(J. Guitton - G. Bogdanov - I. Bogdanov : 'Dio e la Scienza', Bompiani Editore)

10. La sconvolgente nascita dell'universo...

 

Medito su un saggio molto interessante, che ho letto e riletto più volte, scritto qualche anno fa da Jean Guitton, considerato l'ultimo grande pensatore filosofico cristiano. Si intitola:'Dio e la Scienza, verso il Metarealismo'.
Si tratta di una sorta di dialogo a tre, lui con i due scienziati Grichka Bogdanov e Igor Bogdanov, esperti in fisica e astrofisica, nel corso del quale - partendo da una banale chiave di ferro che si trovano fra le mani - cominciano tutti e tre a ragionare e dialogare sulle origini remote di quel metallo di cui la chiave è fatta.
I tre partono da un concetto, e cioè che le eccezionali scoperte della scienza contemporanea, inducono - come disse il famoso fisico Eddington - alla conclusione'che la religione è divenuta possibile, per uno scienziato ragionevole, verso il 1927'.  

'Il 1927 - dice J.Guitton - è uno degli anni più importanti della storia del pensiero contemporaneo; segna infatti il debutto della filosofia metarealista. E' l'anno in cui Heisenberg enuncia il principio di indeterminazione, in cui il canonico Lemaitre formula la sua teoria sull'espansione dell'universo, in cui Einstein propone la teoria del campo unificato, in cui Teilhard de Chardin pubblica i primi elementi della sua opera. Ed è l'anno del Congresso di Copenhagen, che segna la nascita ufficiale della teoria quantistica.
Orbene non è significativo che questi rovesciamenti epistemologici siano stati provocati da uomini di scienza? Proprio i filosofi devono interrogarsi sul significato profondo di questi sconvolgimenti, rispondendo in particolare alle domande: che cosa cerca di trasmetterci la scienza? Quali sono i nuovi valori che essa propone e in che cosa contribuisce a forgiare una nuova visione del mondo?
Per rispondere, dovremo adottare un partito metarealistico: le implicazioni della scienza in campo filosofico ci danno i mezzi, per la prima volta, di fare la sintesi fra materialismo e spiritualismo, di conciliare realismo e idealismo..."

Le domande che i tre si pongono, per arrivare poi in finale alla ipotesi metarealistica, sono: da dove viene l' universo, che cosa è la materia, perchè c'è qualcosa anzichè il niente, e così via.
Il dialogo vuole dimostrare fra l'altro che si sta avvicinando il momento di una riconciliazione fra scienziati e filosofi, fra Scienza e Fede, come già 'annunciato' da maestri dallo 'spirito profetico' come Bergson, Teilhard, De Broglie, e tanti altri.
Quali sono i rapporti fra spirito e materia? Vi è spirito all'interno della materia?
Nell'impossibilità di dar corpo allo spirito e di studiarlo, la Scienza - dice Jean Guitton - ha finito per studiare solo la materia sfociando così in un ateismo virtuale.
Ma - ricorda Guitton - nei primi anni di questo secolo, nel 1900, il fisico tedesco Max Planck suggerì l'ipotesi che la luce, i raggi 'x' e altre onde, venissero  emessi sotto forma di 'pacchetti d'onde', da lui chiamati 'quanti'.
Gli studi successivi fatti da altri grandi fisici nel campo della struttura interna dell' atomo e delle forme di energia, e la 'meccanica quantistica', hanno portato a scoperte sensazionali che hanno rivoluzionato il vecchio modo di concepire la materia e lo stesso universo.
Alla luce di queste scoperte - rese possibili anche grazie all' altissimo sviluppo della tecnologia negli ultimi sessant'anni - i tre ripercorrono il cammino evolutivo dell'universo.
In base alle nuovi leggi scientifiche scoperte - essi dicono - si può risalire al tempo 'zero', o meglio, ai primi miliardesimi di secondo, in un momento del tempo iniziale fissato in 10 elevato alla meno quarantatreesima potenza secondi (10a -43) dopo il tempo 'zero', un istante di tempo inimmaginabile, la cifra 1 preceduta da 43 zeri, nel quale dal 'nulla' è scaturita l' immane esplosione che in una sorta di reazione a catena ha dato origine alla materia.
Igor Bogdanov precisa che 10a -43 secondi è chiamato dai fisici il 'tempo' o 'era' di Planck, ed è anche il limite estremo della nostra conoscenza, la fine del viaggio a ritroso verso le origini. Dietro a questo muro - insiste Ivan Bogdanov - si nasconde ancora una realtà inimmaginabile, un segreto che i fisici non immaginano neppure di poter mai svelare. Uno dei fisici che hanno cercato di farlo ha poi detto di aver intuito confusamente '...una realtà tale da dare un senso di vertigine: la vera struttura dello spazio era sprofondata in un cono gravitazionale talmente intenso che il tempo ricadeva dall' avvenire verso il passato per poi scoppiare, in fondo al cono, in una miriadi di istanti uguali all' eternità...'
"...Ecco- continua Ivan Bogdanov - ciò che quell' uomo aveva creduto di poter indovinare laggiù, dietro il 'muro' di Planck; e si aveva la strana sensazione che quel vecchio scienziato ne parlasse come di una specie di allucinazione metafisica da cui non si era più ripreso..."

Jean Guitton completa il concetto di questo 'disorientamento' spiegando che "...le teorie più recenti riguardanti gli inizi dell' universo fanno appello a nozioni di ordine metafisico, nel senso letterale del termine.Volete un esempio? La descrizione che il fisico John Wheeler fa di quel 'qualche cosa' che ha preceduto la creazione dell'universo: 'tutto quello che noi conosciamo trova origine in un oceano infinito di energia  che assomiglia al nulla..."

Me ne rimango un pò cogitabondo a pensare a queste cose, a quel momento iniziale di 10a -43 secondi dopo l' esplosione: il muro di Planck!
Non riesco proprio ad immaginarmela una frazione di secondo tanto piccola da essere preceduta da 43 zeri.
"A questa età incredibilmente piccola - continua Igor Bogdanov -l'intero universo, con tutto quello che conterrà più tardi, le galassie, i pianeti, la terra con i suoi alberi, i suoi fiori e la famosa chiave, tutto questo è contenuto in una sfera di una piccolezza inimmaginabile:
10a -33 centimetri, ossia alcuni miliardi di miliardi di miliardi di volte più piccolo del nucleo di un atomo..."
"Tanto per fare un paragone - aggiunge Grichka - il diametro del nucleo di un atomo è 'soltanto' di 10a -13 centimetri..."
"La densità e il calore di questo universo originario - precisa Igor -
raggiungono grandezze che la mente umana non può cogliere: una temperatura folle di 10 a 32 gradi, cioè 10 seguito da 32 zeri. Siamo qui di fronte al 'muro della temperatura', una frontiera di calore estremo al di là della quale la fisica che conosciamo crolla. A questa temperatura. l'energia dell'universo nascente è mostruosa; quanto alla 'materia' - se è possibile dare un senso a questa parola - essa è costituita da un 'brodo' di particelle primitive, lontane antenate dei quark, che interagiscono continuamente fra di loro. Non c'è ancora differenza alcuna fra queste particelle  primarie che interagiscono tutte nello stesso modo: in questo stadio le quattro interazioni fondamentali (gravitazione, forza elettromagnetica, forza forte e forza debole) sono ancora indifferenziate, confuse in una sola forza universale..."
E Grichka conclude dicendo: "Tutto ciò in un universo che è molti miliardi di volte più piccolo della capocchia di uno spillo! Quest'epoca è forse la più folle della storia cosmica.Gli avvenimenti si susseguono ad un ritmo allucinante, a tal punto che succedono molte più cose in questi miliardesimi di secondo che nei miliardi di anni che seguiranno..."

Rimango a riflettere pensoso.
Giudicherei incredibile quanto dicono Guitton ed i due Bogdanov se non sapessi che ciò è solo una piccola parte di quanto ho letto in altri libri scientifici.
Ma il fatto è che non ci si pensa mai abbastanza, e quando ci si pensa , ci si trova a doversi confrontare con una realtà talmente al di fuori della 'realtà' che si sente il bisogno di lasciar perdere e volgere la mente ad altri concetti più concreti che non la facciano vacillare e sopratutto - dico io - meditare.
Infatti, se niente-niente meditassimo, se meditassimo veramente, profondamente, ci sarebbe da cadere in ginocchio e dire: 'Dio, Dio, dove sei, perchè ti nascondi?', per accorgerci - un istante dopo - che ancora una volta - Dio - ce l'abbiamo davanti agli occhi e continuiamo a non vederlo.