E tu ti lasci intenerire perché ti ispira tenerezza.
Ma è solo una apparenza, perché l’ altro orecchio e l’ altro occhio che non ‘ammiccano’ fanno per due.
E’ intelligentissimo, è un ottimo cane da difesa e, durante le lezioni di     addestramento, l’ istruttore lo chiamava ‘professore’ perché lui – del mio piccolo branco - era l’ unico che ci prendesse veramente gusto: come con le galline ora.
Dicevo dunque che con il gallo ben stretto, e Wolf che mi osservava silenzioso, sono entrato nel pollaio e l' ho messo – il gallo - in mezzo alle galline che, quando mi vedono entrare oppure da lontano le chiamo ‘ragazze’, mi corrono sempre incontro.
Lui si è un pò scrollato le penne come se volesse darsi una rassettata ai vestiti, ha allargato le ali sbattendo l' aria come se volesse esibire i muscoli, ha alzato la testa tenendo il collo dritto, guardandosi intorno con l' occhio fiero e grifagno, e poi, adocchiata una pollastra che per farsi notare stava arruffando le penne, le è saltato addosso e dopo averle dato una beccata l' ha fatta filar via, come per dire: 'Qui, da oggi, comando io'.
E in effetti devo dire che da allora comanda lui, e – del tutto ingrato e immemore del fatto che lo avevo salvato da un sicuro destino di ‘pentola’ agrituristica – oggi, come vi dicevo appunto all’ inizio, mi dà anche la sveglia molto prima dell’ alba, non quando il sole inizia a far filtrare i suoi primi raggi dalla finestra della mia camera da letto – come avrei voluto io - ma quando si alza dai mari dell' Estremo Oriente.

 

21.2 – Il Rosario col ‘training autogeno’

Dicevo all' inizio di questa chiaccherata che io spesso - quando lo desidero - mi sveglio con il mio 'orologio mentale', che non è l’ ultima invenzione della tecnologia, anzi è la più antica.
Ora vi spiego.
Io, la sera, prima di addormentarmi, fisso bene il mio orologio da polso, mi 'visualizzo' nella mente l' ora e la posizione delle lancette in cui mi voglio svegliare il mattino dopo, poniamo 05.00, guardo bene quell' ora con l' occhio della mente e il mattino dopo, alle ore 05.00, zac!, mi sveglio preciso al minuto: al minuto e non minuto prima o minuto dopo.
Come succede? Chiedetelo al vostro subconscio. Voi magari a quell' ora dormite, ma 'lui' no.
La tecnica della 'visualizzazione' è una cosa efficacissima, è in sostanza l' addestramento mentale a riprodursi nella propria mente delle immagini già viste che possono anche essere ‘ricostruite’, meglio definite e valorizzate nei minimi particolari, anche in certi dettagli solitamente non percepiti ad occhio nudo dall’ io cosciente ma recepiti invece a livello di inconscio.
L' ho acquisita con l' esercizio abituale del training autogeno, che è quella tecnica di cui vi ho già parlato e che è utilissima per favorire la concentrazione e quindi la meditazione.
Vi chiedete cosa sarà mai questa tecnica così 'misteriosa' e come funziona poi con la 'meditazione'?
E' una cosa semplicissima. Volete vedere?
Io – quando mi esercito - lo faccio in tre minuti, perchè, quando si ha una buona esperienza, si usano anche delle 'scorciatoie' tecniche.
Ma per farvi capire ve la farò un poco più lunga, come si fa con i vari passaggi di una equazione matematica.
Per esempio, stamattina volevo pregare, concentrarmi e meditare sul Rosario che avrei dovuto dire. Mi toccavano i misteri 'gaudiosi'.
Se volete seguirmi, immaginate di essere - come in un film fantascientifico di tanti anni fa che forse avrete visto anche voi - gli occupanti microscopici di un sommergibile con vista esterna panoramica, anch' esso microscopico, ed immaginate di immergervi nella mia testa per vedere dal di dentro cosa vede lei e cosa le passa in mente.
Pronti? Via!

  • Mi sdraio su un un morbido tappeto, quassù in 'torretta', nel mio studio. Mi sistemo un sottile cuscinetto, proprio sotto il collo, in modo da far assumere alla testa una corretta posizione, leggermente sollevata e inclinata all’ indietro in modo da togliere tensione ai muscoli del collo.
  • Cintura allentata e senza scarpe, divarico leggermente le gambe, a punte dei piedi in su, ed anche le braccia, che rimangono abbandonate sul tappeto con le palme in giù ed i gomiti leggermente divaricati rispetto all’ asse del corpo.
  • Sento che il corpo non avverte più punti di 'tensione muscolare', e dunque procedo.
  • Chiudo gli occhi, emetto due respiri profondi e – mentalmente - dico due volte:'Io sono perfettamente calmo e disteso, calmo e disteso'...
  • Ad occhi sempre chiusi, mi concentro allora sul mio corpo intero, lo visualizzo al completo con l' occhio della mente, e me lo 'immagino' come pesante.
  • Mi ripeto allora mentalmente sei volte, intervallando una breve pausa e cercando di far coincidere il ritmo della frase con quello del mio respiro:'Tutto il mio corpo, escluso la testa, è pesante' .
  • Cerco di favorire l’ idea della pesantezza, che poi induce rilassamento del tono muscolare ed in particolare il rilassamento della muscolatura che tiene insieme la struttura dell’ ossatura, immaginando che il mio corpo sia fatto come di ‘piombo’ e lo associo alla immagine – che a me non procura senso di paura, ma bisogna che ne vada a chiedere il perché ad uno ‘psicanalista’ – del mio corpo pesante che affonda voluttuosamente nell’ acqua limpida e azzurra del mare con un senso di ebbrezza, di piacere e di pace come se, anziché in fondo al mare, sprofondassi al centro della mia interiorità profonda.
  • Sento che il mio corpo gradatamente si rilassa come se i muscoli si 'sciogliessero'. Sento poi il 'peso' delle braccia, delle gambe, del torace, come se tutti i fasci muscolari si fossero abbandonati e rilassati, perché in realtà è proprio quello che succede.
  • Sempre concentrato sul mio corpo, come se con l' occhio della mente lo osservassi dall' esterno , mi dico ancora sei volte: 'Tutto il mio corpo, esclusa la testa, è caldo'.
  • Immagino allora, visualizzando con l’ occhio della mente, che il mio sangue diventi piacevolmente caldo e scorra per le arterie vivo come un bel ruscello, in maniera spumeggiante, con sano ed equilibrato vigore, e che le arterie si dilatino sotto la sua spinta mentre il cuore lo 'pompa' con energia.
  • Con l' occhio della mente 'visualizzo' le diramazioni principali del sistema arterioso e venoso che pervade e vascolarizza tutto il corpo, fin nelle estremità più remote. ‘Vedo’ che le arterie, le vene e persino i capillari si dilatano ed il sangue comincia a penetrare ed irrorare anche quei capillari che, magari per la tensione da ‘stress’, si erano contratti impedendo una più diffusa circolazione di sangue e ossigeno nei tessuti muscolari e cerebrali. Provo un senso di tonificazione e di calore, quello appunto prodotto dall' aumento di temperatura corporea provocato dal sangue che ora viene pompato e scorre meglio, penetrando nel sistema arterioso e venoso dilatato, e che quindi si diffonde più diffusamente sulla superficie del corpo.  Sento anche un formicolìo alle mani ed ai piedi: é l’ effetto della vasodilatazione.
  • Provo un senso ancora più diffuso di benessere. E mi immagino di trovarmi abbandonato e rilassato immerso in un bel bagno caldo.
  • Sento – nel silenzio della mia mente dove i rumori esterni diventano sempre più ovattati - che il gallo canta lontano, due, tre, quattro volte...So che questa volta però non mi ‘sveglia’, non mi può disturbare…
  • Mi concentro allora sul mio respiro. Visualizzo i miei polmoni, il mio diaframma che mi immagino di vedere alzarsi ed abbassarsi, aspirando ed espirando, e mi dico mentalmente:'Il mio respiro è calmo e regolare'.
  • Me lo ripeto sei volte, con calma e regolarità, e intanto ' vedo' - come se lo guardassi dall' esterno del corpo - il mio torace che si alza e si abbassa, si alza e si abbassa, sempre più lentamente, sempre più regolarmente, finchè - concentrato come sono nell' ascoltare con l' orecchio della mente il mio respiro interiore - non percepisco che il respiro è diventato come un 'soffio'…, calmo e regolare. Comincio allora a sentire – nel silenzio profondo della mia interiorità – il pulsare lontano del cuore che pompa con un tonfo sordo appena percettibile.
  • Comincio a provare un senso di benessere neuromuscolare, percepibile come un caldo torpore. Sento che il ritmo regolare del respiro dei polmoni fornisce al sistema vascolare – con regolarità - una quantità di ossigeno più ricca, e mi ‘vedo’ - visualizzandolo – l’ immagine del sangue come se venisse 'arricchito' da queste  ‘bollicine’ di ossigeno che viene poi ceduto attraverso i capillari sanguigni anche alle zone meno irrorate del corpo e del cervello che ne vengono tonificate e rivitalizzate.
  • Mi concentro allora sul mio cuore. Me lo visualizzo qui, immaginandomelo posizionato un poco sopra il diaframma, a sinistra ma spostato verso il centro del torace. E' lo stesso cuore che ho visto in tante 'fotografie', e me lo ‘vedo’ come un muscolo robusto. Mi ripeto mentalmente - con calma - sei volte la frase: ‘Il mio cuore batte calmo e regolare’

Me la ripeto mentalmente, con calma, sull' onda del ritmo del mio  respiro che è pure calmo e regolare.
Ad ogni frase ascolto per qualche secondo il battito cardiaco. All' inizio    
è appena percettibile. Poi lo diventa sempre più. Alla sesta volta sento  
che  il cuore comincia a battere nel petto con un timbro forte e calmo.     Sento che il sangue viene ‘pompato’ senza fatica e con regolarità nel         sistema arterioso che a questo punto può continuare ad irrorare e nutrire l' organismo senza quegli 'scompensi' circolatori, quelle 'aritmie' anche inavvertibili, che molti di noi hanno quando lavorano sotto stress o sono   in preda a stati emotivi.

  • Mi abbandono alle mie sensazioni ed ‘ascolto’ il mio corpo.
  • Per acquistare ‘familiarità’ con i miei ‘organi’ interni, provo mentalmente ad immaginare di pompare sangue convogliandolo là dove so che dovrebbe esserci il fegato, e subito sento che questo si ‘gonfia’ premendo contro l’ addome, e ne individuo bene la posizione. Poi – sempre con una visualizzazione mentale – immagino di far affluire il sangue nello ‘stomaco’ e sento che anche questo si ‘inturgidisce’ - marcando la sua posizione – e si riscalda. Quindi è la volta della milza, e così via.
  • La sensazione di benessere aumenta. Provo il desiderio di abbandonarmi al sonno. Ma resisto.
  • Reagisco ancora al desiderio di lasciarmi addormentare e concentro l' occhio vigile della mia mente sul mio 'plesso solare': non l' ho mai visto in fotografia, ed è quindi più difficile visualizzarlo ma ne ho visto uno 'schizzo'. Ricorro allora alla fantasia e me lo immagino come un grosso ganglio nervoso bianco al centro dell' addome, più verso la parte posteriore. Da esso 'vedo' diramarsi importanti fasci nervosi che si collegano ai vari organi collocati nell’ addome.
  • 'Il mio plesso solare è caldo', mi ripeto allora sei volte, con calma, uniformando il ritmo mentale di questa frase con quello calmo del mio respiro. Facilito l’ apparizione della sensazione di calore, e quindi di ‘tonificazione’ e ‘rivitalizzazione’dei vari organi nell’ addome: fegato, stomaco, milza, etc., immaginando di essere al freddo con gli sci sulla neve e di mandarmi giù un bel ‘punch’ al mandarino che mi riscalda tutto lo stomaco e… il plesso solare. Sento alla fine come un allentamento improvviso dei muscoli dell' addome, come se un ultimo residuo di ‘contrattura’ muscolare cadesse di colpo.
  • Aumenta il senso di benessere generale e provo il desiderio di rimanere per sempre in questo stato di abbandono piacevole, per l’ eternità. Mi dico però che questo non è il Nirvana e nemmeno il Paradiso, non ancora, e che la vita purtroppo continua.
  • Finalmente non sento più il gallo, ma non sento più cantare nemmeno gli uccelli, non sento neanche più il ronzio lontano della caldaia dell' impianto di riscaldamento che è esterna alla casa ma che, nei primi momenti del 'training', sentivo come vicinissima perchè l' udito – in fase di concentrazione - si era fatto sensibilissimo mentre ora sono come avvolto in una ovatta, non sento più il corpo, neanche quel senso iniziale di pesantezza. Anzi mi sento ‘leggero’ e mi sembra come di galleggiare su una nuvola e non  sento più, sotto la schiena, il ‘duro’ del pavimento sul quale sono sdraiato: ho perso infatti il senso del ‘tatto’ ed è come se il corpo – con la sua capacità sensoriale – non esistesse più, rimanendo solo la capacità di ‘pensare’.
  • Mi concentro allora con l' occhio della mente sulla mia fronte. La visualizzo – rivolgendo, a palpebre chiuse, gli occhi verso la parte alta, dove c' è la radice dei capelli, e cerco di immaginarmela come se me la sentissi percorsa e sfiorata da un trefolo d' aria fresca.

‘La mia fronte è fresca, ed io sono sempre perfettamente calmo e disteso’, mi dico sei volte, sempre concentrato con l' occhio della mente sulla fronte.

  • Alla sesta volta provo la 'percezione' come di un alito fresco alla radice dei capelli, e mi sento perfettamente calmo e disteso, fresco di mente, ben riposato, senza più alcun desiderio di assopimento, con l' occhio della mente perfettamente lucido e vigile.
  • L' esercizio 'tecnico' è finito.
  • Ora sono in una situazione di calma assoluta, in quella che si chiama situazione di 'commutazione autogena'.
  • Sono stati eliminati tutti i disturbi esterni, non si avverte proprio più la 'presenza' del proprio corpo. Si prova una sensazione di grande ‘lucidità’ mentale.
  • Non si avvertono nemmeno sentimenti di animosità nè di amore: vi è insomma un grande 'distacco' emotivo perchè la sfera delle 'affettività', che tanto influiscono nel determinare le scelte umane, è temporaneamente 'neutralizzata', così che posso passare in rassegna i miei problemi con imparzialità e senso di equilibrio, determinando le scelte migliori senza farmi influenzare da prevenzioni o 'emozioni’ che possono ‘deformare’ il mio senso critico. 
  • Sono passati venti minuti dall’ inizio e il mio ‘io’ pensante è  libero, leggero, e può concentrarsi e meditare quello che vuole.
  • A questo punto, così immobile, calmo e concentrato, faccio mentalmente il segno della croce e recito:

Nel primo mistero gaudioso si contempla l'annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria.
Con l' occhio della mente - chiamando in aiuto della mia fantasia le letture che ho fatto sulle visioni della Valtorta ne 'Il Poema dell' Uomo-Dio' - visualizzo la scena, come se io fossi l' occhio di una telecamera che guarda dall' alto.
Maria, una giovinetta di sedici anni circa, è lì che lavora ad un telaio, vicino alla parete di un muro, in una stanzetta semplicemente arredata, con muri intonacati a calce. Lei fila e canta quando un Angelo, anzi l' Arcangelo, si materializza di fronte a lei emergendo con la sua figura da una luce viva che poi diventa soffusa per rendere percepibile l' angelo  all' occhio di Maria. Lei ha un moto di sorpresa e si ritrae con le spalle al muro ma l' Angelo con un sorriso rassicurante ed un cenno della mano, poichè egli ha figura eterea ma sembianze umane, la tranquillizza, la saluta, le dice di essere il messaggero del Signore, le comunica che le nascerà un figlio...Segue il dialogo che tutti sappiamo. Maria acconsente alla missione e l' Angelo allora congiunge le mani, si inchina - mentre Maria china il capo in segno di rispetto - e, come nella dissolvenza incrociata di un filmato, la sua figura viene riassorbita nella sua luce che si attenua e scompare lasciando lì Maria a domandarsi se è stato tutto sogno o realtà.

Meditando questa scena faccio seguire un Padre Nostro, dieci Avemaria, e un 'Gloria', pensando bene al significato delle parole delle preghiere.

Nel secondo mistero gaudioso si contempla la visita di Maria alla cugina Elisabetta.
Vedo con l' occhio mentale Maria che con un asinello carico arriva di fronte al portone di una recinzione al cui interno, dopo un prato o un' aia, vi è una casa colonica di tipo 'padronale'. Lei indossa delle vesti da viaggio grigio-azzurre e ha un sorta di fazzoletto sul capo che le nasconde i capelli. Suona un campanaccio, accorre un vecchio servo. Lei si presenta e chiede di parlare con la cugina Elisabetta. Il servo: un contadino anziano, energico e rispettoso, la fa subito entrare chiudendo il portone agli occhi dei curiosi che sbirciano da fuori per capire chi è mai quella nuova arrivata.
Si vede la casa di Zaccaria, anziano sacerdote del Tempio e marito di Elisabetta. Il servo dà di voce e si vede apparire sulla soglia di casa, per veder chi c' è,  Elisabetta, l' anziana cugina. Credo - da come si salutano e si abbracciano - che non si vedano da parecchio tempo. Maria le dice subito che è venuta a trovarla - avendo saputo che lei aspettava un figlio - per aiutarla ed assisterla.
Elisabetta fa sistemare i bagagli in una camera per Maria e le due si mettono a conversare.
Ricordo che ne avevo scritto nel Cap. 84 de ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’, commentando un brano della Valtorta che aveva descritto la scena da lei vista in visione. Andiamocelo a rileggere.

 

84. Tutto detto di Me, secoli e secoli prima della mia venuta... ma il mio 'popolo' non mi volle riconoscere.
E per amore dissi al Padre...


In questa scena del 'Poema' Maria SS. è a colloquio con Elisabetta, che se non ricordo male era una sua parente, moglie del sacerdote Zaccaria. Elisabetta, già sterile, aspetta ora il Battista, Giovanni Battista, il Precursore. Maria è in casa di Elisabetta e la assiste in attesa della nascita di Giovanni.
Elisabetta era quella che, nel vedere Maria (la quale era andata a trovarla dopo che l' Angelo dell' Annunciazione l' aveva informata del fatto  che Elisabetta, detta la sterile, avrebbe avuto un figlio), l' aveva salutata - ispirata dallo Spirito Santo - dicendole 'Benedetta fra tutte le donne, benedetto il frutto del seno tuo...'
Elisabetta , pur non sapendo che Maria fosse 'in attesa' del Figlio di Dio, aveva  infatti 'profetizzato', aveva profetizzato senza neanche rendersene  quasi conto perchè 'santificata' dalla vicinanza di Gesù nel seno di Maria e quindi 'illuminata' dalla Luce di Dio..
Dunque, Maria ed Elisabetta colloquiano e Maria, parlando del suo piccolo, parlandone rapita, si lascia scappare che lo chiamerà 'Gesù': che vuol dire Salvatore.
Elisabetta dice che il nome del Figlio di Dio: Salvatore, è bello. Ma Maria, fattasi improvvisamente mesta, in ansia, afferra le mani della cugina e - ricordandosi che essa aveva già 'profetizzato', cioè rivelato il fatto che Maria avesse in seno il Figlio di Dio, cosa che nessuno, nemmeno Giuseppe, sapeva - le chiede angosciata:

'...Dimmi: che dovrà fare per salvare il mondo la mia Creatura? I Profeti... Oh i Profeti che dicono del Salvatore! Isaia... ricordi Isaia? 'Egli è l' Uomo dei dolori. Per le sue lividure noi siamo sanati. Egli è trafitto e piagato per le nostre scelleratezze...Il Signore volle consumarlo coi patimenti... Dopo la condanna fu innalzato...'

Luce:
Questo chiedeva mia Mamma angosciata ad Elisabetta sperando che, profetando, essa la tranquillizzasse.
Prendiamo ora il Profeta :

'Giubilate, cantate insieme, o rovine di Gerusalemme, perchè il Signore ha pietà del suo Popolo, egli riscatta Gerusalemme.Il Signore rivela il suo braccio agli occhi di tutti i popoli, e le regioni di tutta la terra vedranno la salvezza del nostro Dio...'
Isaia, 52.9/10

'Ecco, il mio Servo prospererà, sarà onorato, esaltato, e diventerà grande. E se molti si erano spaventati nel vederlo tanto il suo aspetto era sfigurato, - non aveva più l' aspetto di un uomo - si meraviglieranno di lui molte genti, i re al suo cospetto chiuderanno la bocca, perchè vedranno un avvenimento non annunziato, e osserveranno un fatto inaudito...'
Isaia, 52.13/15

'Disprezzato, rifiuto dell' umanità, uomo dei dolori, assuefatto alla sofferenza, come uno davanti al quale ci si copre il volto, disprezzato, così che non l' abbiamo stimato. Veramente egli si è addossato i nostri mali, si è caricato dei nostri dolori. Noi lo credevamo trafitto, percosso da Dio e umiliato, mentre egli fu piagato per le nostre iniquità, fu calpestato per i nostri peccati. Il Castigo, che è pace per noi, pesò su di lui e le sue piaghe ci hanno guarito...S'egli offre la sua vita in espiazione, avrà una discendenza e ciò che vuole il Signore riuscirà per mezzo suo. Dopo le sofferenze dell' anima sua egli vedrà la luce e tale visione lo ricolmerà di gioia. Il giusto, mio servo, con le sue pene giustificherà delle moltitudini e prenderà su di sè le loro iniquità. Perciò gli darò in eredità i popoli e riceverà come bottino genti infinite, perchè consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato fra i malfattori, egli che tolse i peccati di molti e si fece intercessore per i peccatori...'
Isaia, 53

Vedi? Tutto detto di me, secoli e secoli prima della mia venuta. Ma Satana è Odio e l' odio acceca. E il mio popolo (non perchè 'mio', non perchè 'prediletto', ma perchè da me 'scelto' a divenire il depositario della mia eredità e della mia venuta come Adamo ed Eva erano, dovevano essere i depositari del Paradiso Terrestre in attesa di quello Celeste, e mi tradirono), così il mio popolo - 'mio', questo sì, perchè da esso Io umanamente nacqui - mi tradì, perchè accecato dall' odio, perchè vi è Odio dove non vi è Amore, e, reso quindi incapace di leggere le Scritture con l' occhio dello Spirito, interpretandole alla luce, che luce non è ma tenebre, dell' umano, la luce del Lucifero - che tutto interpreta umanamente, perchè l' umanità è carne e la carne, corrotta dal Peccato, è figlia sua - il mio popolo, dicevo, si attendeva un Re della Carne, un Re terreno che ambisse a potenza, onori e glorie terrene, Re di conquiste, Re di sopraffazione. Essi aspettavano infatti il Re che loro - di proprio - si erano scelti in cuore: l' Altro. E non mi compresero, non mi riconobbero. Anzi odiarono le mie parole, troppo diverse, troppo deludenti rispetto ai loro sentimenti: anzi istinti, chè belluini essi erano tornati, e quindi mi crocifissero. E ancora oggi non mi vogliono riconoscere, perchè sarebbe ammettere la colpa dei loro padri, che essi sentono come la loro e quindi continuano a negare per tranquillità della propria coscienza.
Ma forse non siete tutti così, voi uomini ? Non mi negate tutti per tranquillità della vostra coscienza ?
Ebrei loro? Negatori loro?
Ebrei voi, negatori voi!
Voi peggio di loro, voi peggio di loro, chè cristiani siete, cristiani, cioè del Cristo che fin da bambini vi hanno insegnato, e che invece mi ripudiate perchè anche voi preferite seguire la voce del vostro istinto, questo sì animale, questo sì, che negli animali è salvezza ma che nella vostra psiche è corrotto dal Peccato d' origine: Psiche in cui lo Spirito è sgabello, cioè sottomesso, all' Io.
Ma Io, riscattare dovevo: quelli di prima, quelli di allora, quelli di adesso, i futuri. E sono venuto comunque. Perchè insegnarvi la dottrina, dopo le luci dei Profeti, era giusto ma più giusto ancora era il riscattarvi per liberarvi del Peccato, quello primo, per consentirvi l' accesso al Regno di Dio: quello Mio.
E così venni.
L' umana sofferenza, quella morale, quella fisica, che è l' unica che di norma anche i migliori di voi considerano, fu nulla, rispetto alla visione immane -  che solo Io come Dio potevo vedere e concepire -  della catena d' odio intrecciata dall' Umanità, catena satanica che vi teneva legati a Satana e che Io ero venuto a Spezzare.
Come, con l' odio ? Quello è di Satana!
No, con l' Amore, l' Amore che è di Dio.
E per Amore dissi al Padre:

Ecco, Padre, questo è il tuo popolo. Guarda come è ridotto, guarda come è ridotta l' Umanità. Non colpa sua, Padre, colpa dell' Altro.
I due Primi, perfetti, in un mondo perfetto, sbagliarono. Cosa potranno, cosa possono questi mai opporre alla Potenza dell' Altro, intossicati, indeboliti come sono dal Peccato?!
Padre, guarda. Non sanno neanche di essere figli tuoi. Anche se tu lo hai detto ai Profeti, loro i Profeti non li hanno potuti ascoltare, perchè malati, sordi ormai alle parole dello Spirito.
Padre, che colpa hanno ? Malati, malati sono. Tu sai...
Perdona loro, guariscili. Dà loro, come Padre buono, la tua Medicina e quando usciranno dal torpore della febbre, quando smetteranno di delirare, quando apriranno gli occhi sulla verità della mia Dottrina, dà anche a loro, a quelli che vorranno: perchè Dio di Libertà Tu sei, il dono di udire ancora con l' orecchio spirituale il senso delle tue parole, quello che hanno sempre sentito nel loro cuore ma che, malati, hanno sempre scambiato per 'rumore': fastidioso, da rimuovere.
Perdona loro, Padre. Tu sei Amore.
Non hai detto Tu che il massimo dell' Amore è perdonare ai propri Nemici ?
Io l' ho detto ?...
Ma Io Figlio tuo, sono. Tu me l' hai insegnato...
Perdona quindi a questi nemici e vedrai che il Perdono, unito al Riscatto che Io per Amore ti chiedo e che tu, Padre, per Amore mi devi dare, vedrai che il perdono ce li renderà amici, più che amici: Figli di Dio in terra, Popolo di Dio in Cielo.

E il Padre, commosso - anche se Lui ab-initio 'sapeva' di ciò che sarebbe successo, anche del perdono - non seppe resistere, per Amore, nonostante tutte le efferatezze compiute dall'uomo, nonostante le sue empietà, le sue iniquità: il Padre non seppe resistere alla Forza dell' Amore, chè l' Amore sempre opera  anche nel Padre, che con l' Amore e col Figlio è Uno e Trino.
E venne il perdono, perdono...Ma per quelli di buona volontà!
Perchè - come ti dissi - il Padre, buono, ma non stolto è.

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Seguono un Pater, dieci Ave, un Gloria.

Nel terzo mistero gaudioso si contempla la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme.
Guardo e fa un gran freddo. La giornata invernale si avvia alla fine. Giuseppe e Maria arrivano nelle adiacenze di Betlemme. Lei è sull'asinello, che Giuseppe conduce prudentemente tenendolo per la cavezza, e sembra sofferente. Sotto il fagotto dei vestiti che la coprono, imbacuccandola, si indovina un pancione voluminoso. Giuseppe guarda preoccupato il cielo, forse per capire che tempo farà o quanto manchi alla notte, e poi si ferma a chiedere informazioni ad un pastore. Li vedo parlottare mentre Maria, che si vede che non si sente bene, rimane paziente in silenzio. Poi Giuseppe riprende nella direzione che il pastore ha indicato. Arrivano alla fine a Betlemme. E' un paesotto con un gran andirivieni, perchè gli israeliti stanno affluendo per il famoso censimento ordinato dall' Imperatore di Roma. Giuseppe chiede ancora a dei passanti. Qualcuno fa dei gesti, indica una specie di locanda. Giuseppe si avvicina, lascia Maria con l' asinello fuori, entra, esce con il volto stanco e deluso. Niente, tutto occupato, o prenotato, credo gli abbiano detto. Poi qualcun altro, mi pare una donna impietosita dalle condizioni di Maria, esce dalla locanda, si avvicina a Giuseppe, parlotta e capisco che gli indica qualcosa. Giuseppe fa di sì con la testa, che va bene lo stesso, ringrazia e si avvia in quella direzione. E' un viottolo che sembra uscire dal paese, a destra c' è un fiumiciattolo, a sinistra ci sono delle specie di caverne scavate nel tufo.
Sono delle stalle. Non male, ma sono già tutte occupate da pellegrini. Giuseppe si scoraggia, ma prosegue e, proprio in fondo, ne trova una rimasta vuota, la più brutta, con un' ampia apertura priva di porta ma con dentro un bue. Giuseppe si guarda intorno incerto, fa freddo, l' alito fuma nell' aria, la notte è incipiente, Maria sembra accasciarsi sul collo dell' asino se non fosse per la pancia che glielo impedisce, Giuseppe si decide, fa cenno a Maria che dice con la testa che 'sì, va bene', perchè non ne può proprio più di quel viaggio (che però è lei che ha voluto fare perchè sapeva che si stava avvicinando il momento della nascita e sapeva che il Messia - per via delle profezie - a Betlemme doveva nascere, proprio dove loro dovevano andare a registrarsi per il censimento ordinato dall' imperatore).
Giuseppe, premuroso, l'aiuta a scendere. E' più anziano e maturo di lei. Avrà, occhio e croce, almeno una quindicina d' anni in più. E' un bell' uomo con una barbetta brizzolata e la fronte spaziosa un pò stempiata. Siccome dentro c' è già un bue e quella è in fin dei conti una stalla, Giuseppe fa entrare anche l' asinello che è stanco morto per il viaggio. Fa sedere Maria su una pietra e dà una manciata di fieno, che era nella mangiatoia, all' asinello. Ne dà poi una anche al bue che si è girato con la testa e guarda - perchè la paglia la vuole anche lui - facendo fumo dalle nari, perchè fa proprio freddo.
Giuseppe esce fuori, ci sono degli alberi lungo la riva del fiumiciattolo, parecchia legna secca, raccoglie per terra, fa dei viaggi, porta tutto dentro. Accende un fuoco davanti a Maria per togliere quell' intirizzimento, appende poi una coperta davanti all' ingresso, per riparare un po' dall' aria fredda esterna. Il ricovero per la notte è 'pronto'. Due provviste recuperate dalla sella dell' asino, che gli è stata tolta. Un pasto frugale. Maria non ha fame. Sembra febbricitante perchè ha gli occhi lucidi, poi capisco però che sono ‘luminosi’, perchè sognanti: soffre ma sa che sta arrivando il 'momento', lo sente, quello è finalmente il momento.
Cos' è che 'Lei' aveva più detto su quella notte...?

(G.Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 75 – Ed. Segno)


75. Nacque in una stalla, morì su un palo di Croce.
Ecco il 'mistero glorioso' più grande: quello del dolore... e dell' Amore.

Mi sono 'rituffato' in una rilettura dei 'Quaderni '43'. E' un dettato di Maria S.S. alla mistica e noto che si tratta di un suo personalissimo 'commento' al 3° Mistero Glorioso, quello che contempla la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli nel Cenacolo. Non me lo ricordavo più, questo commento, e allora do un' occhiata alle pagine successive e vedo che ci sono anche i 'commenti' al quarto e quinto mistero glorioso. Leggo nuovamente. Molto belli. Allora risfoglio le pagine precedenti per leggermi anche il primo ed il secondo. Vedo il secondo ma non il primo. Mi dico che ho guardato male. Risfoglio più attentamente. Niente. Decido di guardare l'indice perchè so che nei Quaderni spesso i 'dettati' non sempre rispettano un ordine rigorosamente cronologico o logico ma 'saltano' perchè vengono dati anche in funzione di particolari necessità spirituali del momento sia della Valtorta che di quelli che l'assistono. Nell'indice della descrizione sommaria dei capitoli vi trovo ben evidenziati solo i 'commenti' dal secondo al quinto mistero. Mi dico che 'non è possibile' che manchi il commento al 'primo' mistero glorioso, quello in cui si contempla la 'Resurrezione' di Gesù. L' opera è troppo precisa... Evidentemente devo essere stanco e non sono stato abbastanza attento a meno che -  come ho appreso leggendo certe spiegazioni della Valtorta - non sia uno di quei dettati che il Signore dava con rivelazioni ad uso esclusivo della mistica decidendo talvolta,  per particolari ragioni, di 'secretarli', come si dice in gergo,  cioè di mantenerli segreti dicendole di toglierli da quelli che avrebbero dovuto essere 'pubblicati'. Però, non riesco a darmi pace... Mi deve proprio esser sfuggito.

Luce:
A commento del primo mistero glorioso.

Gesù è nato. E' nella sua grotta al freddo e al gelo. Così narra la tradizione. Ma quanto soffrire, quante pene...
Niente fu quella sofferenza fisica calata su un infante che non poteva comprendere, con solo un impercettibile barlume di coscienza umana.
Le pene e le sofferenze sono venute dopo, man mano che egli, mio figlio, aumentava in scienza e sapienza, come dicono i miei "testimoni" nel loro "Vangelo".
Buona Novella. Certo. Ma mai "buona novella" doveva essere così male accolta. Con il freddo e il gelo ci fu pure l' amore dei pastori, degli umili...ma poi, ma poi quando dai Magi si seppe chi doveva essere nato..., quale tragedia !
Fu quella la prima persecuzione, la prima strage degli innocenti. Perchè il Male odia l' innocenza delle anime, simbolo dell' innocenza di Dio, e soprattutto del Figlio di Dio che aveva assunto umana carne.
E quanta sofferenza in questo annichilimento!
'Mistero doloroso' doveva essere, non fosse stato per l' amore di Dio che ha voluto trasformare il dolore in gloria.
Il resto della vita, prima di quella pubblica, non conta perchè - a parte gli affanni della fuga, l'ansia del ritorno - fu solo vita di ristrettezze peraltro serena perchè vissuta in Dio e con Dio fra noi.
Ma dopo ...nei tre anni e fino al patibolo... non gloria ma disamore!
Tutto della vita di mio Figlio è stato non all' insegna della gloria ma del dolore.
Nacque in una stalla, morì su un palo di croce: crocifisso come farfalla, con le sue ali aperte in segno di amore e di abbraccio filiale...
Ecco il mistero glorioso più grande: quello del dolore.
Dolore soltanto attraverso il quale - per amore - si poteva, Dio poteva, riscattare il genere umano.
Tu non sei anima vittima ma devi almeno capire la generosità delle altre anime che vittime si danno, mostrando un coraggio, anzi una abnegazione che tu umanamente non hai.
Così ti sentirai più sollevato pensando al fatto che il Signore, per la tua debolezza, non ti chiede di più.
Ma quello che devi fare, quello che "puoi" fare, fallo bene.
Anche questo, in un certo senso, è amore di vittima.
Non olocausto,  non "vittima", ma "amore" di vittima sì perchè sempre chi ama Dio e obbedisce ai suoi comandi soffre su questa terra ed è vittima del mondo che non comprende e spesso odia.
Dolore e amore.
Questo è il "ritornello" che il Padre vuole che noi cantiamo con gioia, questa è la musica suonata dal Figlio mio, armonia celeste da troppi non compresa, questo è l' esempio che - con la sua nascita, la sua vita, la sua morte - egli , Fratello, ha voluto dare ai suoi Figli dei quali era contemporaneamente Padre.
Fratello, Figli, Padre: è l'altro triangolo dell' Amore Trinitario, dove Egli - Figlio del Padre, Padre del Figlio - è Fratello degli altri figli del Padre.
Questa è la ragione della comunione dei santi.
Questo è il circolo chiuso dell'Amore, "chiuso" perchè nulla si crea e nulla si distrugge in eterno, in un principio che non ha fine con una fine che non ha principio.
Prova dunque a pensare al 'primo mistero glorioso' come al primo mistero doloroso sapendo che però è stato il primo mistero d'amore di mio figlio, che è vostro Fratello e Padre nell'unità con lo Spirito Santo, mio divinissimo Sposo.

Devo confessare che una delle cose che  frenano di più il mio - si fa per dire - 'abbandono',  cioè i miei timidi tentativi verso la 'fede' cristiana, tentativi solo 'intellettuali di avvicinarmi ad essa, è proprio tutto questo fatto del 'dolore'.
Le  altre 'filosofie' promettono o si propongono lo scopo, di perseguire il 'distacco' o la 'serenità', questa invece vuole il 'dolore'.
Ma chi l'ha detto!.. e perchè?! Io, sui 'Vangeli', tutto questo discorso sul dolore non ce lo trovo.
Certo, tante cose non si ritrovano, apparentemente, ma poi -  srotolando il 'gomitolo'  - ti accorgi che 'in nuce' erano dette...
A volte, nella mia immaginazione quasi inconscia 'percepisco' Cristo come una sorta di Moloc che voglia il sacrificio umano, un Dio che si è voluto - lui - immolare e che ora vuole  - da noi - che facciamo lo stesso anche noi.
So che è assurdo, so che non è così, ma tutto questo insistere martellante  sul 'dolore' mi sembra a volte un aspetto masochistico della religione cristiana, oppure un aspetto che era sì presente ma non al livello psicanaliticamente 'autolesionistico' al quale lo vogliono portare certi mistici che vogliono ad ogni costo soffrire,  come quelli che - si  suol dire - vogliono essere più ‘realisti’ del Re...
'Beh - mi dico - più del Re no, perchè 'quello' si è proprio fatto mettere in croce...'
Sfido poi che, quando gli psicologi vengono spediti a visitare tutti questi 'santi' - come la Chiesa fece con lo stesso Padre Pio - la prima domanda che si fanno è se non si trovino di fronte a qualche tipologia di malattia mentale del tipo 'isterico' , per capirci. Isterico? Cos' è che vuol dire più, esattamente? Cos'è che  ne dicevano Charcot e Freud ?
Sfilo dalla libreria l' Enciclopedia della Scienza, lettera 'I', cerco 'Isteria' e trovo:
 
' ... nell' antichità greca e romana l'isteria fu attribuita ad una peregrinazione dell' utero nel corpo alla ricerca di liquidi dei quali avevano bisogno, in giovani donne prive di rapporti sessuali...
Lasciamo perdere!
'... nel medioevo europeo l' isteria fu considerata come la manifestazione di una possessione demoniaca e fu pertanto energicamente perseguitata...'
Di male in peggio !
'... finalmente il moderno sviluppo della medicina, proprio del XIX secolo, favorì le prime vedute scientifiche dell' isteria... Breuer e Freud, introducendo per la prima volta il concetto di inconscio nella psichiatria ne attribuirono la genesi ad un trauma psichico  collegato a disturbi della sessualità   (Ah, rieccolo Freud con la sua sessualità dappertutto...) ... è proprio dell' isterico copiare senza neanche accorgersene  qualunque altra persona o qualunque altra malattia che gli offra il modo di esteriorizzare le proprie pulsioni fornendo ad esse una adeguata mascheratura... il contenuto del sintomo isterico si dimostra infatti in qualche modo collegato con una proibita soddisfazione della sessualità...... ora quando le forze difensive che giocano nel conflitto sono valide, il compromesso viene raggiunto mediante la somatizzazione... più specificatamente vi appartengono quei tratti bene articolati di comportamento 'sessualizzato' , provocante, seducente, che il Reich ha compendiato nella civetteria della donna e nell' effeminatezza, mascherata da un 'dongiovannismo' ad oltranza , nell' uomo...'
Vi risparmio il resto...
Dunque, secondo 'quelli', Gesù Cristo non doveva essere del tutto normale, e neanche i martiri e santi che han cercato di imitarlo, tutti vittime di complessi sessuali: questo, naturalmente, a livello inconscio.
Francamente - con rispetto parlando - mi sembravano più convincenti le ipotesi dell' antichità e del medioevo. Qui mi sembra invece che con la storia dell' inconscio (che tanto è 'sotto' e quindi nessuno lo può 'toccare' nè 'vedere'') uno possa teorizzare tutto e il contrario di tutto... così da farti diffidare persino delle 'grazie' femminili e dei 'dongiovanni'.
Mah, a me sembra che qualche 'problema' debbano forse averlo avuto - naturalmente nell' inconscio - anche  Freud ed il Reich...
Va a finire così  - dopo questa 'ripassata' psicanalitica - che   'assolvo' la dottrina cristiana e mi riconcilio con la 'teoria del dolore', che mi sembra ora  'mentalmente' molto più sana, trovando semplicemente 'logico' che santi e martiri vogliano imitare il loro Maestro e - a parte certi casi di patologia isterica che non si possono escludere in talune persone - trovando anche 'logico' (sempre che si voglia accettare l' ipotesi religiosa e spirituale) che le 'stigmate' - come quelle ad esempio di San Francesco o di Padre Pio - siano in realtà un 'dono' di sofferenza con il quale Cristo imprime il suo personalissimo 'sigillo'  di 'certificazione' su chi lo ama fino alla completa identificazione con lui stesso... nel dolore.

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Un Pater, dieci Ave, un Gloria...

 
Nel quarto mistero gaudioso si contempla la presentazione di Gesù bambino al Tempio.

Vedo con l' occhio della mente, cioè con la mia immaginazione, che Maria esce da una casa con un fagottino in braccio: deve essere Gesù. E' accompagnata da Elisabetta, che, non avendo più la pancia, deve aver evidentemente già dato alla luce Giovanni Battista. Le due donne sono seguite dai due uomini, Giuseppe e il sacerdote Zaccaria. Sono tutti vestiti a festa, perchè vanno al Tempio per la cerimonia della Presentazione. Credo che ci fosse l' usanza di presentare e 'offrire' al Signore o tutti i figli o i maschi primogeniti. Comunque era una cerimonia importante, mi dico, un po’ come una specie di 'battesimo' da noi, dove ci si va con i testimoni. Arrivano al tempio, salgono le scalinate, è mattina, fa freddo, non c'è ancora troppa gente e il ‘sacerdote’ Zaccaria, che è evidentemente di casa e conosce tutti (avendo peraltro recuperato la parola che gli era stata tolta dall' Angelo quando non aveva voluto credere al suo annuncio che sua moglie, sterile e sessantenne circa, potesse avere un figlio quale dono di Dio) parlotta con i suoi colleghi sacerdoti e con altre persone che non riesco a individuare. Credo che egli presenti loro i suoi 'parenti'  e - da lontano non vedo bene - immolano poi qualche piccione o qualcosa del genere. Dopo aver salutato tutti se ne vanno.
Penso però, guardando assorto, che questa di Gesù bambino è una ‘offerta’, a Dio Padre, di genere veramente eccezionale.
Viene infatti offerto a Dio nientemeno che suo Figlio.
Così come Abramo era disposto a sacrificare a Dio il proprio figlio Isacco  (quello che secondo la Promessa che lo stesso Dio gli aveva fatto avrebbe dovuto assicurargli una così numerosa discendenza) anche qui è il Padre putativo Giuseppe che offre a Dio il proprio 'figlio' che però è in realtà il Figlio di Dio.
Ma mentre Dio fermò a mezz'aria la mano armata di Abramo, pronto a sacrificare Isacco, in questo caso Dio - per amore degli uomini che aspettavano la Redenzione per poter accedere al Cielo - non fermò la mano dei crocifissori ed accettò il Sacrificio perfetto che avrebbe riscattato l'Umanità intera dal Peccato d' origine e da tutti gli altri suoi peccati: solo che gli uomini avessero voluto dimostrare un poco di buona volontà.

Un Pater, dieci Ave, un Gloria.

Nel quinto mistero gaudioso si contempla il ritrovamento di Gesù bambino al Tempio, fra i dottori.
Mi ricordo che la Valtorta aveva scritto che Giuseppe e Maria, con Gesù dodicenne, erano giunti a Gerusalemme,  forse per una di quelle loro solite feste-pellegrinaggio o forse per la festa della 'maggiore età' che i bambini mi pare raggiungessero a dodici anni, non mi ricordo più bene.
Ma ora essi sono lì che si apprestano al ritorno, in mezzo ad un sacco di gente di una carovana, pronta a partire.
A quei tempi - mi dico - era opportuno e prudente muoversi in gruppo, come nelle carovane del Far West, perchè ci si poteva aiutare e soprattutto ci si poteva difendere meglio dagli assalti dei ladroni. Però, per altri versi, mi dico che doveva anche essere un bel viaggiare.
Tutti insieme, si parlava, si chiaccherava, ed i bivacchi all' ora di pranzo e di cena, con tutti quei fuochi accesi, doveva essere un piacere vederli, come al campeggio. E poi c' erano tanti bambini e tanti ragazzi che giocavano, proprio dell' età di Gesù che invece era sempre così serio.
La carovana è in viaggio e alla fine della giornata Maria e Giuseppe - che erano contenti che il figlio se ne stesse con gli altri compagni più spensierati, anzi non si era fatto neanche più vedere - lo cercano con lo sguardo perchè la carovana si ferma .
Lo cercano ma non lo vedono. Vedono invece un ragazzo che corre, un suo amico, gli chiedono dov' è Gesù e quello gli risponde che non l' ha visto. Chiedono ad un altro ma neanche quello ne sa niente, chiedono a un terzo, niente.
E loro vanno in ansia, Maria spalanca gli occhi e si guarda intorno, i suoi pensieri si fanno tumultuosi: ' Il figlio…, anzi: il 'Figlio di Dio', oh Gesù mio, dove sarà...?'
Corrono indietro, chiedono, niente, niente.  Sta a vedere che si è perso per strada, in qualche paese. E se i briganti... E' angoscia! Però ormai è notte, devono accamparsi, gli amici gli dicono di aspettare il chiaro dell'alba ma loro no, loro vogliono tornare subito indietro lungo quella strada biancheggiante che si vede anche al buio.
E il mattino dopo, quando ancora non è chiaro,  paesi, frazioni, case…, chiedono, chiedono, nessuno l' ha visto. Un bel bambino…, un ragazzetto, biondo... No, nessuno l'ha visto, perchè un 'biondo' così l' avrebbero certamente notato. E sono di nuovo a Gerusalemme, vanno a vedere se si è fermato a casa di amici ma questi non ne sanno niente.
A questo punto è panico autentico. Il Figlio di Dio, affidato a loro, alle loro mani, il ricordo di Erode, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, l'anonimato per sfuggire alle ricerche, la fame, l' esilio, il ritorno, tutto torna alla mente. E ora non si trova più. L'avranno mica riconosciuto i soldati? E come han fatto a riconoscerlo? Son passati dodici anni. Che abbia parlato lui? In fin dei conti è poco più di un bambino. Che abbia detto qualcosa di troppo? Perché, se quello si mette a parlare, si capisce che c' è qualcosa di strano e magari poi quegli altri ricollegano tutto...
Loro corrono per le strade strette di Gerusalemme, chiedono ai passanti, ai proprietari delle bancarelle, si capisce che lo descrivono, ma rispondono tutti con dei dinieghi.
Finisce che divento ansioso anch'io, guardo, ma io sono lontano, e non vedo. Qui ci vorrebbe la Valtorta.  Cos' è che vedeva, Lei?

(M.Valtorta: ‘Il Poema dell’Uomo-Dio’ – Vol. I, Cap. 68 – Centro Ed. Valtortiano)


Cap. 68: La disputa di Gesù nel Tempio coi dottori

Vedo Gesù. E' adolescente. Vestito di una tunica che mi sembra di lino candido, lunga sino ai piedi. Su questa si posa e si drappeggia un drappo particolare d' un rosso pallido. E' a testa nuda, coi capelli lunghi sino a metà orecchie, più carichi di tinta di quando lo vidi bambino. E' un fanciullo robusto e molto alto per la sua età che, come dimostra il viso, è molto fanciulla.
Mi guarda e sorride tendendomi le mani. Un sorriso però che somiglia  già a quello che gli vedo da uomo: dolce e piuttosto serio. E' solo. Non vedo altro per ora. Sta appoggiato ad un muretto su una stradellina tutta sali e scendi, sassosa e con una fossa verso il centro che certo in tempo di pioggia si muta in rigagnolo. Ma ora è asciutta perchè è giornata serena.
Mi pare di accostarmi io pure al muretto e di guardare intorno e in basso come fa Gesù.Vedo un agglomerato di case. Un agglomerato disordinato. Le case sono quali alte, quali basse e vanno in tutti i sensi. Sembra, con un paragone molto povero ma molto somigliante, una manciata di ciottoli bianchi gettata su un terreno scuro. Le vie e viette sono come vene in quel biancore. Qua e là delle piante sporgono dai muri. Molte sono già in fiore e molte sono già coperte di foglie novelle. Deve essere primavera.
A sinistra, rispetto a me che guardo, vi è un grande agglomerato, fatto a tre ordini di terrazze coperte di fabbricati, e torri e cortili e porticati, al centro del quale si alza un più alto, maestoso, ricchissimo fabbricato a cupole tonde, splendenti al sole come fossero coperte di metallo: rame od oro. Il tutto è recinto da una muraglia merlata: dei merli fatti così:  M  come fosse una fortezza. Una torre più alta delle altre, posta a cavalcioni di una via piuttosto stretta e che è in salita, domina nettamente quel vasto agglomerato. Sembra una sentinella severa.
Gesù guarda fissamente quel luogo. Poi torna a voltarsi, riappoggiando la schiena al muretto, come era prima, e guarda un monticiattolo che sta in fronte all' agglomerato. Un monticiattolo assalito dalle case sino alla base, poi lasciato nudo. Vedo che una via termina là con un arco oltre il quale non c' è che una via lastricata a pietre quadrangolari, irregolari e sconnesse. Non sono troppo grandi, non come le pietre delle strade consolari romane; sembrano piuttosto le classiche pietre dei vecchi marciapiedi viareggini (non so se ne esistano ancora) ma messe senza connessione. Una stradaccia. Il volto di Gesù si fa tanto serio che io mi fisso a cercare su quel monticiattolo la causa di questa malinconia. Ma non trovo nulla di speciale. E' una altitudine nuda. E basta. In cambio perdo Gesù, perchè quando mi volgo non è più lì. E mi assopisco con questa visione.
... Quando mi risveglio col ricordo della stessa nel cuore, dopo esser tornata un poco in forze e in pace, perchè tutti dormono, mi trovo in un posto che non ho mai visto. Vi sono e cortili e fontane e porticati e case, ossia padiglioni, perchè hanno più la caratteristica di padiglioni che di case. Vi è molta folla vestita all' ebraica antica, e molto vociare. Guardandomi intorno comprendo d' essere dentro a quell' agglomerato che Gesù guardava, perchè vedo la muraglia merlata che lo cinge, la torre che lo vigila e l' imponente fabbricato che si erge nel centro e contro il quale si stringono i porticati, molto belli e vasti, e sotto ai quali vi è molta folla intenta chi a una cosa, chi ad un' altra.
Comprendo essere nel recinto del tempio di Gerusalemme. Vedo farisei in lunghe vesti ondeggianti, sacerdoti vestiti di lino e con una placca preziosa al sommo del petto e della fronte e altri punti luccicanti sparsi qua e là sulle diverse vesti molto ampie e bianche, strette alla vita da una cintura preziosa. Poi altri che sono meno ornati, ma devono sempre appartenere alla casta sacerdotale e che sono circondati da discepoli più giovani. Comprendo che sono i dottori della Legge.
Fra tutti questi personaggi mi trovo spersa, perchè non so proprio che ci sto a fare. Mi accosto al gruppo dei dottori dove si è iniziata una disputa teologica. Molta folla fa la stessa cosa.
Fra i 'dottori' vi è un gruppo capitanato da uno chiamato Gamaliele e da un altro, vecchio e quasi cieco, che sostiene Gamaliele nella disputa. Costui, che sento chiamare Hillel (metto l' h perchè sento una aspirazione in principio al nome) mi pare maestro o parente di Gamaliele, perchè questo lo tratta con confidenza e rispetto insieme. Il gruppo di Gamaliele ha vedute più larghe, mentre un altro gruppo, ed è il più numeroso, è diretto da uno che chiamano Sciammai, ed è dotato di quell' intransigenza astiosa e retriva che il Vangelo tanto bene ci illustra. Gamaliele, circondato da un folto gruppo di discepoli, parla della venuta del Messia, e appoggiandosi alla profezia di Daniele sostiene che il Messia deve ormai essere nato, perchè da una decina d' anni circa le settanta settimane profetate sono compiute da quando era uscito il decreto di ricostruzione del Tempio. Sciammai lo combatte asserendo che, se è vero che il Tempio è stato riedificato, è anche vero che la schiavitù di Israele è aumentata e la pace che avrebbe dovuto portare seco Colui che i Profeti chiamavano 'Principe della Pace', è ben lontana d' essere nel mondo e specie a Gerusalemme, oppressa da un nemico che osa spingere la sua dominazione fin entro il recinto del Tempio dominato dalla Torre Antonia piena di legionari romani, pronti a sedare con la spada ogni tumulto di indipendenza patria.
La disputa, piena di cavilli, va per le lunghe. Ogni maestro fa sfoggio di erudizione, non tanto per vincere il rivale quanto per imporsi all' ammirazione degli ascoltatori. E' palese questo intento.
Dal folto del gruppo dei fedeli esce una fresca voce di fanciullo: 'Gamaliele ha ragione.'
Movimento della folla e del gruppo dottorale. Si cerca l' interruttore. Ma non occorre cercarlo. Non si nasconde. Si fa largo da sè e si accosta al gruppo dei 'rabbi'. Riconosco il mio Gesù adolescente. E' sicuro e franco, con due sfavillanti occhi pieni di intelligenza.
'Chi sei?' gli chiedono.
'Un figlio di Israele venuto a compiere ciò che la Legge ordina'.
La risposta ardita e sicura piace e ottiene sorrisi di approvazione e benevolenza. Ci si interessa del piccolo israelita.
'Come ti chiami?'
'Gesù di Nazareth.'
La benevolenza si smorza nel gruppo di Sciammai. Ma Gamaliele, più benigno, prosegue il dialogo insieme ad Hillel. Anzi è proprio Gamaliele che con deferenza dice al vecchio: 'Chiedi al fanciullo qualcosa.'
'Su cosa fondi la tua sicurezza?' chiede Hillel (metto i nomi in testa alle risposte per abbreviare e rendere chiaro).
Gesù: 'Sulla profezia che non può errare nell' epoca e sui segni che l' hanno accompagnata quando fu il tempo del suo avverarsi. E' vero che Cesare ci domina. Ma il mondo era tanto in pace e la Palestina tanto in calma, quando si compirono le settanta settimane, che fu possibile a Cesare ordinare il censimento nei suoi domini. Non lo avrebbe potuto se la guerra fosse stata nell ' Impero e le sommosse in Palestina. Come era compito quel tempo, così si sta compiendo l' altro delle sessantadue più una dal compimento del Tempio, perchè il Messia sia unto e si avveri il seguito della profezia per il popolo che non lo volle. Potete avere dubbi? Non ricordate che la stella fu vista dai Savi d' Oriente e che andò a posarsi proprio sul cielo di Betlemme di Giuda e che le profezie e le visioni, da Giacobbe in poi, indicano quel luogo come il destinato ad accogliere la nascita del Messia, figlio del figlio del figlio di Giacobbe, attraverso Davide che era di Betlemme? Non ricordate Balaam? 'Una stella nascerà da Giacobbe'. I Savi d' Oriente, che la purezza e la fede rendevano occhi e orecchi aperti, hanno visto la stella e compreso il suo nome: 'Messia', e sono venuti ad adorare la Luce scesa nel mondo.
Sciammai, con sguardo livido: 'Tu dici che il Messia nacque nel tempo della Stella a Betlemme-Efrata?'
Gesù: 'Io lo dico.'
Sciammai: 'Allora non vi è più. Non sai, Fanciullo, che Erode fece uccidere tutti i nati di donna da un giorno a due anni di età di Betlemme e dintorni? Tu, tanto sapiente nella Scrittura, devi sapere anche questo: 'Un grido s' è sentito nell' alto... E' Rachele che piange i suoi figli'. Le valli e le cime di Betlemme, che hanno raccolto il pianto di Rachele morente, sono rimaste piene di pianto, e le madri l' hanno ripetuto sui figli uccisi. Fra esse era certo anche la Madre del Messia.'
Gesù: 'Ti sbagli, o vecchio. Il pianto di Rachele s' è volto in osanna, perchè là dove essa ha dato alla luce il 'figlio del suo dolore', la nuova Rachele ha dato al mondo il Beniamino del Padre celeste, il Figlio della sua destra, Colui che è destinato a riunire il popolo di Dio sotto il suo scettro e a liberarlo dalla più tremenda schiavitù.'
Sciammai: 'E come, se Egli fu ucciso?'
Gesù: 'Non hai letto di Elia? Egli fu rapito dal cocchio di fuoco. E non potrà il Signore Iddio avere salvato il suo Emmanuele perchè fosse Messia del suo popolo? Egli, che ha aperto il mare davanti a Mosè perchè Israele passasse a piede asciutto verso la sua terra, non avrà potuto mandare i suoi Angeli a salvare il Figlio suo, il suo Cristo, dalla ferocia dell' uomo?
In verità vi dico: il Cristo vive ed è fra voi, e quando sarà la sua ora si manifesterà nella sua potenza ‘.
Gesù, nel dire queste parole, che sottolineo, ha nella voce uno squillo che empie lo spazio. I suoi occhi sfavillano più ancora, e con mossa d' imperio e promessa Egli tende il braccio e la mano destra e li abbassa come per giurare. E' un fanciullo, ma è solenne come un uomo.
Hillel: 'Fanciullo, chi ti ha insegnato queste parole?'
Gesù: 'Lo Spirito di Dio. Non ho maestro umano. Questa è la Parola del Signore che vi parla attraverso le mie labbra.'
Hillel: 'Vieni fra noi che io ti veda da presso, o Fanciullo, e la mia speranza si ravvivi a contatto della tua fede e la mia anima si illumini al sole della tua.'
E Gesù viene fatto sedere su un alto sgabello fra Gamaliele e Hillel e gli vengono porti dei rotoli perchè li legga e spieghi. E' un esame in piena regola. La folla si accalca e ascolta.
La voce fanciulla di Gesù legge:'Consolati, o mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme, consolatela perchè la schiavitù è finita... Voce di uno che grida nel deserto: preparate le vie del Signore... Allora apparirà la gloria del Signore...'
Sciammai: 'Lo vedi, o nazareno! Qui si parla di schiavitù finita. Mai come ora siamo schiavi. Qui si parla di un precursore. Dove è egli? Tu farnetichi.'
Gesù:'Io ti dico che a te più che agli altri va fatto l' invito del Precursore. A te e ai tuoi simili. Altrimenti non vedrai la gloria del Signore nè comprenderai la parola di Dio perchè le bassezze, le superbie, le doppiezze ti faranno ostacolo a vedere ed udire.'
Sciammai: 'Così parli ad un maestro?'
Gesù: 'Così parlo. E così parlerò sino alla morte. Poichè sopra il mio utile sta l' interesse del Signore e l' amore alla Verità di cui sono Figlio. E ti aggiungo, o rabbi, che la schiavitùdi cui parla il Profeta. e di cui Io parlo, non è quella che tu credi, come la regalità non sarà quella che tu pensi. Ma sibbene per merito del Messia verrà reso libero l' uomo dalla schiavitù del Male che lo separa da Dio, e il segno del Cristo sarà sugli spiriti, liberati da ogni giogo e fatti sudditi dell' eterno regno. Tutte le nazioni curveranno il capo, o stirpe di Davide, davanti al Germoglio nato da te e divenuto albero che copre tutta la terra e si alza al Cielo. E in Cielo e in terra ogni bocca loderà il suo Nome e piegherà il ginocchio davanti all' Unto di Dio, al Principe della pace, al Condottiero, a Colui che con Se stesso avrà inebriata ogni anima stanca e saziata ogni anima affamata, al Santo che stipulerà una alleanza fra terra e Cielo. Non come quella stipulata coi Padri d' Israele quando Dio li trasse d' Egitto trattandoli ancora da servi, ma imprimendo la paternità celeste nello spirito degli uomini con la Grazia nuovamente infusa per i meriti del Redentore, per il quale tutti i buoni conosceranno il Signore e il Santuario di Dio non sarà più abbattuto e distrutto.'
Sciammai: 'Ma non bestemmiare, Fanciullo! Ricorda Daniele. Egli dice che dopo l' uccisione del Cristo, il Tempio e la Città saranno distrutti da un popolo e da un condottiero che verrà. E Tu sostieni che il Santuario di Dio non sarà più abbattuto! Rispetta i Profeti!'
Gesù: 'In verità ti dico che vi è Qualcuno che è da più dei Profeti, e tu non lo conosci e non lo conoscerai perchè te ne manca la voglia. E ti dico che quanto ho detto è vero. Non conoscerà più la morte il Santuario vero. Ma come il suo Santificatore risorgerà a vita eterna e alla fine dei giorni del mondo vivrà in Cielo.'
Hillel: 'Ascolta me, Fanciullo. Aggeo dice: '...Verrà il Desiderato delle genti... Grande sarà allora la gloria di questa casa, e di quest' ultima più della prima'. Vuol forse parlare del Santuario di cui tu parli?'
Gesù: 'Sì, maestro. Questo vuol dire. La tua rettezza ti porta verso la Luce ed Io te lo dico: quando il Sacrificio del Cristo sarà compiuto, a te verrà pace poichè sei un israelita senza malizia.'
Gamaliele: 'Dimmi, Gesù. La pace di cui parlano i Profeti come può sperarsi se a questo popolo verrà distruzione di guerra? Parla e dà luce anche a me.'
Gesù: 'Non ricordi, maestro, cosa dissero coloro che furono presenti la notte della nascita del Cristo? Che le schiere angeliche cantarono: 'Pace agli uomini di buona volontà'. Ma questo popolo non ha buona volontà e non avrà pace. Esso misconoscerà il suo Re, il Giusto, il Salvatore, perchè lo spera re di umana potenza mentre Egli è Re dello spirito. Esso non lo amerà, dato che il Cristo predicherà ciò che a questo popolo non piace. Il Cristo non debellerà i nemici coi loro cocchi e i loro cavalli, ma i nemici dell' anima, che piegano a possesso infernale il cuore dell' uomo creato per il Signore. E questa non è la vittoria che Israele si attende da Lui. Egli verrà, Gerusalemme, il tuo Re, cavalcando 'l' asina e l' asinello', ossia i giusti di Israele e i gentili. Ma l' asinello, Io ve lo dico, sarà a Lui più fedele e lo seguirà precedendo l' asina e crescerà nella via della Verità e della Vita. Israele per la sua mala volontà perderà la pace e soffrirà in sè, per dei secoli, ciò che farà soffrire al suo Re, che sarà da esso ridotto il Re di dolore di cui parla Isaia.'
Sciammai: 'La tua bocca sa insieme di latte e di bestemmia, nazareno. Rispondi: e dove è il Precursore? Quando lo avemmo?'
Gesù: 'Egli è. Non dice Malachia: 'Ecco io mando il mio angelo a preparare davanti a Me la strada; e subito verrà al suo Tempio il Dominatore da voi cercato e l' Angelo del Testamento, da voi bramato'? Dunque il Precursore precede immediatamente il Cristo. Egli già è come è il Cristo. Se anni passassero fra colui che prepara le vie al Signore e il Cristo, tutte le vie tornerebbero ingombre e contorte. Dio lo sa e predispone che il Precursore anticipi di un' ora sola il Maestro. Quando vedrete questo Precursore, potrete dire: 'La missione del Cristo ha inizio'. A te dico: il Cristo aprirà molti occhi e molti orecchi quando verrà a queste vie. Ma non le tue e quelle dei tuoi pari, che gli darete morte per la Vita che vi porta. Ma quando più alto di questo Tempio, più alto del Tabernacolo chiuso nel Santo dei Santi, più alto della Gloria sostenuta dai Cherubini, il Redentore sarà sul suo trono e sul suo altare, maledizione ai deicidi e vita ai gentili fluiranno dalle sue mille e mille ferite, perchè Egli, o maestro che non sai, non è, lo ripeto, re di un regno umano, ma di un Regno spirituale, e suoi sudditi saranno unicamente coloro che per suo amore sapranno rigenerarsi nello spirito e, come Giona, dopo esser già nati, rinascere, su altri lidi: 'quelli di Dio', attraverso la spirituale generazione che avverrà per Cristo, il quale darà all' umanità la Vita vera.'
Sciammai e i suoi accoliti: 'Questo nazareno è Satana!'
Hillel e i suoi: 'No. Questo fanciullo è Profeta di Dio. Resta con me, Bambino. La mia vecchiezza trasfonderà quanto sa al tuo sapere e Tu sarai Maestro del popolo di Dio'.
Gesù: 'In verità ti dico che se molti fossero come tu sei, salute verrebbe a Israele. Ma la mia ora non è venuta. A Me parlano le voci del Cielo e nella solitudine le devo raccogliere finchè non sarà la mia ora. Allora con le labbra e col sangue parlerò a Gerusalemme, e sarà mia la sorte dei Profeti lapidati e uccisi da essa. Ma sopra il mio essere è quello del Signore Iddio, al quale Io sottometto Me stesso come servo fedele per fare di Me sgabello alla sua Gloria, in attesa che Egli faccia del mondo sgabello ai piedi del Cristo. Attendetemi nella mia ora.
Queste pietre riudranno la mia voce e fremeranno alla mia ultima parola. Beati quelli che in quella voce avranno udito Iddio e crederanno in Lui attraverso ad essa. A questi il Cristo darà quel Regno che il vostro egoismo sogna umano, mentre è celeste e per il quale io dico:'Ecco il tuo servo, Signore, venuto a fare la tua volontà. Consumala, perchè di compierla Io ardo.'
E qui, con la visione di Gesù col volto infiammato di ardore spirituale alzato al cielo, le braccia aperte, ritto in piedi fra i dottori attoniti, mi finisce la visione.

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Un Pater, dieci Ave, un Gloria, e, per finire bene la meditazione, anche un Salve Regina.

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Il Rosario è finito ed il Training Autogeno anche.

Non aprire ancora gli occhi. Fare cinque flessioni energiche delle braccia e delle gambe per rialzare i valori della pressione sanguigna - che a seguito dell'esercizio di training autogeno, con rilassamento muscolare e vasodilazione arteriosa - è scesa di un bel po', fare quindi due respiri profondi e solo a questo punto aprire gli occhi…

Siamo sempre sdraiati sul tappeto, qui in casa, non a Gerusalemme, al Tempio.

Avete ora capito come si fa una 'meditazione' col Training autogeno?
Visualizzazione, immaginazione e preghiera, non come la Valtorta, chè quella sì che le 'visioni' le aveva davvero…

Rimango però a meditare sul bellissimo dialogo fra Gesù e i dottori del Tempio e sulla stupenda descrizione della visione avuta dalla Valtorta.
L’avreste mai detto – al leggere i Vangeli – che la scena fosse stata di questa ‘potenza’?
Mi sembrava di essere sul posto e vedermi i vari personaggi davanti in carne ed ossa.
Credo che nella reale realtà di 2000 anni fa Gesù Cristo parlasse veramente da ‘Dio’…, o meglio, da ‘Uomo-Dio’.
Mi ha colpito in particolare quel riferimento al Precursore, che altri non era che Giovanni Battista, il cugino di Gesù, quello che ci rimise la testa per colpa di Salomè, la figlia di Erodiade, delle quali, madre e figlia, aveva  fustigato i costumi.
A pensarci bene sono ben tre i parenti, o meglio, i cugini di Gesù che persero la vita in quell' avventura, oltre a Gesù stesso: il primo in ordine di tempo è appunto Giovanni Battista, figlio di Elisabetta e Zaccaria, e gli altri sono i due apostoli  Giuda Taddeo e Giacomo il Minore, figli di un fratello di Giuseppe.
Non c' è che dire: una bella vocazione al ...martirio.
A proposito di vocazione al martirio, ecco cosa se n’era detto - nel Cap. 87 del mio ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’- di quella di Giovanni Battista:

87. Il mio Precursore parlava nel deserto, ma Io parlo al 'deserto'...

Mi rileggo il Cap. 84 di questo libro: 'Tutto detto di Me, secoli e secoli prima della mia venuta...' e rifletto sul colloquio fra Maria ed Elisabetta. Maria dice che suo figlio lo chiamerà Gesù, l' altra dice dopo che suo figlio lo chiamerà 'Giovanni'...
Gesù e Giovanni erano dunque parenti, qualcosa come 'cugini'. Bella fine che hanno fatto. Uno sulla Croce, l' altro decapitato. Perchè aveva il vizio di parlare troppo, di dire quello che pensava... succede anche adesso. Maria chiedeva ad Elisabetta che le confermasse quello che avevano detto più esattamente i profeti sul conto del futuro Messia, e si preoccupava, ma se Elisabetta avesse mai saputo che fine avrebbe fatto suo figlio che stava per nascere...

Luce:
La nascita del Battista... il mio Precursore. Vox clamans in deserto...
Il mio 'precursore' parlava nel deserto, ma Io parlo al 'deserto'.
Vedi quanto è triste la sorte del Cristo Redentore? L' incomprensione, l' ostilità, lo scherno.
Non che il mio precursore abbia avuto miglior sorte, tu lo sai. Egli parlava alle turbe, che affascinate lo ascoltavano, ma poi sai come è finita: in un martirio. Come il Mio.
Quello fu l' olocausto che il Precursore offrì al Signore per ringraziarlo per l' attesa venuta dell' atteso Messia.
Ed Io sono venuto.
Ma il mio olocausto ?
A che serve se Io parlo, continuo a parlare a questo deserto di cuori, serrati, cuori con le orecchie chiuse, con gli occhi chiusi, con i pugni a difesa contro le orecchie, per tema che qualcuno gliele apra ?
Per questo ho bisogno di chi mi aiuti. E chi meglio di voi che almeno, orecchie ed occhi avete aperti, e soprattutto potete aprire la bocca per parlare e portare ai sordi le mie parole, che sono parole di Cielo, parole del Padre ?
Ma la Parola è azione: non un fatto estetico. Essa vale non per quello che appare ma per ciò che esprime. E la vita cristiana, che è l' attuazione della Parola, si esprime con l' azione, con l' azione cristiana.

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Ripensando alla scena di Gesù al Tempio, come l’ha avuta in visione la Valtorta, ed in particolare alla sua disputa con quel Sciammai mi dico che  quello doveva essere proprio un bel tipino ‘velenoso’. E’ dipinto bene.
Doveva essere proprio un prototipo della classe sacerdotale dominante ai tempi di Gesù, quella degli Anna e Caifa, che tanto ha fatto che si è tirata dietro la 'condanna' anche su tutto il suo popolo, come si spiegava in quest’altro successivo mio capitolo:

(G,Landolina: ‘Alla ricerca del Paradiso perduto’ – Cap. 92- Ed. Segno)


92. Il peccato e la condanna di Israele.

Sì, mi dico, ripensando alle ultime spiegazioni. Ora tutto è chiaro. Dio è 'Dio' di tutti, non solo dei cristiani, ed è 'buono' con tutti, anche con i non cristiani, anzi sopratutto con i non cristiani che saranno giudicati con molta più misericordia che non quei cristiani che non abbiano saputo far tesoro  del fatto di essere nati nella religione 'giusta'. Anzi, se penso a me stesso e mi guardo intorno, cioè se guardo intorno i 'cristiani' come me, mi dico che c'è poco da stare allegri...
Faccio però una riflessione. Quello cristiano è soprattutto il mondo  di cultura europea od occidentale, e questo  mondo  ha sviluppato e diffuso - da circa duecento anni - una cultura positivista e razionalista che ha conculcato i valori dello spirito ed ha prodotto materialismo, edonismo  e ateismo. Noi però, siamo  oggi un poco  delle 'vittime' di questa cultura della quale siamo imbevuti ma nella quale siamo nati e siamo stati allevati. Finisce così che noi, figli di questa cultura, indottrinati in questa cultura fin dall' infanzia, ne pagheremo maggiormente le conseguenze, proprio perchè 'cristiani'. E' un poco come Israele, anzi il popolo ebraico, che pagò e paga ancora oggi le conseguenze di quello che han fatto i suoi 'padri'. Questo veramente non mi sembra 'giusto'...

Luce:
Il  peccato e la condanna di Israele. Ti capiterà più volte di parlare del peccato di Israele e della sua condanna, a molti non parendo giusta quella dei discendenti.
Ma, come ingiusta pare quella dei discendenti di Adamo ma 'giusta' fu  (perchè pur incolpevoli essi ne portarono le conseguenze, per cui non colpa d' origine fu ma piuttosto conseguenza della Colpa, conseguenza provocata dai 'Primi' : come le malattie ereditarie dei figli sono conseguenza della trasmissione dei 'geni' da parte dei genitori) così fu per Israele.
La Nazione, politicamente, paga le conseguenze morali, rispetto al resto dell' Umanità, provocate dalla colpa dei padri politici: responsabili di deicidio.
Infatti i 'padri', che padri non furono, non vollero riconoscere il Cristo.
Essi, i capi ( chè sacerdoti, farisei, scribi erano i 'capi' politici di una nazione organizzata su base religiosa) si erano per primi allontanati - nei secoli - dalla Legge di Dio, ed il popolo li aveva seguiti, non praticando la legge mosaica che - per una nazione del genere, preparata per secoli e secoli al ruolo di popolo 'eletto' da Dio - era molto più di una 'legge' : era la Legge di Dio.
Non praticandola essi sapevano di respingere non legge d' uomo ma Legge di Dio.
Essi ne praticavano solo l' esteriorità, cioè quel tanto che bastava ad apparire santi per mantenersi degni del 'Potere'.
Orgoglio, superbia ed avarizia spirituale, dalla quale ultima deriva quella naturale, furono dunque non solo la 'causa' del deicidio ma, prima ancora, la conseguenza e causa nello stesso tempo del loro progressivo precedente allontanamento da Dio.
E allora, quando venne il Cristo, non poterono riconoscerlo, nonostante conoscessero le Scritture, perchè non più illuminati dallo Spirito che non era più in loro.
Orgoglio e superbia postulavano per loro senso del potere, innanzitutto politico, e quindi avevano finito per aspettarsi un Messia di guerra, un Messia d' odio, l' odio che avevano nei cuori per tutti i popoli che li avevano sottomessi.
E quando sentirono di un Messia, e poi lo videro, che parlava non d' odio, non di 'potere' ma di amore, essi lo ripudiarono perchè professava una dottrina che era estranea al loro cuore e che essi quindi ripudiavano, l' Amore predicato essendo anche l' antitesi della avarizia spirituale che, come quella materiale, è mancanza di 'carità', cioè sempre di Amore.
E il popolo, come sempre, il 'gregge' subì le conseguenze delle colpe dei suoi 'pastori', come i figli spesso subiscono le colpe dei padri.
Ed  Israele-popolo fu trascinato nella maledizione che avevano invocato i deicidi, i 'pastori', chiedendo che il Sangue del Cristo ricadesse pure sui loro figli: vera provocazione, bestemmia satanica contro Dio.
Ed il Sangue ricadde, perchè i peccati contro lo Spirito Santo - e quello fu un gravissimo peccato contro l' Amore, il Deicidio - non vengono perdonati.
Ma il popolo, non il popolo inteso come 'nazione'  ma il popolo dei 'giusti', quello non pagò se non per espiare le 'proprie' colpe individuali e guadagnarsi ancor più merito in Cielo.
Perchè sempre, sempre, sempre ti devi sforzare di valutare quanto succede sulla terra nella prospettiva del Cielo perchè altrimenti la mia Dottrina non ha senso soprannaturale ma solo 'morale'.
La mia non è dottrina morale di legge morale: è dottrina soprannaturale di Legge di Dio.
Dunque i 'giusti' di Israele verranno premiati indipendentemente dalle colpe dei 'padri'. Ma la 'Nazione', da tutti per opposte ragioni e convenienze combattuta, verrà perdonata - in quanto 'nazione'- quando - in quanto 'nazione' - sarà pentita e mi riconoscerà.
E sarà allora, dopo di allora, che Io potrò mettere la parola 'Fine' alla storia dell' Umanità, perchè anche l' ultima mia 'pecora', quella del mio popolo eletto che era stata anche la prima, sarà ritornata all' ovile come il figliol prodigo alla casa.
Allora sì che potrò veramente bandire anche per lei feste, suoni e canti, chiudere le porte dell' Inferno, aprire per tutti i 'giusti' del Mondo quelle del Paradiso perchè la felicità in tutti sia eterna: in Dio.

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