(M. Valtorta: 'Quaderni 45/50', Dettato 1.5.48, pag. 379, Centro Ed. Valtortiano)

50. Ricapitoliamo sull' anima...

 

L'Angelo Custode Azaria dà alla Valtorta (1.5.48) un 'dettato' nel quale le spiega fra l'altro la differenza fra separazione dell'anima dal corpo a causa della morte e separazione momentanea dello 'spirito', rispetto al corpo e all'anima, a causa di un'estasi o di un 'rapimento'.
Azaria spiega in particolare che mentre se l'anima, nella sua interezza, lasciasse il corpo sopraggiungerebbe la morte, invece nella contemplazione estatica il corpo non viene lasciato dall'anima nel suo 'complesso' ma -   temporaneamente – solo dalla sua parte migliore, la parte più 'eletta', l'anima dell'anima...

Rimango a pensare su questo discorso delle estasi e dei  'rapimenti'.
Non mi ricordo dove ne abbia letto, forse nelle opere di Santa Teresa d' Avila o di San Giovanni della Croce, che di queste 'cose' se ne 'intendevano' parecchio, o forse in qualche punto della enciclopedica opera valtortiana.
Ora non so bene spiegare ma quello che avevo letto mi aveva comunque fatto rabbrividire.
Come si fa a desiderare un' estasi o un 'rapimento'? Che vita è quella di uno che vive di queste cose? E' disumanizzante!
Dio mi spaventa, ci vorrebbe tutti santi, disumanamente santi.
Comunque, mi domando, quando uno allora muore, è perché dipende dal fatto che è l' anima - la quale '...permea il corpo dell' uomo come l' acqua i pori di una spugna...'che decide 'lei' che è arrivato il momento di lasciare il corpo (perché lei 'sente' che esso è ormai definitivamente messo nell'impossibilità fisica di sopravvivere, e conseguentemente il corpo allora muore per l' uscita dell' anima) oppure è il corpo che  'muore' per conto suo e l' anima deve uscirsene di conseguenza?
Mah, mi sembra una di quelle domande della serie 'E' nato prima l' uovo o la gallina?'...
Penso che non lo sapremo mai, con precisione, se non quando sarà troppo tardi per apprezzare il senso intellettuale e… umoristico della risposta.
Però, a ripensarci, se con l'estasi il corpo non muore perchè vi è rimasta dentro una parte d' anima, mentre muore se tutta l' anima se ne va, allora è come dire che 'è nata prima la gallina'...
Basta, lasciamo perdere, con quest'anima: fra anima, anima dell'anima, spirito dello spirito, io, subconscio, superconscio, bilici, iceberg, poliedro, faccie del poliedro - non ci capisco più niente. Come dovrei fare a spiegare in sintesi tutte queste cose?

Luce:
Ricapitoliamo:
. L' Anima è un insieme complesso: un poliedro dalle molte sfaccettature, per confermarti una immagine che ti renda più famigliare il concetto.
. Le varie sfaccettature - parlo di quelle che è sufficiente tu ora conosca - sono costituite dall'Io (inteso come "ego" affermatore della propria personalità ), dalla capacità volitiva, da quella intellettiva, dagli "istinti" (chiamiamoli così ...) buoni e cattivi (fra i quali l'Io sceglierà quali seguire con il suo libero arbitrio che è un' altra sfaccettatura).
. L'anima, per questi aspetti, è quella che abbiamo chiamato "anima vitale" , perchè è quella che alimenta la vita dell' uomo-animale e degli animali in genere con diversa gradazione a seconda del loro diverso livello intellettivo: intellettivo e non spirituale.
. Ma l' uomo, in più, ha l'anima nell' anima, l'anima nell'anima vitale, cioè lo spirito dell'anima, una quintessenza dell'anima, un germe meraviglioso che è tutto di Dio, che fa differente l'uomo da tutti gli altri esseri viventi: lo spirito dell'anima che è quello capace di congiungervi con Dio. Capisci?
Ecco, la vostra vita serve a valorizzare questo spirito, a riportarlo - dopo che è stato coperto e soffocato dall'umanità -  al suo splendore originario, perchè solo con lo spirito splendente della luce della Grazia potete intrecciare con Dio colloqui divini in una sinfonia d'amore che è anticipazione del concerto eterno nel quale un giorno, ‘il giorno’, vi perderete beati in un'estasi che non avrà fine.
Ecco perchè ti viene data tanta forza nel leggere: sono tanti doni di grazia per aiutarti a fare crescere nuovamente la tua anima resa rachitica, anchilosata - più ancora: paralitica, quasi morta - dalla troppa umanità.
Non ti preoccupi l'essere perfetto nè santo: non sarai nè l'uno nè l'altro se proprio non lo vuoi.
Accontentati di salire ogni giorno il tuo piccolo gradino, senza pensare al domani e alla cima della scala (chè ciò ti darebbe solo vertigine) e ti ritroverai in cima senza essertene neanche accorto - in cima alla scala celeste che è croce senza esserlo - senza essertene neanche accorto!
E allora mi ringrazierai, perchè finalmente ‘capirai’.