(J.C. de Fontbrune: ‘Nostradamus – le nuove profezie fino al 2025’ – A. Mondadori Editore)
 (Teofilo il Siculo: ‘Il tempo dell'Anticristo e la Parusìa intermedia’ – Ed. Segno)
 (M. Valtorta: ‘I Quaderni del 1943’ – Centro Editoriale Valtortiano)

 

 

Mi riguardo lo ‘schema’ finale del capitolo precedente…, e concludo che ne abbiamo fatta di strada, dal primo cavallo bianco del primo sigillo della prima chiesa di Efeso al settimo sigillo con la settima tromba e la settima coppa della battaglia di Armageddon, battaglia contro la bestia ed il falso profeta, battaglia che - sempre nell’Apocalisse - spiana la strada a… un altro ma ben diverso cavallo bianco:

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Ap 19, 11-21:
Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco.
Chi vi sta sopra è chiamato il Fedele, il Verace; Egli giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco; sul suo capo cinge molti diademi e porta scritto un nome che nessuno conosce se non lui solo; è avvolto in un mantello di sangue e il suo nome è il verbo di Dio.
Gli eserciti celesti lo accompagnano sopra cavalli bianchi, vestiti di bisso candido e puro.
Dalla bocca gli esce una spada acuta, per colpire le nazioni.
É lui che le governerà con verga di ferro; è lui che calca lo strettoio del vino della furibonda ira di Dio Onnipotente.
Egli porta sul mantello e sul fianco un nome scritto: Re dei re e Signore dei Signori.
Poi vidi un Angelo ritto sul sole, il quale gridò a gran voce a tutti gli uccelli che volano nel cielo: ‘Venite e radunatevi per il gran banchetto di Dio, per divorare le carni dei re, le carni dei generali, le carni dei valorosi, le carni dei cavalli e dei loro cavalieri, le carni di tutti, liberi e servi, piccoli e grandi!’
E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti, radunati per dar battaglia a colui che stava sul cavallo e al suo esercito.
Ma la bestia fu presa insieme col falso profeta – che a suo servizio aveva compiuto prodigi coi quali aveva sedotto coloro che portavano l'impronta della bestia e quelli che si prostravano davanti alla sua statua – e ancor vivi furono tutti e due gettati in uno stagno di fuoco e di zolfo ardente.
Gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca di colui che stava sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.
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Non mi stancherò mai di ripetere che nell’Apocalisse bisogna fare attenzione ai simbolismi.
Le due bestie, quella del mare e quella della terra che simboleggiano due potentissimi demoni che con il dragone Satana formano la triade infernale, vengono dunque sconfitte e relegate nell’Inferno una volta per tutte.
E’ bene stare attenti a questo ‘particolare’ perché – quando alla fine del mondo, nell’ultima battaglia di Gog e Magog, Satana privo dei suoi due ‘luogotenenti’ sarà costretto a scendere direttamente in campo per confrontarsi con San Michele Arcangelo nella guerra finale, viene detto in Apocalisse che ‘il diavolo…fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia ed il falso profeta, e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli… (Ap 20, 10).
Questo significa che l’Apocalisse contempla due battaglie: la prima è quella del brano suddetto in cui i due potentissimi demoni vengono neutralizzati prima del ‘millennio di pace’, al tempo della sconfitta dell’Anticristo, mentre la seconda è l’ultima guerra dove si vede il Satana sconfitto andare a raggiungere definitivamente nell’inferno i due demoni già battuti in precedenza e che con lui costituivano la triade infernale che avrebbe voluto superbamente e orgogliosamente opporsi alla Triade divina composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
Conseguentemente la prima battaglia non va confusa né assimilata alla battaglia finale: la prima battaglia avviene nel corso della storia, la seconda alla fine della storia.
La prima bestia, quella delle dieci corna e sette teste, simboleggia la Potenza politica, quella che è nemica di Dio perché non ne segue le Leggi.
La seconda bestia, quella con le corna simili a quelle di un agnello ma che parlava come un dragone (che è il demonio) simboleggia la forza delle ideologie perverse alle quali i potentati politici sempre si appoggiano trovando in queste la giustificazione del proprio malsano agire.
Ma, attenzione, le due figure possono avere contestualmente anche significati diversi, tanto è vero che in Ap 13, 11-18  si precisa che la ‘bestia’ è contraddistinta dal numero 666, che è il numero dell’Anticristo, numero che è un ‘numero d’uomo’, evidentemente un uomo posseduto da una o entrambe queste due ‘bestie’.
Il falso profeta – così come rappresenta la forza delle ideologie – simboleggia anche i sostenitori di teorie eretiche che provocano scissioni e indeboliscono la Chiesa, anche dall’interno.
Quella che dunque si vede più sopra è la plastica ed insieme dinamica visione sia dell’arrivo o manifestazione gloriosa - su di un cavallo bianco - del Gesù parusiaco vittorioso sul Male che viene a far giustizia dell’Umanità corrotta, sia della sconfitta delle due bestie e della truculenta disfatta degli eserciti del nemico, con gli uccelli da preda che si pascono di tutti i cadaveri.
La terra è infatti un immenso campo di battaglia non solo spirituale ma anche materiale.
Il Nostradamus di 500 anni fa parla - ad esempio - di una guerra collocata all’inizio del terzo millennio dopo Cristo , che pare muova dall’oriente, con sottofondo di potenze atee orientali da un lato e islamiche dall’altro.
E’ una guerra che vede fra l’altro coinvolti, fra gli altri paesi, anche Svizzera, Spagna, Francia (con la distruzione di Parigi) e Italia (con la distruzione di Roma di cui parlava anche S. Malachia, ricordate?).
La battaglia però si concluderebbe - dice sempre Nostradamus – con la vittoria dei ‘nostri’ e cioè – come spiega Jean Charles De Fontbrune – con la vittoria dell’Occidente e con la pace universale.
Dice infatti il De Fontbrune a pag. 227 del suo libro:

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Come nell’Apocalisse di Giovanni Evangelista (‘Satana incatenato per mille anni’) così Nostradamus annuncia la pace universale e il rinnovamento spirituale:

Le Rhodien demanderont secours,
Par le neglect de se hoirs dèlaissèe,
L’empire Arabe ravalera son cours,
Par Hesperies la causse redressèe.

In francese arcaico, ravaler significa ‘diminuire’, ‘far calare’.

Gli abitanti di Rodi invocheranno soccorso,
abbandonati a causa dell'inerzia dei suoi eredi.
L’impero arabo rallenterà la sua corsa.
La situazione verrà corretta dagli Occidentali (gli Stati Uniti)

 

Au revole du grand nombre septiesme,
Apparoistra au temps jeux d’Hecatombe;
Non esloigné du grand eage milliesme,
Que les entrez sortiront de leur tombe.

In francese arcaico, revoler (Au revole…) vuol dire ‘ritornare’. Nell'Antica Grecia, l'ecatombe consisteva nel sacrificio di cento buoi, seguita da cento altre vittime.

All'approssimarsi del grande numero settimo (l’anno 2000),
inizierà un periodo di massacri,
che (tuttavia) non sarà lontano dall'inizio dei mille anni (di pace universale 2026-3000).
A questo punto coloro che erano entrati nella tomba (o forse in un rifugio, in un riparo) ne usciranno (segnando così l'inizio del rinnovamento spirituale)

Les os de pieds et les mains enserrez,
Par bruit maison longtemps inabitèe,
Seront par songes concavant deterrez,
Maison salubre e sans bruit habitès

 

Coloro che avevano le ossa dei piedi e delle mani serrate (ossia, in catene)
e la cui abitazione era rimasta a lungo disabitata a causa della guerra (par bruit)
si vedranno dissotterrati scavando come in un sogno
per abitare in case sicure (salubres) e al riparo dalle ostilità.

Concaverin francese arcaico significa ‘scavare’

IPOTESI CRONOLOGICHE

Alcune quartine e sestine che menzionano dati astronomici vengono qui raggruppate e interpretate grazie al prezioso ausilio di un amico astrologo.
Talune configurazioni celesti sono rare, altre frequenti. Queste ultime non consentono di datare gli eventi con precisione, e i testi che li registrano sono stati scartati.
D’altronde, posto che Nostradamus ha fornito pochissime date in termini chiari ed espliciti, i suddetti dati astronomici risultano oltremodo preziosi. Le ricerche si sono comunque arrestate al 2026, che segna la fine della profezia.
Nostradamus ricorre all'astronomia per rilevare la concomitanza esistente tra la configurazione del cielo e gli avvenimenti, senza peraltro stabilire un rapporto di causa ed effetto tra gli astri e la storia dell'uomo.
Tale espediente gli permette di fornire delle indicazioni cronologiche. Indubbiamente per questo motivo egli si sente indotto a scrivere, nella lettera a Enrico, re di Francia II, che ‘avrebbe potuto indicare una data per ogni singola quartina’.
Nostradamus utilizza parimenti l'astrologia per quanto attiene ai simboli ch’essa attribuisce ai pianeti o alle costellazioni: Marte per la guerra, Venere per la Repubblica (in correlazione con la simbologia femminile francese di Marianna), Nettuno, dio del mare, e il suo tridente per l'Inghilterra, Saturno per l'età dell'Oro, e così via.
Di tanto in tanto, poi, il profeta complica ulteriormente le cose inserendo nel medesimo testo un'indicazione astronomica del tempo e un simbolo astrologico…

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Me ne rimango un poco ad analizzare l'interpretazione del Fontbrune alle quartine di Nostradamus.
Non sono certo in condizione di valutare se la sua traduzione e interpretazione vadano bene ma io – a lume di naso – direi quasi di sì.
Certo vi è molta incertezza sui tempi esatti di attuazione.
La stranezza è che Nostradamus fa riferimento ‘al grande numero settimo’ che in apocalisse corrisponde alla settima tromba ed alle sette coppe che vengono versate sull’Umanità con la sconfitta finale dell’Anticristo.
Nell’Apocalisse di duemila anni fa, se è possibile conoscere la durata del regno in terra dell’anticristo (tre anni e mezzo: 42 mesi, oppure due tempi più un tempo e la metà di un tempo) non è invece possibile conoscere la data di questi avvenimenti.
Apparentemente ci riuscirebbe invece, 1500 anni dopo, Nostradamus collocando l’inizio della ‘guerra’ intorno all’anno 2000.
Magari voi vi domanderete come fa il Fontbrune a dedurre che il ‘grande numero settimo’ corrisponda all'anno duemila, circa.
Egli lo ricava forse dalla quartina ‘X, 72’ che vi avevo già trascritta nel Cap. 12.9:

X, 72

L’an mil neuf cens nonante neuf sept mois,
Du ciel viendra un grand roi d’effraieur:
Resusciter le grand Roy d’Angolmois,
Avant après Mars règner par bon heur.

Nel settimo mese dell'anno 1999,
dall'Asia giungerà un terribile comandante
e risusciterà il grande re dell'Angoumois (o dei mongoli).
Prima e dopo (il 1999) la guerra regnerà per la felicità comune.

Mi lascia però perplesso un particolare: Gesù nel Vangelo aveva detto che ‘quel giorno’, quello della sua Venuta, lo conosceva solo il Padre, per significare che era un ‘segreto’ che bisognava assolutamente mantenere.
E se era un ‘segreto’ mi pare strano che Nostradamus abbia ‘azzeccato’ le date definendole anche con una certa esattezza.
E tuttavia non è neanche detto che l'episodio della quartina che parla del ‘settimo mese dell'anno 1999’ alluda allo stesso avvenimento di cui parla invece quest’altra quartina commentata dal Fontbrune:
All’approssimarsi del grande numero settimo (l’anno 2000),
inizierà un periodo di massacri,
che (tuttavia) non sarà lontano dall'inizio dei mille anni
(di pace universale 2026-3000).
A questo punto coloro che erano entrati nella tomba
(o forse in un rifugio, in un riparo) ne usciranno
(segnando così l'inizio del rinnovamento spirituale)

Si potrebbe dunque trattare di due cose diverse, di due avvenimenti diversi, anche se collegati.
Mi viene il dubbio che, in quest’ultimo caso, il ‘grande numero settimo’ non indichi l’anno 2000 in quanto tale di cui parla il Fontbrune (e ciò perché magari lui lo ‘associa’ alla quartina che parlava del luglio 1999) ma indichi piuttosto il nuovo millennio.
Questo – a prima vista - sembrerebbe non aver niente a vedere con il ‘grande numero settimo’ ma, se ci pensate solo un momento – a lume di naso – corrisponde al settimo millennio della famosa settimana biblica universale di cui parlava invece Padre Penasa quando spiegava nel suo libro il calcolo numerologico in base al quale il settimo millennio di tale ‘settimana’ inizierebbe appunto con l’anno duemila dopo Cristo, presupponendo l’ipotesi che Adamo fosse nato nel 4004 a.C.. come emerge dalle datazioni della Bibbia.
Un millennio, non è forse un ‘grande numero’?
É anche l’ultimo numero della settimana biblica universale, un settimo ‘millennio’ che potrebbe anche significare ‘settima fase’, come quella del ‘riposo di Dio’ successiva alle ‘fasi creative’ dei sei giorni della Creazione!
Alla settimana universale – ne abbiamo già parlato - credevano anche i primi Padri della Chiesa i quali ritenevano che la storia dell'umanità dovesse snodarsi e soprattutto concludersi in un settenario di sette millenni.
Teofilo il Siculo, nel suo libro ‘Il tempo dell'Anticristo e la Parusìa intermedia’ così scrive a pag 178/179:

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‘La Parusìa intermedia veniva posta al principio del settimo millennio (alla fine del sesto l'Anticristo e al settimo il Cristo parusiaco (così Ireneo 1984b:226-227), secondo l'impostazione della ‘settimana universale’ a cui, peraltro, si rifà implicitamente l'autore dell'Apocalisse nella scansione del settenario dei sigilli.
L’esegeta A. Farrer ha notato nell'Apocalisse una settimana di settimane in un complesso collegamento con il racconto della creazione di Gn 1-2, e con le quattro parti dell'anno, a loro volta in relazione con le feste giudaiche e i loro lezionari, con gli elementi cosmologici, con i segni zodiacali e con le dodici tribù.
In tal modo ai settenari, sei come i giorni dell'opera creativa di Dio, seguirebbe il sabato del riposo divino, esso senza opere e senza suddivisione settenaria (cfr. Farrer, Rebirth, cit. in Biguzzi 1996:31).
Se secondo il modulo della settimana universale l'umanità vivrà tanti millenni quanti i giorni impiegati da Dio per creare il mondo, allora il Regno messianico della durata di mille anni coincide col settimo della creazione, quindi, secondo un rapporto di analogia, col ‘riposo’ (in ebraico ‘sabbath’, da cui la parola sabato) di Dio, dopo la vittoria definitiva del Signore sull’Anticristo e sullo Pseudoprofeta e la reclusione del loro capo, Satana, per mille anni nell’abisso’
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A dir la verità il discorso dei sette millenni, intesi ognuno come mille anni precisi, della storia dell’Umanità – personalmente - non mi ha mai convinto perché non mi sembra tanto verosimile, confrontato con le teorie scientifiche che attribuirebbero, all’universo, una ‘storia’ pregressa di circa quindici miliardi di anni dal Big-Bang e altrettanti per il futuro, e alla Terra un’origine valutata in quattro/cinque miliardi di anni con una prospettiva di futuro indefinita.
A meno che questi ‘millenni’ della settimana universale non avessero anche essi un carattere ‘simbolico’, quanto meno riferito al settimo millennio che potrebbe essere di durata molto più lunga, PARENDOMI IMPOSSIBILE CHE IL MONDO POSSA GIA’ FINIRE FRA MILLE ANNI.
Mi sembra però possibile che l’indicazione e la collocazione da parte di Nostradamus di questi eventi verso l’inizio del settimo millennio della settimana biblica universale, non starebbe tanto a significare l’ipotesi di una storia dell’umanità che sarebbe nata 6000 anni fa come in effetti la Bibbia colloca la creazione di Adamo quanto invece – secondo lo ‘stile’ misterioso di Nostradamus - a mandare un ‘messaggio’ in codice agli ‘esperti’ indicando un ‘punto di collegamento temporale’ con un periodo ben conosciuto da tutti gli studiosi di scienze bibliche, identificabile appunto con il nuovo millennio appena iniziato: il settimo!
In parole povere Nostradamus – che abbiamo capito come si astenesse dallo indicare date ‘precise’, ricorrendo magari ai segni zodiacali – piuttosto che indicare l’anno preciso di questo inizio di millennio, ha preferito collegarlo a un periodo di ‘massacri’ legato all’approssimarsi di un tutto sommato nebuloso ‘numero settimo’ (e cioè la fine del 2000, con inizio millennio successivo della settimana biblica universale) che tuttavia non sarà lontano – come egli precisa – dall’inizio dei mille anni di pace.
Ciò detto proverei anch’io – imitando in questo gioco del ‘puzzle’ il De Fontbrune – a tirami giù una mia personale ‘quartina’:

L’impero arabo rallenterà la sua corsa,
la situazione verrà corretta dagli Occidentali,
All'approssimarsi del settimo millennio inizierà un periodo di massacri.
Ad un certo punto, però, quelli che erano entrati nelle ‘catacombe’
ne usciranno e potranno finalmente tornare a vivere in pace.

Quartina? Mi correggo: cinquina! Anzi, tombola!

Jean-Charles De Fontbrune però continua traducendo di quartina in quartina fino al 15 agosto 2015:
Nel momento in cui si produrrà la congiunzione Marte-Sole Venere nella costellazione del Leone,
il capo arabo (entrando in azione) attraverso il mare manderà in rovina il potere della Chiesa.
Quando in Iran si riuniranno quasi un milione (di soldati), la Serpe (la Cina?)
attaccherà la Turchia e l'Egitto

Mentre, arrivato al 4 giugno 2024, il De Fontbrune traduce e dice:

Quando vi sarà una congiunzione Venere-Sole e Giove-Mercurio,
il genere naturale (il rinnovo dell’ambiente) aumenterà.
Una grande alleanza verrà sancita in Francia, nei paesi islamici e capitalisti,
giacché in virtù di questo rimedio estremo il fuoco (della guerra)
sarà stato estinto.
La pace regnerà sul continente (europeo?) e in Israele.

 

 

Beh, non so che credito vogliate dare a Nostradamus, ma…
L’unico problema – rifletto – è semmai quello di indovinare a priori le date esatte.
J.C. De Fontbrune dice infatti che la profezia di Nostradamus si ferma al 2025, mentre – rifletto sempre io - quella di san Malachia, relativa ai 111 papi, si fermava al Papa ‘Petrus Romanus’, che pareva arrivare subito dopo Papa Wojtila: Giovanni Paolo II.
Può darsi che non vi sia connessione fra le due profezie però sta a vedere - mi dico ancora, ma non vorrei con ciò voler passare da ‘millenarista’ - che va a finire che qualcosa, magari dal 2001 in poi, andrà davvero a succedere.
Comunque non disperiamoci, perché - poco dopo – De Fontbrune così continua:

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É necessario sperare che lo scenario catastrofico annunciato da Nostradamus e qui esposto non sia ineluttabile.
Nel 1555, al termine del suo viaggio in una parte del blocco spazio-tempo, Nostradamus affidò ai posteri il complesso della sua ‘visione’.
Nonostante la ‘piallatura’ – il termine è suo – operata nella stesura delle profezie, sia per quanto attiene alla cronologia sia in relazione a certi avvenimenti, occorre domandarci quale fosse verosimilmente la sua motivazione primaria.
Francamente sembra difficile supporre che, per una sorta d’innato sadismo, egli sia stato colto dal piacere perverso di terrorizzare intere generazioni destinate a nascere e a vivere dopo di lui.
Nella sua lettera al figlio Cèsar, che funge da prefazione alla sua opera profetica, Nostradamus scrive: ‘Il tuo arrivo ritardato, Cèsar Nostredame mon fils, mi ha costretto a trascorrere lungo tempo in continue veglie notturne, onde lasciarti, relazionato in forma scritta, questo memoriale, dopo la morte del tuo progenitore, a comune profitto degli uomini…’
Ecco dunque una frase che apre qualche speranza su un cielo nel quale si vanno addensando le nubi.
Nella Lettera a Enrico, re di Francia II, Nostradamus annuncia, dopo i triboli, la pace e il rinnovamento della terra: ‘…Al termine di questo periodo che gli uomini avranno giudicato molto lungo (venticinque anni), la faccia della terra verrà rinnovata grazie all'avvento dell'età dell'oro. Nell'udire le grida di afflizione del suo popolo, il Creatore Iddio decreterà che Satana venga messo in catene e precipitato nell'abisso dell'Inferno, nella fossa profonda: inizierà allora fra Dio e gli uomini la pace universale, mentre Satana rimarrà legato per circa mille anni, ciò che accrescerà, infondendole nuova forza, la potenza della Chiesa; ma poi nuovamente le sue catene verranno sciolte…’.
Queste parole concordano pienamente con il XX capitolo dell'Apocalisse di Giovanni Evangelista: ‘Vidi ancora discendere dal cielo un angelo che aveva la chiave dell’abisso e impugnava una grossa catena. Afferrò il drago, l'antica serpe che è il diavolo e Satana, e lo incatenò per mille anni. E dopo averlo gettato nell'abisso, ve lo rinchiuse ivi sigillandolo, affinché non corrompesse più le nazioni fino alla consumazione di quei mille anni, ma poi per qualche tempo dovrà essere slegato’...

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Mi blocco di colpo… fulminato da una constatazione: anche Nostradamus, che per i secoli passati le ha azzeccate tutte o quasi, di fatto profetizzava la Parusia intermedia, in quanto questa – nell’Apocalisse - precede appunto il Millennio Felice!
Anzi, lui ha fatto meglio di San Giovanni: ne ha stabilito grosso modo anche la data, decennio meno decennio più!
Rimango però pensieroso a riflettere sui ‘tempi’ che ci attendono…, ma poi decido che è inutile che me la prenda. Tanto – a parte il ‘convertirmi’ finché sono in tempo - non ci posso far niente, no?...
Andiamo avanti con l’Apocalisse e vediamo cosa viene dopo.

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Ap 20, 1-6:
Poi vidi un Angelo che scendeva dal cielo, tenendo in mano la chiave dell'abisso e una grande catena.
Egli afferrò il dragone, l'antico serpente, che è il diavolo, Satana, e lo incatenò per mille anni; e lo precipitò nell’abisso che chiuse e sigillò sopra di lui perché non potesse più sedurre le nazioni, finché non fossero finiti i mille anni, dopo i quali deve essere sciolto per poco tempo.
Poi vidi dei troni, e le anime di coloro che furono martirizzati a cagione della testimonianza resa a Gesù e della parola di Dio, e tutti quelli che non avevano adorato la bestia, né la sua statua, né avevano ricevuto la sua impronta sulla loro fronte e sulle mani si sedettero sui troni e fu dato loro il potere di giudicare: e vissero e regnarono con Cristo per mille anni.
Ma gli altri morti non tornarono alla vita, finché non furono compiuti i mille anni.
Questa è la prima risurrezione.
Felice e santo chi è messo a parte della prima risurrezione!
Sopra questi la seconda morte non ha potere, ma essi saranno sacerdoti di Dio e di Cristo, e regneranno con lui per mille anni.

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Bene, non solo Nostradamus, ma anche voi avrete capito che qui S. Giovanni – numero simbolico o meno - parla proprio di mille anni, neanche avesse presentito che noi avremmo cercato di dargli un significato allegorico e simbolico, magari diecimila anni ancora!
E se poi avercelo detto qui cinque volte non bastasse, eccocelo ripetuto – continuando la lettura – per la sesta volta:

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Ap 20, 7-10:
Passati i mille anni, Satana verrà sciolto dalla sua prigione, e uscirà per sedurre le nazioni poste ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per adunarle a battaglia: il loro numero è come l'arena del mare.
Essi salirono sull'ampiezza della terra e assalirono l'accampamento dei Santi e la città diletta.
Ma scese un fuoco dal cielo e li divorò.
E il diavolo, che li seduceva, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli.
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Questa è la guerra finale della fine del mondo, non contro l’Anticristo come molti esegeti hanno creduto di interpretare trascurando l’intervallo del millennio di pace - ma direttamente contro Satana.
Con ciò – con lo stagno di fuoco e di zolfo - si può dire che il discorso col Diavolo, cioè il Dragone, è definitivamente chiuso!

 

Ma adesso, cosa aveva detto (Cap. 12.16) Gesù alla Valtorta, in quel lontano 1943?
Rileggiamolo nuovamente.

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(M. Valtorta: ‘I Quaderni del 1943’ - Centro Editoriale Valtortiano)

11.11.43
Dice Gesù:
Spingiamo insieme lo sguardo nei tempi che, come placida alba successa alla notte di bufera, precederanno il Giorno del Signore.
Tu non vi sarai più. Ma dal luogo del tuo riposo ne gioirai, perché vedrai prossimo a finire il combattimento dell'uomo e già il dolore affievolirsi per dare ai viventi tempo per ritemprarsi per l'ultima breve convulsione della Terra, prima di udire il comando che la aduna in tutti i suoi viventi e in tutti i suoi avuti, dal tempo di Adamo in poi.
Già te l'ho detto. La mia chiesa avrà il suo giorno di osanna prima dell'estrema passione. Poi verrà l'eterno trionfo.
I cattolici – e tutto l'orbe conoscerà allora la Chiesa Romana, perché il vangelo risuonerà dai poli all'equatore e da un lato all'altro del globo come una fascia d’ amore andrà la Parola – i cattolici, usciti da lotta ferocissima di cui questa è unicamente il preludio, sazi di uccidersi e di seguire brutali dominatori, dalla sete di uccidere insaziabile e dalla violenza insuperabile, si volgeranno verso la Croce trionfante, ritrovata dopo tanto loro accecamento.
Sopra tanto fragore di stragi e tanto sangue udranno la Voce che ama e perdona e vedranno la Luce, candida più del giglio, che scende dai Cieli per istruirli ai cieli.
Come una marcia di milioni e milioni di tribù, gli uomini andranno col loro spirito verso Cristo e porranno la loro fiducia nell'unico ente della terra in cui non è sete di sopraffazioni e voglia di vendetta.
Sarà Roma che parlerà. Ma non la Roma più o meno grande e durevolmente grande che possono ottenere dei capi-popolo. Sarà la Roma di Cristo. Quella che ha vinto i Cesari, li ha vinti senza armi e senza lotte, con un’unica forza: l’amore; con un'unica arma: la Croce; con un’unica oratoria: la preghiera.
Sarà la Roma dei grandi Pontefici che in un mondo, oscurato dalle invasioni barbariche e inebetito dalle distruzioni, ha saputo conservare la civiltà e la spavalderia fra gli incivili.
Sarà la Roma che ha tenuto testa ai prepotenti e per bocca dei suoi santi Vegliardi ha saputo prendere la parte dei deboli e mettere l'aculeo di una spirituale punizione anche in quelli che in apparenza erano refrattari a qualsiasi rimorso.
Non potete, fra voi, o popoli diversi, giungere a durevole accordo. Avete tutti le stesse aspirazioni e gli stessi bisogni, e come piatto di bilancia il peso della buona parte dell'uno va a detrimento dell'altro. Vivete per avere sempre la parte maggiore e vi uccidete per questo. É un'alterna vicenda che si fa sempre più grave.
Ascoltate la voce di chi non ha sete di dominio e vuole regnare, in nome del suo re Santissimo, unicamente sugli spiriti.
Verrà quel giorno in cui, disillusi degli uomini, vi volgerete a colui che è già più spirito che uomo e dell'umanità conserva quel tanto che è necessario a farvi persuasi della sua presenza. Verrà dalla sua bocca, che Io ispiro, la parola simile a questa che Io vi direi, Io, Principe della Pace.
Vi insegnerà la perla preziosissima del perdono reciproco e vi persuaderà che non vi è più bell'arma del vomere e della falce che ferisce le glebe per renderle opime e che taglia le erbe per farle più belle.
Vi insegnerà che la fatica più santa è quella che si compie per procurare un pane, una veste, una casa ai fratelli, e che solo amandosi da fratelli non vi è più conoscenza di veleno d’ odio e di torture di guerre.
Figli, iniziate la marcia verso la Luce del Signore. Non andate oltre brancolando fra le tenebre cieche. I miei prediletti alla testa, vincendo ogni umano timore poiché Io sono con voi, o più cari del mio Cuore, gli altri trascinati dall'esempio dei miei santi, iniziate questo novello Esodo verso la nuova Terra che io vi prometto e che sarà la vostra stessa Terra, ma mutata dall'amore cristiano…

E poi il giorno dopo - continuando il ‘dettato’ precedente - Gesù aggiungeva ancora:

12.11.43
Dice Gesù:
Quando verrà il tempo del mio Regno pacifico – e verrà perché l'ho promesso ed Io non manco alle mie promesse – i buoni sulla terra verranno tutti a Me.
Sarà il periodo di cui ti ho parlato, il periodo in cui lo spirito avrà raggiunto quell'evoluzione per la quale spontaneamente vi separerete in due parti.
Quelli viventi fuori dello spirito giaceranno nelle loro tenebre in attesa di essere milizia per il Principe del male.
I viventi nello spirito verranno al seguito del Figlio santo di Dio, del Germe del Signore, amato e benedetto dagli uomini in grazia che comprenderanno allora ciò che ora è compreso da pochi eletti e conosceranno quale sia la mia gloria e quale la loro di figli di Dio.
Radunerò i miei santi, poiché è santo chi mi ama e segue ubbidiente e fedele. Li radunerò dai quattro angoli della terra. E per il loro amore perdonerò le iniquità degli uomini.
La bontà dei santi spegnerà il rigore della Giustizia, e l'amore mio e dei santi monderà col suo fuoco la Terra.
Come un grande altare sarà la Terra pacificata con se stessa e con Dio, e su questo altare il Maestro istruirà nella conoscenza esatta della Verità gli uomini, perché i buoni non vacillino quando Satana, furente di vedere adorato dalla umanità il Cristo, si scatenerà per l'ultima battaglia.
Lotta di spirito contro spirito. Satana contrapporrà al mio Regno spirituale e alla mia istruzione la sua satanica guerra agli spiriti per traviarne i più che può, i più deboli, e dalle sue riserve, dalle sue fortezze, dove sono rimasti i fedeli alla Bestia anche dopo la sconfitta della Bestia e del suo ministro, trarrà gli agenti di seduzione per rovinare un'ultima voltal'opera di Dio, la cui rovina iniziò ai piedi dell'albero del Bene e del male.
L’epoca satanica sarà tre volte più feroce dell'epoca anticristiana.
Ma sarà breve perché pei viventi di quell'ora pregherà tutta la Chiesa trionfante fra le luci del Cielo, pregherà la Chiesa purgante fra le fiamme purgative dell'amore, pregherà la Chiesa militante col sangue degli ultimi martiri.
Salvi saranno coloro che, mentre le tenebre e l'ardore, le tempeste e le folgori di Satana sconvolgeranno il mondo, sapranno stare all'ombra del tabernacolo da dove scaturisce ogni forza, perché Io sono la Forza dei viventi e chi si ciba di me con fede e amore diviene uno con la mia forza. E saranno pochi questi salvi, perché dopo secoli e secoli di amore mio per l’uomo, l'uomo non ha imparato ad amare.
Ma nessuno potrà accusarmi se si perde.
E che potevo fare di più per voi, o figli di Dio che avete preferito andare errando lontano dalla casa del Padre e talora vendere la vostra primogenitura divina al Nemico di Dio?
Non dite che Io, potente, potevo impedire che il Male vi insidiasse e potevo farvi buoni d’autorità mia.
Allora sareste stati meno meritevoli dello stelo d’erba che il piede calpesta senza sentirlo, perché l'erba nasce dal seme ubbidendo al decreto di Dio. Nasce e cresce da sé sola. E non ha la benché minima parte di cure dall'Altissimo di quelle che voi avete. Sole e rugiade ha lo stelo da Dio e una zolla di terra. Voi avete l'intelletto per condurvi, avete la Grazia per illuminarvi, la Legge per regolarvi, Me per Maestro, il mio Sangue per salvezza.
Vi ho dato tutto e mi avete dato così poco, sempre più poco! Con pazienza di Dio vi ho curato e voi mi vi siete sempre rivoltati contro. I meno colpevoli furono sempre degli accidiosi... Avete sempre temuto di fare troppo per il vostro Dio che ha fatto tutto per voi.
Ecco perché vi vengono i castighi.
Essi sono ancora un richiamo d’amore per farvi convinti che un Dio c’è, e che gli altri dèi che servite con quella fedeltà che a Me negate non possono darvi altro che bugiarde promesse e sicuro male.
Di castigo in castigo, aumentato a misura che voi aumentate idolatria e fornicazione, giungo ai grandi castighi, e questo è uno di essi per cui non più un filare della mia vigna, ma tutta la vigna è aperta e invasa. Devastata e sconvolta da colui che servite e che Io lascio vi persuada dei suoi doni di morte.
Per questo vi dico: ‘Venite a Dio, chiamate Dio con verità di pensiero e di cuore, e Dio si affaccerà all'orizzonte insanguinato e Satana torturatore fuggirà lasciandovi liberi’.
Ma voi Dio non lo chiamate. Vi basta di pensare a fare del male comune un bene singolo: aumentare le vostre ricchezze, carpire poteri sempre più alti, godere e godere. Di chi soffre - i migliori - non ve ne curate. Di Dio meno ancora. Anzi vi alzate a sfida, osando chiamarlo, o bestemmiatori, a convalida dei vostri atti o pensieri satanici. Lo sfidate a mostrarsi poiché vi dite: ‘Dio non c’è. Dio siamo noi’. Sulla vostra lingua maledetta e sulla vostra anima venduta già Satana accumula le braci infernali ed Io le accendo col mio furore.
Vi maledico da ora, serpenti in veste d’uomo, e se le scomuniche dei miei santi e le esecrazioni dei miei buoni voi le tenete come piuma di passero che se cade addosso non fa male – poiché siete possessori di un cuore di granito – la mia maledizione penetrerà a darvi tormento perché Io sono quello che apro le valli, scoscendo i monti, separo i mari, scuoto la terra col volere del mio pensiero, e posso penetrare nella selce del vostro cuore e sbriciolarla come fosse fragile bolla di vetro soffiato.
Profanatori, bugiardi, iniqui, siate maledetti per tutto il male che fate, per tutte le anime che mi gettate nella disperazione della bontà di Dio, che mi corrompete coi vostri esempi e che mi rubate rovinandole in tutti i modi.
Ma non temete. Come sarò giusto e pietoso per i deboli che voi con la vostra forza avete piegato al male, altrettanto sarò giusto e inesorabile con voi. Fino da questa terra.
Il vostro potere, le vostre ricchezze rubate, distillate dal sudore di migliaia di uomini, vi sfumeranno fra le mani come fumo di paglia che si brucia, perché troppo sporca per conservarla. Né vi sarà difesa che valga contro di voi che avete passata la misura.
Chi ha orecchie da intendere intenda.
Non si stende la mano sporca di sangue contro il candore del Santo che parla in nome del Santo dei Santi e contro il Santuario più eletto del tempio di Gerusalemme, perché le sue fondamenta sono state battezzate, prima ancora che fossero iniziate, dal sangue dei miei eroi, e le sue pietre hanno avuto per rugiade i lavacri purpurei di infiniti martiri.
In esso (*) è il letto dove riposa, in attesa di risorgere a fianco del suo Maestro, la carne della mia Pietra eletta.
Ed Io vi giuro che quel luogo è ben più santo di quanto non fosse il Tempio di Salomone, e ai profanatori di questo luogo, che è già Paradiso – intendete voi il perché – accadrà ciò che accadde a tutti coloro che sfidarono la gloria del Signore.

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(*) Nota Editore: Su una copia dattiloscritta, la scrittrice annota in calce: Roma. Perché tutta Roma è Santuario per esser stata impregnata del sangue e delle virtù dei primi cristiani.

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Ora che il quadro del Regno pacifico del prossimo Millennio è chiaro possiamo ritornare al testo dell’Apocalisse.
L’avevamo lasciato – nel paragrafo precedente - al termine dell’era di pace di ‘mille anni’ quando il diavolo – liberato – si scatenava nuovamente (Ap 20, 7-10) per dare battaglia ai ‘figli di Dio’, venendo però poi colpito da un ‘fuoco sceso dal Cielo’ e gettato per sempre nello ‘stagno di fuoco e di zolfo’ dove, già dai mille anni precedenti, si trovavano anche la ‘Bestia’ ed il ‘Falso Profeta’, e dove sarebbero stati tormentati ‘giorno e notte nei secoli dei secoli’:
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Ap 20, 7-10:
Passati i mille anni, Satana verrà sciolto dalla sua prigione, e uscirà per sedurre le nazioni poste ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per adunarle a battaglia: il loro numero è come l'arena del mare.
Essi salirono sull'ampiezza della terra e assalirono l'accampamento dei Santi e la città diletta.
Ma scese un fuoco dal cielo e li divorò.
E il diavolo, che li seduceva, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli.
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É dopo questo episodio che a Giovanni si apre la visione dell’Ultimo Giudizio:

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Ap 20, 11-15:
Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi era assiso.
La terra e il cielo fuggirono dalla sua faccia e non ci fu più posto per loro.
E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono; poi furono aperti i libri; infine fu aperto un altro libro, che è quello della vita, e i morti furono giudicati su ciò che stava scritto nei libri, secondo le loro opere.
Il mare dette i morti che conteneva, mentre la morte e l’inferno restituirono i loro, e furono giudicati ciascuno secondo le loro opere.
Poi la morte e l’inferno furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda: lo stagno di fuoco.
Chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita, venne gettato nello stagno di fuoco.
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Questa – dunque - è proprio la visione, plastica e sobria, della fine del mondo e del Giudizio universale.
Dopo il millennio, dopo che gli uomini – dimenticatisi della Grande Tribolazione di prima del millennio – avranno ricominciato a sbagliare come e più di prima, dopo che anche Satana sarà stato liberato e sarà tornato a guidare personalmente le nazioni della terra, Gog e Magog, per l’ultima battaglia finale, dopo che Satana sarà stato sconfitto in maniera definitiva, dopo che sarà stato cacciato nello ‘stagno di fuoco’, solo allora ci sarà l’ultimo giudizio: non il ‘giudizio particolare’ della prima morte, giudizio che avviene alla fine della vita materiale di ogni individuo che viene giudicato nello ‘spirito’, ma il giudizio collettivo finale, dove l’uomo verrà giudicato nella sua unità psicosomatica di anima e corpo resuscitato per essere inviato ‘completo’ – se dannato - alla sua destinazione eterna: lo ‘stagno di fuoco’ della seconda morte.
E che si tratti proprio della fine del mondo e non di una distruzione e tribolazione intermedia, è proprio chiaro perché quello che appare a Giovanni è infatti un mondo di morti, grandi e piccini, che vengono risuscitati e convocati davanti al trono di Dio.
Vengono aperti i libri, quelli delle opere, e gli uomini verranno giudicati - secondo le opere compiute in vita, e non secondo le apparenze che hanno dato - per essere poi spediti al premio o alla condanna eterna.
Continuiamo tuttavia con l’Apocalisse perché, dopo la visione della caduta di ‘Babilonia la grande’, segue ora la visione di conforto della Nuova Gerusalemme parusiaca:

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Ap 21 1-27:
Poi vidi un cielo nuovo e una terra nuova, perché il primo cielo e la prima terra erano spariti e il mare non esiste più.
Allora vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da presso Dio, pronta come una sposa abbigliata per il suo sposo.
E udii venire dal trono una gran voce che diceva: ‘Ecco il tabernacolo di Dio fra gli uomini! Egli abiterà con loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso dimorerà con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché il primo mondo è sparito’.
E colui che sedeva sul trono disse: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’.
Poi mi disse: ‘Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veraci’.
Quindi continuò: ‘Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente del fonte dell’acqua della vita. Il vincitore erediterà queste cose: io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio. Ma per i vili, i rinnegati, i depravati, gli omicidi, i fornicatori, i venefici, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro sorte è lo stagno ardente di fuoco e di zolfo, cioè la seconda morte’.
Poi uno di quei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle ultime piaghe, s’avvicinò a me e mi disse: ‘Vieni! Ti mostrerò la sposa, la consorte dell'Agnello’.
E mi trasportò, in spirito, sopra un monte grande ed eccelso e mi mostrò la Città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, nella gloria stessa di Dio.
Lo splendore di lei era simile a pietra assai preziosa, come il diaspro cristallino.
Aveva un muro grande e alto munito di dodici porte, presso le quali vi erano dodici Angeli; vi erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei figli di Israele.
A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte, a occidente tre porte.
Il muro della città ha dodici fondamenta e sopra di esse dodici nomi, quelli dei dodici apostoli dell'Agnello.
Colui che parlava con me aveva una misura, una canna d’ oro, per misurare la città, le sue porte e il suo muro.
La città è un quadrato……

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Insomma, qui dopo il ‘quadrato’ interrompo, perché Giovanni va avanti per un bel po’ nella descrizione minuziosa della città con tutta una serie noiosa di particolari costruttivi che interesserebbero solo un architetto ma che vi risparmio.
La sostanza – per noi ai quali basta capire il ‘succo’ – è però che la ‘Città santa’, la ‘Nuova Gerusalemme’ si contrappone – quale costruzione finalmente perfetta - alla ‘Vecchia Gerusalemme’ e cioè alla vecchia Babilonia.

Ma il racconto continua:

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…In essa non vidi alcun Tempio, perché il suo Tempio è il Signore Dio onnipotente e l’Agnello.
La città non ha bisogno di sole né di luna che la illumini, perché la illumina la gloria di Dio e il suo luminare è l’Agnello.
Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra portano in lei la loro gloria.
Le sue porte non saranno mai chiuse di giorno, perché la notte là non ci sarà più. E saranno portate in lei la gloria e l’onore delle nazioni. In essa non entrerà nulla di impuro, né chi commette abominazioni o dice menzogna, ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita’.

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Quest’ultimo è un brano che mi ha sempre colpito perché sembra si parli dell’Aldilà come se la vita degli uomini vi continuasse secondo modalità organizzative (nazioni e re della Terra) per certi aspetti simili a quelle di questo nostro mondo, sia pur sotto la suprema ‘regìa’ di Gesù Cristo, Re dei re...
Tuttavia, ora che ci penso, noi non sappiamo in cosa consista il ‘mondo dell’Aldilà’.
Qualcosa di meramente spirituale? Certo, ma non solo, perché ci andranno gli uomini con i loro corpi in carne ed ossa resuscitati, ma anche glorificati, cioè dotati di proprietà soprannaturali come quelle del Gesù risorto che si materializzava e si smaterializzava nel Cenacolo dopo aver fatto vedere che non era un fantasma, era ben tangibile e poteva anche mangiare.
D’altra parte Gesù è asceso al Cielo in anima e corpo. E la stessa Madonna è stata assunta in corpo.
Quindi per la Nuova Gerusalemme dell’Aldilà si potrebbe anche pensare ad un mondo, ad una Terra totalmente rinnovata (la Nuova Terra) ma pur sempre in qualche modo misterioso fatta a misura d’uomo… glorificato, un mondo dove tuttavia non sarà più necessario mangiare perché - destinati all’immortalità – noi uomini non avremo più bisogno di nutrirci né riprodurci per avere figli, perché la storia della vecchia Umanità è ormai cessata e il numero dei ‘figli di Dio’ è ormai completo.

Tuttavia Giovanni continua:

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Ap 22, 1-5:
Poi mi mostrò un fiume d’acqua di vita, limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dall'Agnello.
In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume sta un boschetto di alberi della vita, che fruttificano dodici volte, una volta al mese.
Le foglie degli alberi servono a guarire le nazioni.
Non ci sarà più nulla di maledetto.
In lei sarà il trono di Dio e dell'Agnello: i suoi servi lo adoreranno, vedranno la sua faccia e porteranno in fronte il nome di lui.
Non vi sarà più notte; non hanno più bisogno né della luce d’una lampada, né di quella del sole, perché il Signore Iddio splenderà su di loro e regneranno nei secoli dei secoli.

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Vediamo invece cosa dice di questi ultimi versetti Padre Penasa (pag. 376):

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Nel Paradiso terrestre, al centro, c’era l’Albero della Vita, destinato a mantenere l'eterna giovinezza nel corpo e la pienezza della Grazia nell'anima, segno e mezzo efficace del dono della Vita promesso da Dio a chi era fedele al suo Patto, fino al termine della Prova, quando Dio stesso avrebbe ritirato l’uomo dal luogo della prova per introdurlo in quello del premio definitivo: il Cielo paradisiaco degli Angeli.
Così ha fatto con Enoc e con Elia, benché non nella pienezza prevista per l’uomo innocente.
Infatti sono stati introdotti solo in un altro paradiso terrestre, che non si sa dove sia, in attesa del ritorno promesso, quando dovranno affrontare l'Anticristo; cioè dopo il suono della sesta tromba, quando Roma sarà calpestata dai nemici, come abbiamo visto a suo luogo.
Invece Maria SS., la innocente per privilegio, la tutta bella e Immacolata, non sfiorata neppure dal Peccato originale, fu davvero rapita in cielo senza morire, in anima e corpo, attraverso il mistero della sua Assunzione gloriosa in Cielo.
Ma dai piedi di quell’Albero si dipartiva anche la fonte della vita che, dividendosi in quattro rami, irrigava tutto il Paradiso. Era semplice acqua, che fecondava il giardino prima che venissero le piogge, come dice il testo.
Ma aveva un significato simbolico, messo in rilievo dalle altre Scritture: doveva figurare l’acqua celeste della Grazia soprannaturale, proveniente dallo Spirito Santo.
Essa fecondava dapprima l’Albero della Vita, perché potesse dare i suoi frutti benefici.
L’Albero vero sarebbe stata Maria, che fecondata dallo Spirito Santo avrebbe dato al mondo il Frutto della Vita: Cristo incarnato!
Se l’uomo non avesse peccato, i due non avrebbero sofferto.
Avendo (Ndr.: gli uomini) peccato, essi (Ndr.: Gesù e Maria) dovettero soffrire per riparare e redimere.
Stavano là come valvola di sicurezza per la salvezza della razza umana, in caso di fallimento nella prova da parte dei loro due predecessori nell’ordine della natura: Adamo ed Eva.
Avvenuto il peccato, Dio azionò subito quella valvola, mediante il Protovangelo, dando di nuovo a tutti la possibilità della salvezza, con altre condizioni nel Patto: le condizioni del Patto ‘in lege naturae’.
E Gesù dovette soffrire e morire, assieme a Maria, per rimettere in piedi l’Albero della Vita col suo frutto (…) la CROCE prese il posto dell’Albero dal frutto proibito: l’Albero della nuova SAPIENZA DEL BENE E DEL MALE.
Chi l’accetta com’è ha libero accesso al frutto della Vita: l’Acqua del Battesimo e il Pane Eucaristico, con le foglie medicinali della Penitenza.
Chi si permette di far da padrone su quel frutto, legiferando a proprio capriccio, per non dover portare la croce, rimarrà preda di Satana e della morte eterna.
Tale simbolismo ritorna a galla, ad ogni rinnovamento del Patto. Così ai tempi di Noè col diluvio. Il legno dell'Arca era l’Albero della Vita; era simbolo di Maria: Il frutto ch’essa portava, cioè Noè con la sua famiglia, era simbolo di Gesù. L’acqua che sollevava l'Arca era la Grazia…….