(La Sacra Bibbia – Il Vangelo secondo Matteo  - Ed. Paoline, 1968)
(M.V.: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IX, Capp. 596.43/597.13 Centro Ed. Valtortiano)

11. Sentirete anche, e vedrete anche, parlare di guerre e di rumori di guerre e vi diranno: ‘Sono i segni della fine’. Non turbatevi. Non sarà la fine. Bisogna che tutto avvenga prima della fine, ma non sarà ancora la fine.


Mt 24, 1-51:
Mentre Gesù, uscito dal Tempio, se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare la costruzione del Tempio.
Ma egli disse loro: ‘Vedete voi tutte queste cose? In verità vi dico: non resterà qui pietra su pietra che non sia diroccata’.
Mentre poi se ne stava seduto sul Monte degli Olivi, gli si avvicinarono i discepoli e, in disparte, gli domandarono: ‘Spiegaci, quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?’
Gesù rispose loro: ‘Badate che nessuno vi seduca. Perché molti verranno in nome mio a dire: ‘Io sono il Cristo!’ e sedurranno molti.
Allora sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre.
Guardate di non turbarvi perché non è ancora la fine.
Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno pestilenze, carestie e terremoti in vari luoghi.
Ma tutte queste cose non saranno che il principio dei dolori.
Allora vi metteranno al supplizio e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni per causa del mio nome. Allora molti soccomberanno e si tradiranno l’un l’altro e si odieranno a vicenda.
Sorgeranno molti falsi profeti e sedurranno molti.
E, per il moltiplicarsi dell’iniquità, in molti si raffredderà la carità.
Ma chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo.
E questa buona novella del regno sarà predicata in tutto il mondo, in testimonianza in tutte le nazioni. Allora verrà la fine.

Quando, dunque, vedrete l’abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo, comprenda chi legge, allora quelli che saranno nella Giudea fuggano ai monti; chi si troverà sulla terrazza, non scenda a prendere nessuna cosa di casa sua; e chi si troverà nel campo, non torni indietro a prendere il mantello. Guai alle donne incinte e allattanti, in quei giorni!
Pregate che la vostra fuga non debba avvenire d’inverno o di sabato, perché vi sarà allora una tribolazione sì grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai vi sarà.
E se quei giorni non fossero abbreviati, non scamperebbe anima viva: ma, in grazia degli eletti quei giorni saranno abbreviati.
Allora, se qualcuno vi dirà: ‘Ecco, il Cristo è qui!’ oppure: ‘E’ là!’, non gli credete; perché sorgeranno falsi Cristi   e falsi profeti che faranno grandi portenti e prodigi da sedurre anche gli eletti, se fosse possibile.
Ecco, ve l’ ho predetto.
Se, dunque, vi diranno: ‘Ecco, è nel deserto’, non vi andate; ‘Ecco, è nell’interno della casa’, non ci credete; perché, come il lampo esce dal levante e si mostra fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Dovunque sarà il cadavere, quivi si raduneranno le aquile.’

Or, subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’Uomo, tutte le tribù della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria.
Egli manderà i suoi Angeli che, con tromba dallo squillo potente, raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli.
Imparate dal fico la similitudine: quando i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l’estate è vicina.
Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, alle porte. In verità vi dico: non  passerà questa generazione prima che tutto ciò avvenga.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno ne sa nulla, né gli Angeli dei cieli, né il Figlio, ma solo il Padre.
E quello che avvenne ai tempi di Noè, avverrà pure alla venuta del Figlio dell’Uomo.
Infatti come nei giorni avanti il diluvio gli uomini mangiavano e   bevevano, si sposavano e maritavano fino al giorno in cui Noè entrò nell’Arca, e non si rendevano conto di nulla finché venne il diluvio e tutti li travolse, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo.
Allora di due uomini che si troveranno nel campo, uno sarà preso e l’altro lasciato.
Di due donne che saranno a macinare la mola, una sarà presa e l’altra lasciata.
Vegliate adunque, perché non sapete in che giorno verrà il vostro Signore.
Considerate bene questo: se il padrone di casa sapesse in quale vigilia della notte il ladro deve venire, veglierebbe certamente e non lascerebbe spogliare la sua casa.
Quindi anche voi state preparati, perché il Figlio dell’Uomo verrà nell’ora più impensata.
Quale è dunque il servo fedele e prudente, che il suo padrone ha costituito sopra la gente di casa sua, per dar loro il cibo a suo tempo?
Beato quel servo che il padrone, al suo ritorno, troverà così occupato.
In verità vi dico, che lo costituirà sopra tutti i suoi beni.
Ma se il servo è cattivo e pensa in cuor suo: ‘Il mio padrone tarda a tornare’, e si mette a percuotere i suoi compagni, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di questo servo verrà nel giorno in cui meno se l’aspetta, e nell’ora che non sa, lo castigherà e gli riserverà la sorte degli ipocriti, là dove sarà pianto e stridor di denti’.

Mt 25, 31-46:
Quando verrà il Figlio dell’uomo nella sua maestà con tutti gli Angeli, si assiderà sul trono della sua gloria.
E tutte le nazioni saranno radunate davanti a lui, ma egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il Re dirà a quelli che sono alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del Regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ero nudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi’.
Allora i giusti gli risponderanno: ‘Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti demmo ristoro; assetato e ti demmo da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti alloggiammo, o nudo e ti rivestimmo? Quando ti vedemmo infermo o carcerato e siam venuti a visitarti?’
E il Re risponderà loro: ‘ In verità vi dico: ogni volta che avete fatto questo a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me’.
Infine dirà anche a quelli che saranno alla sua sinistra: ‘Andate lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi.  Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui pellegrino e non mi albergaste; nudo e non mi rivestiste; infermo e carcerato e non mi visitaste’.
Allora anche questi gli risponderanno: ‘Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato, o assetato, o pellegrino, o nudo, o infermo, o carcerato, e non ti abbiamo assistito?’
Ma egli risponderà loro: ‘In verità vi dico: ogni volta che non lo avete fatto ad uno di questi più piccoli, non l’avete fatto a me’.
E costoro andranno all’eterno supplizio, i giusti invece alla vita eterna’.

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11.1 Il Nuovo Tempio del futuro ed il Corpo Mistico

Mancano ormai pochi giorni alla Pasqua ebraica ed il gruppo apostolico, accompagnato da numerose discepole - parenti anche di apostoli, venute anch’esse a Gerusalemme per la Festa come d’uso nella tradizione ebraica – giunge a Betania, ospite della casa dell’apostolo Simone e nello stesso tempo della adiacente dimora di Lazzaro, di sua sorella Maria e di Marta.
Lazzaro ospiterà gli apostoli a pranzo (Gv 12, 1-10) in quello che è il nostro sabato, mentre all’indomani, la nostra Domenica delle Palme, vi sarà l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme per dare inizio dal Lunedì successivo a quella che noi cristiani chiamiamo la settimana santa.

Ecco dunque i principali avvenimenti della settimana santa:

. Lunedì:  dopo l’ingresso trionfale della Domenica in Gerusalemme, all’indomani 
  Gesù vi ritorna. Cammin facendo vede un fico che viene maledetto perché non dà
  frutti,  parabola dei vignaioli perfidi, domanda  trabocchetto sulla ‘autorità’ con la 
  quale Gesù insegnava al Tempio.                                                                         
. Martedì: la mattina ripassano davanti al fico secco, quesito della moneta e sui tributi 
  a Cesare, domanda birichina dei sadducei sulla risurrezione dei corpi e sulla
  sessualità  degli uomini dopo quel momento.
. Mercoledì: quesito dei Farisei a Gesù su quale dovrebbe essere il massimo dei
  comandamenti, l’obolo della vedova povera, invettiva contro scribi e farisei,
  predizione della futura distruzione del Tempio e di Gerusalemme, profezie sugli
  ‘ultimi tempi’ dell’Umanità.
. Giovedì: discorso – di giorno -  di Gesù ai Gentili e - la sera - inizio della Pasqua
  ebraica, ultima Cena, poi l’arresto.
. Venerdì: (fra la notte del Giovedì e l’alba di Venerdi) processo sommario davanti al 
  Sommo Sacerdote e al Sinedrio, da Pilato, da Erode Antipa, nuovamente da Pilato,   
  flagellazione, condanna a morte, Calvario, crocifissione, deposizione, sepoltura.
. Sabato: per gli ebrei è giorno di festa, Pasqua, ma per Maria SS. è angoscia   
  tremenda, ma lei  si sforza di credere incrollabilmente alla Risurrezione.
. Domenica: le donne vanno al Sepolcro: vuoto! Finalmente è Pasqua anche per noi!

In questi giorni il Gesù valtortiano  terrà dei bellissimi discorsi di grande potenza oratoria.
Sono giorni densi di avvenimenti ma non ve ne posso qui parlare perché proprio a questi pochi giorni ho già dedicato un intero volume.1
Mi preme invece qui sottolineare quanto avvenuto nella giornata del Mercoledì.
In mattinata avvengono quegli episodi evangelici relativi al quesito dei Giudei a Gesù su quale dovesse essere il massimo dei comandamenti, l’episodio dell’obolo al tesoro del Tempio di quella vedova povera e infine l’invettiva contro scribi e farisei (Mt 23,1-39).
Si tratta di una invettiva tremenda, tenuta di fronte ad una grande folla di fedeli e, ovviamente, di scribi e farisei che schiumavano di rabbia repressa pregustando però nel loro cuore la gioia che fra poco, e cioè la notte dell’indomani, contavano di farlo catturare senza che di notte nessuno del popolo potesse intervenire ad impedirlo.
E’ un discorso travolgente di Gesù, che tuttavia non vi trascrivo perché  rieccheggia temi già da lui trattati nella precedente invettiva davanti agli scribi e farisei di Elchia e perché a me preme ora soprattutto parlarvi di un altro suo discorso - tenuto questa volta nel pomeriggio del mercoledì  davanti a soli discepoli ed apostoli - nel quale egli preannuncia il futuro.
Si tratta del discorso che è a grandi linee sintetizzato nel pur lungo brano di Matteo che abbiamo trascritto all’inizio.
Quest’ultimo di Gesù è un classico discorso escatologico in purissimo stile profetico velato, di quelli che volutamente dicono e non dicono, ti fanno capire e poi ti sembra che non hai capito niente, non so se mi spiego.
Un discorso che, se è già velato, cioè non tanto facilmente interpretabile nel suo testo originario valtortiano, lo è ancora di più nel testo di Matteo che - rispetto a quello della mistica - è addirittura una sintesi.
Andiamo dunque dal Gesù della mistica che, lasciata Gerusalemme alla fine della mattinata, si rifugia con apostoli, discepoli e discepole in una zona alberata fuori città, dove tutti prendono riposo e consumano un pranzo all’aperto con vettovaglie portate da altri discepoli.
Quando poche ore prima Gesù si era allontanato dal Tempio, volgendo lo sguardo alle mura ciclopiche ed alla sua imponente costruzione, aveva già profetizzato che di tutto quello non sarebbe rimasta pietra su pietra.
Il Tempio, nella cultura religiosa ebraica, rappresentava tutto, ed i discepoli e gli apostoli erano rimasti storditi da questa profezia.
Successivamente - dopo il pranzo ed il riposo - spostatosi il gruppo all’ombra del Monte degli Ulivi, alcuni discepoli gli si fanno vicini, desiderosi di chiarimenti, in particolare su alcune parole dette da Gesù su un futuro ‘Nuovo Tempio’ che sarebbe stato edificato dopo la distruzione del primo.
Bisogna fare attenzione al linguaggio simbolico velato ed allegorico: il Tempio propriamente detto era il Tempio in muratura di Gerusalemme, ma poi il termine stava anche a significare il ‘Tempio di Dio’ costituito dallo  stesso Gesù, il quale aveva detto che il ‘Tempio’ sarebbe stato distrutto ma che in tre giorni lo avrebbe ‘riedificato’, alludendo alla propria morte e risurrezione dopo i tre giorni nella tomba. Ma per ‘Tempio di Dio’ si intende anche l’anima del ‘giusto’, dove lo Spirito Santo,riposa.
I discepoli, però, riferendosi alla costruzione in muratura,  chiedono: ‘Dove mai edificheremo questo nuovo Tempio che tu hai detto che non morrà in eterno, se tu stesso, Gesù, hai detto che questo luogo in Gerusalemme rimarrà deserto fino a che i giudei non ti benediranno come mandato da Dio’?
E qui Gesù dà loro una interessante spiegazione che chiarisce i concetti di Regno di Dio e di Tempio.
Il Regno di Dio è la presenza di Dio in noi e rappresenta l’unione spirituale di tutti coloro che hanno Dio dentro se stessi.
Questa unione di quanti hanno il Regno di Dio in sé, rappresenta il Regno di Dio in terra, la Nuova Gerusalemme, figura della vecchia città santa, Nuova Gerusalemme che finirà con i secoli ed i millenni per espandersi in tutto il mondo, figura a sua volta della Gerusalemme celeste, cioè il Paradiso, che si aprirà agli uomini – con i loro corpi ormai glorificati – dopo la fine del mondo e il Giudizio universale.
Il Tempio di Dio in noi e la Gerusalemme nuova verranno edificati da Dio, ma lo saranno in funzione della buona volontà che noi ci metteremo per vivere la dottrina che Gesù-Verbo è venuto ad insegnarci.
Tempio Nuovo – e questo è un ulteriore significato - sarà dunque anche la futura Chiesa che sorgerà quando il nostro cuore comincerà ad ospitare Dio.
Nella Chiesa, Pietro ed i suoi collaboratori saranno come il cervello per il  corpo umano.
Il ‘cervello’ percepisce dagli organi le sensazioni e trasmette alle membra  i conseguenti impulsi.
Gesù – rispetto al corpo - rappresenterà l’Intelletto, cioè la Mente che ispirerà il ‘cervello’ affinché esso sappia guidare nel modo migliore le membra della Chiesa, e cioè i cristiani.
Gesù, anche dopo la sua Ascensione al Cielo, continuerà quindi a guidare la Chiesa come Capo Mistico, attraverso lo Spirito Santo.
La Chiesa rappresenterà dunque il corpo spirituale di Gesù, corpo di cui Gesù  rappresenterà il ‘capo’, corpo che Egli, come Capo mistico, continuerà ad ispirare e guidare nelle tempeste e nelle vicende della vita.
La Chiesa spirituale rimarrà invincibile fino alla fine resistendo agli attacchi delle potenze demoniache che con tutti i mezzi tenteranno di distruggerla.
La Chiesa degli albori, già allora nascente, era come il germe di un seme, e si sarebbe sviluppata sempre più nei secoli fino a divenire gigantesco albero ombroso, avendo però sempre bisogno del tocco di Dio per divenire sempre più perfetta nel tempo, essendo pur sempre formata da uomini fallaci ed imperfetti, soggetti alle tentazioni ed alle insidie di Satana che l’avrebbe attaccata con eresie, divisioni e scandali ad opera di rappresentanti stessi della Chiesa indegni della loro missione.
Gesù Cristo ha posto fondamenta rocciose a questa Chiesa, ma gli uomini – ognuno per la propria parte – dovranno farsi ‘mattoni’ sui quali  dovranno essere costruiti nei secoli futuri mura ed edifici, il tutto sotto la direzione e le ispirazioni di Dio.
E se alcuni ‘mattoni’, cioè alcuni di noi, non si riveleranno abbastanza robusti per una solida costruzione, i ministri della Chiesa dovranno guardarsi bene dallo scartarli, mortificandoli, ma anzi dovranno utilizzarli per altri impieghi dove non sarà necessaria la loro ‘robustezza’ ma dove saranno parimenti utili al complesso della costruzione.
Vi dovrà essere invece il coraggio di allontanare dalla Chiesa quei ‘mattoni’ che si dovessero invece rivelare pericolosi.

 

11.2 Tornerai allora? Quando questo tuo ritorno? Spiegaci, perché noi si possa sapere…

E’ a questo punto che - seduto Gesù sulle pendici del Monte Uliveto avendo di fronte a sé il Tempio illuminato dal sole ormai al tramonto – gli apostoli, che non si rassegnavano all’idea di una sua distruzione non vedendo peraltro all’orizzonte politico né eserciti in armi né segnali di prossime guerre - chiedono a Gesù che Egli spieghi bene loro quando tutto ciò avverrà e quali saranno le circostanze, cioè i ‘segni’ che consentiranno di capire che il momento è giunto.
Ecco qui allora la trasposizione del celebre brano evangelico di Matteo, frutto di studio attento per secoli da parte di tanti teologi, in chiave valtortiana: 2

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….Gesù tace pensoso. Quando riparla è per ordinare: «Sediamoci qui a riposare un poco».
Si siedono su un pendio del monte Uliveto, di faccia al Tempio baciato dal sole calante. Gesù guarda fisso quel luogo, con mestizia. Gli altri con orgoglio per la sua bellezza, ma sull'orgoglio è steso un velo di cruccio, lasciato dalle parole del Maestro. E se quella bellezza dovesse proprio perire?
Pietro e Giovanni parlano fra di loro e poi sussurrano qualcosa a Giacomo d'Alfeo e ad Andrea, loro vicini, i quali annuiscono col capo. Allora Pietro si rivolge al Maestro e gli dice: «Vieni in disparte e spiegaci quando avverrà la tua profezia sulla distruzione del Tempio. Daniele ne parla, ma se fosse come lui dice e come Tu dici, poche ore avrebbe ancora il Tempio. Ma noi non vediamo eserciti né preparativi di guerra. Quando dunque avverrà? Quale sarà il segno di esso? Tu sei venuto. Tu, dici, stai per andare via. Eppure si sa che essa non sarà che quando Tu sarai fra gli uomini. Tornerai, allora? Quando, questo tuo ritorno? Spiegaci, perché noi si possa sapere ...».
«Non occorre mettersi in disparte. Vedi? Sono rimasti i discepoli più fedeli, quelli che saranno a voi dodici di grande aiuto. Essi possono sentire le parole che dico a voi. Venitemi tutti vicino! », grida in ultimo per radunare tutti.
I discepoli, sparsi sul pendio, si avvicinano, fanno un mucchio compatto, stretto intorno a quello principale di Gesù coi suoi apostoli, e ascoltano.
«Badate che nessuno vi seduca in futuro. Io sono il Cristo e non vi saranno altri Cristi. Perciò, quando molti verranno a dirvi: 'Io sono il Cristo" e sedurranno molti, voi non credete a quelle parole, neppure se saranno accompagnate da prodigi. Satana, padre di menzogna e protettore dei menzogneri, aiuta i suoi servi e seguaci con falsi prodigi, che però possono essere riconosciuti non buoni perché sempre uniti a paura, turbamento e menzogna. I prodigi di Dio voi li conoscete: danno pace santa, letizia, salute, fede, conducono a desideri e opere sante. Gli altri no. Perciò riflettete sulla forma e le conseguenze dei prodigi che potrete vedere in futuro ad opera dei falsi Cristi e di tutti coloro che si ammanteranno nelle vesti di salvatori di popoli e saranno invece le belve che rovinano gli stessi.
Sentirete anche, e vedrete anche, parlare di guerre e di rumori di guerre e vi diranno: "Sono i segni della fine". Non turbatevi. Non sarà la fine. Bisogna che tutto questo avvenga prima della fine, ma non sarà ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo, regno contro regno, nazione contro nazione, continente contro continente, e seguiranno pestilenze, carestie, terremoti in molti luoghi. Ma questo non sarà che il principio dei dolori. Allora vi getteranno nella tribolazione e vi uccideranno, accusandovi di essere i colpevoli del loro soffrire e sperando di uscirne col perseguitare e distruggere i miei servi.
Gli uomini fanno sempre accusa agli innocenti di esser causa del male che essi, peccatori, si creano. Accusano Dio stesso, perfetta Innocenza e Bontà suprema, di esser causa del loro  soffrire, e così faranno con voi, e voi sarete odiati per causa del mio Nome. E’ Satana che li aizza. E molti si scandalizzeranno e si tradiranno e odieranno a vicenda. E’ ancor Satana che li aizza. E sorgeranno falsi profeti che indurranno molti in errore. Ancora sarà Satana il vero autore di tanto male. E per il moltiplicarsi dell'iniquità si raffredderà la carità in molti. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo.
E prima bisogna che questo Vangelo del Regno di Dio sia predicato in tutto il mondo, testimonianza a tutte le nazioni.
Allora verrà la fine. Ritorno al Cristo di Israele che lo accoglie e predicazione della mia Dottrina in tutto il mondo.

E poi un altro segno.
Un segno per la fine del Tempio e per la fine del mondo.
Quando vedrete l'abominazione della desolazione predetta da Daniele - chi mi ascolta bene intenda, e chi legge il Profeta sappia leggere fra le parole - allora chi sarà in Giudea fugga sui monti, chi sarà sulla terrazza non scenda a prendere quanto ha in casa, e chi è nel suo campo non torni in casa a prendere il suo mantello, ma fugga senza volgersi indietro, ché non gli accada di non poterlo più fare, e neppure si volga nel fuggire a guardare, per non conservare nel cuore lo spettacolo orrendo e insanire per esso. Guai alle gravide e a quelle che allatteranno in quei giorni! E guai se la fuga dovesse compiersi in sabato! Non sarebbe sufficiente la fuga a salvarsi senza peccare. Pregate dunque perché non avvenga in inverno e in giorno di sabato, perché allora la tribolazione sarà grande quale mai non fu dal principio del mondo fino ad ora, né sarà mai più simile perché sarà la fine.
Se non fossero abbreviati quei giorni in grazia degli eletti, nessuno si salverebbe, perché gli uomini-satana si alleeranno all'inferno per dare tormento agli uomini. E anche allora, per corrompere e trarre fuori della via giusta coloro che resteranno fedeli al Signore, sorgeranno quelli che diranno: "Il Cristo è là, il Cristo è qua. E’, in quel luogo. Eccolo". Non credete. Nessuno creda, perché sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti che faranno prodigi e portenti tali da indurre in errore, se fosse possibile, anche gli eletti, e diranno dottrine in apparenza così confortevoli e buone a sedurre anche i migliori, se con loro non fosse lo Spirito di Dio che li illuminerà sulla verità e l'origine satanica di tali prodigi e dottrine. Io ve lo dico. Io ve lo predico perché voi possiate regolarvi. Ma di cadere non temete. Se starete nel Signore non sarete tratti in tentazione e in rovina. Ricordate ciò che vi ho detto: "Vi ho dato il potere di camminare su serpenti e scorpioni, e di tutta la potenza del Nemico nulla vi nuocerà, perché tutto vi sarà soggetto". Vi ricordo anche però che per ottenere questo dovete avere Dio in voi, e rallegrarvi dovete, non perché dominate le potenze del Male e le venefiche cose, ma perché il vostro nome è scritto in Cielo.
State nel Signore e nella sua verità. Io sono la Verità e insegno la verità.
Perciò ancora vi ripeto: qualunque cosa vi dicano di Me, non credete. Io solo ho detto la verità.
Io solo vi dico che il Cristo verrà, ma quando sarà la fine.
Perciò, se vi dicono: “E’ nel deserto”, non andate. Se vi dicono: "E’ in quella casa", non date retta. Perché il Figlio dell'uomo nella sua seconda venuta sarà simile al lampo che esce da levante e guizza fino a ponente, in un tempo più breve di quel che non sia il batter di una palpebra. E scorrerà sul grande Corpo, di subito fatto Cadavere, seguito dai suoi fulgenti angeli, e giudicherà.
Là dovunque sarà corpo là si raduneranno le aquile.
E subito dopo la tribolazione di quei giorni ultimi, che vi fu detta - parlo già della fine del tempo e del mondo e della risurrezione delle ossa, delle quali cose parlano i profeti - si oscurerà il sole, e la luna non darà più luce, e le stelle del cielo cadranno come acini da un grappolo troppo maturo che un vento di bufera scuote, e le potenze dei Cieli tremeranno.
E allora nel firmamento oscurato apparirà folgorante il segno del Figlio dell'uomo, e piangeranno tutte le nazioni della Terra, e gli uomini vedranno il Figlio dell'uomo venir sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria.
Ed Egli comanderà ai suoi angeli di mietere e vendemmiare, e di separare i logli dal grano, e di gettare le uve nel tino, perché sarà venuto il tempo del grande raccolto del seme di Adamo, e non ci sarà più bisogno di serbare racimolo o semente, perché non ci sarà mai più perpetuazione della specie umana sulla Terra morta. E comanderà ai suoi angeli che a gran voce di trombe adunino gli eletti dai quattro venti, da un'estremità all'altra dei cieli, perché siano al fianco del Giudice divino per giudicare con Lui gli ultimi viventi ed i risorti.
Dal fico imparate la similitudine: quando vedete che il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che vicina è l'estate. Così anche, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che il Cristo sta per venire. In verità vi dico: non passerà questa generazione che non mi volle, prima che tutto ciò avvenga.
La mia parola non cade. Ciò che dico sarà. Il cuore e il pensiero degli uomini possono mutare, ma non muta la mia parola. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.       
Quanto poi al giorno e all'ora precisa, nessuno li conosce, neppure gli angeli del Signore, ma soltanto il Padre li conosce.
Come ai tempi di Noè, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. Nei giorni precedenti al diluvio, gli uomini mangiavano, bevevano, si sposavano, si accasavano, senza darsi pensiero del segno sino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e si aprirono le cataratte dei cieli e il diluvio sommerse ogni vivente e ogni cosa. Anche così sarà per la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno accosto nel campo, e uno sarà preso e uno sarà lasciato, e due donne saranno intente a far andare la mola, e una sarà presa e una lasciata, dai nemici della Patria e più ancora dagli angeli separanti il buon seme dal loglio, e non avranno tempo di prepararsi al giudizio del Cristo. Vegliate dunque perché non sapete a che ora verrà il vostro Signore. Ripensate a questo: se il capo di famiglia sapesse a che ora viene il ladro, veglierebbe e non lascerebbe spogliare la sua casa. Quindi vegliate e pregate, stando sempre preparati alla venuta, senza che i vostri cuori cadano in torpore, per abuso e intemperanza di ogni specie, e i vostri spiriti siano fatti distratti e ottusi alle cose del Cielo dalle eccessive cure per le cose della Terra, e il laccio della morte non vi colga improvviso quando siete impreparati. Perché, ricordate, tutti avete a morire. Tutti gli uomini, nati che siano, devono morire, ed è una singola venuta del Cristo questa morte e questo susseguente giudizio, che avrà il suo ripetersi universale alla venuta solenne del Figlio dell'uomo.
Che sarà mai di quel servo fedele e prudente, preposto dal padrone ad amministrare il cibo ai domestici in sua assenza? Beata sorte egli avrà se il suo padrone, tornando all'improvviso, lo trova a fare ciò che deve con solerzia, giustizia e amore. In verità vi dico che gli dirà: "Vieni, servo buono e fedele. Tu hai meritato il mio premio. Tieni, amministra tutti i miei beni". Ma se egli pareva, e non era, buono e fedele, e nell'interno suo era cattivo come all'esterno era ipocrita, e partito il padrone dirà in cuor suo: "Il padrone tarderà a tornare! Diamoci al bel tempo, e comincerà a battere e malmenare i conservi, facendo usura su loro nel cibo e in ogni altra cosa per avere maggior denaro da consumare coi gozzovigliatori e ubbriaconi, che avverrà? Che il padrone tornerà all'improvviso, quando il servo non se lo pensa vicino, e verrà scoperto il suo malfare, gli verrà levato posto e denaro, e sarà cacciato dove giustizia vuole. E ivi starà.
E così del peccatore impenitente, che non pensa come la morte può essere vicina e vicino il suo giudizio, e gode e abusa dicendo: "Poi mi pentirò". In verità vi dico che egli non avrà tempo di farlo e sarà condannato a stare in eterno nel luogo del tremendo orrore, dove è solo bestemmia e pianto e tortura, e ne uscirà soltanto per il Giudizio finale, quando rivestirà la carne risorta per presentarsi completo al Giudizio ultimo come completo peccò nel tempo della vita terrena, e con corpo ed anima si presenterà al Giudice Gesù che egli non volle per Salvatore.
Tutti là accolti davanti al Figlio dell'uomo. Una moltitudine infinita di corpi, restituiti dalla terra e dal mare e ricomposti dopo essere stati cenere per tanto tempo. E gli spiriti nei corpi. Ad ogni carne tornata sugli scheletri corrisponderà il proprio spirito, quello che l'animava un tempo. E staranno ritti davanti al Figlio dell'uomo, splendido nella sua Maestà divina, seduto sul trono della sua gloria sorretto dai suoi angeli.
Ed Egli separerà uomini da uomini, mettendo da un lato i buoni e dall'altro i cattivi, come un pastore separa le pecorelle dai capretti, e metterà le sue pecore a destra e i capri a sinistra. E dirà con dolce voce e benigno aspetto a quelli che, pacifici e belli di una bellezza gloriosa nello splendore del corpo santo, lo guarderanno con tutto l'amore del loro cuore: "Venite, o benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato per voi sino dall'origine del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui pellegrino e mi ospitaste, fui nudo e mi rivestiste, malato e mi visitaste, prigioniero e veniste a portarmi conforto".
E i giusti gli chiederanno: "Quando mai, Signore, ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto, nudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo e carcerato e siamo venuti a visitarti?".
E il Re dei re dirà loro: "In verità vi dico: quando avete fatto una di queste cose ad uno di questi minimi fra i miei fratelli, allora lo avete fatto a Me".
E poi si volgerà a quelli che saranno alla sua sinistra e dirà loro, severo nel volto, e i suoi sguardi saranno come saette fulminanti i reprobi, e nella sua voce tuonerà l'ira di Dio: 'Via di qua! Via da Me, o maledetti! Nel fuoco eterno preparato dal furore di Dio per il demonio e gli angeli tenebrosi e per coloro che li hanno ascoltati nelle loro voci di libidine triplice e oscena. Io ebbi fame e non mi sfamaste, sete e non mi dissetaste, fui nudo e non mi rivestiste, pellegrino e mi respingeste, infermo e carcerato e non mi visitaste. Perché non avevate che una legge: il piacere del vostro io".
Ed essi gli diranno: "Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, nudo, pellegrino, infermo, carcerato? In verità noi non ti abbiamo conosciuto. Non eravamo, quando Tu eri sulla Terra".
Ed Egli risponderà loro: “E’ vero. Non mi avete conosciuto. Perché non eravate quando Io ero sulla Terra. Ma avete però conosciuto la mia Parola e avete avuto i poveri fra voi, gli affamati, i sitibondi, i nudi, i malati, i carcerati.
Perché non avete fatto ad essi ciò che forse avreste fatto a Me? Perché non è già detto che coloro che mi ebbero fra loro fossero misericordiosi col Figlio dell'uomo. Non sapete che nei miei fratelli Io sono, e dove è uno di essi che soffra là sono Io, e che ciò che non avete fatto ad uno di questi miei minori fratelli lo avete negato a Me, Primogenito degli uomini? Andate e ardete nel vostro egoismo. Andate, e vi fascino le tenebre e il gelo perché tenebra e gelo foste, pur conoscendo dove era la Luce e il Fuoco d'Amore".
E costoro andranno all'eterno supplizio, mentre i giusti entreranno nella vita eterna.
Queste le cose future...
Ora andate. E non dividetevi fra voi. Io vado con Giovanni e sarò a voi a metà della prima vigilia, per la cena e per andare poi alle nostre istruzioni».
«Anche questa sera? Tutte le sere faremo questo? Io sono tutto indolenzito dalle guazze. Non sarebbe meglio entrare ormai in qualche casa ospitale? Sempre sotto le tende! Sempre veglianti e nelle notti, che sono fresche e umide...», si lamenta Giuda.
«E’ l'ultima notte. Domani... sarà diverso».
«Ah! Credevo che volessi andare al Getsemani tutte le notti. Ma se è l'ultima...».
«Non ho detto questo, Giuda. Ho detto che sarà l'ultima notte da passare al campo dei Galilei tutti uniti. Domani prepareremo la Pasqua e consumeremo l'agnello, e poi andrò Io solo a pregare nel Getsemani. E voi potrete fare ciò che volete».
«Ma noi verremo con Te, Signore! Quando mai abbiamo voglia di lasciarti?», dice Pietro.
«Tu taci, che sei in colpa. Tu e lo Zelote non fate che svolazzare qua e là appena il Maestro non vi vede. Vi tengo d'occhio. Al Tempio... nel giorno... nelle tende lassù ... », dice l'Iscariota, lieto di denunciare.
«Basta! Se essi lo fanno, bene fanno. Ma però non mi lasciate solo... Io ve ne prego ... ».
«Signore, non facciamo nulla di male. Credilo. Le nostre azioni sono note a Dio ed il suo occhio non si torce da esse con disgusto», dice lo Zelote.
«Lo so. Ma è inutile. E ciò che è inutile può sempre essere dannoso. State il più possibile uniti».
Poi si volge a Matteo: «Tu, mio buon cronista, ripeterai a costoro la parabola delle dieci vergini savie e delle dieci stolte, e quella del padrone che dà dei talenti ai suoi tre servi perché li facciano fruttare, e due ne guadagnano il doppio e l'infingardo lo sotterra. Ricordi?».
«Sì, Signor mio, esattamente».
«Allora ripetile a questi. Non tutti le conoscono. E anche quelli che le sanno avranno piacere a riascoltarle. Passate così in sapienti discorsi il tempo sino al mio ritorno. Vegliate! Vegliate! Tenete desto il vostro spirito. Quelle parabole sono appropriate anche a ciò che dissi. Addio. La pace sia con voi».
Prende Giovanni per mano e si allontana con lui verso la città... Gli altri si avviano verso il campo galileo.

Dice Gesù: «Metterai qui la seconda parte del faticosissimo Mercoledì Santo. Notte (1945). Ricordati di segnare in rosso i punti che ti ho detto. Danno luce quelle parolette. Tanta luce, per chi la sa vedere».

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Un solo commento, per ora, da parte mia. Vedete che ho fatto bene a scegliere – dei tre vangeli sinottici – soprattutto i brani di quello di  Matteo?     
E’ Gesù stesso che gli dà del ‘bravo’, anzi gli dà la botta del ‘buon cronista’!


1 G.L.: “Il Vangelo del grande e del ‘piccolo’ Giovanni” – Vol. III, Ed. Segno, 2000

2 M.V. ‘Il Vangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. IX, Cap. 596.43/597.13 – Centro Ed. Valtortiano