8. Cara amica mia...

 

8.1 – Speriamo che sia andata a star meglio

Stamane alle 09.00, puntuale come un cronometro svizzero - ma in ritardo di mezz' ora sulla raccomandazione perentoria che io stesso avevo fatto ieri sera a mia figlia: 'domattina, otto e mezza, pronta con la bambina!' - mi presento dall' altra parte del cortile a prelevare la 'canaglietta', mia nipotina, seguito come un' ombra dalla 'canaglia', cioè la mia lupa Jara che - se non fosse perchè Capobranco è già Dox – il 'capobranco' (ma 'strappacoccole') ambirebbe invece esserlo lei.
Jara, ricorderete, è infatti quella di cui vi ho già raccontato che quando io, Capo dei Capi, la sgrido con la faccia feroce - anzichè svignarsela con la coda fra le gambe come fa invece Fucsia - si butta schiena a terra, pancia all' aria e ridendo fa : 'Dai, fammi le coccole...!'
La zona di prato circostante la casa di mia figlia e di mio genero è, per ragioni ‘ecologiche’,  off-limits per tutti e cinque i cani che - addestrati anche in questo - si fermano tutti al mio comando non appena si avvicinano al lampione che 'marca' il vialetto di accesso.
O meglio si fermano tutti meno Jara che - con aria sorniona e faccia da schiaffi - continua a camminare al mio fianco imperterrita, con una faccia da impunita che non vi dico, come se il comando dato riguardasse tutti gli altri, che infatti si bloccano, meno che lei.
Cosa dovrei fare con lei? Menare? Non l'ho mai fatto con gli altri, perchè basta uno sguardo, e perchè dovrei farlo con lei che non capirebbe mai 'perchè' la picchio, lei che mi vuol così bene e che mi vuol solo seguire come un'ombra?
Insomma - l'avrete capito - Jara è la mia 'pietra dello scandalo'. Quando qualche amico viene a trovarmi e, stando a guardare da debita distanza, mi  chiede di mostrargli qualche esibizione di ubbidienza canina, io evito accuratamente di tirare in ballo Jara, prima che lei si butti schiena a terra, pancia all' aria e metta tutto in ridere... a cominciare da me.
Jara - fra i miei lupi - ha una intelligenza ed una personalità superiore: astuta e indolente, litigiosa e affettuosa, lei della vita ha capito tutto e non prende niente sul serio. E' una 'filosofa'.                                                                        
Dicevo dunque che mi presento da mia figlia e - siccome le 'buone' notizie, oltre che quando sei a letto la sera tardi ti arrivano anche  di mattino presto - me ne dà una fresca fresca: ieri sera è mancata la mamma di una nostra amica. Quest' ultima, infatti,  l' ha appena chiamata  al telefono per dirglielo.
Ci rimango male, anche se so che quella signora - la mamma - era molto anziana, molto malata, da anni assistita - con amore, grande cura e sacrificio personale - dalla figlia e - direi proprio - da tutta la famiglia che in questi casi viene spesso coinvolta al completo.
Mi dico (ma non è capitato di dirlo anche a voi, qualche volta?):
'Beh, date le sofferenze, data l' età, data la situazione, è mancata serenamente..., in fin dei conti  sarà stata per lei una liberazione...'
E infatti mia figlia mi dice che la nostra amica - pur addolorata nonostante il suo personale calvario di assistenza - pensava che per la mamma fosse veramente stata una 'liberazione', e lei sperava proprio che la mamma fosse andata 'a star meglio...'.
Mia figlia, poi, con noncuranza - ricordandosi la mia reazione di ieri in merito all' invito alla preghiera - mi fa: 'sai ho già chiamato due amiche per pregare oggi per sua mamma e per lei. Tu che fai, ci vieni stasera al Rosario?'.
'Certo che ci vengo', replico io.
Poi abbranco la bambina dicendo che è tardi, come se la colpa della mezz’ora di ritardo fosse di mia figlia, ed esco al volo.

Chiusa la porta dietro le spalle mi dico che la 'penitenza' della preghiera per oggi me la son 'scapolata', poi stasera tanto c'è il Rosario, ma quello è più facile perchè si dice in compagnia.

8.2 – La lettera

Al ritorno dal 'Nido' , dieci chilometri all' andata ed altrettanti al ritorno, rimugino in macchina.
Penso alla mia amica, a sua mamma, a tutto quello che l'inferma deve aver passato, e a quello che deve aver passato anche la figlia nell’ accudirla per tanti anni 24 ore al giorno e tuttavia sempre con quel fare sereno, e penso anche alla impressione che la figlia mi aveva confidato aver avuto, e cioè che sua mamma ultimamente volesse quasi lasciarsi morire.
Era quello che stava succedendo alla 'nonna', che io chiamo 'mamma', cioè mia suocera, quando - pochi mesi fa - suo marito ultranovantenne come lei, si era spento in grande serenità.
Voleva 'seguirlo' anche lei, finchè - grazie alla nipotina di due anni e al nipotino che era nel frattempo arrivato - si era ripresa come trovando una nuova freschissima ragione di vita.
Dunque nel viaggio di ritorno penso alla mia amica. Telefonarle? Chissà che subbuglio, in casa. Frasi di condoglianze? Suonano false - stereotipate come sono - anche quando sono dette sinceramente. Al 'Rosario' stasera? Ci saranno tutti.
E perchè non 'scriverle' una lettera in giornata, anzi scrivergliela ora che, tornato a casa, sto qui scrivendo per voi? Perchè no? Così posso subito dirle a quattr' occhi quello che penso e sento, in libertà.
Faccio tre spazi con il 'distanziatore' della  tastiera e vado sotto:

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Cara amica mia,
mia figlia mi ha detto che questa mattina presto tu le hai telefonato per farle sapere che tua mamma vi ha  ieri sera 'lasciati', dopo aver tanto sofferto.
E pensare che appena due sere fa mi avevi detto che invece avevi forse un barlume di speranza ancora.
Mia figlia mi ha anche detto che staserà ci sarà un 'Rosario' e che oggi avrebbe pregato per lei.  So benissimo che non ha avuto il coraggio di chiederlo anche a me - di pregare - perchè, tu non lo sai ma mia figlia lo sa, mi sento un poco 'allergico' alla preghiera (ma questa è una storia che leggerai un' altra volta).
In compenso mi sono detto - senza con questo voler trascurare di cercarmi oggi un ritaglio veramente tranquillo di tempo per la preghiera, per lei e per te - che avrei potuto scriverti.   
Tu hai detto infatti a mia figlia che tu speri che tua mamma sia andata a star meglio...
Spesso queste sono cose che si dicono così per dire, o che gli altri dicono per confortare i parenti più stretti, specie quando c' è stata di mezzo tanta sofferenza. Molte volte lo 'star meglio' si intende non come un reale star meglio...nell'altra vita, ma come un reale 'non star più male' in questa, perchè non si è più di questo mondo in cui si soffriva tanto...e l'altro mondo chi lo sa poi se c' è...!
Allora io ti vorrei parlare invece dell' idea che io personalmente mi son fatto dell'altro mondo, e della sofferenza di questo.
Stammi a sentire bene.
In Dio ci devi credere, perchè altrimenti non sapresti spiegarti tutte le meraviglie di questa Natura e dell' Universo: cose che vedi, che esistono e che sono reali perchè le 'tocchi'.
Invece Dio tu non lo vedi e non lo senti con i cinque sensi, perchè questi Dio ce li ha dati per conoscere la 'materia' mentre Lui è Spirito, come noi che - fatte le debite differenze di perfezione - siamo fatti a sua immagine e somiglianza in quanto entità spirituali: cioè complessi psichici  rivestiti di carne.
Voglio farti capire meglio.
Quando tu parli con me, e chiudi gli occhi,  non mi vedi ma  pure sai che esisto perchè mi 'senti' parlare.
Se ti chiudi  anche le orecchie, sai sempre che esisto perchè la 'memoria' rappresenta di fronte al tuo 'occhio mentale', cioè al tuo 'intelletto', la mia 'immagine visiva'.
Ma in realtà cosa è che tu conosci di me? Il mio aspetto, la solidità del mio corpo? Non solo, perchè la cosa più importante è il mio 'complesso psichico', quel 'me' che ti parla e ragiona con te come faccio ora mentre ti scrivo battendo i tasti di questo computer.
Se tu fossi cieca e sorda, e non potessi sentirmi  neanche al tatto, se insomma tu non avessi i cinque sensi che servono per conoscere il mondo materiale, questo non impedirebbe a me di esistere: sei tu semmai che non mi 'vedi', ma io 'esisto', e parlo, e tu non mi senti... specie se poi non mi vuoi ascoltare e chiudi le orecchie...
Ecco, Dio esiste anche se noi non lo vediamo, e quando ci pare che non ci sia o che non ci stia vicino (come tu una volta mi dicesti) è solo perchè - per forza d'abitudine - ci siamo tappati, dimenticandocelo per giunta, le orecchie e ci siamo bendati gli occhi per esser sicuri che non ci ricordi magari qualche cosa di scomodo che ci è invece un pochino più comodo -  ma guarda che succede a noi tutti - ignorare, almeno per un altro po'.

Noi dunque siamo esseri 'spirituali' come Dio, e siamo liberi, perchè così ci ha voluti Dio: liberi!
Dio è Dio di Libertà ed è talmente 'discreto' - nel suo desiderio di lasciarci veramente liberi - che sembra quasi, nonostante l' apparenza della Natura che ci circonda e che grida di Lui, che voglia lasciarci pensare (guarda che dico: 'lasciarci pensare', e non che ci dice di pensarlo) che Lui quasi non esista.
Se infatti Egli ci schiacciasse con l'evidenza psicologica - oltre che visiva - della sua presenza, noi ne saremmo terrificati - terrificati dalla sua grandezza - e non saremmo più liberi di non credergli, non più liberi di sbagliare, non più liberi di scegliere liberamente fra il bene e il male, non più liberi di superare liberamente le prove di questa vita e di guadagnarci liberamente la salvezza, cioè la vita eterna, che deve essere un premio per le sofferenze passate e che tanto più sarà premio quante ne avremo passate. Insomma non saremmo più liberi di meritarci da noi stessi la vita eterna che, ripeto, è premio di felicità eterna.
Realizzi quello che ti sto dicendo?
Bene, dunque Dio è Dio di Libertà, libero Lui e liberi noi, perchè la libertà è il dono più prezioso che ci ha donato, prezioso perchè ci consente di 'guadagnarci', di aver 'diritto' al Paradiso.
Ma esiste il Paradiso?
Stammi a sentire: se Dio è Pensiero, cioè Psiche, ed è anche Amore oltre a un sacco di altre cose, e se noi siamo dei 'complessi psichici', cioè in altre parole delle anime pensanti, in che cosa consisterà allora il 'rapporto' fra noi e Dio? Nel parlare insieme come fanno due esseri umani che si parlano fra di loro - pur vedendosi essi anche nel corpo oltre che comunicare attraverso la propria 'psiche' -  non ti pare?
Ora quando la tua 'Psiche', cioè la tua 'anima', dialoga con una persona, cioè con un' altra 'anima', gradevole e divertente, non è un 'piacere' che tu vorresti prolungare? E allora che sarà mai quando la tua Psiche, la tua anima, avrà come interlocutore un altro Spirito, che è nientemeno che Dio?
Guardando le meraviglie del creato - che pur in quanto 'creato' è una cosa limitata: l' ombra di Dio - cosa pensi (ma lo so che in realtà non è neanche possibile 'pensarlo') che debba essere un 'dialogo' con Dio? Non lo sappiamo, perchè Dio è 'infinito' in tutti i sensi e sfugge a qualsiasi tentativo di 'catalogazione' umana che, nel momento in cui lo 'definisce', lo limita una volta di più.
E allora diciamo (lo diciamo perchè ci siamo arrivati con l' intelletto, e questo è stato un 'dono' di Dio perchè riuscissimo a comprendere - fra l' altro - che siamo tutti figli suoi..., figli sì, perchè ogni giorno lui crea le nostre anime che escono dal suo pensiero come miriadi di scintille dalla sua fucina creativa ),  allora diciamo che Dio è 'Amore'. Diciamo che è Amore, ma lo è veramente! Solo che noi, pensando all' amore, ce ne facciamo un' idea umana, cioè cerchiamo per 'analogia' di assimilarlo a qualcosa che noi conosciamo già.
Ma l'amore umano può forse essere lo stesso Amore di Dio? Io dico che fra l'amore umano e l'Amore di Dio c' è lo stesso rapporto dimensionale che c'è fra il punto iniziale di una linea retta e la stessa retta (che, te lo ricorderai dalla scuola,  è una successione di 'punti'...) proiettata all'infinito!
Questo per farti capire con un paragone pratico come sia impossibile definire quella meraviglia delle meraviglie che è Dio e, conseguentemente, definire quanto sia grande la 'felicità' di un' anima quando si presenta al cospetto di Dio e ne può penetrare i misteri e le bellezze, di cui la Natura - ripeto - è solo una pallida ombra.
Ma Dio, dicevamo, è Spirito, puro Spirito, anzi Spirito purissimo e per 'penetrarlo' bisogna essere puri, sufficientemente puri e 'trasparenti', diafani a tal punto che le due realtà spirituali - l' anima e Dio - possano intersecarsi fra di loro, mescolarsi.
Si possono 'mescolare', ad esempio, due liquidi, oppure due gas, ma non un corpo solido e un liquido, o un corpo solido e un gas.
La nostra anima terrena che lascia il corpo che muore è come un corpo solido, e non può 'mescolarsi' a Dio, e conoscerlo, se prima non si 'trasforma', cioè non si 'purifica' in terra o in quello - stato o luogo non so bene -  che è chiamato 'purgatorio'.
Un tronchetto di legno della tua stufa non si può mescolare con l'aria che ne alimenta la fiamma ma, bruciando, le essenze del legno  - non più solide, o meglio molto più leggere - si 'volatilizzano' e si 'mescolano' all'aria, e ascendono, verso il cielo.
Ecco, è qui che ti volevo gradatamente portare con tutto questo lungo discorso, come si fa con una 'bambina' alla quale bisogna fare assimilare un concetto dopo l' altro.
Le sofferenze di tua mamma sono state permesse (attenzione: ricordi la discussione di un paio di sere fa sul 'perchè' Dio  - come dicono taluni -  'provocherebbe' il dolore, e io ti dissi che ne avremmo dovuto riparlare con più calma?), sono state 'permesse', e non 'volute', da Dio perchè Lui ama molto l' anima di tua mamma e lasciando bruciare - apparentemente senza intervenire - la sua 'materialità' (perchè le sofferenze dello spirito bruciano la materialità dello spirito) le avrà consentito o le consentirà prestissimo di godere da subito della propria meravigliosa dolcezza e bellezza infinita.
Così come Dio si è servito delle sofferenze di tua mamma per purificarla, così si è certamente servito delle tue sofferenze per le sue sofferenze (sofferenze, le tue,  condite dal tuo amore di figlia: quell' amore che non si dimostra a chiacchere ma con il sacrificio, io dico anche l' abnegazione, di ogni giorno) per purificare anche te. O pensi forse di non aver bisogno di 'aiuto'?
Ma se Dio avrà voluto bruciare un po' della tua (che è quella di noi tutti) materialità, lo avrà fatto per poterti avere subito fra le sue braccia il giorno in cui - avendo sofferto abbastanza, dico io scherzando - andrai in Cielo, fra cent' anni!
Cos' è che ci impedisce allora di chiedere la sofferenza?
Secondo me il dubbio, innanzitutto.
Ma d' altra parte se non avessimo qualche dubbio - te l' ho già detto - non avremmo neanche il 'merito', perchè la nostra fede sarebbe 'cieca'. Ti ricordi quando - insieme ad altri - tu mi parlavi un po' sconsolata dei tuoi 'dubbi', che però ti sforzi di vincere, e io ti dicevo che è proprio questa la battaglia migliore, quella che si 'vince' ostinandosi a credere anche quando le apparenze sembrano tutte congiurare contro?
E poi, dopo il dubbio, ce lo impedisce la nostra natura umana che ha paura del 'dolore'.
Vedi, noi siamo 'corpi solidi' come quel tronchetto della tua stufa, e abbiamo 'paura' della 'fiamma' che brucia: paura sia perchè 'brucia', sia perchè ci consuma la nostra identità (quella che ci portiamo addosso da quando siamo nati e che ci siamo cuciti addosso come un abito fatto perfettamente su misura, e che in più ci piace tanto perchè ci siamo ormai 'abituati'), sia perchè 'trasforma' la nostra essenza spirituale da quella di figli dell' uomo in quella di figli di Dio, e cioè sempre una cosa diversa da quella che ci siamo affezionati ad essere.
E allora poichè abbiamo paura del 'dolore' (ripeto, non è Dio che ce lo manda), Dio - che, ricordalo proprio sempre, è proprio Dio di Libertà - lascia che quello che ci procuriamo da noi stessi, quello che ci procurano gli altri, quello che deriva dalla natura umana imperfetta che ci rende soggetti alle malattie ed alla morte, faccia da 'fiamma' e ci 'purifichi' finchè siamo in  terra - per non doverci far soffrire di più nell' aldilà: sempre per 'purificarci' di quello che abbiamo combinato in terra - e non farci aspettare una 'vita', quando non anche un' eternità, nell' altra vita.
Capito mi hai?
Perchè tutto - sempre tutto, se vuoi veramente capire il 'perchè' profondo delle cose -  devi sforzarti di considerare non alla luce di 'questa' vita, ma dell' altra.
           
Affettuosamente